“Cosa vuol dire che non sei più vergine?” gridai, tra le lacrime. “Io lo sono, l'ho fatto per te! Solo per te”. Deidara ridacchiò e si accese una sigaretta. Era seduto sulla sedia di camera nostra, indosso solo i pantaloni. Cercai di asciugarmi le lacrime, ma ne uscirono di più copiose. Guardai il suo ghigno schernitore. “Che carino che sei, quando piangi, Saso-kun”. Non so come resistevo all'impulso di spaccargli la faccia. “Guardati, sei patetico” continuò, guardando lascivo la patta dei miei pantaloni. “Stavamo per farlo. Potevi possedermi, hai aspettato per un anno. Anzi di più... quanto siamo stati insieme, Saso-kun? Tre anni? E io, piccolo marmocchio ingenuo 'Non sono pronto, oddio, mi sento male'”. La sua voce in falsetto prendeva in giro il Deidara di qualche anno fa. “Ma hey, Sasori, io ho avuto la mia prima volta con una divinità. Bimbo, mi sono fatto fottere da un Dio!”. “Basta, ti prego, smettila...”. Il ghignò di Deidara si ampliò ulteriormente. “Si... e mentre mi fotteva mi dava della puttana divina, sai? Ciò mi rende un semidio”. Ridacchiò. “Deidara, cosa ti è successo?” chiesi, la voce rotta dai singhiozzi. Prese una lunga boccata di sigaretta. Il suo sguardo fu cupo. “Mi hai abbandonato che non compivo quindici anni, Sasori”. Si alzò e si avvicinò a me. Era nettamente più basso di me, ma mi incuteva terrore. “Ero innamorato di te Sasori. Ma non poco eh! Sognavo una storia tipo quella dei giornaletti di Yuna”. Gli yaoi di Yuna. Che cosa lontana... “Io e te, insieme, felici, due ninja, forti ed innamorati”. Ridacchiò amaramente. “Ma tu te ne andasti, nonostante le mie suppliche. Diventai pazzo. Perchè sapevo che era colpa mia”. “No...no Deidara, io ho agito in modo esagerato. Avrei potuto tramortire quell'uomo e consegnarlo ad Onoki. Ma ero così furioso...”. Mi intimò il silenzio. “Così cominciai ad avere il pallino di diventare più forte. Di aspirare al meglio. Impazzii seriamente, diventai un traditore. Ma ero libero. Libero, come un dio: decidevo se chi veniva a chiedermi di diventare suo allievo doveva morire o bearsi della mia arte”. “Deidara... non devi più fare questo. Ora io sono qui. Ci sono io”.
“Saso-kun, ti ho fatto una scultura!”
“E' bellissima, Dei-kun, cosa rappresenta?”
Il tuo sguardo perplesso, mio piccolo Deidara, mi faceva sorridere.
La scultura era un fiore con un serpente avvolto attorno.
“Penso sinifichi che la bellezza ha il suo prezzo ed il suo lato oscuro, sempai”
Sorrisi. Avevi solo otto anni, all'epoca ed io nove.
Ma eravamo due geni.
La tua bellezza ebbe un prezzo troppo alto e ti rovinò la vita.
Se tu non fossi stato così bello
quel tizio non avrebbe cercato di violentarti
io non l'avrei ucciso
non me ne sarei andato e tu...
tu, amore mio...
non saresti cambiato così tanto.
“Vado da Pain sama” sbuffò Deidara. “Mi annoi”. Rimasi fermo a guardarlo. “Ti annoio?” chiesi, cupo. “Si, sei così... sdolcinato, così emozionato”. Mi avventai su di lui. Lo atterrai e gli diedi uno schiaffo. Lui mi guardò ghignando. “E' tutto qui quello che sai fare? Sei un inetto, Sasori. Lo sei sempre stato, ecco perchè Onoki preferiva me”. “Onoki preferiva te perchè ti desiderava”. “Cazzate”. Lo baciai. Gli ficcai la lingua in bocca, così stava zitto e smetteva di dire cattiverie. “Hai cambiato idea, Saso-kun?”. “Si. Sta a vedere se sono un inetto”.
Lo presi. Non lo preparai, volevo punirlo per quello che aveva detto. Gridò. “Lo senti? Lo senti?” chiesi. Gemette, cercò di allontanarmi. “Lasciami, bastardo”. “Chi è l'inetto, eh?”.
Il nostro primo bacio fu meraviglioso.
Non gli morsi neanche le labbra per non fargli male.
Era come una bambola di porcellana.
“Nh, Saso-kun” si staccò da me inspirò.
Non era abituato, quindi non aveva abbastanza fiato.
Ridacchiammo tutti e due. “Ti è piaciuto, piccoletto?”.
“Si, Saso-kun, è stato...bello”
Lo lasciai steso sul pavimento, ansimante, ma ridacchiava. “Cristo, Sasori. Se lo sapevo...”. Mi sedetti sul letto, la testa tra le mani. Lui si alzò a fatica. Mi prese il viso. “Troveresti qualcosa di più freddo del mio cuore, Saso-kun?”. Quella domanda mi spiazzò. “E' colpa tua... se non te ne fossi andato sarei una puttanella tutta amore e bacini”. “Smettila”. “Invece sono solo una puttanella. Cattiva”. “Ti prego... io ti amo, Dei-kun”. Nei suoi occhi non c'era più traccia di cattiveria o freddezza. Erano tristi.