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Autore: Il circolo di Aro    20/04/2011    14 recensioni
Bella stava andando in iperventilazione per il panico. Alice sapeva che, se le avesse raccontato la visione nella sua interezza, Bella non avrebbe retto il colpo e suo fratello sarebbe morto per mano dei Volturi. Non poteva svelarle la verità. Non tutta, almeno. Omettere qualche dettaglio, in fondo, non era come mentire, giusto?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alice Cullen, Aro, Edward Cullen, Gianna, Jane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”.



La segretaria e l’aspirante suicida





«Gli hanno risposto di no», bisbigliò Alice.
«Cos'ha deciso di fare?».
Bella stava andando in iperventilazione per il panico. Alice sapeva che, se le avesse raccontato la visione nella sua interezza, Bella non avrebbe retto il colpo e suo fratello sarebbe morto per mano dei Volturi. Non poteva svelarle la verità. Non tutta, almeno. Omettere qualche dettaglio, in fondo, non era come mentire, giusto?
«Sulle prime, è stato molto caotico», rispose finalmente, «Lampi di visioni, perché aveva le idee confuse».
La ragazza sbarrò gli occhi e impallidì ulteriormente.
«Idee di che genere?».
«È stato un brutto momento», sussurrò Alice, misurando le parole. «Aveva deciso di andare a caccia».
Bella la fissò, perplessa. Probabilmente non aveva compreso la gravità della situazione.
«Dentro la città», precisò la vampira con sguardo eloquente. «Ci è andato molto vicino. Ha cambiato idea all'ultimo minuto».
«Non oserà deludere Carlisle», mormorò Bella, sempre più pallida.
«Probabilmente... no».


***


Le sue mani stavano tremando in modo convulso già da qualche minuto, quando Edward Cullen si chiuse la porta alle spalle. Serrò i pugni nel tentativo di fermare quel tremore quasi spasmodico. Aveva voglia di fare a pezzi qualcosa. Forse qualcuno. Edward sentiva il… bisogno - sì, era proprio un bisogno fisico, vitale. Per lui, che di vivo non aveva più niente - di uccidere qualcuno. E berne il sangue fino all’ultima goccia. Aveva un disperato bisogno di succhiare una vita e contemplare in pace il sopraggiungere di quella morte che loro gli avevano negato.
Non stava bene, decisamente.
Esausto, si lasciò andare contro il legno scuro della porta a doppia anta. Attraverso gli avambracci, il tremore si era propagato in tutto il corpo, - spalle, torace, gambe - e lui rischiava di non reggersi più in piedi, tanta era la tensione che gli scuoteva la carne.
Carne, gole squarciate, sangue… aveva bisogno di sangue. Di ammazzare qualcuno.
Chinò il capo sul petto e respirò profondamente - una, due, tre volte -, cercando di impedire alla furia cieca che si agitava sotto pelle di sopraffarlo. Ma a che cosa giovava tutta quella disciplina? Perché non lasciare che il mostro lo prendesse? A che scopo continuare a lottare? La sua unica ragione di vita era morta. Non esisteva più. Adesso poteva smettere di recitare la parte del vampiro buono. Finalmente era libero di... no!
No… no, no. No. NO!
Non sarebbe mai stato libero. Doveva rimanere lucido, se voleva trovare un modo per convincere i Volturi a rivedere la loro decisione. E allora sì, sarebbe stato davvero libero! Di nuovo, respirò profondamente - ancora e ancora; due, cento… miliardi di volte -, ma il mostro dagli occhi rossi non voleva saperne di fare il bravo.
Sangue. Subito. Ora. Neanche un secondo di più.
C’era un modo per unire l’utile al dilettevole. Il mostro lo sapeva, ed Edward pure. No, dannazione! Che cosa stava farneticando? Uccidere una persona non era dilettevole - sì, invece! -, uccidere una persona era crudele, mostruoso - mai sostenuto il contrario! -, da assassini.
Ma poteva essere utile. Utile allo scopo. Il fine giustifica i mezzi, no?
E di colpo il tremore cessò, mentre una lucida consapevolezza si faceva largo nella mente di Edward.
A Volterra era vietato cacciare. Pena, la morte.
Il mostro si acquietò improvvisamente. Placido e soddisfatto, pregustava il momento tanto bramato.
«Posso esserle utile?».
Edward sollevò lo sguardo, lentamente. Incontrò due grandi e svegli occhi verdi. Preso com’era dalla sete di sangue, non si era accorto della presenza della segretaria nell’anticamera e non ne aveva captato i pensieri. Adesso che l’aveva notata, però, l’odore forte e deciso del suo sangue pareva impregnare qualsiasi superficie fosse in grado di assorbirlo. I battiti del suo cuore rimbombavano incessanti e assordanti nelle orecchie di Edward. Il pulsare della giugulare contro la pelle abbronzata del suo collo era l’unica cosa che il vampiro riusciva a mettere a fuoco.
Il mostro sogghignava, compiaciuto. Così era fin troppo facile! Aveva immaginato una caccia lunga ed eccitante, ma poteva accontentarsi. Utile, dilettevole e subito. Il mostro non chiedeva di meglio, ed Edward pure. Perché la chiave per la libertà era proprio là.
In piedi, dietro una scrivania di mogano lucido.



«Posso esserle utile?», chiese Gianna, dopo aver atteso inutilmente una qualsivoglia reazione da parte del vampiro, che se ne stava accasciato contro la porta a fissare il pavimento.
Il Signor Aro si raccomandava sempre che i suoi ospiti venissero trattati con riguardo. Chiunque essi fossero. E anche se l’ospite in questione aveva chiesto udienza per ottenere una morte definitiva - la lingua lunga di Corin la teneva aggiornata su tutto -, nulla le vietava di svolgere il suo lavoro con professionalità e composto distacco.
Quando, però, il vampiro sollevò lo sguardo lentamente, piantando sulla sua gola gli occhi neri e cerchiati da profonde occhiaie violacee, Gianna capì di essersi appena cacciata in un mare di guai.
Non era la prima volta che rischiava la vita in quel modo, perciò sapeva esattamente come comportarsi. Rimase immobile: scappare sarebbe stato inutile, se non addirittura controproducente. Doveva soltanto evitare movimenti bruschi, arrivare al pulsante dell’interfono e…
«Se fossi in te, non lo farei».
Il vampiro scuoteva la testa. L’espressione del viso, dura e severa, non lasciava spazio a fraintendimenti: leggeva nel pensiero.
“Proprio il mio giorno fortunato”, pensò Gianna, imponendosi di mantenere la calma.
«Potrebbe esserlo davvero», il vampiro sorrise sghembo, «So che cosa desideri. L’ho visto nella tua mente, qualche ora fa. Il tuo è un pensiero costante, fisso. Potrebbe diventare realtà, sai? Tu aiuti me, io aiuto te».
Gianna ebbe un tuffo al cuore, che purtroppo non sfuggì al vampiro. «Non so di cosa lei stia parlando», replicò ciononostante.
«Lo renderò piacevole per entrambi», continuò lui, come se la donna non avesse aperto bocca, «Ucciderti non sarà necessario. Tu sei la sua segretaria, dopo tutto. Basterà come affronto. Io otterrò la morte, tu l’immortalità. Uno scambio equo, non trovi?».
Gianna non aveva alcuna intenzione di accettare l’offerta del vampiro. Il suo sogno più grande era venire trasformata dal suo signore Aro. Non riusciva a immaginare onore e piacere più grandi di quello. Inoltre, disobbedire al suo signore - farsi vampirizzare contro il volere di chi l’aveva accolta nella propria dimora - avrebbe potuto rivelarsi fatale per lei. La sua sarebbe stata la seconda vita più breve nella storia dei vampiri. Perciò no, non avrebbe detto di sì. Anche se una piccolissima parte di lei, idiota e microscopica, quasi unicellulare, insisteva per cogliere la palla al balzo: quando le sarebbe ricapitata un’occasione del genere?
Gianna fece di no con la testa, più a se stessa che al vampiro.
Un ringhio minaccioso riecheggiò nell’anticamera e Gianna si ritrovò a gemere per il dolore, schiacciata contro la parete dal solido corpo del vampiro.
«Faremo finta che ti ho costretto con la forza», sussurrò lui, rabbioso, mentre le zanne quasi sfioravano il lembo di epidermide dietro l’orecchio.
Una mano ghiacciata le tappò la bocca, mentre l’altra le arrotolava la gonna intorno ai fianchi. Nessun vampiro aveva mai osato tanto. E per un motivo ben preciso.
“Aro mi ucciderà”, pensò lei, combattuta, disperata e terrorizzata.
Non era quel vampiro a metterle paura, bensì l’idea del suo signore Aro che sorrideva affabile. Perché il sorriso affabile di Aro era preludio di morte.
Dita dure e fredde già strisciavano sulla pelle delle sue gambe, accarezzavano l’interno coscia strappandole sussulti soffocati, salivano sempre più su, sempre più in profondità, per poi infilarsi sotto l’orlo del raso caldo e bagnato. Gianna ringraziò con tutta se stessa le pareti insonorizzate della fortezza e quella mano gelata che attutiva i suoi gemiti.
Aro l’avrebbe data in pasto a Jane, ne era certa. E lo avrebbe fatto con un sorriso affabile sulle labbra.
Le zanne del vampiro grattavano con crescente prepotenza sulla giugulare, desiderose e impazienti di incidere la tenera carne del collo di Gianna. La donna chiuse gli occhi, carica di aspettativa, deglutendo a fatica e trattenendo il respiro per l’emozione.
Tuttavia le cose non stavano procedendo come aveva sempre fantasticato. Questo perché nei suoi sogni c’era il suo signore Aro al posto di quel vampiro sbarbato e denutrito. Aro che le rivolgeva il suo sorriso cordialmente e sfacciatamente erotico - e per niente affabile -, Aro che denudava le zanne, Aro che si chinava su di lei… sulla sua gola.
Ritornò in sé in un batter d’occhio. “Che diamine sto facendo?”.
E in quel momento Gianna si accorse del cambiamento.
La mano sulla sua bocca era stata sostituita da labbra granitiche e ruvide. Il vampiro la stava baciando con un’urgenza e un bisogno che a Gianna parevano del tutto fuori luogo. Le dita in mezzo alle sue cosce non c’erano più: stavano artigliano la parete sopra la sua testa. L’altra mano, invece, le accarezzava il braccio con delicatezza e attenzione. Poi il vampiro interruppe il bacio e affondò il viso nei suoi capelli. Gianna lo sentì inspirare a pieni polmoni, trattenere il fiato per una frazione di secondo, infine espirare e afflosciarsi sulla sua spalla, sgonfio e privo di vita.
«Non sei lei. Non sei lei. Non ci riesco. Non sei lei», ripeteva incessantemente con la bocca premuta contro il cotone della sua camicetta. La voce incrinata, come se stesse piangendo. Tremava e le sue spalle erano scosse da strani sussulti. Sembrava che... perdiana! Un vampiro stava davvero singhiozzando contro la sua spalla?
Gianna non sapeva che cosa fare. Elargire gesti di affetto, per giunta a un vampiro, non rientrava nei suoi compiti. Provò ad accarezzargli il capo con movimenti impacciati, sentendosi tanto - ma tanto! - stupida: si trovava nel suo ufficio, schiacciata contro un muro, le mutandine in bella vista, e… consolava un vampiro disperato, aspirante suicida. Era così “tipicamente Gianna” impelagarsi in situazioni tanto assurde!
«Va… va tutto bene?».
Il vampiro si irrigidì all’improvviso - aveva detto qualcosa di sbagliato? - e dopo qualche istante di imbarazzato silenzio, si scostò da lei. Aveva uno sguardo stralunato, spaurito. Assomigliava a… un ragazzino terrorizzato. Si era fatta toccare da un ragazzino terrorizzato. Gianna stentava a crederlo.
«Ehm… stai bene?», tentò ancora.
Il vampiro parve tornare finalmente in sé, la inchiodò con uno sguardo tormentato e le sputò in faccia un “Che te ne importa?” raggelante.
Il proverbiale vaso traboccò.
«Cortesemente, lasciami passare!», esclamò con freddezza. Il naso all’insù e uno sguardo che avrebbe potuto uccidere anche un vampiro. «Ho un lavoro, io».
Gianna meritava di morire per essersi lasciata infinocchiare da un vampiro emo-depresso. E non le importava se lui stava ascoltando i suoi insulti ed era capace di ucciderla con un solo dito. Quel vampiro era un emo-depresso, aspirante suicida, e lei doveva tornare immediatamente a occuparsi del suo lavoro.
«Edward, il mio nome è Edward».
“Allora fottiti, Edward!”.
Purtroppo non era così sfacciata da dirglielo ad alta voce, ma confidava nel suo potere. Si rassettò la gonna e gli lanciò un’occhiata sprezzante. «Lasciami passare, ho detto!».
Non aveva mai osato dare un ordine a un vampiro. Era un’esperienza… inebriante. Si sentiva potente e invincibile. Sciocca, stupida, idiota, probabilmente quasi morta, ma potente.
Purtroppo l’aspirante suicida non accennava a muoversi di un millimetro. Si era irrigidito di nuovo. Non che a lei importasse un granché.
«Spostati! Non voglio ripeterlo un’altra…».
«Gianna, mia cara! Ti sembra questo il modo di rivolgersi a un ospite?». La donna sussultò nel sentire quella voce. «E tu, Edward, mio giovane amico!». Il vampiro serrò la mascella e digrignò i denti. «Potevi dirmelo che avevi intenzione di rimanere qui per il pranzo. Ti avrei offerto qualcosa di più… gustoso della mia aspra Gi-o-va-nna».
Segretaria e aspirante suicida si voltarono verso la porta a doppia anta.
Accompagnato da Demetri e Jane, le mani giunte come se stesse per applaudire, Aro sembrava davvero entusiasta, mentre rivolgeva a Edward e Gianna un sorriso cortese e… affabile.
Mortalmente affabile.


***


«Jane, dolce bambina. Dimmi che cosa ti turba».
«Nulla, Maestro».
Aro sospirò platealmente. A che scopo negare, se a lui nulla poteva essere celato? Le perdonò quella piccola scortesia, soltanto perché adorava guardarla fare i capricci.
Le sfiorò la guancia paffuta con il dorso della mano - era così grazioso, il suo piccolo angioletto! - e sorrise nel vedere immagini tanto vivide e oscene nella mente di quella che all’apparenza era solo una bambina. Quale grandiosa contraddizione aveva il privilegio di contemplare!
«La mia Gianna è un’ottima segretaria, cara Jane».
«Merita una punizione per il suo comportamento».
«Si è prostrata ai miei piedi, distrutta dal senso di colpa. Ho voluto concederle una seconda possibilità. E poi… è così divertente vedermi protagonista delle sue fantasie. Non ho saputo rinunciarvi, lo ammetto».
Jane sbuffò, indispettita.
Quel suo broncio angelico era adorabile.
«E Piccolo Cullen?».
«Gianna non è una volterrana. Tecnicamente la legge non è stata violata. Ma da bravo aspirante suicida qual è, escogiterà altri espedienti per costringerci a giustiziarlo. Non disperare, mia dolce Jane».
Sul viso della sua tenera bimba fece capolino un sorriso maligno e fiducioso.
«Confido in lui, allora».
Aro rise, allegro.
Bastava davvero poco per renderla felice!




____________________




Nota di vannagio:

La Meyer ha fatto sapere che, un giorno, la povera Gianna verrà dissanguata dai suoi datori di lavoro. A me piace pensare che questo accadrà quando ormai la nostra amata segretaria sarà vecchia e decrepita (a dire il vero, a me piace pensare che un giorno Gianna verrà trasformata in vampira, ma dovendo rimanere in canon non ho altre alternative). Questa piccola ingiustizia mi ha fatto venire voglia di scrivere una ff.
Aro non è molto soddisfatto di questa shot - ancora adesso sorride affabile verso di me - ma ha acconsentito magnanimamente alla pubblicazione della stessa - grazie, Maestro! -, facendomi promettere che avrei rimediato al più presto.
Questa shot è ambientata in New Moon, come spero si sia capito, subito dopo il rifiuto dei Volturi a uccidere Edward.
I dialoghi della prima scena (quella con Bella e Alice) sono stati interamente ripresi dal capitolo 19 “Corsa” di New Moon.

A presto, vannagio.

P.S.: se vi state chiedendo perché ho pubblicato questa shot qui, anziché sul mio solito account, potete leggere le NdA de ‘Il circolo di Aro’. Le troverete illuminanti.
   
 
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