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Autore: aliasNLH    25/04/2011    1 recensioni
«Sei uno stramaledetto egoista» ribatté l’altro «sei uno stupido, incosciente, incapace, imbranato, ignorante, irrecuperabile, pauroso buonista» fece una pausa in cui rimase per un momento a respirare l’odore dei capelli di Tsuna, appena uscito dalla doccia, con addosso i residui dello shampoo che l’Hibari del futuro sembrava prediligere tanto «è ovvio che diventerai un altrettanto schifoso angioletto tutto tremante».
«E tu?» aveva chiesto Tsuna dopo un attimo, stringendosi inconsciamente ancora di più su di lui «anche tu avrai un paio di belle ali bianche?»
«Le schifezze piumose le lascio a quelli come te» rispose immediatamente Hibari «non mi serviranno dove andrò»
«E allora come farai a mordermi a morte?» la voce del giovane era triste.
«Con chi credi di stare parlando? Erbivoro…» Hibari rotolò sul materasso di modo da far adagiare Tsuna di schiena, sotto di lui, e sfiorando la cintura che teneva uniti i lembi del largo accappatoio «credi forse che riusciranno a tenermi fuori?»
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                I’ll bite you to death, Tsunayoshi Sawada.

 

 

[Target 1#]

«Ohi!» Hayato fece un gesto di saluto svogliato in direzione di Yamamoto che lo aveva appena raggiunto sul terrazzo, bento alla mano sia per sé che per il compagno di classe. Da che si ricordavano, e quindi non avrebbero saputo definirlo con certezza, il Guardiano della Pioggia portava il pranzo al Guardiano della Tempesta perché, quest’ultimo, non si sarebbe mai azzardato a mangiare quello che la sorella voleva rifilargli ogni giorno (tra parentesi si trattava dello stesso pranzo rifiutato da Reborn).

Yamamoto gli sorrise di rimando e ancora una volta Gokudera si chiese cosa avesse permesso quell’avvicinamento tra loro due. Gli sembrava come di ricordare che, sin dal suo arrivo in Giappone, lui avesse cominciato a litigare con quel fissato del baseball, o almeno credeva fosse così…quindi…perché ora si ritrovavano a mangiare insieme?

Ma quello era un altro degli interrogativi che, purtroppo non solo Hayato si proponeva, a cui non sapeva dare una risposta.

«Oggi ho visto Chrome» lo informò Yamamoto passandogli le bacchette «mi ha detto che il bimbo non si fa vedere da giorni, chissà come mai…»

Chrome Dokuro era un’altra di quelle persone che Gokudera non ricordava di aver mai deciso di conoscere, o il momento in cui avevano cominciato a conoscersi, ma che era una costante delle loro vite. Di lei sapeva anche che faceva quasi da corpo a Mukuro, imprigionato metri sotto terra e nell’acqua. Sapeva che all’inizio erano nemici ma non si ricordava cosa fosse cambiato. Certo, sia Chrome che Mukuro erano il Guardiano della Nebbia, su quello non si poteva discutere, avevano l’anello, esattamente come lui e Yamamoto. Ma com’era avvenuto il cambiamento?

Alzando le spalle lo Smokin’guardian cominciò a mangiare come se nulla fosse alternando occhiate al cibo e al ragazzo seduto accanto a lui.

«Oggi che facciamo?» gli chiese scontroso «ci andiamo?»

Yamamoto lo fissò per un lungo istante prima di mettere su uno dei suoi sorrisi idioti che facevano venire voglia all’altro di infilargli una bomba sotto la maglia e lanciarlo giù dal terrazzo.

«Il bimbo non ci ha detto niente, non credo dovremmo andarci senza il suo permesso…»

«Forse hai ragione…» borbottò Gokudera tornando a mangiare e lasciando scendere il silenzio fino alla fine della pausa pranzo.

~×~

Anche se aveva detto a Gokudera che andare non sarebbe servito a niente, Yamamoto, si diresse come in automatico verso la casa dei Sawada, la casa dove Reborn era ospite e dove la felice coppia senza figli li ospitava sempre quando si riunivano, i Guardiani, e per mangiare; come fossero una famiglia allargata.

Se gliel’avessero chiesto, Yamamoto, non avrebbe saputo rispondere al perché si ritrovassero proprio lì, per la precisione nella camera a letto singola che era destinata agl’ospiti che rimanevano a dormire dei Sawada, ma probabilmente tutto quello era dovuto al fatto che Iemitsu, il marito, fosse un collaboratore stretto del Nono Vongola.

E loro erano i Guardiani del Decimo. Guardiani ancora senza guida, purtroppo.

Yamamoto ricordava più che bene il momento in cui gli era stato affidato l’anello della Pioggia, quando si era allenato e aveva sconfitto Squalo per averne il pieno diritto. Ricordava anche la battaglia nel futuro, quando avevano salvato il loro e quello di tutti, facendo evolvere gli anelli al loro vero stato. Tutto questo sotto la guida di Reborn. Sì, perché ai guardiano mancava ancora la guida, mancava il possessore dell’anello del Cielo. Mancava loro un Decimo.

Il giovane Guardiano aveva sempre seguito l’istinto senza farsi troppe domande, per quello non se ne fece quando, dopo la scuola, si ritrovò a fermarsi di fronte al cancello di casa Sawada. Non si stupì nemmeno nel trovarvi un Hayato Gokudera in piedi, fermo alla porta, indeciso se suonare o meno. Sorrise furtivamente e lo raggiunse senza fare rumore passandogli un braccio sulle spalle.

Gokudera sussultò lievemente ma non si girò né fece per colpirlo o allontanarlo.

Il Guardiano della Tempesta sapeva che quel braccio che Yamamoto gli posava tanto spesso sulle spalle era necessario sia a lui che all’altro. Per il Guardiano  della Pioggia sembrava essere un gesto abituale che non ricordava di aver mai compiuto nei confronti di quello della Tempesta ma che sentiva di dover fare. E l’altro non ne era poi così infastidito da scacciarlo.

«Allora, entriamo?» gli chiese gioviale per cercare di scacciare l’espressione cupa dal volto dell’italiano.

«Nh…» mugugnò solamente in risposta prima di suonare brevemente il campanello.

Ad aprire venne la signora Sawada, allegra e sorridente come al solito.

«Oh! Gokudera-kun, Yamamoto-kun, che bello vedervi! Entrate, mancavate solo voi!»

Guardandosi per un momento interrogativi i due giovani ricambiarono il saluto e seguirono la padrona fino all’ampia cucina dove un nutrito gruppo di persone stava ridendo, chiacchierando e soprattutto mangiando in allegria.

Il tavolo della cucina non bastava mai, sembravano inesorabilmente tutti attratti da quella piccola casa che, una persona dopo l’altra, sembravano farla diventare sempre più minuscola! Come se ognuno di loro sentisse il bisogno, la necessità di andarvi. E c’erano proprio tutti: Lo schiamazzo dei bambini era assordante, soprattutto quando Lambo rubò l’ennesima fetta di torta al cioccolato di I-Pin che, con la collaborazione di Fuuta, cominciò a rincorrerlo per tutta la stanza rovesciando mobili e saltando sui presenti.

«Gyahahah! Fuuta non mi prenderete mai! Stupida I-pin! Gyahahaha!!»

«Lambo! Fermati!!»

«Gyahahaha!!» la risata assordante del Guardiano del Fulmine irritò immediatamente le orecchie sensibili di quello della Tempesta che, a stento trattenuto da Yamamoto, cercava di lanciare almeno tre candelotti di dinamite sul bambino urlante.

«Fermati immediatamente, Scemucca! Se ti prendo…»

«Gyahaha! E' arrivato Stupidera! » rise Lambo saltandogli sulla testa e decretando così l’ingresso del giovane alla caccia della Mucca, in compagnia di I-pin e Fuuta, con la speciale collaborazione di Ryohei che aveva preso il tutto come l’ennesimo allenamento.

«Avanti ragazzi! Questo è un allenamento ESTREMO!»

«Hahi! Ryohei-kun!»

«Onii-san! Stai attento a non fare del male a Lambo!»

Nella confusione della cucina Yamamoto si fece strada ridendo apertamente nel vedere quella cagnara, accomodandosi al proprio posto, o se non altro, al posto che aveva sempre deciso di occupare. Gli piaceva stare lì, circondato da quelle persone e da tutta quella confusione. C’era solo quel senso di disagio, come un mancanza che non riusciva a definire…

«Lambo, ridammi quella torta, me l’hai rubata!»

«Gyahahaha, non è vero, è di Lambo-san!» non passò molto perché l’ennesima bomba lanciata per mano del Guardiano della Tempesta su Lambo volasse per la stanza e l’esplosione lo mandasse a spiaccicarsi contro il muro tra le risate generali e gli strilli preoccupati delle ragazze.

«Così impari stupido ruminante» ghignò Gokudera prendendolo per la coda e facendolo penzolare con noncuranza davanti al viso «mai farmi arrabbiare!»

«Oh! Hayato! Che parole da uomo…»

«Argh…nee-sa..ah..n..gh»

«Bianchi-san» la rimproverò bonariamente il Guardiano della pioggia «hai dimenticato di indossare gli occhiali».

La donna alzò brevemente le spalle scuotendo al testa «Oh! Come sono sbadata» esordì senza mostrare alcun segno di pentimento e facendo ridacchiare Yamamoto rassegnato «povero il mio fratellino, adesso ci penso io a curarti…»

«Bianchi-chua~nn! Sei stupenda come sempre!» il dottor Shamal non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi troppo che venne scaraventato conto il muro, lo stesso di Lambo, da una delle torte velenose vaganti di Bianchi e una delle bombe accese che Gokudera aveva lasciato cadere alla vista della sorella.

Yamamoto si scambiò un’occhiata con Fuuta e le ragazze, divertito. Sì, decisamente quel posto era come la loro casa.

Lo era sempre, anche quando Reborn entrava nella cucina con un’espressione grave in volto e una lettera in mano.

Lambo venne fatto scivolare fuori da sotto il corpo ancora svenuto di Shamal da un Gokudera stizzito, negl’occhi un’espressione preoccupata. Yamamoto scorse le occhiate preoccupate e rassegnate di Haru e Kyoko, consapevoli che sarebbero rimaste ancora una volta fuori dalla discussione che sarebbe sicuramente avvenuta e che, meno male, alla fine avrebbero sentito tutto da Yamamoto stesso che le teneva informate sulla situazione. Sasagawa Ryohei lanciò un breve sguardo alla sorella prima di uscire e dirigersi verso la Nami High School, probabilmente a chiamare il Guardiano della Nuvola. Mancava solo da avvisare Chrome.

Il ritrovo era previsto per due ore dopo, nel rifugio segreto dei Vongola.

 

 

Devo ammettere di essere piuttosto soddisfatta di questa fic, se non altro per il fatto che più di una persona sembri apprezzarlo. Quando l’ho ideata ho avuto paura di cadere nel banale o, peggio, di scrivere di qualcosa di già trito e ritrito. Speriamo bene…

 

 

 

Un bacio

NLH

 



  
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