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Autore: AvrillinA    30/04/2011    5 recensioni
< E’ lui > dissi facendogli cenno con il capo. Lui ovviamente non mi notò. Era intento a fare tutt’altro.
< Scherzi vero? E’ mio fratello! > esclamò.
< Come.. come si è permesso di darti fastidio. Ah, ma ora mi sente! > disse in procinto di raggiungerlo.
Le afferrai il polso < No, Alice, lascia perdere. Non credevo fosse tuo fratello >
< E comunque ci ho già pensato io a vendicarmi > le spiegai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1 capitolo Capitolo 1



NEW LIFE

Bloccai immediatamente la sveglia. Non era servito a nulla impostarla. Quella notte non avevo dormito per niente.
La causa era abbastanza semplice: primo giorno di scuola.
Nuova casa, nuova città, nuova scuola e soprattutto nuovi amici. Non potevo definirmi una persona molto socievole; anzi per me le amicizie contavano poco e non avevo nessuna intenzione di intraprenderne una.
Mi alzai dal letto ancora rimbambita. Nemmeno mi accorsi di essere inciampata sui miei stessi piedi finche non vidi il pavimento a pochi centimetri da me.
D’ istinto mi parai con le mani ma non fu sufficiente.
La botta era stata piuttosto rumorosa tanto che mio padre venne a controllare nella mia camera.
<  Bells, che è successo? Ho sentito un boato > disse un po’ in ansia.
<  Nulla di grave, papà. Sono solo caduta, come al mio solito > dissi cercando di tranquillizzarlo. Non mi andava di chiamarlo Charlie nonostante era da 17 anni a questa parte che sentivo mia madre chiamarlo così.
I miei genitori erano divorziati sin da quando io ero neonata. Forse il loro amore non era stato così forte da superare alcune crisi post-matrimonali.
< Che ne dici di scendere giù? Ho fatto i pancakes > lo disse in un modo così fiero di se che per un istante credetti che mio padre dovesse essere un ottimo cuoco.
Mi ricredetti, però, nel momento in cui ingoiai il primo boccone di quella specie di poltiglia.
< Oh bhè, non sono il massimo > si giustificò.
Forse anche lui si rendeva conto di essere negato ai fornelli.
< Non preoccuparti. Da domani cucinerò io > dissi con un mega sorriso.
Adoravo cucinare ma soprattutto adoravo mangiare. Non si direbbe dal mio fisico asciutto. Guardai l’orologio in cucina.
Segnava le 7 e 35.

< Cazzo > imprecai sottovoce ma purtroppo Charlie mi sentì.
< Cavolo... >mi corressi
< E’ tardi > continuai alzandomi dalla sedia e correndo in camera mia per scegliere cosa avrei indossato quel giorno.
In realtà ci impiegavo un nano secondo per sceglierli.
Odiavo in assoluto indossare vestiti attillati. Preferivo piuttosto vestiti larghi che non lasciassero intravedere nulla del mio aspetto fisico. Come era prevedibile indossai il primo jeans che mi capitò a tiro e la prima maglia in vista sul mobile dell’armadio.

Lavai i denti e mi pettinai. I miei capelli quella mattina non volevano proprio saperne di mettersi al loro posto. Erano crespi e pieni di doppie punte.
Lasciai perdere. Non ne valeva davvero la pena. In fondo tutto ciò che chiedevo era solo di passare inosservata. L’essere guardata era l’ultima cosa che volevo.
Indossai i miei soliti occhiali neri e misi lo zaino in spalla.
Ok, ero pronta. Scesi le scale desiderosa di raggiungere la mia “nuova” auto.
Mi era stata regalata da mio padre la settimana scorsa, un suo regalo di benvenuto.
< Ciao papà > lo salutai prima di aprire la porta di casa.

< In bocca al lupo; e mi raccomando.. fagli vedere chi sei > disse.
< Certo, certo > risposi ridendo mentre uscivo di casa.
Mi sedetti in macchina cercando di restare calma. Non doveva essere poi così complicato il primo giorno di scuola. Dovevo solo andare in segreteria per prendere i miei orari ma più che altro mi occorreva una piantina della scuola.
Erano le 8 meno 10. Sarei arrivata in anticipo. Meglio così.
Partii ingranando la retromarcia per uscire dal vialetto. Ahimè, peccato che non avevo notato il bidone della spazzatura. Inchiodai un secondo prima di urtare.
“ Incomincia bene la giornata ” pensai tra me e me.

Il tragitto casa-scuola non era lungo. Impiegai circa 5 minuti per raggiungere la Forks High School. Parcheggiai nel primo posto libero e uscii dalla macchina.
Immediatamente mi colpii una nuova sensazione. La sensazione di essere un intrusa. Di sicuro ci avrei messo un po’ per ambientarmi.
Facendomi coraggio entrai nella scuola. Solo dopo 2 minuti riuscii a trovare l’ufficio di segreteria.
< Buongiorno > dissi cortesemente rivolgendomi a quella donna che supposi essere la segretaria.
< Sono nuov.. >
Non mi fece neanche continuare la frase che subito mi interruppe.
< Oh si certo, sei Isabella Swan, giusto? > non mi diede nemmeno il tempo di rispondere. Mi limitai ad annuire sconcertata. Come faceva a saperlo?

< Allora… ecco i tuoi fogli > disse ponendomi sul bancone una marea di fogli.
Fortuna che non erano tutti per me. Sarei di sicuro uscita pazza per decifrarli.
Mi spiegò per bene tutto ciò che avrei dovuto fare.
Addirittura mi fece vedere anche la palestra e gli spogliatoi.
Era una gran chiacchierona.
Mi salvò la campanella. Guardai il vecchio orologio che portavo sempre al polso notando che l’ora d’entrata era alle 8 e 15.

< Aula XII > mi ricordò passandomi i miei fogli con su scritto tutto.
< Grazie > risposi cercando di non dare a vedere la paura che avevo in volto.
“ Calma.. calma.. calma.. respira Bella; respira ” mi ripetevo come un mantra mentre raggiungevo la mia aula.
Dovevo solo sopportare quelle 5 ore di inferno in mezzo a delle iene.
Presi la mia postazione. Ne scelsi una a caso a dire il vero. Ne troppo distante dalla cattedra ne troppo vicina. Mentre aspettai trepidante l’arrivo degli altri ragazzi diedi una sbirciatina alle materie:

1 Ora: Letteratura Inglese (Aula XII)
2 Ora: Trigonometria (Aula V)
3 Ora: Biologia (Aula XVI)
4 Ora: Storia (Aula X)
5 Ora: Educazione Fisica (Palestra retrostante)

Quasi sorrisi quando vidi in cima alle materie Letteratura Inglese. Era la mia materia preferita, a parte Biologia. Alzai immediatamente lo sguardo dal foglio sentendo degli schiamazzi sempre più vicini.
Brutto segno. L’ aula stava per riempirsi. Pensai in una maniera per rendermi momentaneamente invisibile. Purtroppo era impossibile; così dovetti accettare l’inevitabile. A quanto pare avevo ragione poiché il gruppo di ragazzi che stava per entrare nella mia aula si bloccò all’istante squadrandomi con aria superiore.
< E questa chi sarebbe? > mormorò qualcuno dalla voce così irritante e stridula che non poteva di certo essere maschile. Cercai con lo sguardo la fonte di quella voce e quando si accorse che anche io la stavo guardando e che forse l’avevo sentita abbassò lo sguardo quasi indignata.
< Dai Jessica che te ne frega > disse ad alta voce un ragazzo biondiccio con i capelli ricci.
Presero tutti posto dietro di me mentre mi osservavano ancora.
Quanto avrei voluto ridurmi ad un microscopico insetto…

                                       ********************************

Mi trascinai fuori dall’aula con il mio foglio in mano, desiderosa di scappare da quell’edificio. Purtroppo non potevo. Guardai quale materia mi aspettava: Trigonometria.
Quando raggiunsi l’aula giusta mi accorsi che c’era già una persona al suo interno.
Aveva capelli corti e neri. Un sorriso stampato in volto.
<  Sei Isabella Swan, giusto? > mi domandò mentre stavo per prendere posto.
< Certo.. Come… come fai a saperlo? > domandai curiosa.
< Oh, qui le cose si sanno in fretta > rispose sorridendomi.
< Se non hai nessun altro con cui stare puoi sederti accanto a me > mi propose con degli occhioni a cui non seppi dire di no.
Ma cosa mi sta prendendo; sbaglio o ero e sono sempre stata la “tipa asociale”?
Mi alzai per prendere posto accanto a lei. Fu molto felice; infatti parlò finche non venne il professore.
< Oh ma che sbadata > mormorò una volta che il professore era entrato.
< Io mi chiamo Alice > disse guardandomi serena.
< Io preferisco essere chiamata Bella > risposi, per la prima volta felice di essere riuscita a rivendicarmi quel nome.
A Phoenix era abituati tutti a chiamarmi Isabella. A me non piaceva per niente essere chiamata in quel modo. Mi sembrava troppo serio. Bella era un nome più semplice e inoltre i miei genitori erano soliti chiamarmi così.
La lezione sembrò volare con Alice che ogni tanto faceva battutine sul modo di parlare del professor Berty. Mi scoprii capace di ridere. Ridere per davvero.
E poi i suoi commenti non mi distraevano per niente.
Al suono della campanella sorridemmo come due ebeti entrambe.
< Cosa hai ora? > mi chiese incuriosita cercando di sbirciare dal foglio degli orari senza voler apparire troppo impicciona.
< Biologia > affermai. < Tu? > chiesi nella speranza che anche lei avesse biologia.
< Educazione fisica > disse sospirando.
< Fa niente dai > dissi sdrammatizzando un po’.
< Ci  vediamo presto > mi salutò Alice mentre uscivo dall’aula.
L’ aula di Biologia era un po’ più distante. Mi persi infatti. Dopo 10 minuti riuscii a trovarla.
Arrivai a dir poco trafelata da quell’impresa titanica.
< Signorina… Swan… dico bene? > mi fulminò con lo sguardo il professore.
< Si > dissi in un tenue sussurro.
< Mi scusi ma non riuscivo a trovare l’aula > mi giustificai.
< Si sieda > disse austero.
Mi guardai intorno. C’era un solo posto libero vicino alla finestra. Mi sedetti prestando massima attenzione durante la lezione.
Sentii qualcosa tra i capelli ma non ci feci caso; doveva essere una mia impressione.
Quando sentii qualcosa di cartaceo e grande colpirmi la testa mi voltai di scatto; pronta a fulminare chiunque fosse quel coglione.
Quando mi voltai la prima cosa che notai erano due smeraldi al posto di due occhi.
Il “coglione” era stato colto proprio nel momento in cui stava per lanciarmi un’altra palla di carta ma si bloccò all’istante.
Con aria strafottente, ma maliziosa allo stesso tempo, alzò le sopracciglia in segno di sfida.
Mi girai verso la cattedra ancora senza fiato. Cazzo quanto era bello. Non avevo mai visto un ragazzo così bello.
 Quando uscii dall’aula cercai di non pensarlo.
Non dovevo permetterlo ma soprattutto un tipo come lui non potevo assolutamente permettermelo.


  
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