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Autore: thecrownjewel    19/04/2011    0 recensioni
Tra narrazione e pagine di diario, Tiffany, 14 anni, ci confida i suoi pensieri e le sue avventure. Isolatasi da una famiglia un po' distante e una vita sociale pari a zero, Tiffany vede il mondo tutto nero. Ma, quando, alla fine della prima liceo, la prof di Storia assegna per compito una ricerca a coppie, qualcosa (o qualcuno) potrebbe farle cambiare idea...
[In corso di revisione]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Basta così!» urlai sbattendo la porta «Sono stufa che tu invada continuamente la mia privacy! Smettila di importunarmi! Sono una ragazza, ho bisogno dei miei spazi!» continuai da dentro la mia (anzi la nostra) stanza anche se, probabilmente, mio fratello non mi stava più a sentire.
Dalla nascita di Lacey, Jack aveva dovuto trasferirsi in camera mia, per lasciare spazio alla nuova arrivata, e adesso dividevamo uno scomodo letto a castello, una scomoda, piccola scrivania (che fino a poco tempo fa non trovavo così scomoda) ed uno scomodo armadio.  
Ma quando esagerava, spiando tra la mia roba, standomi tra i piedi o litigando per niente, quella stanza tornava ad essere tutta mia e quel letto sembrava il più morbido del mondo. Lui, invece, si chiudeva in bagno o si sdraiava sul divano a pensare, ma mai con dei sensi di colpa.  
Quel giorno successe proprio così; allora mi sdraiai sul mio letto e mi infilai le cuffie nelle orecchie, per calmarmi con un po' di musica a tutto volume. Io, io si che mi sentivo in colpa. Mi sentivo in colpa di esistere, di essermi comportata in un certo modo in certe occasioni (non con Jack, intendo!), di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato. Volevo solo piangere, sfogarmi con qualcuno, ma con chi? Non avevo nessuno. Mamma e papà erano troppo occupati a curare Lacey, Lacey era troppo occupata a farsi curare da mamma e papà, Jack se ne sarebbe fregato dei miei drammi adolescenziali - ah, che facile la vita a 10 anni! Non avevo nemmeno un'amica, o, perlomeno, un'amica vera, una di quelle che ti dice sempre le cose come stanno, anche se la verità fa male, ma allo stesso tempo non ti dice mai che hai sbagliato, anche se lo pensa, oppure sta lì a sentirti frignare anche se vorrebbe mille volte essere in qualsiasi altro posto. Dovevo pur avere qualcuno. Avevo bisogno di avere qualcuno. Non c'era bisogno che avesse gli occhi per vedermi piangere, le orecchie per ascoltarmi, la bocca per consolarmi o le mani per accarezzarmi. A quel punto andava benissimo anche un semplice pezzo di carta.
Fu così che decisi di regalarmi un diario per il mio compleanno. Mancavano ancora pochi giorni e avrei dovuto sentirmi elettrizzata per il compimento dei quindici anni. Ma non era così. Ok, si, lo era, ma questo sentimento non veniva incoraggiato dalle persone circostanti. Nessuno mi diceva cose del tipo «Wow, compi quindici anni, che bello!». Ok, forse non esattamente cose di questo tipo, che sembravano banali anche a me, ma qualunque cosa sarebbe stato meglio del silenzio totale.
Non avrei neanche dato una festa. Quindi mi sentivo sola, triste ed abbandonata.
L'acquisto di un diario, però, doveva essere assolutamente segreto. Non lo chiesi a qualcun altro, andai da sola a comprarlo, almeno potevo sceglierne uno carino, che mi rappresentasse. La scelta era difficile: ero indecisa tra uno viola tutto peluchoso ed uno rosa trapuntato con dei piccoli brillantini; ma poi alzai lo sguardo e ne vidi uno fuxia leopardato con le macchie in velluto nero. Lo adoravo, doveva essere tra le mie scelte. Mi dispiaceva un po' scartarne due, così li presi tutti e tre, tanto costavano poco e, comunque, prima o poi sarebbero finiti e avrei dovuto iniziarne di nuovi. Comprai anche una penna ed un lucchetto, per completare la collezione.
Ormai avevo tutto quello che mi serviva, così tornai a casa e nascosi subito tutto nel cassetto della biancheria: lì c'era la mia roba e nessuno andava mai a guardarci.

Appena sarei stata sola avrei iniziato a scrivere...   

   

  
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