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Autore: SimmyLu    04/02/2006    2 recensioni
Un incidente e nel giro di poco una vita si spegne. Attraversando i pensieri di tutti i personaggi viene affrontato il dramma della perdità più grande. [scritta con SoichiroJin]
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HANAMICHI SAKURAGI

 

Casa Sakuragi, ore 8.00 AM

 

 

Lunedì.

Un altro fottutissimo lunedì. Non ce la faccio. Un’altra interminabile settimana. È già da un po’ di tempo che mi sento così stanco, non tanto fisicamente, quanto mentalmente.

I vestiti? Dove diavolo li ho cacciati ieri sera? Ah, eccoli qui!

‹‹Hanamichi è pronta la colazione!››

‹‹Non ho fame, mamma››

‹‹Ma tesoro devi mangiare qualcosa! Come fai poi per tutto il resto della mattina?››

‹‹HO DETTO CHE NON HO FAME!!! Mamma ma con te le cose quante volte le devo ripetere???!!!››

Devo smetterla di trattarla così, ma dopo la morte di papà è diventata così assillante! No, non è una scusa. Ha solo me al mondo ormai e mi vuole troppo bene perché io continui a prendermela con lei senza motivo.   

In questo periodo sono io ad essere intrattabile, anche se non capisco il perché… l’unico ambiente in cui mi trovo bene è con quelli del club di basket e Mito e gli altri. Il resto mi stanca subito e dopo poco mi irrita senza un motivo apparente.

‹‹Mamma, io vado!››

‹‹Ciao tesoro, buona giornata… Ah, prendi l’ombrello che piove!››

‹‹Va bene, ci vediamo stasera!››

Non me n’ero neanche accorto. Comincia a piovere e con questa nebbia del cavolo non si vede un accidente.

Che ore saranno? Le 8 e 10. Ecco, di nuovo in ritardo! Devo sbrigarmi. Che giornata di merda! Già sono scazzato di mio...

E con questo freddo poi! Ma come è possibile che a ottobre faccia già così freddo? Si gela!

Ma quello non è Mito? Beh, almeno non sono l’unico ad essere in ritardo…

 

 

IN AUTO

 

Strada, ore 8.09 AM

 

 

 

Ma cazzo!!! Proprio oggi doveva capitare???!!! Alle 7 di mattina doveva rompersi il polso quella gran cogliona di mia suocera??? E naturalmente mia moglie: “Ma caro è ovvio che dobbiamo portarla noi al pronto soccorso, come farebbe da sola? E poi sai benissimo che io non so guidare!”

E allora di corsa all’ospedale (passando per quella strada dove guarda caso due auto si erano appena tamponate e la conseguente inevitabile coda). Oggi che c’è sto benedetto incontro per la fusione della nostra società! Come faccio se arrivo in ritardo? Vabbè allora adesso chiamo la segretaria del capo per avvisarlo che arrivo con un po’ di ritardo… Ma dove ho messo il cellulare? Ah, eccolo qui!

Oh merda! M’è caduto! Ma cosa è successo? Non è che oggi per caso c’è un convegno internazionale degli iettatori? Chi se ne frega, lo prendo dopo quello stramaledetto telefono!

Bene sta via è praticamente deserta, almeno posso recuperare il cellulare!  

Ma dove è finito quel dannato coso? Proprio sotto il sedile del passeggero doveva infilarsi???!!!

Che diavolo fa quel ragazzo coi capelli rossi??? Ommerda!!!

‹‹Fermati, stupido!!! NON ATTRAVERSAREEEE!!!!››

 

 

YOHEI MITO

 

Strada, ore 8.10 AM

 

 

 

Ancora in ritardo! Uff.… è mai possibile che non senta mai la sveglia per tempo??? I casi sono due: o dormo troppo profondamente oppure sono mezzo sordo… non ho mai sentito di nessuno che non udisse la svegliala mattina, boh!

‹‹Ehi, Mito!”››

chi…?

‹‹Ah, ciao Hanamichi!››

Ma chi è che inchioda co…???!!!

‹‹Attento!!!!!!! Hanamichi, FERMATI!!!!!››

 

IN AUTO

 

Strada, ore 8.11 AM

 

 

 

“NOOOOO!!!!!!FERMO!!!!!!”

Oddio! Oh mio dio!!!!!!!! L’ho investito!!!

Dov’è finito? Oddio, che volo che ha fatto! Ti prego Dio aiutami tu…

 

 

YOHEI MITO

 

Strada, ore 8.11 AM

 

 

 

‹‹HANAMICHIIIII!!!! Oh cazzo!! CAZZO!!!!!››

Silenzio, troppo silenzio… è incredibile…

Ognuno sa benissimo quello che dovrebbe fare, ma nessuno fa niente… siamo tutti immobili come dei deficienti… Sembra che tutto all’improvviso si sia fermato…mentre tu passi dalla paura più tangibile all’orrore più profondo e l’unica cosa che vorresti fare è piangere….

Piangere…

E poi come una scossa la rabbia invade il tuo corpo, ti prende brutalmente e ti riporta alla realtà…

E allora il cervello ricomincia a funzionare.

‹‹Cosa fa lei con quel cellulare in mano? Chiami un’ambulanza, su si sbrighi!››

 

 

HANAMICHI SAKURAGI

 

Nessun luogo, nessuna ora

 

 

 

Cosa diamine mi è successo?

Non sento più nulla.

Non vedo.

Ho un po’ paura.

 

 

YOHEI MITO

 

Strada, ore 8.37 AM

 

 

 

Pregare.

Forse dovrei pregare…ma ora come ora non mi viene in mente nulla…

L’ambulanza è arrivata poco fa e poco fa se l’è portato via…un’agente sta interrogando il tipo della macchina…

Vorrei pestarlo a sangue…ma non ne ho la forza…sono un fascio di nervi…sono preoccupato per Hanamichi…l’espressione dell’infermiere dell’ambulanza non faceva supporre nulla di buono…

Forse dovrei chiamare sua madre…laggiù c’è una cabina…

Non riesco neanche a camminare senza tremare…

Hanamichi…chissà come sta…è una pellaccia dura….supererà anche questo…

Mentre faccio il numero e chiamo la madre di Hanamichi noto una grossa macchia sulla strada. E’ Rossa.

Com’è grande la chiazza, cazzo! Hanamichi…

‹‹Pronto?››

‹‹Pronto, signora Sakuragi? Sono Yohei Mito…›› Mi tremano le gambe e la voce è rotta e roca quando tento di informare la madre del mio più caro amico…

‹‹Oh, ciao caro! Ma come mai…››

‹‹Senta…Hanamici…››

‹‹Cos’è successo???››

 

 

LA SIGNORA SAKURAGI

 

Casa Sakuragi, ore 8.37 AM

 

 

 

‹‹Cosa è successo, Yohei??››

‹‹Signora, Hanamichi…è stato…investito…da un’auto!››

‹‹Come?›› dico in un tono appena percettibile.

‹‹Mi…mi dispiace signora….›› dice il ragazzo fra le lacrime e i singhiozzi.

‹‹Ascolta…›› dico con relativa freddezza ‹‹In che ospedale lo hanno portato?››

‹‹Al…››

Mentre mi viene detto il nome del complesso ospedaliero mi metto a piangere…silenziosamente.

…il mio Hanamichi…

Riaggancio il ricevitore e mi accascio sul pavimento, tremo come una foglia…ma non è il momento di essere deboli…

Reprimo quella voglia di disperazione che vorrebbe esplodere…

Mio figlio ha bisogno di me! Devo correre all’ospedale!

…devo essere forte…

Hanamichi!

Hanamichi, tesoro! La mamma sta arrivando!

Oh, mio Dio!! Dio, aiutalo! Aiutami!

 

 

YOEHI MITO

 

Strada, ore 8.41 AM

 

 

Chiudo la telefonata….la madre di Hanamichi non mi ha chiesto nulla a parte il nome dell’ospedale…

Volevo salire anche io sull’ambulanza ma non me lo hanno permesso…

Devo andare da Hanamichi…voglio vederlo…voglio sapere come sta…

‹‹Ehi, ragazzo!›› mi sento chiamare.

‹‹Sì?›› dico voltandomi, l’agente che prima parlava col tipo dell’auto mi si avvicina.

‹‹Vorrei farti qualche domanda…sai solo per confermare la versione del signore.›› dice indicando quel pazzo patentato…vorrei farlo a pezzi a quel bastardo!

‹‹Mi dica…›› rispondo.

Ma che due coglioni! Cazzo! Mi viene voglia di suonargliele anche a questo stupido agente delle palle anche se non mi ha fatto nulla!!

Hanamichi! Diamine!

Quando questo tipo ha finito di chiedere mi dirigo in fretta e furia da Hanamichi! Prima arrivo, prima mi metto l’anima in pace!

Hanamichi sta bene! Quello stupido è un osso duro!

Stupido…

Guardo di nuovo quella pozza rossa sull’asfalto e mi assale la paura…

Sta bene! Sta bene! Continuo a ripetermi….ma non riesco a staccare gli occhi dal sangue…

Prendo un pullman e aspetto che mi porti dal mio migliore amico.

Tamburello le dita su un seggiolino di plastica in attesa della fermata.

In mano ho due cartelle…anche quella di Hanamici…

Perché diamine non mi hanno fatto salire su quella merdosa ambulanza??!!

Corro all’accettazione del Pronto Soccorso…

‹‹Sakuragi…Hanamichi Sakuragi…›› dico alla signora seduta oltre il bancone avanti a me.

‹‹Mm…Sakuragi, hai detto?›› dice spulciando qualche foglio.

‹‹Sì, Sakuragi…››

‹‹Fammi controllare bene…››

L’attesa mi logora…quanto cazzo ci vuole a trovare una persona??

‹‹Ragazzo…stai cercando un certo Sarukagi?›› mi chiede una dottoressa sbucata dal nulla.

‹‹Sakuragi…›› ripeto.

‹‹Sì, sì. Sakuragi…ci penso io!›› dice rivolta alla signora dell’accettazione.

‹‹Mi dica…›› chiedo alla dottoressa ‹‹…dovrebbe già essere arrivata sua madre…›› continuo.

‹‹Ascolta….come ti chiami?››

‹‹Yohei…››

‹‹Ascolta, Yohei…›› mi dice in tono grave.

E lì capisco. Intuisco che c’è qualcosa che non va.

Mi sento stupido tutto ad un tratto. Con due cartelle in mano, la divisa scolastica, solo fra questa gente: perché solo adesso mi accorgo che il Pronto Soccorso è pieno di gente.

Ma mi sento solo, immensamente solo, e vuoto.

‹‹Come sta?›› chiedo.

La dottoressa mi guarda cupa. 

 

 

 HANAMICHI SAKURAGI

 

Nessun luogo, nessuna ora

 

 

Fa rumore una foglia gialla che cade sull'erba secca autunnale?

Nessuno se ne cura, è una cosa naturale. A nessuno importa della foglia gialla che cade, è indifferente quando, dove e perché cada. E' la stessa cosa. Eppure la foglia è morta. Povera foglia. Cade morta abbandonata su un letto di scheletrici fili d'erba rinsecchiti dal freddo, e nessuno la compatisce. L'uomo è una creatura egoista a volte.

Ma se a nessun essere umano importa di una piccola foglia gialla, all'universo intero la morte di una persona, di un uomo, deve apparire meno che insignificante, impercettibile. Come quando una foglia gialla cade a terra.

Una persona che muore fa qualche rumore nell'universo?

E' indifferente dove, come e perché  muoia? E' questo l'amaro e triste destino che ci attende? Che mi attende?

Probabilmente sono come un'insignificante foglia secca che cade mossa dal vento autunnale. Sono leggero e sottile, come una foglia. Mi aspetta un terreno freddo di erba secca a compatirmi.

A cosa sono servito? Non ho fatto gran che nella mia vita. Come una foglia.

E poi, quando muore, una foglia avverte il gelo del terreno?

No, la foglia gialla cade. Avverte la caduta, sente un senso di vuoto, ripensa alla sua vita. Sorride ripensando ai suoi cari, e non le importa più niente. Più niente è importante.

La foglia gialla si lascia andare verso il terreno godendo gli ultimi attimi di quella caduta verso il basso, senza paura, come sto facendo io.

Ma quando tocca terra non prova nulla, la sua anima non c’è già più, come la mia.

 

OKUSO

 

Scuola, ore 10.39 AM

 

 

‹‹Okuso, c’è una telefonata per te, è tuo fratello, dice che è importante… Devi venire a rispondere in segreteria!››

Fratello?? Questa si che è nuova!!

‹‹Eccomi, arrivo subito!››

Davvero strano, quale fratello? Sono figlio unico da quando sono nato, eh eh!

‹‹Pronto?››

‹‹Ciao Okuso, sono io…››

Lo immaginavo.

‹‹Ciao Yohei, come va? Come mai non sei qui a farti il mazzo insieme a noi?››

‹‹Ascolta, stamattina è successo qualcosa di grave… ad Hanamichi…››

Oh cazzo, di cosa stai parlando Yohei?

‹‹A Hanamichi? Cosa gli è successo?››

‹‹Un’auto…››

Singhiozzo. No, non è possibile…

‹‹Non vorrai dire che…››

‹‹Un bastardo l’ha investito…››

Cosa? Hanno investito Hanamichi? No, non è possibile. Ho capito male.

‹‹Un bastardo ha fatto cosa??››

‹‹Se n’è andato, Okuso…››

Silenzio. Un secondo, due secondi, tre secondi, cinque secondi, dieci secondi.

                                    

YOHEI MITO

 

Ospedale, ore 10.45 AM

 

 

Non ci credi nemmeno tu eh, Okuso? È tutto così irreale, così impossibile…. vi prego sbrigatevi a venire ragazzi, ho bisogno di voi…

‹‹Yohei, se è uno scherzo giuro che t’ammazzo…››

Non sei convinto neanche tu di quello che stai dicendo vero?

‹‹Non sto scherzando.››

‹‹Lo so.››

Piange, beato lui che ci riesce…

‹‹Chiamo i ragazzi e arriviamo… Ah, in che ospedale siete?››

In che ospedale sono vorrai dire…

‹‹Policlinico Kitamura…››

‹‹Dacci un quarto d’ora.››

 

OKUSO

 

Scuola, ore 10.47 AM

 

 

Non ci credo. Come può essere successo? È tutto così strano. Come può essere accaduto a Hanamichi? Quello non lo uccidi nemmeno se gli spacchi un armadio sulla testa… È immortale. Era immortale.

‹‹Noma, Takamiya venite un secondo, ci scusi professore…››

‹‹Ehi, voi  due, dove credete di andare senza il mio permesso?››

Nemmeno lo guardano, eh eh, nessuno di noi cambierà mai…

‹‹Cosa c’è Okuso?››

‹‹Dobbiamo andare al policlinico Kitamura.››

‹‹Uh? Adesso?››

‹‹Si, adesso.››

‹‹Perché, cos’è successo?››

‹‹Hanamichi…è…m-m…››

E subito lacrime, lacrime e lacrime….

 

 

 

 

YOHEI MITO

 

Ospedale, ore 12.41 PM

 

 

Avete presente la mattina presto, quando ci si è appena alzati e il cervello è in gran parte ancora tra le braccia di Morfeo tutti i pensieri passano nella nostra mente al rallentatore e ognuno è costretto a ripetersi lo stesso concetto per due o tre volte per afferrarlo bene? Stessa cosa. Sono rimasto all’ospedale tutta la mattina e per tutto il tempo mi sono sentito così.

È da poco che ho ripreso a vivere, prima non  ne sentivo il bisogno: funzioni vitali ridotte al minimo, di mangiare, bere e via dicendo non ne sentivo nemmeno il bisogno.

Sono stati di parola, un quarto d’ora esatto. Ma io non riuscivo a proferire parola nemmeno al loro arrivo. Comunque non ce n’era bisogno, non ci siamo scambiati neanche una parola. Quando sono arrivati Okuso, Noma e Takamiya è bastato uno sguardo…

È stato solo così che ci siamo potuti dire tutti, ognuno leggeva la verità negli occhi degli altri.

Cosa avrei dovuto dire? Cosa avrei potuto dire? A loro, alla madre di Hanamichi… Cosa possiamo fare se non piangere insieme?

Piangere. Non ci sono riuscito, non mi è sgorgata nemmeno una lacrima, nessuna lacrima per il mio migliore amico… Ma che uomo sono? Il fatto è che non ci riesco, vorrei farlo… Ma mi è impossibile e non capisco il perché , lo sa Dio se vorrei, mi sembra quasi un fatto dovuto. È come se gli mancassi di rispetto non piangendo alla sua morte…

‹‹Yoehi?››

Uh? Ah la signora Sakuragi, deve aver pianto molto…guarda che occhi…

‹‹Si?››

‹‹Volevo solo ringraziarti…››

‹‹Di cosa?››

‹‹Per essergli stato vicino nei suoi ultimi momenti, io di Hanamichi non sapevo molto, non sapevo che gente frequentasse, o cosa gli piacesse veramente, ma so che voi due eravate molto amici, e ti sono riconoscente per tutto quello che hai fatto per lui….››

E, in quel momento, finalmente: lacrime. Scendono silenziose sulle guance, rigandole. Un pianto calmo tranquillo, calmo, senza spasmi o rantoli, ma quasi sereno…

Improvvisamente, senza il tempo di rendercene conto, eravamo lì, immobili, tristi, in lacrime, ad abbracciarci… e non so dire quanto mi sentivo bene in quel momento, era probabilmente la cosa di cui avevo più bisogno. E lo stesso valeva per lei, lo sapevamo tutt’e due benissimo.

‹‹Grazie a lei, signora.››

‹‹Sfogati ragazzo, piangi pure tutte le lacrime che vuoi….›› 

 

TAKENORI AKAGI

 

Casa Akagi, ore 18.37  PM

 

 

‹‹Pronto?››

‹‹Pronto, casa Akagi?››

‹‹Esatto, chi parla?››

‹‹Ciao Takenori, sono Yohei Mito, dovrei dirti una cosa… ››

‹‹Ah ciao Mito, dove diavolo era finito Sakuragi oggi? Agli allenamenti non si è fatto vedere…››

‹‹È proprio di questo che volevo parlare, ascolta… oggi Hanamichi…››

‹‹Si?››

‹‹Ci ha lasciato…››

‹‹Cosa???!!!››

‹‹Hai capito bene.››

‹‹Hanamichi…è morto?››

‹‹Sì.››

Oh, cazzo. Come morto? Non è possibile.

‹‹Come è successo?››

‹‹Un incedente d’auto. Stamattina mentre venivamo a scuola››

‹‹E tu hai visto tutto?››

‹‹Mi dispiace…››

‹‹Lo so…››

E in quel momento me ne accorsi… appoggiata allo stipite della porta Haruko stava piangendo scossa da violenti singhiozzi, evidentemente era lì da abbastanza tempo per aver capito tutto. Merda!!! Non doveva scoprirlo così!!!

‹‹Akagi ci sei ancora??››

‹‹Sì, adesso Hanamichi, cioè…ehm…capisci cosa intendo?››

‹‹Sì.››

‹‹Dov’è?››

‹‹All’obitorio dell’ospedale Kitamura, sua madre è ancora là credo….››

‹‹Ok, allora avviso gli altri della squadra e andiamo tutti là.››

‹‹Va bene, allora vengo anch’io.››

‹‹Sì, ci vediamo lì.››

‹‹Bene, a dopo…››

‹‹A dopo.››

Click. Fine della conversazione. Haruko…

‹‹Dimmi che non è vero Takenori…››

….Silenzio. E ora che diavolo dico?

Mi avvicino la stringo con tutta la delicatezza di cui sono capace: devi farti forza sorellina.

‹‹Aiutami tu, fratellone!››

‹‹Certo, io ci sono sempre.››

‹‹Lo so…››

Com’è possibile? Come è potuto accadere? Era sempre così attivo, pieno di vita, la persona più lontana dalla morte che ci si potesse immaginare… Non posso crederci! Non voglio crederci! Hanamichi che cosa hai combinato? Lo sapevo che ti saresti spinto troppo oltre prima o poi… e alla fine sarebbe stato tardi per tornare indietro… Ma cosa sto dicendo???!!! Come può essere colpa sua? È stato investito!!!!

Comunque adesso vado da Kogure così ci rechiamo insieme all’ospedale, devo sbrigarmi… No! Prima devo avvisare gli altri.

‹‹Haruko per favore, avvisa tu Ryota, Mitsui, Rukawa e gli altri dello Shohoku, io passo a prendere Kogure e poi andiamo insieme al Kitamura, se vuoi venire anche tu raggiungici più tardi insieme ad Ayako, va bene?››

‹‹S-sì, telefono subito e poi vengo.››

‹‹Grazie mille, allora io vado, a dopo.››

‹‹C-ciao.››

‹‹Fatti forza Haruko.››

Che stupido, come faccio a dirle questo mentre lei deve sopportare una cosa del genere?

‹‹Anche tu, fratellone.››

 

Fuori. Adesso sbrigati, devi essere là il prima possibile. 

 

HARUKO AKAGI

 

 

Casa Akagi, ore 18.51 PM

 

 

 

Takenori è appena uscito. Vedo dalla finestra del salotto che si allontana svoltando l’angolo. Sono sola in casa ora, e mi sembra così grande e così vuota. No. Ad essere vuota qui sono io. E’ come se mi avessero tolto qualcosa, qualcosa da dentro…ma chissà per quale motivo non riesco a realizzarlo. Non riesco ad immaginarmi domani senza Hanamichi che ride e scherza, allegro e vitale come sempre, pieno di energie. Ma come cavolo è potuta accadere una cosa del genere? Non è possibile…Forse ora mi sveglio e scopro essere tutto un sogno? No. È l’orrenda verità…

Guardo il telefono…devo chiamare gli altri…ma non ne ho la forza…

Come faccio ad affrontare delle telefonate in cui devo dire che Hanamichi è morto? Morto? Suona strano…questa parola pare non avere senso…e probabilmente è così.

Passano dei minuti durante i quali vagabondo da una stanza all’altra, senza meta o scopo.

Poi mi decido. Chiamo Ayako e le dico di fare catena…

Prendo fra le mani la cornetta….le mani mi tremano….

No! Non posso…come faccio a dare una simile notizia? Come diamine faccio io adesso?

Piango…singhiozzo rumorosamente e il mio pianto echeggia per tutta la casa…vuota come il mio spirito…

‹‹PERCHE’?›› grido incapace di esternare il mio dolore in maniera differente.

Singhiozzo ancora…

Patetica…

Basta! Ora chiamo Ayako! Le dico tutto! E poi…poi cosa? Cosa?

Ma qual è il suo numero? Dunque…

Tremante compongo il numero di casa…

Uno squillo…

Due squilli…

Tre…quattro…

‹‹Pronto?›› mi risponde una voce allegra e gioviale.

Ho un tuffo al cuore…come glielo dico?

‹‹Ciao Ayako…sono Haruko…››

‹‹Oh, ciao Haruko!! Dimmi!››

Mamma…come faccio…e poi…sembra così allegra in questo momento…

‹‹Haruko? Ci sei ancora?››

‹‹Oh, sì, scusa…senti Ayako…››

‹‹Haruko…ma cosa c’è? Hai una voce così afflitta? Sei triste per qualcosa?››

‹‹Io…›› non riesco a dirle nulla perché ricomincio a piangere e a singhiozzare.

‹‹Haruko! Ma cosa succede?›› mi chiede ora preoccupata.

‹‹Ha…Hanamichi…››

‹‹Hanamichi cosa?›› chiede.

‹‹Hanamichi è…è…››

‹‹Haruko!! Dimmi cosa gli è successo!!›› chiede risoluta.

‹‹Ha avuto un incidente…è stato investito…è morto!!!›› dico le ultime parole con una spinta di disperazione e non riesco a smettere di piangere.

Anche Ayako dopo un po’ di silenzio comincia a singhizzare dall’altro capo del telefono.

‹‹Oh, Haruko…io non…Ma come è potuto accadere?››

‹‹Non lo so…Takenori ha parlato con…Mito e…e adesso andava da Kogure…››

‹‹Va bene, ho capito…gli altri lo sanno?›› chiede cercando di calmarsi, cosa che io non riesco a fare.

‹‹No…ho chiamato prima te…pensavo di fare una catena…io…io non...ce la faccio!! Come posso avvisare tutti?? Ti prego io…››

‹‹Va bene, non ti preoccupare ci penso io…in che ospedale...?›› dice singhiozzando.

‹‹Il Kitamura...››

‹‹Ok...ciao Haruko...››

Riattacco.

Mi sono tolta un peso…e adesso? Che devo fare? Cosa devo fare? Perché Akagi non mi ha aspettato e portato con lui? Oh mio Dio…Perché? Perché è successo?

 

 

AYAKO

 

Da Ayako, ore 19.01 PM

 

 

Riattacco la cornetta.

Cammino avanti e indietro nel corridoio dove si trova il telefono. Vorrei poter parlare con...ma che ne so! Con chi ne sa qualcosa...come è successo...perché Hanamichi? Mi dispiace così tanto... oh Dio! Dio! Come? Ma come?

Tremo e ho il fiato corto. Faccio dei lunghi respiri, ma mi sento scossa fin dentro le ossa da un tremito inarrestabile.

Respiro profondamente e cerco di ricacciare le lacrime mentre mi tengo stretto lo stomaco fra le braccia.

Mi lascio scivolare e mi siedo con la schiena contro il muro. Respiro ancora a fondo.

Con Haruko ho tentato di contenere le mie emozioni, vorrei sfogarmi un po', ma non posso; non ancora.

Hanamichi? Come Hanamichi? Come è possibile? Vero o no, è una cosa troppo irreale. Troppo fuori dalla portata dell'immaginazione di tutti.

E chi chiamo adesso?

Un respiro profondo...

Calma, devo restare calma.

Hanamichi...morto?

Prendo la cornetta...

Morto?

La guardo e comincio a comporre un numero...

Morto.

Premo l'ultima cifra e attendo portandomi il ricevitore all'orecchio...

Non c'è più. Non ci sarà mai più?

Come glielo dico? Come faccio? Come si fa? Come si fa a dire una cosa del genere?

‹‹Pronto?››

Mai più.

‹‹Pronto...ciao...››

Le parole verranno.

‹‹Aya-chan!!! Ayakuccia!!!››

‹‹Ciao...›› ...Come faccio?... ‹‹...senti...››

‹‹Aya, cosa c'è che non va?›› mi chiede serio Ryota.

‹‹E' successa una cosa...›› dico e la voce mi trema.

‹‹Aya, calmati, cosa è successo?›› mi chiede in tono grave...che bravo ha subito capito che qualcosa non va...ma come glielo dico?

‹‹Mi ha telefonato Haruko...Akagi ha ricevuto una telefonata da Mito...››

‹‹E' successo qualcosa ad Hanamichi?›› chiede piano, in un sussurro.

Singhiozzo. ‹‹Sì...›› riesco solo a dire...come glielo dico adesso?

Ryota non dice nulla per un po', aspetta probabilmente che mi calmi.

‹‹E' stato...investito da un'auto...›› dico riprendendo un minimo del controllo.

‹‹Come sta?››

‹‹Oh, Ryota!!›› dico fra i singhiozzi che riprendono a scuotermi ‹‹Non...lui non...›› non riesco a dirlo, non ci riesco proprio!

Piango piano appoggiata al muro.

‹‹Ayako...mi stai dicendo che Hanamichi è...››

‹‹Lui non...non ce l'ha fatta...››

L'ho detto...mi sento uno schifo...piccola e inutile...impotente di fronte al tutto...uno schifo e basta.

Ryota non dice nulla.

‹‹Ryota?››

Nulla.

‹‹Ryota? Ci...››

‹‹Sì, sì...›› sospira.

‹‹Stiamo facendo una catena...›› spiego.

‹‹Ah...›› dice in un soffio.

‹‹Non sai quanto mi dispiace...›› sussurro.

‹‹Lo so...››

Che stupida che sono...Miyagi certo conosce meglio Hanamichi di me...conosce? Conosceva? Oh, mio Dio...

‹‹Scusa...›› tento di riparare alla mia gaffe ‹‹Tu certo...››

‹‹Chi devo chiamare?››

‹‹Dunque...›› gli dico che lo sappiamo soltanto noi due, Akagi e la sorella ‹‹...ah, no. Anche Kogure, Akagi passava da lui...e poi andava al Kitamura...››

‹‹Ok...ciao, ci vediamo là.››

‹‹Ciao.››

Tuu...tuu...tuu...

Ryota ha messo giù. Sembra che abbia incassato il colpo. Male però.

...

No. Non è possibile...io ancora non ci credo. Tutto è troppo normale. Non può essere successa una cosa così grave ed essere tutto così normale...non può...

E’ proprio vero…non si conta poi più di tanto…

Una persona muore…e tutto continua senza cambiamenti…piano, piano normalmente…troppo normalmente. Come fa ad essere tutto così normale quando accade una cosa così ingiusta?

 

 

HISASHI MITSUI

 

Ospedale, ore 19.45 PM

 

‹‹Che significa non avete potuto fare nulla? È arrivato qui già… già morto?››

‹‹Esattamente, e ora, se mi può scusare, avrei altro da fare››

L’infermiera più scortese del mondo. Cazzo, un mio amico è appena stato ucciso, un po’ di tatto non guasterebbe. Ma tutto questo non glielo dico, non riesco a dire nulla, nessuno di noi riesce a proferire parola, nemmeno Akagi, di fronte alla madre di Sakuragi è riuscito ad aggiungere qualcos’altro oltre alle solite condoglianze. Haruko e Ayako sono arrivate già in lacrime pochi minuti fa, ma nessuno era dell’umore per consolarle, per farsi carico anche della tristezza di un altro. Il vuoto che sentiamo dentro è già abbastanza opprimente. Solo Ryota ha tentato qualcosa, ha abbracciato Ayako che gli si è stretta al petto bagnandogli la maglietta di lacrime e lui ha alzato verso di me lo sguardo scuotendo la testa. Non ci sono parole.

Viene da chiedersi come sia possibile, com’è possibile che sia morto? Sakuragi, sempre così vitale, allegro e scontroso. Viene da pensare alla vita, alla voglia di godersela prima che finisca, alla sensazione di non voler lasciare nulla in sospeso, di fare tutto, tutto il possibile per lo meno. “Smania” non è la parola esatta, ma è la prima che mi viene in mente. Dove dicevano: “Tutti gli uomini muoiono, non tutti però vivono davvero”? Qualcosa del genere mi viene in mente in questo momento, ma il fatto è che non provo dolore, non sento nulla, come potrei provare dolore? E non è come una di quelle stronzate che fanno: lui non vorrebbe vederci così, o cose del genere, il dolore non si sente per rispetto, ma per affetto e, ad essere sinceri, non è che ci fosse tutta questa intesa tra me e Sakuragi, certo, siamo tutti sconvolti, io compreso senza dubbio, ma di dolore vero non ne provo, è la verità e non mi biasimo per questo e, anche se mi biasimassi, non cambierebbe proprio niente. La verità è che se io e lui ci scambiassimo i ruoli, nulla sarebbe diverso, io sarei morto e lui qui all’ospedale, ma non certo consumato dal dolore, no di certo. Fa sorridere però, questo ragionamento sembra solo una scusa, un modo per scagionarsi, forse è così, non lo so e non m’interessa.

‹‹Ehi, Mitsui!››

Ma guarda, Uozumi e Sendoh, ma che diavolo ci fanno qui?

‹‹Ciao ragazzi, come va?››

‹‹Noi bene e infatti non siamo qui per questo, abbiamo saputo di Sakuragi, ci dispiace››

‹‹Sì››

Mai troppo loquace eh, Sendoh?

‹‹Anche a noi, volete vederlo?››

‹‹È necessario?››

‹‹No››

‹‹Allora passiamo la mano››

E fate bene…

‹‹Se volete posso portarvi da sua madre, se è ancora qui››

‹‹Grazie››

‹‹Di nulla››

‹‹Cercavamo anche Akagi, è qui?››

‹‹Certo, ci sono tutti, Akagi, Kogure, Yasuda, Miyagi, Rukawa…››

‹‹Rukawa?››

Ehilà, Sendoh, ma allora sei sveglio!

‹‹Sì, proprio lui, non ha detto nulla da quando l’ha scoperto, l’unico che non è nemmeno riuscito a dire “mi dispiace”››

‹‹Non credo che non sia addolorato››

Nemmeno io

‹‹Infatti è quello che si è mostrato tra i più vicini alla madre di Hanamichi››

Uh, l’ho chiamato per nome.

 

 

RYOTA MIYAGI

 

Ospedale, ore 19.53 PM

 

‹‹Non è possibile Ryota, ma perché?››

‹‹Non lo so, Ayako, non lo so››

È strano, ogni volta che muore qualcuno ci si chiede sempre come sia possibile, ci si chiede il perché, ma tutti sappiamo benissimo che non c’è un perché, sappiamo che ogni giorno centinaia di persone muoiono nei modi più svariati, senza un motivo, muoiono i ricchi, muoiono i poveri, i buoni, i cattivi, i bambini, gli adulti, le donne, gli uomini, moriamo tutti e lo sappiamo che è inutile domandarsi perché. Non possiamo capirlo, il motivo.

‹‹Non se lo meritava››

Anche questo diciamo sempre, nessuno se lo merita, anche il peggiore di noi non si merita di morire, non sta a noi giudicare se qualcuno lo merita o no.

‹‹Era sempre così pieno di vita, di energie››

Ricordiamo sempre com’erano i nostri cari, ma cerchiamo sempre di scordare la loro morte, come è stata tragica la loro fine.

‹‹Ryota, io non ce la faccio››

‹‹Nessuno ce la può fare, nessuno di noi ce la fa, lo sai anche tu››

Non ci pensiamo mai, noi giovani non prendiamo mai in considerazione il fatto di poter morire, forse è per questo che è così traumatico tutto ciò… No, probabilmente sarebbe ugualmente tragico. Non è che crediamo di essere superuomini immortali o cosa, solo che non ci pensiamo, non crediamo di poter morire, siamo convinti di avere ancora tutta la vita davanti, il tutto shakerato con la voglia di evitare persino di parlare della morte della nostra società, vedi tu che cocktail ci capita, a noi ragazzi.

Hanamichi, nemmeno tu ci pensavi, vero?

Nessuno di noi riesce ad accettare la tua morte, siamo distrutti dal dolore e ammutoliti nel rimpianto delle cose che non ci siamo detti, dei momenti spensierati passati insieme, mi torna in mente una canzone che faceva più o meno così: “…voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi, che come allora sorridi…” Hanamichi Sakuragi, il genio del basket.

 

 

KAEDE RUKAWA

 

 

Ospedale, ore 20.15 PM

 

Silenzio, fate silenzio, per favore. Sì, sì, voi che mi guardate un attimo, con occhi sfuggenti e mi passate accanto camminando veloci, voi che aspettate di essere visitati dovete tacere. Tu bimbo che piangi devi startene zitto, almeno un secondo. E voi due, infermiere, smettetela di parlottare tra voi, facendo finta di non notare quella madre distrutta dalla perdita di suo figlio, il mondo si deve fermare. È morto un mio amico, cazzo, il mondo si deve fermare eccome!

Non è pietà, non è rispetto, è solo dolore, un dolore che non avevo mai provato, che non pensavo di poter provare per Hanamichi Sakuragi, non è che fossimo amiconi, anzi diciamo che non facevamo altro che litigare. Sono tremendamente confuso.

‹‹Ehi Rukawa!››

Sendoh?

‹‹Sendoh, che ci fai qui?››

‹‹Ho sentito di Sakuragi››

‹‹…››

‹‹Mi spiace››

‹‹Spiace a tutti››

‹‹Lo so, non era quello che volevo dire…››

‹‹Sì, lascia perdere, ho capito››

‹‹Sei rimasto solo tu?››

‹‹No, ci sono anche gli altri, ma sono di là››

‹‹È incredibile vero?››

‹‹Già››

‹‹Ma come è successo?››

‹‹L’hanno investito››

‹‹È morto sul colpo?››

‹‹Penso di sì, di certo quando è arrivato qui non c’era più nulla da fare››

‹‹Almeno non ha sofferto››

‹‹Almeno quello››

‹‹Mi potresti dire dov’è sua madre?››

‹‹È seduta laggiù››

‹‹Vado a parlarle, tu l’hai già fatto?››

‹‹Sì, ma ti accompagno››

‹‹Grazie››

Era l’ultimo che mi sarei aspettato di incontrare in un posto come questo, Akira Sendoh. Ma d’altra parte non credevo nemmeno che potesse finirci Sakuragi.

‹‹Signora, questo è Akira Sendoh, gioca nella squadra del liceo Ryonan che noi dello Shohoku abbiamo affrontato alcune volte, è venuto per farle le sue condoglianze››

‹‹Signora, sono molto addolorato, se c’è qualcosa che posso fare per lei, se ha bisogno di qualcosa…

Mi dispiace moltissimo››

‹‹Grazie caro, ma va tutto bene, davvero non ho bisogno di nulla, grazie ancora, ringrazia anche il tuo capitano, è passato prima a salutarmi››

Uozumi? È venuto anche lui?

‹‹Ah sì, Uozumi, siamo venuti qui insieme››

‹‹Sì, esatto, si chiamava Uozumi››

Cavolo, era in lacrime fino a pochi minuti fa e adesso si sforza di sembrare persino allegra, che forza d’animo.

 

 

 

LA SIGNORA SAKURAGI

 

Ospedale, ore 21.53 PM

 

 

Benvenuti nel mio mondo, nel mio dramma.

Mio figlio è morto.

E cosa dovrei o anche solo, potrei fare io?

Mi guardano tutti mortificati, quasi fosse colpa loro. Poverini, mi fanno quasi pena…

Sono giovani e non capiscono.

E’ come se avessi la mente così leggera e vuota che nemmeno riesco più a piangere.

Non è mica tanto facile, dopotutto.

Sola.

Inesorabilmente sola seduta su una scomoda sedia d’ospedale.

 

Ospedale, ore 22.45 PM

 

Se ne sono andati tutti a casa.

Anche i suoi compagni di squadra. Dall’espressione che avevano sembrava volessero rimanere ancora, ma si è fatto veramente tardi.

Io veglierò qui.

Seduta su una scomoda sedia d’ospedale.

Ferma immobile.

In attesa di qualcosa che mi scuota, che forse mi farà gridare e piangere come non è ancora successo oggi.

Attendo.

I miei occhi vuoti, la mia mente priva di ogni pensiero.

Seduta e ferma.

Ma non succede nulla…

 

FINE

   
 
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