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Autore: Ulisse85    27/04/2011    10 recensioni
Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rufus dove vaiiii.. torna qui...... Rufuuuuus” Marco continuava ad urlare rincorrendo il cucciolo di spinone grigio.
Il cagnolino credendo che quelle grida fossero parte di un gioco estremamente divertente continuava a correre a zig zag sempre più veloce. Poi si fermava e controllava se il padroncino era ancora dietro di lui, si impuntava sulle zampe davanti come per spiccare un salto su una preda, abbaiava giocosamente intanto che la coda sollevava una tempesta di sabbia.

Marco aveva le mani poggiate sulle gambe, Rufus era piccolo ma correva decisamente molto, troppo.
Non voleva però fare brutta figura con Chiara.

Lei li seguiva a breve distanza, correndo più piano ma in modo più regolare. “Forza Marco, dai che lo prendi...... ti prego che se no mamma se la prende con me!!!” urlava lei sorridendo.

Ma era vero ciò che diceva, Rufus era il cane di Marco ma era stata lei ad insistere con i rispettivi genitori prima perchè lo potessero portare con loro a passeggiare sul lungo mare e poi con Marco per convincerlo a scanciargli il guinzaglio.

Il mare per lei è sempre significato libertà e non vedeva perchè invece un cucciolo di cane dovesse essere incatenato. Perchè altrimenti scappa, aveva risposto Marco.

Ed ora lo inseguivano.

Avevano percorso ormai qualche kilometro allontanandosi fortemente dal “rimanete in zona / non andate lontani” della madre.

Effettivamente era tranquilla di ritrovare la strada di casa solo perchè bastava tenere il mare dal lato opposto e fare il percorso al contrario, ma da lì nemmeno si vedeva la spiaggia di partenza, quella a ridosso della bifamiliare che le loro famiglie avevano affittato.

“Dai che si è fermato!”, il piccolo e affannato difensore della squadra di quartiere aveva visto Rufus immobile sulla collinetta di sabbia di fronte a lui e si stava arrampicando aiutandosi con le mani e aggrappandosi alle erbacce che spuntavano dalla sabbia bianca e ciottolosa per fare prima.

Arrivato in cima prese il cane e lo sollevò come in una scena di un famoso cartone animato, se non fosse che decisamente Rufus non era un leone.

Il cagnoletto, a contrario di quanto avveniva di solito, non emise nemmeno un mugolio.

Marco ne seguì lo sguardo e vide la casa sulla scogliera.

Dopo la duna sulla quale erano saliti, e su cui li aveva appena raggiunti Chiara, c'era una scogliera rocciosa, che sembrava scolpita con un'arma affilata per le linee nette, definite, quasi violente che tagliavano il paesaggio e delimitavano mare e orizzonte.

Sembrava quasi che quella casa in stile antico immersa tra ogni tipo di erba e alberi, circondate da antiche statue e immersa nella propria altera solitudine, fosse la fine stessa della spiaggia.

Forse la fine dell'intero paesaggio.

Sulla sinistra di quella pietra grigia c'era costruita, o forse addirittura intagliata, una scaletta che permetteva l'accesso dalla casa ad una piccola spiaggia privata. Roba di ricconi asociali, diceva sempre suo padre.

Chiara cominciava a cercare di pararsi gli occhi dalla sabbia che le arrivava contro. Marco vedendo la bambina, per lui una giovane donna, che si agitava fu riscosso dal torpore. Solo allora si rese conto di avere ancora in braccio Rufus, che all'improvviso non aveva più alcuna voglia di correre ma stava moggio moggio tra le sue braccia, quasi fosse diventato un peluche.

“Marco, dai.. andiamo.. che si sta alzando il vento.. ho tutta la sabbia in faccia!” Chiara avevo un tono stranamente piagnucoloso rispetto al solito. Decisamente lui non aveva niente in contrario ad andarsene: quella casa sulla scogliera aveva qualcosa di inquietante.

Inoltre la sabbia effettivamente cominciava a sentirla anche lui: gli bruciava negli occhi e gli faceva attrito sulla pelle. Fino a poco prima non c'era un filo di vento e adesso addirittura stava sollevando tutte quella sabbia...

Riscesero la duna rapidamente, arrivati di sotto camminarono un po' e solo dopo qualche centinaio di metri, quando furono abbastanza lontani Marco rimise giù Rufus, riagganciandolo al guinzaglio e Chiara ricomincio a parlare.

Non si erano nemmeno resi conto di essere stati in silenzio così a lungo, fino a più di 400 metri dalla duna e da quella strana casa.

Intanto anche il vento si era calmato e così la piccola tempesta di sabbia.

   
 
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