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Autore: Keiko    21/04/2011    2 recensioni
Per cosa te ne sei andato?
Per un bacio, un pugno o una parola?
Io non lo so perché l'hai fatto e questo è il mio problema: non riesco a trovare un capro espiatorio, a odiarti nonostante mi abbia piantato in questo backstage di merda a fissare una porta chiusa che è come la scritta “game over” che ti appare all'improvviso dinnanzi chiudendo la schermata del videogioco nel bel mezzo della sparatoria.
E tu sai che stai per morire, ma continui a sparare e correre sino a quando non compare quella cazzo di scritta, perché fa parte del gioco tentare di superare il limite anche se il segnalino a forma di cuore che rappresenta la tua vita sta lampeggiando pericolosamente.
Tu continui perché speri che possa durare qualche battito in più, perché non vuoi chiudere la partita in quel modo, e magari se superi quel momento di merda poi dall'altra parte trovi un kit del pronto soccorso che ripara i cocci del tuo cuore.
Non sono riuscito a riparare un cazzo, io, ed è comparsa anche quella fastidiosa scritta: game over.
Fine della partita, Gee.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sweet Revenge © [24/03/2009]
Disclaimer:I My chemical Romance (Mikey Way, Gerard Way, Frank Anthony Iero, Bob Bryar e Ray Toro nella loro ultima formazione), Jamia Nestor, Alicia Simmons e Lyn-Z (bassista dei Mindless Self Indulgence) sono persone realmente esistenti. I personaggi originali non sono ovviamente persone realmente esistenti, ma semplice frutto della mia immaginazione. La storia è frutto di una narrazione di PURA FANTASIA che mescola la mia visione di fan a eventi storicamente accaduti e rumors spulciati in rete, destinata al diletto e all'intrattenimento di altri fans. Non si persegue alcun intento diffamatorio o finalità lucrativa. Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito alla musica ed alla personalità degli artisti succitati si ritiene dunque intesa.



Dedicata a Loren e Fede, che l’hanno attesa.
Desiderata.
Reclamata.
Nella speranza di non avervi infine deluso.

*

“Nel flusso indefinito degli eventi e degli stati d'animo,
gran parte della storia è incisa nei sensi.”

(da “Kitchen”, Banana Yoshimoto)


Quando Frank esce furioso dal backstage sbattendo violentemente la porta dietro di sé, il tempo sembra iniziare a scorrere a rilento per poi accelerare all'improvviso, come se avesse preso una rincorsa prima di gettarsi a capofitto in una corsa furiosa a ritroso nel tempo.
Dove ho sbagliato?
Io ho davvero sbagliato tutto quanto, o siamo stati in due a illuderci che tutto quello che avevamo fosse importante? Una di quelle cose a cui non riesci a dare un nome e a cui continuerai a negare l'esistenza proprio per questo motivo: perché un nome non ce l'ha.
Se gli avessimo dato un nome – inventato all'occorrenza perché non ci siamo mai fermati all'ordinario – forse non avremmo continuato a negare quella cosa.
Che cos'era?
Una cosa speciale, eravamo d'accordo tutti su questo.
Io, Frankie, Ray, Bob e Mikey.
Persino i giornalisti, i fans e tutti quelli che ci conoscevano.
Certe cose si conosco anche senza dare loro un nome specifico, eppure a noi sarebbe invece servito tirare fuori un appellativo con cui identificarlo, perché a quel punto non avremmo più potuto scappare e avremmo dovuto affrontare quella cosa.
Invece è andato tutto in merda, ma per colpa di chi?
Mia o tua, Frankie, che hai preferito uscire dalla porta incazzato nero, lasciandomi con la certezza che ora tutto è andato definitivamente a puttane?
Non è finito un amore del cazzo, perché quello che ci legava non era amore né semplice amicizia, ma un qualcosa che trascendeva tutto ciò che di umano ho conosciuto in questi anni.
Per cosa te ne sei andato?
Per un bacio, un pugno o una parola?
Io non lo so perché l'hai fatto e questo è il mio problema: non riesco a trovare un capro espiatorio, a odiarti nonostante mi abbia piantato in questo backstage di merda a fissare una porta chiusa che è come la scritta “game over” che ti appare all'improvviso dinnanzi chiudendo la schermata del videogioco nel bel mezzo della sparatoria.
E tu sai che stai per morire, ma continui a sparare e correre sino a quando non compare quella cazzo di scritta, perché fa parte del gioco tentare di superare il limite anche se il segnalino a forma di cuore che rappresenta la tua vita sta lampeggiando pericolosamente.
Tu continui perché speri che possa durare qualche battito in più, perché non vuoi chiudere la partita in quel modo, e magari se superi quel momento di merda poi dall'altra parte trovi un kit del pronto soccorso che ripara i cocci del tuo cuore.
Non sono riuscito a riparare un cazzo, io, ed è comparsa anche quella fastidiosa scritta: game over.
Fine della partita, Gee.

Quello che ho imparato da Frank è stato il non avere paura di nulla, di non avere paura almeno di sé stessi. Frankie è sempre stato una persona fisica, passionale e diretta: è sempre stato così, non ricordo nessun istante in cui non abbia fatto funzionare il corpo prima della parola. Lui è stato una testa calda da sempre, da quando si è stanziato davanti alla finestra della mia camera con la certezza che mossi a pietà, l'avremmo tirato dentro ai My Chemical Romance. La nostra storia è costellata di risse, di episodi in cui Frank è sempre corso a testa bassa per difendermi anche quando avrei potuto farcela da solo, e quell'atto da piccolo eroe non era altro che un modo per scacciare tutti i rivali che si paravano sul nostro cammino. Non ho mai capito se fosse gelosia o semplice preoccupazione per un idiota che riusciva sempre a innamorarsi delle persone sbagliate, che riusciva a circondarsi di persone che anziché salvarlo lo conducevano dolcemente verso un genere di autodistruzione differente da quello che avevo provato sino ad allora: c'erano i pugni di Matt, le bugie di Eliza, le pasticche colorate di Bert e Frank che li sbaragliava tutti a suon di pugni, parole pesanti, disapprovazione manifesta. E' come se avesse voluto preservare qualcosa per poi distruggerlo con le proprie mani, come se questo fosse un gioco perverso e crudele. Non considero Frank un fottuto bastardo, né un pezzo di merda o un traditore del cazzo, ma considero la partita tra me e lui chiusa per sempre con le sue mille domande senza risposta.
Mi ha fatto più male di tutti gli altri?
Si.
Eppure non ha mai fatto promesse: perché allora è così doloroso da strozzarmi il respiro in gola?
Perché è facile soffrire anche solo per la fisicità di un rapporto, per quell'empatia che è racchiusa nei gesti e negli sguardi, che non necessita di parole perché un abbraccio è tutto ciò di cui hai bisogno.
Noi eravamo così dipendenti da tutto questo da non renderci conto di stare scavando con le nostre mani la tomba del nostro rapporto, un tumulo su cui Jamia ha posato infine una corona di rose e spine: dovrei odiarla? Lei c'è sempre stata nella sua vita, persino nella mia da quando vi è entrato lui e odiarla sarebbe scorretto da parte mia.
Crudele, scorretto e troppo facile.
Seduto qui, immerso nel buio del backstage con la sigaretta accesa e il fumo che mi circonda, so che posso riflettere e ripercorrere il tracciato doloroso inciso nei sensi di quella storia a cui non abbiamo mai avuto il coraggio di dare un titolo degno di questo nome.

Non so perché l'ho fatto, probabilmente lo volevo e basta: baciarlo e avvertire le sue labbra sulle mie e vedere sino a dove potevo spingermi. Del fatto fossimo sul palco e ci fossero migliaia di fans che non aspettavano altro che questo non me ne importava nulla: quando vuoi una cosa, te ne fotti di tutto il resto.
Se è una cosa naturale come un bacio, poi, non ti fai certo problemi in merito: è un'esigenza fisica, quella di un bacio.
La avverti impellente, disperata e quasi ipnotica con quella forza interiore che ti spinge tra le braccia dell'altro.
Non c'è un motivo del perché si desideri un bacio, ne senti il bisogno e te lo prendi ovunque tu sia, chiunque tu sia, qualunque cosa tu stia facendo.
Quando ho sentito quel bisogno disperato ho fatto un giro attorno a Frank, guardandolo attentamente suonare la chitarra scotendo la chioma corvina al ritmo della batteria di Bob, cercando di intravedere in lui una corrispondenza al mio bisogno
L'avvertiva anche lui?
Non nel senso e nel modo immediato e istintivo con cui aveva colto me, almeno, ma probabilmente era un desiderio sopito il suo. Ho fatto un altro giro attorno a lui e poi l'ho fatto: l'ho strattonato per i capelli e l'ho baciato, trasformando uno avvicinamento brusco in una mezza carezza mentre il suono della sua chitarra scemava lasciando spazio a Ray, mentre le sue braccia cercavano il contatto con il mio corpo avvolgendomi in un abbraccio che finiva nela punta delle sue dita strette attorno ai lembi della mia camicia.
Labbra contro labbra, un bacio vero: non da bambini, non un bacio a stampo con tanto di schiocco rumoroso, ma di quelli adulti.
Uno di quelli a cui vorresti ne seguissero centinaia d'altri, ma c'erano le grida dei fans, il delirio generale e l'impassibilità degli altri che continuavano a suonare quando io avevo smesso di cantare per rispondere a un richiamo muto e del tutto istintivo e fisico.
Ho sbagliato io, a San Bernardino.
Avrei dovuto evitare di farlo e negarmi un desiderio concreto per lasciare che tutto rimanesse inalterato e immutato, ma ho preso il coraggio a due mani perché Mikey non era con noi, perché sapevo che Bob e Ray avrebbero finto di non vedere archiviando il tutto come una delle nostre solite cazzate plateali.
Cos'è cambiato dopo San Bernardino?
Tutto e nulla, perché credo che le tappe successive del Projekt Revolution siano state la cosa più bella che mi sia mai capitata: era vivere in simbiosi con Frank ogni cazzo di istante della nostra giornata, come se fossimo chiusi in una bolla di sapone e il nostro mondo fosse solo lì dentro.
Ed era davvero tutto racchiuso dentro il tour bus, nelle passeggiate nei parcheggi gremiti di auto, nelle colazioni consumate insieme quando Frank si metteva buono ad attendermi nonostante si fosse svegliato almeno quattro ore prima di me.
Tutto quello che c'era era spontaneo, la verità è questa.
A noi del fanservice non ce ne fregava proprio un cazzo: i baci sorridenti di Frank, il suo prendermi in braccio o tenermi per mano come se fossimo due adolescenti innamorati, faceva parte del quotidiano del nostro rapporto.
Se mi guardo indietro mi accorgo che non c'è mai stato un istante in cui il mio rapporto con Frank non sia stato così: era già forte dal primo istante, eravamo noi a essere troppo immaturi per rendercene conto.
Lui c'è sempre stato, arrivando là dove Mikey non voleva arrivare: perché non puoi riuscire a guardare il tuo idolo – tuo fratello maggiore – distruggersi fottendosi con pastiglie e antidepressivi e Jack Daniels.
Non ce la fai perché hai troppa paura che ciò che vorresti essere sia peggiore di te.
Non biasimo Mikey, al suo posto mi sarei comportato esattamente allo stesso modo: Frank non mi idolatrava, Frank mi stava vicino durante la notte e mi accompagnava in terapia ogni settimana perché comprendeva che ero umano e che avevo bisogno io, di un idolo da venerare e riuscivo a scorgerlo sempre nelle persone e nelle cose sbagliate. Era così che mi aiutava a ritrovare me stesso insieme a Linda.
Linda è una donna eccezionale e Frank è il prodotto eccezionale di una coppia di genitori che riescono a trasmettere l'affetto e la complicità che li unisce anche a distanza di quasi trent'anni dal loro matrimonio.
Ecco, per me è questo il vero amore: quello che Linda e Cheech mi hanno sempre mostrato e in cui hanno cresciuto quell'idiota di Frank.
Io vorrei una famiglia così, con una persona che mi ami e mi guardi sorridendo, un figlio che nonostante sia uno scavezzacollo sia semplicemente la mia fonte di orgoglio e un lavoro che mi renda soddisfatto di me stesso.
Il fatto è che per fare una cosa simile occorre essere in due: due come Linda e Cheech, appunto.
Se chiudo gli occhi e mi fermo a pensare, quello che univa me e Frank derivava dal suo essere corporeo e concreto che costringeva il mio sentimentalismo a farsi da parte.
Ci sono tante cose, di questi anni, che sono finite per condurmi a San Bernardino: la preoccupazione ossessiva di Frank e la sua sindrome da principe azzurro che l'ha portato a intervenire per difendermi ogni volta lo ritenesse necessario; il nostro dormire insieme come due reietti a causa del nostro cantare e parlare nel sonno per dare agli altri la possibilità di riposare, ritrovandomi la mattina con Frank raggomitolato addosso in un disperato tentativo di ricercare calore umano da condividere; il nostro sognare e ridere e trovare sempre qualcosa di cui parlare, scambiandoci solo uno sguardo per capirci al volo .
C'era tutto questo alla base di San Bernardino: c'era tutto questo, cazzo.
E in tutto questo non so dove fossero la testa e il cuore di Frank, ma penso inseguissero l'immagine di Jamia.
L'ha sempre fatto, dopo tutto, anche quando si portava a letto altre tizie: perché Frank ama i porti sicuri come il Jersey, quel luogo che ti ricorda le tue origini e ciò che eri, come un monito a non perdere te stesso: perché sei ciò che non ti tradirà mai.
E Jamia è stata proprio questo, l'ormeggio sicuro alla sua vita prima del successo, la merda e la gloria: prima dei My Chemical Romance e di me.
Abbiamo tutti bisogno di un porto sicuro, lui hai Jamia ed è fortunato ad averla nonostante tutto quello che ha sopportato in silenzio, che ha combattuto con i gesti e un sorriso sincero sempre dipinto sul viso.
Mi ha odiato per ciò che ho fatto?
Jamia non è tipo da odiare nessuno, nemmeno uno come Frank che gli ha concesso un rapporto in pillole.
Però dopo San Bernardino qualcosa si è incrinato nella certezza assoluta della sua devozione, perché il nostro bacio non era avvenuto dietro le telecamere ma sotto gli occhi di tutto il mondo.
Di solito si può fingere di non vedere, ma in questo caso credo fosse innegabile la verità perché era sotto gli occhi di tutti: ci sono cose che non si ripetono a comando, che si sentono e basta.
Quello che ho detto era vero: tutto ciò che ci riguardava era spontaneo e fatico a collocarlo in uno stadio temporale preciso, eppure sfila in rapida successione come tante polaroid gettate alla rinfusa in un cassetto, come se stessi per fottermi il cervello.
La verità è che tutto si è consumato in un misero mese di Projekt Revolution, partendo da San Bernardino sino ad arrivare a Syracuse, trenta giorni di serenità e dolore concentrato.

Con l'arrivo di Jamia è finito tutto, era prevedibile, e sono io l'idiota che ha creduto potesse esserci qualcosa che facesse girare le lancette della vita in modo differente: magari avresti lasciato Jamia per trovarti un'altra donna o magari avresti potuto decidere di fregartene del mondo e dedicarti a me senza dare troppa importanza all'amore o magari ti saresti incazzato e mi avresti sfanculato.
Tu hai scelto la terza possibilità, era ovvio accadesse, solo non credevo che fosse una cosa di una portata tanto devastante.
E' che io mi sentivo importante per te, mi sentivo quella cosa a cui non rinunceresti mai: e non è indispensabile che sia amore, potrebbe essere soltanto un'amicizia molto forte o qualcosa che trascende tutto ciò che esiste di conosciuto.
Mi sono sentito così speciale che poi strapparmi le ali per costringermi a camminare sulla terra senza potermi crogiolare tra le nubi è stato un colpo fatale: se a un uccello strappi le ali, questo muore.
E io morirò, nonostante quelle che possiedo siano ali spirituali?
Non lo so, non si muore per amore o per amicizia, anche se ci sono parecchi casi di infarti scaturiti da emozioni molto violente.
Non sono morto quando ci siamo baciati, non potrei morire mai più di infarto, di questo sono certo.
Quando ho parlato di cuori rotti nel rock è perché si crede sempre che noi tutti siamo delle figurine di carta, dei personaggi che hanno dalla vita tutto quello che un essere umano comune vorrebbe possedere, ma la verità è che siamo noi stelle a perdere pezzo dopo pezzo il nostro cuore.
E' più facile farci sentire normali perché a quelli come noi la quotidianità risulta sempre un invitante miraggio se messa a confronto con anni interi passati in tour bus e alberghi che non hanno mai il profumo di casa tua.
Nessuno si chiede mai perché le star cambiano tanto facilmente compagno o divorziano tanto spesso? E' persino più facile innamorarsi per noi, credere che non sia per i nostri soldi e il nostro nome ma solo perché chi ci sta davanti vi legge attraverso e vede quello che abbiamo dentro.
E' anche per questo che Frank non lascerà mai Jamia: lei lo ama per quella totalità stupefacente che è Franklin Anthony Thomas Iero, in tutte le sue variabili sfumature.
Lo accoglie così, senza porsi problemi sulle sue presunte scappatelle, sulla lontananza forzata che si sono presi quando Frank iniziava a vedere incrinarsi l'amore sotto l'effetto di una vita di coppia che non avrebbe potuto permettersi e che l'avrebbe ingabbiato.
Uno come Frank non si può tenere prigioniero e lo sa perfettamente anche Jamia, lo si può vincolare solo incatenando il suo cuore a quello di chi sarà tanto fortunato da cogliere l'essenza ultima di Frank, quella sfumatura di colore che né io né Jamia siamo riusciti a fare nostra.
Ci è sfuggito un particolare, per questo Frank non sarà mai né dell'una né dell'altro: non totalmente, almeno.
Ho un cuore rotto in miliardi di schegge, come il cristallo che rompendosi resta solo un cumulo di macerie che riflettono alla luce l'arcobaleno sulle pareti della stanza senza però poter riprendere la propria forma originaria.
Siamo arrivati al capolinea in trenta giorni esatti, un record immagino: da migliori amici a perfetti estranei, da un affetto forte e violento da sfiorare la morbosità a un odio soffocato e irruento.
E' finito tutto in questo backstage, in questa stanzetta che ha l'odore delle mie Marloboro addosso come fosse Chanel n. 5.
Da che parte sta la verità, Frankie?

“Si può sapere che cazzo stai facendo, Gee? Ti sei fottuto quel tuo cervello di merda in questi giorni, o sono state le caramelline di Bert ad aver avuto un effetto ritardato su di te?”
“Vaffanculo. Ma tu cosa cazzo ti aspetti da me, Frank?”
“Quello che fa un qualsiasi migliore amico, cosa dovrei aspettarmi?”
“Giusto, tu sei la testa calda per eccellenza, vero?”
Lui ha sorriso in quel suo modo un po' sbilenco, sollevando leggermente il lato destro della bocca rispetto al sinistro, chinando lo sguardo verso il terreno prima di puntarlo di nuovo su di me in una perfetta maschera di sarcasmo.
“Tu non puoi permetterti di mandare a puttane il mio rapporto con Jamia, te ne rendi conto?”
“Io non ho fatto nulla del genere, ho fatto quello che sentivo di dover fare.”
Si è passato una mano sul volto, spalancando leggermente la bocca prima di richiuderla e scuotere il capo.
“Ma come cazzo fai a pensare a una cosa simile? Tu non ci pensi mai alle conseguenze di quello che fai? Tu mi hai messo la lingua in bocca davanti a tutto il mondo e Jamia ha visto tutto. Lei, capisci? La donna che amo. E finché è una manata sul culo è tutto un gioco, ma lo capisci che è diverso se tu mi baci a quel modo?”
“Tu ci sei stato, no? Tu mi hai abbracciato Frank, e se la cosa ti dava tanto fastidio potevi anche scansarmi. Invece non l'hai fatto. Perché?”
“Eravamo sul palco Gee, e...”
“Tu hai detto che non era un gioco. Ti rendi conto che mi stai accusando di un qualcosa che abbiamo fatto insieme?”
“Ma tu, cazzo, mi hai preso alla sprovvista!”
“Avrei dovuto chiederti il permesso prima? Io quando voglio qualcosa me lo prendo. Me l'hai insegnato tu, a vivere facendo ciò che si ritiene giusto.”
“E tu ritieni giusto rovinarmi la vita? Bell'amico di merda che sei!”
“Io non capisco cosa ti dia tanto fastidio.”
L'ho fissato da questa stessa sedia, e lui ha stretto i pugni lungo i fianchi trattenendosi dallo sfondarmi la faccia, lo sguardo illuminato da quella luce scura che assume sempre quando si getta nelle risse: lo sguardo di chi è pronto a sbranare il prossimo.
“Tutto mi da' fastidio, Gee. Tu e le tue trovate del cazzo come questa, tu e la tua voglia di prenderci sempre in giro, noi e questo cazzo di Projekt Revolution che sembra una luna di miele. Tutto Gee, tutto è insostenibile. Io ho Jamia e la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.”
“Anche della musica?”
“No, e lei lo sa benissimo.”
Non ha esitato nemmeno un istante su questa risposta e come avrebbe potuto? Lui è così, lo sappiamo tutti che per la musica vive e morirebbe persino se gli fosse richiesto: non riesco a immaginare, però, cosa sia pronto a fare per amore, se escludiamo qualche tatuaggio del cazzo.
“Vedi Frank? Se io fossi davvero innamorato di una persona non vorrei dividerla con niente e nessuno al mondo, nemmeno la musica. Perché quando amo qualcosa questo qualcosa mi appartiene sino all'ultima goccia di sangue.”
“E' per questo che poi regolarmente finisci con il circondarti di teste di cazzo sfruttatrici?”
“Hai ragione: una ce l'ho qui davanti.”
Mi sono sollevato in piedi, fronteggiandolo da pari: avrebbe potuto colpirmi ma non l'ha fatto, però, come se stesse valutando se attaccarmi al muro e prendermi a pugni o sfancularmi senza passare dal via.
“Cosa cazzo vuoi dire? Che ti ho sfruttato come hanno fatto Eliza o quello stronzo di Bert? Cosa cazzo vuoi da me ancora? Ho passato gli ultimi cinque anni a starti appresso, a prendermi cura di te e preservarti da tutta la merda di cui ami circondarti, ma ora sono stanco. Tu non puoi distruggere quel poco della mia vita che non fa parte dei My Chemical Romance, cazzo!”
“Ti ho baciato perché volevo baciarti, Frank. L'ho fatto perché sentivo di volerlo fare, cos'altro dovrei fare ora? Chiederti scusa per aver fatto qualcosa che rifarei seduta stante?”
“Io voglio che evitiamo queste cazzate, non voglio far soffrire Jamia. Non lo merita.”
“Io voglio sapere perché hai ricambiato il mio bacio, invece. Potevi allontanarti e invece mi hai abbracciato, Frankie, come se non volessi lasciarmi andare. Perché?”
“Non lo so il perché, okay? Sarà stata l'adrenalina del momento, cosa cazzo vuoi sia stato?”
“Non prendermi per il culo e non prendere per i culo te stesso, razza di ipocrita che non sei altro. Jamia è corsa qui perché tu ci sei stato, non perché io ti ho baciato. Questo l'hai capito almeno, o stai con lei da dieci anni per puro spirito di compassione?”
“Io non ci sono stato, te lo vuoi mettere in testa?”
“Sei stronzo, e cazzo se sei un bastardo: io ti ho baciato e tu hai smesso di suonare e mi hai abbracciato. Anzi, mi hai stretto a te con tutta la forza che avevi in corpo come se ti stessi aggrappando a me prima di precipitare chissà dove. E questa è una cosa che chiunque fa quando c'è sentimento, una cosa che si chiama trasporto... presente?”
“E' stato un episodio, Gee. E per questa cosa tu stai facendo un dramma da prima donna che mi sta facendo saltare i nervi: prima siamo tutto amore e zucchero poi mi prendi a pugni, poi stasera per poco non svieni sul palco e te ne esci con discorsi del cazzo... cosa dovrei fare io?”
Ascoltarti? Sarebbe utile per aprirti gli occhi magari. Ma credi abbia fatto tutto per ripicca?”
“Cazzo, si! Si perché è arrivata Jamia e tu sei ossessionato da questa cosa che dobbiamo essere noi e noi soltanto durante il tour, senza distrazioni. Tu e i tuoi ragionamenti assurdi dei cuori rotti del rock... ma perché, il tuo cuore sarebbe rotto? Io mi sono preso un colpo quando ti ho visto inginocchiato sul palco a delirare con lo sguardo perso nel vuoto davanti a migliaia di persone. Io non sapevo se potevo avvicinarmi a te o meno, visto che l'ultima volta mi hai preso a pugni in faccia e hai evitato di dormire con me nelle ultime sere. Tu ci pensi mai a come sto io?”
“E tu a come sto io?”
“Si, e non lo capisco.”
“Perché sei un egoista del cazzo, Frankie. Tu hai detto che se mi avessi conosciuto in altre circostanze, magari non in questo tempo e in questo corpo, sicuramente ti saresti innamorato di me. Cosa c'è che non va ora, in me?”
Si è portato al viso la mano sinistra su cui spicca da sempre la fede in oro giallo che gli ha regalato Jamia quando abbiamo iniziato a essere fuori casa per i due terzi dell'anno, un modo come un altro per mettere il cappio al collo di un uomo, un simbolo di possessione.
“Tu sei Gerard, cazzo!”
“Ma tu l'hai detto, o neghi anche questo?”
“L'ho detto, okay? E allora, cosa cambia? Era un'intervista, Gee...”
“Fottiti Frank, siamo sempre stati troppo sinceri per riuscire a nascondere anche solo un millesimo di ciò che siamo, per cui risparmiati la fatica di dire che l'hai detto per dare aria alla bocca. Le cazzate le spari con un'altra espressione non con quella che avevi quella sera. Io sono solo Gerard?”
“Tu sei Gerard, Cristo! Il mio migliore amico, quello che avrei dovuto prendere a pugni davanti a migliaia di persone per il solo fatto di avermi baciato e che invece ho... illuso? Ci sono stato, okay, ma non chiedermi il perché, non saprei risponderti.”
“Lasceresti Jamia?”
“Non la lascerei per nulla al mondo, Gee.”
“Ma l'hai lasciata per scoparti le prime tizie che ti facevano perdere la testa, no?”
“Tu non sei a prima tizia che mi fa perdere la testa, sei Gerard! Cazzo, tutto questo ha del paradossale, te ne rendi conto?”
“E quindi?”
“Tu sei intoccabile, irraggiungibile. Tu sei e resterai sempre Gerard, quella parte perfetta per la mia esistenza se ti avessi incontrato in altre circostanze, quanto meno. Non necessariamente altre vite, galassie o corpi, ma magari solo fuori da questa vita artificiale e dai riflettori.”
“Tu sei più stronzo di Bert e più infimo di Eliza, cazzo! Io ti sto chiedendo di essere sincero e tu mi parli di un effetto sliding doors?”
“Ora mi hai rotto il cazzo, tu e i tuoi paragoni di merda. Questa non è la vita vera, chiaro? Questa è vita costruita attorno alla musica. Fuori di qui c'è la quotidianità che ci faceva schifo quando avevamo diciotto anni e che ora rimpiangiamo, ci sono le persone che amiamo e che ci attendono come se fossimo un dono concesso dal cielo, ci sono i momenti che ci portiamo dentro durante i restanti trecentotrenta giorni di tour. Tu stai vivendo qui dentro soltanto, ma perché non vuoi aprire la porta e guardare quello che sta fuori.”
“Io so perfettamente cosa c'è da questa parte e cosa dall'altra, ma quello che mi interessa è qui.”
“Ti fai delle fisime solo perché viviamo in simbiosi, ti tiri storie come tuo solito perché è così che funziona: tu hai il problema, gli altri la cura. Ma io non sono il tuo medico personale né la tua balia, né uno stronzo. Tu non sei innamorato di me, Gee, tu ti sei innamorato di quello che sono qui dentro: ma io non sono così. Non sono soltanto così.”
“Sei una maschera come i peggiori cantanti del pianeta? Dimostrami che esiste un altro Frank allora, dimostrami che la persona che ho baciato non è il carnale sognatore disilluso con cui ho condiviso il letto per cinque anni. Dimostramelo, no?”
“Tu sei pazzo, completamente.”
“Tu non vuoi vedere nemmeno quello che è palese agli occhi di un cieco. Era meglio Bert, lui almeno era sincero. O Eliza, almeno lei mentiva bene. Tu sei così sincero e trasparente che ti si legge in faccia quello che ti passa per la mente. Tu hai paura di perdere tutto questo, di perdere i My Chemical Romance e tutto quello che questo comporta.”
“Io faccio musica da una vita e lo sai benissimo. Non tirare fuori discorsi del cazzo, Gee.”
“Cosa saresti senza i My Chemical Romance? Cosa saresti, tirando fuori quello che non osi tirare fuori con noi per non macchiare la tua immagine da ragazzo pulito che ti sei dipinto addosso? Dimmi che sono solo un amico e la facciamo finita, magari posso sempre chiedere a Bert di duettare insieme... che dici?”
“Sei un pezzo di merda. Tu sai quello che ho fatto per te, dalla prima all'ultima ora di questi cazzo di ultimi cinque anni. Io potevo anche lasciarti morire con Bert e non l'ho fatto. Perché? Perché sei il mio migliore amico, cazzo! Ma tu no, te ne fotti di ciò che è stato e pensi solo a quello che vorresti tu, ai tuoi capricci che passano sempre. Ti incolli alle persone come un parassita e le svuoti, Gee, lasci dentro di loro solo la merda. L'hai fatto anche con me, lo stai facendo ora, e mi sono veramente rotto il cazzo di te e del tuo cuore infranto. Io ti ho spezzato il cuore? Non ti ho mollato come ha fatto Eliza a un passo dal matrimonio, Gee, ti ho detto di darci un taglio e limitarti con le tue manifestazioni d'affetto.”
“Stai negando l'evidenza di quello che provo.”
“Tu vivi fuori dal mondo. Questa non è la vita, io non sono la persona di cui sei innamorato ma quella con cui passi ogni istante della tua esistenza da cinque anni a questa parte e ti possono sorgere i dubbi, ma io sono certo che è amicizia, che è un qualcosa che supera amore e amicizia insieme, ma non è solo amore.”
“Mi lasci solo come tutti gli altri, ma forse sono io che non vado bene per il mondo. Avresti dovuto lasciarmi morire con Bert, sarebbe stato bello in fondo.”
“E piantala, cazzo, di parlare di Bert! Sembra che lui sia il santo e io il demonio!”
“E' così. Lui teneva a me a modo proprio: tu che fai? Ti lasci andare e poi ti tiri indietro perché è sempre più comodo stringersi a ciò che già si possiede. Tu hai paura dell'ignoto come tutti quanti. Tu mi illudi, Frank, continui a farmi credere che tutto possa cambiare e invece tutto resta sempre uguale e arrivano questi momenti di merda. E sono stanco di soffrire, quindi sai che facciamo? Mostrami quel Frank, quello che mi farebbe tanto schifo da evitarmi il disturbo di soffrire per un coglione.”
“Lo vuoi vedere davvero? E se sparisse per sempre questo Frank?”
“Questo Frank non posso averlo come voglio io, no? Allora non mi importa.”
“Sai cosa accadrà? Tu sarai la vittima innocente e io lo stronzo. Mikey mi odierà per tutta la vita e Ray e Bob si terranno fuori dai giochi sino a quando non andrai a piangere anche da loro, e a quel punto ti spalleggeranno. Io dovrò invece imparare a fare i conti con una band che sentirò mia sempre meno. Tu mi stai mettendo alla porta.”
“Ti do la possibilità di esprimere il tuo vero io.”
“Ne avrai paura e te ne pentirai, Gee.”
“Frank Iero non è niente senza i My Chemical Romance, e se sarai qualcosa avrai l'ossessione di questo nome a ricordarti che non puoi cancellarmi dalla tua vita nemmeno volendolo.”
“Non ti cancellerò, ma puoi stare certo che ti farò capire che non sono solo quello che ti ha parato il culo per cinque anni. Tu vedrai il volto che ho con i miei nemici, dato che è quello che vuoi. Fine della partita, Gee.”
“Chi ha perso?”
“Probabilmente entrambi, coglione.”

Ed eccomi qui, ad aver cacciato Frank dalla mia vita con una patetica discussione sui miei sentimenti. Nemmeno io so cosa ci lega, ma sono certo che sia un qualcosa di assolutamente trascendentale. Credevo che Frank fosse davvero il principe azzurro che sarebbe sempre venuto in mio soccorso, invece non ho voluto vedere che la principessa era un'altra, era quella che la era stata sin dal principio.
Vorrei poter non vedere per smettere di avere davanti a me il sorriso di Frank.
Vorrei smettere di udire per non sentire ossessivamente il suono della sua risata.
Vorrei aver perso la parola parecchie ore fa per evitare di dire le cose peggiori che potevano venirmi in mente in meno di un'ora, mandando tutto a puttane.
Vorrei smettere di stringermi le mani l'una con l'altra perché ogni contatto mi ricorda una carezza persa.
Vorrei non dover sentire il sapore amaro di un unico bacio sulle labbra.
Vorrei così tante cose in questo momento, e invece tutto quello che riesco a pensare è che ci siamo persi per sempre, chissà dove e chissà come, poi.
Di certo nel modo più stupido che potessimo trovare.




Note dell'autrice.
Prima – e con ogni probabilità ultima – Frerard che scrivo, redatta appositamente per il Fidelity Spring Party. La frase iniziale è la frase a cui doveva essere ispirata la fanfiction e spero di essere riuscita nell’intento.
   
 
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