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Autore: Hurricane881    27/04/2011    1 recensioni
"Un gioco stupido, diabolico, meschino, sensuale, piacevole ed estremamente …
Liberatorio …."

Questi i pensieri di Ciel nel percepire le labbra del proprio Maggiordomo sulle sue.
Ma cosa accadrà poi?
Cosa accadrà in seguito?
Sebastian si prenderà comunque l'anima del piccolo Conte Ciel Phantomhive?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Romanticide

 

Personaggi: Sebastian x Ciel
Rating:  introspettiva, romantica
Note:  shonen-ai, yaoi, lemon
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene e, in fin dei conti, è meglio così altrimenti li rovinerei tutti!! XD

Note: non è la prima fanfic che scrivo, assolutamente ma… si, è vero, saranno 3 o 4 anni che non mi alleno a scrivere! Quindi perdonatevi se la storia vi sembrerà banale, scontata e piena di erroracci!!

Se commentate non vi mangio u.u

Promesso!

Era un tempo difficilmente decifrabile:

nubi soverchiavano il cielo, facendo comparire di tanto in tanto qualche raggio di sole.

Il vento scuoteva gli alberi circostanti alla residenza Phantomhive, una villa dall’identità tipicamente vittoriana, senza alcun’ombra di dubbio; e l’aria che circondava la villa era delle solite:

una finta allegria veemente, mista a grazia.

Probabilmente l’unica persona che si trovava “fuori luogo” in quella dimora, era il Conte del Casato stesso.

Ciel Phantomhive.

Per lui era una delle giornate più strane.

Si trovava seduto a terra, posato al tronco di un vecchio salice del suo parco, l’occhio non fasciato rivolto al cielo. Come se fosse intento a scrutare qualcosa che non potesse raggiungere, un qualcosa di incomprensibile persino a sé stesso.

I capelli scompigliati dal vento primaverile gli andavano, di tanto in tanto, davanti al volto, impedendogli di vedere chiaramente qualunque cosa egli stesse cercando di “vedere”.

 

Si ritrovò a pensare ad una serie di cose poco felici in quel momento, mentre il profumo delle viole appena sbocciate gli invadeva l’olfatto.

Sembrava che fosse la sua stessa vita a trascinarlo lungo il suo percorso, come se non potesse decidere del suo destino, e non il contrario.

Non il contrario.

Ma, maledizione!

Doveva essere esattamente il contrario!

 

Si accasciò ulteriormente contro il tronco dell’albero, fregandosene nel caso in cui i suoi abiti potessero stropicciarsi. In fin dei conti il suo maggiordomo provvedeva anche a quello.

A cos’altro, sennò?

Accavallò con innata eleganza le gambe stese a terra, prendendo ad osservare con maggior insistenza il cielo di Londra in quella stagione.

Avrebbe tanto voluto riprendere in mano le redini della sua vita ma, volente o nolente, era ben conscio di non poterlo fare. La sua vita era indissolubilmente legata a quella figura alta e snella che notò arrivare con la coda dell’occhio.

Sospirò impercettibilmente, posando lo sguardo su di essa.

I lunghi capelli neri, gli occhi cremisi, le labbra carnose piegate in un sorrisetto dall’aria maliziosa, il corpo interamente coperto da abiti neri e raffinati che gli davano una sembianza ancora più mascolina e potente, le grandi mani affusolate …

Quello era Sebastian Michaelis, il suo maggiordomo.

Anche se chiamarlo maggiordomo, pareva quasi blasfemia.

 

Quasi senza rendersene conto Ciel, nel vederlo, si portò una mano all’occhio destro, bendato da una fascia che mirava a coprire quell’occhio nel quale stava impresso il sigillo che lo legava a Sebastian.

Notando quel piccolo particolare, Sebastian non poté far altro che sorridere maggiormente.

“La cena è pronta, Signorino” affermò Sebastian, una volta raggiunta quella che, in breve, sarebbe stata la sua gustosa preda.

Ciel si ritrovò a guardarlo dritto negli occhi, con estrema pacatezza “eppure il sole è ancora così alto…” si ritrovò a rispondere, senza quasi rendersene conto.

“L’inverno ormai è alle spalle, My Lord” fece notare Sebastian, concentrato ad osservare il suo tanto caro Padroncino, allungando una mano verso di lui, per aiutarlo ad alzarsi.

Il Conte Phantomhive passò allora ad osservare quella mano tesa, perdendosi fra mille ricordi passati.

In una frazione di secondo, un milione di domande gli sfrecciarono in mente.

Si chiese perché avesse imposto a Sebastian di assumere un identità tanto simile a quella di suo padre…

Si chiese perché avesse stretto quel patto con lui, all’epoca…

Si chiese ancora quanto tempo gli sarebbe rimasto, prima di diventare uno dei tanti pasti, per quel demone dagli occhi color del rubino…

“Qualcosa la turba, Signorino?” chiese a quel punto il suo maggiordomo, notando la stranezza d’atteggiamento del suo Padrone.

Ciel sorrise, effimero, prendendo quella mano che ancora lo stava attendendo:

“mi stavo solo chiedendo..il perché di tutto questo …” posò gli occhi a terra per un breve istante, prima di tornare a guardare Sebastian in volto “ perché tutto questo quando ciò che si è perso non tornerà più indietro …?” chiese con aria quasi bambinesca.

Beh, in fin dei conti aveva dodici anni, anche se per la maturità dimostrata finora, gliene si attribuivano almeno una decina in più.

Sebastian inclinò leggermente la testa, colto alla sprovvista forse per la prima volta in vita sua.

E si ritrovò a ridere fra sé e sé.

“Si dice che l’esperienza scaturisca dal tempo, state forse diventando più saggio?” chiese con aria divertita.

Ciel si mise in piedi, lasciando andare la mano del suo maggiordomo “non fraintendermi, sia ben chiaro. Le scelte che ho fatto finora, le ripeterei tutte. Una ad una”.

“Dite sul serio?”

“Si, parlo seriamente”.

 

A quel punto Ciel sbatté leggermente i propri pantaloni con le mani, cercando di cancellare le poche macchie d’erba che avevano sporcato gli abiti che stava indossando, sotto lo sguardo indagatore di Sebastian:  “da ciò deduco che non vi siate pentito di aver stretto con me quel patto…” disse in un sussurro non proprio amichevole.

Il Conte schioccò la lingua, tornando a fissare il proprio Maggiordomo dritto negli occhi “no, Sebastian. Forse quella è l’unica cosa di cui mi sto pentendo”.

Chiuse così il discorso, avviandosi verso la villa a passo rapido, lasciandosi alle spalle un Sebastian letteralmente esterrefatto da quella risposta del tutto inaspettata.

 

 

 

Continua nel capitolo 2…

   
 
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