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Autore: SweetKaaos    30/04/2011    10 recensioni
"Amare una persona significa anche gioire della sua felicità altrove." F.Volo
Blaine sapeva perfettamente che Kurt era più felice al McKinley ma aveva avuto ugualmente bisogno di vederlo con i suoi occhi, prima di riuscire a scacciare una volta per tuttel'idea che sarebbe tornato alla Dalton.
_K l a i n e_
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata in un momento. Davvero. Mi ero presa una pausa dalla long che sto scrivendo perché mi era venuta voglia di rivedermi la puntata ( più precisamente, la scena di Somewhere Only We Know e quella di Born This Way ) e, come un fulmine a ciel sereno, l'idea per questa storia mi è capitata tra capo e collo e non ho potuto far altro che aprire una nuova pagina di word e scriverla.
Spero che il risultato vi piaccia

Un abbraccio
Elly





* * *


"Amare una persona significa anche gioire della sua felicità altrove."
F.Volo


“Ehi.”

Kurt si bloccò in mezzo al corridoio. Era appena uscito dall’Auditorium, dove lui e i suoi compagni delle New Directions avevano cantato Born This Way, e di sicuro non si aspettava di trovare Blaine ad attenderlo. L’osservò per un tempo che gli parve incredibilmente lungo prima che Quinn gli passasse accanto e gli desse una piccola spintarella per avvicinarlo a lui. La ragazza sapeva che Blaine era lì già da prima: l’aveva notato durante l’esibizione, ma si era tenuta ben stretta quella notizia, lasciando che fosse il ragazzo a decidere se informare o no Kurt della propria incursione al McKinley.

“Blaine… cosa ci fai qui?”

Non che Kurt fosse dispiaciuto della sorpresa fattagli, ma da quel che ricordava a quell’ora alla Dalton c’erano ancora le lezioni e Blaine non indossava neanche la sua divisa! Invece della classica uniforme elegante, vestiva un paio di jeans chiari e un maglione a collo alto blu; tra le braccia stringeva il cappotto e solo per quel motivo non aveva ancora abbracciato Kurt, ora che lo aveva a portata di mano.

“Rachel mi ha mandato un messaggio dicendomi che sarei dovuto venire a vederti.”

“Rachel?!”

Kurt si volse a guardare verso l’interno dell’Auditorium e scorse l’amica, impegnata a chiacchierare entusiasta con Mercedes. Avrebbe scommesso tutti i suoi capelli che la stava mettendo al corrente del suo piano, sempre se anche l'altra ragazza non era una delle menti criminali dietro tutto quello.

“Non prendertela con lei. Mi ha fatto davvero piacere vedere la vostra esibizione. E mi è anche servito per ricordare.” Blaine sospirò e il suo sorriso diventò un mix di sentimenti contrastanti. Kurt non ebbe tempo di chiedere una spiegazione, che questa gli venne fornita. “You were born this way, Kurt. Il palco, le luci, il canto. Questa esibizione è servita a ricordarmi ciò che ho sempre saputo: tu sei una splendida stella che rischiava di affievolirsi fino a spegnersi. I tuoi vestiti, gli accessori, le coreografie e canzoni con i New Directions: tutto fa parte di te. Le divise della Dalton, le nostre regole per uniformarci… non ti si addicevano. Sei sempre stato fuori posto. Certo, ti sei adeguato, hai conosciuto nuovi amici e hai vissuto dei momenti bellissimi, ma… non eri Kurt Hummel al cento per cento. Questo,” Blaine fece un cenno con la testa indicando l’auditorium. “Sei tu; con coreografie folli, una giacca a quadri rossa e nera, una t-shirt dove urli al mondo intero che ti piacciono i ragazzi e che non è un handicap, ma solo una parte di te. Hai una splendida bocca dalla quale escono delle note spettacolari e… e non ti ho mai visto cantare così quando eri con noi. Oggi eri pieno di vita, Kurt.”

“Devo iniziare a preoccuparmi?”

Kurt non sapeva bene come interpretare il discorso del proprio ragazzo. Da una parte sembrava continuare a rassicurarlo sul fatto che il McKinley fosse la sua casa, che capiva il perché fosse voluto tornare dai suoi amici nonostante se ne fosse fatto anche dei nuovi alla Dalton; dall’altra, però, sembrava quasi che lo accusasse di essere stata un’altra persona fino a quel momento. E forse non gli piaceva più nella sua veste esplosiva? Era questo che gli stava dicendo?

“Preoccupati che potresti piacermi di più, e che finisca per rapirti un giorno o l’altro.” Disse Blaine tra una risata e l’altra. Le varie espressioni che avevano attraversato il viso di Kurt in una manciata scarsa di secondi non lo avevano aiutato a mantenere la sua solita compostezza, e ora si ritrovava ad assistere a quella che preferiva e che gli strappava sempre un sorriso intenerito: la confusa. “È tutto a posto Kurt. Davvero. Mi mancherà non averti a mia completa disposizione ventiquattro ore su ventiquattro, ordinerò mocaccini a vuoto, ma è davvero tutto okay. Tu sei perfetto in questa scuola, e noi ci vedremo tutti i giorni dopo le lezioni e nei weekend, ricordi?”

Blaine roteò gli occhi quando vide quelli di Kurt appannarsi dietro un velo di lacrime, e protendendo un braccio verso di lui gli fece cenno di avvicinarsi, offrendogli un conforto che sapeva essergli necessario. Il ragazzo non se lo fece ripetere una seconda volta e con due miseri passi si rannicchiò contro Blaine.
Possibile che bastassero un paio di paroline e il pensiero di aver lasciato quella scuola perché si facesse subito delle paranoie colossali? Nonostante Blaine lo avesse sempre spinto a confidarsi e parlare di quanto gli mancasse il McKinley, e avesse anche capito tutto ciò che gli passava nella testa e quali fossero i suoi reali desideri e bisogni, Kurt continuava a credere che aver lasciato la Dalton fosse molto simile ad una specie di tradimento nei confronti dei Warblers e del suo ragazzo. Andava a momenti: certe volte non ci vedeva nulla di male, altre invece ci sprofondava fino ai capelli e si sentiva soffocare… proprio come in quel momento.

“Non starai mica piangendo, spero. Perché se torni di là con gli occhi gonfi e tracce di lacrime, ho come l’impressione che Finn e il suo amico con la cresta potrebbero venire a cercarmi.” Con una lentezza quasi disarmante, Blaine seguitò a passare la mano tra i capelli di Kurt, nella speranza che quel gesto lo tranquillizzasse.
Una parte di lui gli stava urlando contro, dicendogli di far sentire in colpa il suo ragazzo, cosicché sarebbe tornato alla Dalton e non lo avrebbe dovuto condividere con i suoi amici del McKinley così spesso; per fortuna la sua coscienza e l’affetto che provava per lui erano più forti del suo egoismo. Girò di poco il viso e posò un leggero bacio tra i capelli di Kurt. Era difficile restare fedele alle sue intenzioni se continuavano a piombargli addosso situazioni simili, ma Blaine tenne duro e per evitare altre tentazioni solleticò il collo di Kurt, che, come aveva previsto, rialzò di scatto il viso e lo incenerì con lo sguardo.
“Molto meglio.” Sentenziò.

Kurt rimane per quasi un minuto in silenzio, con un’espressione stranita in volto, fino a quando non si impose di respirare con la dovuta calma. Blaine lo vide rilassarsi: le spalle si abbassarono, i tratti del viso si distesero e le labbra si azzardarono addirittura a mostrare un sorriso. Mr. Schue decise di apparire proprio in quel momento, ricordandogli che lo stavano aspettando in aula, prima di fare retrofront e lasciargli ancora un po' di privacy.

“Devo andare.” Blaine annuì ma non si mosse di un millimetro. Seppur un po' impacciato e non avvezzo a certi saluti, Kurt capì ugualmente cosa volesse. Si avvicinò quel tanto che bastava per sfiorare le sue labbra con le proprie e, ancora da quella distanza, domandò: “Domani sera ti va… di mangiare da me? Potrei cucinare qualcosa mentre guardiamo un film.”

“D’accordo.” Blaine sorrise sulla sua bocca. “I was born to be brave…

Kurt impiegò qualche secondo per riconoscere quella frase come un verso della canzone, e infine a interpretarla come un insulto alle sue doti culinarie. Con ritrovata serenità, allontanò Blaine con uno spintone e arrossì mentre gli rubava la sciarpa semi nascosta tra le pieghe del cappotto.

“Questa me la tengo io fino a domani, per punizione.”

Blaine l’osservò allontanarsi lungo tutto il corridoio, fino a quando gli fu possibile. Sapeva il reale motivo per il quale Kurt aveva compiuto quel furto, e scosse la testa per scacciare quella sensazione di ubriachezza. Certe volte era proprio… non sapeva come definirlo. Era Kurt. He was born in this way.

   
 
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