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Autore: ellephedre    28/04/2011    10 recensioni
Un anno e mezzo dopo la battaglia con Galaxia, Ami Mizuno ha davanti a sé una lunga vita, un destino da guerriera Sailor e paure che preferirebbe dimenticare. Ma incontrerà chi la costringerà ad affrontarle. A vincerle.
"Ami Mizuno aveva capelli tanto scuri e lucenti da aver passato il limite del nero. Erano blu i fili corti che le adornavano la testa, schiariti da un sole che aveva deciso che il colore della notte era troppo cupo per lei. Una spiegazione romantica, a giustificare la differenza con le chiome corvine dei suoi genitori.
Sailor Mercury aveva il colore dei capelli di sua madre. Un poco più scuri, una differenza quasi irrilevante. Il taglio degli occhi era identico: grandi occhi dolci, le avevano detto le sue amiche, con lunghe ciglia e palpebre vispe che non si sarebbero mai azzardate a pesarle sullo sguardo. La bocca. Le era sempre piaciuta. La luce artificiale faceva brillare il rosa scuro delle sue labbra come un frutto maturo e delicato; il sole le donava la tonalità di un bel fiore in boccio."

Oltre il quarto capitolo la storia continua con delle scene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Acqua viva - scene

 

Acqua viva

   

Autore: ellephedre

   

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

   

Aprile

  

Ami era impegnata in un cruciverba. Se ne stava seduta sulla panchina di fronte alle vetrate dell'American Bookstore, accarezzandosi a il labbro con la piccola gomma rossa della matita a punta morbida mentre meditava sulla soluzione.

Alexander conosceva molte persone che riflettendo guardavano il cielo, per evitare distrazioni. Ami non distoglieva lo sguardo dal problema se la soluzione le sfuggiva: teneva gli occhi fissi sul foglio, sul libro, sulla persona e non abbassava le palpebre fino a che non aveva iniziato un primo ragionamento. A volte lui la prendeva in giro facendole notare che così si ostruiva i dotti lacrimali.

Lei sorrideva e non gli credeva. I suoi dotti erano puliti e i suoi bulbi oculari resistenti.

Intorno a lei aleggiava sempre un profumo d'acqua. Standole accanto a lui spesso veniva sete.

Era troppo lontano per produrre rumori che potessero disturbarla, ma Ami sussultò come se le avessero solleticato il collo. Alzò lo sguardo e lo individuò. Si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione.

Lui coprì i dieci metri che li separavano, divertendosi a camminare piano. «Sono senza speranza?» le domandò sedendosi al suo fianco.

Lei scrisse un'ultima parola in una fila vuota di caselle. «Già.» Posò la matita e chiuse la rivista di enigmistica, rimettendola dentro la borsetta in cuoio bianco e azzurro. La chiusura metallica rappresentava una margherita. Lui accarezzò il fiore mentre le dita di lei premevano sulla clip.

Al contatto Ami si lasciò sfuggire una risata leggera, di quelle che gli facevano venire voglia di toglierle la giacca, sollevarle la camicia e accarezzarle lentamente la schiena nuda.

«Scusa» le disse, accontentandosi di strofinarle un polso. «Ti costringo a soffrire le mie vergognose abitudini. Però ti sei detta d'accordo.»

«Quando?»

«All'inizio della nostra relazione. Era una clausola non scritta sul retro di quei 'I love you'.»

Lei lasciò che fosse il suo silenzio a divertirlo. Il sole brillò sui suoi capelli blu scuro mentre appoggiava la testa contro la sua spalla. «Non mi dà fastidio, sai? È solo che non capisco cosa possa esserci di tanto interessante in me.» Esitò, la pausa di quando cercava di esprimere a parole un sentimento. «In effetti anche io ti guardo spesso, quando non te ne accorgi. Non mi stanco mai, perciò forse so cosa provi.»

«Certo che me n'ero accorto.»

«Non ti sei mai girato.» 

Lui sollevò un sopracciglio, generandole un dubbio. «Lo facevo apposta. Immaginavo che mi stessi ammirando. So che non puoi farne a meno dato che sono absolutely handsome

Ridendo in silenzio, lei abbassò le palpebre, riposando contro di lui. «Per fortuna la modestia non è la ragione per cui mi piaci. Ma ti sbagli, sai? Non è per l'aspetto. Ti osservo anche così.»

«A occhi chiusi?»

Lei annuì. «Mi piace il tuo viso, ma lo amo perché lo associo a quello che fai. Per esempio...» Sollevò un dito e trovò a memoria il suo mento. «Quando guardo questo punto mi ricordo di quando ti sei sporcato col gelato. Ti sei vergognato come un bambino.» Salì col polpastrello e gli tastò la bocca. Alexander resistette all'impulso di imprigionare il suo dito tra le labbra.

«Quando guardo questa penso a... lo sai» mormorò Ami. «Ma anche alla sciocchezza che mi hai detto la prima volta che ci siamo visti.»

Lui a stento riusciva a ragionare e lei lo prese come un invito a spiegare.

«Il caso che secondo te voleva farci incontrare. Al massimo può essere stato il destino, il caso-»

«- non ha un ordine. Stavo cercando di non essere teatrale e melenso.»

Col viso rivolto al sole, lei sembrava il soggetto di un antico quadro europeo. Forse nessuno dipingeva una donna dagli occhi chiusi, ma la vista per Ami stava nella mente. Per vedere realmente lei non aveva bisogno d'altro.

«Stai dicendo che non ha importanza che faccia abbia» asserì lui. «È il miglior complimento che abbia mai ricevuto sul mio aspetto.» Solo altre due persone nella sua vita - Nanny Shoko e Yamato - gli avevano fatto capire che non badavano al suo aspetto, ma non lo avevano mai espresso ad alta voce.

Ami riaprì le palpebre. «Ha importanza solo perché ormai questa faccia la conosco. Ma mi saresti piaciuto anche se fossi stato come...» Cercò un esempio nella folla. «Come quel ragazzo là.»

Gli aveva indicato col mento un tipo di media altezza, dall'aspetto decente e con un'aria impegnata. Ignaro, il ragazzo stava percorrendo la via immerso nella lettura di un giornale.

«Vorrà dire che starò attento a quelli come lui.»

Lei ridacchiò. Tornando dritta, stiracchiò le braccia.

Gli sembrò di sentire il suo collo che scricchiolava e provò male per lei. «Ti ho fatta aspettare. Scusa se non ho saputo dirti a che ora sarei arrivato.» 

«Non importa. Che cosa dovevi fare?»

Qualcosa per cui valeva la pena di alzarsi alle sei di mattina e sacrificare una giornata di lezioni. «Ho comprato dei biglietti.» Tirò fuori dalla giacca il suo tesoro cartaceo.

Lei piegò la testa per leggere. «GP di Suzuka?»

«Moto» spiegò fiero lui e la sola parola gli provocò un brivido di piacere. «Sono i biglietti per la tappa giapponese del campionato mondiale. Mi sono svegliato presto e mi sono assicurato due posti d'oro.»

Ami gli sfilò dalle dita i biglietti, con lui che opponeva un'istintiva e minuscola resistenza. Volle quasi chiederle di stare molto attenta a non romperli, ma si zittì in tempo.

Ami li stava osservando con attenzione. «Forse riesco a venire.»

Lui inorridì. «L'altro biglietto è per Yamato, non per... Volevi venire anche tu?» Sarebbe riuscito a prendere un altro ingresso? A quell'ora ormai sarebbero rimasti solo posti defilati e lui avrebbe dovuto comprarne due in quella zona se veniva anche lei. Sarebbero finiti in fondo, in un posto lontano dalle curve migliori.

Ami interruppe il suo sospiro a metà. «No-no, scusa.» Arrossì. «Pensavo che mi stessi invitando. Non ho mai pensato di andare a una di queste corse, anche se...» Scrollò le spalle e nei suoi occhi brillò una luce d'interesse.

La certezza di non dover rinunciare al posto faticosamente conquistato lo rilassò. «Non dirmi che ti interessi anche di motori?»

La sua risata non la divertì. «Be', sì. Una volta ho lavorato in un'officina.»

Lui rimase senza parole.

«La proprietaria teneva molto a riparare un auto d'epoca. L'ho aiutata a rimetterla in strada.»

Alexander boccheggiò.

Ami lo prese come un invito a raccontare. «All'inizio sembrava che fossimo riuscite a far partire la macchina, ma sono bastati pochi metri a far scoppiare tutto. Il cofano era una camera a gas. Aprendolo abbiamo scoperto che erano partiti sia la trasmissione che lo spinterogeno, ma una volta sostituiti con pezzi nuovi l'auto ha funzionato a dovere. Certo, era un veicolo delicato. Per la proprietaria dell'officina era un ricordo del marito, perciò credo che l'abbia voluto conservare in salute tenendolo a riposo nel garage dell'officina.» Sorrise al ricordo, smettendo solo nell'incontrare lo sguardo attonito di lui. «Cosa c'è?»

Alexander emise un soffio di genuina passione. «Sposami.»

«Eh?» Lei scoppiò a ridere e cercò di nascondere il viso dentro la propria giacca.

«Sei perfetta, Ami love. Sai che cos'è uno spinterogeno e ti sei messa a fare il meccanico. I'm yours forever

Lei smise di arrossire. «Non sapevo che ti piacessero così tanto i motori.»

«Non hai visto la mia moto?» Quel gioiello di tecnica italiana?

«Non era un regalo?»

«È l'unica cosa per cui io abbia mai fatto un capriccio.» Gli era bastato lasciar intendere a suo padre di volerla per riceverla poi in regalo per il suo compleanno. Dato che non aveva chiesto più niente a Michael Foster da quando aveva compiuto undici anni, si era sentito particolarmente stupido. La bellezza della moto però aveva vinto sul suo orgoglio.

Ami si stava ancora facendo un paio di sane risate.

Lui le mise un braccio attorno alla vita. «Vieni anche tu a Suzuka, vado a prendere un altro biglietto.» E a cambiare il suo. Nella vita bisognava darsi delle priorità.

Lei ci rifletté su per qualche momento. «Quello è un fine settimana libero per mia madre, me ne sono ricordata solo adesso. Ne ha solo uno al mese e lo passiamo sempre insieme. Inoltre per arrivare in tempo per l'inizio della gara non bisogna pernottare fuori?»

Pernottare? Crap.

Lei si rannicchiò nelle spalle. «Prima mi era sfuggito.»

A lui non era neppure venuto in mente. Idiot. Avrebbe dovuto prendere un biglietto anche per Ami e pregarla in ginocchio di andare con lui. Le sarebbe sembrata una gita e sarebbe stata una scusa perfetta, un'occasione perfetta per fare in una sola notte i passi che erano mancati in quattro mesi.

Ami lo stava studiando, ignara. «Volevi che venissi?»

Cento volte sì, ma non per la gara. Guardò le sue labbra rosa semiaperte, la linea del collo che spariva dentro la camicia e gli occhi, quelli che si erano fatti duri come acciaio quando lei lo aveva lasciato. Quelle stesse iridi erano diventate pozze di disperazione quando lei gli aveva raccontato la bugia a cui l'aveva sottoposto.

Ami non gli aveva mai detto la vera ragione per cui quattro mesi addietro aveva deciso di porre fine alla loro storia, ma era stato lui a farle capire che poteva vivere senza saperlo, se era una cosa di cui lei non voleva parlare.

A volte si pentiva della posizione che aveva preso in quel momento fondamentale, ma non erano che pochi momenti di incertezza. Tornavano alla luce quando una parte inconscia di lui si convinceva che Ami avrebbe potuto trovare un'altra ragione per far finire la loro relazione - una ragione che poteva saltare fuori dal nulla non appena lui avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Non funzionava così, vero? Lui non era sbagliato per lei e non poteva compiere errori di una simile portata senza accorgersene. Ami non era un essere irrazionale e aveva sofferto almeno quanto lui quando si erano separati.

Lei si sporse in avanti. Riuscì ad attirare la sua attenzione quando gli sfiorò la manica della camicia. «Se per te è molto importante, verrò.» 

Per entrambi non era forse più importante la fiducia? Lui non voleva ingannarla. «Non ti preoccupare. Se ti andasse di venire con me mi piacerebbe, ma... possiamo fare una prossima volta, giusto?»

Lei si rasserenò. «Sì.»

Già, grandi inganni non andavano bene. Ma inganni piccoli? «Sono stanco» le disse. Non era neanche una bugia, aveva fatto la fila in piedi per ore. «Ti va di venire a casa mia?» 

Ami si alzò dalla panchina. «Se riusciamo a comprare delle arance, ti faccio una spremuta.»

Oh, le spremute di lei gli piacevano anche più di quelle di Nanny Shoko. Forse perché ad Ami poteva pulire le mani con la bocca. Giusto un dito prima che lei iniziasse a ridacchiare e a arrossire, ma era sufficiente.

Il resto, tutto quello che avevano loro due, era già soddisfacente di suo.

Gli piacevano le risate, le conversazioni, le esperienze, le giornate con lei. Persino il modo in cui era cambiato per stare al suo fianco, come se, invece di diventare una persona nuova, avesse semplicemente trovato un equilibrio nascosto dentro di lui.

Era diventato più calmo, meno scontroso, maggiormente paziente, più a proprio agio con tutto quello che gli passava per la mente, che fossero romanticherie da sap senza speranza o semplici pensieri folli, tanto assurdi da essere quasi inconfessabili.

Con Ami ne parlava, li lasciava uscire dalla mente e dalla bocca senza riflettere.

Un giorno le aveva detto "Pensi che sia possibile che i buchi neri siano aspirapolveri?"

Lei si era voltata a guardarlo, incuriosita. "E le galassie stanze in cui fare pulizia?"

Neppure il pensiero più cinico o stupido la spingeva a considerare anche lui come tale.

Ami pensava senza limiti e lui era felice di poterlo fare con lei.

 

 


 
Traduzione di alcuni termini:
- absolutely handsome: assolutamente affascinante (oppure bellissimo)
- crap: 'cavolo' ma in versione più volgare :D
- sap: slang per 'sdolcinato', 'melenso'

NdA. Avevo pensato di inserire l'entrata di Mamoru in questo episodio di Aprile, ma... evviva l'ispirazione :)

Penso che farò 'Aprile 2' per introdurre Mamoru o forse posticiperò la cosa a Maggio.

Oh, avevo lasciato intendere in uno spoiler che avevo lasciato in giro che questo episodio sarebbe stato incentrato sulla parola 'Motegi' e invece alla fine è stato 'Suzuka'. Avevo scelto Motegi perché si svolgeva in Aprile (a meno che non stia commettendo clamorosi errori), anche se c'è da considerare che nel 1996, anno in cui si svolge questa scena, mancava ancora un anno all'inaugurazione di questo circuito. Suzuka era il luogo dove si correva la tappa giapponese del motomondiale in quegli anni. Alla fine sono passata definitivamente a questa scelta perché il circuito di Suzuka è abbastanza lontano da Tokyo da giustificare la storiella del pernottamento di cui ho parlato ;) Unico neo: il GP di Suzuka, sempre se non erro, si svolge in Ottobre. Permettetemi la licenza e perdonatemi anche se ho detto castronerie con riguardo ai motori delle auto. Ami ne sa qualcosa, io no :D Se c'è qualcosa da correggere in merito a questo fatemi pure sapere.

Oh e naturalmente commenti su questo nuovo piccolo episodio sono sempre ultra-graditi *_* Non punite Ami e Alexander per le attese di 'Verso l'alba' ç_ç Ho dovuto fare un pochino di pausa dalla stesura della seconda parte dell'ultimo capitolo, altrimenti non mi viene fuori bene.

Alla prossima!

ellephedre

   
 
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