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Autore: JiuJiu91    21/04/2011    10 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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EPILOGO


...E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI


Sette anni dopo


Inciampo, rotolo giù dalle scale e batto violentemente la fronte lentigginosa sull'ultimo gradino. Esattamente sette anni dopo la campale battaglia di Hogwarts, eccomi qui, goffa e maldestra come al solito, a dimenare le gambe incastrata in una posizione altamente ridicola.

George Weasley arriva in tutta fretta, attirato dalle mie urla, seguito da suo fratello Ron e da Harry Potter.

  • Te l'ho detto mille volte che devi stare attenta a quella scala a chiocciola! - ride, allungandomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi – Lo sai che è stregata per impedire ai clienti di scendere in magazzino! -

  • Ma io non sono una cliente – protesto, veementemente.

Lavoro ai Tiri Vispi Weasley da quasi cinque anni, ormai. Il signor Borgin mi voleva da Magie Sinister, a sostituire mia sorella, ma non sono resistita più di qualche mese: quel luogo portava con sè ricordi troppo dolorosi.

Il negozio di scherzi gestito da George Weasley, invece, è il posto di lavoro più adatto a me che potesse capitarmi: non abbiamo orari nè scadenze e il nostro unico scopo è inventare scherzi che possano divertire il pubblico, e divertire anche noi.

  • Se non sei una cliente dimostralo alla scala recitando la parola magica – George ride ancora, e con un tocco di bacchetta mi libera dallo strato di polvere che si è accumulato sul mio vestito.

  • Lo farei, se tu non la cambiassi ogni giorno – sibilo tra i denti e scuoto la testa, cercando di ridare ai capelli il volume che avevano ottenuto dopo il trattamento dal parrucchiere, appena un paio d'ore prima – Comunque, stavo cercando di prendere i fiori che non appassiscono mai; mi servono per il bouquet di mia zia. -

George mi strizza l'occhio e si inerpica giù per la scala stregata. Rimango a fissare Ron e Harry, con un lieve imbarazzo. È difficile fingere di non sapere che siamo stati nemici, che loro mi hanno odiata, sapendomi tra le fila del Lato Oscuro, e certe volte penso che sarebbe stato meglio se, morendo, Daisy Miller avesse modificato i ricordi anche a me, sollevandomi dal difficile compito di mentire, mentire sempre.

Ma poi abbasso lo sguardo sul Marchio Nero, di cui ora non rimane che un'ombra, e mi sento sciocca per aver espresso quell'infantile desiderio. Gli anni con Tom, la nostra amicizia, le nostre battaglie, mi hanno resa quella che sono ora. E apparentemente sono una gran gnocca.

  • Ecco, è in momenti come questo che mi pento di essermi sposato così giovane – commenta Harry, accennando al mio vestito.

Faccio una piccola giravolta su me stessa, concedendo loro un'altra prospettiva. So di essere davvero bella, oggi.

Come se gli anni dal quinto al settimo non ci fossero stati, i due Salvatori del Mondo Magico mi danno amichevoli buffetti sulla guancia e pacche sulle spalle mugolando scherzosi apprezzamenti con applausi e fischi.

Mentre George torna sommerso di una cascata di fiori, il mio cellulare vibra come impazzito nella borsetta che ho distrattamente gettato su uno scaffale, entrando.

  • Dannazione, Maggie, dove sei? - mi aggredisce l'inconfondibile voce di Therese – La cerimonia comincia tra quarantaquattro minuti e dobbiamo ancora provare il nostro ingresso! -

Parla con tono duro e lievemente a scatti. Se non la conoscessi così bene e non sapessi che quello è il suo modo di mascherare il nervosismo, probabilmente mi arrabbierei.

  • Devo scappare! - riempio un cestino di vimini con i fiori di George e mi affretto verso la porta, sentendomi dannatamente instabile sulle Loboutin tacco dodici che JJ mi ha regalato per l'occasione.

  • Fa' i nostri auguri a tua zia! - le voci di George, Ron e Harry mi raggiungono mentre sto già correndo nella strada principale di Diagon Alley.

Il cellulare riprende a vibrare. Mi tocca esibirmi in complicate acrobazie per riuscire ad estrarlo dalla borsa senza far rovinare a terra il cesto dei fiori, e lo porto all'orecchio con non poche difficoltà.

  • Ti ho chiamato per ricordarti che sei una strega e puoi materializzarti qui – dice, secca, la voce di mia sorella – Fallo. Ora. -

Devo darle ragione, una volta di più.

Mi materializzo nella nostra camera, nella soffitta di Casa Riddle, dove Therese, pronta da chissà quante ore, siede sulla punta del letto, in attesa del mio arrivo.

La soffitta di Casa Riddle è rimasta identica a com'era durante la nostra adolescenza, risparmiata dalla furia restauratrice di zia Tracie e dalle spedizioni d'esplorazione dei Cuccioli. Tutto è esattamente come allora: le tendine color crema alla finestra, la scrivania traballante divisa a metà grazie al nastro isolante e i nostri letti con le coperte fiorate.

Nè io nè Therese viviamo più a Casa Riddle da un'eternità – lei si è trasferita in un appartamentino a Diagon Alley con Simon Blaesette subito dopo la fine della scuola, io invece sono andata a vivere in un ampio loft nel centro di Londra con JJ, Mark e Dan – ma nessuno ha mai pensato di rimodernare la nostra vecchia stanza o di adibirla a un'altra funzione. Per una sorta di tacito accordo, la soffitta è rimasta immutata, mentre tutto il resto si trasformava.

Subito dopo la morte di Tom, zia Tracie si è messa al lavoro per rimettere a posto la vecchia villa. Si è gettata nel progetto con un entusiasmo quasi folle, non sopportando l'idea di trasformare quella casa in un tempio consacrato al passato, alla morte, al dolore.

Per un paio d'anni lei, Jack e i Cuccioli si sono stipati nell'appartamento londinese di Jack, mentre gli operai spaccavano porte, demolivano muri, allargavano finestre e quando sono rientrati a Casa Riddle, niente era più come prima. L'impero delle tenebre si è trasformato nel trionfo della luce: le finestre delle stanze ai piani superiori si aprono su enormi terrazzi, le ampie vetrate del salotto si affacciano su una piscina che riflette i raggi del sole creando dei giochi di luce sulle pareti della sala e persino le stanze interrate sono sempre illuminate.

Il giorno che Tracie ha messo piede nella casa rinnovata, ha pianto per ore, inginocchiata sul tappeto del salotto, non sappiamo se di gioia o di dolore. A chi le chiede perchè non abbia venduto la casa e se ne sia andata di là, scappando dai brutti ricordi che vi si celavano, risponde che è il suo modo di ringraziare Tom per il suo sacrificio. Lui le ha salvato la vita e lei gli ha donato la luce.

  • Ho ripetuto il mio discorso tre volte, questa mattina. Simon non ne poteva più – Therese mi riscuote dai miei pensieri – Dovresti farlo anche tu, lo sai quanto zia Tracie ci tenga a che tutto sia perfetto. -

  • Ti prego, non fare la maestrina con me! – le ricordo.

  • Lo so, lo so, perdonami – bofonchia lei, soffiando tra i denti come un gatto che viene maldestramente scacciato dalla sua poltrona – Deformazione professionale. -

Ebbene sì, dopo aver giurato per anni che mai-e-poi-mai sarebbe diventata un'acida professoressa di Hogwarts, non appena Batshelda Babbling è andata in pensione, Therese è stata chiamata dalla McGranitt ad insegnare Antiche Rune e ha immediatamente accettato, suscitando la nostra sorpresa e il terrore dei suoi poveri alunni, che mai smetterò di compatire.

  • Quello che voglio dire è che zia Tracie vuole che questo matrimonio sia una favola. Non possiamo rischiare di sbagliare qualcosa – spiega Therese ed estrae dalla sua pochette un mazzetto di fogliettini rosa sui quali, immagino, ha scritto il suo discorso.

Sbircio il giardino di Casa Riddle da dietro le tende della camera: le ordinate file di sedie bianche, decorate da fiocchi e fiori, si inerpicano sulla leggera pendenza, a mo' di anfiteatro antico, stringendosi attorno all'elaborato gazebo di legno chiaro nel quale Jack e zia Tracie si scambieranno le loro eterne promesse: l'ambientazione è davvero da favola.

L'organizzazione della cerimonia ha interessato diversi mesi. Zia Tracie si è imposta di fare le cose con calma, ancora scioccata dal matrimonio improvvisato a Capri, con Tom, e ha preteso di occuparsi di tutto in prima persona, dalla scelta del catering alla stesura delle partecipazioni, dai vestiti delle damigelle alle musiche. Tutto dev'essere leggiadro e raffinato, quasi onirico, per trasmettere quella sensazione di essere in una favola cui la zia tiene tanto.

Come in ogni favola che si rispetti, anche noi abbiamo la nostra principessa. Non è intrappolata in una torre presidiata da un drago sputafuoco, ma ci viene incontro con passo incerto nelle sue scarpette bianche. Lunghi capelli corvini trattenuti da nastri color avorio, occhi azzurri e penetranti, corporatura esile e delicata, Cassandra sembra aver ereditato le caratteristiche migliori dei suoi genitori: ha lineamenti molto espressivi, come zia Tracie, ma al tempo stesso è elegante, come Tom. Certe volte, quando si muove con circospezione o sorride in modo appena accennato, sembra quasi di vedere lui.

  • I petali li lancio con la magia – proclama, con determinazione.

Ed è una strega. Una strega estremamente dotata, a sentire Therese. Qualche giorno fa ha tentato di convincere nostra zia a mandarla in un campus estivo per piccoli maghi prodigio dove possa imparare a controllare la sua magia ancora acerba e ad incalanarla in incantesimi elementari, ma Tracie è sospettosa al riguardo. Dice che non si fida a lasciarla andare via da sola per tre settimane, a soli sette anni, ma noi sappiamo che la realtà dei fatti è un'altra: ha paura che Cassie possa scoprire un mondo stupendo cui appartiene di diritto e sfuggirle prima del tempo, annoiata dal Mondo Babbano, com'è stato per Therese.

  • Sono capace, sapete? Me lo ha fatto vedere Draco! - soggiunge, eccitata.

Draco si affaccia nella camera, evocato dalle parole della nostra cuginetta, e sorride a Therese, prevedendo la sua reazione.

  • Lo so, lo so, non dovrei essere quassù! - si affretta a dire – Dio solo sa cosa facciano le donne prima di una festa, ma è stata Astoria a mandarmi. Mi manda a dire che Tracie chiede di voi, vuole sapere se vi manca tanto. -

Draco sembra essere nato per partecipare a matrimoni e altri eventi in società. Con il vestito scuro e la camicia allacciata fin sotto il mento sembra perfettamente a suo agio, tanto da riuscire a calarsi sulle ginocchia, prendendo in spalla Cassie e portandosela giù dalle scale in un vortice di risate, gridolini e petali di rosa.

  • Bisogno di paternità represso – diagnostica Therese, caustica – lo si nota anche nelle sue frequentazioni sentimentali. Dio, non riesco a credere che Astoria sia appena maggiorenne. -

  • Ha vent'anni, Therese – le ricordo, con un sorriso.

Contro ogni pronostico, la loro storia d'amore si è rivelata non essere solo una parentesi di qualche mese, una sbandata di un Draco in crisi e debole alla ricerca di una breve affermazione su una giovincella alle prime armi. Anzi, Astoria ci ha messo relativamente poco a prendere in mano le redini del rapporto e a ribaltare la situazione, conquistandosi subito l'affetto e la stima non soltanto di Narcissa, ma anche di tutte le donne della famiglia Spellman-Spencer, eccezion fatta per Therese.

  • Come vuoi. - Therese fa un gesto vago con la mano, come a suggerirmi di lasciar perdere gli screzi, almeno oggi – Va' dalla zia, io cerco i Cuccioli. Voglio assicurarmi che Justin sappia esattamente cosa deve fare, con quegli anelli. -

Vorrei ricordarle che è una settimana che Justin cammina come se avesse un palo infilato là dove non batte il sole portando in mano un cuscino per simulare il suo trionfale ingresso sul tappeto rosso che si snoda tra le due file di sedie, nel giardino, ma lascio perdere. So che Therese vuole avere sempre tutto sotto controllo ed è una sua caratteristica alla quale non riuscirei a fare a meno, dopotutto.

E non nego che Chris e Chloe abbiano bisogno d'essere controllati, prima che si sbranino a vicenda facendo a brandelli i loro costosissimi vestiti da cerimonia. I più grandi dei Cuccioli hanno seguito il pessimo esempio delle altre gemelle in famiglia e alternano fasi di odio profondo a periodi, sempre piuttosto rari a dire il vero, di amore simbiotico. Chris è la versione maschile e undicenne di Therese, serio e posato, studioso e incredibilmente versato in tutto quello che fa, dalla barca a vela al canto alla recitazione; Chloe, invece, è la copia speculare della sottoscritta, una pasticciona goffa e sgraziata, ma buona, che riesce sempre a farsi perdonare tutto.

Justin è la voce fuori dal coro. Sembra non assomigliare a nessuno della famiglia ma neppure, per fortuna, a nessuno della famiglia di Lupin. È un ragazzino sensibile e incredibilmente intelligente che ama passare pomeriggi interi a guardare vecchi film o a dipingere in quella che una volta era la cantina di Casa Riddle e che ormai è adibita a un po' tutte le attività pseudoartistiche dei Cuccioli.

  • Eccoti, finalmente! - zia Tracie mi accoglie con un caloroso abbraccio, senza preoccuparsi di sgualcire i vestiti o rovinare le nostre acconciature.

  • Sei stupenda – sussurro, colpita.

Ed è vero. Lo scorso febbraio ha compiuto quarantasei anni – "Ora che sono ufficialmente più vicina ai cinquanta che ai quaranta è un po' come essere morta" ha dichiarato, in un moto di disperazione, al momento di spegnere le candeline – ma è bella come non lo è mai stata, il che, per una bella donna come zia Tracie, è tutto dire.

Ancheggia qua e là per la stanza per consentirmi di ammirare meglio l'abito color avorio che le lascia scoperta la schiena regalandole un'allure da eroina degli anni Venti e poi si lascia cadere sul divanetto, dove Jack l'accoglie con le braccia spalancate in barba a tutte le tradizioni che vogliono che lo sposo non debba vedere la sposa prima della celebrazione.

Non hanno nulla di cui preoccuparsi loro che si amano ancora, dopo tutto. Ogni tanto li sorprendo a parlarsi del loro amore. Un amore così forte da essere sopravvissuto agli orrori degli ultimi anni di zia Tracie a New York, a sei anni di silenzio, ad altri amori che hanno portato frutti innegabili, alla depressione della zia, ad un altro matrimonio, seppur farsesco, alla guerra magica ed alle sue conseguenze, alle ombre del passato, di lei e di lui.

Si amano in modo scherzoso e infantile, vivendo in un eterno presente, senza mai chiedersi cosa ne sarà di loro in futuro, spendendo tutti i soldi che guadagnano col ristorante in divertimenti leggeri ed effimeri, in vacanze di famiglia, nella barca ormeggiata a Nizza, in week-end d'amore in località remote e segrete.

Li ammiro e spero di diventare come loro, un giorno.

  • Si va in scena tra mezz'ora, pantera rossa, sei pronta? - mi canzona Jack.

Mi chiama così da quando, una sera, mi ha vista camminare nuda sul cornicione del suo appartamento londinese - che non ha mai rivenduto, per mia somma gioia, così che ho potuto farne il mio rifugio quando ho bisogno di starmene da sola. O non proprio. - costringendomi ad ammettere che si trattava di un gioco tra me e Mark.

Mark, appunto. So che volete sapere di noi due e sarete presto accontentati.

  • Prontissima – sorrido con entusiasmo – Vado ad assicurarmi che lo siano anche i miei amici. -

Scendo in salotto, dove JJ sta tenendo una mini-conferenza sulla Nike di Samotracia, la cui riproduzione in miniatura, per altro regalata da lei, giace abbandonata sul ripiano in marmo rosa del caminetto. Pansy sbadiglia rumorosamente, rannicchiandosi contro il petto di Blaise. Quando ci hanno detto di aver cominciato ad uscire insieme non gli davamo più di tre giorni e invece la loro storia va avanti da quasi un anno e mezzo. Si accettano scommesse su chi lascerà chi!

Quanto a JJ e Dan, la loro relazione prosegue come da copione: un giorno si giurano amore eterno e fanno sesso su ogni superficie (non necessariamente orizzontale) della casa e il giorno dopo si lanciano insulti ed elettrodomestici, dichiarando che "questa volta è davvero la fine" e litigando su chi dei due debba trovarsi un'altra sistemazione per poi appurare che, per rispettare la quiete comune, è meglio che continuino a dividere la stanza, rigorosamente senza rivolgersi la parola.

In occasioni simili io e Mark ci chiediamo se la decisione di vivere assieme, presa ormai più di quattro anni fa, non sia stata troppo avventata e ci rifugiamo nell'appartamento londinese di Jack, dove custodiamo una collezione di annunci immobiliari che vengono sfogliati ansiosamente alla ricerca di un monolocale che soddisfi le nostre necessità ed escluda JJ e Dan ma poi finiamo sempre per ritornare all'ovile. Ci lamentiamo delle difficoltà di convivenza con una critica d'arte sessuomane e un aspirante avvocato tronfio ed arrogante, ma non potremmo mai rinunciare alle partite di poker nelle serate invernali, alle maratone di film demenziali conditi con abbondanti pop-corn e alle cameriere di Treford Palace che si assicurano che la casa non diventi un porcile.

Mark mi raggiunge e mi bacia con passione, cingendomi la vita.

  • Fa' in modo di prendere quel bouquet – mi sussurra all'orecchio.

Lo guardo con gli occhi che luccicano e lui risponde con un sorrisetto ammiccante.

Cos'è questa, una proposta di proposta di matrimonio?

Tra me e Mark le cose vanno bene. Anzi, vanno alla grande.

Da quando ci siamo rimessi insieme, durante il mio settimo anno, abbiamo avuto un unico periodo di crisi, due anni fa, quando all'ingenua osservazione di Mark sul fatto che stavamo insieme da dieci anni e che avevamo buone possibilità di passare l'intera vita l'uno accanto all'altra sono andata nel panico, credendomi finita a soli ventidue anni, con un destino da casalinga già scritto. La paura, però, è passata subito, quando mi sono resa conto che stare accanto a Mark per sempre era esattamente quello che desideravo, sebbene la parola 'sempre' potesse suonare spaventosa.

La mia reazione in quella situazione ha inibito ogni mezione al matrimonio, ai figli e al futuro da parte del mio ragazzo, perciò il suo accennare al bouquet mi stupisce particolarmente. Lo stringo più forte e rispondo al suo bacio con altrettanta passione.

  • Non vorrei interrompervi – Pansy mi picchietta sulla spalla, smentendo le sue parole nei fatti: ci sta interrompendo, è innegabile – I violinisti si sono insospettiti perchè nessuno si è fatto ancora vedere, in giardino. Sembra che siano tutti al tavolo dell'aperitivo. -

Parla col tono spiccio da cronista della Gazzetta del Profeta qual è. Mi indica il tavolo degli aperitivi allestito a bordo piscina; la maggior parte degli invitati chiacchiera e ride, tra un sorso di Negroni e una tartina al salmone. Questo forse farà slittare di qualche minuto l'inizio della cerimonia, ma sono sicura che la zia non avrà niente da ridire: la sua unica preoccupazione è che nessuno si annoi ed è chiaro che nessuno si sta annoiando.

Bernie e Oliver Baston fanno gli onori di casa. Di tanto in tanto Bernie si siede, affaticata dal peso del suo pancione da settimo mese, e Oliver si affretta a portarle qualcosa da mangiare. Presto dovremo incantare le porte perchè si allarghino al suo passaggio.

  • Vado a controllare che sia tutto a posto, tu aspettami qui. - sussurro a Mark e mi addentro nel giardino, sfidando l'erba con i miei tacchi a spillo.

A un tratto mi sbilancio e mi lascio sfuggire un gridolino, ma ritrovo l'equilibrio prima di finire rovinosamente a terra, macchiando il mio vestito, frutto di un paio di mesi di straordinari al negozio.

Agli invitati non sfugge la mia figuraccia. Mi salutano allegramente, invitandomi a raggiungerli al buffet. Narcissa si sbraccia mostrandomi una tartina e suo marito ride, mimando la mia quasi-caduta.

  • Maledetto stronzo! Dovresti essere in carcere adesso – sibilo tra me e me – Buon giorno anche a te, Lucius! - urlo, invece.

Ma non vado verso la piscina. Mi arrampico, non senza fatica, su per la collinetta che conduce al cimitero di Little Hangleton e, una volta là, mi siedo sulla panchina di fronte alla tomba di Tom.

È una tomba piuttosto imponente, di marmo: marmo chiaro e marmo scuro si incontrano, arrivando quasi a confondersi, a simboleggiare il costante conflitto tra bene e male, la convivenza in una sola persona del mago oscuro Voldemort, che non è in grado di amare nulla se non la gloria, con il generoso benefattore Tom Riddle, che ama tanto da sacrificare la sua stessa vita per le persone che ama.

A sottolineare il suo sacrificio una volta di più, zia Tracie ha fatto incidere in lettere di platino una frase di Nietzsche: tutto ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Cerco di fermarle: non posso piangere, non posso rischiare che il trucco coli in densi rivoli scuri lungo guance e mento. Ma è troppo tardi.

La ferita brucia come il primo giorno. All'inizio mi dicevo che mi sarebbe passata, che un giorno avrei trovato la forza di perdonarmi, che avrei archiviato il dolore e avrei trovato pace, ma non è stato così.

Le immagini di quella sera nella Stamberga Strillante sono nitide come non mai, le mie parole crudeli, sfacciate, mi rimbombano nella testa impedendomi di pensare. Sfioro con due dita il marmo freddo della sua tomba, chiedendomi se lui mi abbia perdonata.

Vorrei credere negli angeli e nei sogni premonitori e chiedere che mi mandino un segno. Vorrei che Tom tornasse anche solo per un istante, solo per dirmi che non mi odia. Vorrei poter sentire la sua voce per l'ultima volta, darei qualsiasi cosa pur di sentirmi dire che "andrà tutto bene".

Certi giorni il dolore è più forte del solito. È in quei casi che mi rifugio nell'appartamento di Jack, da sola con i miei ricordi, e rimango ore ed ore sdraiata sul divano, a fissare il soffitto in attesa di qualcosa che nemmeno io so cosa sia.

Una mano mi sfiora le spalle, facendomi sobbalzare.

  • Therese – sussurro, con la voce spezzata.

  • Ti stavo cercando – risponde lei – Mancano dieci minuti -

Cerco di riscuotermi dal dolore. Oggi è un giorno di festa, devo sforzarmi di sorridere: lo devo a zia Tracie, al suo bisogno di favole.

  • Lo so – annuisco – è che...oggi sono esattamente sette anni. -

La stretta di Therese sulla mia spalla si fa più forte. Si siede accanto a me, sulla panchina.

  • Credo che zia Tracie l'abbia fatto apposta – commenta Therese – può sembrare una cosa macabra, sposarsi nell'anniversario della sua morte, ma credo che voglia essere un ringraziamento: tutto questo – indica la villa, in lontananza, e il giardino – è merito suo -

Le lacrime si fanno più fitte, senza che possa evitarlo. Therese mi guarda confusa.

  • Non ti ho detto tutto, quella notte. - dico piano.

  • Quale notte? - si informa Therese, dubbiosa.

Guarda l'orologio, impaziente.

  • Quella notte – ripeto, con maggiore enfasi.

Il suo sguardo si posa sulla lapide. 2 maggio 2008. Annuisce, comprensiva, e torna a guardare me.

  • Nella Stamberga, quando Tom mi ha detto che avevano rapito zia Tracie – mi fermo, prendo il respiro, cerco le parole per confessare la mia colpa – sono uscita fuori di me. Gli ho urlato cose orribili, gli ho detto che lo odio, che ho combattuto dalla sua parte solo per salvarmi la pelle ma che speravo che Harry lo uccidesse, così quella dannata guerra sarebbe finita. -

Sollevo lo sguardo, per controllare la reazione di Therese. Mi ascolta attentamente, con i pugni sotto il mento, ma non sembra stupita.

  • Gli ho detto che mi ha rovinato la vita – aggiungo, sottovoce.

Therese non dice nulla – un evento raro, forse unico – ma si sporge in avanti e mi stringe in un abbraccio. Non è un abbraccio di convenzione, come quello della notte di Natale, nè un abbraccio impacciato e freddo, come gli abbracci che Therese mi ha dedicato finora.

È un abbraccio vero, sentito, caldo.

Quando ci allontaniamo mi sorride dolcemente.

  • Ti capisco – dice, semplicemente – Eri arrabbiata, è normale che tu abbia detto quelle cose -

  • Sono state le ultime cose che gli ho detto prima che morisse – ripeto, perchè mi sembra che non abbia compreso la gravità della situazione – Lui è andato a sacrificarsi per noi e io gli ho detto che lo odio -

Therese sospira con fare materno.

  • Tu non sapevi del suo piano. Non potevi saperlo. - mi ricorda – In quel momento chiunque avrebbe reagito così. Io avrei fatto lo stesso! Quando mi hai detto di zia Tracie ero furente. Se me lo fossi trovato davanti l'avrei ucciso. -

  • Sul serio? - le chiedo.

  • Ti dirò, quando ho ucciso Redastaire è a lui che pensavo. Non ho mai odiato tanto, Maggie. Quell'Avada Kedavra era dedicata a Tom. - confessa.

Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche secondo.

Le nostre mani sono intrecciate, come i nostri sguardi, come i nostri pensieri. Siamo più sorelle che mai.

  • Perchè abbiamo aspettato sette anni? - domando, più a me che a lei.

  • Perchè ci vergognavamo di fare la parte delle bastarde ingrate, credo – risponde Therese – Ma siamo state sciocche. -

  • Ci siamo mangiate il fegato per tutto questo tempo, Therese! - le faccio notare e mi scappa un sorriso – Se avessi saputo prima che anche tu provavi le stesse cose te ne avrei parlato tempo fa -

  • Anche io – sorride lei.

  • Propongo di fare un patto – le allungo la mano – Niente più segreti -

  • Niente più segreti – me la stringe e annuisce.

Entrambe ci voltiamo a guardare la tomba di Tom.

  • Credo che Tom ne sarebbe felice – sussurra Therese – Di questo patto, dico, di vederci così vicine. -

  • Tu dici che mi ha perdonata, ora? - mi sento immensamente sciocca a fare una domanda simile, ma il patto è chiaro: niente più segreti.

  • Ti aveva già perdonato quando ci ha mandato quel gufo, Mag. - sorride mia sorella.

Questa volta sono io ad abbracciarla per prima.

  • Tutto questo è molto bello, ma ora ci tocca andare. Non vorremo che la cerimonia cominci senza di noi – esclama Therese, ad un tratto.

Faccio per alzarmi ma lei mi trattiene.

  • Non vorrai davvero presentarti così, là sotto! - con un tocco di bacchetta mi sistema trucco e capelli e sorride, soddisfatta – Ora sei quasi accettabile -

Certe cose non cambiano mai.

Anche se mi abbraccia e mi capisce, Therese rimarrà sempre la rigida, inflessibile bacchettona che era a dodici anni.

  • Ah, un'altra cosa – mi prende per il polso

Mi giro e vedo che ha gli occhi lucidi.

  • Cosa...? - comincio, perplessa.

  • Niente più segreti, no? - ripete lei – Voglio dirtelo da un po' di anni ma non trovo mai l'occasione giusta per farlo e questa volta, beh, se non lo faccio ora non lo faccio più. -

La guardo, in attesa. Lei mi prende le mani e sorride tra le lacrime.

  • Ti voglio bene, Maggie -


...e vissero tutti felici e contenti


Fine




Con questo capitolo si conclude un'avventura durata quasi nove anni.

Correva l'anno 2002, infatti, quando questa storia – o, meglio, l'embrione di questa storia – fu partorita dalle giovani menti di due ragazzine fantasiose ed annoiate.

Fu la primavera del 2004, poi, a vedere la prima versione scritta dei primi capitoli, nell'inverno tra il 2006 ed il 2007 avviai la prima revisione e il 21 aprile 2007 la pubblicai su EFP.

Frequentavo il sito già da qualche mese ma temporeggiavo: la storia, così com'era stata concepita, non era destinata alla pubblicazione, bensì alla fruizione privata, nella tranquilla intimità della mia cameretta, di un ristrettissimo gruppo di persone che potevano cogliere allusioni alla nostra personale attualità e richiami in alcuni personaggi.

Infine decisi che valeva la pena di provare e, dopo un paio di settimane di prove con l'html, l'ultimissima versione di 'Una Strega Troppo Babbana' fu online.

Ed è stato grazie al vostro appoggio, ai vostri commenti, alle vostre email, all'entusiasmo che mi avete sempre dimostrato, che sono riuscita a portare a termine questo ambizioso progetto.

Ci sono stati momenti difficili, nel corso degli anni. Momenti di sconforto in cui ho rinnegato tutto e meditato di cancellare la storia dal sito, insoddisfatta del risultato, momenti in cui ho seriamente pensato alla possibilità che la fanfiction sarebbe rimasta per sempre incompleta perchè le Muse non mi offrivano neanche un briciolo d'ispirazione, momenti in cui l'ispirazione, invece, veniva a farmi visita e mi trovava immersa nello studio e faticavo persino a trovare il tempo di appuntarmi le idee.

Eppure, le spronature che ricevevo, le vostre belle parole, il crescente numero delle persone che aggiungevano questa fanfiction tra le preferite, mi hanno convinta ad andare avanti, a superare le fasi più difficili ed a raggiungere il traguardo.

Ed ora che sono arrivata alla fine mi risulta difficile crederlo. Per tutti questi anni Maggie ha costituito una parte integrante della mia vita e la pubblicazione di un capitolo nuovo su EFP è stato un appuntamento fisso, anche se non regolare.

Ora che l'avventura si conclude, so che mi mancheranno. Ma, più di tutto, mi mancherete voi:

I 152 che hanno aggiunto questa storia tra i propri preferiti, i 24 che l'hanno aggiunta tra quelle da ricordare, i 116 che l'hanno salvata tra le seguite, e tutti quelli che hanno commentato o che hanno solo letto. Tutti quelli che, in breve, hanno condiviso con me questo lungo e piacevole viaggio.

Vorrei ringraziarvi ad uno ad uno ma il tempo (e lo spazio) scarseggiano e non vorrei sembrarvi pedante, perciò mi limito a ricordare alcuni tra i più assidui ed affezionati lettori, passati e presenti, cui voglio dimostrare ora la mia più immensa gratitudine.

In ordine di apparizione:

Moony Potter, Schumi95, Gaia Loire, Maggie Addicted/La_Tata, djKela, Lady_slytherin, Pikky91 (che ho avuto l'onore di conoscere di persona e so essere una persona stupenda!), felpatosb, aKifer, Hysteria, Lady_Malfoy_4ever, fex, Mony_Riddle, sweet_witch, Black/Black_Moody, Ever, Seiryu, Miyaki, cecilia2day, Singer, Nerida R Black, Mad Bad Witch, ashleys, Madeleine, milly92, Selene_Malfoy, lilyna_93, Beneduc, DarkViolet92, Carty_Sbaut, Smemo92, GurenSuzuki, Vaius, bianchimarsi, fly girl_HH, RZEN, notsonaive, Lucy Light, giolabella, EnMilly, RoseScorpius, emilissa15, puffolettaHP, Vanilla_Sky, _ArielKymeraRiddle V_, LaIKa_XD, MyPassion, And so what, Luine, ir3ne7, Fle9.

E grazie, anche, a Carla, Giulia e Francy, le mie prime lettrici e supporters e a Lolla, la mia co-inventrice e personalissima Therese.


Grazie di cuore a tutti voi!


Ad maiora.


Giulia.

  
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