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Autore: D a p h n e    28/04/2011    1 recensioni
Vi ricordate della leggenda sulla terza moglie?
Quella donna che pur di salvare suo marito ed i figli aveva sacrificato la propria vita?
Io si, e penso che non le sia stato dato il giusto peso... certo, con la trama della Meyer c'entrava ben poco ma a me ha davvero commosso!
Spero che quasta mia piccola one-shot possa renderle giustizia. :)
Genere: Azione, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Amore di madre


  Appena vide la bestia cominciarono a sudarle le mani, gli occhi si fecero due fessure e i battiti si moltiplicarono per la paura, quasi a voler uscire dal petto.

  Ma non era crudeltà che scorgeva negli occhi dell’enorme lupo –o era un orso, forse?-, non era odio che scorreva nelle sue vene, non era neppure rabbia a dirla tutta.

  Era istinto. Puro, semplice, animale.

  Avrebbe potuta ucciderla, lo sapeva. Ma non era quella la sua intenzione.  La bestia l’avrebbe salvata ad ogni costo e lei, avrebbe salvato la bestia.

La bestia, o per meglio dire, suo figlio. Suo figlio che non sapeva neppure quello che gli stava succedendo, suo figlio che non pensava a cosa era diventato senza neppure rendersene conto.

   Suo figlio, che sapeva ben poco di quel mondo. Suo figlio, che era troppo piccolo per vivere una di quelle leggende narrate dai suoi avi. Suo figlio che sarebbe potuto morire di lì a pochi secondi.

  Quel ragazzo che non provava paura, che non provava confusione. Quel ragazzo che ora era semplicemente animale e che di fronte a quella femmina correva un pericolo enorme. Un pericolo a cui pochi –troppo pochi- erano sopravvissuti.

  Ma lei conosceva il punto debole della donna, tutti al villaggio avevano imparato a conoscerlo –era sopravvivenza: conosci il tuo nemico diceva qualcunoe solo allora potrai sconfiggerlo-.

  Il punto debole era il sangue. Perché la fredda si nutriva di sangue. I suoi occhi rossi, infernali, ne erano indizio. Come ci era finita quella donna lì? Non importava. Ciò che contava era che si nutriva di sangue, che aveva ucciso decine, forse centinaia di persone e suo figlio sarebbe stato la sua ennesima vittima. Non per fame questa volta però, per vendetta. Per vendicare la morte di quella sanguisuga che aveva mietuto tante anime.

  Ma lei, dolce, fragile umana, come poteva difendere il lupo da quella letale arma da guerra?

  Doveva distrarla, dare al lupo e al suo branco un attimo di tregua, far in modo che potessero prenderla alle spalle. Doveva farla impazzire, impedirle di pensare. Ma come?

  Poi un lampo, la soluzione si fece strada chiara e nitida dinnanzi ai suoi occhi. Era così semplice che avrebbe funzionato. Poi, senza pensare, agì.

  Il freddo del pugnale d’argento la inondò e lei trattenne il fiato.

  La lama stava entrando a fondo nel cuore, la stava uccidendo.

  Un rivolo di sangue corse su per l’impugnatura fino a bagnarle le dita e poi fu un attimo: la vampira assuefatta dall’odore della donna non riuscì a fermarsi. Le saltò addosso, le tolse il pugnale dalle mani scaraventandolo a diversi metri di distanza e la morse. Proprio sopra il seno, nel punto più vicino al cuore che stava rallentando i suoi colpi, creando una cicatrice a forma di mezza luna e bevve.

  E per un secondo tutto si fece silenzio. Non un soffio, non un movimento turbava l’ambiente. Il cuore cessò di battere.

  Addio figlio.

  I pensieri si erano fatti più radi, le immagini sfocate e tutto ciò che provava era un senso di vuoto, come se anche la sua anima –come il sangue- stesse abbandonando il proprio corpo.

  Addio amore.

  La vampira continuava a bere.

  Addio mondo.

  La fredda aveva ancora le labbra sul seno della donna e gli occhi iniettati di quel liquido rosso quando, i lupi cominciarono a dilaniarne la carne.

  L’essere infernale non si rese conto di nulla, ma brandelli bianchi e ghiacciati vagavano per aria ed un intenso odore di incenso bruciato giungeva fino al mare.

  Ora il lupo, finalmente folle di rabbia, gettava gli ultimi pezzi duri e lattei nel fuoco, quasi volesse fare una danza sacrificale alla Luna. Poi, si fermò.

  Della vampira neppure un frammento era rimasto e vicino alla donna che era stata sua madre, ora giaceva un secondo lupo, di un grigio così scuro da potersi confondere con il nero della notte.

  Era un lupo disperato dalla morte. Un lupo che aveva perso la sua terra, il suo fuoco, la sua aria.

  Un lupo che senza la sua donna non poteva più vivere.




Beh, penso che almeno ora abbia avuto il "momento di gloria" che meritava.
Una donna del genere meritava il suo spazio e lo devo dire io mi sono commossa a scriverlo *sigh* :'(
   
 
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