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Autore: Strega_Mogana    21/04/2011    5 recensioni
Dopo la meraviglia iniziale che aveva provato giunto al Silver Millennium tutto aveva perso velocemente interesse rendendosi conto che, dietro la bellezza effimera del regno della Luna, c’era solo un paesaggio polveroso e arido.
Nulla che potesse interessargli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta, Shitennou/Generali
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Principessa dagli occhi tristi

Represse l’ennesimo sbadiglio.
Quella serata era di una noia mortale.
Non solo era stato costretto ad indossare la divisa da cerimonia, troppo ingombrante e pesante, ma era stato obbligato a partecipare a quell’assurdo banchetto in onore del sodalizio tra la Luna e la Terra.
Una noia mortale.
Un altro sbadiglio fu ricacciato indietro in malo modo.
- Ti prego…- bisbigliò una voce al suo fianco – cerca di darti un contegno.
- Odio le serate di gala.
- E’ un grande onore. – mormorò stizzito l’altro – L’incontro tra i sovrani del Silver Millennum e quelli del Golden Kingdom avviene ogni mille anni. Siamo fortunati ad assistere a tale evento.
Il suo compagno, nonché amico, aveva perfettamente ragione. Eppure non riusciva a trovare qualcosa di piacevole in quella serata che si stava rivelando più lunga di quanto avesse mai immaginato.
Dopo la meraviglia iniziale che aveva provato giunto al Silver Millennium tutto aveva perso velocemente interesse rendendosi conto che, dietro la bellezza effimera del regno della Luna, c’era solo un paesaggio polveroso e arido.
Nulla che potesse interessargli.
Era un uomo d’azione, un comandante di un esercito, il suo ruolo non era quello di restare fermo in una sala enorme a sentire una serie infinita di frasi sulla pace e sulla reciproca solidarietà.
- Dov’erano i soldati lunari quando è scoppiata la crisi nelle regioni desertiche? – mormorò il soldato infastidito – O quando l’epidemia ha decimato il bestiame dei contadini nel Nord? Dov’erano la Regina Selene e il suo prezioso Cristallo d’Argento in quei momenti?
- Sono proprio questi i pensieri, - lo rimproverò l’amico – ed i sentimenti che hanno permesso al male di infettare la Terra. Abbiamo bisogno dell’alleanza con il Silver Millennium. Ed ora, Kunzite, cerca di assumere un’aria vagamente interessata al discorso della tua Regina.
Kunzite lanciò un’occhiataccia al compagno. La diplomazia di Zoisite poteva essere fastidiosa quando il ronzio di una zanzara nell’orecchio.
Lasciò perdere qualsiasi replica, sapeva che sarebbe risultata vana, bilanciò meglio il peso del corpo sui piedi e fece vagare lo sguardo contemplando la grande sala. Le altissime volte a cupola erano bianche, sorrette da pilastri di pietra lunare intarsiate con maestria e precisione. Il pavimento era di marmo lucido, con venature perlacee.
Tutto in quel Regno era candido e splendente.
E lui odiava tutto quello che era candido e splendente.
I sovrani dei due Regni si scambiarono le consuete promesse di fraternità e rispetto. Furono donati alla Regina Selene e alla Principessa Serenity una coppia di meravigliosi pavoni bianchi; sotto lo sguardo raggiante della principessa della Luna i due animali aprirono le code candide meravigliando tutti i presenti.
Kunzite riuscì a bloccare un’espressione sorpresa quando vide il volto di Edimion illuminarsi sentendo la risata cristallina della Principessa.
La sovrana lunare fece chiamare due valletti - uomini alti dalla carnagione pallida e gli occhi ambrati - che sorreggevano una lastra di pietra perlacea che sembrava riflettere tutto lo splendore e il candore del regno.
Per il comandante quella luce accecante che tutto il regno irradiava era solo un modo per mettere in evidenza ogni difetto e macchia oscura che, in qualche modo, infettava ogni terrestre.
- Questa… - esclamò la Regina alzano appena la voce in modo che tutti potessero udirla, aveva un suono caldo e rassicurante – E’ una pietra prelevata dal Mare Serenitatis. E’ stata incisa una preghiera, io e mia figlia abbiamo utilizzato il potere del Cistrallo d’Argento per incrementarne la forza. Non sarà solo una targa che solidificherà la nostra alleanza, ma sarà anche un talismano che amplificherà il potere del Cristallo d’Argento che proteggerà ancora di più la Terra e i suoi meravigliosi abitanti.
L’applauso esplose nella grande sala, le pareti e le colonne di marmo tremarono appena riflettendo il fragoroso rumore. Kunzite osservò il principe Endimion sorridere alla principessa Serenity mentre le offriva il braccio per accompagnarla alla sala del banchetto.
Fu allora che capì che avrebbe visto la Principessa più di quanto avesse realmente desiderato.
La cena fu sontuosa e ricca di prelibate pietanze. Le lunghe tavolate erano state posizionate in modo tale da formare un grande quadrato cosicché tutti potessero guardarsi. Al centro giocolieri e musicisti si esibivano per il divertimento degli ospiti.
Kunzite era stanco di tutta quella pomposa messa in scena. Non nutriva particolare affetto per il popolo della Luna. Loro non combattevano le guerre, restavano solo a guardare irradiando la Terra con il potere del loro cristallo.
Un potere che sembrava essersi esaurito.
Si pulì le labbra con il tovagliolo e si alzò:
- Dove vai?- gli chiese Jadeite mentre tagliava una fetta di carne di cervo, un dono dei sovrani del Golden Kingdom.
- Ho bisogno d’aria. – si scusò il generale mettendo a posto la sedia.
Percorse il lungo corridoio che portava ai giardini esterni, un luogo che la principessa Serenity aveva fatto incantare per raffigurare un giardino terrestre in piena fioritura.
Il generale Kunzite osservò i fiori e gli alberi riprodotti, i colori erano sgargianti, quasi abbaglianti con lo sfondo nero del cielo e grigio del terreno lunare.
Sembrava tutto finto, troppo perfetto, troppo splendente per i suoi occhi che avevano visto il dolore delle guerre interne, della povertà e della fame.
- Il mondo è diverso da così.- mormorò mentre osservava un roseto, le rose rosse sbocciate avevano una tonalità troppo sgargiante, non c’era un bocciolo ancora chiuso, né un petalo rovinato o un ramo secco.
Fece una smorfia infastidito.
La Terra era avvolta da un alone azzurro, brillava come un astro nel cielo puntinato di stelle splendenti.
Era una visione unica, Kunzite lo sapeva. Amava il suo pianeta, amava il vento tra i capelli, l’odore di salsedine del mare e il rumore delle persone al mercato centrale della città, l’odore del pesce nelle ceste di vimini e il profumo del vino e delle birre che riposavano nelle botti di acero. Amava i temporali e le notti senza luna.
Era tutto così diverso dal mondo silenzioso e perfetto in cui si trovava ora.
Quel mondo dove nulla era reale, dove tutto era di un candore accecante, perfino la sua perfetta principessa.
Appoggiò il palmo della mano sull’elsa della spada e fece vagare lo sguardo oltre il giardino incantato di Serenity osservando quello che il Regno della Luna era realmente: polvere e rocce. Udì dei passi a qualche metro da lui. Si nascose il più possibile dietro una maestosa colonna, non aveva intenzione di parlare con nessuno. Terrestre o lunare che fosse.
L’unica cosa che desiderava era starsene da solo in quel luogo, a disprezzare un paese che non sentiva così vicino come si auguravano i suoi sovrani.
La persona gli passò accanto con passo frettoloso senza accorgersi della sua presenza e proseguì oltre allontanandosi di qualche metro.
Kunzite sbirciò oltre la colonna, accanto al muro c’era una graziosa fanciulla dai lunghi capelli biondi.
Indossava un elegante vestito arancione e tra i capelli aveva delle gemme gialle, così splendenti da sembrare gocce di sole.
Il generale si ritrovò a fissarla, era diversa da tutta la gente che aveva visto quella sera.
Non aveva i tratti tipici dei lunari ed era certo che non fosse una ragazza terrestre.
La misteriosa fanciulla sembrava provenire da molto lontano, perfino più lontano della luna. Era una creatura di rara bellezza e, nonostante fosse simile a Serenity, sembrava brillare di una luce più calda della principessa lunare.
Serenity era avvolta dall’alone misterioso e argenteo della luna mentre la ragazza che stava osservando sembrava avvolta da un alone luminoso e caldo come i raggi del sole che baciavano il terreno nei mesi caldi.
Kunzite non era il tipo da farsi incantare dai bei lineamenti di una donna, ma questa sembrava diversa da tutto quel mondo perfetto che li circondava.
Non vedeva in lei quella perfezione che sembrava pregnare ogni singolo sasso di quel polveroso mondo candido. Alcune ciocche dorate erano sfuggite allo stretto nodo del fiocco rosso che teneva i capelli legati dietro la nuca. E il vestito sembrava più sgualcito del dovuto come se avesse cambiato posizione diverse volte durante la serata.
La misteriosa ragazza si appoggiò alla parete e sbuffò, togliendosi una scarpa elegante cercando di stare in equilibrio su un piede solo.
- Odio queste cose. - mormorò alzando lo sguardo per vedere il giardino – E odio i terrestri.
Il generale aprì la bocca per difendere il suo mondo, ma quando vide il suo sguardo resto immobilizzato.
Gli occhi della ragazza erano blu come i mari del nord, quei mari che aveva sempre amato. Con le loro acque gelide ed implacabili, gli piaceva paragonarsi a quei mari; gli piaceva l’idea che il suo animo fosse indomabile ed impalcabile come quelle acque scure. Aveva sempre amato il blu, ma non era mai riuscito a trovare nello sguardo degli altri la stessa tonalità di quelle acquee .
Credeva che certe bellezze potessero esistere solo in natura.
Si era sbagliato.
Quella misteriosa fanciulla con i capelli in disordine e il vestito sgualcito sembrava che avesse rubato due onde del mare, e c’era qualcosa in quello sguardo che l’aveva lasciato senza parole.
In tutto il regno della Luna aveva visto sguardi vivaci, ambrati e con un guizzo di gioia da dare il voltastomaco.
Non conoscevano la parola paura, dolore, tristezza o sconforto.
E, ai suoi occhi, rendeva ogni lunare una persona finta. Tante belle statuine da ammirare da lontano.
Ma lei sembrava diversa.
Quegli occhi descrivevano mille vite e mille emozioni. In fondo a quei lembi di mare vi vedeva tristezza, infinita, profonda tristezza.
Kunzite non credeva nell’amore, non ci aveva mai creduto.
Credeva nella lealtà, nel rispetto verso i suoi sovrani, credeva nell’amicizia che lo legava al Principe ma non aveva mai creduto nell’amore.
Quando sentiva i discorsi stupidi delle ancelle o delle dame di compagnia restava impassibile ritenendo l’amore un sentimento illogico capace solo di portare guai.
- Venus! – la ragazza bionda si mise dritta all’improvviso guardandosi attorno, Kunzite si appiattì contro la colonna cercando di non fare rumore, sentì i passi di qualcuno che correva nella loro direzione – Ti ho trovata! Mars si è accorta della tua assenza e sta per esplodere.
- Odio le feste! – sbottò Venus rimettendosi la scarpa – Potesti sempre dire che non mi hai trovato, Mercury.
- Andiamo…- ribatté la ragazza che era stata chiamata Mercury – altrimenti ti lascerò nella stessa stanza con Mars.
- Sei crudele!
Kunzite uscì dal suo nascondiglio solo quando le loro voci divennero indistinti fruscii nel corridoio. Si portò una mano alla fronte e ravvivò i lunghi capelli argentati.
- Finalmente ti ho trovato! – esclamò Zoisite – Perché sei scappato in quel mondo?
- Non sono scappato.- ribatté prontamente l’altro – Avevo bisogno d’aria.
- Beh ti sei perso la fine del banchetto e la canzone che la Principessa ha suonato per gli ospiti. Dovevi vedere il Principe Endimion, aveva lo sguardo lucido…credo che gli piacc… ehi! - esclamò notando l’amico concentrato sull’entrata di un corridoio laterale - Mi stai ascoltando?
Kunzite si voltò guardando il compagno confuso.
- Stavi dicendo qualcosa?
Zoisite scosse il capo sorridendo.
- Non era importante… hai per caso visto una bella ragazza lunare?
- Cosa? No!
- Era solo una domanda! Andiamo, Kunzite. Dobbiamo rientrare.
Kunzite si voltò ad osservare ancora una volta il corridoio dove le due ragazze erano sparite, dentro di lui la consapevolezza che non avrebbe mai dimenticato quello sguardo.
Poi seguì il suo amico.

***

- Sei solo un arrogante pallone gonfiato, Kunzite-sama! – urlò la guerriera di Venere pestando un piede a terra.
Senza aspettare una replica da parte sua la combattente si voltò camminando veloce verso il castello. I capelli biondi sembravano riflettere la luce del sole facendoli sembrare lunghi fili d’oro, Kunzite fece un lieve sorriso e si voltò nella direzione opposta. Endimion era a pochi passi da lui.
- Master. – si inchinò appena portandosi un pugno all’altezza del cuore.
- Perché fai così, Kunzite? – gli domandò con un sorriso. Serenity, la sua amata principessa, era corsa verso l’amica per chiederle cosa fosse successo – Fai sempre arrabbiare Venus.
- E’ lei che è permalosa. – rispose il generale con tono di sufficienza – E’ divertente trovare sempre un modo diverso per farla arrabbiare.
Il Principe scosse il capo sconsolato:
- Solo tu puoi trovare divertente lo sguardo inferocito di una donna. – gli disse prima di allontanarsi per raggiungere Serenity.
Kunzite alzò il capo ignorando le parole di Endimion. Era una splendida giornata. Il sole estivo gli baciava il volto, il vento portava con sé il dolce profumo del mare del Nord.
- Preferisco vedere una scintilla d’odio… – mormorò chiudendo gli occhi lasciando che gli stessi raggi del sole che baciavano i capelli di Venus baciassero anche il suo viso – che ritrovarmi ancora a contemplare quello sguardo triste.

Fine

   
 
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