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Autore: bice_94    29/04/2011    11 recensioni
Castle: mi sposo Kate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrebbe solo voluto corre via, come quando nei sogni si cerca in tutti i modi di sfuggire ad un mostro che inesorabilmente ti raggiunge e non può essere fermato.
Si sentiva in trappola, bloccata da sé stessa.
In quel momento si era distrutto tutto il suo mondo mentale, in cui si era sempre sentita coccolata da quell’amore che sapeva di ricevere, ma senza essere obbligata a ricambiarlo.
Era un discorso egoistico, ma leniva la sua solitudine.
E invece, stavolta quell’amore se n’era andato.
La giornata non era stata particolarmente movimentata e perciò Beckett e Castle avevano trascorso il loro tempo riempiendo noiose scartoffie.
Castle era stranamente silenzioso e la cosa poteva essere ritenuta come campanello d’allarme.
B: va bene, ora basta. Chi sei? Cosa ne hai fatto del vero Castle?
Lo scrittore sembrò risvegliarsi da uno stato assente.
C: ma che dici? perché?
Beckett lo guardò di traverso.
B: come perché? Mi stupisco di me stessa, ma inizio a sentire la mancanza della tua interminabile parlantina.
C: oh, quello. Niente, tranquilla.
B: ok, ci rinuncio.
La detective scosse un po’ la testa, ma senza dare troppo importanza a quel comportamento, continuò il suo lavoro.
Fino a quando quelle parole la congelarono sul posto.
C: mi sposo Kate.
Il battito si ferma, il respiro si blocca e nelle orecchie solo l’eco di quelle parole che in quel momento hanno lo stesso effetto di una lama che si conficca lentamente nello stomaco.
La mano di Beckett ebbe un tremito, leggerissimo, di cui nessuno si sarebbe accorto.
I suoi occhi si rialzarono, fino al volto di Castle ed indugiarono un po’ su di lui.
La gola è così pesante che non riesce a parlare, ma si sforza perché non può lasciarlo così, con il suo silenzio.
B: oh..
Forse non era una gran risposta, ma in quel momento non aveva saputo fare di meglio.
Sapeva di quella storia con un’attrice sicuramente bellissima, ma non avrebbe potuto immaginare questo.
B: sono contenta. Spero solo che questa volta possa andare bene.
Cercò di rendere convincenti le sue parole con un sorriso, ma fu così spento che non avrebbe mai potuto ingannare lo scrittore.
B: io, senti.. ora devo andare. Scusa..
La detective si voltò in fretta per prendere la sua giacca ed andarsene, ma non lo fece abbastanza velocemente da impedire allo scrittore di vedere quella lacrima traditrice che le era scesa sulla guancia.
Beckett non si fermò, ma riuscì ad entrare nell’ascensore, sperando che la portasse lontano da lì.
Le porte si stavano chiudendo quando una mano le bloccò e un uomo entrò in quello spazio che diventava ogni secondo più soffocante.
Beckett si asciugò velocemente le lacrime e abbassò lo sguardo, sperando che Castle non parlasse.
C: Kate, perché piangi?
La donna non rispose, rimase immobile, ma l’uomo l’afferrò per le spalle e la fece voltare verso di sé.
C: perché piangi, se sei tu che non mi vuoi vicino? Perché mi allontani? Rispondimi Kate.
Beckett alzò lo sguardo e per un momento si vide riflessa nella parete metallica dell’ascensore.
Era una bella donna, capelli lisci e lunghi e l’espressione di chi sa di aver appena perso la sua occasione.
Non si riconosceva.
Si vedeva riflessa, ma era come se fosse un’altra persona.
E poi cercò di parlare, ma dalla sua bocca non uscirono parole e dalla sua gola non fu emesso suono.
Castle scosse la testa e lasciò andare malinconico le sue spalle e, quando l’ascensore si fermò, uscì senza guardarsi indietro.
Lei stava gridando, ma evidentemente nessuno la sentiva.
E qui si svegliò.
Era sul divano, si era addormentata.
Si passò una mano tra i suoi corti capelli e si guardò attorno.
Era stato solamente un sogno. E che strano sogno.
La televisione continuava a trasmettere programmi demenziali in sottofondo e sul piccolo tavolo accanto a lei era poggiato un libro.
“Storm Rising” di Richard Castle.
Un sorriso comparve sul volto della detective pensando allo strano sogno di prima.
Castle che lavorava con lei?
Lui che la chiamava per nome?
Lei che piangeva per il fatto che lo scrittore si sposasse?
Lui che la rincorreva?
Doveva aver mangiato troppo.
Certo, non che fosse male poter conoscere veramente lo scrittore, ma era una cosa probabilmente impossibile per una semplice detective del NYPD.
Si sarebbe accontantata dei suoi libri.
Così, Beckett afferrò il suo libro, lo aprì alla prima pagina e passò un dito su quella scrittura un po’ affrettata eppure così espessiva dello scrittore.
Lo squillo del suo cellulare interruppe i suoi pensieri e si affrettò a rispondere.
B: Beckett.
E: sono Esposito. Abbiamo un omicidio e credimi, è veramente molto interessante. Un’assistente sociale ricoperta da petali di rosa.
B: arrivo subito.
Si alzò dal divano e, sorridendo, si preparò per iniziare la sua indagine. 
   
 
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