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Autore: Norman Jayden    23/04/2011    1 recensioni
Come da titolo, si chiama Empty Heaven, ovvero Paradiso Vuoto.
Curiosi sul perchè si chiama così? Paradiso Vuoto, quanti significati può avere?
Molte battaglie aspetteranno i protagonisti di questa storia, battaglie per la vita propria e quella degli altri. Come andrà a finire?
Le vicende si svolgono attorno a due "dimensioni" quella di Asgard e Midgard, ovvero il pianeta Terra.
Entrambi sono esattamente uguali dato che sono come un riflesso nello specchio e le uniche cose che le differenziano sono:
Ad Asgard, il tempo è perennemente bloccato al Medioevo, non c'è tecnlogia alcuna se non la magia. In questa dimensione, progresso e scienza sono stati sacrificati per far spazio alla magia e alla fantasia.
Invece a Midgard, la nostra attuale Terra, è un mondo in perenne sviluppo, c'è tecnlogia ma alcuna magia. A differenza della prima, sono la magia e la fantasia ad essere stati sacrificati per scienza e progresso.
Ma allora... cosa accumunerà due mondi tanto diversi eppure uguali come due faccie della stessa moneta? E che c'entrano con il Paradiso Vuoto?
Misteri, combattimenti, amori e situazioni da far strappare un sorriso saranno gli elementi chiave di questa storia... Buona lettura e commentate!
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Prologo -
Il Cavaliere e il Gatto

 

<< Da questa parte, Madame Alicia! >> tuonò una voce mentre una porta si apriva spalancandosi di colpo.
Con fretta assurda, diversi soldati fecero irruzione in quello che all'apparenza poteva sembrare un luogo per l'adorazione, ispezionando ogni angolo per poi far passare di corsa una persona avvolta in un mantello verde salvia.
Era un posto spartano, ma era così che doveva essere un tempio, sopratutto se magico. Decorato semplicemente da torce, colonne e gradini che portavano in un luogo sempre più in alto, laddove attendeva un uomo incappucciato e uno specchio. Uno specchio che poteva essere l'unica salvezza di tutti gli uomini nella stanza.
<< Serrate la porta! >> gridò l'uomo che doveva essere il Capitano, subito obbedito da tre soldati che alzarono sul portone uno spesso blocco di legno, rendendolo inapribile dall'esterno.
<< Ma ci sono ancora degli uomini all'esterno! >> esclamò Alicia mentre istintivamente mosse un passo in direzione della porta appena chiusa, ma subito fermata dalla possente mano del Capitano.
<< Il loro sacrificio non sarà vano. >> puntualizzò duramente l'uomo senza tralasciare la preoccupazione nei suoi occhi.
<< Ma... >> Alicia venne interrotta da alcune grida provenire dall'esterno.
<< Estraete le spade e mostrate gli scudi! Quei porci non devono passare! >> si udì dall'altra parte mentre vari fruscii metallici sempre più frequenti facevano da sottofondo.
<< No! >> gridò la ragazza, subito bloccata in una presa dal Capitano.
<< Madame Alicia, la prego. Quei cavalieri stanno dando la vita per permetterle di fuggire... realizzi il loro ultimo volere. Non sprechi le loro anime >> disse il Capitano cupo in volto.
Il modo in cui pronunciò cavalieri, nonostante là fuori ci fossero solo semplici soldati, fece capire ad Alicia che il sacrificio che stavano per compiere, era un atto ben più nobile del semplice dovere di un soldato.
Pietrificata da così tante emozioni in pochi minuti, Alicia non riuscì a fare altro che ad annuire lentamente, ad occhi sbarrati.
<< Bene. >> disse il Capitano chiudendo gli occhi e assumendo un'espressione seria e decisa << Mago Oliver attivi lo Specchio dei Mondi. >>
Con un cenno, l'uomo in cima alle gradinate si girò verso lo specchio e appoggiando le mani sul freddo vetro, cominciò a recitare qualcosa a bassa voce, come se fosse un segreto che nessuno doveva conoscere.
<< Per Lady Alicia! >> gridò improvvisamente una voce subito seguita da urla e il cozzare di spade e scudi.
<< Sono già alle porte... dannazione! Mago Oliver, la prego, si sbrighi! >> tuonò il Capitano mentre indietreggiava tenendo la mano sinistra su Alicia, assicurandosi la sua protezione e posizione.
Lentamente anche gli altri soldati nella stanza lo imitarono, indietreggiando a loro volta.
Il Mago sembrò ignorare l’ordine, mentre invece, accelerò il bisbiglio delle parole, dando sfogo a tutte le sue energie.
Ad un tratto la stanza piombò nel silenzio, un sinistro e inquietante silenzio.
Spero con tutto il cuore che la battaglia sia vinta... pensò Alicia deglutendo aria, data la sua impossibilità di respirare normalmente. L'ansia era all'apice, la preoccupazione gli era seconda.
All'improvviso l'immenso portone del tempio cominciò a tremare, facendo piovere polvere dal soffitto sugli uomini a terra.
<< Dannazione... Uomini! Impugnate le lame! Non devono sfiorare Madame Alicia nemmeno con lo sguardo! >> gridò il Capitano estraendo la sua spada con un sibilio metallico, subito imitato dagli altri soldati e seguito da un grido di approvazione.
<< Capitano... >> mormorò Alicia, guardandolo con uno sguardo da cane bastonato.
Il Capitano si voltò e sorrise, non curante della porta che continuava ad emettere frastornanti e spaventosi botti, annunciando che presto a tardi, i nemici sarebbero entrati.
Come se quella cosa fosse stata presa come una sfida dal destino, la porta si spalancò di colpo con un'assordante esplosione, nascondendo entrata e nemici da una spessa cortina fumogena.
<< Oliver! A che punto è l'invocazione?! >> tuonò il Capitano tralasciando le formalità mentre lui e i suoi uomini fissavano ansiosi la nube davanti a loro.
<< Quasi finito! >> rispose l'altro a gran voce, senza scomporsi e continuando a rimanere concentrato sullo specchio.
<< Uomini! Per coraggio e onore! Combattete finché la vita non vi scivolerà via dalle mani! >> gridò il Capitano voltandosi e correndo su per le scalinate, afferrando Alicia in una presa che le avrebbe impedito di fuggire finché il suo portatore non sarebbe morto.
<< Per Lady Alicia! >> urlarono all'unisono i soldati, lanciandosi alla cieca nella cortina fumogena.
<< No! >> esclamò la ragazza mentre dentro alla nube provenivano grida e il suono del metallo contro il metallo; la melodia della battaglia. << Cosa fa, Capitano?! Mi lasci andare!>> continuò cercando di divincolarsi dalla presa.
<< Perdoni la mia insolenza... non volevo arrivare a tanto, Milady. >> si scusò l'uomo chiudendo gli occhi e sforzandosi di ignorare le grida provenienti dal portone principale.
In breve, arrivarono in cima alla montagna di scalini.
<< Oliver, hai finito? >> domandò non appena finì di salire l'ultimo gradino.
<< Si, ma c'è spazio sufficiente per una sola persona. >> disse girandosi.
Il Capitano si voltò e diede una rapida occhiata alla nube, ormai dissolta. Si aspettava di vedere i suoi uomini ancora combattere, ma l'unica cosa che vide fu soltanto la macabra vista dei suoi comilitori a terra e in una pozza di sangue.
<< Tu! >> ringhiò osservando una donna armata di due daghe insanguinate che stava lentamente ed inesorabilmente salendo gli scalini, seguita da un drappello di soldati nemici << Cagna rognosa! La pagherai per aver versato così tanto sangue! >>
<< La lasci a me, Capitano! >> tuonò Alicia sciogliendosi dalla presa e guardando con arroganza la nemica << Anch'io sono un cavaliere, posso combattere! Mi dia una spada!>>
<< No! >> ringhiò l'uomo parandosi davanti alla ragazza << Lei è la figlia di August Lyons, deve sopravvivere! >>
<< Al diavolo le mie origini! Quella bastarda ha osato versare il sangue di innumerevoli persone del nostro casato! Non la lascerò impunita! >>
<< Oliver, è tutto pronto? >> domandò il Capitano ignorando le parole aggressiva della ragazza.
<< Pronto >> disse il Mago voltandosi e affiancando il Capitano << Ora basta solo una tua spinta per completare il tutto, George. >>
Il Capitano sorrise. << Credo che questo sia un addio >> disse girandosi e ponendosi davanti alla ragazza.
<< Cosa... cosa sta dicendo, Capitano?! Non vorrà fare... >> tuonò Alicia, indietreggiando e già conoscendo la prossima mossa del Capitano << Non osi toccarmi, Sir George! >>
<< George, quella dannata è già qui! >> fece da eco il Mago evocando una palla di fuoco e lanciandola contro la donna, ma che subito dissolse in un ghigno malevolo.
Il Capitano e Alicia lanciarono una rapida occhiata ai gradini e videro la loro nemica a pochi secondi di distanza dalla loro posizione.
<< Affrontiamola insieme, Sir George! >> propose Alice sperando di convincerlo in un atto coraggioso.
Ma l'unica cosa che ottenne fu soltanto un'altro suo sorriso << Addio, Alicia >> rispose mettendogli le mani sulle spalle << è stato un onore conoscerti e servirti. >>
Sir George, uno dei cavalieri più rilevanti del casato dei Lyons, fino ad ora non aveva mai dato del "tu" ad un nobile, tanto meno ad Alicia, una ragazza che considerava sia come ad una preziosa figlia e sia come ad nobile da servire e onorare. Infiniti pensieri balenarono in testa alla ragazza ma prima che potesse dire o fare qualcosa, Sir George la buttò all'indietro, facendola sprofondare nello specchio e circondandola in pochi attimi di nebbia e oscurità, diretta chissà dove.
 
 
 
David Elric era un ragazzo alto circa un metro e ottanta, dalla corporatura snella e agile. Non era il massimo negli studi, ma almeno se la cavava egregiamente con la fisica. Sapeva muoversi benissimo, riuscendo in salti impossibili e compiendo in poco tempo grandi distanze. Così, dato le sue doti fisiche e gli occhi, molti cominciarono a scherzare etichettandolo più come ad un gatto che ad un essere umano.
Infatti, David non solo aveva degli occhi color ambra, ma aveva anche degli scompigliati capelli castani ma quasi neri come la pece, facendolo assomigliare ad un vero e proprio gatto randagio.
La notte ormai era padrona indiscussa di quel giorno e la luce del sole era soltanto un lontano ricordo che sarebbe tornato il giorno dopo. E come il sole se ne andò, così fece la gente del posto, creando una specie di città fantasma.
David era ancora in giro nonostante l’ora, ma non era un problema dato che viveva da solo in un appartamento affittato. Gli piaceva camminare di notte, illuminato dalla luna e assaporando l’aria fresca di solitudine dell’ora.
Non sapeva il perché, ma gli piaceva molto la solitudine notturna. Forse alla fine era diventato per davvero un felino
Meow, pensò David sorridendo.
L’aria fresca della notte gli riempiva i polmoni, quasi congelandoli, di una sensazione di freschezza e serenità: forse era quello il vero motivo della sua preferenza nella vita notturna.
Continuò a camminare, alla ricerca di una strada da seguire o da percorrere, finché ad un tratto i piedi cominciarono a lamentarsi, suggerendogli di tornare a casa.
Si stiracchiò e si sorprese quando aprì il cellulare per sapere che ore erano, scoprendo che. Cosa che di solito non succede mai.
<< Mi sa che domani non mi sveglio per andare a scuola >> commentò chiudendo gli occhi e girandosi su sé stesso, pronto a tornare a casa.
Ad un tratto, un urlo attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare gli occhi al cielo alla ricerca di quel suono.
Non veniva da troppo lontano data l'intensità e dal suono acuto, David giurò che si trattava di una donna. Non era la prima volta che nel cuore della notte delle sue passeggiate udiva urla simili, ma fino ad allora aveva sempre lasciato stare. Ma improvvisamente, David fu spinto da una strana forza e si lanciò al suo inseguimento.
Velocemente, cominciò ad inseguire la voce: sapeva bene che come una vita nasceva in nove mesi, ci voleva un attimo per toglierla. Che si trattasse di uno stupratore o di un borsaiolo, prima o poi avrebbe ucciso la sua vittima. Lo facevano sempre, sopratutto in quella città.
Continuò a correre finché le urla non si fecero più chiare, i bisbigli trasformarsi in parole e l'ansimare udibile come il pianto di un neonato.
Con passo veloce e felpato, si avvicinò al vicolo e appoggiandosi al freddo muro di marmo, cominciò a muoversi lentamente verso lo spigolo dell'angolo, pronto a vedere senza essere visto.
Fu sul punto di dare una migliore occhiata, ma ad un tratto qualcuno lo prese e lo trascinò violentemente all'ombra del vicolo, lontano da occhi indiscreti. David fu sul punto di gridare ma all'improvviso, l'uomo gli puntò qualcosa di appuntito alla gola, zittendolo in un istante.
<< Nessuna mossa, azzardata, bello. Altrimenti sarà costretto ad aprirti una nuova via respiratoria attraverso la gola >> gli sussurrò minacciosamente imprimendo la punta del coltello sul pomo d' Adamo di David.
Per un attimo il ragazzo pensò di reagire, ma ormai si era lasciato alle spalle quel stile di vita.
<< Accidenti... sono stato fregato, eh? >> mormorò sforzandosi di non deglutire, ma allo stesso tempo cercando di non far notare la paura che l'aveva fatto preda in quel dannato momento. Tentò di guardare per bene la faccia del suo aggressore: se sarebbe sopravvissuto, gliela avrebbe fatta pagare davvero cara. Ma David si lasciò sfuggire uno schiocco di labbra quando notò che l'uomo portava un passamontagna.
<< Tsk, che sfortuna da parte tua inceppare nella voce stridente della mia ultima vittima... oops, pardon, mi correggo, penultima vittima...>> disse mostrando un ghigno a 24 denti e chiudendo il suo MP3 proprio mentre la donna stava urlando di lasciarla andare.
<< Aia... ammetto che questo non è uno dei migliori guai in cui uno vorrebbe ficcarsi >> rispose David ridacchiando paura.
<< Che fai, mi prendi in giro, dannato? >> ringhiò il suo aguzzino.
<< Per carità, non mi sognerei mai di prendere in giro un uomo che mi sta derubando, figurati se mi sta addirittura puntando un coltello alla gola >> rispose David sforzando un sorriso amichevole.
Idiota, idiota, idiota! si urlò nella mente, fin troppo consapevole del suo vizio di rispondere sempre in modo sarcastico quando aveva un pericolo davanti. Avrebbe deriso addirittura la morte in persona se solo l'avesse incontrata.
<< Allora mi stai davvero prendendo in giro, moccioso... Peccato. Credo che ti sgozzerò la gola e ruberò tutto quello che porti addosso... e peccato davvero, dato che avevo intenzione di lasciarti andare... mezzo vivo >> sussurrò l'uomo facendo passare "dolcemente" la parte piatta del coltello sulla guancia di David.
David avrebbe non voluto rispondere, ma istintivamente la sua bocca parlò: << Che pensiero carino >> disse ridendo e tremando nello stesso momento.
Istintivamente si guardò attorno, alla ricerca di aiuto, ma nessuno era in giro.
Sorrise.
Stavolta sono fregato. Nessuna presenza, nessun testimone, pensò mentre sentiva il marcio respiro dell'uomo su di lui. Le uniche persone che in quel freddo vicolo della morte erano soltanto lui, il criminale e quella ragazza.
Ragazza?! tuonò il pensiero di David vedendola dietro il suo aguzzino, armata di un solido tubo di piombo.
Prima che David potesse realizzare cosa stesse effettivamente accadendo, l'uomo davanti a lui mollò la presa di colpo e si accasciò al suolo, ma non dopo una sonora botta in testa e uno scossone che anche David avvertì.
Al posto dell'aggressore a terra, comparve la ragazza di prima, avvolta in un mantello verde salvia e il tubo di piombo rosso sangue in una mano. Nonostante l'oscurità, David riuscì benissimo vederla con gli occhi color acqua fissi su di lui, penetrandolo con uno sguardo serio e agghiacciante.
<< Sei una supereroina? >> domandò David, ancora scosso dal rischioso evento di prima.
<< Messere >> rispose la ragazza con tono superiore e ignorando la domanda << Mi dovete la vita e potrete fin da ora riscattare il vostro debito. Cerco asilo, spero che non debba aggiungere altro. >>
David continuò a fissarla ad occhi sbarrati, con la mente che faceva letteralmente fatica a comprendere cosa aveva effettivamente detto la ragazza con il mantello. Ma capì chiaramente che la ragazza stava cercando un tetto sotto cui stare. Fu sul punto di guardare l'uomo a terra, giusto per assicurarsi la sua condizione, quando ad un tratto un lampo attraversò il cielo, illuminando i due per un'interminabile secondo. Secondo in cui David riuscì chiaramente a distinguere sul volto della ragazza lacrime asciugate e un rossore triste nelle guancie, come se avesse pianto a lungo.
Per un istante valutò l'idea di lasciarla lì dov'era, non la conosceva e l'unica cosa che sapeva era che la ragazza era molto pericolosa: non aveva motivi di portarla a casa.
Ma fu solo un istante.
Era una ragazza sola, in lacrime e senza un tetto sotto cui stare. Le aveva salvato la vita e tra poco si sarebbe anche messo a piovere. Lasciarla lì sarebbe stato l'atto più meschino che un uomo potesse fare.
Fece qualche passo in direzione dell'uscita, pensando a quali conseguenze avrebbe avuto quel gesto di cavalleria.
<< D'accordo >> disse infine sospirando e arrendendosi al suo animo nobile << ma ad una sola condizione, posa quell'affare >> continuò fissando l'arma del -forse- delitto nella mano della vagabonda.
All'inizio la ragazza non afferrò subito il concetto, ma quando seguì lo sguardo di David e capì a cosa si stava riferendo, lasciò immediatamente cadere il tubo al suolo, affrettandosi poi a raggiungere il ragazzo con passo veloce ma fiero.
<< Muoviamoci, Principessa, sta per piovere >> disse David incamminandosi fin da subito, abbandonando l'uomo nel vicolo e lasciandosi seguire dalla ragazza.
   
 
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