I’ll bite you to death, Tsunayoshi
Sawada.
[Target 1#]
«Ohi!»
Hayato fece un gesto di saluto svogliato in direzione di Yamamoto che
lo aveva appena raggiunto sul terrazzo, bento alla mano sia per
sé che per il compagno di classe. Da che si ricordavano, e
quindi non avrebbero saputo definirlo con certezza, il Guardiano della
Pioggia portava il pranzo al Guardiano della Tempesta
perché, quest’ultimo, non si sarebbe mai azzardato
a mangiare quello che la sorella voleva rifilargli ogni giorno (tra
parentesi si trattava dello stesso pranzo rifiutato da Reborn).
Yamamoto
gli sorrise di rimando e ancora una volta Gokudera si chiese cosa
avesse permesso quell’avvicinamento tra loro due. Gli
sembrava come di ricordare che, sin dal suo arrivo in Giappone, lui
avesse cominciato a litigare con quel fissato del baseball, o almeno
credeva fosse
così…quindi…perché ora si
ritrovavano a mangiare insieme?
Ma
quello era un altro degli interrogativi che, purtroppo non solo Hayato
si proponeva, a cui non sapeva dare una risposta.
«Oggi
ho visto Chrome» lo informò Yamamoto passandogli
le bacchette «mi ha detto che il bimbo non si fa vedere da
giorni, chissà come mai…»
Chrome
Dokuro era un’altra di quelle persone che Gokudera non
ricordava di aver mai deciso di conoscere, o il momento in cui avevano
cominciato a conoscersi, ma che era una costante delle loro vite. Di
lei sapeva anche che faceva quasi da corpo a Mukuro, imprigionato metri
sotto terra e nell’acqua. Sapeva che all’inizio
erano nemici ma non si ricordava cosa fosse cambiato. Certo, sia Chrome
che Mukuro erano il Guardiano della Nebbia, su quello non si poteva
discutere, avevano l’anello, esattamente come lui e Yamamoto.
Ma com’era avvenuto il cambiamento?
Alzando
le spalle lo Smokin’guardian cominciò a mangiare
come se nulla fosse alternando occhiate al cibo e al ragazzo seduto
accanto a lui.
«Oggi
che facciamo?» gli chiese scontroso «ci
andiamo?»
Yamamoto
lo fissò per un lungo istante prima di mettere su uno dei
suoi sorrisi idioti che facevano venire voglia all’altro di
infilargli una bomba sotto la maglia e lanciarlo giù dal
terrazzo.
«Il
bimbo non ci ha detto niente, non credo dovremmo andarci senza il suo
permesso…»
«Forse
hai ragione…» borbottò Gokudera
tornando a mangiare e lasciando scendere il silenzio fino alla fine
della pausa pranzo.
~×~
Anche se
aveva detto a Gokudera che andare non sarebbe servito a niente,
Yamamoto, si diresse come in automatico verso la casa dei Sawada, la
casa dove Reborn era ospite e dove la felice coppia senza figli li
ospitava sempre quando si riunivano, i Guardiani, e per mangiare; come
fossero una famiglia allargata.
Se
gliel’avessero chiesto, Yamamoto, non avrebbe saputo
rispondere al perché si ritrovassero proprio lì,
per la precisione nella camera a letto singola che era destinata
agl’ospiti che rimanevano a dormire dei Sawada, ma
probabilmente tutto quello era dovuto al fatto che Iemitsu, il marito,
fosse un collaboratore stretto del Nono Vongola.
E loro
erano i Guardiani del Decimo. Guardiani ancora senza guida, purtroppo.
Yamamoto
ricordava più che bene il momento in cui gli era stato
affidato l’anello della Pioggia, quando si era allenato e
aveva sconfitto Squalo per averne il pieno diritto. Ricordava anche la
battaglia nel futuro, quando avevano salvato il loro e quello di tutti,
facendo evolvere gli anelli al loro vero stato. Tutto questo sotto la
guida di Reborn. Sì, perché ai guardiano mancava
ancora la guida, mancava il possessore dell’anello del Cielo.
Mancava loro un Decimo.
Il
giovane Guardiano aveva sempre seguito l’istinto senza farsi
troppe domande, per quello non se ne fece quando, dopo la scuola, si
ritrovò a fermarsi di fronte al cancello di casa Sawada. Non
si stupì nemmeno nel trovarvi un Hayato Gokudera in piedi,
fermo alla porta, indeciso se suonare o meno. Sorrise furtivamente e lo
raggiunse senza fare rumore passandogli un braccio sulle spalle.
Gokudera
sussultò lievemente ma non si girò né
fece per colpirlo o allontanarlo.
Il
Guardiano della Tempesta sapeva che quel braccio che Yamamoto gli
posava tanto spesso sulle spalle era necessario sia a lui che
all’altro. Per il Guardiano della
Pioggia sembrava essere un gesto abituale che non ricordava di aver mai
compiuto nei confronti di quello della Tempesta ma che sentiva di dover
fare. E l’altro non ne era poi così infastidito da
scacciarlo.
«Allora,
entriamo?» gli chiese gioviale per cercare di scacciare
l’espressione cupa dal volto dell’italiano.
«Nh…»
mugugnò solamente in risposta prima di suonare brevemente il
campanello.
Ad
aprire venne la signora Sawada, allegra e sorridente come al solito.
«Oh!
Gokudera-kun, Yamamoto-kun, che bello vedervi! Entrate, mancavate solo
voi!»
Guardandosi
per un momento interrogativi i due giovani ricambiarono il saluto e
seguirono la padrona fino all’ampia cucina dove un nutrito
gruppo di persone stava ridendo, chiacchierando e soprattutto mangiando
in allegria.
Il tavolo della cucina non bastava
mai, sembravano inesorabilmente tutti attratti da quella piccola casa
che, una persona dopo l’altra, sembravano farla diventare
sempre più minuscola! Come se ognuno di loro sentisse il
bisogno, la necessità di andarvi. E c’erano
proprio tutti: Lo schiamazzo dei bambini era assordante, soprattutto
quando Lambo rubò l’ennesima fetta di torta al
cioccolato di I-Pin che, con la collaborazione di Fuuta,
cominciò a rincorrerlo per tutta la stanza rovesciando
mobili e saltando sui presenti.
«Gyahahah! Fuuta non mi
prenderete mai! Stupida I-pin! Gyahahaha!!»
«Lambo! Fermati!!»
«Gyahahaha!!» la
risata assordante del Guardiano del Fulmine irritò
immediatamente le orecchie sensibili di quello della Tempesta che, a
stento trattenuto da Yamamoto, cercava di lanciare almeno tre
candelotti di dinamite sul bambino urlante.
«Fermati immediatamente,
Scemucca! Se ti prendo…»
«Gyahaha! E' arrivato
Stupidera! » rise Lambo saltandogli sulla testa e decretando
così l’ingresso del giovane alla caccia della
Mucca, in compagnia di I-pin e Fuuta, con la speciale collaborazione di
Ryohei che aveva preso il tutto come l’ennesimo allenamento.
«Avanti ragazzi! Questo
è un allenamento ESTREMO!»
«Hahi! Ryohei-kun!»
«Onii-san! Stai attento a
non fare del male a Lambo!»
Nella
confusione della cucina Yamamoto si fece strada ridendo apertamente nel
vedere quella cagnara, accomodandosi al proprio posto, o se non altro,
al posto che aveva sempre deciso di occupare. Gli piaceva stare
lì, circondato da quelle persone e da tutta quella
confusione. C’era solo quel senso di disagio, come un
mancanza che non riusciva a definire…
«Lambo, ridammi quella
torta, me l’hai rubata!»
«Gyahahaha, non è
vero, è di Lambo-san!» non passò molto
perché l’ennesima bomba lanciata per mano del
Guardiano della Tempesta su Lambo volasse per la stanza e
l’esplosione lo mandasse a spiaccicarsi contro il muro tra le
risate generali e gli strilli preoccupati delle ragazze.
«Così impari
stupido ruminante» ghignò Gokudera prendendolo per
la coda e facendolo penzolare con noncuranza davanti al viso
«mai farmi arrabbiare!»
«Oh! Hayato! Che parole da
uomo…»
«Argh…nee-sa..ah..n..gh»
«Bianchi-san» la
rimproverò bonariamente il Guardiano della pioggia
«hai dimenticato di indossare gli occhiali».
La donna
alzò brevemente le spalle scuotendo al testa «Oh!
Come sono sbadata» esordì senza mostrare alcun
segno di pentimento e facendo ridacchiare Yamamoto rassegnato
«povero il mio fratellino, adesso ci penso io a
curarti…»
«Bianchi-chua~nn!
Sei stupenda come sempre!» il dottor Shamal non fece nemmeno
in tempo ad avvicinarsi troppo che venne scaraventato conto il muro, lo
stesso di Lambo, da una delle torte velenose vaganti di Bianchi e una
delle bombe accese che Gokudera aveva lasciato cadere alla vista della
sorella.
Yamamoto
si scambiò un’occhiata con Fuuta e le ragazze,
divertito. Sì, decisamente quel posto era come la loro casa.
Lo era
sempre, anche quando Reborn entrava nella cucina con
un’espressione grave in volto e una lettera in mano.
Lambo
venne fatto scivolare fuori da sotto il corpo ancora svenuto di Shamal
da un Gokudera stizzito, negl’occhi un’espressione
preoccupata. Yamamoto scorse le occhiate preoccupate e rassegnate di
Haru e Kyoko, consapevoli che sarebbero rimaste ancora una volta fuori
dalla discussione che sarebbe sicuramente avvenuta e che, meno male,
alla fine avrebbero sentito tutto da Yamamoto stesso che le teneva
informate sulla situazione. Sasagawa Ryohei lanciò un breve
sguardo alla sorella prima di uscire e dirigersi verso la Nami High
School, probabilmente a chiamare il Guardiano della Nuvola. Mancava
solo da avvisare Chrome.
Il
ritrovo era previsto per due ore dopo, nel rifugio segreto dei Vongola.
Devo
ammettere di essere piuttosto soddisfatta di questa fic, se non altro
per il fatto che più di una persona sembri apprezzarlo.
Quando l’ho ideata ho avuto paura di cadere nel banale o,
peggio, di scrivere di qualcosa di già trito e ritrito.
Speriamo bene…
Un bacio
NLH