Torta
al cioccolato
Lara
esce da casa sua.
E’
una bella giornata oggi,
pensa, constatando che il cielo brilli nonostante la mattina
è ancora agli inizi.
I palazzi, quei blocchi di cemento e mattoni, sembrano come prendere
fuoco,
come ammiccare grazie a quella piccola fiammella che non è
altro che un
semplice sole di Settembre.
L’iridescenza
dei palazzi sembra
più che incredibile, i colori smaglianti e azzurri
rimbalzano sulle pareti
della città, lasciando ogni angolo lucido, rispecchiando il
fiume ed il cielo
sulle abitazioni che sembrano dire “buon giorno”
anche a lei, come lo augura a
loro il sole.
Ogni
giorno è diverso dagli
altri, continua a ripetersi convinta, perché lei trova
differenze in ogni dì,
coglie ogni singolo particolare impostato in un modo diverso dal giorno
precedente e dall’altro ancora, perché lei sa che
ci sono particolari nascosti
che non vediamo, che non possiamo vedere.
Lara
è intelligente, è sincera, è
giusta. Perché lei non si fa ingannare
dall’esterno, non vive per vedere, vive
per credere. Perché lei non si dà per vinta, ha
la certezza.
Avete
mai pensato a quanti
pensieri ci tormentano la mente ogni giorno? Avete mai pensato che non
sono mai
gli stessi? Avete mai fatto caso che non pensiamo ad un determinato
oggetto o
persona, nello stesso momento ed in egual modo di un qualsiasi altro
giorno?
Avete mai notato come le riflessioni cambiano facilmente nel tempo,
come creta
nelle mani di un vasaio che sa giocare, che sa muoversi come le mani
comandano
gli di fare, senza condizioni?
Lara
sì.
La
città è già sveglia anche se
sono le sette e mezzo del mattino. Perché la
città è caos, la città lavora, la
città si muove rumorosamente senza che nessuno
però stia davvero a sentirla.
Avete mai captato la differenza tra sentire ed ascoltare? Avete mai
realmente
capito la differenza tra leggere e interpretare?
Sono
sottigliezze che il mondo
ormai sta archiviando in un angolo remoto di cui non vuole esser
partecipe,
leggendo solo, sentendo a volte e non capendo mai sul serio.
Lara
a volte si sente così, non
si sente interpretata. Solitamente questa parola andrebbe sostituita
con
“incompresa” ma lei è fermamente certa
di essere come un libro. Perché i libri
non vanno letti, vanno decifrati, vanno capiti e soprattutto dobbiamo
cercarne
il significato, il senso. Perché i libri che Lara
è solita trovarsi sotto quel
naso candido parlano della vita, trattano degli argomenti che la
riguardano,
esprimono quello che noi dovremmo esser tenuti a sapere.
Lara
pensa che la sua vita avrà
un finale e colpi di scena, avrà antagonisti,
avrà dialoghi e descrizioni, avrà
capitoli tristi ed altri felici. Lo sa perché cambiare
fa parte della vita.
Perciò
lei si sente un bel libro,
rilegato da una copertina rossa carminio e un titolo a caratteri
cubitali
verde, con magari il suo nome utilizzato come intestazione.
Perché lei si sente
partecipe della sua vita, nonostante gli alti e i bassi, nonostante i
cali e le
ascese. Lo sapete ormai, il cambiamento fa parte della vita.
Lara
non possiede un’auto, non le
sono mai piaciuti quegli oggetti computerizzati che manipolano sempre
più la
vita dell’uomo, una vita sempre più programmata e
sedentaria, come una vera a
propria macchina.
Perché
Lara forse conosce il
termine “umano”, conosce che sono il carattere a
costruirci e non la pelle,
sono i sentimenti a scalfirci non la religione, è il nostro
essere che ci
rappresenta, non il nostro nome.
Lara è un nome,
Lara potrebbe esser qualsiasi
cosa, ma noi attribuiamo a quel nome qualcosa; qualcosa che si
costruirà su un
essere, su ciò che è.
Lara è grande ma
è ancora un bimba, è vecchia
anche se è giovane. Lara studia, studia ogni giorno,
perché è attratta da come
le cose sono, da come le cose funzionano, da come tutto il sistema che
la
circonda gira intorno a lei con apparente calma e
tranquillità, come le cose
irrazionali suscitano la più folle e smisurata
curiosità.
Nel
mondo bisogna essere curiosi
per comprendere, bisogna interessarsi per reagire, bisogna fare tesoro
delle
poche cose che si possiedono. Perché nulla andrà
sempre in modo perfetto,
perché il mondo non ci darà mai quello che
pienamente desideriamo, perché non
sarà mai abbastanza.
E
allora non accontentiamoci, e
cerchiamo nel nome quello che è, cerchiamo nel fiore la
brattea, nel giardino
il frutto, nel mare la leggiadra schiuma che si va ad infrangere sui
granelli
di sabbia dorata.
Lara
non si ferma e non può
farlo.
Infatti
lei cammina, a passo
regolare e fiato monotono, come lo scrosciare delle suole della gente
che la
circondano in quell’immenso marciapiede che incomincia ad
affollarsi. La città
di Lara è grande, è ricca di vita, di lavoro e di
gente.
E’
contenta, Lara. Ieri ha preparato quella torta al cioccolato che suo
fratello
ama tanto, quella con lo zucchero a velo sparso sulla glassa e le gocce
di
cioccolato che scendono lente sul pan di spagna al cacao.
E’
semplice, Lara.
Lara
percorre circa centocinquanta
metri ogni mattina per arrivare alla stazione della metropolitana,
impiega
trenta minuti ad arrivarci e per solamente per quattro minuti attende
il treno
carico di persone che lei ogni giorno scorge, che lei ogni giorno
ammira con
sguardi loquaci che poi a loro non giungono mai. Lei non ha mai visto
lo stesso
viso due volte.
E’
piccola Lara. Smilza e vivace
si mescola tra le persone che non le degnano uno sguardo. Passano
impassibili al
fianco di quel corpicino minuto e dolce, scompigliandole la zazzera di
capelli
rossi che si ritrova, trastullando a volte con passo incerto davanti a
quella
ragazza sgargiante che diventerà soltanto un granello nella
loro testa tra
pochi minuti, per poi sparire definitivamente, spazzata via dalla
memoria e
dalla fretta.
Perché
nelle grandi città
funziona così: nessuno guarda, nessuno ascolta, nessuno interpreta.
Si
va dritti per la propria
strada, perché è la fretta che ci conduce,
è la macchina che ci condiziona, è
il lavoro che ci fa diventare schiavi. E Lara non vuole diventare una schiava, ma cerca un
lavoro, lei ora
studia.
Studia
qualsiasi cosa possa
trovare davanti a quegl’occhi verdi e compiaciuti, ricchi di
interesse e
sincerità. Lara è schietta, non mente.
L’orologio
che ha sul polso esile
segna le sette e ventiquattro. Lara è certa che tra sei
minuti arriverà alla
stazione della
metro. Lara calcola ogni
cosa, la diverte farlo.
<< Tu
sei strana. >>
Ride ogni volta sua mamma, mentre vede la figlia consumarsi in
ragionamenti
cervellotici e carichi di senso, più profondi persino di
quelli che potrebbe
fare il suo professore di psicologia, persino più densi di
quelli che potrebbe
fare la vita stessa.
Lara
crede che abbia ancora tanto
da imparare dalla vita, crede che il suo apprendimento non è
stato molto
gratificante, ha ancora molte domande a cui non riesce inspiegabilmente a trovare una risposta.
E’ convinta che deve
esserci, bisogna trovare la risoluzione, no?
O
forse ci sono davvero domande
senza risposta, questioni irrisolte, che nemmeno la mente umana, per
quanto
onorevolmente valutata e filosofica possa essere, non
risolverà mai, che
nemmeno il più abile compositore di puzzle
riuscirà a trovare i tasselli
mancanti che lo completano.
Nemmeno
Lara crede di poterci
riuscire. Lara crede di poter fare di meglio, lei è certa
che troverà un’altra
domanda senza risoluzione, vuole ricercare qualcosa senza un senso,
vorrebbe
sapere come sarebbe una cosa folle, una cosa insensata, priva di
risposta.
Lara
pensa che la vita sia così,
è pazza, forse senza una vera e propria risposta,
è rapida, è una clessidra che
fa atterrare ogni
granello nella parte
di vetro opposta, senza indugi. Perché la vita è
come le persone che la
circondano, ha fretta.
Lara
continua a guardare la gente
che rovescia i suoi occhi in punti fissi: inchiodano con gli sguardi la
loro
meta in un tragitto confuso e continuo, e la gente va, continua ad
andare.
Avete
mai pensato alle persone
che vi circondano mentre siete sui marciapiedi, intenti a percorrere
tranquillamente la vostra vita? Avete mai pensato che in quel momento
la vostra
vita sta includendo ed include allo stesso tempo altre vite? Avete mai
pensato
a quanto possano esser differenti storie di uomini e donne che vi
strattonano
per un istante per la strada? Avete mai pensato a cosa loro stessero
pensando,
se la loro storia avrebbe potuto coincidere con la vostra? Porsi magari
le stesse
domande?
Lara
sì.
Lara
in questi ultimi trenta
minuti avrà fatto almeno parte di cento vite, cento storie,
cento libri. Ma
quei libri lasceranno lei come lei ha lasciato loro, dando per scontato
il
buffo cappello viola del
signore che le
ha urtato il braccio o della bimba che teneva per mano la madre
giocosa, la
quale sbadatamente ha riconosciuto Lara per qualcun altro.
Magari
avete incontrato Lara un
giorno, magari vi è passata affianco ma distrattamente non
avete fatto caso a
lei. E come potreste? In media s’incontrano mille persone in
una giornata, lo
sapevate?
Lara
aspetta quei quattro
fatidici minuti, lasciandosi andare sulla colonna della stazione, ma non le è mai
piaciuto aspettare. Lei è una
ragazza che corre, è una ragazza che non si ferma. Ve
l’ho detto, lei
interagisce e si muove, niente la può fermare.
Ascolta
la musica, Lara, e sa che
oggi è una giornata diversa. Le lezioni si svolgeranno di
pomeriggio, ogni
martedì le lezioni si svolgono dalle quindici alle
diciassette.
Lara
ha dei sogni. Lara ha delle
speranze. Lara è come qualsiasi altro essere umano, ha
aspettative. Lei ambisce
molto, ambisce molto in ogni aspetto della vita.
Oggi
Lara andrà a trovare suo
fratello poco più grande che già possiede un
lavoro, che già riesce a portare
qualcosa a casa, per poter mantenere e pagare gli studi di Lara, le
medicine
per il padre e i prodotti casalinghi per la madre. Porterà
al giovane la torta al cioccolato che
lui adora, faranno colazione insieme, per poi parlare da bravi
fratelli. E’
sempre stato speciale il fratello di Lara.
E’
più grande di lei, qualche
anno in più, ed è bravo con i numeri,
è bravo a calcolare e a decifrare, è
diventato un contabile grazie a questo.
E grazie suo fratello, Lara ha imparato a contare, a
contare i minuti e
giorni che passano, con quello spasmodico tormento di
velocità e di corsa,
quella strana ed inquietante vivacità che avvolge Lara.
Lara
vorrebbe trovare un lavoro,
manca poco e potrà riuscirci, potrà sperimentare
anche lei quella fretta e
quella routine quotidiana che ci avvolge. Lei ancora si sente estranea
a tutto
questo.
Perché
lei non è come la vita,
lei non è come noi: non ha fretta.
Lara
si trascina calma sul vagone della metro, accomodandosi su un sedile
logoro e
sciupato in un angolo del vagone. E’ già
tutto caotico, il ritmo della città comincia ad
avanzare senza sosta.
E’
questa una delle tracce che Lara è solita ad ascoltare.
Ma
non oggi.
Il
finestrino contro cui poggia il capo è opaco, sporco. A Lara
non è mai piaciuto
lo sporco.
Ci
vorranno quarantacinque minuti per arrivare a destinazione,
quarantacinque
minuti in cui Lara rifletterà sul da farsi,
mimerà con quelle labbra rosee
qualche parola delle canzoni che le rimbombano nelle orecchie,
osserverà ad
ogni fermata le persone che se ne
andranno ed altre che arriveranno.
Lara
ha sempre paragonato la sua vita ad uno squallido tragitto della
metropolitana.
Non perché lei pensi che la sua vita sia squallida, ma
provate ad interpretare.
Per lei la vita è come un viaggio in metro,
c’è chi scende, chi staziona un
poco e chi poi scompare inesorabilmente per una rotta che non prevede
un
ritorno.
Vedete,
i pensieri di Lara sono semplici: non ci vogliono parole raffinate o
universitarie per affermare un’idea, non bisogna esser un
genio per capire e
non bisogna credersi senza cervello per poter smettere di ragionare.
Perché
Lara sa che vuole tenere la sua intelligenza per sé, e non
si farà certo
condizionare da brutte notizie che si trovano ogni giorno davanti a
quella
scatola maledetta o a quei fogli incisi di rosso, lei sa che
può farcela. In
fin dei conti, basta poco per sperare.
Lara
pensa che la speranza sia qualcosa di inspiegabile per
l’uomo, è qualcosa di
cui esso ne ha inconsapevolmente bisogno, come l’amore, come
l’appoggio di
altre persone. John Donne disse che << Nessun uomo
è un’isola >>,
Lara ha sempre concordato con quel poeta inglese, poeta così
remoto che
dimostra la somiglianza dell’umano di allora e di oggi.
L’essere umano non muta
nel tempo, è il tempo stesso a farlo cambiare. E Lara nel
tempo è cambiata, ma
ha bisogno della sua famiglia, dei suoi amici, persino dei suoi
conoscenti,
così come lei è legata a loro. Ve lo detto, per
lei nessun dettaglio è
irrilevante.
Lara
è arrivata, sono le otto e trentasette minuti ed il sole
svetta alto nel
firmamento. Le
sembra di essere
ripiombata nel punto di partenza: edifici, case e strade. Lara pensa
che la sua
città sia la più interessante e più
bella del mondo; magari non ha nulla di
speciale, è solo l’ennesima metropoli gigantesca,
ma a lei piace mescolarsi tra
le gente e viverla, perché lei non vuole vivere solo la sua vita.
Ci
è
voluto molto di più di quello che si aspettava per arrivare
qui, questo Lara
non l’ha calcolato.
Porge
il viso verso l’alto, bramando i lievi raggi solari che le
scaldano la pelle chiara,
che fanno apparire ancor di più quella spruzzata di
lentiggini che si ritrova
sul quel nasino all’insù che sporge dolcemente da
quel viso adorabile.
Trascina
con sé quella grossa borsa colma di libri e arranca con
fatica verso il grande
palazzo. E’ contenta, ha preparato quella torta al cioccolato
che suo fratello
ama tanto, quella con lo zucchero a velo sparso sulla glassa e le gocce
di
cioccolato che scendono lente sul pan di spagna al cacao.
Lara
continua a ripeterselo perché lei ama
alla follia quella torta.
Entra
nelle porte vetrate di quel palazzo enorme, tocca il cielo per quanto
è alto.
Meravigliata dall’imponenza dell’edificio Lara si
fa strada tra il gigantesco
atrio che l’accoglie. Estasiata dal silenzio e dallo stesso
tempo dal movimento
contrito che la circonda, fatto di gente che lavora e che sa il fatto
suo,
ammira sbalordita tutto ciò.
Arriva
alla grande scrivania e chiede gentilmente alla segretaria se
può annunciare il
suo imminente (e raggiante, per lo più) arrivo
nell’ufficio del fratello. La
segretaria con sguardo accigliato scruta questa ragazza spuntata da
chissà
dove, così allegra ed impaziente. Impaziente della vita? Può darsi.
Mentre
la signora fa il possibile per poter lasciar passare la ragazza senza
alcun
problema, Lara osserva la montatura rettangolare dei suoi occhiali, i
capelli
biondi sale e pepe, la carnagione più scura e lucente della
sua. La scrivania è
in ordine, impostata al centro dell’atrio e non è
sola, la segretaria. Ce ne
sono altre che condividono con lei la sua grande postazione.
Lara
osserva le penne che dispone in un contenitore la segretaria, i suoi
cosmetici
infilati sotto al bancone con maestria e il calendario con una graziosa
foto di
New York. A Lara è sempre piaciuta New York, in fondo ci
vive da quando è nata,
eppure non è mai stanca, ogni giorno ne scopre un lato
nuovo, oggi ha
visto bene e per la prima volta questi due
enormi palazzi identici che paiono infiniti, entrando addirittura in
uno.
Il
calendario segna il mese di Settembre, e Lara ricorda che oggi
è l’undici
Settembre, fra tre giorni sarà il compleanno di un suo caro
amico. Fra qualche
ora avrà un appuntamento con lui, passeranno la giornata a
casa sua,
rimpinzandosi di schifezze e guardando tv spazzatura che a loro piace
tanto
commentare e ridere su come la televisione stia diventando un mezzo di
distruzione occulto.
Lara
fa così: accende risate sui fatti tristi, è
l’unica cosa può permettersi di
fare.
Lara
vede un signore dalla postura impettita e rigida uscire con fare lento
dall’edificio. Sospira paziente: una piccola visita e poi
uscirà anche lei.
Passano
parecchi minuti prima che Lara possa davvero aver accesso
all’ascensore
dell’edificio. Soffoca una risata quando vede i numerosi
piani che l’attendono
per l’ascesa. Questo posto è enorme.
Guarda
ancora il quadrante dell’orologio, sono
le nove e un minuto.
Si
fa strada dall’ascensore e da quei corridoi che sembrano
progettati da Dedalo
in persona, districandosi in cunicoli e vicoli ciechi. La gente
è impegnata, tacita
e concentrata nel proprio lavoro,
quello che Lara sente non è altro che un brusio, un
incantevole brusio di
collaborazione e tranquillità.
Sembra
che regni la pace, qui.
Sono
le nove e due minuti.
Lara
scuote i capelli rossi e avanza verso la porta, la condurrà
in una strada che
le è stata spiegata precedentemente dalla segretaria.
E’ semplice l’istruzione
fornitale, andare
sempre dritto. Lara
cammina con calma, sentendo il peso della torta che le spezza la
schiena.
Ha
fame, Lara. Vuole addentare quella torta, saggiarne
l’impasto morbido ed assaporarlo fino in
fondo, apprezzando la glassa che si scioglie nella bocca, lo zucchero a
velo
che si deposita come farina bianca tra le increspature delle labbra.
Lara vuole
tutto questo.
Ma
Lara non riuscirà mai più a vedere suo fratello,
né mangiare con lui la tanto
adorata torta al cioccolato.
Sono
le nove e tre minuti.
Perché
oggi è un giorno diverso dagli altri, e questo Lara lo sa,
ma purtroppo niente
va come lei ha immaginato, niente va come immaginiamo.
Gl’imprevisti sono quel
qualcosa che si divertono a colorare la
nostra vita.
Perché
chi di voi lo sa, oggi è un giorno che non va
dimenticato… E nemmeno Lara lo
farà.
Perché
ora Lara vede solo polvere e cemento fatto in brandelli, con frammenti
che
circondano quel corpicino sfinito e confuso, intriso di paura,
perché Lara non
sa che succede.
Le
macerie ora sono le sue uniche amiche, il sangue è il suo
unico compagno, il
dolore è l’unico appiglio di sofferenza.
Perché dire che Lara è frastornata non
basta, perché pensare che lei sia arrabbiata non
è giusto, perché pensare che
tutto questo sia un insulto alla sua vita è dire troppo poco.
Perché
Lara ora non vede il cielo splendente, Lara vede il cielo grigio,
grigio e
cupo. Il cielo che prima era azzurro e limpido ora si sta sporcando e
diventando sciupato, scuro e denso, come il fumo
polveroso che l’attornia.
Ora
Lara si sente attonita e svuotata, perché chiunque di voi la
conosce e conosce
la storia del mondo, sa che oggi è un giorno che il mondo
non può dimenticare,
perché nell’undici settembre duemilauno altre
tremila Lara sono state uccise.
E
Lara vorrebbe maledettamente mangiare la quella torta, vorrebbe
semplicemente
assaggiarla, darle un piccolo morso, provare ad indovinare che sapore
ha e
magari le piacerebbe da morire quel sapore dolce, oppure non capirebbe
il
retrogusto che ristagna sulla sua lingua.
Ma
Lara non potrà mai sapere che gusto ha quella torta,
perché siamo stati noi a
strappargliela da quelle mani curiose
e brillanti che possiede, abbiamo preso la sua borsa e
l’abbiamo svuotata
interamente, le abbiamo tolto i libri,
la sua musica e la sua torta.
E
oggi Lara sa che i suoi pensieri sono diversi da quelli di ieri.
Sa
che
ha incontrato persone diverse.
Sa
anche di aver trovato una domanda senza una risposta.
Perché
lei ora, tra quelle macerie si chiede la ragione di tutto questo,
impreca e
urla aiuto in silenzio, ma nessuno potrà salvarla,
perché la mente umana, per
quanto onorevolmente valutata e filosofica possa essere, non si rende
conto a
quanta crudeltà possa arrivare. E Lara forse oggi ne ha la
prova, perché forse
ci saranno altri undici Settembre, altre grida di dolore lancinante e
di
memorie estirpate.
Lara
dovrà aspettare cinquantasei lunghissimi minuti per
spegnersi, passeranno
cinquantasei strazianti minuti prima che l’enorme torre si
abbatterà al suolo,
passeranno cinquantasei infiniti minuti che non ritorneranno indietro
per chi
conosceva Lara, per chi l’amava, per chi come lei si
è abbattuto al suolo come
mattoni e calce struzzo sull’asfalto rovente.
Perché,
nonostante siano passati anni, quelle strade ancora bruciano.
E
Lara ancora oggi si fa questa domanda, ed una risposta non la trova:
nessuno
vuole farlo.
Perché
la scatola e i fogli rossi continuano a ricaderci nelle mani,
manipolandoci e
dicendoci che siamo incapaci di scegliere, d’intendere e di
volere. Ma non dateli
retta, perché Lara sa che il mondo non fa schifo, e lei
continuerebbe a lottare
se fosse in voi.
Perché
non bisogna togliersi la vita per concludere, non bisogna non possedere
la
vista per dire che si è ciechi, non bisogna tacere se
l’urlo ci pervade.
E
Lara non si darebbe per
vinta,
continuerebbe a voler assaggiare quella fetta di torta che lei tanto
ama, che
dovremo assaporare noi al posto
suo.
Perché
lei ora non può.
Non oggi.
-Dedicato
a chi ora non c'è, a chi era lì, a chi era Lara,
a chi non ha potuto godersi a pieno la sua torta al cioccolato.