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Autore: Keiko    30/04/2011    8 recensioni
[Nathan Youg/Kelly Bailey] Quando vedi una persona morta la ricordi sempre in quell’istante: strappato alla vita, senza sorrisi o emozioni, senza un alito di vita, solo involucri vuoti pronti da gettare sotto metri di terra.
A chi rimane, cosa resta?
Solo il peggiore dei ricordi e a lui, la sfiga di non riuscire a distinguere un morto da un vivo, cazzo.
Ne sarebbe uscito pazzo, da tutto quel casino: parlava con i morti come se fossero vivi e parlava ai vivi come se fossero dei deficienti.
In quel momento Nathan aveva pensato a un mucchio di cose senza senso: agli occhi verdissimi di Kelly incorniciati dalla matita nera sbavata, a quell’abito nero troppo corto, al fatto che non ci sarebbe mai più stato il suo modo di parlare da teppista o il fatto di mettersi a piangere per una stronzata come la morte di un cazzo di gorilla.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Sweet Revenge © [16/04/2011]
Disclaimer: Tutti i personaggi di Misfits appartengono ai produttori e agli sceneggiatori, alla casa di produzione inglese e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti.
Nessun copyright si ritiene leso.


“When the rainy days are dying Gotta keep on, keep on trying”
(“Keep on movin’”, Five)
 
 
Nathan non spiccava per coraggio, ma se c’era una cosa che non riusciva a comprendere era come le cose che coinvolgevano Kelly potessero renderlo un leone o, quanto meno, un aggressivo cucciolo dagli artigli affilati.
Lui e Kelly ci avevano provato a stare insieme - nel senso fisico del termine – ma la cosa si era rivelata un totale fallimento. Nate si era chiesto se fosse stata la foga, se gli avesse letto nel pensiero trovandoci qualche idea del tutto azzeccata alla situazione in cui si trovavano: lei sotto e lui sopra e una gran voglia di scopare che Kelly avrebbe catalogato come una grandissima merda – e lui uno stronzo – o se invece non fosse che davvero, tra loro, non c’era proprio nulla e stava tutto chiuso nella sua testa.
Aveva fissato la città battuta dalla pioggia, e si era ritrovato a credere che non ci sarebbero più state le solite stronzate sulla terrazza del centro sociale, niente più Red Bull bevute a scrocco e tute arancioni a stagliarsi contro il cielo terso e le loro facce da fancazzisti con spazzettoni in mano intenti a ripulire la città dai suoi stessi rifiuti.
Anche loro erano rifiuti di quella società, in un certo senso, però della miglior specie.
Barry si era messo in testa che dovevano fare i supereroi, anche se non avevano ben chiaro il motivo per cui proprio loro dovessero – in qualche modo – salvare il mondo.
Da cosa poi? Quel pervertito di merda… sempre a sparare cazzate da disadattato.
Con le divise, comunque, erano veramente dei gran pezzi di fighi. Non che lui non lo fosse, durante il giorno, ma con il costume addosso si era sentito davvero immortale. Lo dimenticava spesso, che non sarebbe mai morto, non ci aveva ancora fatto l’abitudine al superpotere che la tempesta gli aveva scaricato addosso con la pesantezza di chicchi di grandine grossi come auto.
Comunque il problema, ora, era Kelly.
Se avesse potuto ricordare Mr. Latticino e ogni secondo di quella stramaledetta notte avrebbe dovuto fare i conti con la fottuta paura che ti attanaglia lo stomaco quando quel poco di bello che possiedi ti viene strappato con tanto di calcio nelle palle. Mr. Latticino l’aveva ammazzata e lui senza nemmeno pensarci era andato a prenderlo dal suo buco di merda per poi farsi lobotomizzare come un fesso da una mozzarella e tutto perché gli era salita una rabbia cieca, dentro, quando il fantasma di Kelly in lacrime gli aveva detto di correre dagli altri, che erano tutti fottuti e lei scomparsa per sempre.
Quando gli era apparsa alle spalle e gli aveva bisbigliato “Sono morta, cazzo”, tutto quello che aveva pensato era che non avrebbe potuto più vederla ridere e che la prima cosa che avrebbe ricordato di lei, da quel momento in poi, sarebbe sempre stato il suo cazzo di fantasma in lacrime.
Quando vedi una persona morta la ricordi sempre in quell’istante: strappato alla vita, senza sorrisi o emozioni, senza un alito di vita, solo involucri vuoti pronti da gettare sotto metri di terra.
A chi rimane, cosa resta?
Solo il peggiore dei ricordi e a lui, la sfiga di non riuscire a distinguere un morto da un vivo, cazzo.
Ne sarebbe uscito pazzo, da tutto quel casino: parlava con i morti come se fossero vivi e parlava ai vivi come se fossero dei deficienti.
In quel momento Nathan aveva pensato a un mucchio di cose senza senso: agli occhi verdissimi di Kelly incorniciati dalla matita nera sbavata, a quell’abito nero troppo corto, al fatto che non ci sarebbe mai più stato il suo modo di parlare da teppista o il fatto di mettersi a piangere per una stronzata come la morte di uno cazzo di gorilla.
Okay, quella era stata una parentesi da coglioni: si era scopata un animale e non era stata con lui, ma in cosa avevano sbagliato?
Nate cazzo, mi sembra di stare con mio fratello.
A lui non era sembrato così, ma non c’era molto da aggiungere quando Kelly si ostinava e diceva no, era davvero un no, non come quelle tipe che lo facevano per sentirsi lusingate da un’elemosina che sfociava in genere in una scopata veloce e senza troppe aspettative sul risultato finale.
Quando l’aveva vista piangere per la morte dello scimmione si era ridotto a non pensare a nulla, incredulo e impotente davanti alla sua dichiarazione: per una volta che trovo un tizio carino, a cui piaccio per quella che sono, è una cazzo di scimmia.
Lui non era una scimmia, magari un cazzone, però a lui piaceva comunque.
Aveva persino pensato che fosse bella quando piangeva e grazie a dio erano arrivati Barry, Curtis e Alisha a scaldare l’atmosfera ed evitare che Kelly lo beccasse con quei pensieri scomodi in testa.
Kelly non era bella: non era figa come Alisha, ma la sua forza stava tutta nella lingua tagliente e nella rapidità con cui sapeva alzare le mani.
Kelly non aveva mai paura di niente.
Kelly era bella perché non esitava mai e aveva perennemente quell’aria scazzata che nascondeva tutto quello che ci stava dietro: lacrima facile, un cuore troppo tenero, la sensibilità di chiedere scusa e difendere Barry – quindi il più debole – senza tirarsi indietro.
Quando si trattava di Kelly diventava tutto relativo attorno.
 
 
“Ehi, che faccia che hai. Sembra che ti abbiano appena strappato la lingua. Che cazzo ti succede?”
“Pensavo a cosa faremo ora. Voglio dire, saremo dei cazzo di relitti sociali ancora!”
“Usciremo di qui e andremo a bere qualcosa no?”
“Poi ognuno per la sua strada?”
“Che cazzone che sei. Secondo te dobbiamo smettere di vederci solo perché non ci dobbiamo vestire ogni giorno con questa tuta orrenda? Abbiamo così tanti scheletri nell’armadio che Simon ci costringerà a vivere in qualche cazzo di bunker.”
Nathan l’aveva guardata ed era scoppiato a ridere, nervosamente, la pioggia che incessante batteva la terrazza.
“Mi spieghi che cazzo ci fai qui sopra con il diluvio? Siamo già stati fottuti una volta con la tempesta, ne vuoi un’altra?”
“Magari trovo un potere più figo e posso cambiarlo con questo, anche se essere immortale è assolutamente il potere indiscusso del leader.”
“E’ una merda. Sono tutti una merda, Nate.”
“E perché?”
“Perché ci porteranno un sacco di cazzi amari.”
“Giocheremo ai supereroi e ci vestiremo con quei costumi fighi che Barry ci ha trovato per la festa in maschera e…”
Kelly l’aveva colpito con una manata dietro la nuca, costringendolo a fare una delle sue tipiche espressioni da vittima innocente.
“Adesso che ho detto di sbagliato?”
“Si chiama Simon, cazzone.”
 
 
Se avesse avuto il potere di leggere dentro Kelly, Nate avrebbe potuto vedere le sue lacrime notturne davanti al video che Simon le aveva regalato dopo il suo funerale, o quel pentimento che l’aveva colta quando aveva realizzato che non sarebbe più tornato indietro, infilzato come uno spiedino sulla ringhiera della recinzione del centro sociale e passato da parte a parte dall’inferriata.
Noi siamo bellissimi.
Kelly aveva ricordato per giorni ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo pensiero incautamente lasciato libero e alla sua mercé: aveva vissuto immersa nel passato per giorni, nel detto e nel non detto, pregando Curtis di riavvolgere il tempo e di riportarle indietro Nathan, ma senza risultato.
A che cazzo servivano i loro poteri se non potevano utilizzarli a loro piacimento?.
Non c’era stata pietà né clemenza né tanto meno un potere utile: erano tutta una merda, se poi dovevano morire e nemmeno riuscire a utilizzarli quando desideravano farlo.
Erano solo un fottutissimo peso, come quello che le schiacciava il cuore in quel momento, quella sensazione atroce di quando sai di non avere la possibilità di riparare ai tuoi errori restando così in balia dei rimpianti, il game over di una partita in cui la posta in gioco è la tua vita.
Poi Nate era tornato, ci avevano provato ed era finito tutto nel giro di … dieci minuti?
Kelly si era persino chiesta se fosse innamorata di lui, ma si considerava davvero troppo intelligente per finire a letto con quell’idiota. C’erano pensieri di Nathan che però la perforavano come pugnalate, la trafiggevano da parte a parte lasciandola di stucco e in balia di quell’incertezza adolescenziale che addosso a una come lei risultava a dir poco patetica e fuori luogo.
Lei e Nathan si erano scelti: avevano una corazza addosso che era impossibile da scalfire e quando a tratti restavano nudi davanti allo specchio, si riflettevano l’una nell’altro.
C’era un oceano profondo in cui potevano addentrarsi in apnea senza soffocare, un’immensità da cui sarebbero emersi entrambi senza intoppi solo restando insieme.
I silenzi di Nate, Kelly li comprendeva tutti.
I silenzi di Kelly, Nathan cercava di decifrarli in modo impacciato: ma riusciva comunque ad accettarli e riempirli.
 
 
“Secondo me Barry ci farà ammazzare tutti.”
“Ci ha salvato la vita, l’ha detto anche Curtis. Almeno credi a lui.”
“E’ un cazzo di tossico!”
“Anche tu, idiota.”
Nathan si era infilato le mani in tasca camminando sotto la pioggia, scostandosi dalla tettoia sotto la quale era incastrato sino a pochi istanti prima, tra la ragazza e il muro, entrambi con le spalle rivolte verso l’edificio intenti a scrutare un orizzonte incerto come il loro futuro.
Il profumo di Kelly era inconfondibile, non aveva voglia di farsi leggere i pensieri proprio in quel momento. Era debole, cazzo, e lei sempre troppo forte e adulta.
“Ehi! Ma dove cazzo vai? Ti prenderai un accidenti, Nate! Nate!” urla al vento, perse tra la pioggia e i lampi. “Che testa di cazzo.”
Kelly si era staccata dalla parete raggiungendolo sotto la pioggia.
“Perché mi segui?”
“Perché ti comporti come se fossi pazzo?”
“Lavorare ai servizi sociali ti ha fatto sviluppare anche un certo amore per il genere umano?” aveva ammiccato lui, lanciandole un sorriso insolente.
“Quanto ti odio quando fai così.”
“Mi piace quando mi dici che mi odi, ripetilo”, l’aveva rimbeccata invitandola con un gesto delle dita sottili ad avvicinarsi a lei, mordendosi il labbro inferiore con quel suo solito modo da ninfomane del cazzo.
“Vaffanculo.”
Aveva accompagnato la propria affermazione dando un colpo secco con la testa dall’alto verso il basso, la coda di cavallo che aveva sferzato l’aria lanciandogli addosso altre gocce di pioggia.
“Mi piace anche quando mi mandi a farmi fottere. Mi piace tutto.”
Kelly l’aveva fissato dal basso della sua statura – troppo grassa, per i suoi canoni di bellezza, troppo cazzuta per un moccioso come Nate e, soprattutto, troppo sorpresa per poter replicare con una qualsiasi frase ad effetto – spalancando la bocca, le pupille che sembrava dovessero schizzare verso il cielo.
“Mi andava di dirtelo. Sai, dopo il gorilla… magari hai bisogno di essere rassicurata.”
“Nate… vaffanculo.”
Non era bravo a parole, ancora meno a gesti e Kelly stava già scivolando lontano prima che potesse proseguire o fare altri danni, acuendo il divario tra loro e macinando miglia immaginarie in un paio di passi soltanto.
Era brava a scappare, lei, e lui in quanto a pensieri?
Lo penso davvero. Mi piaci.
Kelly si era arrestata, le mani lungo i fianchi, e si era girata verso di lui, il fragore dei tuoni a coprire la sua voce.
“Non ti ho sentito!”
Si era avvicinata a lui fermandosi a pochi centimetri dal suo viso con aria di sfida, la punta del suo naso a sfiorargli il mento.
“Non funziona, Nate. Ci abbiamo già provato e mi sembra una cosa malata.”
“Volevo solo che lo sapessi”, gli aveva risposto lui sollevando la spalla destra, spostando lo sguardo verso il cielo greve di nubi grigie e minacciose, storcendo le labbra in quella sua tipica smorfia che foggiava ogni volta che diceva la verità, quello scemo, posandole poi un bacio sulla fronte nuda e fradicia di pioggia.
“Grazie.”
Aveva sorriso, Kelly, offrendogli la peggiore delle espressioni imbranate, prima di allontanarsi definitivamente da lui troncando il discorso e ogni possibile conseguenza imbarazzante da cui non avrebbe saputo come uscire.
Ci proverò sino a quando non cederai. Questa tua idea dello scoparti tuo fratello è una perversione, lo sai?
“Non ti sento, coglione!”
Kelly aveva sbattuto la porta di metallo dietro di sé, lasciandolo solo come un idiota a gridare al nulla. Nathan si era girato su sé stesso, puntando lo sguardo sulla città, su quel mondo che aveva creduto gli appartenesse quando era morto la prima volta, spalancando le braccia tenendo la lattina di birra stretta nella mano destra, agitandola come aveva fatto con la pistola giocattolo in un deja-vu parodistico non voluto.
Quando i giorni di pioggia moriranno, continueremo a provarci e andare avanti. Prima o poi riusciremo a capire qual è il modo giusto per stare insieme.
“Non è solo per colpa di questa tempesta del cazzo che ci siamo conosciuti! Hai capito, Kelly?”
C’è qualcosa di più, scema.
 
 

  


Note dell'autrice.
La storia è il più puro - ed inutile - dei Missing Moments e si colloca dopo l'episodio S02E06.
Gestire un personaggio del calibro di Nathan è oggettivamente IMPOSSIBILE, per cui vi chiedo perdono per lo scempio di cui sopra (;_;)
   
 
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