So solo che sono qui da tre anni e due giorni. L’unico ricordo che ho è quella foto. Quella ragazza, quei bambini. Devo ritrovarli. Nessuno mi cerca, ho paura di essere morto. Ma devo ritrovare la speranza. Devo avere un nome. Vivo di noci di cocco e acqua. Riguardo quella foto con attenzione. Quel viso angelico, con quei capelli di seta rossi, il suo sorriso, sono attratto da ogni suo lineamento. Quei due bambini, la piccoletta con il suo sorriso senza due denti, il rosso che è vicino a me, li sento vicini. Ma sono più lontani di quanto io possa immaginare. Vivo tra le valigie, ho miliardi di vestiti e zuppe in scatola quando non voglio prendere le noci di cocco. Non so qual è il mio nome, ma ho deciso di chiamarmi Draco, mi ricorda qualcosa di familiare, ma che odio tanto, un nome che mi è stato inciso con il ferro nella mia mente, che non riesco a ricordare. Sto preparando una zattera, una volta sono riuscito a farne una, sono arrivato un po’ lontano, ma poi si è rotta, a causa delle correnti marine. Ora ho deciso di farne una molto resistente, tipo una barca, con i resti di aero, valigie, tutto quello che ho attorno. Devo riuscire a ritrovare la speranza. Unico modo di vivere ancora.