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Autore: ross_ana    27/04/2011    13 recensioni
Da quando era diventato Campione di Hogwarts, la vita di Cedric era completamente cambiata.
Aveva raggiunto un grado di popolarità tale da non permettergli più di avere un po’ di privacy. D’altronde, questo era lo scotto da pagare per essere risultato il migliore degli studenti della sua scuola.
A parte Potter, ovviamente.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Questa storia ha partecipato al Contest ‘La coppa delle Case – Fidelity Card’, indetto da OnlyMe. Io sono stata smistata a Tassorosso insieme alle meravigliose Morea, lilyblack, Julia Weasley e Somochu.


Buona lettura :)



Nick Autore: ross_ana@ sul forum, ross_ana su efp
Casa: Tassorosso
Titolo: Sempre – e solo – fantasie.
Personaggi: Cedric Diggory, Blaise Zabini, Draco Malfoy.
Pairing: Cedric/Blaise (accennato)
Genere: Sentimentale, triste
Rating: Verde
Avvertimenti: Oneshot, Slash
Tema: 1. Personaggio appartenente a Tassorosso; Citazione: "Saper rifiutare con gentilezza una richiesta è già un mezzo favore." (Publilio Siro); Luogo: Tre Manici di Scopa; Prompt: Passaporta.
Introduzione: Siamo in aria Torneo Tremaghi.
NdA: Questa storia non mi piace per niente, lo sai Onlyna! Te la invio solo perché non ne posso fare a meno XD




Da quando era diventato Campione di Hogwarts, la vita di Cedric era completamente cambiata.
Aveva raggiunto un grado di popolarità tale da non permettergli più di avere un po’ di privacy. D’altronde, questo era lo scotto da pagare per essere risultato il migliore degli studenti della sua scuola.
A parte Potter, ovviamente.
Cedric era sempre stato di animo buono, non aveva mai provato invidia nei confronti di nessuno, ma quando anche il nome di Harry era uscito dal calice, quando anche lui era entrato nella saletta riservata ai Campioni, allora per un momento c’era rimasto male.
C’era rimasto male quando aveva visto i suoi ideali di gloria crollare come castelli di sabbia a causa della sua fama. E quindi era felice che tutti tifassero per lui, uno sconosciuto tra tanti, piuttosto che per il-bambino-che-è-sopravvissuto, una celebrità.
Ma nonostante tutto, Cedric era comunque rimasto il ragazzo di sempre, quello che si era costruito la sua istruzione magica da solo, che voleva rendere orgogliosi i suoi genitori e che per questo motivo continuava a studiare duramente.
Per fortuna, la biblioteca era un luogo perfetto per avere un po’ di pace, lontano dalle ragazze che improvvisamente avevano cominciato a seguirlo anche quando andava in bagno.
Da una settimana, Cedric si accomodava nel tavolo più nascosto e lì divideva i suoi studi in: compiti per la scuola, e ricerche personali per il Torneo Tremaghi. Nessuno andava mai a disturbarlo quando stava con il capo chino su quei grossi tomi, perciò si sorprese alquanto quando sentì la sedia di fianco alla sua raschiare sul pavimento.
Alzò lo sguardo, certo di trovarsi davanti qualche altra ragazzina che voleva il suo autografo, perciò rimase alquanto stupito di vedere, piuttosto, Blaise Zabini.
Con gli occhi e i capelli scuri come la sua pelle, Zabini si era seduto con nonchalance e guardava Cedric con un sorriso in volto che avrebbe potuto illuminare l’intero Reparto Proibito.
Cedric era rimasto a guardarlo in silenzio, stordito, per qualche secondo. Poi la sua attenzione era stata attratta da una spilla appuntata sul mantello del Serpeverde che aveva preso a lampeggiare.
Tifate per CEDRIC DIGGORY – Il VERO Campione di Hogwarts!
POTTER FA SCHIFO.

Spalancò gli occhi dallo stupore, poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
Blaise Zabini si unì alla sua risata, e soltanto dopo un subitaneo rimprovero di Madama Pince, i due cercarono di contenersi.
-Vedo che la spilla è di tuo gradimento!
Il sorriso sulle labbra di Blaise non accennava a spegnersi, e Cedric, di rimando, continuava a guardarlo sorridente. Quando annuì, una ciocca di capelli gli cadde davanti agli occhi, e lui mandò la testa indietro per liberarsi di quel fastidio.
Prima che Cedric potesse aprir bocca, comunque, Blaise prese dalla tasca un’altra spilla identica e gliela porse.
-Malfoy a quest’ora le avrà già distribuite a mezza scuola, ma ci tenevo a portartela di persona.
Cedric deglutì con forza, forse perché non si aspettava minimamente un comportamento del genere da Zabini, o forse perché non aveva capito fino in fondo le implicazioni delle sue parole. E allora gli chiese la prima cosa che gli passò per la mente.
-Le hai inventate tu?
Blaise scoppiò di nuovo a ridere, stavolta però si portò immediatamente una mano sulla bocca, per evitare che la bibliotecaria lo cacciasse fuori di lì a pedate.
-No di certo! E’ stato Malfoy. Ma parlando sinceramente… a lui non gliene importa poi molto di te. È solo che odia Potter.
Quella confessione turbò Cedric quanto lo avrebbe turbato scoprire che Ronald Weasley tifava per Harry e non per lui, per cui non diede il minimo peso a Malfoy e alle sue bravate. Però prese la spilla tra le mani e guardò Blaise diritto negli occhi.
-Per questo sei stato tu a portarmela? Perché a te importa di me?
Zabini non rispose. Piuttosto, prese la spilla che Cedric teneva ancora in mano e senza chiedergli il permesso gliel’appuntò sul mantello.
Nessun gesto sottinteso. Nessuno sfioramento di pelle. Niente di niente.
Eppure, per quei pochi secondi entrambi trattennero il respiro. Poi Blaise senza dire altro se ne andò e Cedric, inconsapevolmente, portò una mano sul petto, proprio là dove gli era stata appuntata la spilla.

*

In meno di qualche ora, quelle spille avevano fatto il giro della scuola, e a parte i Grifondoro, tutti quanti ne facevano mostra, soprattutto quando passava Potter.
Fu proprio a causa di quest’ultimo, però, che Cedric si sentì meramente in colpa.
Dopo che Harry gli aveva rivelato in che cosa consisteva la prima prova del torneo, si era reso conto che in fondo non aveva il diritto di prendersi gioco di lui. Non era giusto.
Aveva provato a parlare con i suoi amici, aveva chiesto loro di smettere di indossare quelle stupide spille, e seppur avevano accettato – non senza fare storie – non poteva andare da ogni studente di Hogwarts e fare la stessa cosa.
Capì che l’unica cosa da fare era parlare con colui che quelle spille le aveva ideate: Malfoy.
Per Cedric non fu affatto facile prendere quella decisione, perché, sin da quel giorno in biblioteca, aveva evitato di pensare a Serpeverde e a tutti coloro che ne facevano parte. Perché forse Blaise Zabini lo aveva confuso più di quanto avrebbe potuto sospettare, e sicuramente più di quanto entrambi avrebbero potuto immaginare.
D’altronde, Cedric non aveva mai nemmeno preso in considerazione l’idea di provare qualcosa per un ragazzo, addirittura più piccolo. Eppure, non si sa come, non si sa perché, quel respiro trattenuto a forza gli era costato battiti accelerati di un cuore sorpreso, travolto, sconvolto. Gli era costato una notte insonne a rivivere secondo per secondo quell’incontro in biblioteca che gli aveva completamente cambiato la giornata. E quelle a seguire.
Decidere di parlare con Malfoy significava avvicinarsi per forza di cose a Zabini visto che quei due stavano sempre insieme, e per questo Cedric si era trovato sempre a rimandare. In fondo quelle spille non le aveva inventate lui, Potter e Malfoy si odiavano sin dal primo giorno di scuola, e lui era solo un mezzo attraverso il quale si poteva screditare Harry…
Il suo animo buono e il suo cuore puro si ribellarono a quei pensieri: Cedric non era un Leone, ma non avrebbe peccato di codardia. Non era una Serpe, perciò non si sarebbe comportato come tale. Non era un Corvo, ma aveva abbastanza intelligenza da capire quale fosse la cosa giusta da fare. Cedric era un Tasso, fiero di esserlo, e avrebbe portato onore alla sua Casa a prescindere da tutto e tutti. Semplicemente, doveva trovare la giusta occasione.

E l’occasione giusta si presentò il sabato successivo, a Hogsmeade.
Nonostante la scuola fosse diventata un luogo di interscambi culturali, grazie ai ragazzi di Durmstrang e alle ragazze di Beauxbatons, nessuno si sarebbe perso una giornata di libera uscita al villaggio. Difatti, le piccole stradine erano riverse di studenti di tutte le case che andavano da un negozio all’altro.
Cedric, in compagnia dei suoi amici, si era diretto subito verso I Tre Manici di Scopa. Non aveva voglia di essere fermato anche per Hogsmeade dalle ragazzine senza pudore che gli chiedevano di uscire insieme.
Non appena varcarono la porta del locale si diressero verso l’unico tavolo ancora libero, solo Cedric rimase sulla porta a guardare verso l’angolo vicino alla finestra.
Un sorriso luminoso aveva catturato la sua attenzione. L’aveva quasi ipnotizzato, visto che era rimasto impalato come uno sciocco proprio davanti alla porta ancora aperta.
I suoi compagni lo chiamarono, ma lui senza capire davvero cosa gli stessero dicendo, si defilò.
-Vi raggiungo dopo, devo fare una cosa.
Quando aveva deciso di parlare con Malfoy si era posto due condizioni: l’assenza di Zabini, e sicuramente un posto appartato. Entrambe erano andate a farsi benedire nel momento in cui Blaise aveva sorriso e Cedric, intercettandolo, si era reso conto che erano da soli al loro tavolo.
Si avvicinò il più velocemente possibile senza dare a vedere i suoi movimenti frenetici, e in poco più di qualche secondo fu davanti ai due Serpeverde. Prima ancora che potesse aprir bocca, la voce di Malfoy lo anticipò facendo voltare verso di loro anche quelle poche facce che non si erano accorte di lui.
-Cedric Diggory, il vero Campione di Hogwarts. Siediti con noi.
Cedric sapeva che quel teatrino era stato inscenato solo perché Harry era seduto a qualche tavolo di distanza con Weasley e la Granger, e allora si ridestò dal suo improvviso torpore e si accomodò accigliandosi.
-Malfoy, dovrei chiederti un favore.
Se Draco si sorprese per quella richiesta non lo diede a vedere. Piuttosto rimase in attesa di sentire di cosa si trattasse.
Cedric guardò Blaise, abbassò lo sguardo, imbarazzato, senza capirne il motivo, poi affrontò di nuovo Malfoy.
-Vorrei che facessi sparire quelle spille.
Il silenzio che seguì quella richiesta fu letteralmente assordante. Cedric non si guardò intorno, ma comprese dal mutismo innaturale che era calato nel locale che tutti erano in ascolto.
Da una parte ne fu contento, perché almeno Harry Potter poteva vedere con i suoi occhi il suo tentativo di andargli incontro.
Malfoy, però, tutt’altro che contento per quelle parole, si sentì attaccato come forse soltanto Potter aveva fatto fino ad allora, perciò tirò fuori tutta la sua arroganza e la sua prepotenza, a dimostrazione del fatto che di lui non gliene fregava niente e che tutto quanto era stato ideato soltanto per colpire Harry.
-Non me ne frega proprio niente di quello che vorresti tu, Diggory.
Cedric rimase sconcertato da quella rispostaccia. Non si aspettava certo che Malfoy l’avrebbe accolto a braccia aperte, ma il suo tono rasentava la maleducazione e lui non poteva permettere a nessuno di trattarlo così.
Prima che potesse rispondergli a modo, però, la risatina di Blaise portò tutti gli sguardi su di sé e tanto bastò a smorzare la tensione. Fingendo di non accorgersi degli occhi di tutti i presenti puntati su di sé, Zabini si rivolse unicamente a Malfoy, come se ne locale ci fossero soltanto loro due.
-Dovresti imparare ad essere più gentile, Draco.
-E perché dovrei?
-Perché saper rifiutare con gentilezza una richiesta è già un mezzo favore.
Draco alzò gli occhi al cielo e fece un espressione quasi rassegnata, forse perché abituato alle lezioni che di tanto in tanto gli impartiva Zabini, l’unica persona al mondo che poteva permettersi di contraddirlo senza incappare nella sua ira.
Cedric, dal canto suo, rimase in silenzio senza saper cosa dire.
Zabini, vedendolo in difficoltà, gli sorrise per l’ennesima volta.
-Mi dispiace Diggory, ma non possiamo accettare la tua richiesta.
Poi si girò di nuovo verso Draco e tornando a conversare solo con lui riprese il discorso di prima.
-Vedi, questo era un modo cortese per dire no.
Cedric si alzò di scatto e prima che Malfoy potesse rispondere, si allontanò dal loro tavolo ed uscì da I Tre Manici di Scopa con tutta la dignità che possedeva.

*

Continuava a dirsi che era stupido pensare a Zabini e alla sua indifferenza proprio prima di entrare nel labirinto per affrontare la terza ed ultima prova del torneo.
Si ripeteva che solo un idiota avrebbe potuto credere – e sperare – in un interesse da parte di Blaise, perché dopotutto, non aveva fatto niente che avesse potuto farglielo credere.
Eppure, mentre Silente si puntava la bacchetta alla gola per far risuonare la sua voce tra gli spalti, mentre Harry Potter, al suo fianco, era pronto a correre per arrivare al centro del labirinto prima di lui, non poteva fare a meno di continuare a pensare a quel sorriso che gli aveva rivolto quella prima volta in biblioteca e poi quel giorno, a I Tre Manici di Scopa.
Dal canto suo, Zabini si stava maledicendo per non aver avuto un minimo di quel coraggio che contraddistingue i Grifondoro. Sedeva compostamente e la sua espressione non tradiva nemmeno un minimo di ciò che stava provando in quel momento, certo, ma nel suo animo si stava agitando una vera e propria tempesta, perché avrebbe voluto tornare indietro nel tempo anche solo di qualche ora per poter dire a quell’idiota di Diggory che gli piaceva.
Magari non gli avrebbe fatto una dichiarazione, magari lo avrebbe spinto verso un muro e lo avrebbe baciato voracemente senza proferire parola. E da come Diggory lo guardava quando lo incontrava per i corridoi, era certo che non si sarebbe lamentato.
Ma ormai era tardi, perché lui stava entrando nel labirinto, e Blaise aveva un brutto presentimento. Come se avesse perso qualsiasi occasione di provarci.
Per questo motivo aveva seguito ogni passo di Cedric con ansia crescente, per questo motivo, nell’istante in cui Potter lo aveva aiutato ad arrivare fino alla Coppa, aveva cominciato ad urlare contro di lui.
-Idiota di un Potter. Brutto deficiente che non sei altro. Sfregiato maledetto.
I suoi non erano gli unici insulti a levarsi dagli spalti, ma mentre i suoi amici urlavano contro Potter perché volevano che fosse Diggory a prendere la Coppa, lui desiderava il contrario.
Sentiva che c’era qualcosa che non andava, sentiva che se avesse voluto rivedere Cedric lui non si sarebbe nemmeno dovuto avvicinare al centro del labirinto. E per questo motivo, quando vide lui ed Harry sparire si staccò con forza la spilla dal petto e la buttò a terra.
Non si rese conto di quanto tempo passò. Non si accorse di cosa successe intorno a lui.
L’unica cosa cui riusciva a pensare era che quella maledetta Coppa era una Passaporta. Sentì i suoi presentimenti farsi più vivi che mai e si maledisse sempre più forte per non averlo detto a nessuno. Ma chi mai avrebbe potuto credere alle paranoie di un ragazzo che si sentiva in colpa per non aver detto all’unica persona per cui avesse provato dei sentimenti, che lo voleva?
Blaise si accasciò al suo posto, con le mani davanti agli occhi.
Draco, al suo fianco, gli stava dicendo qualcosa ma lui proprio non riusciva a sentirlo. Nelle sue orecchie rimbombava soltanto il frastuono dei suoi rimpianti. Solo quando un boato di urla e schiamazzi riempì le sue orecchie alzò lo sguardo.
Vide Harry Potter comparire dal nulla, comparire grazie a una Passaporta.
Vide Harry Potter stringere il corpo inerme di Cedric Diggory.
Vide Harry Potter esser trascinato via mentre qualcuno cominciava a piangere ed urlare su quel cadavere ancora caldo.
Vide Cedric, morto. E una parte di sé morì insieme a lui.

*

Blaise non aveva mai parlato a nessuno di Cedric.
Non lo aveva detto neppure a Draco, anche perché non c’era niente da dire.
Tra loro non c’era stato niente.
Ma lui, ogni anno, immaginava di recarsi alla sua tomba. Ogni anno immaginava di inginocchiarsi per un secondo davanti alla lapide con su inciso il suo nome, e immaginava di dirgli cos’aveva provato quando ancora era in vita. Ogni anno immaginava di ripetergli quanto gli sarebbe piaciuto baciarlo, stringerlo, amarlo. Ogni anno immaginava di raccontargli quanto fosse luminoso il suo sorriso quando i loro occhi si incontravano.
Blaise era cresciuto, era sopravvissuto a una guerra, e aveva continuato a vivere la sua vita, ma nel suo cuore aveva sempre portato con sé il ricordo di Cedric, e ogni anno permetteva a se stesso di evocare immagini di ricordi che sarebbero stati sempre – e solo – fantasie.




Ecco il giudizio della GiudiciA <3

• Grammatica e forma: 15/15
• Caratterizzazione dei personaggi: 9.9/10
∙ introspezione: 65 % → 6.5/6.5
∙ credibilità: 10 % → 1/1
∙ IC: 25 % → 2.4/2.5
• Originalità della trama: 9.9/10
∙ scelta personaggi (e/o pairing): 40 % → 4/4
∙ innovazione della trama: 40 % → 3.9/4
∙ spunti offerti: 20 % → 2/2
• Attinenza al tema assegnato: 10/10
∙ utilizzo dei personaggi assegnati: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo del luogo assegnato: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo della citazione assegnata: 25 % → 2.5/2.5
∙ utilizzo dell'oggetto assegnato: 25 % → 2.5/2.5
• Gradimento personale: 5/5
Totale: 49.8/50.


Tesoro mio, meno male che questa storia non ti piaceva! L’ho adorata.
Sia per la coppia assolutamente improbabile che hai trattato, sia per la dolcezza e la tristezza del finale, sia perché Cedric è un personaggio di cui mi piacerebbe leggere più spesso e grazie a questa storia me l’hai permesso. Davvero, non so da dove ti sia potuta uscire quest’idea, ma ti assicuro che l’ho apprezzata molto.
I personaggi sono caratterizzati davvero molto bene, ti ho penalizzato un po’ nell’IC perché Draco e Blaise non andavano d’accordo; diciamo che è uno dei cliché più difficili da sfatare e più diffusi, però non ho potuto fare a meno di non sottrarti qualcosa.
La trama di per sé non è così originale, il tema principale è l’amore, però la coppia incredibile che ti sei inventata, il modo in cui hai trattato i personaggi e il tema stesso, il fatto che nel finale hai tolto tutti i dubbi che potevano esserci all’inizio ha fatto sì che la penalizzazione fosse minima, anche qui.
Infine, l’attinenza al tema. Non ho davvero nulla da dire riguardo a questo parametro, hai utilizzato alla perfezione tutti e quattro gli elementi del tema che hai scelto, per cui il punteggio è pieno.




   
 
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