Quante volte ho aperto
questa finestra, aspettandomi di vedervi appena fuori di essa?
Quest’alba che
continuo ad attendere dal giorno in cui ve ne andaste, questo giorno che sembra
non arrivare mai. Quando vicino all’alba il canto di gioia ci toccherà? Quando
tutto questo dolore scomparirà dai nostri cuori troppo feriti?
E’ la mattina di un
giorno qualunque, il sole è ancora debole, si affatica a raggiungere
l’orizzonte.
Prego per il tuo sogno, che s’affacci alla vita.
Prego per la tua speranza e per il tuo ritorno, domando al sole e alla luna un
nuovo segno, una nuova speranza per ogni lacrima versata.
Per questa paura che mi stringe il petto, per l’attesa di poterti gettare le
braccia intorno al cuore.
Un calore pesante si posa sulla mia pancia, e devo
agitare il braccio per scostare questo cagnolino affettuoso. Mi giro sul fianco
e sento sulle scapole pressare il suo naso umido. Un delicato raggio di sole mi
raggiunge le palpebre chiuse e mi occhi si aprono.
E’ l’ennesima alba. Mi alzo, forzando sulle braccia. Il sole splende ancora su
di noi.
E fin tanto che splenderà io lo so che da qualche parte voi ci siete.
E fin tanto che splenderà io lo so che aspettare non sarà vano.
Mi strofino un po’ l’occhio, da sopra la palpebra. Penso che se mi vedesse ora scherzerebbe
dei miei capelli biondi arruffati. Ma non importa veramente. Veramente.
Muovo un passo e un altro ancora, accarezzo l’armadietto, dove un foto di tre
bambini mi commuove continuamente.
Un tempo in cui i nostri sorrisi erano il
nostro pane, quando ridere e scherzare era all’ordine dei giorni. Le corse
sotto la pioggia, i giochi sotto la neve, e stare sdraiati sotto il tappeto di
stelle, senza dire una sola parola.
Il tempo in cui tuoi occhi sorridevano senza remore.
Occhi d’oro.
Muove passi verso il balcone mentre questa piccola creatura mi segue. Oggi come
sempre lavorerò duramente. Quest’alba come sempre è l’alba di un giorno diviso.
Nasconderò nel lavoro che amo il dolore. Fingerò di non aver paura che da
qualche parte voi siate già morti. Fingerò di non temere di non poter più
vedere due occhi aurei.
Fingerò e sorriderò a chiunque ci chieda aiuto.
Aspetterò. Aspetterò.
Poso le mani sul parapetto del balcone e prendo un profondo respiro, mi sembra
di vedervi arrivare in lontananza.
Fino a quel giorno manterrò questa casa in piedi. Sorriderò e sarò pronta a
gridare di gioia quando capirò che siete tornati per restare.
E’ quasi l’alba.
L’alba.
Anche oggi attenderò il vostro arrivo. Anche oggi aspetterò, questo faro acceso
non si spengerà. Fino a che questo sole continuerà ad alzarsi sarò qui.
E’ quasi l’alba.
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E allora ti dirò, guardandoti negli occhi, allora ti dirò, quello che il
mio cuore ha celato fino ad adesso. Allora ti dirò, guardandoti negli occhi,
che quelli sono la pietra più preziosa che abbia mai visto. Allora ti dirò che
ti ho sempre pensato. Allora ti dirò che la nostra attesa è finita. E tutto
questo dolore, questa pena finirà, in una nube di polvere.
Chiudo la finestra, e mi si sistemo i capelli
dietro la schiena. Devo prepararmi per lavorare e guardo con allegria i miei
attrezzi, fidati compagni.
Socchiudo gli occhi e li riapro. Respiro a fondo.
Voi, da qualche parte, ce la state mettendo tutta.
Io, qui, ce la metterò tutta. Assolutamente.
- Winry? -
Mi giro. Una voce dalla porta
- Si, zia? -
- E’ pronta la colazione, che aspetti? -
Chiudo gli occhi e li riapro, mentre mia zia, cara vecchietta arzilla, mi
sorride.
- E’ quasi l’alba. -
Inspiro profondamente.
E’ quasi l’alba.