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Autore: Selene Silver    28/04/2011    4 recensioni
Il mondo è crudele, il mondo è il nemico... e fottiamolo, il mondo! Scritta con WhoKilledBambi, ovviamente ;-)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che sentì quella canzone fu in un aprile fin troppo caldo, a quattordici anni. Da allora erano passati due anni, ed era di nuovo in quella chiesa, con il sole entrava dalle finestre alte, arroventando i banchi e le sedie spaiate. L'organo, invece, era lontano, suonava come se provenisse direttamente da un'altra dimensione, ed era una musica così triste che Jeff sentì il cuore accartocciarsi piano, dolcemente, in un modo diverso da quando i suoi litigavano… era bello, quasi, come il brivido che gli stava salendo lungo la schiena. Improvvisamente sentì che doveva sapere chi stesse suonando, anche se, sotto sotto, lo sapeva già. Non erano molti in grado di suonare un organo con quella delicatezza; non a Lafayette, almeno.

«Devo uscire» mormorò appena. Se fosse stato un altro giorno non avrebbe neanche avvisato, avrebbe semplicemente preso la porta e sarebbe andato via; tanto a quella vecchia puzzolente della Maycott che poteva fregare? L'aula di musica era in fondo al corridoio, e…

Jeff scrollò le spalle: non era a scuola, cazzo! Era in una chiesa luminosa e fin troppo calda, solo lui e Will nell'ombra dell'organo, dove stava sempre. Perché aveva pensato alla scuola, poi?

Perché vi siete conosciuti lì, gli rispose una vocina pungente in fondo alla mente.

Scosse la testa ed iniziò ad avanzare; il suono dei suoi passi echeggiò per tutta la navata. L'organo smise immediatamente di suonare.

«Chi è?»

Non rispose e continuò ad avanzare, con le mani infilate nelle tasche del giubbotto.

«Chi è?» chiese ancora la stessa voce, dal fondo della navata. Un ragazzino gracile con i capelli rossi spuntò fuori dall'ombra; quando vide Jeff sul suo viso fino ad allora teso si allungò un sorriso. «Sei tu. Avrei dovuto capirlo.»

«Suoni ogni giorno meglio» sussurrò il moro, buttandogli le braccia al collo. Era sempre così: dovevano incontrarsi in segreto, nascosti nel buio, dove nessuno avrebbe potuto beccarli.

Bill si rannicchiò contro il suo petto, affondando la testa nella camicia profumata del suo odore. «L'ha fatto di nuovo» mormorò, debolmente.

Jeff serrò i denti e lo strinse più forte a sé, stentando a credere all'ondata di furia omicida che gli crebbe dentro non appena realizzò il significato delle parole del rosso. Gli prese il mento fra le dita e gli sollevò la testa, chinandosi su di lui per guardarlo da vicino: notò subito il labbro incrostato di sangue rappreso ed il livido violaceo che gli si stava gonfiando sulla mascella delicata. La cosa peggiore, però, erano gli occhi.

Non erano limpidi come al solito. Non erano nemmeno shoccati per ciò che il loro proprietario aveva subito. Erano semplicemente rassegnati, come se non riuscissero neanche più a trovare un briciolo di speranza. Jeff sentì il cuore morirgli in petto «Bill, faremo qualcosa. Te lo prometto…. cambieremo tutto. Insieme. Io non me ne andrò da qui senza di te» 

Cercò la sua mano e le loro dita si intrecciarono con naturalezza, come il suggello di una promessa. William sorrise, e nei suoi meravigliosi occhi verdi tornò a nascere una specie di luce interna così intensa da lasciarlo ammaliato. Il rosso si alzò sulle punte e gli posò un bacio leggero sulle labbra. Poi gemendo si ritirò, portandosi una mano alla bocca; il taglio aveva ripreso a sanguinare. «Cazzo, non potrò più baciarti» fece un'espressione sconsolata, strappando al moro un sorriso. 

Jeff estrasse un fazzoletto di tasca e glielo porse; le loro dita erano ancora intrecciate. Il rosso si tamponò il sangue e strinse di più la presa contro la sua mano. 

«Ma io sì, Bill, devi solo restare immobile» si chinò di quei pochi centimetri che gli mancavano per poterlo guardare negli occhi e posò le labbra contro le sue; avevano un sapore metallico di sangue, ma sotto c'era ancora quello del suo Bill; sigarette e whisky scadente sgraffignato dal mobiletto degli alcolici mentre suo padre non guardava, ed i suoi capelli profumavano ancora dell'erba che aveva tagliato quel mattino. Bill socchiuse le labbra e, mentre un rivoletto di sangue inondava la bocca di Jeff, la lingua nel moro si fece spazio in quella del rosso.

«Non farglielo fare mai più, capito?»

«Non voglio che mi picchi ancora di più… fa male.»

Jeff sentì una lacrima scivolare sulla guancia di Bailey alla sua. Gli prese di nuovo il viso fra le mani e lo guardò, cercando di mostrarsi sorridente. «Lo so, fa sempre male. Ma ci sono io, qui.»

«Se ci vedesse insieme…» il rosso iniziò a tremare, spaventato al solo pensiero.

«Dobbiamo avere la responsabilità delle nostre azioni, cazzo! Bill, io…» prese un grosso respiro: non l'aveva mai detto a nessuno prima. Be', a nessuno che per legge non fosse costretto a rispondergli lo stesso, almeno, ma comunque non credeva che sua madre valesse. «… io credo di amarti.»Quando quelle parole uscirono dallo scudo dei suoi denti - accompagnate da un rossore bollente sulle guance - gli occhi verdi di Bill s'illuminarono di nuovo, e le sue labbra si dispiegarono nel più dolce e sanguinante dei sorrisi. «Anche io, Jeff! Anche io!» Gli buttò le braccia al collo e lo strinse più forte che poteva; poi, in uno slancio d'entusiasmo, spiccò un balzo e gli intrecciò le gambe intorno alla vita, trovandoglisi praticamente in braccio: lo baciò con forza, senza più curarsi del sangue. I loro respiri s'ispessirono mentre si stringevano ancora più forte. Mentre le dita di Bill s'intrecciavano nei suoi capelli scuri, le mani di Jeff s'infilarono nella sua maglietta per tastargli la schiena nuda. Il rosso trattenne il respiro. Non erano mai stati così vicini… non in quel senso, almeno.

per un attimo fu preso da un'ondata di terrore puro al pensiero di suo padre, di ciò che avrebbe detto e fatto se avesse saputo… Ma nello stesso momento jet lo spinse contro il muro e sussurrò il suo nome come una preghiera mentre cercava ancora le sue labbra, a occhi chiusi. Era così bello… Lo voleva. Dio, non gliene fregava assolutamente nulla degli altri: lo voleva e basta. Schiacciò il bacino contro il suo e mormorò, con la voce rotta dagli ansiti: «C'è una porta vicino all'organo… è la stanza del catechismo, oggi è vuota…»

Jeff aprì gli occhi e smise per un attimo di baciarlo, guardandolo dritto in viso. «Lo vuoi davvero?» Mi vuoi davvero?

«Sì»rispose Bill, semplicemente. I suoi occhi splendevano come se avesse sentito anche la domanda che non aveva osato pronunciare.

Il moro sentì un sorriso gigantesco spuntare sul proprio viso, e non lo trattenne. «Anch'io.»

Lo strinse forte e si staccò dal muro, mentre il rosso gli mordicchiava l'orecchio; cercò a tentoni la porta e praticamente caddero nella stanza buia e fresca, vuota, con le persiane abbassate. Le mani di Bill gli slacciarono e tolsero il giubbotto e Jeff sentì un impeto di… non sapeva come chiamarlo: passione? Eccitazione? Voglia?… «Ti amo» mormorò Bill… Amore, ecco cos'era. Non l'aveva mai realmente provato prima. Amore. Così semplice. Nessuna Mallory, nessuna Lory, nessuna Stella gli aveva mai fatto provare nulla di simile al brivido che saliva dal fondo della schiena e si fermava sulla nuca mentre Bill, con le mani tremanti, gli slacciava i pantaloni. Si sdraiò su di lui, ed i loro petti nudi e caldi si toccarono provocando un'ondata di piacere in entrambi.

«E se ci vedesse qualcuno?»

«Non potrebbe fregarmene di meno; non finché ci sei tu, Jeff.» Il moro sorrise e gli accarezzò la nuca, scompigliandogli i capelli.

«Non sono proprio queste le cose che si fanno in chiesa, sai? Ma di sicuro è molto più bello che stare ad ascoltare il prete.»

Isbell gli prese la mano e si sdraiò accanto a lui sul marmo gelido per guardare il soffitto bianco. «Non sono mai stato a messa.»

«Davvero? Be', se proprio ci tieni posso darti un buon motivo per andarti a confessare?»

«Mmmh…» fece scivolare una mano sul suo petto, sempre più giù, fino ad arrivare ai boxer. «Potresti confessarmi direttamente tu.» 

«Okay» Bill sembrava eccezionalmente tranquillo, per essere un ragazzo che stava per scopare il suo migliore amico in una chiesa. «Dimmi tutto, Jeff.»

Si sollevò e si mise cavalcioni su di lui, spingendo il bacino contro il suo e chinandosi sul suo viso per guardarlo negli occhi. Il moro sorrise.

«Sono incredibilmente eccitato e credo che se non quaglieremo entro un minuto dovrò persuaderti io…»

«Non credere che ce ne sia bisogno» E finalmente fece scivolare le mani dentro i sui pantaloni, iniziando ad accarezzargli l'inguine con quelle dita delicate da musicista eppure fredde come se le avesse tenute nel ghiaccio. Al contrario, Jeff sentiva un calore quasi malato diffondersi in tutto il suo corpo; una smania terribile, inarrestabile. Dire che lo voleva era ancora poco, "amore", solo cinque lettere messe a caso, incapaci di descrivere il sentimento che minacciava di farlo urlare. 

Perché sì, voleva urlare, urlare tutto quello che provava al mondo intero, anche se il mondo non l'avrebbe ascoltato; il mondo è crudele, il mondo è il nemico. Quando le mani di Bill si strinsero attorno al suo sesso, nella navata della chissà risuonarono dei passi pesanti. Tanti passi pesanti. Bailey diventò dello stesso colore dei tasti del pianoforte. 

«Oh, porca troia» 

Devi nasconderti, Jeff, perché il mondo è crudele, il mondo è il nemico… 

Bill era già scattato in piedi e si stava buttando addosso la camicia a quadri, l'erezione ancora ben visibile attraverso i pantaloni allacciati di fretta. 

«Porca puttana, Jeff, sbrigati! Se ci beccano…» E non potete amarci, perché il mondo è crudele, il mondo è il nemico

«Jeff, Cristo santo! Vestiti, ti prego…» passi sempre più vicini. Tra poco qualcuno si sarebbe seduto all'organo e loro non sarebbero più potuti uscire. Le campane…

Il mondo è crudele…

«I pantaloni!»

…Il mondo è il nemico.

Jeffrey Dean Isbell non avrebbe mai pensato di poter essere così coraggioso. Si alzò, ancora mezzo nudo, e diede un bacio appena accennato sulle labbra del rosso. Spinse la porta. Uscì. 

Tutta la Lafayette bigotta - e quella che a messa semplicemente ci andava - lo guardò e, tempo di realizzare di essere davanti ad un ragazzino in boxer e calzini con un'erezione disarmante, sgranò gli occhi e spalancò al bocca. 

Il mondo è crudele, il mondo è il nemico…

Si piazzò bene in mezzo alla navata, proprio davanti al pulpito, prese un grosso respiro. E…

«Signori cari, io e il mio amico - sì, il mio amico - staremmo cercando di trombare di là, se a voi non da troppo disturbo. Quindi, per favore, potreste fare piano? E tu» si girò verso il ragazzo che si stava sedendo dietro all'organo «Qualcosa di soft, ma epico… l'alleluia sarebbe perfetto. Grazie per la gentile attenzione»

Il mondo è crudele, il mondo è il nemico… e tu l'hai fottuto, il mondo, Jeff  «E ora andiamo a fottere qualcun altro» mormorò, malizioso, tornandosene dal rosso perfettamente noncurante del caos generale. 

  
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