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Autore: virgily    27/04/2011    1 recensioni
-sai che ora mi sento molto meglio? Quando arriva l’infermiera fatti dare del ghiaccio... sento i tuoi bollenti spiriti imprecare anche da qui- ridacchio’ gustosamente perversa mentre saltellava verso l’uscita.
-okay Verity Sanders, e’ la guerra che vuoi? E guerra avrai piccola puttana- furono le ultime parole del moretto prima che un gridolino straziato si propagasse per l’intera stanza.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Belleville. Ore 8:15 minuti del mattino.

 Con uno sbadiglio poderoso proveniente dall’altra camera da letto la giovane Verity spalanco’ le sue grandi iridi verdi con un unico pensiero in mente: era il suo primo giorno di scuola nella sua nuova citta’. Non ne era affatto contenta, era felice dove viveva prima, a Phoenix aveva tante amiche con cui uscire il sabato sera; una scuola abbastanza decente dove riusciva a conseguire buoni voti’ una piccola band composta di sole donne e perfino un bel ragazzo. Invece adesso, si era ritrovata catapultata in un posto del cazzo dove non conosceva uno schifo di nessuno, non ancora. Sguscio’ fuori dalle lenzuola bluastre e stiracchiandosi appena riusci’ ad entrare per prima in bagno. Grazie a dio Jim, suo fratello maggiore, era ancora sommerso dalle coperte a crogiolarsi come un vechio orso in letargo. Lui si che passava una bella vita: entrava all’universita’ quando gli pareva, cambiava ragazza ogni tre settimane e non c’era nessuno che gli rompesse mai le palle, probabilmente intimorito dalla sua statura fuori norma e dalla larghezza spropositata delle sue spalle. Facendosi una doccia al volo la ragazza immediatamente si arrotolo’ attorno al corpo un’asciugamano color porpora che metteva in risalto la sua carnaggione nordica, eh gia... sebbene in Arizona ci fosse sole a volonta’ era destinata da sempre a rimanere pallida e bianca come il latte. Sgattagliolo’ fuori dal gabinetto scontrandosi contro la montagna di carne definita anche come suo fratello, che ancora assonnato neanche si degno’ di darle il buon giorno. Poco male, non gli avrbbe fatto comunque piacre. Barricatasi in camera comincio’ la odisseica ricerca dei vestiti, e per questo comincio’ letteralmente ad entrare nel suo armadio nella speranza di trovare qualcosa di decente. Pochi secondi e la sua pazienza si esauri’ e optando per un paio di leggins scuri e una felpa viola, Verity mi apposto’ dinnanzi allo specchio per la fase trucco e parruco. Lascio’ che i capelli bruni rimanessero sciolti , infondo non erano poi tanto lunghi, e sulla frangia sistemo’ con cura una piccola rosellina nera. Non si preoccupo tanto di ridisegnarsi le labbra ma piuttosto di delineare una bella riga nera attorno al perimetro dell’occhio. Aveva impiegato un quarto d’ora e si meraviglio’ di essersi sbrigata piu’ del solito. Scese dunque al piano inferiore a fare colazione con sua madre, gia’ arzilla e frizzante, pronta per cominciare una splendida giornata al suo nuovo lavoro di pediatra all’ospedale. La signora Demy adorava i bambini, e mettersi al proprio servizio era un lavoro che le veniva quasi spontaneo. Sorrise alla sua bambina con euforia e passandole una tazza di the’ al limone torno’ a controllare che i toast non si carbonizzassero

-dunque, ti ricordi la strada fino a scuola? Mi sembra che non e’ poi tanto distante a piedi- affermo’ la bionda sorseggiandosi del caffe’ appena fatto e ancora fumante

-si, si tranquilla. E quando ritorno devo ricordarmi di rifare i letti e cominciare a studiare... Lo so- rispose con un tono lievemente scocciato la giovane mentre finiva di bere di fretta il suo the’

-scusami tesoro. Lo sai che oggi per me e’ un giorno importante. Devo fare bella figura...- comincio’ sua madre porgendole i toast, che tuttavia la ragazza non tocco, mancavano dieci minuti alla campanella e rischiava seriamente di arrivare in ritardo

-Ver? Non mangi nulla? Lo sai che poi rischi di sentirti male!-  ammoni’ la donna cercando di inseguira con lo sguardo, mentre veloce come una leprotta la castana cominciava ad uscire dalla porta di casa

-tranquilla mamma! Ho tutto sotto controllo!- no, stava spudoratamente mentendo, ma non aveva fame, ed era sicura che infondo sarebbe andato tutto bene, se lo sentiva.  Comincio’ a camminare con lunghe falcate e non curante del fatto che due macchine era quasi riuscite a metterla sotto, riusci’ ad arrivare sana e salva alla “belleville High School” comunemente chiamata anche come “carcere minorile”. La campanella era appena suonata e tutti quegli occhietti che la guardavano torvamente, quasi fosse sbucata da quale film horror di bassa lega, riuscivano ad agitarla.

 

Mentre i suoi compagni cominciavano ad entrare con visi stanchi e affaticati, un ragazzo, il primo ad essere giunto in classe, stava seduto all’ultimo banco della fila centrale con aria disinteressata, insomma scazzata di prima mattina, come le altre del resto. Nessuno quel palloso mercoledi’ mattina sembrava mancare all’appello, lo notava dal fatto che tutti gli altri banci erano pieni mentre lui era solo. Non che gli importasse, sia lui che i docenti preferivano che il giovane Way restasse solo, senza stimoli con cui sfogare la sua vena “artisticamente vandalica”. Pochi minuti e la professoressa di letteratura inglese entro’ seguita a ruota da un ragazza che non aveva mai visto prima: i capelli arruffati e castani che coprivano appena gli occhi, forse verdi. Era leggermente piu’ bassa di lui e un fisico abbastanza sinuoso e ben proporzionato. La signora Hoak pronunciava parole incomprensibili come “compagna di classe” oppure “viene da Phoenix” ma tutto quello che realmente riusci’ a sentire con chiarezza fu

-cara, perche’ non ti siedi accanto a Gerard?- gli occhietti vispi della piu’ piccola seguirono la traiettoria che gli indicava la sua professoressa, e quello che vide, dovette ammetterlo,  non gli dispiaqque molto. Portava una giacca di pelle sopra una canotta aderente rossa. I capelli lunghi e mori incorniciavano il visetto pallido, mettendone in risalto gli occhi verdi e le immancabili occhiaie, che da tempo facevano da corredo al suo volto. Immediatamente il moretto noto’ un sorriso dipingersi sulle sue piccole labbra rosa, e quando i loro sguardi s’incrociarono anche lui ricambio quell’amichevole gesto, ma nel suo particolare caso Way stava gia’ architettando qualche piano diabolico per renderle la vita impossibile. Non poteva farci niente, era fatto cosi’; tutte le sue ex compagne di banco resistevano ben poco ai suoi piccoli “attacchi” di follia. Avanzando lentamente per la classe, Verity si senti’ nuovamente osservata, ma la differenza stava nel fatto che questa volta riusciva a sentirne il peso, come un’incudine che le era magicamente piombata addosso. C’era chi sogghignava, e altri che la guardavano con pietosa compassione e altri ancora che sussurravano “poverina. Non sa cosa le aspetta”. Si sentiva quasi intimorita, infondo era una ragazzo qualunque, cosa sarebbe mai potuto succedergli? Poggio’ la cartella sul pavimento e con fare disinvolto si apposto’ sulla seggiola accanto al misterioso ragazzo, che senza aprire bocca si volto’ dandole le spalle. La castana lo osservo’ mentre con s’immergeva completamente all’interno della sua cartella; stava  cercando con grande foga un piccolo quadernetto che getto’ infine, quasi con stizza, sul banco verdognolo. Era finalmente riemerso dallo zaino scuro e trasandato, e dopo essersi a malapena sistemato la folta chioma il moretto la fisso’. Era stranamente combattuto con se stesso... attendeva da tempo una “pecorella sacrificale” per sfogarsi in quelle lunghe ore pallose a scuola, ma dall’altro lato quella graziosa creatura che gli sorrideva dolcemente gli faceva uno strano effetto.

-ciao, piacere Verity- la sua vocina squisitamente impostata e calma gli fece venire quasi un sussulto, non di piacere, ma di fastidio. Sembrava cosi’... “tenera” e lui odiava le cose dolci e tenere. Un brivido gli percorse la schiena; sentiva che quella sarebbe stata l’ennesima ragazzina che gli avrebbe fatto venire il mal di testa con i suoi  “uhh non invadere il mio spazio vitale, uhh attento ho le unghie appena fatte, uhh!”.  Sentiva il volta stomaco

-hmm, Gerard- rispose secco cominciando a scarabocchiare sul suo amato quaderno. Amava passare le ore a disegnare, era decisamente molto piu’ affascinante che seguire; e in piu’ era un pretesto perfetto per cominciare a elaborare qualche piano per rendere la vita difficile alla bambocetta al suo fianco. La lezione comincio’, e come argomento principale vi era la nascita del teatro. La castana all’ultimo banco si guardo’ intorno e noto’ che il suo bel compagno di banco ancora non si era degnato di prendere il libro, almeno per darglielo e fargli seguire. No, era assorto nei suoi amati bozzetti, e ogni volta che alzava lo sguardo era unicamente per guardarla rivolgendole uno sguardo di assoluta superbia. Ai suoi occhi Gerard le parve come uno spocchioso egocentrico che non avrebbe fatto nulla per socializzare, anzi, a giudicare dalla maniera ostile con cui la fissava quasi maniacalmente le avrebbe reso il resto della sua permanenza uno schifo... ma lei era pronta a tutto. E’ vero, non riusciva a fare a meno che guardarla, perche’ nel profondo di quelle iridi verdi vedeva un disegno che mai aveva visto prima, come se il colorito degenerasse in un’altro.

-senti, hai intenzione di fissarmi tutto il tempo oppure ti alzi e prendi il libro?- wow, quel timbro da “orsacchiotta del cuore” era improvvisamente mutato in quello di una ragazza scazzata della sua presenza gia’ dopo pochi minuti. Lo ammise, quel bel faccino e quella bocca spietatamente loquente lo invitava parecchio.

-beh, io sto cercando di capire come sono fatti i tuoi occhi. Se tu vuoi perdere tempo con questo cazzo di teatro fai pure, ma non ho la minima intenzione di prendere il libro in cartella...- rispose spavaldo mentre di scatto si allungo’ verso di lei, sfiorandole il viso con il semplice fiato. Era affascinante notare come le sue guance non si colorassero di porpora. Solitamente quando Gerard Way si avvicinava a una ragazza le spiegazioni erano due: o ci stava provando, o stava cercando di tramare qualcosa contro di lei; in ambo i casi la ragazza in questione diventava paonazza e faticava a respirare normalmente. Il sopracciglio inarcato verso l’alto e gli angoli delle labbra distesi, invece, gli fecero capire che il suo “sguardomozzafiato” non era servito a nulla, anzi ne sembro’ quasi piacevolmente infastidita

-senti. Io non so chi minchia ti credi di essere per avvicinarto cosi’ tanto a me, ma so solo una cosa...-  rispose la castana avvicinandosi di sua sponte al ragazzo, mossa azzardatissima, ma comunque ben piazzata. Proprio quei pochi centimetri, incui il suo visetto pallido si era avvicinato, Way riusci’ a vedere con chiarezza l’architettato intreccio di pigmenti colorati che caratterizzava quegli occhi come i piu’ “straordinariamente belli” che avesse mai visto: verde smeraldo con un tono giallognolo che sembro’ costituire una sorta di girasole prioprio nel mezzo dell’iride

-e dimmi, nuova arrivata, cosa sai?- come una lampadina la sua mente brillantemente perfida s’illumino’. Adesso che aveva trovato la soluzione dell’enigma dei suoi begli occhini, era riuscito a trovare anche qualcosa da fare che lo avrebbe letteralmente fatto impazzire dalla goduria: l’avrebbe torturata, ah ma non come le altre gallinelle della scuola, no... Lei  sembrava speciale, si meritava un maltrattamento di tutto rispetto. Appunto gli “sembrava” speciale, come ogni buon pianificatore che si rispetti Gee aveva bisogno di una conferna, mai avrebbe perso il suo preziosissimo tempo di fancazzismo per dare troppe attenzioni a chi non ne era degna, e sentiva nel profondo del suo animo perverso e contorto che avrebbe ottenuto la risposta proprio da quelle due belle labbra che stavano per proferire qualcosa

-che se non alzi il culo da quella sedia e non prendi il libro, ti assicuro che questi bei pezzettini di carta te li faccio ingogliare. E’ chiaro?- ecco, ci era riuscita, dinuovo. Piu’ si era ripromessa di fare la brava, piu’ invece si comportava da scapestrata qual’era. E gia’, non era il tipo da rimanere calma di fronte a teste calde come quel ragazzo difronte a lei. Ridacchiando appena afferro’ lo zaino per poggiarlo bruscamente sul tavolo, facendo cadere a terra l’astuccio della sua compagna di classe, che inevitabilmente fece fuoriuscire tutte le sue cose sparpagliate sul terreno.

-visto che hai tanta voglia di seguire questa boiata... prenditelo da sola il tuo fottuto libro- rispose con un ringhio dispettosamente divertito. Sbuffo’ appena, la sua pazienza cominciava a consumarsi rapidamente, ma era il suo primo giorno di scuola... non voleva cominciare male la sua nuova permanenza; soprattutto non per colpa di quel “coglione” che non smetteva piu’ di guardarla negli occhi, e a proposito, il fatto che quest’ultimi fossero spietatamente carini quasi aumentava l’antipatia che provava nei suoi confronti. Raccolse dunque il suo astuccetto con la serie completa di penne e matite. Afferro’ addirittuta il libro dalla cartella sudicia del suo compagno, che la osservo’ compiaciuto del suo banale operato. Ma se c’era una cosa che Gerard non sapeva della piccola Verity era che la stessa era una rancorosa e vendicativa mostruosa, e neanche il briciolo di buon senso che le era rimasto la persuase da quello che stava per fare. Dopo aver adagiato dal suo lato del banco il libro, fece scivolare con tutta la sua forza lo zaino scuro di Way, facendo volare a terra perfino la matita e la marea di fogli disegnati che il moretto aveva ordinatamente adagiato dalla sua parte

-oops. Scusa non volevo- “fottiti bastardo” fu il suo reale pensiero mentre con un sorrisetto sadicamente gentile osservava come quel bel ragazzo si piegasse a raccogliere la sua roba: aveva un bel corpo sotto quella giacca; lo intravedeva dall’aderenza della maglietta e del jeans strappato. Una volta tornato a sedere i due si fissarono, nuovamente con tono di sfida. Gerard ne era oramai sicuro, gliela avrebbe fatta pagare, anche a costo di bruciarle i capelli o chiuderla nello stanzino delle scope, lui avrebbe trovato i metodi piu’ brutalmente divertenti per farle pentire di essersi messa contro di lui. Cosa pensava Verity? Semplicemente quelle quattro paroline che pronuncio’ pochi secondi dopo:

-mi stai sul cazzo-

Passarono le ore, e quasi maniacalmente i due non facevano altro che punzecchiarsi a destra e a sinistra, come il cane e il gatto. L’ora di ginnastica fu quella incui i due riuscirono a dare sfogo totale alla loro inimicizia, prendendosi a pallonate con foga e veemenza, come se quella partita di dodgeball fosse ricaduta sul personale, e beh... in un certo senso era proprio cosi’. Era la terza partita che stavano facendo, le ragazze da una parte, i maschi dall’altra. Per quando i suoi tiri fossero potenti e ben mirati, Way non riusciva a colpire la castana, che agilmente sgusciava da tutte le parti. Poi, il miracolo: Mary, la meno portata per quel tipo di gioco, ando’ dritta dritta a sbattere contro la bella impertinente, che tramortita si ritrovo’ a terra nel giro di pochi secondi. Sapeva che era una vera bastardata, ma la palla in gomma dura che aveva tra le mani lo stava in un certo senso tentando a farsi lanciare. Cosi’ non perse neanche un microsecondo e caricando bene il colpo, mando’ la palla dritta dritta in testa alla ragazza seduta a terra, che sentendosi “bombardata da un meteorite” si stese a terra. Le urla e le acclamazioni da parte della squadra maschile salirono in veri e proprio cori che fecero notevolmente esaltare “l’esaltato”. Tuttavia, mentre i suoi compagni continuavano a festeggiare la “pallonata storica”, gli occhi del ragazzo cercarono quelli della sua compagna, sicuro di ritrovarla delusa e rabbiosa per la sua clamorola eliminazione. Si giro’ a destra e a manca, ma di lei nessuna traccia. Il suo sguardo venne catturato infine da la cerchia di ragazze che coprivano il professore, intento nel tirare qualche schiaffetto alla sua tanto ricercata Verity; sembrava aver perso conoscienza.

-Way vieni immediatamente qui! Subito! Questa volta non la passi liscia ragazzo!- la voce rabbiosa di quell’uomo quasi lo fece sussultare, “cazzo, questa volta e’ veramente incazzato” penso’ mentre velocemente si avvicinava verso di lui

-portala in infemeria e quando si risveglia falle le tue scuse! E’ chiaro? Dovrei mandarti dal preside! E adesso fila!-

-ma devo prenderla in braccio?- domando’ quasi “imbarazzato”. La ragazza stesa sotto di lui non indossava altro che una canotta leggera e un paio di pantaloncini aderenti, beh... non voleva ammetterlo ma fosse stato solo un pochino piu’ maniaco pervertito gli sarebbe staltato addosso

-certo pezzo d’idiota! E fai attenzione cretino!-

La voce minacciosamente imperosa del suo professore, una volta fuori dalla palestra, era soltanto un richiamo lontano e incomprensibile. Verity era ancora svenuta tra le sue braccia, e quell’espressione serenamente addormenteta quasi gli fece venire un coccolone. La tenne ben salda mentre silenziosamente l’adagiava sul lettino dell’infermeria vuota; ricordava che la signora Joy era sempre indaffarata, e sarebbe arrivata non prima di un bel quarto d’ora. Dolcemente le sistemo’ il cuscino sotto la testa e notando due o tre ciocche rielli sul suo volto, decise di riaggiustargliele: si chino’ quindi su di lei, e con la punta delle dita accarezzo’ le sue guance, portandogli i capelli dietro l’orecchio. Era incredibile quando il suono dei suoi respiri fosse armonioso, e da quella distanza riusciva quasi a sentire il battito del suo cuore. Si concese all’ora un minuto per guardarla nuovamente, con i muscoli rilassati, con le palpebre chiuse che mascheravano quello sguardo meschino e provocatorio che tanto gli piaceva. Si avvicino’ appena un centimetro in piu’, studiandogli la linea del naso, e il perimetro delle labbra lievemente inumidite. Il battito cardiaco di Gerard improvvisamente accellero’ di colpo, e una strana idea stava balenando nella sua mente. No, non era un’altro modo per infastidirla, anzi... voleva quasi annullare quei pochi millimetri che oramai li dividevano.  Il suo naso accarezzo’ dolcemente quello della castana sotto di lui, era pronto per procedere con un bacio, ma per sua sfortuna la pace svani’ nello stesso momento incui quella bella creatura riprese conoscenza, ritrovandosi appiccicata al ragazzo piu’ irritante e “bello” che avesse mai visto. Bello, lo aveva descritto cosi’ in quei pochi attimi che precesero un urlo spaventato. Comincio’ a batterle forte il cuore, cosa ci faceva cosi’ vicino a lei? E perche’ non riusciva a toglieri dalla testa il pensiero che fosse “bello” ?!

-m-ma che cazz...- sussurro’ la ragazza allontanandosi di colpo dal suo corpo pericolosamente vicino al suo

-eri svenuta. La pallonata che ti ho dato forse era troppo forte-

-forse?! Cazzo Way mi hai fatto malissimo pezzo d’imbecille!- rispose cercando, con gli insulti, di riuscira a cancellare quella strana visione che si era venuta a creare nella sua testa

-hey senti stronza se tu non fossi cosi’ fastidiosamente... hem, fastidiosa io non ti avrei colpita!- rispose alzandole la voce contro.

-ed e’ perche’ sono stronza che stavi tentando di baciarmi?- domando’ improvvisamente con tono tutt’altro che puro e casto

-oh piccola Verity, neanche se fossi ciucco bacerei una santarellina come te...- il tono della ragazza era provocatorio, ma mai come quello con cui Gee la stava affrontando. Tuttavia quello sguardo saputello e biricchino che leggeva in quel pallido visetto vellutato stava facendo salire nuovamente il desiderio nel petto del moro

-e chi ti dice che io sia una santarellina eh?- “adesso ti faccio vedere io coglione” penso’ mentre lentamente si avvicinava al suo compagno, che divertito e affiscinato lascio’ che la castana si edesse sopra di lui, lasciando che il suo ginocchio scilolasse seducentementre tra le sue gambe. Okay, per Gerard fu veramente difficile trattenere l’istinto animale di strapparle tutto di dosso, e sopratutto di mordergli le labbra che stavano intanto sussurrando qualcosa suadentemente al suo orecchio

-sei veramente sicuro che io non sia una bimba cattiva?-

-non lo so, dimostramelo...- lo sguardo del moro era letteralmente perso in quello della ragazza, e quasi si sentiva ipnotizzato. Mentre quelle manine piccole e fredde cominciavano ad armeggiare con lievi carezze sul suo petto, i loro visi cominciavano a farti troppo vicini. Gli dava fastidio pensarlo, ma moriva dalla voglia di baciarla, beh dopotutto sembrava che fosse proprio lei a volerlo per prima. Appunto, “sembrava” perche’ proprio quando il giovane Way riusci’ a sfiorare quella bella pelle, il ginocchio della ragazza si era violentemente alzato, andandosi cosi’ a scontrare contro il suo sesso gia’ eccitato per colpa delle sue “avance”. Steso sul materasso e piegato in due il moretto, assieme al dolore senti’ una vocetta nella sua testa a cui, a malincuore, dovette  dare ragione “Gerard sei un coglione”. Tuttavia era allo stesso tempo compiaciuto, era la prima volta che una ragazza riuscisse a mettergliela nel sacco

-sai che ora mi sento molto meglio? Quando arriva l’infermiera fatti dare del ghiaccio... sento i tuoi bollenti spiriti imprecare anche da qui- ridacchio’ gustosamente perversa mentre saltellava verso l’uscita.

-okay Verity Sanders, e’ la guerra che vuoi? E guerra avrai piccola puttana- furono le ultime parole del moretto prima che un gridolino straziato si propagasse per l’intera stanza.  

 

*Angolino di Virgy*

Questa e' la mia seconda Fic sui MCR... e perdonatemi se ci sono degli errori!

Questo e' quello che viene fuori dopo un pomeriggio intero passato ad ascoltare musica stesa sul letto. Spero che vi piaccia e se ne avete voglia lasciate anche un commentino, e' importante per me sapere dove sbaglio e/o se sto migliorando il mio modo di scrivere XD

Un Bacino

-V-

  
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