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Autore: Topy    01/05/2011    0 recensioni
"[...] E invece di rifarsi una vita, eccola li, a spiarlo, a fare la guardia alla sua nuova casa."
Certe cose non cambiano mai.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si godeva la brezza fresca del mattino, che piano piano la sollevava dal torpore del sonno.

Mancava poco all'alba, la rugiada le stava bagnando un po' i jeans, senza che lei ci facesse caso e come silenziosa protesta si accese una sigaretta.

NOn che le piacesse fumare.

Ma trovava incredibilmente sensuale e rilassante vedere il fumo uscirle dalla bocca, indugiare un attimo sulle labbra per poi salire lentamente verso i rami dell'albero al quale si era appoggiata.

Passava l'inverno a giocare con la condensa del fiato, passava l'estate a fumare sigarette.

Lanciò un'occhiata assonnata alla piccola strada li vicina, già trafficata, poi posò più a fatica lo sguardo sul cancello di ferro battuto che doveva oltrepassare.

Il suo ricordo si fece strada nella sua testa lentamente, ma inesorabile, decisa, senza fretta, come fosse conscio della sua scontata vittoria.

Spense la sigaretta e tirò a se le ginocchia, stringendole, chiuse gli occhi: era assurdo come non fosse ancora riuscita a capire che ormai era finita, dopo tutto il tempo che era passato.

E invece di rifarsi una vita, eccola li, a spiarlo, a fare la guardia alla sua nuova casa.

Si immerse nel cumulo di ricordi, mordendosi la mano, come era solita fare quando pensava: quando faceva così, lui si divertiva un sacco a tirarle un buffetto sul mento, per farla mordere più forte, e poi scoppiava a ridere, anche se non si faceva niente.

Lei amava la sua risata, il suo sorriso.

Per quanto fosse arrabbiata, triste, sfiduciata, delusa o depressa, bastava il suo sorriso a farle riprendere forza, a farle pensare che in fondo il mondo non poteva essere del tutto cattivo, se esisteva lui.

Se esisteva lui che sapeva ridere così!

Quando rideva le veniva voglia di abbracciarlo, e non era mai successo che le venisse negato l'abbraccio che cercava. Ricordava perfettamente la barba ispida che le solletticava le guance, le mani ruvide per il duro lavoro che le facevano il sollettico, per coinvolgerla nella sua risata.

Sospirò.

Amava il modo in cui la ascoltava sempre. Qualsiasi cosa dicesse, le rivolgeva totalmente la sua attenzione, e capiva sempre quando lei cercava risposte, desiderava incoraggiamento o essere fermata, oppure quando aveva bisogno di sfogarsi, lui si prestava divertito a farle da sagoma, mentre lei si agitava e diventava rossa.

Era unico e speciale, stupendo e vivo. Una persona che non si poteva cessare di amare, ma che si poteva amare semplicemente ogni giorno di più, con più forza.

E aveva dovuto lasciarlo andare. Lasciarselo portare via da cose che aveva preferito dimenticare.

All'inizio aveva creduto di non farcela. Senza di lui non c'era più nulla che aveva un senso, non c'era più nulla per cui valesse davvero la pena ridere.

Poi piano piano il mal di vivere l'aveva ripresa, era andata avanti, aveva amato ancora, ma in modo diverso.

E adesso se era li era perchè aveva realizzato di non averlo mai salutato. Non non avergli mai detto davvero quanto lui fosse stato importante e indispensabile.

L'aveva tenuto stretto dentro di se, in un posto dove nessuno mai era arrivato, dove non sarebbe mai più arrivato nessuno, dove poteva stare al sicuro, dove nessuno l'avrebbe più separato da lei.

Un cigolio le fece aprire gli occhi, riportandola alla realtà.

Il cancello adesso era aperto.

Si alzò, togliendosi qualche filo d'erba dai pantaloni con poche energiche patte, e varcò la soglia del cancello.

Adesso il sole si era totalmente imposto sulla notte, illuminando il rumore dei suoi passi sulla ghiaia.

Eccolo finalmente davanti a lei, dopo un altro anno, ancora bellissimo e sorridente dietro il vetro, accanto a una data incisa nel marmo.

- Buon Compleanno.-

  
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