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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    22/04/2011    3 recensioni
Un piccolo omaggio al Giappone, un mondo lontano ma vicino al mio cuore. Nata per l'iniziativa "Autori per il Giappone", vorrei inserirla nel mio "mondo di storie", il mio archivio su efp.
Si dice che osservando bene la luna si può vedere un volto. Io avevo sempre immaginato di vedere quello della mia eroina ma ora il volto è mutato: è quello di uomo che sorride. Il volto di… mio padre.
Il mio eroe.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Mio Eroe


La luna sembra più grande questa sera, ho l’impressione che se allungassi un poco il dito potrei toccarla, ma è solo una sciocca fantasia di una bambina.
Adoro rimanere ore ed ore ad osservarla, e mi chiedo se in questo momento riesce a vederla anche lui, sarà un po’ come averlo di nuovo vicino a me.
Sento un tocco alle mie spalle, e quasi sobbalzo, ma il suono delicato della voce della mia mamma mi tranquillizza. Ultimamente, nonostante l’educazione impartitami sin dai primi anni della mia vita, è difficile non sussultare al minimo tocco, soprattutto quando la terra si diverte a tremare, troppe, troppe volte.
Mia madre mi cinge con il braccio, avvicinandomi a sé. Avverto un senso di calore in quella stretta, come una seppur fievole protezione in un mondo che sembra impazzire.
Mi ha detto spesso che la natura dà e prende, e seppur il nostro popolo sia preparato per il tremolio del terreno, di fronte all’irruenza travolgente delle acque è difficile lottare.
Colui che muove le maree sembra aver ascoltato il ruggito della Terra, e insieme hanno portato morte, dolore e grandi perdite nel nostro amato Giappone.
Ho ancora davanti a me le immagini strazianti che le tv sembrano ripresentare senza sosta alcuna. Quelle case, dove un tempo la gente viveva tranquilla, spazzate via come se fossero fatte di carta, o come un semplice stelo che non riesce a sopravvivere alla forza del mare.
Al terremoto ero abituata; spesso le nostre insegnanti c’invitavano a fare delle prove in caso di un tale evento, e nella mia mente – ancora acerba, per una bambina di soli dodici anni – avevo compreso come comportarmi, come non lasciarmi andare all’agitazione, perché essa porta al peggio. Anche se non è facile.
All’inizio sembrava tutto un gioco. Io ed i miei compagni ridevamo nel nasconderci sotto i banchi, o nell’uscire fuori dalla scuola, ma quando purtroppo vivi realmente un evento di tale pericolosità, capisci la vera difficoltà.

Rabbrividisco al pensiero e sento mia madre stringermi più forte, posando un bacio delicato sulla mia fronte.
Cerca di rassicurarmi, cerca di non trasmettermi paure. Mi sorride ed io mi sforzo di ricambiare, ma il mio appare più una smorfia che un vero e proprio sorriso luminoso che so di saper fare.
Allora lei porta le dita nei punti dove il mio corpo è più sensibile, e lo sfiora, suscitando in me una risata che non posso trattenere, e la sento ridere a sua volta.

Io, la mia mamma e il mio fratellino – che ora dorme tranquillo nel letto – siamo stati fortunati.
Né la terra né l’acqua hanno portato via la nostra casa, ma un terzo male, questa volta in parte opera delle scelte umane, ci ha spinti a lasciare la nostra città per spostarci al sud, ad Osaka, dove potremmo forse stare al sicuro.
Non so ben spiegare come funzioni quella grande costruzione, chiamata Centrale Nucleare, ma so che c’è stato un terribile scoppio e che dentro ci sono delle persone che stanno facendo di tutto per impedire che la situazione peggiori.
Quegli uomini vengono chiamati Samurai.
La mia mamma dice che devono raffreddare per far smettere quel fumo, per non lasciare che il Vento contribuisca a peggiorare ciò che ci è accaduto, spostandolo verso il resto del paese. Ci sono dei pericoli, chiamati radiazioni, o almeno così ne parlano in tv, che possono fare molto male; forse non subito, ma con il tempo…

Tra questi Samurai, c’è lui. Il mio papà.
Lui è rimasto lì, non è venuto con noi. Quando siamo partiti, ha dato un ultimo bacio alla mamma, al mio fratellino e a me, e ci ha detto che ci ama ma che dovevamo lasciare quel luogo.
Io non volevo lasciarlo, avrei voluto averlo con noi, ma è il suo lavoro.
Mi hanno detto che i Samurai erano antichi guerrieri, colmi di saggezza e dotati di un eroico coraggio, capaci di affrontare anche un nemico più forte di loro. I Samurai non hanno paura della morte, perché fa parte della loro via, della loro esistenza.
Io sono sicura che il mio papà è un vero Samurai.
Lui sta lottando ora contro un nemico più forte.
Lui sta lottando per aiutare gli altri, per permetterci di vivere.
Lui sta lottando per salvare il nostro paese, ciò in cui crede.
Lui sta lottando perché ci ama.
Ed anch’io amo tanto il mio papà.

Ma lui tornerà mai da me?
È una domanda alla quale è difficile rispondere. La mia mamma non sa darmi risposte, ma mi dice sempre di sorridere quando penso a lui, di essere orgogliosa di avere un padre simile, ed io lo sono.
Lo ammiro tanto.
Tuttavia, vorrei averlo ancora al mio fianco, vorrei ancora sentire le sue storie, vorrei ancora vedere i suoi sorrisi, vorrei ancora ricevere le sue carezze e guardare la luna insieme.

La luna…
Torno a guardarla e questa volta anche lo sguardo di mia madre si posa su quell’astro d’argento così importante.
Nei manga c’è un’eroina che proviene dalla Luna ed è venuta sulla Terra per salvarla e proteggerla.
Fino a quel momento per me, piccola bambina incantata dalla magia, era l’eroina più importante.
Ora nel mio cuore un nuovo eroe è nato.
Un eroe che con il suo impegno e il suo senso del dovere sta cercando di salvare il nostro bel paese.
Si dice che osservando bene la luna si può vedere un volto. Io avevo sempre immaginato di vedere quello della mia eroina ma ora il volto è mutato: è quello di uomo che sorride.

Il volto di… mio padre.
Il mio eroe.




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Come indicato nell'introduzione, ho voluto contribuire nel mio piccolo all'iniziativa Autori per il Giappone, organizzata da Lara Manni. Nel sito mi sono firmata Piccola Rosa, semplicemente perché altrove amo chiamarmi Piccola Rosa del Deserto, anziché Fiore.
Ho notato che altri hanno postato il loro contributo anche su efp, e quindi ho pensato di farlo anch'io, per racchiuderla nel mio piccolo mondo di storie.
Forse non è un granché, sicuramente in quel sito ci sono anche grandi nomi che non potrò mai eguagliare o addirittura superare, ma quando ho letto dell'iniziativa non ho potuto non partecipare. Quel mondo lontano è così affascinante e mi ha così colpita la tragedia, che se potevo far qualcosa, andava fatta.
Così, eccola qui. Una piccola storia che spero possa raggiungere i cuori. Nulla di più.
   
 
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