Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: report    29/04/2011    5 recensioni
Inuyasha ha commesso il suo più grande errore. Il suo più grande incubo è diventato realtà. Tutto quello che credeva sarà andato perso?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bene, altra one ripescata dal mio vecchio archivio. Spero piacerà.






Pensavo.
Credevo.
Ci speravo.
C’è stato un tempo in cui odiavo tutti.
Non m’importava di niente e di nessuno.
Loro non mi volevano e io non volevo loro.
Mi denigravano e io li terrorizzavo.
Ridevano alle mie spalle e io mostravo i denti, ringhiando.
Poi è cambiato
Lei rideva insieme con me e io ero felice.
Le voleva stare con me e io volevo cambiare.
Lei mi sorrideva e tutto perdeva importanza.
Il cielo, le stelle, la natura.
Per lei sarei cambiato ancora di più.
Ma poi quel fumo, le fiamme, la freccia e il dolore di aver perso tutto mi aveva annientato.

Tutto poi era ricominciato.
Le urla.
Le risate e...
L’isolamento… fino a lei.
Lei che come l’altra rideva con me.
Lei che come l’altra voleva starmi al fianco.
Ma lei di più
Ha lottato contro i miei timori e la mia paura.
Mi è stata affianco quando ero solo e disperato.
Sentivo le sue braccia stringermi e sussurrarmi va tutto bene. Non preoccuparti.
NON SEI SOLO.
Per lei, in segreto, sorridevo di nuovo.
Per lei in segreto amavo di nuovo.
Per lei sarei cambiato ancora.
NO!
Lei non voleva.
Lei voleva me così.
Imperfetto per me.
Perfetto per lei.
L’avevo capito da molto, ma adesso lo so.
Ho amato poche volte in vita mia, ma mai così.
Ma mai come amo lei.
Adesso lo so.
Adesso vorrei.
Adesso il sangue macchia le mie mani… sono perduto.
Mi sbagliavo.





Pensavo.
Credevo.
Ci speravo.
C’è stato un tempo in cui credevo che la vita fosse tutta qui.
La scuola.
Le amiche.
I compiti.
Tutto in pochi passi.
In pochi eventi.
Credevo che il mondo fosse sì un mondo violento, ma che in fondo tutti si potessero voler bene.
Amavo mia madre, mio nonno e mio fratello più della mia vita.
Non avrei mai pensato che avrei potuto amare di più
Allo strazio.
Alla follia.
Tutto era perfetto, calmo, lineare e poi lui.
Lui colmo di rabbia, ma sensibile.
Lui scontroso, ma dolce.
Lui che urla che vuole stare solo, ma che so sciogliersi al mio abbraccio.
Credevo che lui amasse lei.
Per sempre.
Per l’eternità.
Ed ho scoperto nuove sensazioni.
La rabbia.
La gelosia.
Ma poi ho capito la cosa più importante.
Lui alla fine tornava sempre da me.
Era questo.
Era questo il suo modo di dirmi ti amo.
L’ho visto in quello sguardo.
Percepito nelle sue labbra socchiuse.
Adesso lo so.
Adesso vorrei.
Adesso il sangue macchia la mia divisa… sono perduta.
Mi sbagliavo.





Pensavo.
Credevo.
Ci speravo.
C’era un tempo dove il mio più gran divertimento erano loro.
Le loro sottane.
I loro lineamenti gentili.
Le donne.
Sono cresciuto così.
Donnaiolo!
Credevo che mai.
Mai nessuna avrebbe fatto palpitare il mio cuore.
Credevo che nessuna donna mi avrebbe mai accalappiato e lui mi aiutava.
L’idea di sparire da un secondo all’altro.
Di perdere tutto per colpa sua.
Di sparire in una buca, solo, come mio padre.
Tutto andava vissuto.
Niente doveva andare perso.
Nessun letto lasciato freddo.
Poi però i tuoi occhi.
Così scuri.
Così caldi.
Un’anima splendida.
Forte e gentile.
Buona e orgogliosa.
Adoravo i tuoi lunghi capelli, quando sciolti volavano nell’aria.
Quella tuta poi esaltava le tue forme e io m’incantavo ad osservarti mentre volavi libera e leggera in groppa a Kirara.
Non potevo fermare la mia mano che leggiadra si avvicinava al tuo sedere.
Amavo anche quei tuoi schiaffi.
Mi sono innamorato come un principiante.
Cotto.
Adesso lo so.
Adesso vorrei.
Adesso il sangue macchia la mia veste… sono perduto.
Mi sbagliavo.
Pensavo.
Credevo.
Ci speravo.
Nella vita tutto per me era già deciso.
Dalla mia nascita tutto era già scritto.
Credevo che sarei cresciuta accanto a mio padre e mio fratello diventando una guerriera perfetta.
Pensavo che avrei vagato per villaggi e villaggi sterminandoli tutti.
Poi, di sera sarei tornata alla mia capanna.
Avrei preparato la cena a mio padre e avrei insegnato le ultime tecniche a mio fratello.
Ma avrei pensato ciò.
Mai avrei sognato di vederli perire sotto i miei occhi.
Vedere lui, mutare, guardarmi senza riconoscermi.
Troppo dolore.
Troppa sofferenza.
Volevo vendetta.
Vendetta e solitudine.
Ma poi quel mare incastonato mi aveva stregato.
I suoi occhi così profondi.
Quell’aria sbarazzina.
Lui non lo sa, ma di notte, di nascosto l’osservo.
Le linee del suo volto.
Mature, da uomo.
Amo i suoi sorrisi rivolti a me, sperando nel profondo che nascondano molto altro.
Lo speravo, ma temevo.
Temevo l’amore perché fuggivo dalla sofferenza.
Ma lui ha abbattuto tutte le mie barriere e alla fine ho capito che mi ama.
Adesso lo so.
Adesso vorrei.
Adesso il sangue macchia la mia tutta… sono perduta.
Mi sbagliavo.





Credevo di avere più tempo.
Credevamo di avere più tempo.
Tutto rapido.
Fulmineo.
L’attacco e le ferite.
Sangue.
Dolore.
Sofferenza.

Adesso fisso lui.
Lui che è me.
Le sue lacrime miste alle mie.
Le sue mani sporche come le mie.
Non può essere vero.
Non può finire così.
NO!
NO!
NO!
Devo parlare ancora.
Devo poter urlare al mondo ciò che sento per te.
Vedo il dolore dei miei occhi, riflesso nei suoi.
I suoi sono i miei.
I miei sono i suoi.
Lo devi sapere.
Devi sentirlo non solo pensarlo.
Sperarlo.
Crederlo.

Voglio che tu, come lei, senta il nostro cuore battere all’unisono.
Voglio che tu, come lei, sorrida quando lo diremo.
Urleremo.
Strepiteremo.
Voglio il futuro che mi merito.
Pretendo di avrei un futuro.
Un futuro con te.
Osservo le sue mani stringere le tue e accarezzarti la fronte.
Troppo dolore.
Abbasso lo sguardo e sposto una ciocca ribelle dal tuo volto.
Nera come la pece.
Come l’oblio.
Lì il sangue non è giunto.
Il tuo volto come il suo è lindo.
Poi lo vedo.
Non è vero.
Le mie mani macchiate di sangue ti hanno sporcato, così com’è sudicia la sua fronte.
Sento le lacrime colpire la stoffa e alzo la testa per vederne altre, ma poi mi rendo conto che tu non piangi.
Sono io.
Mie le lacrime che cadono, che chiedono pietà.

Posso aver fatto questo?

Eppure l’odore non mente e neanche il suo sguardo sconvolto.
Che cosa ho fatto?
Che cosa abbiamo fatto?
Osservo Miroku che s’inchina sopra il petto di Sango e singhiozza.

Che cosa posso fare?

Sento le sue parole di dolore, sofferenza e sono le mie.
Quell’attacco cosa ci ha fatto fare?
Colpire lei.
Colpire loro.
Non un’altra volta.
Non voglio perdere un’altra volta il mio cuore.
Se lo perdo di nuovo, so che non lo troverò più
Andrà perso.
Sarei morto.

Scuoto la testa e sollevo il corpo di Kagome mentre lui mi fissa.
Non mi arrendo.
Non così.
Mi avvio e lui mi urla dietro.
Neanche mi volto.
Lei è forte.
Sono forti.
Non possiamo cedere.
Sempre senza voltarmi lo sento al mio fianco e sento le urla dell’intero villaggio.
Lei che mi filmina.
Che afferra i corpi e che sparisce lasciandoci lì.
Per ore.
Per giorni.
Per mesi.
La sofferenza è infinita.



Colpire le persone che ami è un abominio.

Sapere cosa stai facendo, ma non riuscire a fermare il proprio corpo, l’inferno.

Nei mesi ho lavato milioni di volte quelle mani e sulle sue noto ancora i segni dello sfregamento.
Ma l’odore è sempre lì.
Come il rosso del sangue.
Lo vedo lo stesso.
Odio le mie mani.

Odio i miei artigli, ma adesso loro scorrono leggeri su una candita pelle, timorosi.
Osservo le mani di lui massaggiare le spalle semi nude.
Tremano.
Tremeranno per sempre.
Nel ricordo.
Nell’incubo di ciò che è stato.

Sento le piccole dite stringere le mie, artigliate e per un secondo le ritraggo.
Lei sorride.
La luna sparisce, compare il sole.



“Io amo tutto di te. Non pensare ad altro!”


Una semplice frase e io rinasco.

Pensavo di non avere più tempo.
Pensavamo di aver perso tutto.
Pensavo male.
Credevo che non avrei più avuto il coraggio di dirtelo.
Ma poi lui l’ha fatto e ho creduto di poter fare altrettanto.
Avevo ragione.
Speravo con tutto il cuore che saresti sopravvissuta.
Anche odiandomi, così come lo pensava lui.
Speravo che non mi avresti cacciato dopo tutto quel dolore.
Speravo bene.
Adesso non penso, non credo, non spero, ma vivo.
Vivo il presente, sognando il futuro.
Vivo con te.
Per te.
Per voi.
Osservo lui che mi sorride.
Abbiamo sofferto entrambi credendo di averle perse dopo tutta quella battaglia, ma adesso avremo le nostre famiglie, ma…

Dopo tutto…

Una cosa la penso.
TUO FIGLIO DOVRà STARE LONTANO DA MIA FIGLIA!





   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: report