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Autore: kikkisan    22/04/2011    3 recensioni
Il ricordo più bello che ho di te, l’ho impresso indelebile nella mia mente. Ancora oggi se chiudo gli occhi, riesco a vederci.
Un piccolo racconto che parla di te e della tua Arte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ricordo più bello che ho di te, l’ho impresso indelebile nella mia mente.
Ancora oggi se chiudo gli occhi, riesco a vederci.
Se chiudo gli occhi, mi sembra di osservare un quadro.
Un bellissimo quadro.
Il quadro della mia vita.
Tu che dipingi nella campagna toscana, sotto la grande quercia al riparo dal caldo estivo.
Un cavalletto.
Una tela.
Tanti colori.
Ed io.
Adoravo gironzolarti intorno.
Adoravo il profumo della tempera.
Adoravo vedere quella tavolozza completamente immersa in una miriade di gradazioni.
Riuscivi a fare sfumature che neanche la natura era in grado di creare.
E adoravo impiastricciarmi le mani in quei colori che non si toglievano mai.
In quel luogo che tu amavi tanto, quello segreto, dove ogni tanto mi lasciavi entrare.
Tu, creavi tra gli schiamazzi di una ragazzina di cinque anni.
E quello che vedevo nel tuo dipingere era quello che vedevano i miei occhi se passavano oltre, se andavano al di là di quel mondo che è stata la tua vita.
Al di là di quella tela.
Al di là dei tuoi pennelli.
Al di là.
Fino a che non mi dicevi “Finito” e rimanevo cosi, incantata davanti alla tua opera.
Davanti a quel paesaggio che quasi si confondeva con la realtà, se non fosse che nei tuoi quadri una nuvola la mettevi sempre.
Non me lo hai detto mai, ma io il motivo lo conosco.
So che hai sempre pensato che dietro quelle nuvole si nascondeva il tuo amore, che veniva a salutarti ogni volta che il sorriso si spegneva dal tuo viso.
Quell’amore che ti ha lasciato troppo presto.
Quell’amore che non hai mai tradito.
Quell’amore che ti è restato sempre nel cuore.
Fino all’ultimo.
Ricordo.
Ti chiedevo sempre di insegnarmi, ti pregavo.
Volevo creare anch’io ciò che in quel momento alle mie mani era negato.
Tentavano, provavano ma invano.    
Tu mi guardavi e sorridevi.
Mi dicevi sempre che l’arte non te la insegna nessuno.
L’arte è dentro ognuno di noi.
Dicevi sempre “Hai le mie mani, hai il mio sangue, arriverà … alla fine arriverà ”.
Ti sorridevo e dicevo di sì, anche se non capivo e tornavo a giocare, a imbrattare la piccola tela che mi avevi dato.
Poi arrivava la sera.
Tu riprendevi le tue tele, i tuoi colori e andavamo via.
Mano nella mano.
Lungo quel sentiero che ci riportava a casa.
Con la felicità che l’indomani saremmo stati di nuovo li.
Di nuovo tra quelle tele che hanno accompagnato la mia vita.
Di nuovo sotto la grande quercia.
Di nuovo tra i tuoi colori.
Ero felice.
Eravamo felici.
Poi, gli anni sono passati e di rado venivo a farti visita nel tuo posto magico.
Sempre più di rado.
Sempre più sporadicamente.
Sempre di più.
Fino a non incontrare più il tuo sorriso.
Fino a non incrociare più i tuoi pennelli.
Fino a perderti.
E.
Ora sono cresciuta ma quel ricordo mi è rimasto nel cuore.
Ora sono davanti ai tuoi quadri, sparsi per casa.
Li guardo con nostalgia.
Li osservo con rimpianto.
E.
Il mio sguardo si posa sulle mie mani.
Sai, alla fine ho scoperto che la tua arte io non ce l’ho.
Perché.
L’Arte eri tu, nonno.
Solo tu.
Tu e il tuo posto segreto.
Tu e la tua grande quercia.
Tu e la pittura.
Ma ora so, quello che volevi dire.
Tu non sei diventato un grande pittore.
Io non diventerò mai una grande scrittrice.
Ma.
La pittura era la tua passione.
La scrittura la mia.
Ora ho capito nonno.
E avevi ragione.
L’arte è dentro ognuno di noi.
Che sia dentro una tela.
Che sia facendo vibrare una nota.
O solo lasciando scorrere fiumi d’inchiostro.
L’arte è passione.
L’arte è cuore.
E’ anima.
E non svanirà mai dalle nostre mani.
Guardo i tuoi quadri.
Sorrido.
Avevi ragione nonno, dietro quella nuvola ora ci sei anche tu.
E mi manchi.
E mi mancherai.
E mi mancherete.
Tu e la tua arte.

 

   
 
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