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Autore: _Syn    24/04/2011    2 recensioni
Happy birthday, Baseball freak! [802759]
[...]La bellezza di quel momento era talmente intensa che la cosa più meravigliosa era proprio che, da un momento all'altro, tutto sarebbe finito: se fosse durato in eterno quella perfezione avrebbe perso quell'intensità inebriante, capace di calmare per un po' la risata che ora riposava nel petto di Yamamoto. [...]
[Questa storia partecipa all'iniziativa di FW "Pesca la tua carta" con il seguente prompt: Sei di Fiori: Scrivi una storia di qualsiasi tipo ambientata in primavera, ma senza usare la parola Fiore/Fiori
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprire gli occhi sulla felicità

[802759]

-Happy birthday, baseball freak!-


Da che ricordasse, il giorno del suo compleanno aveva sempre piovuto. Forse perché aprile si portava dietro la follia di marzo ed era facile che la pioggia cominciasse a cadere quasi senza preavviso. Ma più quel mese avanzava e più quella pioggia diventava un velo leggero, come una nebbia fatta di spilli. Si poteva annusare il suo odore appena aperti gli occhi, sentirne il suono lieve e ovattato provenire dalla finestra come un buongiorno malinconico.

Ma a Yamamoto piaceva. Soprattutto quando era un bambino, quando aveva cominciato a notare quella strana coincidenza, si era detto che forse era il modo del tempo di augurargli un buon compleanno.

Poi il tempo era passato e quel particolare aveva cominciato a sbiadire un po'. Forse era stato per la morte di sua madre, per il modo in cui la sua vita era cambiata, per il modo in cui il tempo aveva cominciato a distendersi in maniera diversa, dando alla sua vita una forma nuova. Solo la pioggia non era cambiata e, dopotutto, Yamamoto non sembrava averla dimenticata davvero.

Così come anche lei.

Alla fine era ritornata sotto una nuova forma, conservando quella sua essenza sfuggente, eppure sempre presenza e viva. Era tornata da lui e l'aveva aiutato a scoprire pian piano la sua natura, accompagnandolo in quella nuova crescita.

Si era trasformata nel suo elemento.


Anche quel 24 aprile la pioggia cadeva. Yamamoto non poteva ancora sentirla perché era profondamente addormentato, avvolto dal calore di un corpo schiacciato contro il proprio.

C'era la schiena di Gokudera poggiata al suo petto, addormentato anche lui, e il suo respiro lento e regolare si scioglieva caldo contro il suo braccio, finito chissà come intorno alla vita dell'amico e piegato fino a toccargli quasi il viso. Nessuno dei due aveva la minima idea di tutto ciò, ma niente sembrava voler spezzare quell'armonia e dividerli o pensare di svegliarli. Era tutto così perfetto e silenzioso, tranne per la leggera pioggerellina che cadeva fuori, che ogni elemento sembrava svolgere un importante ruolo in quell'equilibrio: le labbra di Yamamoto che sfioravano il collo di Gokudera, senza toccarlo davvero; il piede di Hayato, finito fuori dalla coperta, che toccava quello di Takeshi; il modo in cui la sveglia ticchettava scandendo il ritmo del sonno e aspettando di suonare per dar vita a un ritmo più frenetico e vitale. Quella stessa sveglia che aveva continuato a ticchettare fin dalla sera prima, quando Takeshi e Hayato si erano addormentati entrambi su un futon diverso sul pavimento della camera di Tsuna, poco lontani l'uno dall'altro. E non aveva rallentato o accelerato il suo corso neanche quando Takeshi, agitandosi un po' nel sonno, aveva finito per sconfinare sul futon di Gokudera, avvolgendogli la vita con un braccio; aveva cullato Hayato nel sonno, quando aveva rischiato di svegliarsi e notare i movimenti dell'altro, e gli aveva fatto accettare quel dolce peso come qualcosa di piacevole, riportandolo nel mondo dei sogni e facendolo mugugnare soddisfatto.

E poi c'era Tsuna, addormentato sul letto accanto ai due futon. Un braccio era mollemente abbandonato giù dal materasso e le dita sfioravano quasi la mano di Gokudera, che la sera prima aveva caldamente insistito per voler dormire accanto al letto del Decimo, nel caso in cui si fosse presentata una situazione di pericolo. E poi non avrebbe permesso a nessun altro di occupare quel posto, alla destra più vicina del Decimo. Si era lamentato solo un po' quando Yamamoto aveva posizionato il suo futun accanto a sé, minacciandolo che se avesse fatto scherzi cercando di rubargli il posto l'avrebbe fatto saltare in aria.

Ma poi tutto si era quietato, soprattutto quando, scattata la mezzanotte, Tsuna aveva guardato l'orologio e augurato a Takeshi buon compleanno. L'aria era diventa leggera e l'armonia era tornata ancora una volta. Avevano festeggiato per un po' e poi si erano addormentati quasi senza rendersene conto, la luce ancora accesa sul comodino.

Ora tutte le parole della sera prima, gli scherzi e gli abbracci, sembravano bloccati in un'eco distante e quasi inudibile.


Quando Yamamoto aprì gli occhi, la visuale bloccata dai capelli di Gokudera, udì subito il rumore della pioggia. Sorrise, senza rendersi conto che effettivamente le sue labbra era poggiate sul collo scoperto di Hayato e che così facendo avrebbe potuto svegliarlo. Be', considerando il modo in cui lo stava abbracciando non è che potesse fare molto: se si fosse mosso anche solo di un centimetro avrebbe rischiato di venire colpito da una bomba e venire scaraventato fuori dalla finestra. Trattenne una risata, ma era difficile: veniva proprio dal cuore. E non era solo la pioggia, il fatto che fosse il suo compleanno. Era felice perché quel calore che gli inondava il petto, andando e venendo come una marea che seguiva il respiro di Hayato, era il regalo più bello che potesse desiderare, così come il mezzo sorriso che illuminava fiocamente il volto di Tsuna, proprio lì vicino, a pochi passi da lui. Si trovava vicino a due luci salvifiche, tra la vita e la felicità, e il suono che faceva era come quello delle gocce di pioggia, le prime, che bagnano la terra arida e ridonano quel senso di freschezza e vitalità.

La risata che gli scuoteva il petto da dentro si rilassò un po' mentre li guardava:

era cambiato tutto da quando Gokudera e Tsuna erano entrati a far parte della sua vita. Non credeva neanche, volendo essere precisi, che la vita potesse avere quell'odore. Per esempio, in quel momento aveva il profumo di Gokudera e vibrava nell'aria insieme alla sensazione di confusione e chiarezza che provava quando guardava Tsuna.

La bellezza di quel momento era talmente intensa che la cosa più meravigliosa era proprio che, da un momento all'altro, tutto sarebbe finito: se fosse durato in eterno quella perfezione avrebbe perso quell'intensità inebriante, capace di calmare per un po' la risata che ora riposava nel petto di Yamamoto.

Sospirò piano, scompigliando un po' di capelli di Hayato, e allungò ancora il braccio che giaceva davanti al viso di quest'ultimo. Afferrò con delicatezza la mano di Tsuna, abbandonata vicino a quella di Gokudera, e senza svegliarli riuscì a far sì che si toccassero. Poi lasciò andare la mano di Tsuna e poggiò la propria su quelle dei suoi amici.

Così erano al sicuro: non sapeva da cosa, non sapeva neanche se su di loro incombesse un nuovo pericolo, ma era così.

Continuò a osservarli entrambi, mentre dormivano, e a trattenere dentro di sé quell'onda, pronto a liberarla non appena la sveglia avrebbe suonato.

Per ora voleva restare così, in quel frammento di tempo così perfetto e quasi immobile, il sorriso stampato come un brivido sulla pelle di Gokudera e gli occhi pieni di luce posati sul volto tranquillo di Tsuna.

Bastavano loro tre, insieme, e il rumore della pioggia come un ricordo sbiadito, eppure così nuovo adesso, e vivido come l'immortalità.


  
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