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Autore: Sandra Voirol    24/04/2011    5 recensioni
Intanto Buona Pasqua a tutte !!!!!!!!!!
Oggi posto una One Shot sul bacio tra Jake e Bella...
Quello dopo la famosa tenda ...per intenderci...
La prospettiva è quella di Jacob...
Spero di esserci riuscita...ho avuto un pò di difficoltà in effetti...
Gli equilibri sono così delicati che non so se ci ho preso come si deve...
Se ne avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate...
Buona lettura e a presto !!!!!!!!!!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'L' Anima di Edward...ma non solo'
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Prima di tutto Buona Pasqua a tutti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E GRAZIE MILLE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO E MI TENGONO TRA GLI AUTORI PREFERITI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Prima di passare alla lettura volevo avvisarvi che le parti in corsivo si riferiscono ai pensieri di Jake mentre è Lupo.

Buona Lettura

 




IL NOSTRO ULTIMO BACIO
(Montagne Russe)

 


POV. JAKE
 

 
“Il tuo primo posto qual è?”.
“L’altra notte, quando ti sei decisa a sposarmi”.
Il gelo inondò le mie vene. Nonostante non sentissi mai freddo, un’ondata di ghiaccio mi avvolse.
Sposarmi, sposarmi, sposarmi.
Il mio cervello non registrava nient’altro. Il mio corpo era paralizzato. Il mio cuore, fermo. La mia mente inceppata in una sola parola. Sposarmi. Dopo un minuto di blocco totale, una fiammata bollente cancellò il gelo e ridiede vita al mio corpo e alla mia mente.
Un dolore straziante, mai provato prima, serrò il mio cuore in una morsa letale. Un ululato dilaniato dal dolore uscì dalle mie fauci. Perforava le mie stesse orecchie, tanto era forte. Trapassava la mia anima. Non riuscivo a controllarmi, il dolore era troppo intenso, ma alla fine l’ululato si smorzò in un’agonia silenziosa.
Mi ci volle solo una frazione di secondo, perché il mio istinto animale, mi spingesse a scappare via. Il più lontano possibile da quella sofferenza. Corsi nella foresta. Per cinque minuti buoni, pensai solo a correre. Non sapevo neanche io dove. Volevo solo fuggire da tutto il dolore che opprimeva il mio cuore. Ma c’erano le voci. Le solite voci dei miei fratelli. Dopo lo shock iniziale, per essere stati invasi anche loro, dal dolore che provavo. Sam cercò di farmi ragionare.”Jake, fermati, sai cosa sta per succedere. Dove pensi di andare?”.
“Lasciami in pace Sam. Non so niente. Non so dove vado e neanche cosa fare. Voglio solo smettere di sentire quello che sento”.
“Jacob, sai che non posso permettertelo. Mi dispiace, MA DEVI FERMARTI!”. Ecco la voce dell’Alpha. Rimasi bloccato dove mi trovavo. Questa storia cominciava a darmi sempre più sui nervi. Ma nonostante tutto mi fu d’aiuto. Diede una sferzata di lucidità alla mia mente. E dal dolore passai alla rabbia.
Come sulle montagne russe.
Ero arrabbiato, anzi di più, infuriato. E non con il succhiasangue, ma con Bella. Cosa stava facendo? Cosa le passava per quella testolina bacata? Sposarlo? Ma si rendeva minimamente conto di cosa significava? Non sarebbe mai potuto essere un matrimonio vero. Almeno non mentre era ancora umana. Ancora. Questa parola mi pesava sullo stomaco, come un macigno.
Non mi stava dando l’opportunità di amarla, di salvarla da se stessa. Aveva deciso. Veramente. O fuggiva? E questo che non riuscivo a togliermi dalla testa. Sentivo, con certezza assoluta, che nonostante tutto, lei mi amava. E questo alimentava la mia rabbia. Non ci stava dando un’opportunità. E, assurdamente, la odiavo per questo. Mentre ero perso in tutti questi pensieri, sentii che Edward stava venendo da me. Arrivò in un lampo e si fermò a qualche metro.
“Jacob…”.
“Che vuoi succhiasangue! Che c’è, vieni a goderti lo spettacolo!! O hai voglia di rigirare un altro po’ il coltello nella piaga? Che credi? Pensi di aver vinto? Non ci contare! Non saprai mai se lei ama solo te. Ti resterà il tarlo in testa per tutta la tua fottutissima esistenza! Hai troppa paura di perderla per darle il tempo di capire veramente ciò che vuole. E così l’hai messa alle corde. Ma bravo! L’hai pensata bene la mossa, complimenti!”.
“Jacob, cosa credevi, che ti avrei dato la possibilità di fare presa su di lei in eterno? Mi pare di essere stato più che accondiscendente. Le tue occasioni le hai avute, ora che vuoi? Che ti stenda il tappeto rosso? Che ti lasci tutto il tempo che vuoi per portarmela via? Tu vuoi potarmi via l’unica ragione per cui valga la pena di vivere! Credi che io non combatta per lei? Tu sei pazzo!”.
“Vattene! Cosa sei venuto a fare?”.
Esitava, come preso dall’ansia. “Bella…Bella vuole parlarti”.
“Per dirmi cosa? Che c’è, vuole invitarmi al matrimonio?”. Sentivo il sarcasmo gocciolante di veleno.
“Jake, la conosci, sai che è a pezzi per averti sentito soffrire. Lo sai fin troppo bene. Non so cosa vuole dirti, ma mi ha chiesto di venirti a cercare. E così ho fatto. E’ lacerata. Scommetto che troverai il modo di sfruttare il suo tormento a tuo favore!”. Quasi ringhiava.
“Non sono bravo come te, purtroppo! Non capisco. Ha ciò che vuole, no? Per me non c’è nient’altro da dire!”.
“Dalle la possibilità di chiarire con te. Non sopporto di vederla in questo stato. Ascoltala almeno. Che ti costa? Se la ami come dici, non puoi lasciarla così!”. Ora sussurrava.
“Che dici? Sai che l’amo! Ma è lei a ferire me, mica il contrario!”. Sospirai. Sapevo che avrei ceduto. Non riuscivo ad ignorarla e scappare via, come avrei dovuto. “Va bene Succhiasangue, andiamo!”. Come sempre, tornavo da lei. Questa cosa non era per niente sana, secondo me. Ma non riuscivo proprio a farne a meno, anche se sapevo che mi avrebbe portato solo altra sofferenza. Dovevo essere proprio un gran masochista.
Per strada sentii Sam che ci avvisava che la veggente aveva avuto una visione. Corremmo il più veloce possibile. Non c'eravamo dimenticati dello scontro imminente. Sam mi aveva dato il tempo di chiarire, ma aveva fretta di avere la sua spalla destra a disposizione.
Quando arrivammo nei pressi dell’accampamento, lui si fermò per darmi il tempo di trasformarmi. Stava di spalle, contratto. Poi sentii Seth che ringhiava. “Seth, tranquillo, sono io!”. Edward parlò con lui. Ma io, non sentivo più i suoi pensieri, ovviamente. E in quel momento, non avevo voglia di preoccuparmene. Ci avrebbe pensato il succhiasangue.
Avvertivo la presenza di Bella, anche se non l’avevo ancora vista, ma avevo solo voglia di scappare di nuovo. Quando le andò vicino, io mi girai verso la foresta. Non riuscivo a sopportare che la sfiorasse. Non l’avevo mai sopportato. Sentii solo che lei gli chiedeva di tornare presto, non era cambiato niente, ovviamente. Seth e Edward si allontanarono e Bella si girò a cercarmi con lo sguardo.
“Avrei da fare, perché non la smetti? Sputa il rospo, così vado a dedicarmi ad altro!”, dissi sprezzante. La rabbia stava risalendo su per lo stomaco, la gola e si piazzava al centro della mia testa.
Si scusava. Per essere stata egoista. Per essere stata cattiva. Per avermi ferito. Non voleva vedermi più. Mai più. Solo l’idea mi sembrò intollerabile. E la rabbia cominciò a sbollire un’altra volta.
Mi sentivo sulle montagne russe.
Avrei preferito continuare a soffrire così ed anche peggio, ma non vederla più mi sembrava davvero insopportabile. “Non mi sembra una grande soluzione”, dissi d’istinto. “Se nonostante tu sia decisamente difficile da sopportare, non volessi comunque stare lontano da te? Tieni conto di quello che voglio io o decidi tutto tu?”.
Era convinta di aver sbagliato a rimanermi amica, sapendo ciò che provavo per lei e preferiva non vedermi più, che vedermi soffrire come soffrivo. Ma a me non stava affatto bene. La rabbia stava risalendo.
Un’altra montagna russa.
“Okay, ho capito!”. Ma un pensiero mi attraversò la mente. Lei non sopportava di vedermi soffrire come soffrivo. Poteva essere un’arma. E se avessi provato a darle un bel elettroshock? Forse avrebbe capito. Forse l’amore che teneva in gabbia, si sarebbe liberato. Ormai non avevo più niente da perdere. Cosa mi costava provare. In fondo, ero abbastanza arrabbiato da essere duro con lei. Da ferirla, anche. Ma se il risultato sarebbe stato quello che speravo, ne sarebbe valsa la pena.
Le feci capire che ero pronto a sacrificarmi quanto lei. Anzi di più. Avrei dato la vita. La battaglia imminente era una circostanza davvero perfetta, per fare il ruolo del cavaliere che s'immola e lascia il terreno ad altri. Più capiva cosa intendevo e più era terrorizzata. Bene. Cercò in tutti i modi di dissuadermi. Ma il mio scopo era un altro. Volevo che le emozioni violente la scuotessero tanto da far esplodere tutto quello che sentiva per me.
Il tiro e molla di sue preghiere e mie battute gelide durò per un po’, in una scalata verso quello che speravo accadesse. Non sapeva più come fermarmi. Fu tanto diretta da chiedermi cosa fare. Ecco il momento della verità. L’avevo portata dove volevo. Ora o mai più. Era arrivata la mia ultima occasione.
“Chiedimelo”. Le dissi sprezzante. Non capì subito, ma quando si rese conto di cosa volevo, ci mise un attimo per fare il passo che mi avrebbe salvato e che io speravo ardentemente facesse. Anche se temevo non avrebbe mai fatto. Quindi la velocità con cui lo disse mi sorprese.
“Baciami”, disse in un sussurro.
Ora che avevo ottenuto ciò che volevo, non sapevo se approfittarne. Un’indecisione incomprensibile mi prese, tanto da non farmi cogliere al volo l’opportunità. Stavo ottenendo ciò che volevo, ma con l’inganno. Ed aveva un sapore amaro. Un miscuglio assurdo di emozioni mi vorticava nel petto. Non ultima la rabbia. Io avrei voluto baciarla perché lo desideravamo entrambi, non perché lei voleva salvarmi.
Ma la tentazione era troppo forte. Ero così lacerato che perfino il mio corpo non sapeva che direzione prendere. Poi presi la decisione. L’ultima possibilità andava sfruttata. Forse il bacio avrebbe fatto quello che io non ero riuscito in tutto questo tempo.
Andai verso di lei e le presi il volto tra le mani. Era rigida, con i pugni serrati. Cercava di resistere a ciò che sentiva. E la rabbia mi invase di nuovo.
Riecco la montagna russa.
Abbandonati accidenti. Poggiai le mie labbra sulle sue. Il contatto mi fece girare la testa. Ma lei era paralizzata. Non rispondeva al bacio. Mi sentii inondare dall’ira. Doveva reagire alle emozioni. Iniziai a baciarla con impeto, quasi con violenza. Volevo scuoterla a tutti i costi. Le presi la nuca, per stringerla contro di me. Le misi le mani sulle mie spalle. La strinsi a me spingendola contro il mio corpo. Lasciai le labbra per seguire il profilo della mascella e del collo. Ma rimaneva impassibile. Nonostante la stessi toccando come non avevo mai fatto, non riuscivo a sentire niente neanche io. Stavo baciando una statua, ma sarei andato fino in fondo. Avrei provato di tutto prima di arrendermi alla sua folle volontà di ignorare il suo amore per me.
“Bella, lasciati andare”, le sussurrai nell’orecchio. “Per una volta, libera ciò che senti”. Fece cenno di no con la testa. La solita testarda. La rabbia mi fece dire ciò che non avrei mai detto. “Tu non vuoi veramente che io non muoia”. Ebbe un fremito. Finalmente una reazione e mise le sue mani tra i miei capelli. Ero riuscito a scuoterla.
La felicità immensa che provai mi spinse a riprendere possesso delle sue labbra.
Un’altra montagna russa.
La stavo baciando. Mi stava baciando. Ci baciavamo.
Le sue labbra morbide, calde, che cercavano le mie. Non più passive ma attive, mi sconvolgevano. Le nostre lingue che ballavano, si assaporavano, si cercavano. Il suo sapore mi frastornava, era inebriante. Provavo delle emozioni tanto violente da non avere il controllo razionale di ciò che facevo. La sentivo avvinghiata me, baciarmi con la stessa passione con cui la baciavo io.
In quel momento era come se fossimo una sola persona, la nostra anima era una. E sentii, ciò che provava. Mi amava. Come avevo sempre pensato. Ma non abbastanza da scegliermi. Questa era la realtà. E la sofferenza si fuse con la gioia in un miscuglio dolce amaro. Avevo il suo amore, ma non era abbastanza forte da rinunciare a ciò che provava per l’altro. Eppure sentivo le nostre anime essere una sola. E il nostro futuro si dispiegò per un attimo infinito nella mia mente. Noi, felici. Noi, a La Push. Noi, con le nostre famiglie. Noi e i nostri bambini. Ma tutto si dissolse nella nebbia di una scelta diversa.
Ma non potevo rattristarmi, avevo lottato fino in fondo. Ero riuscito a portare tutto alla luce. Non potevo chiedere di più. Quindi la gioia vinse sulla sofferenza. Mi fermai di baciarla. “E’ ora, ma starò attento, te lo prometto”. Ripresi a baciarla, con dolcezza infinita stavolta. Come a venerare quelle labbra che si erano concesse a me almeno per una volta. L’abbracciai stretta. “Alla fine un bacio nostro lo abbiamo avuto”, le sussurrai all’orecchio. Dopo un altro momento in cui assaporai la sensazione di averla tra le mie braccia, la lasciai.
Mi girai e di corsa andai incontro ai vampiri neonati in arrivo. 

 

   
 
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