Nome: Hybrid
theory
Rating: in questo primo capitolo sarà
verde, nei prossimi capitoli, diventerà arancione
Pairing: MattxAbyss, forse avanti con la storia se
ne aggiungeranno altri
Categoria: Originali - Romantico
Note: una fic senza pretese, nata da un'idea che non
pensavo avrei mai effettivamente
scritto. Spero possa piacere e ricevere i vostri commenti per sapere
che ne pensate.
Okkay, buona lettura ♥
Your clothes never wear as well the next day
And your hair never falls in quite the same way
You never seem to run out of things to say
Me ne stavo seduto su quel muretto, proprio come ogni mattina. Il cielo
era grigiastro con qualche nuvola bianca filata a interromperne il
colorito. Ero abituato a quel clima, nella città dove ero
nato e vissuto, era sempre stato così. Erano le 8.00 e tra
quindici minuti esatti la prima campanella sarebbe suonata a radunare
tutti gli studenti in classe. Sbuffai leggermente poggiando le mani su
quella superficie chiara e tirando indietro la testa. Non avevo voglia
di alzarmi e andare, però sapevo che non l'avrei scampata
così facilmente. Presi lo zaino, me lo misi in spalla e
passai per la solita scorciatoia che mi avrebbe portato a scuola in
meno di 10 minuti.
Continuai a camminare finchè non vidi il grande edificio
scolastico e vari gruppetti di gente sparsi. Alcuni parlavano,
altri con i libri in mano ripassavano disperatamente la lezione del
giorno. Sentì un pacca sulla spalla, ma di mattina ero
così poco sveglio, che ci volle un po' prima di capire che
Lucy mi camminava accanto e mi parlava a raffica come il suo solito. Mi
lasciai sfuggire uno sbadiglio e lei mi guardò male. « Sempre
sveglio di prima mattina tu, eh? » Disse
tirandomi piano una gomitata. Le sorrisi e alzai le mani in segno di
resa. Io e Lucy ci conoscevamo praticamente da sempre. Era un libro
aperto per me, potevo riconescere il suo tono squillante a metri di
distanza. Ci dirigemmo verso la nostra classe, dove all'ingresso
trovammo Josh, o meglio Joshua. Lui odiava il suo nome per intero e dal
primo giorno in cui ci eravamo conosciuti, ci aveva obbligati a
chiamarlo così. Ci sedemmo ognuno ai nostri posti. Il mio
era in fondo, vicino alla finestra. Provai a stiracchiarmi, ma le
costole mi facevano male e avevo lividi dappertutto. Ricordi
dell'ultimo pestaggio, avvenuto all'incirca una settimana prima. Era
inutile provare a ribbellarsi. Loro erano sempre di più e
inoltre io non ero mai stato forte. L'unica cosa era lasciarli fare e
aspettare che tutto quello finisse. Inutile dire che di questo, i miei
amici non ne sapevano niente. Una volta che mi avevano trovato
sanguinante per terra volevano chiamare la polizia e denunciare quei
tizi. Dio solo sà come ero riuscito a calmarli. La
professoressa entrò in classe, e cominciò a
spiegare la lezione del giorno. Mi persi tra le parole della donna e
cominciai a fluttuare con la mente in posti troppo lontani per essere
raggiunto dalla campanella.
Josh mi tirò
per un braccio e scossi la testa addormentato. Mi alzai e li
seguì alla prossima lezione e a quella dopo ancora. Fino a
quando non arrivò l'ora del pranzo. Ci sedemmo a un tavolo
al lato, il mio vassoio era praticamente vuoto. «
Se non mangi non cresci. » Disse Lucy mettendo un
po' del suo cibo nel mio piatto. La guardai male, ma capii che era
inutile protestare. Non mi avrebbe mai ascoltato. Bevvi un sorso
d'acqua e mangiai qualcosa. La verità era che anche ingoiare
un boccone era doloroso. Josh mi guardò male, era un ragazzo
intelligente e attento e mi conosceva bene. Troppo. « Ehi
Aby puoi venire un attimo con me? » Mi
disse alzandosi e poggiandomi una mano sulla spalla. Lo guardai
interrogativo e infine dissi di sì con la testa. Lo
seguì in classe dove, arrivato al suo posto, si sedette sul
banco e mi fissò negli occhi. « Ti
hanno picchiato di nuovo? » Mi chiese
senza distogliere il suo sguardo da me. Abbassai gli occhi, non avevo
voglia di parlarne. « Senti, so che non ti
piace parlarne ma devi fare qualcosa, altrimenti non
finirà più. » Disse
sinceramente preoccupato. Sapevo che si preoccupava solo per me, ma
erano affari miei. « Io... »
Sussurrai con il mio tono basso, tanto che era difficile sentirmi. « Sto
bene così. » Dissi voltando lo
sguardo verso la finestra. Me ne andai, lasciandolo lì,
ancora seduto sul banco. Non volevo belle parole, nè
tantomeno consigli su come difendermi. Io, ormai, c'avevo fatto
l'abitudine.
Passai le restanti due ore seduto a fissare il vuoto. Quando la
campanella suonò per l'ultima volta per quel giorno, presi
il mio zaino e me ne andai senza salutare nessuno. Quel giorno sarei
tornato a casa da solo, non volevo più vedere le occhiate
preoccupate di Josh nè tantomeno le lamentele di Lucy sul
suo compito di algebra andato male. Camminai verso casa a passo lento,
guardando il cielo e sperando che proprio ora non si mettesse
a piovere. Posai lo sguardo verso il marciapiede grigio,
quando andai a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno. Alzai gli
occhi e vidi una specie di colosso di fronte a me. Sussurrai uno scusa,
e me ne andai. O meglio, avrei voluto andarmene quando
qualcuno mi afferrò per il cappuccio della felpa. Mi girai a
guardare quello che mi aveva bloccato. Un ragazzo alto, con i capelli
biondicci tendenti al castano e gli occhi scuri. Era tre volte
più grande di me, non che effettivamente ci volesse troppo.
Mi guardò dall'alto in basso come solo i ragazzi
dell'Accademia privata della mia città sapevano fare. « Uno
sguardo un po' arrogante per un bambinetto che và a una
comune scuola pubblica di quartiere. » Aggrottai
le sopracciglia. Cosa centrava adesso che andava a una scuola pubblica?
Era davvero così importante? « Che
c'è? Qualcosa che non va? » Avrei
voluto ribbattere ma il tipo grosso di prima mi tirò un
pugno sullo stomaco. Avevano trovato tanti motivi per picchiarmi, ma
questo era uno dei più originali. Seguirono calci e altri
pugni, il dolore precedente si accumulava a quello nuovo. Rimasi inerme
come al solito, fino a quando qualcosa di diverso accadde.
Sentì una voce, non quella dei ragazzi lì, una nuova. Più calda. « Che cazzo fate? » Urlava questa voce, mentre in poco tempo tutti i ragazzi di prima si allontanavano uno dopo l'altro. « Andiamocene, questo porta guai. » La voce del biondo di prima. Aprii gli occhi e vidi qualcuno piegato su di me. Era controluce e non potevo vederlo bene. Mi porse una mano, ma mi alzai esitante per conto mio. Riafferrai lo zaino e mi girai verso il ragazzo. « Grazie. » Sussurrai con un tono ancora più basso del normale. Mi osservava con uno sguardo tra il preoccupato e il perplesso. « Che c'è? » Riuscì a dire guardandolo. Era giovane, aveva gli occhi chiari, di un verde acqua che non si vedono spesso, e capelli castani scuri. « Ma tu non reagisci mai? » Disse mentre mi lanciava un' occhiataccia. Ci si metteva pure lui a farmi la predica? Non ne avevo bisogno. Provai a fare un passo, ma barcollai e sarei caduto se lui non mi avesse afferrato al volo. « Ti hanno distrutto dove vuoi andare? » Sbuffò e mi prese lo zaino dalle spalle. Si piegò leggermente e mi guardò. « Vuoi un invito scritto? Forza sali. » Mi disse facendo un gesto con le mani. Avrei preferito tornarmene a casa, ma sapevo che le mie attuali condizioni non mi davano molte possibilità. Misi le mani intorno al collo del ragazzo e gli salii in braccio. Avevo a malapena la forza per reggermi a lui. « Dove andiamo? » Soffiai sulla sua schiena. Non mi rispose e rinunciai. Probabilmente non mi aveva nemmeno sentito. Socchiusi gli occhi e mi diressi verso non sò dove con quel ragazzo sconosciuto.