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Autore: OhBirds    22/04/2011    3 recensioni
Ho pensato "ehi anche Cal lo vorrebbe, dico bene?"
anche tu avresti voluto avere una vita come un comune essere umano,
avresti voluto provare quelle sensazioni che solo nell'ultimo
periodo hai iniziato a percepire in un modo così confuso e annebbiato.
Un susseguirsi, così rapido e compulsivo di stimoli
a te sconosciuti. Ne ignoravi l'esistenza eppure ne sentivi la mancanza.
[Manji x Cal]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho semplicemente pensato che sarebbe stato bello poterti riavere qui, con me, con tutti gli altri.
Ho pensato "ehi anche Cal lo vorrebbe, dico bene?" anche tu avresti voluto avere una vita come un comune essere umano, avresti voluto provare quelle sensazioni che solo nell'ultimo periodo hai iniziato a percepire in un modo così confuso e annebbiato. Un susseguirsi, così rapido e compulsivo di stimoli a te sconosciuti. Ne ignoravi l'esistenza eppure ne sentivi la mancanza.
In questi mesi, ho combattutto contro innumerevoli nemici, sono stato ferito a volte lievemente altre gravemente, il sangue aveva iniziato a sgorgare dalle mie ferite, facendomi innervosire, sapevo che voltandomi avrei trovato te al mio fianco pronto a guarirmi contro la mia stessa volontà. Ti immaginavo lì, con quell'espressione scocciata per la situazione e irritato per il mio comportamento a volte non propriamente docile. La verità era che tu, proprio tu Cal, eri preoccupato per me, pensavi di poter trasferire le ferite dal mio corpo al tuo, per renderti utile, per essere apprezzato, per essere ciò per cui eri stato costruito, per sentirti finalmente vivo in quel corpo frigido che ti era stato concesso. Quel corpo era la tua stessa maledizione, il tuo dono ed infine il tuo fardello. Ancor prima dell'amore, della felicità, della gioia avevi già appreso la paura, il terrore, inconsapevole tremavi di fronte all'uso che facevano del tuo potere.
Ricordo ancora i tuoi occhi, o quelli che avrebbero dovuto essere tali.
Così spenti e inespressivi, sembravano gridare aiuto, sembravano invocare il mio appoggio, sembravano reclamare ciò che tu non saresti mai riuscito a chiedere attraverso le parole.
Eppure quella volta, e quell'altra ancora io ho intravisto quel bagliore che mi ha stretto il petto, contorcendomi le viscere.
La sensazione che di lì a breve avresti pianto di felicità nello stendere i muscoli delle labbra in un sorriso che non aveva pari, non aveva eguali, era unico in tutta la sua bellezza, era un sorriso così caldo, un sorriso così vero e sincero mentre i tuoi occhi si chiudevano mostrando le ciglia brune e ampie. In quegli attimi eri più umano di chiunque altro.
Avrei voluto avvicinarmi per scansare quelle due ciocche di capelli che ti incorniciavano il viso esile, e scuoterti per le spalle, scrollarti, mostrarti che ormai eri diventato ciò per cui avevi lottato.
Avrei voluto farti sentire il calore del mio corpo contro il tuo, ormai tiepido e piacevole al tatto del mio abbraccio.

Mesi, mesi, mesi, tre anni,
ormai è giunta l'ora.
Durante questa tua assenza, il tuo pensiero è rimasto vivido tra i miei ricordi, a volte doloroso e pungente altre ancora piacevole e frivolo nel rivivere quei momenti con la mente sperando di poterne riparlare con te un giorno non troppo lontano. Essere qui, ora, di fronte alla tua spoglia priva di quella scintilla vitale mi fa sentire a disagio. Per la prima volta vorrei piangere, piangere ininterrottamente mentre accarezzo i resti dell'involucro del tuo viso, uno squarcio fende il tuo occhio destro seguendo i lineamenti del tuo volto e interrompendosi al termine della gote nivea.

I macchinari ormai pronti, insieme alle speranze dei Cards.
Le scintille attraversano i fili, raggiungendo i corpi indifesi delle Doll distrutte anni addietro.


Ho portato la mia mano sulla tua, stringendola con vigore.
"scusami" ho esitato, mentre la bocca mi si impastava controvoglia."scusami, per aver detto che non avevo bisogno di te, del tuo dono. Non sono capace di esternare ciò che provo con le persone che mi stanno accanto, l'unica cosa che so fare è combattere, lo sai." Deglutii nel vedere i membri dell'organizzazione abbassare lo sguardo in preda allo sconforto, le macchine avevano ormai eseguito il loro lavoro.
"Non avevo bisogno dello Scape Goat, non avevo bisogno che tu ti prendessi le mie ferite, non volevo che tu stessi male al posto mio." Abbassai il viso poggiandolo contro il palmo della sua mano.
"La verità è che avevo solo bisogno di te, tutto qui. Del tuo scetticismo, dei tuoi modi egoistici di eseguire le missioni, del tuo modo indiscusso di farmi saltare i nervi, ma più di tutto necessitavo del tuo sorriso. Quello umano. Necessitavo dei tuoi sguardi, quelli vivi. Necessitavo del calore della tua pelle non più gelida come la porcellana. Necessitavo della tua presenza al mio fianco." Alzai il viso di scatto, fissandolo incazzato. "Idiota, Svegliati dannazione." mi alzai chinandomi rapido verso di lui. Nessun segno di vita, nessun movimento o rumore di ingranaggi, niente di niente. "ah è così.." lasciai andare la sua mano dandogli le spalle. "Dove stai andando Manji?" Nito-san tentò di fermarmi. "Dove credi che vada? a casa, è inutile. Preferisce dormire quell'idiota." fissai il suolo, non riuscendo a capacitarmi del fallimento. "Manji.." Nito-san pronunciò quella parola con un tono afflitto e sconfortato, ormai incapace di mantenere una conversazione utile e costruttiva. Poi, pochi secondi dopo.. "Man..ji...." quella voce, ovattata, che chiamava il mio nome. "Manji" ribadì allibito.
"Cal." pronunciai il tuo nome come mai prima di quel giorno.

Aprirono gli occhi lentamente, ancora assopiti.
Le Doll tornarono alla luce, graziati di nuova vita.Immortali.
Baciati dalla libertà, libertà di un legame spezzato dal padrone e ritrovato negli amici di vecchie avventure.
Il clown tagliò i fili, la ragazza interruppe la solitudine, e lui, il protagonista trovò colui che risvegliò i sentimenti assopiti tra le macerie del suo cuore.

   
 
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