HANAMICHI
SAKURAGI
Casa
Sakuragi, ore 8.00 AM
Lunedì.
Un
altro fottutissimo lunedì. Non ce la faccio. Un’altra interminabile settimana.
È già da un po’ di tempo che mi sento così stanco, non tanto fisicamente,
quanto mentalmente.
I
vestiti? Dove diavolo li ho cacciati ieri sera? Ah, eccoli qui!
‹‹Hanamichi
è pronta la colazione!››
‹‹Non
ho fame, mamma››
‹‹Ma
tesoro devi mangiare qualcosa! Come fai poi per tutto il resto della mattina?››
‹‹HO
DETTO CHE NON HO FAME!!! Mamma ma con te le cose quante volte le devo
ripetere???!!!››
Devo
smetterla di trattarla così, ma dopo la morte di papà è diventata così
assillante! No, non è una scusa. Ha solo me al mondo ormai e mi vuole troppo
bene perché io continui a prendermela con lei senza motivo.
In
questo periodo sono io ad essere intrattabile, anche se non capisco il perché…
l’unico ambiente in cui mi trovo bene è con quelli del club di basket e Mito e
gli altri. Il resto mi stanca subito e dopo poco mi irrita senza un motivo
apparente.
‹‹Mamma,
io vado!››
‹‹Ciao
tesoro, buona giornata… Ah, prendi l’ombrello che piove!››
‹‹Va
bene, ci vediamo stasera!››
Non
me n’ero neanche accorto. Comincia a piovere e con questa nebbia del cavolo non
si vede un accidente.
Che
ore saranno? Le 8 e 10. Ecco, di nuovo in ritardo! Devo sbrigarmi. Che giornata
di merda! Già sono scazzato di mio...
E
con questo freddo poi! Ma come è possibile che a ottobre faccia già così
freddo? Si gela!
Ma
quello non è Mito? Beh, almeno non sono l’unico ad essere in ritardo…
IN AUTO
Strada,
ore 8.09 AM
Ma
cazzo!!! Proprio oggi doveva capitare???!!! Alle 7 di mattina doveva rompersi
il polso quella gran cogliona di mia suocera??? E naturalmente mia moglie: “Ma
caro è ovvio che dobbiamo portarla noi al pronto soccorso, come farebbe da sola?
E poi sai benissimo che io non so guidare!”
E
allora di corsa all’ospedale (passando per quella strada dove guarda caso due
auto si erano appena tamponate e la conseguente inevitabile coda). Oggi che c’è
sto benedetto incontro per la fusione della nostra società! Come faccio se
arrivo in ritardo? Vabbè allora adesso chiamo la segretaria del capo per
avvisarlo che arrivo con un po’ di ritardo… Ma dove ho messo il cellulare? Ah,
eccolo qui!
Oh
merda! M’è caduto! Ma cosa è successo? Non è che oggi per caso c’è un convegno
internazionale degli iettatori? Chi se ne frega, lo prendo dopo quello
stramaledetto telefono!
…
Bene
sta via è praticamente deserta, almeno posso recuperare il cellulare!
Ma
dove è finito quel dannato coso? Proprio sotto il sedile del passeggero doveva
infilarsi???!!!
Che
diavolo fa quel ragazzo coi capelli rossi??? Ommerda!!!
‹‹Fermati,
stupido!!! NON ATTRAVERSAREEEE!!!!››
YOHEI MITO
Strada,
ore 8.10 AM
Ancora
in ritardo! Uff.… è mai possibile che non senta mai la sveglia per tempo??? I
casi sono due: o dormo troppo profondamente oppure sono mezzo sordo… non ho mai
sentito di nessuno che non udisse la svegliala mattina, boh!
‹‹Ehi,
Mito!”››
chi…?
‹‹Ah,
ciao Hanamichi!››
Ma
chi è che inchioda co…???!!!
‹‹Attento!!!!!!!
Hanamichi, FERMATI!!!!!››
IN AUTO
Strada,
ore 8.11 AM
“NOOOOO!!!!!!FERMO!!!!!!”
…
Oddio!
Oh mio dio!!!!!!!! L’ho investito!!!
Dov’è
finito? Oddio, che volo che ha fatto! Ti prego Dio aiutami tu…
YOHEI MITO
Strada,
ore 8.11 AM
‹‹HANAMICHIIIII!!!!
Oh cazzo!! CAZZO!!!!!››
…
Silenzio,
troppo silenzio… è incredibile…
Ognuno
sa benissimo quello che dovrebbe fare, ma nessuno fa niente… siamo tutti
immobili come dei deficienti… Sembra che tutto all’improvviso si sia
fermato…mentre tu passi dalla paura più tangibile all’orrore più profondo e
l’unica cosa che vorresti fare è piangere….
Piangere…
E
poi come una scossa la rabbia invade il tuo corpo, ti prende brutalmente e ti
riporta alla realtà…
E
allora il cervello ricomincia a funzionare.
…
‹‹Cosa
fa lei con quel cellulare in mano? Chiami un’ambulanza, su si sbrighi!››
HANAMICHI
SAKURAGI
Nessun
luogo, nessuna ora
Cosa
diamine mi è successo?
…
Non
sento più nulla.
…
Non
vedo.
…
Ho
un po’ paura.
YOHEI MITO
Strada,
ore 8.37 AM
Pregare.
Forse
dovrei pregare…ma ora come ora non mi viene in mente nulla…
L’ambulanza
è arrivata poco fa e poco fa se l’è portato via…un’agente sta interrogando il
tipo della macchina…
Vorrei
pestarlo a sangue…ma non ne ho la forza…sono un fascio di nervi…sono
preoccupato per Hanamichi…l’espressione dell’infermiere dell’ambulanza non
faceva supporre nulla di buono…
Forse
dovrei chiamare sua madre…laggiù c’è una cabina…
Non
riesco neanche a camminare senza tremare…
Hanamichi…chissà
come sta…è una pellaccia dura….supererà anche questo…
Mentre
faccio il numero e chiamo la madre di Hanamichi noto una grossa macchia sulla
strada. E’ Rossa.
Com’è
grande la chiazza, cazzo! Hanamichi…
‹‹Pronto?››
‹‹Pronto,
signora Sakuragi? Sono Yohei Mito…›› Mi tremano le gambe e la voce è rotta e
roca quando tento di informare la madre del mio più caro amico…
‹‹Oh,
ciao caro! Ma come mai…››
‹‹Senta…Hanamici…››
‹‹Cos’è
successo???››
LA SIGNORA
SAKURAGI
Casa
Sakuragi, ore 8.37 AM
‹‹Cosa
è successo, Yohei??››
‹‹Signora,
Hanamichi…è stato…investito…da un’auto!››
‹‹Come?››
dico in un tono appena percettibile.
‹‹Mi…mi
dispiace signora….›› dice il ragazzo fra le lacrime e i singhiozzi.
‹‹Ascolta…››
dico con relativa freddezza ‹‹In che ospedale lo hanno portato?››
‹‹Al…››
Mentre
mi viene detto il nome del complesso ospedaliero mi metto a
piangere…silenziosamente.
…il
mio Hanamichi…
Riaggancio
il ricevitore e mi accascio sul pavimento, tremo come una foglia…ma non è il
momento di essere deboli…
Reprimo
quella voglia di disperazione che vorrebbe esplodere…
Mio
figlio ha bisogno di me! Devo correre all’ospedale!
…devo
essere forte…
Hanamichi!
Hanamichi,
tesoro! La mamma sta arrivando!
Oh,
mio Dio!! Dio, aiutalo! Aiutami!
YOEHI MITO
Strada,
ore 8.41 AM
Chiudo
la telefonata….la madre di Hanamichi non mi ha chiesto nulla a parte il nome
dell’ospedale…
Volevo
salire anche io sull’ambulanza ma non me lo hanno permesso…
Devo
andare da Hanamichi…voglio vederlo…voglio sapere come sta…
‹‹Ehi,
ragazzo!›› mi sento chiamare.
‹‹Sì?››
dico voltandomi, l’agente che prima parlava col tipo dell’auto mi si avvicina.
‹‹Vorrei
farti qualche domanda…sai solo per confermare la versione del signore.›› dice
indicando quel pazzo patentato…vorrei farlo a pezzi a quel bastardo!
‹‹Mi
dica…›› rispondo.
Ma
che due coglioni! Cazzo! Mi viene voglia di suonargliele anche a questo stupido
agente delle palle anche se non mi ha fatto nulla!!
Hanamichi!
Diamine!
Quando
questo tipo ha finito di chiedere mi dirigo in fretta e furia da Hanamichi!
Prima arrivo, prima mi metto l’anima in pace!
Hanamichi
sta bene! Quello stupido è un osso duro!
Stupido…
Guardo
di nuovo quella pozza rossa sull’asfalto e mi assale la paura…
Sta
bene! Sta bene! Continuo a ripetermi….ma non riesco a staccare gli occhi dal
sangue…
…
Prendo
un pullman e aspetto che mi porti dal mio migliore amico.
Tamburello
le dita su un seggiolino di plastica in attesa della fermata.
In
mano ho due cartelle…anche quella di Hanamici…
Perché
diamine non mi hanno fatto salire su quella merdosa ambulanza??!!
…
Corro
all’accettazione del Pronto Soccorso…
‹‹Sakuragi…Hanamichi
Sakuragi…›› dico alla signora seduta oltre il bancone avanti a me.
‹‹Mm…Sakuragi,
hai detto?›› dice spulciando qualche foglio.
‹‹Sì,
Sakuragi…››
‹‹Fammi
controllare bene…››
L’attesa
mi logora…quanto cazzo ci vuole a trovare una persona??
‹‹Ragazzo…stai
cercando un certo Sarukagi?›› mi chiede una dottoressa sbucata dal nulla.
‹‹Sakuragi…››
ripeto.
‹‹Sì,
sì. Sakuragi…ci penso io!›› dice rivolta alla signora dell’accettazione.
‹‹Mi
dica…›› chiedo alla dottoressa ‹‹…dovrebbe già essere arrivata sua madre…››
continuo.
‹‹Ascolta….come
ti chiami?››
‹‹Yohei…››
‹‹Ascolta,
Yohei…›› mi dice in tono grave.
E
lì capisco. Intuisco che c’è qualcosa che non va.
Mi
sento stupido tutto ad un tratto. Con due cartelle in mano, la divisa
scolastica, solo fra questa gente: perché solo adesso mi accorgo che il Pronto
Soccorso è pieno di gente.
Ma
mi sento solo, immensamente solo, e vuoto.
‹‹Come
sta?›› chiedo.
La
dottoressa mi guarda cupa.
HANAMICHI
SAKURAGI
Nessun
luogo, nessuna ora
Fa
rumore una foglia gialla che cade sull'erba secca autunnale?
Nessuno
se ne cura, è una cosa naturale. A nessuno importa della foglia gialla che
cade, è indifferente quando, dove e perché cada. E' la stessa cosa. Eppure la
foglia è morta. Povera foglia. Cade morta abbandonata su un letto di
scheletrici fili d'erba rinsecchiti dal freddo, e nessuno la compatisce. L'uomo
è una creatura egoista a volte.
Ma
se a nessun essere umano importa di una piccola foglia gialla, all'universo
intero la morte di una persona, di un uomo, deve apparire meno che
insignificante, impercettibile. Come quando una foglia gialla cade a terra.
Una
persona che muore fa qualche rumore nell'universo?
E'
indifferente dove, come e perché muoia?
E' questo l'amaro e triste destino che ci attende? Che mi attende?
Probabilmente
sono come un'insignificante foglia secca che cade mossa dal vento autunnale.
Sono leggero e sottile, come una foglia. Mi aspetta un terreno freddo di erba
secca a compatirmi.
A
cosa sono servito? Non ho fatto gran che nella mia vita. Come una foglia.
E
poi, quando muore, una foglia avverte il gelo del terreno?
No,
la foglia gialla cade. Avverte la caduta, sente un senso di vuoto, ripensa alla
sua vita. Sorride ripensando ai suoi cari, e non le importa più niente. Più
niente è importante.
La
foglia gialla si lascia andare verso il terreno godendo gli ultimi attimi di
quella caduta verso il basso, senza paura, come sto facendo io.
Ma
quando tocca terra non prova nulla, la sua anima non c’è già più, come la mia.
OKUSO
Scuola,
ore 10.39 AM
‹‹Okuso,
c’è una telefonata per te, è tuo fratello, dice che è importante… Devi venire a
rispondere in segreteria!››
Fratello??
Questa si che è nuova!!
‹‹Eccomi,
arrivo subito!››
Davvero
strano, quale fratello? Sono figlio unico da quando sono nato, eh eh!
‹‹Pronto?››
‹‹Ciao
Okuso, sono io…››
Lo
immaginavo.
‹‹Ciao
Yohei, come va? Come mai non sei qui a farti il mazzo insieme a noi?››
‹‹Ascolta,
stamattina è successo qualcosa di grave… ad Hanamichi…››
Oh
cazzo, di cosa stai parlando Yohei?
‹‹A
Hanamichi? Cosa gli è successo?››
‹‹Un’auto…››
Singhiozzo.
No, non è possibile…
‹‹Non
vorrai dire che…››
‹‹Un
bastardo l’ha investito…››
Cosa?
Hanno investito Hanamichi? No, non è possibile. Ho capito male.
‹‹Un
bastardo ha fatto cosa??››
‹‹Se
n’è andato, Okuso…››
Silenzio.
Un secondo, due secondi, tre secondi, cinque secondi, dieci secondi.
YOHEI MITO
Ospedale,
ore 10.45 AM
Non
ci credi nemmeno tu eh, Okuso? È tutto così irreale, così impossibile…. vi
prego sbrigatevi a venire ragazzi, ho bisogno di voi…
‹‹Yohei,
se è uno scherzo giuro che t’ammazzo…››
Non
sei convinto neanche tu di quello che stai dicendo vero?
‹‹Non
sto scherzando.››
‹‹Lo
so.››
Piange,
beato lui che ci riesce…
‹‹Chiamo
i ragazzi e arriviamo… Ah, in che ospedale siete?››
In
che ospedale sono vorrai dire…
‹‹Policlinico
Kitamura…››
‹‹Dacci
un quarto d’ora.››
OKUSO
Scuola,
ore 10.47 AM
Non
ci credo. Come può essere successo? È tutto così strano. Come può essere
accaduto a Hanamichi? Quello non lo uccidi nemmeno se gli spacchi un armadio
sulla testa… È immortale. Era immortale.
‹‹Noma,
Takamiya venite un secondo, ci scusi professore…››
‹‹Ehi,
voi due, dove credete di andare senza
il mio permesso?››
Nemmeno
lo guardano, eh eh, nessuno di noi cambierà mai…
‹‹Cosa
c’è Okuso?››
‹‹Dobbiamo
andare al policlinico Kitamura.››
‹‹Uh?
Adesso?››
‹‹Si,
adesso.››
‹‹Perché,
cos’è successo?››
‹‹Hanamichi…è…m-m…››
E
subito lacrime, lacrime e lacrime….
YOHEI MITO
Ospedale,
ore 12.41 PM
Avete
presente la mattina presto, quando ci si è appena alzati e il cervello è in
gran parte ancora tra le braccia di Morfeo tutti i pensieri passano nella
nostra mente al rallentatore e ognuno è costretto a ripetersi lo stesso
concetto per due o tre volte per afferrarlo bene? Stessa cosa. Sono rimasto
all’ospedale tutta la mattina e per tutto il tempo mi sono sentito così.
È
da poco che ho ripreso a vivere, prima non
ne sentivo il bisogno: funzioni vitali ridotte al minimo, di mangiare,
bere e via dicendo non ne sentivo nemmeno il bisogno.
Sono
stati di parola, un quarto d’ora esatto. Ma io non riuscivo a proferire parola
nemmeno al loro arrivo. Comunque non ce n’era bisogno, non ci siamo scambiati
neanche una parola. Quando sono arrivati Okuso, Noma e Takamiya è bastato uno
sguardo…
È
stato solo così che ci siamo potuti dire tutti, ognuno leggeva la verità negli
occhi degli altri.
Cosa
avrei dovuto dire? Cosa avrei potuto dire? A loro, alla madre di Hanamichi…
Cosa possiamo fare se non piangere insieme?
Piangere.
Non ci sono riuscito, non mi è sgorgata nemmeno una lacrima, nessuna lacrima
per il mio migliore amico… Ma che uomo sono? Il fatto è che non ci riesco,
vorrei farlo… Ma mi è impossibile e non capisco il perché , lo sa Dio se
vorrei, mi sembra quasi un fatto dovuto. È come se gli mancassi di rispetto non
piangendo alla sua morte…
‹‹Yoehi?››
Uh?
Ah la signora Sakuragi, deve aver pianto molto…guarda che occhi…
‹‹Si?››
‹‹Volevo
solo ringraziarti…››
‹‹Di
cosa?››
‹‹Per
essergli stato vicino nei suoi ultimi momenti, io di Hanamichi non sapevo
molto, non sapevo che gente frequentasse, o cosa gli piacesse veramente, ma so
che voi due eravate molto amici, e ti sono riconoscente per tutto quello che
hai fatto per lui….››
E,
in quel momento, finalmente: lacrime. Scendono silenziose sulle guance,
rigandole. Un pianto calmo tranquillo, calmo, senza spasmi o rantoli, ma quasi
sereno…
Improvvisamente,
senza il tempo di rendercene conto, eravamo lì, immobili, tristi, in lacrime,
ad abbracciarci… e non so dire quanto mi sentivo bene in quel momento, era
probabilmente la cosa di cui avevo più bisogno. E lo stesso valeva per lei, lo
sapevamo tutt’e due benissimo.
‹‹Grazie
a lei, signora.››
‹‹Sfogati
ragazzo, piangi pure tutte le lacrime che vuoi….››
TAKENORI AKAGI
Casa
Akagi, ore 18.37 PM
‹‹Pronto?››
‹‹Pronto,
casa Akagi?››
‹‹Esatto,
chi parla?››
‹‹Ciao
Takenori, sono Yohei Mito, dovrei dirti una cosa… ››
‹‹Ah
ciao Mito, dove diavolo era finito Sakuragi oggi? Agli allenamenti non si è
fatto vedere…››
‹‹È
proprio di questo che volevo parlare, ascolta… oggi Hanamichi…››
‹‹Si?››
‹‹Ci
ha lasciato…››
‹‹Cosa???!!!››
‹‹Hai
capito bene.››
‹‹Hanamichi…è
morto?››
‹‹Sì.››
Oh,
cazzo. Come morto? Non è possibile.
‹‹Come
è successo?››
‹‹Un
incedente d’auto. Stamattina mentre venivamo a scuola››
‹‹E
tu hai visto tutto?››
‹‹Mi
dispiace…››
‹‹Lo
so…››
E
in quel momento me ne accorsi… appoggiata allo stipite della porta Haruko stava
piangendo scossa da violenti singhiozzi, evidentemente era lì da abbastanza
tempo per aver capito tutto. Merda!!! Non doveva scoprirlo così!!!
‹‹Akagi
ci sei ancora??››
‹‹Sì,
adesso Hanamichi, cioè…ehm…capisci cosa intendo?››
‹‹Sì.››
‹‹Dov’è?››
‹‹All’obitorio
dell’ospedale Kitamura, sua madre è ancora là credo….››
‹‹Ok,
allora avviso gli altri della squadra e andiamo tutti là.››
‹‹Va
bene, allora vengo anch’io.››
‹‹Sì,
ci vediamo lì.››
‹‹Bene,
a dopo…››
‹‹A
dopo.››
Click.
Fine della conversazione. Haruko…
‹‹Dimmi
che non è vero Takenori…››
….Silenzio.
E ora che diavolo dico?
Mi
avvicino la stringo con tutta la delicatezza di cui sono capace: devi farti
forza sorellina.
‹‹Aiutami
tu, fratellone!››
‹‹Certo,
io ci sono sempre.››
‹‹Lo
so…››
Com’è
possibile? Come è potuto accadere? Era sempre così attivo, pieno di vita, la
persona più lontana dalla morte che ci si potesse immaginare… Non posso
crederci! Non voglio crederci! Hanamichi che cosa hai combinato? Lo sapevo che
ti saresti spinto troppo oltre prima o poi… e alla fine sarebbe stato tardi per
tornare indietro… Ma cosa sto dicendo???!!! Come può essere colpa sua? È stato
investito!!!!
Comunque
adesso vado da Kogure così ci rechiamo insieme all’ospedale, devo sbrigarmi…
No! Prima devo avvisare gli altri.
‹‹Haruko
per favore, avvisa tu Ryota, Mitsui, Rukawa e gli altri dello Shohoku, io passo
a prendere Kogure e poi andiamo insieme al Kitamura, se vuoi venire anche tu
raggiungici più tardi insieme ad Ayako, va bene?››
‹‹S-sì,
telefono subito e poi vengo.››
‹‹Grazie
mille, allora io vado, a dopo.››
‹‹C-ciao.››
‹‹Fatti
forza Haruko.››
Che
stupido, come faccio a dirle questo mentre lei deve sopportare una cosa del
genere?
‹‹Anche
tu, fratellone.››
Fuori.
Adesso sbrigati, devi essere là il prima possibile.
HARUKO AKAGI
Casa
Akagi, ore 18.51 PM
Takenori
è appena uscito. Vedo dalla finestra del salotto che si allontana svoltando
l’angolo. Sono sola in casa ora, e mi sembra così grande e così vuota. No. Ad
essere vuota qui sono io. E’ come se mi avessero tolto qualcosa, qualcosa da
dentro…ma chissà per quale motivo non riesco a realizzarlo. Non riesco ad
immaginarmi domani senza Hanamichi che ride e scherza, allegro e vitale come
sempre, pieno di energie. Ma come cavolo è potuta accadere una cosa del genere?
Non è possibile…Forse ora mi sveglio e scopro essere tutto un sogno? No. È
l’orrenda verità…
Guardo
il telefono…devo chiamare gli altri…ma non ne ho la forza…
Come
faccio ad affrontare delle telefonate in cui devo dire che Hanamichi è morto?
Morto? Suona strano…questa parola pare non avere senso…e probabilmente è così.
Passano
dei minuti durante i quali vagabondo da una stanza all’altra, senza meta o
scopo.
Poi
mi decido. Chiamo Ayako e le dico di fare catena…
Prendo
fra le mani la cornetta….le mani mi tremano….
No!
Non posso…come faccio a dare una simile notizia? Come diamine faccio io adesso?
Piango…singhiozzo
rumorosamente e il mio pianto echeggia per tutta la casa…vuota come il mio
spirito…
‹‹PERCHE’?››
grido incapace di esternare il mio dolore in maniera differente.
Singhiozzo
ancora…
Patetica…
Basta!
Ora chiamo Ayako! Le dico tutto! E poi…poi cosa? Cosa?
Ma
qual è il suo numero? Dunque…
Tremante
compongo il numero di casa…
Uno
squillo…
Due
squilli…
Tre…quattro…
‹‹Pronto?››
mi risponde una voce allegra e gioviale.
Ho
un tuffo al cuore…come glielo dico?
‹‹Ciao
Ayako…sono Haruko…››
‹‹Oh,
ciao Haruko!! Dimmi!››
Mamma…come
faccio…e poi…sembra così allegra in questo momento…
‹‹Haruko?
Ci sei ancora?››
‹‹Oh,
sì, scusa…senti Ayako…››
‹‹Haruko…ma
cosa c’è? Hai una voce così afflitta? Sei triste per qualcosa?››
‹‹Io…››
non riesco a dirle nulla perché ricomincio a piangere e a singhiozzare.
‹‹Haruko!
Ma cosa succede?›› mi chiede ora preoccupata.
‹‹Ha…Hanamichi…››
‹‹Hanamichi
cosa?›› chiede.
‹‹Hanamichi
è…è…››
‹‹Haruko!!
Dimmi cosa gli è successo!!›› chiede risoluta.
‹‹Ha
avuto un incidente…è stato investito…è morto!!!›› dico le ultime parole con una
spinta di disperazione e non riesco a smettere di piangere.
Anche
Ayako dopo un po’ di silenzio comincia a singhizzare dall’altro capo del
telefono.
‹‹Oh,
Haruko…io non…Ma come è potuto accadere?››
‹‹Non
lo so…Takenori ha parlato con…Mito e…e adesso andava da Kogure…››
‹‹Va
bene, ho capito…gli altri lo sanno?›› chiede cercando di calmarsi, cosa che io
non riesco a fare.
‹‹No…ho
chiamato prima te…pensavo di fare una catena…io…io non...ce la faccio!! Come
posso avvisare tutti?? Ti prego io…››
‹‹Va
bene, non ti preoccupare ci penso io…in che ospedale...?›› dice singhiozzando.
‹‹Il
Kitamura...››
‹‹Ok...ciao
Haruko...››
Riattacco.
Mi
sono tolta un peso…e adesso? Che devo fare? Cosa devo fare? Perché Akagi non mi
ha aspettato e portato con lui? Oh mio Dio…Perché? Perché è successo?
AYAKO
Da
Ayako, ore 19.01 PM
Riattacco
la cornetta.
Cammino
avanti e indietro nel corridoio dove si trova il telefono. Vorrei poter parlare
con...ma che ne so! Con chi ne sa qualcosa...come è successo...perché
Hanamichi? Mi dispiace così tanto... oh Dio! Dio! Come? Ma come?
Tremo
e ho il fiato corto. Faccio dei lunghi respiri, ma mi sento scossa fin dentro
le ossa da un tremito inarrestabile.
Respiro
profondamente e cerco di ricacciare le lacrime mentre mi tengo stretto lo stomaco
fra le braccia.
Mi
lascio scivolare e mi siedo con la schiena contro il muro. Respiro ancora a
fondo.
Con
Haruko ho tentato di contenere le mie emozioni, vorrei sfogarmi un po', ma non
posso; non ancora.
Hanamichi?
Come Hanamichi? Come è possibile? Vero o no, è una cosa troppo irreale. Troppo
fuori dalla portata dell'immaginazione di tutti.
E
chi chiamo adesso?
Un
respiro profondo...
Calma,
devo restare calma.
Hanamichi...morto?
Prendo
la cornetta...
Morto?
La
guardo e comincio a comporre un numero...
Morto.
Premo
l'ultima cifra e attendo portandomi il ricevitore all'orecchio...
Non
c'è più. Non ci sarà mai più?
Come
glielo dico? Come faccio? Come si fa? Come si fa a dire una cosa del genere?
‹‹Pronto?››
Mai
più.
‹‹Pronto...ciao...››
Le
parole verranno.
‹‹Aya-chan!!!
Ayakuccia!!!››
‹‹Ciao...››
...Come faccio?... ‹‹...senti...››
‹‹Aya,
cosa c'è che non va?›› mi chiede serio Ryota.
‹‹E'
successa una cosa...›› dico e la voce mi trema.
‹‹Aya,
calmati, cosa è successo?›› mi chiede in tono grave...che bravo ha subito
capito che qualcosa non va...ma come glielo dico?
‹‹Mi
ha telefonato Haruko...Akagi ha ricevuto una telefonata da Mito...››
‹‹E'
successo qualcosa ad Hanamichi?›› chiede piano, in un sussurro.
Singhiozzo.
‹‹Sì...›› riesco solo a dire...come glielo dico adesso?
Ryota
non dice nulla per un po', aspetta probabilmente che mi calmi.
‹‹E'
stato...investito da un'auto...›› dico riprendendo un minimo del controllo.
‹‹Come
sta?››
‹‹Oh,
Ryota!!›› dico fra i singhiozzi che riprendono a scuotermi ‹‹Non...lui non...››
non riesco a dirlo, non ci riesco proprio!
Piango
piano appoggiata al muro.
‹‹Ayako...mi
stai dicendo che Hanamichi è...››
‹‹Lui
non...non ce l'ha fatta...››
L'ho
detto...mi sento uno schifo...piccola e inutile...impotente di fronte al
tutto...uno schifo e basta.
Ryota
non dice nulla.
‹‹Ryota?››
Nulla.
‹‹Ryota?
Ci...››
‹‹Sì,
sì...›› sospira.
‹‹Stiamo
facendo una catena...›› spiego.
‹‹Ah...››
dice in un soffio.
‹‹Non
sai quanto mi dispiace...›› sussurro.
‹‹Lo
so...››
Che
stupida che sono...Miyagi certo conosce meglio Hanamichi di me...conosce?
Conosceva? Oh, mio Dio...
‹‹Scusa...››
tento di riparare alla mia gaffe ‹‹Tu certo...››
‹‹Chi
devo chiamare?››
‹‹Dunque...››
gli dico che lo sappiamo soltanto noi due, Akagi e la sorella ‹‹...ah, no.
Anche Kogure, Akagi passava da lui...e poi andava al Kitamura...››
‹‹Ok...ciao,
ci vediamo là.››
‹‹Ciao.››
Tuu...tuu...tuu...
Ryota
ha messo giù. Sembra che abbia incassato il colpo. Male però.
...
No.
Non è possibile...io ancora non ci credo. Tutto è troppo normale. Non può
essere successa una cosa così grave ed essere tutto così normale...non può...
E’
proprio vero…non si conta poi più di tanto…
Una
persona muore…e tutto continua senza cambiamenti…piano, piano
normalmente…troppo normalmente. Come fa ad essere tutto così normale quando
accade una cosa così ingiusta?
HISASHI MITSUI
Ospedale,
ore 19.45 PM
‹‹Che
significa non avete potuto fare nulla? È arrivato qui già… già morto?››
‹‹Esattamente,
e ora, se mi può scusare, avrei altro da fare››
L’infermiera
più scortese del mondo. Cazzo, un mio amico è appena stato ucciso, un po’ di
tatto non guasterebbe. Ma tutto questo non glielo dico, non riesco a dire
nulla, nessuno di noi riesce a proferire parola, nemmeno Akagi, di fronte alla
madre di Sakuragi è riuscito ad aggiungere qualcos’altro oltre alle solite
condoglianze. Haruko e Ayako sono arrivate già in lacrime pochi minuti fa, ma
nessuno era dell’umore per consolarle, per farsi carico anche della tristezza
di un altro. Il vuoto che sentiamo dentro è già abbastanza opprimente. Solo
Ryota ha tentato qualcosa, ha abbracciato Ayako che gli si è stretta al petto
bagnandogli la maglietta di lacrime e lui ha alzato verso di me lo sguardo
scuotendo la testa. Non ci sono parole.
Viene da chiedersi come sia possibile, com’è possibile che sia morto? Sakuragi, sempre così vitale, allegro e scontroso. Viene da pensare alla vita, alla voglia di godersela prima che finisca, alla sensazione di non voler lasciare nulla in sospeso, di fare tutto, tutto il possibile per lo meno. “Smania” non è la parola esatta, ma è la prima che mi viene in mente. Dove dicevano: “Tutti gli uomini muoiono, non tutti però vivono davvero”? Qualcosa del genere mi viene in mente in questo momento, ma il fatto è che non provo dolore, non sento nulla, come potrei provare dolore? E non è come una di quelle stronzate che fanno: lui non vorrebbe vederci così, o cose del genere, il dolore non si sente per rispetto, ma per affetto e, ad essere sinceri, non è che ci fosse tutta questa intesa tra me e Sakuragi, certo, siamo tutti sconvolti, io compreso senza dubbio, ma di dolore vero non ne provo, è la verità e non mi biasimo per questo e, anche se mi biasimassi, non cambierebbe proprio niente. La verità è che se io e lui ci scambiassimo i ruoli, nulla sarebbe diverso, io sarei morto e lui qui all’ospedale, ma non certo consumato dal dolore, no di certo. Fa sorridere però, questo ragionamento sembra solo una scusa, un modo per scagionarsi, forse è così, non lo so e non m’interessa.
‹‹Ehi, Mitsui!››
Ma guarda, Uozumi e Sendoh, ma che diavolo ci fanno qui?
‹‹Ciao ragazzi, come va?››
‹‹Noi bene e infatti non siamo qui per questo, abbiamo saputo di Sakuragi, ci dispiace››
‹‹Sì››
Mai troppo loquace eh, Sendoh?
‹‹Anche a noi, volete vederlo?››
‹‹È necessario?››
‹‹No››
‹‹Allora passiamo la mano››
E fate bene…
‹‹Se volete posso portarvi da sua madre, se è ancora qui››
‹‹Grazie››
‹‹Di nulla››
‹‹Cercavamo anche Akagi, è qui?››
‹‹Certo, ci sono tutti, Akagi, Kogure, Yasuda, Miyagi, Rukawa…››
‹‹Rukawa?››
Ehilà, Sendoh, ma allora sei sveglio!
‹‹Sì, proprio lui, non ha detto nulla da quando l’ha scoperto, l’unico che non è nemmeno riuscito a dire “mi dispiace”››
‹‹Non credo che non sia addolorato››
Nemmeno io
‹‹Infatti
è quello che si è mostrato tra i più vicini alla madre di Hanamichi››
Uh,
l’ho chiamato per nome.
RYOTA MIYAGI
Ospedale,
ore 19.53 PM
‹‹Non
è possibile Ryota, ma perché?››
‹‹Non
lo so, Ayako, non lo so››
È
strano, ogni volta che muore qualcuno ci si chiede sempre come sia possibile,
ci si chiede il perché, ma tutti sappiamo benissimo che non c’è un perché,
sappiamo che ogni giorno centinaia di persone muoiono nei modi più svariati,
senza un motivo, muoiono i ricchi, muoiono i poveri, i buoni, i cattivi, i
bambini, gli adulti, le donne, gli uomini, moriamo tutti e lo sappiamo che è
inutile domandarsi perché. Non possiamo capirlo, il motivo.
‹‹Non
se lo meritava››
Anche
questo diciamo sempre, nessuno se lo merita, anche il peggiore di noi non si
merita di morire, non sta a noi giudicare se qualcuno lo merita o no.
‹‹Era
sempre così pieno di vita, di energie››
Ricordiamo
sempre com’erano i nostri cari, ma cerchiamo sempre di scordare la loro morte,
come è stata tragica la loro fine.
‹‹Ryota,
io non ce la faccio››
‹‹Nessuno
ce la può fare, nessuno di noi ce la fa, lo sai anche tu››
Non
ci pensiamo mai, noi giovani non prendiamo mai in considerazione il fatto di
poter morire, forse è per questo che è così traumatico tutto ciò… No,
probabilmente sarebbe ugualmente tragico. Non è che crediamo di essere
superuomini immortali o cosa, solo che non ci pensiamo, non crediamo di poter
morire, siamo convinti di avere ancora tutta la vita davanti, il tutto
shakerato con la voglia di evitare persino di parlare della morte della nostra
società, vedi tu che cocktail ci capita, a noi ragazzi.
Hanamichi,
nemmeno tu ci pensavi, vero?
Nessuno
di noi riesce ad accettare la tua morte, siamo distrutti dal dolore e
ammutoliti nel rimpianto delle cose che non ci siamo detti, dei momenti
spensierati passati insieme, mi torna in mente una canzone che faceva più o
meno così: “…voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio
pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi, che come allora
sorridi…” Hanamichi Sakuragi, il genio del basket.
KAEDE RUKAWA
Ospedale,
ore 20.15 PM
Silenzio,
fate silenzio, per favore. Sì, sì, voi che mi guardate un attimo, con occhi
sfuggenti e mi passate accanto camminando veloci, voi che aspettate di essere
visitati dovete tacere. Tu bimbo che piangi devi startene zitto, almeno un
secondo. E voi due, infermiere, smettetela di parlottare tra voi, facendo finta
di non notare quella madre distrutta dalla perdita di suo figlio, il mondo si
deve fermare. È morto un mio amico, cazzo, il mondo si deve fermare eccome!
Non
è pietà, non è rispetto, è solo dolore, un dolore che non avevo mai provato,
che non pensavo di poter provare per Hanamichi Sakuragi, non è che fossimo
amiconi, anzi diciamo che non facevamo altro che litigare. Sono tremendamente
confuso.
‹‹Ehi
Rukawa!››
Sendoh?
‹‹Sendoh,
che ci fai qui?››
‹‹Ho
sentito di Sakuragi››
‹‹…››
‹‹Mi
spiace››
‹‹Spiace
a tutti››
‹‹Lo
so, non era quello che volevo dire…››
‹‹Sì,
lascia perdere, ho capito››
‹‹Sei
rimasto solo tu?››
‹‹No,
ci sono anche gli altri, ma sono di là››
‹‹È
incredibile vero?››
‹‹Già››
‹‹Ma
come è successo?››
‹‹L’hanno
investito››
‹‹È
morto sul colpo?››
‹‹Penso
di sì, di certo quando è arrivato qui non c’era più nulla da fare››
‹‹Almeno
non ha sofferto››
‹‹Almeno
quello››
‹‹Mi
potresti dire dov’è sua madre?››
‹‹È
seduta laggiù››
‹‹Vado
a parlarle, tu l’hai già fatto?››
‹‹Sì,
ma ti accompagno››
‹‹Grazie››
Era
l’ultimo che mi sarei aspettato di incontrare in un posto come questo, Akira
Sendoh. Ma d’altra parte non credevo nemmeno che potesse finirci Sakuragi.
‹‹Signora,
questo è Akira Sendoh, gioca nella squadra del liceo Ryonan che noi dello
Shohoku abbiamo affrontato alcune volte, è venuto per farle le sue condoglianze››
‹‹Signora,
sono molto addolorato, se c’è qualcosa che posso fare per lei, se ha bisogno di
qualcosa…
Mi
dispiace moltissimo››
‹‹Grazie
caro, ma va tutto bene, davvero non ho bisogno di nulla, grazie ancora,
ringrazia anche il tuo capitano, è passato prima a salutarmi››
Uozumi?
È venuto anche lui?
‹‹Ah
sì, Uozumi, siamo venuti qui insieme››
‹‹Sì,
esatto, si chiamava Uozumi››
Cavolo,
era in lacrime fino a pochi minuti fa e adesso si sforza di sembrare persino
allegra, che forza d’animo.
LA SIGNORA
SAKURAGI
Ospedale,
ore 21.53 PM
Benvenuti
nel mio mondo, nel mio dramma.
Mio
figlio è morto.
E
cosa dovrei o anche solo, potrei fare io?
Mi
guardano tutti mortificati, quasi fosse colpa loro. Poverini, mi fanno quasi
pena…
Sono
giovani e non capiscono.
E’
come se avessi la mente così leggera e vuota che nemmeno riesco più a piangere.
Non
è mica tanto facile, dopotutto.
Sola.
Inesorabilmente
sola seduta su una scomoda sedia d’ospedale.
…
Ospedale,
ore 22.45 PM
Se
ne sono andati tutti a casa.
Anche
i suoi compagni di squadra. Dall’espressione che avevano sembrava volessero
rimanere ancora, ma si è fatto veramente tardi.
Io
veglierò qui.
Seduta
su una scomoda sedia d’ospedale.
Ferma
immobile.
In
attesa di qualcosa che mi scuota, che forse mi farà gridare e piangere come non
è ancora successo oggi.
Attendo.
I
miei occhi vuoti, la mia mente priva di ogni pensiero.
Seduta
e ferma.
Ma
non succede nulla…
FINE