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Autore: dhete lea    06/02/2006    3 recensioni
"Decisamente, quella non era la sua giornata migliore, riflettè Ron. Era steso sul suo letto con gli occhi chiusi, mentre con una mano si massaggiava pigramente le tempie. In dormitorio non c’era nessuno a parte lui e si stava godendo quei momenti di pace e tranquillità, i primi in una giornata decisamente da dimenticare..."
Stranamente non è una Ron/Hermione!
Commentate? ^^
Dimenticavo: non tiene conto degli avvenimenti del sesto libro.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti i diritti sulla saga di Harry Potter eccetera eccetera appartengono a J. K. Rowling, alla Salani e non so a chi altro, e io non scrivo a scopo di lucro...




Bad day

Decisamente, quella non era la sua giornata migliore, riflettè Ron. Era steso sul suo letto con gli
occhi chiusi, mentre con una mano si massaggiava pigramente le tempie. In dormitorio non c’era
nessuno a parte lui e si stava godendo quei momenti di pace e tranquillità, i primi in una giornata
decisamente da dimenticare…

Ora di Trasfigurazione, quella mattina.

- Signor Weasley, non ci siamo proprio. Gli esami si avvicinano e lei in queste condizioni non riuscirà certamente a passarli; se vuole almeno strappare un “Accettabile” dovrà lavorare molto di più, per questo mi aspetto da lei un maggiore impegno in futuro! -. La McGranitt aveva uno sguardo decisamente minaccioso nel restituire ad un Ron piuttosto demoralizzato il suo compito, con una enorme D nell’angolo in alto.

- Grazie mille! – sibilò lui rivolto ad Hermione, che sedeva alla sua destra. La ragazza sollevò gli occhi dal suo compito (ovviamente con una splendente E nell’angolo) per rivolgere all’amico uno sguardo che non prometteva niente di buono.

La discussione fu solo rimandata dalla voce della McGranitt, che, tornata alla cattedra, aveva iniziato a spiegare.

Mezz’ora dopo, Ron, irritato, cercava di tenere fermo sul suo banco un grosso e vivace scoiattolo che avrebbe dovuto trasfigurare in cappello.

- … E quindi Gazza mi ha beccato e mi ha messo in punizione per stasera! – stava dicendo Harry al suo fianco. Non aveva sentito neanche una parola e non aveva la più pallida idea di cosa avesse fatto l’amico per meritare una punizione, ma annuì e disse in un tono che sperava suonasse convincente:

- Accidenti, mi dispiace… -.

Gettò uno sguardo furtivo ad Hermione e vide sul suo banco un perfetto cappello di lana, con tanto di pon pon. Sospirò frustrato, tornando a concentrarsi sul suo lavoro, ma quell’attimo di distrazione gli era costato caro: il suo scoiattolo si divincolò e saltò giù dal banco, tentando una fuga disperata tra le sedie dei suoi compagni. Imprecando sottovoce partì all’inseguimento, e dopo pochi minuti riuscì ad afferrarlo per la coda e tornò al suo banco, sotto lo sguardo divertito dei compagni e piuttosto contrariato della McGranitt.

Alla fine dell’ora, al suono della campanella, sul suo banco giaceva un ammasso morbido e peloso con una protuberanza che si muoveva decisamente troppo per somigliare a un cappello. Appena fuori dall’aula, si rivolse con rabbia ad Hermione, mostrandole con aria accusatoria la pergamena del suo compito.

- Bè, ti ringrazio davvero, Hermione! -.

- Cosa? Vorresti forse dire che è colpa mia? -.

- Si, esattamente! La colpa è proprio tua! -.

- Non sono certo io che ho passato l’intero pomeriggio a perdere tempo invece di studiare, Ron! -.

- Se tu mi avessi aiutato, invece di partire con quei tuoi noiosissimi discorsi, sei un Prefetto,
dovresti comportarti in maniera più responsabile e deciderti a crescere…
-.

- Se i mie discorsi sono così noiosi puoi anche fare a meno di parlarmi! -.

E con questa Hermione si allontanò a grandi passi verso la Sala Grande, furiosa.

Ron, altrettanto nero, ci impiegò un po’ a notare l’espressione di Harry; l’amico solitamente non prendeva molto sul serio i suoi battibecchi con Hermione, ma quella volta sembrava preoccupato.
Pensando che probabilmente aveva la mente occupata dalla punizione che lo aspettava, si diresse anche lui verso la Sala Grande, seguito da Harry. Entrando, si accorse che Hermione era seduta accanto a Ginny e stava parlando con lei.

- … Litigato, mi spiace Gin, ma non credo che… -.

Afferrò un brandello della conversazione tra le due ragazze e si chiese il perché dell’espressione corrucciata della sorella. Ginny si comportava in maniera strana con lui in quel periodo: se per caso andando in giro con Harry e Hermione la incontrava in qualche corridoio lei arrossiva e si allontanava, non parlava molto con lui ed evitava di restare sola in sua compagnia. Ma Ron non aveva tempo ora di pensare anche alle stranezze di sua sorella. Sorpassando Hermione senza guardarla sedette accanto all'altra ragazza e iniziò a mangiare, raggiunto poco dopo da Harry, che con una complicata manovra sedette tra lui e Ginny.

Pranzarono in silenzio e si diressero in fretta verso l’aula di Vitious per la lezione di Incantesimi con i Serpeverde. Presero posto in fondo all’aula e Ron fece attenzione ad occupare un banco ben distante da Hermione. Durante la spiegazione non sentì neanche una parola, completamente perso nei suoi pensieri, ancora furioso per la lite avuta con l’amica, ma quando fu il momento di provare l’incantesimo con gli altri pronunciò la formula:

- Refrigor!-

La sua bacchetta, che avrebbe dovuto emettere un soffio di aria fredda, sprigionò delle scintille rosa e un attimo dopo sul suo banco comparve un paio di mutandine. Un paio di mutandine da donna. Un paio di mutandine da donna di pizzo. Un paio di mutandine da donna di pizzo viola. Senza avere la più remota idea di come questo fosse successo e sperando che nessuno avesse notato l’accaduto, afferrò velocemente l’indumento e fece per infilarlo in tasca, quando Malfoy disse:

- Ehi, Weasley, la biancheria di solito si porta sotto i vestiti! -.

Le risate degli altri serpeverde attirarono l’attenzione del professore che accorse, trovando Ron che ancora stringeva tra le mani le mutandine, con le orecchie quasi dello stesso colore per la rabbia e l’imbarazzo.

- Ehm ehm signor Weasley… Forse dovrebbe concentrarsi un po’ di più sulla lezione e dedicarsi successivamente ad altre, ehm, attività… -.

- Capito Weasley? Quelle le metterai dopo… - sussurrò Malfoy quando il professore si fu allontanato, continuando poi a sghignazzare per il resto dell’ora.

Alla fine della lezione Ron si allontanò in tutta fretta diretto alla Sala Grande, e quando fu raggiunto poco dopo dai suoi amici nessuno di loro menzionò l’accaduto per tutta la cena, anche se Ron avrebbe potuto giurare di aver visto un sorrisetto sulle labbra di Hermione. Al termine della cena era salito in dormitorio da solo, visto che Harry aveva la sua punizione da scontare, e ora eccolo là, sul letto a massaggiarsi le tempie.

E la giornata non era ancora finita. Probabilmente il peggio doveva ancora arrivare. Lo aspettavano due ore di ronda con Hermione per i corridoi, e considerando la lite che avevano avuto non sarebbero state due ore piacevoli. Pensando vagamente ad un modo per farsi perdonare dalla
ragazza, onde evitare due ore di glaciale silenzio per i corridoi della scuola, ma ignorando accuratamente la vocina nella sua testa, la quale suggeriva che sarebbe bastato chiedere scusa, si girò su un fianco, stanco, accarezzando l’idea di fare un breve sonnellino.

La stanza si riempì all’improvviso di enormi scoiattoli pelosi che correvano su e giù, ma lui non riusciva ad alzarsi per afferrarli; ma ecco, c’era Hermione, e stava trasfigurando tutti gli scoiattoli in mutandine di pizzo viola, e diceva: “Tu non sarai mai capace, sei troppo irresponsabile!”, ed ecco, ora Hermione lo stava chiamando, lo chiamava sempre più forte, urlando il suo nome…

- Ron! Vuoi alzarti o no? -.

Trasalendo, aprì gli occhi e vide Hermione in piedi accanto al suo letto che lo scrutava minacciosa.

- Hai dimenticato che abbiamo la ronda? Ti sembra questo il momento di metterti a dormire? Lo vedi che… -.

- Scusa, mi dispiace… Non volevo. Arrivo subito. – la interruppe prima che lei partisse con uno dei suoi soliti discorsi. Si alzò e frugò sotto il letto, alla ricerca del cravattino della divisa che aveva lasciato cadere. Ma invece del suo cravattino trovò un fermaglio per capelli. Incuriosito, lo prese: era di Ginny.

- E questo che diavolo ci fa qui? E’ di Ginny! – disse prendendolo.

- Oh… Sarà finito per sbaglio tra la tua roba. Lei è in dormitorio ora, ha detto di non sentirsi molto bene… Dallo a me, glielo restituirò più tardi. – Hermione rispose con una traccia di nervosismo, arrossendo. Ron la fissò, curioso, ma lei evitò il suo sguardo e disse secca:

- Bè? Possiamo andare ora? -.

Ron annuì sistemandosi il cravattino ritrovato e si avviò al ritratto, chiedendosi come sarebbe passata la serata.

°=°=°=°=°=°=°

Avevano pattugliato i corridoi in silenzio, senza una parola.

Ron riconosceva con se stesso di essersi comportato in maniera poco corretta (e gentile), ma per nulla al mondo l’avrebbe ammesso con la ragazza. Lei, dal canto suo, si era chiusa in un silenzio offeso, e aveva aperto bocca solo per rimproverare il gruppetto di tassorosso del quarto anno che stava cercando di entrare nelle cucine, togliendo cinque punti per ciascuno alla loro casa, nell’unico momento che aveva movimentato la serata.

Mancava solo il corridoio del terzo piano, e finalmente quella giornata terribile si sarebbe conclusa, ma quando Ron già stava per imboccarlo Hermione disse:

- Sono stanca, Ron, torniamo in dormitorio. -.

- Cosa? E l’ultimo corridoio? -. Il ragazzo era a dir poco sorpreso: non era certo da Hermione trascurare in quel modo i suoi doveri di Prefetto, solo per andarsene a letto.

- Per un corridoio solo… Non ci sarà niente da vedere. La scuola è deserta ormai. -. Fece uno sbadiglio troppo grande per essere vero, e aggiunse: - Oh, non dirmi che tu non sei stanco morto! -.

In effetti stava crollando, e non vedeva alcun motivo per restare lì; avrebbe solamente fatto innervosire Hermione. Quindi, dimenticando quanto fosse strano questo comportamento da parte della ragazza, si voltò per tornare indietro al dormitorio.

Si stava già avviando, quando all’improvviso gli parve di sentire dei rumori, come di risatine soffocate. Provenivano dal ripostiglio in fondo al corridoio, o almeno così gli sembrava. Tese un braccio per fermare Hermione e disse:

- Non ti sembra di sentire dei rumori? -.

- Rumori? No, Ron, non sento niente. Andia… - Hermione sembrava a disagio, ma Ron la interruppe quando i mormorii si fecero più forti:

- No… Sento dei rumori. Andiamo a controllare. -.

- Ron, davvero, io non sento niente. Torniamo in dormitorio, sono stanchissima… -.

- Siamo Prefetti, no? Dobbiamo svolgere il nostro compito. E io sento dei rumori. -. Si avviò lungo il corridoio, sicuro che Hermione l’avrebbe seguito, e infatti…

- Ron! Fermati! Accidenti, hai deciso all’improvviso di diventare una persona seria, proprio ora che io sono a pezzi… -.

Lo raggiunse e lo superò, precedendolo lungo il corridoio, pestando i piedi a terra con energia e facendo un discreto rumore. Si fermò ad aspettarlo quasi davanti al ripostiglio a braccia incrociate e disse:

- Bè? Vieni o no, Ron? A te l’onore di entrare per primo! – disse a voce molto alta, insistendo sul suo nome.

Lui le rivolse uno sguardo perplesso, prima di avvicinarsi e aprire la porta lentamente. Illuminò l’interno con la bacchetta: non c’era nulla, solo un gran mucchio di scope in un angolo, detersivi e un secchio in bilico su uno scaffale. Si guardò intorno con attenzione, ma il ripostiglio era davvero vuoto.

- Soddisfatto, detective? Ora possiamo andare? – gli disse Hermione acida.

Con un ultimo sguardo cupo nello sgabuzzino chiuse forte la porta e si girò per andarsene, ma proprio in quel momento si sentì un tonfo seguito da un urlo.

- A-ah! – esclamò riaprendo la porta all’improvviso.

Gli si parò davanti una scena piuttosto strana.

Davanti a lui aleggiava la testa di Harry e metà del suo busto, con una mano premuta sul capo, gli occhiali di traverso e un secchio rovesciato vicino ai piedi. E accanto a lui c’era Ginny, che lo guardava con un espressione tra il divertito e il preoccupato, con una mano sul fianco.

Entrambi sembrarono come congelati al suo apparire, e tutti rimasero immobili in quelle posizioni per diversi secondi, Ron con la bacchetta tesa davanti a sé, Harry con una mano sulla testa, Ginny che si teneva il fianco e Hermione che si copriva gli occhi con le mani.

Alla fine, tutti rivolsero lo sguardo verso Ron, aspettando una sua reazione. Ma lui non riusciva a pensare niente che avesse un senso; il suo cervello insisteva nel volergli mandare alla bocca frasi come “Harry, Gazza ti ha mandato a prendere le scope?” o “Ginny, come ti senti?”. Niente di sensato, tipo “che diavolo ci fa mia sorella chiusa in un ripostiglio con il mio migliore amico, a mia insaputa?”.

Alla fine, giungendo a un compromesso, disse:

- Ginny, sei venuta a prendere le scope? -.

Nessuno rispose, e tutti si limitarono a guardarlo con gli occhi spalancati; Harry sembrava sorpreso e decisamente preoccupato, per la sua incolumità fisica e per la salute mentale dell’amico. Ron si rivolse a lui.

- Uhm… Forse dovrei chiederti cosa ci fai chiuso in un ripostiglio a quest’ora con mia sorella. Forse. E forse dovrei anche chiederti perché mi avevi detto che saresti stato in punizione. Si, dovrei. Dovrei proprio chiedertelo. -.

Harry lanciò uno sguardo ad Hermione, in cerca di aiuto, ma la ragazza non sapeva bene come comportarsi. Così aspettarono la reazione di Ron, limitandosi a guardarlo in silenzio per un po’, mentre lui rimetteva ordine nella sua testa.

Harry. E Ginny. In un ripostiglio. Di notte. Con il mantello dell’invisibilità. E io non ne sapevo niente. Uhm. Dobbiamo solo parlarne. In maniera tranquilla e pacifica. Ok.

- Bene. Bene. Bene. Che diavolo ci fate voi due qui dentro?? -. Tranquilla e pacifica.

- Ehm… Ron, possiamo spiegarti tutto. – disse Harry.

- Spiegarmi? Cosa vorresti spiegarmi? Sei chiuso con la mia sorellina in uno sgabuzzino e non me lo hai detto! Cosa vuoi spiegarmi? -. Nessuno rispose, e lui continuò: - E venivi a raccontarmi che eri in punizione… Invece sei qui dentro, a fare chissà quali sconcerie con mia sorella! Ti sembra questo il modo di comportarti, eh? Eh? Da quanto tempo va avanti questa storia, all’insaputa di tutti?? Anzi… - si voltò verso Hermione: - Tu sapevi! Sapevi tutto! Ecco perché eri così stanca stasera… Stavi coprendo questo sporco affare! Tutti a divertirvi alle mie spalle, e tu – il dito puntato su Harry – con mia sorella, che è ancora una bambina! -.

Ginny e Hermione alzarono gli occhi al cielo, e l’amica intervenne:

- Ron, smettila di comportarti in questo modo, è esattamente per questo… -. Ma Ron non la lasciò finire, rivolgendosi alla sorella:

- E tu!! Sei ancora così piccola, alla tua età, ti sembra giusto andare a infilarti negli angoli bui con il primo ragazzo che capita? Non sai che i ragazzi… -. Ginny aprì bocca per la prima volta dicendo:

- Oh, Ron, ma fammi il piacere… Non sono più una ragazzina, e posso decidere da sola chi frequentare! L’unico che si sta comportando da bambino qui sei tu! -.

Hermione intervenne di nuovo, dicendo lentamente:

- Ron, non è il primo ragazzo che capita. E’ Harry. -. Ron parve riflettere un attimo.

- Oh! -. Ma si riprese in fretta. – Tanto peggio! Il mio migliore amico esce con mia sorella e io non ne so niente! Ecco perché eravate tutti così strani ultimamente… Come avete potuto tenermi nascosta una cosa del genere? -.

Anche Harry si decise finalmente a parlare:

- Credevo ti saresti arrabbiato… Sei sempre così protettivo con Ginny, pensavo che mi avresti ucciso a mani nude se te lo avessi detto. -.

- E pensavate di tenermelo nascosto per sempre? -.

- No… Fino a quando non fossi stato pronto a sapere di tua sorella insieme a un ragazzo senza iniziare ad urlare e strepitare, esattamente come stai facendo ora! – gli rispose Hemione. Lui parve calmarsi un attimo.

- Ron… Senti, mi dispiace non avertelo detto. Davvero. Scusa. Avrei dovuto farlo, hai ragione. Mi dispiace. -. Lui alzò la testa verso il suo migliore amico e grugnì in risposta.

- Ehm… starebbe a significare qualcosa tipo si, ti perdono, puoi uscire con mia sorella e infilarti con lei negli angoli bui?. – tentò Harry, con l’ombra di un sorriso.

- Frena!! – rispose cupo. – Forse ti perdonerò, e forse ti darò il permesso di uscire con mia sorella, ma questo non vuol dire che potrai fare i tuoi comodi con lei! Non devi dimenticare che è ancora una ragazzina e… -. Ginny lo interruppe:

- Ron, ma sei scemo? Innanzitutto, io non sono una ragazzina, e in secondo luogo, quello che Harry fa, e soprattutto quello che io faccio non ti riguarda! -. Ron le rivolse uno sguardo minaccioso, ma Harry lo rassicurò in fretta:

- Tranquillo, non mi trasformerò all’improvviso in un maniaco sessuale per attentare all’innocenza di tua sorella! E’ tutto a posto ora? -. Lo guardò speranzoso, e lui rispose:

- Uhm. Si. Forse. Ma non voglio vedervi appiccicati! Mi servirà un po’ di tempo per… Digerire la notizia. -.

- Perfetto! Questo vuol dire che non mi priverai dei miei attributi e resteremo amici come prima? -.

- Si… Dopotutto, meglio tu che un altro. – concluse con uno sguardo cupo.

- Bene. - Hermione finalmente intervenne di nuovo, con tono vagamente stupito: - Adesso possiamo tornare tutti alla torre. E dieci punti in meno a grifondoro. -.

- Ma Hermione!! – dissero Harry e Ron sorpresi.

- Voi due non dovevate farvi scoprire fuori dal dormitorio a quest’ora. E adesso tutti a letto. -.

Nessuno ribattè, e si avviarono alla loro torre, camminando in silenzio nei corridoi deserti.

Sua sorella con Harry. Avrebbe potuto sopportarlo, in fondo. Ce l’avrebbe fatta. Dopotutto, almeno Harry era suo amico, e sapeva che se solo avesse provato a fare un passo di troppo con Ginny avrebbe rischiato grosso. Quindi, tutto sommato, poteva stare relativamente tranquillo. Lanciò un’occhiata sospettosa a quei due, che camminavano pochi passi indietro, e poi ad Hermione, che era al suo fianco e lo osservava.

- Che c’è? – le chiese. Forse era ancora arrabbiata con lui.

- Niente… - rispose lei distogliendo lo sguardo.

- E perché mi fissavi così? – insisté.

- Oh… Niente, davvero. E’ che… Mi aspettavo di peggio. -.

- Di peggio? -.

- Si… Insomma, non hai poi fatto tanto il pazzo. Poteva andare peggio. - gli disse con uno sguardo cauto. Lui si limitò a scrollare le spalle. Non aveva voglia di discutere ancora, era davvero stanco.

Appena entrato in Sala Comune, si gettò su una delle poltrone vicino al fuoco.

- Non vieni a letto? – gli chiese Harry, già vicino alle scale, dopo aver salutato Ginny con un impacciato bacio sulla guancia, sotto gli occhi attenti di Ron.

- Ok… A dopo. -. Harry si avviò su per le scale, e, dopo aver salutato, anche Ginny sparì nel suo dormitorio.

- Sei sicuro di stare bene, Ron? – gli chiese Hermione avvicinandosi alla poltrona.

- Si… Sto bene. Sono solo molto stanco… -.

- Dovresti andare a letto. Non è stata una… Ehm… Grande giornata. -.

- No, davvero. -. Si concesse un sorriso stanco. – Tra cinque minuti me ne vado a letto. Tu non preoccuparti, vai. -. La guardò e aggiunse: - Ah… E… Scusami per… Per oggi. Sai, non volevo… Accusarti. Scusa. -.

- Non fa niente Ron. – rispose lei con un sorriso. – Allora io vado a letto. Sono stanca davvero. Buonanotte. -.

- Buonanotte – disse lui, mentre lei già si stava avviando alle scale.

Chiuse gli occhi, sospirando stanco. Si sentiva solo lo scoppiettare del fuoco nel camino, un rumore che decisamente conciliava il sonno…

Ed ecco, era in uno sgabuzzino buio e polveroso, e con lui c’erano Harry e Ginny… Ma non potevano vederlo, perché lui indossava il mantello dell’invisibilità… Ed ecco, si avvicinavano, si stavano per baciare… Oh, accidenti, avrebbe dovuto dire loro che era lì, ma non riusciva a parlare, e loro si avvicinavano sempre di più, sempre di più… Ma all’improvviso Harry si allontanava da sua sorella e prendeva un secchio, e lo trasfigurava… Lo trasfigurava in un paio di mutandine viola, e le porgeva a Ginny, e diceva “Ho un regalo per te”, e Ginny con un sorriso le prendeva e sussurrava “Vuoi che le metta?”… E Ron ritrovò la voce ed iniziò ad urlare e urlare e urlare…

Aprì gli occhi di scatto. La Sala Comune era sempre deserta. Harry si affacciò dalle scale, in pigiama:

- Ron, vieni o no? -.

- Arrivo! – rispose, alzandosi lentamente dalla poltrona e avviandosi, ancora scosso.

Decisamente, riflettè salendo le scale, quella non era la sua giornata migliore.


*****


Salve! Ho scritto questa fic parecchio tempo fa, e all’epoca mi sembrò carina; rileggendola adesso però non mi convince molto :P avrei dovuto pubblicarla subito! XD
Ringrazio ramona55, kamomilla, gigia990 e Lollo (me onorata *_* ), le quattro anime pie[tose] che hanno recensito Headache.
Mi lasciate un commento? Grazieee ^^

Alessia

  
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