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Autore: MalkContent    28/04/2011    6 recensioni
Un ipotetico viaggio al di là e al di qua dello schermo, un modo per chiedersi cosa passi per la testa dei personaggi di cui tiriamo i fili ogni volta che digitiamo nome e password al momento di mettere piede su Azeroth. Chi l'ha detto che i personaggi digitali non hanno un cuore?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì sera, postazione pc: Creazione del personaggio


Ci sono momenti in cui ci si deve arrendere all'evidenza.

Il fuoco scotta, l'acqua bagna e i mmorpg non fanno per me.

Sono una giocatrice di ruolo, non una cinese professionista di powerlevelling. Non so nemmeno perchè mi sia fatta trascinare in questa avventura, ma per amore degli amici e del proprio uomo si fa questo ed altro.

Il CD di World of Worcraft sembra pesare come un macigno quando lo estraggo dalla custodia. Il computer mi chiede se davvero voglio evocare quel demone nel suo HardDisk e rispondendo sì mi pare di firmare una specie di condanna ai lavori forzati.

Un po' di pazienza, qualche aggiornamento, il Cd dell'espansione Burning Crusade, quello di The Wrath of the Lich King e nel giro qualche ora sono in grado di fare il mio primo ingresso su Azeroth.

Ovviamente nel tempo in cui io ho installato il gioco, i miei amici hanno già fatto quindici livelli.

L'unica cosa che mi dà soddisfazione in questi giochi è il ruolo di curatore, di conseguenza la scelta della classe cade sul priest.

Il resto dei miei amici milita nell'Alleanza, di conseguenza razzialmente parlando potrei collocarmi tra gli umani, gli elfi della notte, i nani e gli gnomi.

Le mie braccia raggiungono i piedi, staccandomisi metaforicamente dalle spalle. Gnoma e Nana non se ne parla. Sono alta un metro e mezzo scarso, in autobus vivo con estranee ascelle tonanti all'altezza del naso. In gioco vorrei evitare di avere il pacco digitale degli altri all'altezza degli occhi.

Umana? Le skin richiamano una vaga parentela con Cita di Tarzan. Riesco quasi a vederli, i pelazzi neri sugli stinchi del mio personaggio.

Non mi resta che creare Dargent, Priest di primo livello, sotto la genetica degli elfi della notte.

Capelli bianchi, tatuaggi semplici sul viso, pelle dalla vaga sfumatura azzurra.. in generale è piuttosto gradevole da guardare, purchè si tenga addosso una tunica con maniche rigorosamente lunghe: purtroppo i suoi bicipiti e l'ampiezza delle spalle fanno presupporre che sotto le legs dell'armatura ci sia una sorpresa.



Lunedì Sera, Schermata di Creazione e Darnassus: La Genesi


Apro gli occhi: sono circondata da un tristissimo fondale di foglie e prato, chiaramente dipinto su un muro. Ogni tanto una freccetta mi afferra e mi fa girare su me stessa per controllare la pettinatura che mi sta affibbiando: capelli su, capelli giù, coda, treccia, caschetto, sciolti sulle spalle. Questi sembrano soddisfarla e finalmente la freccetta la pianta di scarruffarmi la chioma a caso.

Ho una bella tunica, semplice. Mi sta bene. Saltello un paio di volte sul posto per controllare che tutti i pezzi siano in ordine e sorrido al mio creatore. Non saprei se si tratta di un uomo o di una donna, ma considerato il tempo che ci ha messo a darmi un aspetto piacevole e che ho un nome di cui non mi devo vergognare, c'è una seria probabilità che si tratti di una ragazza. Spero mi tratti con rispetto e gentilezza.

Mi chiamo Dargent, sono un'elfa della notte e la fede in Elune scorre potente in me.

Approdo in una cittadina fuori Darnassus e sbatto praticamente subito contro un energumeno con la pelle verdastra, un naso enorme, capelli blu sparati ovunque e la faccia coperta da una lunga barba disordinata. Invoco il potere di Elune preparandomi a scatenare contro il mostro la sua ira, quando mi rendo conto con orrore che non si tratta di un troll o di un orco.


Si tratta semplicemente di un maschio della mia specie.


La cosa verde e blu mi saluta, mi manda un bacio e caracolla via con un'andatura che ricorda vagamente quella di un bonobo nella stagione degli amori.

Crollo in ginocchio, gli occhi sgranati, la mandibola disarticolata per lo sgomento.

In questo momento di totale prostrazione realizzo due cose:

  1. La mia creatrice ha avuto pietà di me e mi ha fatta femmina.

  2. Sarò vergine, casta, pura e illibata per l'eternità.



Domenica sera, Postazione pc: Il Dungeon Finder


Devo recuperare-devo recuperare-devo recuperare...

Tanto per cambiare sono indietro di almeno dieci livelli. Il problema è che io sono ancora al mio primo personaggio, gli altri sono più o meno al terzo.

Sembra un'impresa disperata, ma per fortuna c'è un limite massimo ai livelli acquisibili e con un po' di fortuna prima o poi ci arriverò anche io, a patto di riuscirci prima della prossima espansione.

Al momento il modo migliore per aumentare il malefico numerino accanto al mio prete è buttarlo in un'istanza random, che vuol dire trovarsi con gente a caso in posto a caso ad uccidere mostri che tendenzialmente riducono a carne trita tutto il party.

Nelle ultime espansioni la Blizzard ci ha regalato questo strumento indispensabile: il Dungeon finder. E' un'iconcina in basso, innocente, con un bell'occhione verde sgargiante di rappresentanza. Quell'iconcina è con ogni evidenza strumento del demonio, poiché favorisce le forme di dipendenza più gravi, quelle che finiscono sui giornali e fanno sentire tutta la comunità di giocatori, anche quelli più sani, una manica di drogati.

Il Dungeon finder consente di mettersi in coda per andare in istanza, e autonomamente assembla il gruppo di smazzuolatori di mostri tra tutti coloro che in quel momento fremono di desiderio di scatenare tutta la propria potenza misurandosi con i Dungeon-solo-per-veri-duri. Il programmino fa del suo meglio per generare gruppi equilibrati per livello ed equipaggiamento, di conseguenza tende a metterci un po' di tempo, tempo in cui ci si può fare i fattacci propri in giro per Azeroth. In questo momento aspettando di entrare raccolgo erbe ad Ashenval e resto vicino al cadavere di un elfo del sangue per poterlo stendere di nuovo quando torna a riprenderselo. Odio quando gli Ordosi mi fregano le piantine.

Al momento buono, quando sono tutti pronti, si conferma il proprio ruolo e i Dungeon Finder preleva il personaggio ovunque egli sia e lo scarica graziosamente all'ingresso di un covo di mostri a caso assieme ad altri quattro soggetti pescati in giro per le decine di cloni di Azeroth sparsi tra i server europei.

Sfortunatamente il programma può selezionare le classi e i livelli dei personaggi, non le teste dei giocatori.

Domenica sera, Ashenval: La gente con i punti esclamativi sulla testa, i boss e le interruzioni al momento sbagliato.


Buon giorno, Azeroth. Sto facendo due passi nella foresta di Ashenval. Un posto tranquillo, rilassato, dove posso dedicarmi alla raccolta delle erbe. Mi piace addentrarmi in questi boschi, adesso che non ho più nulla da temere. I primi tempi bastavano i lupi, a sbranarmi... adesso devo solo avere paura dei rappresentati dell'Orda più forti di me.

Ho passato gli ultimi mesi a rafforzarmi per la battaglia contro il Re Lich e sono finalmente partita per la terra dei ghiacci. Non sono abituata a quel freddo polare, di conseguenza appena ho qualche momento libero invoco il potere della Pietra della Terra e lascio che la magia mi riporti a casa.

Non è strano incontrare membri dell'Orda: questo è un bel posto per raccogliere erbe rare e non è difficile che le peggiori contese si scatenino proprio a causa delle piante che crescono qui. Di solito cerco di evitare la rissa, anche se posso risultare piuttosto ostica da abbattere, se mi ci metto.

Il potere di Elune scorre in me assieme alla mia fede, le ombre combattono al mio fianco e soprattutto a quanto pare mi riesce meglio picchiare la gente piuttosto che i mostri.

Si vedono pochi maschi della mia razza e ormai mi sono rassegnata al fatto che resterò sola per sempre, a parte il solito gruppetto con cui me ne vado in giro ogni tanto. So di per certo che almeno due delle elfe della notte con cui mi ritrovo più spesso sono state generate da maschi. Solo un giocatore le manderebbe in giro con quegli elmi indegni sul cranio.

C'è qualcosa di vagamente frustrante nell'eseguire i compiti assegnati dalla strana gente con un punto esclamativo giallo sulla testa. Dopo una serie di viaggi su e giù per il mondo a consegnare lettere o raccogliere cose da terra, finisce sempre che mi tocca uccidere qualcosa di grosso. Solo che quando vado nel posto dove dovrei trovare il bestione da eliminare di solito ci trovo un sacco di gente in coda e un cumulo di cadaveri tutti uguali. Probabilmente bisogna uccidere il mostro, ma anche tutta la sua famiglia, non si sa mai che si riproduca. Però mi chiedo se anche davanti al castello di Arthas ci sia la coda di gente che litiga per chi ha il diritto di fargli la pelle.

Forse è per questo che di solito fuori dalle caverne dove bisogna andare in gruppo se no si muore c'è sempre un sacco di persone che si picchiano tra loro... probabilmente è per decidere chi ha diritto ad uccidere il Boss, visto che è uno solo.

Stasera però sembra tutto tranquillo. Mi chino a raccogliere un fiore bianco, respirando l'odore di muschio dei boschi.

Sento qualcosa muoversi dietro di me e mi acquatto tra i cespugli per non farmi vedere. Non è difficile per la mia razza scomparire nella Natura, è familiare,una parte di noi. E nella mia forma d'ombra sono ancora più sfuggente. Certo, il nome verde sulla mia testa rovina un po' tutto l'effetto, ma tanto lo vedono solo i nostri Creatori.

E' un elfo del sangue. A differenza dei maschi della mia razza è... bellissimo. Porta i capelli raccolti sulla spalla destra, rossi come un tramonto a Stormwind. Mi piacerebbe toccarli. A giudicare dagli abiti che porta non deve aver lasciato da molto SilveryMoon. Le sue mani mi incantano, sottili, snelle. Deve essere un mago, non vedo il famiglio che di solito accompagna gli invocatori di demoni.

Resterei a guardarlo per ore, nascosta. E' tutto ciò che mi è concesso. Se uscissi allo scoperto probabilmente si spaventerebbe e fuggirebbe, o forse cercherebbe di attaccarmi. In ogni caso non potrei nemmeno spiegarmi con lui... non conosco la sua lingua né egli la mia. Non si parla la lingua del nemico. Posso soltanto restare acquattata tra i cespugli, a sognare per qualche minuto di poter accarezzare i suoi capelli color tramonto, soltanto un istante.

La mia creatrice però non sembra dello stesso parere. La freccetta malefica si muove e io sono costretta ad uscire allo scoperto.

L'elfo sbarra gli occhi nel vedermi avanzare verso di lui, ammantata d'ombre. Distolgo lo sguardo quando la mia mano destra si solleva liberando il potere della mia fede contro il mago. Non serve molto... era davvero giovane e inesperto. Adesso posso avvicinarmi al suo corpo, posso toccarlo e accarezzargli il viso, ma non era certo in questo modo che l'avevo immaginato.

A volte odio ciò che sono.

La sua pelle è morbida, liscia, ancora calda. E' giovane, ma nemmeno io sono vecchia. Ho solo lasciato la casa del mio popolo da più tempo. La sua anima aleggia qui attorno, probabilmente mi sta guardando. Vorrei chiedergli scusa, ma nemmeno ora mi capirebbe. Aspetta soltanto che mi allontani per riprendere possesso del suo corpo.

Nessuno qui muore mai veramente.

Mi chino per sfiorargli le labbra con le mie. Sa di pioggia e di vento. Nonostante tutto ciò che dicono degli elfi del sangue e della loro corruzione, tutto ciò che vorrei sarebbe una carezza da queste mani.

Avvolgo le braccia attorno al suo corpo e lo stringo a me, come se servisse in qualche modo a ripagare ciò che gli ho fatto. La realtà è che ho solo bisogno di un po' di calore.

Un istante dopo, sento il mio corpo dissolversi.

Quando la mia vista si schiarisce sono nel corridoio gelido del Nexus, con quattro persone che non conosco e che stanno urlando “GO GO FAST!!”


Domenica sera, postazione pc: Party Random


Il prossimo che sbraita in Chat “GO GO FAST” lo lascio morire.

Giuro.

E' una questione di statistica: il 90% dei paladini appartengono a bimbiminkia che sanno soltanto fare a gara su chi ce l'ha più grosso (il dps) e pullano in modo del tutto casuale. Ovviamente se si whippa è sempre colpa dell'healer o del Tank. Quello che non arriva ai loro cervellini straripanti di Goku e Power Ranger è che se loro pullano a caso il Tank non riesce a tenersi addosso i mostri, e la mia pretessa si chiama Dargent Windrunner, non Dargent di Nazareth.


Domenica sera, The Nexus: Chi trova un party trova un tesoro


Ho male alla milza a furia di correre dietro questo branco di invasati. Il mana non cresce sugli alberi né si raccoglie da terra. Ho bisogno di riposo, ogni tanto, il mio corpo ha i suoi limiti.

Questa è la decima volta che abbatto Keristraza. Con ogni evidenza, nemmeno i mostri muoiono per sempre. Ha un sapore di vaga inutilità il farsi massacrare sempre dalle stesse facce, ma se non altro il contenuto dello stomaco dei mostri è sempre diverso. Dentro Keristraza ho trovato una bella staffa, l'ultima volta.

Odio infilarmi in questi posti di morte con gente che non conosco: mi coprono sempre di insulti, ma non è mica colpa mia se si fanno male buttandosi nel mucchio senza neanche guardare dove vanno.

Il Nexus è freddo, ho male ai piedi e questa gente è pazza.


Voglio tornare dal mio elfo del sangue. Chissà, forse sta ancora raccogliendo erbe attorno ad Ashenval. Forse potrei incontrarlo in un momento più calmo, e provare a capirci tra noi a gesti. Non so cosa darei per qualche minuto di calma, con essere vivente umanoide che non sembri necessariamente uscito dalle caverne di Ungoro Crater, dove vivono le grandi scimmie antropomorfe.

Cazzo.

Mentre fantasticavo il solito paladino scavezzacollo è morto calpestato da un albero di ghiaccio.

Il Nexus non è posto per le fantasie erotiche.


Venerdì Sera, postazione PC: The Cataclysm


Sbatto ripetutamente la testa contro la scrivania. Wow è passato in Cataclysm.

Carbonite non funziona e cammino completamente a caso in giro per Azeroth.

Devo fare altri cinque livelli per rimettermi in pari con i miei compagni di gioco e so a stento dove mi trovo.

Il mio equip sudatissimo è uno schifo confronto al pezzo più vomitevole della nuova espansione.

Questi sono i momenti in cui prenderei volentieri contatto con un'agenzia di cinesi professionisti in powerlevelling.


Venerdì sera, Stormwind: Il Flagello di DeathWing


In una notte tutto il mio mondo è cambiato. Un drago bruciante ricoperto di metallo di si è liberato dalla sua prigione sventrando Azeroth e tutto ciò che conoscevo è irrimediabilmente mutato.

Stormwind brucia, nuove terre sono emerse, il mondo pullula di elementali impazziti e la mia creatrice continua a mandarmi avanti e indietro per la città perchè senza la mappetta piccola che ogni tanto si materializza vicino a me lei non riesce a trovare la banca, ma tutto quello che riesco a pensare è quell'elfo ad Ashenval. Spero stia bene. Davvero.


Domenica sera, due settimane dopo, postazione pc: Throne of the Tides, la prima istanza.


Siamo tutti pari livello e siamo tutti agguerriti e bramosi di sangue, conquiste ed equipaggiamento degno di questo nome.

Il tavolo è ingombro di pc portatili, cavi, patatine, biscotti, Kebab e bevande corroboranti, capaci di sostenerci nell'impresa titanica di abbattere il boss finale della prima, piccola istanza di Cataclysm.

Scrocchio le dita e il collo, trascino Healbot, magico add-on indispensabile alla sopravvivenza del party, a portata di freccia e scambio uno sguardo d'intesa e amore appiccicoso occhieggiando sopra lo schermo al Tank, il mio uomo (nonché responsabile della mia presenza in questo delirio digitale).

Al medesimo tavolo, tre dei miei migliori amici, dediti al DPS selvaggio.

Siamo pronti al tuffo nel Grande Vortice Blu. Guardo la mia priest e sembra quasi ricambiarmi l'occhiata, con lo sgomento dipinto sul viso. Per un attimo ho un flash di Gerard Butler in The Game: mi ricorda uno di quei condannati a morte che lasciavano il loro corpo a disposizione di un giocatore sperando che li portasse vivi e vegeti alla fine di ogni schema di gioco, con in premio la libertà.


Domenica sera, migliaia di quest dopo, Vash'ir, Throne of Tides: Tentato suicidio collettivo.


Moriremo tutti-moriremo tutti-moriremo tutti-moriremo tutti....

Siamo rassegnati all'inevitabile. Ci faremo del male. Tanto male. Non rivedrò mai più il mio elfo. Ci siamo incontrati altre volte ad Ashenval e l'ultima mi ha anche sorriso. Si stava lavando via di dosso sangue e polvere in un'ansa del torrente, la tunica buttata sulla riva, immerso fino alla vita. Avrei voluto toccarlo per rendermi conto se la sua è davvero pelle o piuttosto non si tratti di qualcosa di più prezioso. Avrei voluto guarire quella brutta ferita sulla sua spalla, guastava la perfezione del suo corpo. Ho piantato a terra l'ombrellone rosa di san Valentino e il cestino del pranzo in segno di pace e abbiamo mangiato assieme, in silenzio, sulla stuoia ricamata a cuoricini.

Mi rendo conto d'aver divagato quando sento lo sbuffo spazientito di Lahanna, la druida con il sacrosanto compito di farsi picchiare selvaggiamente da tutto quello che incontreremo lungo questi corridoi. La sua forma d'orso è bella robusta, di solito non si fa mai veramente male, ma non ha mai affrontato bestie subacquee. Speriamo regga, altrimenti è la fine per tutti. Non è di molte parole, ma a muggiti e ringhi si fa intendere.

Alla mia destra la gnoma Trudi batte a terra un piedino. A dispetto delle dimensioni e dei teneri capelli rosa, è una maga potente e tende ad essere un po' irritabile. Il risultato è che di solito nel raggio di qualche centinaio di metri degli appartenenti all'Orda rimangono solo gli scheletri.

Neryss mostra un certo buon gusto nel vestire: è una cacciatrice, ma quando è in città non si nega un bell'abito sgargiante. Non è da sottovalutare, comunque: il suo arco rigurgita frecce letali, serpenti volanti e palle di fuoco a volontà, e come se non bastasse ad accompagnarla c'è uno stuolo di bestie enormi e spaventose. La belva del giorno è una volpe che mi arriva alla cintura con la testa.

Un encomio va all'unico maschio del gruppo, HolyMagnus, nano originario di Ironforge, paladino di professione, frigorifero ambulante per necessità. Nel tempo libero si diletta a creare oggetti impossibili secondo lo stile gnomico e goblin, secondo alcuni per cercare di far colpo su Trudi. Voci non confermate però affermano che il virile e peloso maschio nanico sia stato avvistato durante i festeggiamenti di san Valentino con indosso un sensuale e ammiccante abito nero per signora. HolyMagnus nega con forza, ma ho visto con i miei occhi uno scampolo di seta nera spuntare dal suo zaino...

Ricopro il gruppo con le mie benedizioni, ci raccomandiamo l'anima ad Elune e a tutti gli dei protettori di Azeroth e seguiamo la carica furiosa di Lahanna contro la prima squadra di umanoidi pinnuti che ci aspettano al varco. Ho appena il tempo di piantare a terra il piccolo pozzo di luce che garantirà un fonte di vita a Neryss e Trudy: è già un fottuto bagno di sangue.

Lahanna resta in piedi per pura grazia di Elune, HolyMagnus non ha più un solo pelo della barba del bianco originale e non saprei dire se tutto quel sangue sia solo suo o anche di qualcun altro. Trudi fa del suo meglio per falciare via a colpi d'incantesimi gli autori del massacro, ma qualcosa va storto. La Gnometta deve aver esagerato con i fuochi artificiali e il risultato è prevedibile: una delle creature si volta su di lei decisa ad eliminarla dalla faccia del pianeta, ma Trudi è preparata e il mostro ad un passo da lei si trasforma in una pecora. Di lui ci occuperemo dopo quando la situazione sarà sotto controllo. Disgraziatamente la freccia destinata alla neopecora era già stata scoccata dall'arco di Neryss e nel giro di qualche istante Trudi è costretta a chiudersi in un cubetto di ghiaccio formato gnomo.

Abbiamo ragione in quattro dei restanti nemici. HolyMagnus collassa a sedere sulla schiena di un grosso tritone morto, Lahanna è stesa a pelle d'orso in mezzo al corridoio e Neryss si preoccupa di avvolgere Trudi in una coperta per evitare che si prenda un raffreddore: quando la gnoma starnutisce interi mondi vengono distrutti. Sembra tutto sotto controllo, ma con orrore mi accorgo di un piccolo, insignificante particolare.

Manca all'appello la volpe di Neryss e il canide non risulta nel computo dei morti.

Quando la bestia disgraziata si rifà viva, si porta dietro un sacco di nuovi amici tritoni decisi ad usarla per farsi un manicotto di pelliccia fulva.


La conclusione è piuttosto prevedibile.

Al terzo tentativo, i nostri creatori decidono che è ora di cena e noi siamo liberi di collassare in taverna a medicarci le ferite. È familiare e rassicurante il clima dopo un fallimento di queste proporzioni. Neryss disegna cerchietti nella polvere, seduta in un angolo, praticamente illesa: quando si finge morta è particolarmente convincente e tutti i mostri di solito ci cascano e la lasciano in pace. HolyMagnus, con una borsa per il ghiaccio sulla testa, cerca di far bere birra nanica (un barile intero) a Trudi, che sta ancora congelando, avvoltolata in un mantello strappato ad un tritone (bel mantello, tra l'altro). Non voglio sapere cosa farà quel nano quando la gnometta sarà del tutto sbronza, ma confido nel fatto che si tratti di un paladino.

E io? Io cerco di rimettere la spalla di Lahanna dove deve stare e non venti centimetri sotto... e prego e spero che passerà ancora un bel po' di tempo prima che decidano di lanciarci in un'istanza eroica.


Mercoledì mattina, postazione pc: La manutenzione dei Server


E sì.. ogni tanto anche i server di WoW devono essere riavviati. Il mercoledì mattina è il tempo del relax per i farmer di professione, il tempo dell'astinenza per i dipendenti.

Io mi chiedo semplicemente che cosa passi per la testa dei nostri alterego digitali nel tempo in cui non sappiamo nulla di loro...


Mercoledì mattina, taverna di Dalaran: Vacanze d'amore


Questa si chiama vacanza... eccome. Ogni filo che mi manovra tagliato, ogni maschera abbattuta. Smettiamo di recitare il nostro ruolo nella storia di Azeroth e calato il sipario viviamo dietro le quinte la nostra storia. Quando attraverso la piazza di Stormwind per prendere la nave per Dalaran sorrido incrociando una giovane donna umana in abiti da chierico abbracciata ad un orco due volte più grosso di lei. Sbirciando alle finestre della locanda scopro HolyMagnus brindare vigorosamente con un Tauren che quasi tocca il soffitto con le corna. Non voglio sapere dove siano Neryss e Lahanna... ma le ho chiaramente viste allontanarsi al braccio di un singolo elfo del sangue dalla robusta corporatura da guerriero.

La nave di Dalaran è gremita di appartenenti a qualunque razza conosciuta. Fatico a contenere l'ansia, mentre mi stipo a prua. Di solito preferisco volare, ma la strada fino alle Northrend è troppo lunga per Stormfire, il mio drago rosso. In realtà la nave è piuttosto veloce e l'arrivo a Borean Tundra mi sconvolge come sempre. Chiedo un passaggio ai grifoni al porto verso la grande città sospesa, che un tempo era altrove e che la magia ha portato qui, lasciando un cratere nel luogo dove era sorta in origine.

E quando atterro sullo spiazzo di decollo, lui è lì, a braccia aperte, con indosso soltanto una leggera tunica bianca e un sorriso gentile sul viso. Sono molti coloro che si abbracciano, in questo momento di tregua, ma ad ognuno pare di essere il fulcro di Azeroth. Le delusioni delle istanze, le botte, gli insulti in una lingua incomprensibile, la fatica delle corse su e giù per il mondo per motivi inutili sembrano dimenticate ormai.

Sa di aria, di vento, di acqua pura, crepita di magia tra le mie mani, le sue carezze mi scorrono sulla schiena trovando le cicatrici di ogni battaglia, le cicatrici delle ferite che non sono riuscita a rimarginare.

Ritrovo la sua presenza fisica e sorrido cercando le sue labbra.

Qualche istante dopo salgo in sella dietro di lui sul suo drago bianco. Avvolgo strettamente le braccia attorno alla sua vita, affondando il viso tra i suoi capelli. Mi è mancato.

Sotto Dalaran c'è un meraviglioso albero di cristallo.

È un posto meraviglioso dove passare qualche ora con chi desideriamo.

Ma non penso che questa volta vi porterò con me.

Anche gli Alterego digitali hanno diritto ad un po' di privacy...



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