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Autore: orkaluka    24/04/2011    2 recensioni
"Sette giorni prima eravamo settantacinque, tra donne, uomini, bambini, malati e vecchi; tutti stipati in un piccolo spazio. In quel momento eravamo più o meno la metà, le malattie si erano moltiplicate di persona in persona, i vecchi e i bambini erano morti e i pochi adulti rimasti erano divenuti bestie. Chi moriva era cibo, in quel luogo vigeva la cruda legge di Darwin, chi era forte sopravviveva, chi era debole moriva, divorato dai suoi simili." In luogo abbandonato alla follia, una donna cerca di sopravvivere tenendo stretta a se la sua ragione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: per chi é facilmente impressionabile e ha un'immaginazione particolarmente esaustiva questo racconto potrebbe essere un poco forte.

Le bestie non piangono

Un uomo al mio fianco mormorava una preghiera ormai da un giorno e una notte senza sosta. Stava morendo lentamente e dolorosamente, piano piano si stava lasciando andare a quel buio opprimente che si era già nutrito delle nostre anime. Sette giorni prima eravamo settantacinque, tra donne, uomini, bambini, malati e vecchi; tutti stipati in un piccolo spazio. In quel momento eravamo più o meno la metà, le malattie si erano moltiplicate di persona in persona, i vecchi e i bambini erano morti e i pochi adulti rimasti erano divenuti bestie. Chi moriva era cibo, in quel luogo vigeva la cruda legge di Darwin, chi era forte sopravviveva, chi era debole moriva, divorato dai suoi simili. Il mormorio dell’uomo finì in un gorgoglio ovattato, era morto piuttosto silenziosamente, c’era chi urlava fino alla fine, per mia fortuna lui non fu tra questi. Mi avvicinai ancor più all’uomo, tastandolo gli trovai addosso dei vestiti, pochi li portavano in quel luogo, li presi e silenziosamente li misi. Avevo pochissimo tempo, le altre bestie che si aggiravano nell’ombra, i sopravissuti, si sarebbero accorte che c’era del cibo. “Morto!” Urlai con una voce felice, poi mi spostai velocemente seguendo un muro, fino a raggiungere il lato opposto della stanza. Sentii i raschii delle bestie che si muovevano nel buio, raggiunsero il corpo esanime e cominciarono a mangiarlo, ringhiando e ululando, completamente dimentichi degli esseri che furono. Mi rannicchiai contro un muro, avvolta in quei vestiti sporchi che avevo rubato ad un corpo morto. Cercai di ricordare chi fossi stata, ma la mia mente me lo impediva.

I raschii e i risucchi erano cessati, le bestie avevano banchettato, si addormentarono in branco, gli uni sugli altri per trattenere il calore. Erano bestie, ma possedevano ancora un cervello. Improvvisamente una luce illuminò la piccola stanza, qualcuno aveva aperto quella porta che era stata cementata giorni prima. Una figura d’uomo comparve nella luce, con un’occhiata osservò le bestie sporche di sangue, poi volse il capo verso di me, sorpreso di trovare qualcuno che non sembrava aver preso parte a quello scempio. Si avvicinò lentamente, alzando le mani per farmi capire di essere  indifeso, io rimasi immobile. Mi prese in braccio facilmente, come fossi una piuma, più leggera dell’aria. Mi condusse all’aperto, dove c’erano luce e aria. Con un gemito chiusi gli occhi, la luce era troppa, la bellezza del mondo era troppa, anche i rumori erano troppi. L’uomo mi fece sedere e disse qualcosa ad altri uomini, che sentii muoversi sul prato. I miei sensi erano sobbarcati di informazioni. Il salvatore applicò qualcosa ai miei occhi, li aprii lentamente, davanti ad essi ora c’erano degli occhiali da sole. Gli sorrisi. Fidarmi di qualcuno dopo tutto quel tempo era bello, quasi non riuscivo a crederci. Mi abbandonai alle cure dell’uomo, sperando di non tonare mai più in quel luogo di terrore, sperando che la vita non fosse tanto crudele da togliermi la luce proprio allora, proprio quando l’avevo ritrovata. Sorrisi e sperai con tutta me stessa che le mie lacrime rilucessero sulle guance, illuminate dalla gloria del sole, perché in quel caso avrei saputo di non essere una bestia. Le bestie non piangono.

Note dell'autore

Non so cosa ne pensiate, ma a me questo racconto piace. Ci ho messo poco tempo per scriverne una bozza, poi mi sono impeganto a rileggerlo e a correggerlo. é un mese che praticamente non faccio altro, ogni volta che posso torno a rileggerlo e a correggerlo ed ogni volta mi dico che é finito, che va bene, anche se in relatà la volta dopo aggiungo ancora qualcosa. XD sono proprio un caso perso. Probabilmente per Rox_sole apparirà come la prima volta che l'ha letto, spero che le piaccia lo stesso.

Spero con tutto me stesso che questo racconto non vi abbia sconvolto troppo e che non mi prendiate per pazzo. Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione, per cui vi prego di recensire. Il prossimo capitolo sarà anche quello conclusivo, teoricamente possono anche essere letti separatamente, anche se parlano della stessa storia. Be...non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! Luka

  
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