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Autore: Subutai Khan    26/01/2004    1 recensioni
Sporco e spazio ristretto condurranno alla resa dei conti? Riusciranno Asuka e Shinji a chiarirsi, a parlarsi, a dialogare? O i soccorritori troveranno i loro scheletri ancora intenti a sbranarsi vicendevolmente?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Claustrofobia, Manuali per Incompetenti e Altre Amenità' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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“Asuka, va un po’ meglio? Dimmi di sì, ti prego”.
“Se vuoi te lo dico, ma sarebbe una bugia. Sto come prima. Uno straccio. Mi sento come si dev’essere sentito Giuda quando si è pentito delle sue malefatte”.
“Melodrammatica. Te l’avrò detto un milione di volte in questa mezz’ora, non devi colpevolizzarti così tanto. Non devi”.
“Non devo, dici? Non devo? Forse tu non te ne rendi conto, visto che sei sempre stato il ritratto del bravo ragazzo. Ma capire cosa è stato per te sentirsi sommerso dalla merda è qualcosa di devastante. Avrò bisogno di un by-pass, non penso che il mio cuore reggerà da solo”.
“Hai una vaga idea del male che mi stai facendo parlando in modo tanto sprezzante di te stessa?”.
“E tu hai una vaga idea di cosa significa avere tempo di pensare agli ultimi quattordici anni della propria vita così tanto intensamente da far riscaldare il cervello, capire tutti gli sbagli commessi e rendersi semplicemente conto di avere la nomination per il titolo di `persona più spregevole del globo` sul Guinness dei Primati da qui al 2500? Forse no, visto che prendi la questione con tanta leggerezza. E piantala di guardarmi con quello sguardo da cucciolo ferito, mi squarci solo facendo così”.
“Pensi davvero che ti lascerò lì, a macerare nel rimorso? Puoi pure scordartelo. Mi sono dichiarato e, nonostante mi sia momentaneamente travestito da eroe, in realtà rimango il solito baka. Quindi puoi farti un’approssimativa idea di quanto possa essere stato difficile per me farti capire cosa provo nei tuoi confronti. Non puoi ripagarmi con tutto l’odio che ti stai infliggendo, serve solo a distruggerti. E a distruggere me. Ma non permetterò che accada. Reagisci, cristo santo. Dov’è finita la baldanzosa Asuka, quella che si vantava di mangiare i suoi nemici a colazione?”.
“Mangiare. Ecco cosa vorrei fare ora. Mangiare un bue intero, senza nemmeno cuocerlo”.
“Pessimo tentativo di sviare il discorso, ma non posso che darti ragione. Divorerei le intere scorte del ristorante sotto casa”.
“Io ingoierei anche le mura del suddetto ristorante”.
“E va bene, se vuoi stare lì ad affogare non sarò io a tirarti fuori. D’altronde è una cosa che devi risolvere da sola. Ma sappi che confido in te: riuscirai a scendere a patti con la tua ritrovata coscienza, ne sono più che sicuro. Hai avuto la possibilità di fare un’autoanalisi, avrai anche la possibilità di perdonarti”.
“Ottimista”.

[passano svariate ore e la stanza è immersa nel silenzio]

“Acqua. Voglio dell’acqua”.
“Non basterebbe l’oceano Pacifico per dissetarci entrambi, Shinji”.
“Mi accontenterei del mar Morto tanto mi sento secco”.
“Perché sento venirmi un nodo in gola?”.
“Perché…perché temo che ormai ci sia da considerare il peggio”.
“…”.
“Sì, insomma…cioè…è possibile che, chiunque sia stato a trascinarci qui, abbia davvero pensato di farci morire di stenti”.
“Chi sarebbe tanto crudele?”.
“Non ne ho idea. Ma, conoscendo mio padre, non mi meraviglierei nello scoprire che esistono altri tipi come lui”.
“Di diavolo ce n’è uno, fortunatamente”.
“Con la D maiuscola, forse. Ma la sua progenie è vasta e ben assortita”.
“Per me esageri”.
“Vorrei tanto sbagliarmi”.
“Non spaventarmi, non ne ho proprio bisogno”.
“Non vorrei, ma a questo punto è necessario pensare a tutte le possibilità, anche a quelle che non vorresti esistessero nemmeno. E una di queste prevede che noi due si rimanga qui, in questo schifoso tugurio, a crepare come cani”.
“Non andrà così. Come potrò poi mantenere la mia promessa? Consentendoti di mangiare la mia carne se dovessi essere io a cedere per prima?”.
“Ti prego, non farmi neanche immaginare una scena del genere”.
“Stavo solo esasperando un pochetto”.
“Alla faccia del pochetto. Comunque vedo che la situazione è un po’ migliorata, visto che non ti rifiuti più di guardarmi in faccia”.
“Quello sì. Ma è solo un fuoco di paglia. Lo scoglio è ancora lì, immenso, di fronte ai miei occhi e non ho sottomano niente che mi possa aiutare a scalarlo, o distruggerlo. Non sarà facile per me, Shinji, capacitarmi fino in fondo di cosa ho combinato e riuscire a rimirarmi allo specchio senza sentire il vomito venirmi su dalla gola”.
“…”.

[passano altre ore]

“Sete, ho sete…”.
“Anch’io…ma dobbiamo resistere…”.
“Temo di non farcela, Asuka. Sono al limite, lo sento”.
“No. Non puoi mollare. Non puoi mollare e lasciarmi sola”.
“Papà, maledetto bastardo. Facci uscire di qui, stronzo. Facci uscire, facci uscire, facci uscire. Non voglio restare qui. Voglio poter uscire, rimettermi e riavere in mano la mia vita”.
“Shinji…”.
“Voglio poter andare in giro ed ammettere fiero che sono innamorato. Voglio tornare sull’Eva. Voglio accarezzare Pen Pen. Voglio rivedere Toji e Kensuke. Voglio il mio lettore SDAT. Voglio anche poter osservare disgustato la signorina Misato sversa sul pavimento di casa, ubriaca fradicia. Tutto pur di non restare qui. Vieni ad aprirci, bastardo”.
“Battere i pugni sulla porta non serve a niente, purtroppo”.
“Mi senti papà? Mi senti o no, cristiddio? Vieni qui, maledettissimo figlio di puttana. Vieni qui che ti gonfio come una zampogna. Stronzo stronzo stronzo”.
“Dio Shinji, calmati. Stai straparlando. Rischi di farti venire un esaurimento nervoso”.
“No no no. Desidero solo avere la faccia di Gendo sottomano per poterla spaccare con queste mie mani”.
“Sì sì, ok. Ma adesso smetti di piangere dalla rabbia e prendi un bel respirone profondo”.
“Non ce la faccio e non penso neanche di averne l’intenzione. Magari riesco a tirare giù ‘sta cazzo di porta”.
“…”.
“Vai giù troia, vai giù”.
“Sei ammattito? Prendendola a testate ti fai solo del male. Piantala Shinji, piantala. Non voglio vederti ridotto così. Piantala, ho detto!”.
“…”.
“…”.
“Hai abboccato come speravo”.
“Prego?”.
“Sono un grande attore, vero? Ho messo in piedi questa piccola scenata per vedere se eri ancora in grado di essere determinata come lo sei sempre stata. E la risposta positiva che mi hai involontariamente fornito è solo un buon segno”.
“Che piccolo bastardo”.
“Su, non fare lo sguardo da vipera. L’ho fatto per te. Ora so che hai la tempra per uscire dal momentaccio che stai attraversando”.
“Ed io che mi stavo crogiolando beata nell’autocommiserazione”.
   
 
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