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Autore: GleeKer    26/04/2011    0 recensioni
La terra di Keevin era da secoli un luogo abitato da una popolazione povera e semplice, che viveva d’allevamento e di quelle poche bacche che il terreno gli concedeva. Inizialmente, regnava l’armonia, ma dopo qualche millennio, la gente di quel luogo venne assalita da popoli molto più sviluppati di loro, aventi tecnologie che nemmeno loro erano in grado di comprendere fino in fondo. Si aprì allora l’epoca delle Grandi Guerre. [...]
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La terra di Keevin era da secoli un luogo abitato da una popolazione povera e semplice, che viveva d’allevamento e di quelle poche bacche che il terreno gli concedeva. Inizialmente, regnava l’armonia, ma dopo qualche millennio, la gente di quel luogo venne assalita da popoli molto più sviluppati di loro, aventi tecnologie che nemmeno loro erano in grado di comprendere fino in fondo. Si aprì allora l’epoca delle Grandi Guerre.
Non si conoscono bene i limiti temporali di questo periodo storico, poiché si narra che non abbiano mai avuto un vero inizio, e che da quando l’uomo è comparso a Keevin ci siano state. Tra le migliaia che si combatterono, se ne ricordano bene solo 3: la Guerra del Fuoco (detta così poiché l’intera schiera di soldati della città di Evin fu incenerita dalle armi distruttive dei soldati di Breed), la Guerra Magica (chiamata così poiché fu combattuta esclusivamente da Streghe e Stregoni. Le due città che si sfidavano erano Kevog e Kyra, entrambe a ridosso del fiume Barin) e la Guerra della Distruzione (nominata così poiché secondo la leggenda, durante lo scontro fra la città di Breed e quella di Aneer, gli ultimi Cyborg rimasti in vita della città di Breed si fecero esplodere per uccidere anche i nemici, facendo letteralmente piazza pulita).
Le guerre continuarono, fino a che, un’entità ancora sconosciuta, generata a quanto pare dalla distruzione e dalla morte delle innumerevoli persone coinvolte nelle varie battaglie, compì uno sterminio. Dopo aver saziato la sua sete, l’essere scomparve, lasciando dietro di sé una desolazione mai vista prima. I sopravvissuti, dopo svariati secoli, riuscirono a rimettere su solo alcune città: Breed, Kyra, Aneer ed Alastrina.
La città di Breed continuò ad essere produttrice di tecnologie avanzatissime, e per rimediare allo sterminio della sua gente, decise di costruire Cyborg non solo di tipo militare, ma anche di tipo civico.
La città di Kyra, nota già in passato per le sue arti magiche, continuò, con la prestigiosissima Università di Incantesimi e Pozioni, ad istruire Streghe e Stregoni di altissimo livello. Fortunatamente quasi tutta la popolazione di Kyra venne risparmiata, poiché quasi tutti erano guaritori, e quei pochi che combattevano per uccidere, perirono in modo assai crudele.
La città di Aneer, devastata completamente da cima a fondo, dopo la ricostruzione, si ritrovò notevolmente ridimensionata. La sua popolazione si rimboccò da subito le maniche, e riprese le varie attività di vita quotidiana, abbandonando però completamente tutte quelle militari.
L’ultima città, Alastrina, abitata solo ed esclusivamente da Mutanti, si unì anch’essa alle altre, abbandonando il servizio militare e mirando ad ingrandire maggiormente la sua economia.
La nostra storia, parte però ad Aneer.
Ashlin era la primogenita di 3 sorelle. Suo padre era un cacciatore, e sua madre una sarta. Aveva 15 anni quando ebbe inizio la sua avventura.
 
L’inverno era oramai giunto ad Aneer, quando la giovane era appena fuori dalle mura della città, al limitare della foresta, a raccattare qualche ramo da portare a casa per potersi scaldare. I lunghi capelli neri le ricadevano sul mantello grigio, e gli stivali di pelle di cervo affondavano nella neve ad ogni passo. Ritornando a casa, passò per la piccola piazza del paese. Salutati i conoscenti, arrivò immediatamente a casa. Erano le 6 di sera, e il sole stava tramontando.
La sua casa era piccola, ma non per questo non accogliente. I mattoni di pietra davano un grande senso di protezione, e il tetto spiovente, ricoperto oramai dalla neve, la faceva assomigliare a una di quelle delle favole. Dal comignolo non usciva fumo, evidentemente aveva fatto bene ad andare a prendere la legna.
Entrata, le sue piccole sorelle gemelle le corsero incontro, e l’abbracciarono alla vita, poiché loro avevano appena 5 anni, mentre la sorella era molto alta per essere una ragazza.
-Finalmente! Iniziava a fare freddo qua-, disse Akil rabbrividendo
-Già! Dai su che mamma deve cucinare la zuppa di cipolla!-, avvertì l’altra gemella, Alice.
-Tranquille, ora sistemo il fuoco. Tornate su intanto, che aiuto la mamma a cucinare-, disse sorridendo la sorella maggiore.
Le piccole corsero via allegre e, a giudicare dai rumori provenienti dalle scale, si stavano dirigendo in camera loro.
-Mamma?-, chiamò Ashlin
-Sono qui tesoro, vieni- rispose un’altra voce proveniente da un’altra stanza.
Levatosi il mantello, la ragazza si diresse dalla madre, la quale era seduta su una sedia a cucire un maglione viola. Data la taglia, era per una delle gemelle.
-Ravviva pure il fuoco, tesoro-, la invitò la donna.
Senza battere ciglio, la figlia si chinò vicino al camino, e dopo vari tentativi, il fuoco tornò a scricchiolare.
-Tuo padre sarà di ritorno fra un’ora.-
-Va bene, vado…-
Non poté finire la frase. Una scossa di terremoto iniziò a far tremare la casa. Le piccole corsero giù urlando, Ashlin cadde a terra, colpita da un quadro che si era staccato dalla parete e la madre immediatamente la soccorse. Subito si recarono all’esterno, senza nemmeno prendere i mantelli. Rialzatasi, Ashlin fu la prima ad uscire, e un’ondata di gelo la investì. Non era il gelo che l’inverno era solito portare, no.
-E’ tornato!!-, ulrò in lontananza una vecchia. Chi era tornato? Dove? Perché?
Senza indugiare maggiormente, la ragazza prese per mano Akil e corse verso la piazza. La madre e l’altra sorella le seguirono a ruota, e una volta giunte al centro della città, si imbatterono in una folla in preda al panico.
Tutti continuavano a ripetere “è qui, di nuovo!”, ma la giovane donna non riusciva a capire a cosa si riferissero, finché, alzando gli occhi al cielo, lo notò. Era una grande nube rossa; rosso sangue, che si estendeva per tutto il cielo. Da questa, cadde una grande sfera nera, la quale, assorbita dal terreno diede vita ad una nuova scossa. Subito dopo un’altra, che però cadde su due ragazzi, i quali furono assorbiti dalla sfera, la quale a sua volta venne assorbita dal terreno dando vita ad un’altra scossa.
Ashlin ed Elva, sua madre, si guardarono, e decisero di scappare oltre le mura della città. Dopo dieci minuti di corsa, ostacolata da continue sfere nere che volevano assorbirle e da pezzi di edifici che cadevano, si ritrovarono fuori dalla città, dove evidentemente erano fuggite altre persone, poiché la neve era piena di impronte umane. La giovane disse allora di dirigersi nel bosco, e di aspettare che il tutto finisse, poiché, anche se la nube era estesa per tutto il cielo, le sfere cadevano solo ed esclusivamente all’interno della città. In quel mentre, una voce attirò lo sguardo delle quattro in un solo punto.
-State bene?-, chiese un uomo dai capelli neri, una folta barba del medesimo colore, e con arco e frecce stretti nella mano destra. Era il padre di Ashlin.
-Tesoro, non so cosa stia succedendo! Alcuni dicono che sia tornato… Ma è impossibile… No?-, chiese con voce tremante ed estremamente insicura Elva.
Aldar non disse nulla. Si limitò solo a serrare maggiormente la mascella, e a dire
-Non siamo al sicuro nemmeno nella foresta. Andiamo-
La famiglia camminò a passo velocissimo, e l’unico rumore che si sentiva, erano i passi affrettati di altra gente, che correva proprio per ripararsi. Oramai le scosse si erano diradate, e due ore dopo, stremati dalla camminata, la famiglia Anfan si ritrovò in una radura deserta. Al centro di questa c’era una piccola locanda, o per lo meno, ciò che ne restava dopo le violente scosse di terremoto.
-Chissà cosa sarà rimasto della nostra cosa…-, sussurrò pensierosa la giovane Ashlin.
Senza indugiare oltre, Aldar si avvicinò all’edificio e chiamò a gran voce qualcuno, evidentemente per vedere se ci fossero feriti da soccorrere.
-Tesoro, è lui?-, chiese Elva, riferendosi alla catastrofe avvenuta poco prima
-Temo di sì… Se ne vociferava già in giro che fosse tornato… ma credevo fossero solo delle voci superstiziose…-, ammise Aldar abbracciando le sue due piccole figlie, impaurite e terrorizzate dall’accaduto.
-Ma chi è tornato?-, intervenne poi la figlia maggiore con tono irritato.
-Bras-, si limitò a dire Elva.
Le gambe di Ashlin iniziarono a tremare. Com’era possibile? Molti anni addietro era già venuto ad Aneer a seminare morte e distruzione, ma perché tornare nuovamente?
-Beh, bisognerà solo aspettare che sparisca, no?-, chiese speranzosa la ragazza.
-Alcuni dicono così… Altri dicono che bisogna fuggire… Altri ancora fanno riferimento alla vecchia profezia…-, disse il capo famiglia.
-Vecchia profezia? Non sarà quella del sacrificio dei 4 popoli?!-, esclamò sconcertata Ashlin
-E’ solo una leggenda tesoro, tranquilla-, disse la madre cercando di calmarla.
-Mamma, io ho fame…-, intervenne poi la piccola Alice.
-Tranquilla, ho cacciato un falco, basta accendere un fuoco e pulirlo bene… Stanotte andremo a dormire da mio fratello, poco dopo la foresta…-, sentenziò Aldar severamente.
Subito ognuno si diede da fare, ed in men che non si dica, il falco, spennato e pulito, era a rotolare sul fuoco, trapassato da una freccia di ferro, di quelle che era solito usare Aldar per i cinghiali, o per lo meno per gli animali di taglia più grande.
La notte era ormai scesa, e i versi degli animali notturni iniziavano a farsi sentire. Anche l’enorme nuvola rossa era finalmente sparita. Finito di cenare che erano le 8 di sera, la famiglia si diresse a passo svelto per il bosco, seguendo un sentiero che l’uomo della famiglia conosceva bene, poiché era solito passare per i boschi a causa del suo lavoro.
-Il paese di Dorova è a soli 30 minuti da qui, se andiamo a passo svelto-, dichiarò Aldar.
Senza fiatare, tutti si incamminarono, anche se il freddo pungente iniziava a farsi sentire, ancora di più poiché nessuno aveva indosso i mantelli, lasciati a casa per fuggire. Questo motivò la famiglia ad una camminata ancora più svelta, che in soli 20 minuti li portò davanti ad una palizzata in legno molto alta. Le porte non erano sorvegliate da guardie: evidentemente c’erano stati problemi anche in quel piccolo villaggio.
-Speriamo stiano tutti bene…-, disse portandosi una mano al petto Elva.
-Senza dubbio… Chi lo butta giù allo zio-, disse sorridendo la figlia maggiore, cercando di rassicurarla.
Senza indugiare oltre, la famiglia camminò per un po’, e girati un paio di volte a destra, si ritrovarono davanti una piccola casetta interamente fatta di legno, dal tetto spiovente.
Aldar bussò concitatamente, e poco dopo un uomo molto più giovane di lui, di circa 30 anni, aprì la porta. Era molto bello. Gli occhi erano leggermente a mandorla, la carnagione era più scura di quella del fratello, i capelli erano neri come la pece, e gli occhi erano color caramello.
I due fratelli si abbracciarono immediatamente, comunicando solo con quel gesto i loro sentimenti. Velocemente accorse alla porta anche una donna molto più bassa dell’uomo, dai capelli neri e gli occhi cerulei.
-Zia Marie!-, esclamarono all’unisono le gemelle ed Ashlin.
Tutti si abbracciarono, e poco dopo si ritrovarono al capezzale di un camino animato da un bellissimo fuoco.
Le gemelle dormivano, accoccolate sul tappeto fatto di pelle di orso, e scaldate sia dal tepore della stanza, sia delle numerose coperte di lana raccattate in giro per la casa.
-Non ci voleva proprio…-, disse improvvisamente lo zio Angus
-Non ora almeno…-, aggiunse tristemente sua moglie toccandosi il ventre. Avevano da poco scoperto che stavano per avere un bambino. Era il loro primo figlio, poiché Marie aveva avuto problemi di fertilità, e dopo aver chiesto aiuto ad una Strega, era riuscita a rimanere incinta.
-Non è colpa nostra…-, provò a dire Aldar, ma sapevo che non era vero.
La leggenda narrava che Bras era stato generato dalle morti di innumerevoli persone coinvolte nelle guerre, “ma perché ritornare adesso, durante un periodo di pace?” pensò confusa Ashlin.
-Non pensiamoci oltre, sarete stanchi, avete camminato parecchio, e suppongo abbiate anche fame-, disse abbozzando un sorriso di conforto Marie.
I tre risposero che non avevano bisogno di nulla, ma si sa: quando i parenti ti vogliono ingozzare, non puoi far altro che aprire lo stomaco, pronto per buttare giù chili e chili di cibo.
Finalmente, Ashlin si sentiva tranquilla. Aveva per un attimo dimenticato Bras e tutta la distruzione portata dietro di sé, e poco dopo si abbandonò fra le braccia di Morfeo tranquilla.
 
La mattina dopo, Ashlin e suo padre Aldar, partirono per ritornare ad Aneer, e vedere se la loro casa avesse subito danni. Dopo aver camminato per circa 40 minuti, riuscirono a vedere le possenti mura di pietra della loro città, o almeno ciò che ne rimaneva. Le scosse di terremoto del giorno seguente erano state devastanti, e la speranza di ritrovare la propria casa tutta intera, era ben lontana.
-Beh, non è messa così male, no?-, disse Ashlin al padre non appena la videro.
Il tetto era collassato su se stesso, e parte del muro di fianco era crollato, mentre quello della facciata frontale era percorso sa numerose crepe.
Aldar la guardò leggermente scocciato, come per dire “Non prendermi in giro”.
-Possiamo sempre rimetterla su in quattro e quattr’otto papà-
-Non sapevo fossi un operaio e sapessi ristrutturare edifici-, disse l’uomo ridendo
-Beh, sai che posso sempre imparare-, e gli fece un sorrisino d’intesa.
Fin da piccola, Ashlin aveva avuto la sorprendente capacità di apprendere velocissimamente qualsiasi cosa. All’età di appena 9 mesi, guardando una bambina camminare, si alzò subito sulle sue piccole gambine, e da allora non smise più di gironzolare in giro per il paese in quel modo. All’età di 3 anni, imparò a cantare, solo ascoltando la madre farlo. Ce ne sarebbero tantissimi altri episodi come questi; fatto sta, che Ashlin prese il soprannome di “Emulatrice”, affidatogli da una Strega Guaritrice a cui si era sottoposta per una visita da piccola.
-Ok, ma la vedo dura trovare un operaio che lavori a quest’ora…-, ammise il padre
A quanto pare, anche se erano solo le 5 del mattino, la fortuna sorrise a quei due. Molte persone, proprio come loro, erano tornate presso le loro abitazioni per vedere in che condizioni si trovassero.
-Egan!-, chiamò a gran voce Ashlin
-Ash, anche voi qui di buon ora?-, chiese gentilmente l’uomo
-Già, volevamo vedere come fosse messa la casa, e non è messa affatto bene-, disse poi Aldar
Egan era un costruttore, e il padre aveva capito da subito l’intento della ragazza.
-Volevo chiederti se potevo studiarti mentre metti apposto il tutto…-, ammise un po’ imbarazzata la giovane.
Egan sorrise, e l’accontentò.
Prima di tutto, prese della malta, e ricoprì delle crepe. Successivamente, rimise la porta nei cardini, tolse i vetri delle finestre che si erano rotti, e con l’aiuto di altre persone, fece scivolare la parte del tetto della sua casa che era crollata al di fuori della casa.
Ashlin ringraziò, e immediatamente chiuse gli occhi. Quando lo riaprì, nel riflesso di questi si ripetevano i gesti di Egan, all’infinito.
-Questa è l’unica cosa che mi ha sempre fatto senso…-, disse fra sé e sé Aldar.
Circa un’ora dopo, la maggior parte dei problemi della casa era risolta. Richiuse nuovamente gli occhi, e quando li riaprì, i suoi occhi riflettevano il colore candido della neve che l’attorniava.
-Bene, niente male no papà?-, chiese raggiante Ashlin
-Sì sì…  Ora andiamo dentro a prendere i mantelli e le coperte…-, suggerì quello.
 
Tornati a Dorova, i due prepararono la colazione per gli ancora addormentati parenti, e poi li svegliarono. Subito, le gemelle si fiondarono su delle pagnotte calde, prese poco prima dal fornaio, mentre Marie mangiava crema di noci, accompagnata da una tazza di latte appena munto da una vacca del pastore di Dorova.
-Già ve ne andate?-, chiese dispiaciuta marie sulla porta, interrogando i 5 familiari di Areen.
-Eh sì, Ashlin ha risistemato gran parte della casa, e nel giro di una settimana possiamo tornare alle nostre vite, nella speranza che Bras non torni-, ammise Aldar leggermente turbato al solo pensiero di riniziare tutto d’accapo.
-Va bene, ma state attenti-, li avvertì Angus prima che questi partissero.
La neve iniziò proprio in quel momento a scendere lenta dal cielo perlaceo, e senza aspettare che questa diventasse sempre più violenta, si incamminarono.
Aldar era in testa, seguito dalle due gemelle, da Elva e poi da Ashlin.
Entrati allora nella foresta, qualcosa attirò la loro attenzione. Erano dei passi affrettati, di più e più persone. Fuggivano.
Una donna urlò, e subito dopo 3 ragazzi e una ragazza corsero in direzione opposta rispetto a dove la famiglia si dirigeva, urlando –SCAPPATE!-
Non se lo fecero ripetere due volte. Ashlin prese per mano Alice, il padre l’altra piccolina, e cominciarono a tornare indietro. Ogni 2 secondi la terra tremava. Ma non erano scosse di terremoto, no. Erano passi: i passi di un gigante.
Pochi secondi che questo si ritrovò dietro la famigliola. Con un salto, vi si parò davanti, distruggendo tantissimi alberi con la sua caduta, così come aveva fatto mentre camminava prima.
Corsero nuovamente indietro. Ashlin iniziò a correre, ma si sentì stringere forte.
Il gigante l’aveva presa in mano.
Il padre allora estratte arco e freccia, ed iniziò a colpirlo sulla pancia, mentre urlava alle altre 3 di scappare.
I giganti avevano un aspetto identico agli umani, solo che erano molto, mooooolto più grandi, e non sapevano parlare, poiché la loro società era molto arretrata e si basava sul cannibalismo. Infatti, molti di loro morivano perché mangiati dai loro stessi simili.
Il gigante alzò allora un piede, pronto per schiacciare Aldar, il quale riuscì a scansarsi, ma venne successivamente calciato contro un albero, prendendo i sensi. Allora Ashlin urlò forte, e si sentì cadere, la stretta era sparita, e da lì, il buio.

  
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