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Autore: chiaki89    23/04/2011    6 recensioni
Ancora un’altra lite. L’ennesima, logorante lite. Sembrava che non sapessero far altro che beccarsi per ogni singola stupidaggine. Hermione si rendeva conto che il loro non era un viaggio di piacere, semmai una missione al limite del suicida. Eppure non riusciva a trattenersi, perché nonostante tutto quei battibecchi le evocavano una normalità ormai lontana, scandita dai ritmi scolastici e protetta dalle robuste mura di Hogwarts. Avrebbe dovuto mostrare più buonsenso.
A volte le parole tagliano molto di più rispetto ad un paio di forbici. Ma chi ha detto che questo è un male?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa oneshot è interamente dedicata alla mia adorabile Deme, conosciuta dalla maggior parte del mondo come LyndaWeasley, che è riuscita a convincermi a scrivere su una coppia che...ehm, diciamo che non adoro particolarmente. 

La storia si colloca in un momento imprecisato tra il ritorno di Ron e l'incidente con i Ghermidori, lascio a voi la scelta! Detto questo, vi lascio alla lettura! Enjoy!

 

TAGLI

 


 

“Ron, ti stai mangiando i capelli”.

L’interessato si esibì in uno sbuffo che fece capire l’esatta portata della sua considerazione verso tale commento.

“Davvero, Ronald, è disgustoso”, rimarcò Hermione, osservando una ciocca di capelli impiastricciata di purè e ormai prossima alla pietrificazione.

“Piantala, sembri mia madre!”.

“Tua madre ti avrebbe già sistemato a suon di Incantesimi Tagliuzzanti!”.

Ancora un’altra lite. L’ennesima, logorante lite. Sembrava che non sapessero far altro che beccarsi per ogni singola stupidaggine. Hermione si rendeva conto che il loro non era un viaggio di piacere, semmai una missione al limite del suicida. Eppure non riusciva a trattenersi, perché nonostante tutto quei battibecchi le evocavano una normalità ormai lontana, scandita dai ritmi scolastici e protetta dalle robuste mura di Hogwarts. Avrebbe dovuto mostrare più buonsenso.

 “Adesso basta!”, urlò Harry sbattendo un pugno tremante sul tavolo. Hermione sobbalzò, benché in parte se lo aspettasse. “Non potreste cercare di andare d’accordo? Dobbiamo ancora trovare la coppa di Tassorosso, senza contare gli altri Horcrux! Ed è sfiancante andare avanti in questa maniera. Ho bisogno di voi, non dei vostri litigi”. Aveva terminato il discorso con tono calmo e pacato, come per bilanciare l’accesso rabbioso di poco prima.

Ron ammutolì imbarazzato, fissando il piatto con grandissima convinzione. Hermione arrossì leggermente, per poi balbettare: “Scusa, Harry, hai ragione”. Lui annuì, probabilmente a disagio, e disse che sarebbe andato a dormire. La ragazza si offrì di montare di guardia per la notte; Ron tolse i piatti dal tavolo e andò a pulirli. Una quiete impacciata scese nella tenda, rotta soltanto dai sospiri profondi di Harry e dall’acciottolio smorzato delle stoviglie.

Hermione si sedette con la bacchetta in grembo e lasciò vagare i suoi occhi nell’oscurità.

Era stanca. Incredibilmente stanca. Il buio non era solo fuori, era anche nella sua testa. In tanti le avevano detto che era brillante, intelligente, capace. Ma a quanto pareva si sbagliavano tutti.

Lei era inutile. Non riusciva ad aiutare i suoi amici…

“Hermione?”. La voce incerta di Ron interruppe i suoi deprimenti pensieri, che andavano avanti già da troppo. Si sfregò gli occhi con la mano che non reggeva la bacchetta e osservò farsi avanti il ragazzo di cui si era innamorata. Neanche lei sapeva quando era entrato così profondamente nel suo cuore: era semplicemente successo. Le venne spontaneo sorridere.

“Dimmi, Ron”. Anche lui sorrise, portandosi una mano ai capelli.

“Beh, sai, pensavo…in effetti hai ragione, sono un po’ lunghi”. Hermione annuì, senza però capire dove volesse andare a parare.

“Mi chiedevo…potresti tagliarmeli?”, spiegò infine, scrocchiandosi nervosamente le nocche.

“Io?”.

“Per le mutande di Merlino, Hermione! Sì, sto chiedendo a te!”.

“Uhm, insomma…okay. Entriamo dentro, c’è più luce”. Ron le tenne cavallerescamente un lembo della tenda aperto, poi la seguì. La guardò affaccendarsi sulla sua borsetta di perline, mentre borbottava invettive a mezza voce. “Ma dove…ah, andiamo…proprio le cerniere incastrate…”. Sentendosi osservata alzò lo sguardo su di lui, che si stava trattenendo a stento dal ridere. “Le forbici sono in una tasca secondaria, ma la cerniera si è inceppata”, chiarì imbarazzata.

“Non puoi usare la bacchetta? Per tagliarmi i capelli, intendo”.

“Assolutamente no!”, rispose, un pochino isterica. “Non voglio rischiare di farti del male”.

“O-okay allora”.

Dopo cinque minuti di frenetica lotta contro la borsetta, alla fine Hermione riemerse con in mano un paio di forbici. Forse non erano l’ideale per tagliare i capelli, ma se le sarebbero fatte bastare.

Ron si sedette su una sedia ed Hermione si mise alle sue spalle, senza più preoccuparsi di celare le proprie mosse cariche d’insicurezza. Gli afferrò una ciocca di capelli rossi, passandosela per un istante tra le dita giusto per godersi quell’attimo di intimità rubata. E tagliò.

“Scusa per prima. Non mi sarei dovuto arrabbiare con te”.

“Sono stata io a cominciare”, rispose immediatamente, tagliando un’altra ciocca.

Un taglio anche al suo orgoglio.

“Già”.

E mai una volta che Ron imparasse a stare zitto. Hermione inspirò bruscamente, preparandosi a riversargli addosso qualche impropero. Lui dovette anticipare il pericolo, perché cercò precipitosamente di rimediare.

“Scusa, scusa”. Ancora ciuffi rossi che cadevano a terra sotto l’azione delle forbici.

Forse un taglio anche all’orgoglio di lui.

Calò il silenzio, inframmezzato solo dal tagliuzzare delle lame. Hermione sentiva un discreto calore sulle guance e ringraziava il cielo che Ron fosse voltato.

“Sei brava”. Lei sussultò, presa alla sprovvista.

“Non essere assurdo, Ronald”, lo rimbeccò.

“Sto dicendo la verità”, disse con veemenza, tentando di voltarsi verso di lei. Hermione lo bloccò con fermezza, afferrandogli le spalle e riportandolo nella posizione originaria. Quel contatto fugace bastò per mandare a fuoco il suo viso. Si sforzò di rispondere normalmente, senza far trasparire il tumulto che si agitava alla bocca dello stomaco.

“Lo dici soltanto per tenermi buona”.

“Ehi! Non sono così opportunista!”.

“Ah no?”, lo provocò scherzosamente la ragazza, troppo bendisposta per aver voglia di avviare l’ennesima discussione. Lo stesso valeva per lui, a quanto pareva.

Ridacchiarono insieme, pervasi da una serenità tanto rara quanto preziosa.

“Mi sei mancata, Hermione”.

Un taglio più profondo nel cuore, come se già non lo avesse aperto a sufficienza per lui.

“Cosa ti è mancato di me? La pedanteria? La cucina pessima?”, si schermì lei, rifiutando di accettare quello che suonava come un complimento. O, addirittura, un’espressione d’affetto.

“No, quelle non mi sono mancate, in effetti”. Come volevasi dimostrare. Ron faceva impallidire il proverbiale elefante nel negozio di cristalli, quanto a delicatezza. “Però mi è mancato il vederti sempre china sui libri. L’espressione concentrata quando imponi gli incantesimi difensivi. Il tuo essere incessantemente indaffarata. Il disappunto quando i tuoi capelli diventano troppo crespi a causa dell’umidità. E…tante altre cose”. La sua voce sfumò, come se si fosse reso conto di aver detto troppo e avesse perso tutta la sua determinazione.

Un taglio anche per lui, uno spiraglio su quello che nascondeva con la sua goffaggine tenera a volte, irritante in altre.

Hermione deglutì, osservando il mucchietto di capelli rossi accanto ai suoi piedi. Riflettevano la luce della lampada ad olio, un minuscolo fuoco che scacciava il buio nella sua testa. Preferì non rispondere.

Invece passò le mani sulle spalle calde di Ron, sul suo collo, nella sua zazzera notevolmente ridotta rispetto a prima. Gli ultimi capelli recisi caddero a terra, ma Hermione non smise di toccarlo e finse di non aver finito il suo compito.

I polpastrelli erano ipersensibili, percorsi da un’elettricità che solo Ron riusciva a generare. Solo lui.

All’improvviso una mano afferrò la sua e la strinse delicatamente ma con fermezza. Lei cercò di godere di quel momento fino in fondo: accantonò lo stupore e l’imbarazzo, e rispose alla sua stretta.

Era un gesto così inusuale in Ron…

Un taglio nel velo che li separava, che finalmente li portava più vicini.

Sciolse il contatto dopo qualche istante e borbottò un “Gratta e netta!” al pavimento. “Beh…grazie, Hermione”.

Lei mormorò un “prego” quasi impercettibile. Poi si avviò verso il letto senza neanche svestirsi e si rannicchiò tra le coperte. Incertezze, paure, pensieri deprimenti…non se n’erano andati. Ma c’era qualcosa di immensamente più grande e caldo ed importante che li sopraffaceva, ora.

 “Ron?”.

Un mugugno non meglio identificato giunse dal letto vicino.

“Mi sei mancato anche tu”.

 

 

 

*Note dell'autrice*: sono consapevole che la storia non è granché e non mi convince molto. Prima cosa perché sono negata per il fluff, secondo perché Ron/Hermione è una coppia che trovo un pochino improbabile, anche se obiettivamente molto tenera. In ogni caso spero che vi sia piaciuta, ricordate che critiche e commenti sono più che graditi (e fermamente desiderati!).

E' doveroso menzionare anche Abraxas, che mi ha gentilmente dato un parere sulla storia e un paio di buoni suggerimenti.  E grazie per il timbrino ABRAPPROVED! XD

Baci, chiaki

   
 
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