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Autore: DarkPenn    09/02/2006    1 recensioni
Nello scenario di Neo Tokyo-3, tra intrighi, sotterfugi, combattimenti e lacrime, potrà mai l'Amore sciogliere il ghiaccio del suo cuore? E forse anche pacificare l'animo tormentato di una donna? Oppure la soluzione sarà solo nel Progetto di Perfezionamento dell'uomo? [Attenzione: Prossimamente vi saranno delle scene contenenti spoiler per chi non ha visto il film 'The End Of Evangelion'.]
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

L’Arrivo

 

 

 

-         “Si avvisano i signori passeggeri che stiamo per atterrare all’aeroporto di Neo Tokyo-3. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Grazie.”-

 

“Beh, eccoci arrivati.” L’uomo biondo in uniforme sorrise cordiale volgendo lo sguardo sul sedile accanto a se dove un ragazzo in smoking dai lunghi capelli neri guardava con interesse fuori dal finestrino.

“Vedrai che il Giappone ti piacerà, ne sono convinto. Proseguì ancora agganciando la cintura.

“Tu ci sei già stato, Signor Satoshi?”

Il ragazzo distolse il volto dall’oblò rivolgendo tutta l’attenzione al suo accompagnatore mentre rapidamente si apprestava ad eseguire a sua volta le istruzioni impartite dall’altoparlante per l’atterraggio.

L’Agente scosse il capo.

“No, Gabriel, ma, come sai, mio padre è nativo della vecchia Tokyo. Ed anch’io, confesso, ho sempre desiderato venirci.

“Vorrei poter dire la stessa cosa…ma a quanto pare non mi si è lasciata molta scelta…” Replicò accigliandosi lievemente. Ancora una volta, osservandolo, Satoshi ebbe l’impressione di trovarsi di fronte ad un ragazzo cresciuto troppo e ingiustamente in fretta. Sospirò aggiustando con l’indice destro gli occhiali da sole sul naso.

“Mi spiace, Gabriel…Gli ordini sono ordini.

Si, lo so…l’importante è che ci sia il mio piano, sul resto posso sorvolare…”

“Di questo non devi preoccuparti. Il tuo pianoforte è già nell’appartamento che ci è stato assegnato insieme alle altre cose. Anche la tua iscrizione alla Scuola Media Pubblica di Neo Tokyo-3 è stata ultimata per tempo, così potrai cominciare già da domani. In questo modo avrai la possibilità di farti subito degli amici, senza contare che già avrai tre colleghi, sei contento?”

Alle ultime parole dell’uomo, il suo viso s’illuminò mentre  un grosso sorriso si distendeva sulle sue labbra cancellando l’inquietudine che lo aveva adombrato poco prima.

“Sarebbe davvero fantastico!”

L’Agente sorrise a sua volta. Aveva fatto centro. Sapeva quanto la prospettiva di stringere delle amicizie entusiasmasse Gabriel.

“Molto bene! Se vorrai provvederemo poi ad iscriverti ad una piscina, così potrai continuare a nuotare.

“E’ secondario, in fondo non ho mai avuto molto tempo per il nuoto, però non nego che sarebbe bello.

“Allora vedremo poi anche questo. Ah, ti senti abbastanza ferrato sul giapponese?”

“Si, però ancora non riesco a capire alcune parole quando mi parli.”

“Col tempo ci farai l’abitudine. In fondo per aver avuto solo pochi mesi di anticipo hai già fatto fin troppo.”

“Chi verrà a prenderci?”

“ Il Capitano Misato Katsuragi. Dovrebbe essere già al parcheggio dell’aeroporto ad attenderci per condurci alla Nerv.

 

 

In quel momento una Renault Alpine sfrecciò come una saetta blu bruciando il giallo di un semaforo pochi istanti prima che diventasse rosso.

“Accidenti, sono di nuovo in ritardo! Ma perché mandano sempre me??

 

 

****

Aveva ricevuto la notizia solo pochi giorni prima.

Misato era  intenta a visualizzare il rapporto sui danni alla sonda utilizzata per l’identificazione dell’Ottavo Angelo( impallidendo visibilmente quando aveva letto la cifra cui ammontava, timorosa che il Comandante Ikari  decidesse davvero di licenziarla su due piedi) quando il Direttore del Progetto E, Dottoressa Ritsuko Akagi, era entrata nel suo ufficio recando in mano due cartelle.

“Allora, a quanto ammonta il danno, Capitano Katsuragi?” Domandò con una nota divertita nella voce mentre la sua amica, per nulla contenta del tono della scienziata, le rivolse uno sguardo talmente irritato da assumere a tratti sembianze quasi comiche.

“Cos’è, Ritsuko, sei venuta a ridere delle mie disgrazie per caso? O forse mi sei venuta a dire che il Comandante Ikari ha deciso di sbattermi fuori senza liquidazione?”

 

Ed in quel caso, come farò a pagare le rate della Renault Alpine??

 

Per nulla scomposta, anzi, ancor più sorridente, Ritsuko si diresse alla sua scrivania facendole piombare sul rapporto della sonda i due plichi che aveva portato.

“Nulla di tutto ciò, non preoccuparti. Stavolta i danni erano giustificati.”

Misato sospirò di sollievo rilassandosi contro lo schienale della poltrona.

“Piuttosto…” proseguì la bionda “…dai un’occhiata a questi, c’è del lavoro per te.”

“Vediamo…COSA??!!

Incredula osservò il titolo che campeggiava ad inizio dossier per poi alzare lo sguardo sul volto tranquillissimo di Ritsuko intenta a pulire con nonchalance gli occhiali.

“ Fourth Children??  E’ già stato selezionato?“

“ L’Istituto Marduk si è dato da fare nonostante lo 03 sia ancora in fase di produzione negli Stati Uniti…” replicò l’altra senza degnarla della benché minima attenzione, presa com’era nel suo intento di lucidatura.

“ Ah, beh, vediamo un po’… Quarto Soggetto Qualificato… Gabriel Vancy, nato a Parigi il 30 Agosto 2001, anni 14, altezza 1,60, Gruppo Sanguigno A positivo. Un francese eh?”

Incuriosita spostò gli occhi sulla fotografia a inizio pagina. Un ragazzo in un completo nero di taglio classico, giacca e cravatta, con uno stemma dorato sul lato sinistro del petto, dall’espressione terribilmente seria. Pelle chiara, capelli neri lunghi, lisci e scomposti in alcuni ciuffi sulla sommità del capo e sulla fronte ed occhi verdi.

Misato aggrottò perplessa le sopracciglia.

“Come mai è vestito in modo così rigoroso?”

“E’ un’uniforme…”

“Uniforme?”

“Leggi più sotto…”

“Accidenti! E così abbiamo un altro genio! Laureato in pianoforte al Conservatorio Charles Debussy di Parigi ad inizio anno e addirittura facente parte del corpo insegnanti!” 

“Già…. ”

“Però mi chiedo se…Insomma, Ritsuko, vuoi piantarla di pulire quegli occhiali e darmi ascolto??

“D’accordo d’accordo, scusami. Che cosa dicevi? ”

“Stavo pensando che spero proprio questo non lo faccia entrare in aperta competizione con Asuka… non vorrei mai che si mettessero a sbandierare a vicenda le rispettive lauree…”

“Mi auguro proprio di no.  Tuttavia non mi pare il caso di fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Ancora non sappiamo come sia caratterialmente questo ragazzo. Non è detto che tutti i laureati siano come Asuka.

“Lo spero, già così non è facile, figuriamoci con due come lei!”

Sbottò esasperata al pensiero ficcandosi le mani nei capelli mentre il suo sguardo finiva sull’altro dossier.

E questo? Non mi dire che hanno selezionato anche il Fifth.”

“No, quello è il fascicolo del suo accompagnatore e Tutore Legale. Satoshi Iwanaka, Agente Speciale della Sicurezza della Sezione Francese. ”

“Uao, un titolo che è tutto un programma eh?”

“Meno chiacchiere, Misato.”

“Uffa come sei pignola, non si può mai scherzare!”

“Non si sconfiggono gli Angeli a suon di scherzi.

In risposta ricevette una linguaccia.

E va bene vediamo un po’ chi è questo Satoshi Iwanaka. Dunque anche lui nato a Parigi il 24 Novembre 1989, anni 26, altezza 1,85, gruppo sanguigno B positivo, tiratore scelto, esperto in tecniche di disarmo e autodifesa, esperto nell’arma bianca??”

All’ultima nota sul curriculum il Capitano alzò sulla sua amica e collega uno sguardo che definire stupito era un eufemismo.

Ma il Direttore del Progetto E si limitò a scrollare le spalle continuando a passeggiare per il piccolo spazio dell’ufficio come se volesse misurarne l’ampiezza.

“Si, non so precisamente cosa voglia dire, ma poco male.

Un sorriso quieto e sottilmente divertito si allargò sulle labbra della donna.

Misato ebbe un brivido di paura.

Che…che vuoi dire, Ri chan?”

L’atra sorrise ancora di più e ciò gettò totalmente nel panico l’Ufficiale.

“Che potrai chiederglielo di persona dato che sarai TU…” marcò “ …ad andarli a prendere all’aeroporto.

Cosa? Ma perché io?”

Ritsuko, ripresa la consueta espressione impassibile, alzò appena un sopracciglio in sua direzione.

“Ho capito, ho capito, ci vado!”

Seccata accavallò le gambe sotto lo sguardo trionfante della Dottoressa. Mettendosi più comoda sulla poltrona riprese in mano il fascicolo e con uno sbuffo si dedicò all’osservazione del nuovo Agente. La foto era solo un mezzo busto, ma per quanto si vedeva sembrava rispettare perfettamente l’altezza indicata. Un’uniforme  in tutto somigliante a quella della Nerv Giapponese, ma dal colore blu intenso, tratti decisi, carnagione chiara, occhi azzurri, capelli biondi abbastanza lunghi e ondulati. Pensierosa si accarezzò il mento.

L’attenzione che ci metteva non passò inosservata alla scienziata. Sorrise molto soddisfatta. Le si stava presentando l’occasione ideale per dedicarsi al suo passatempo preferito dopo la collezione di qualunque oggetto felino le capitasse sottomano: stuzzicare Misato.

“Dì un po’, Capitano Katsuragi…” cominciò con tono allusivo portandosi dietro la scrivania come a voler studiare a sua volta il fascicolo “…come mai indugi tanto sulla foto identificativa dell’Agente Iwanaka?”

“…Cosa vorresti insinuare, Ritsuko?” Chiese l’altra pacatissima appoggiando il fascicolo sulla scrivania. Quando iniziava così sapeva già perfettamente dove voleva andare a parare.

“Oh nulla, nulla…” con noncuranza infilò le mani nelle tasche del camice aperto “..è solo che mi sembravi così presa…magari sei sensibile al fascino francese…”

“Ah ah ah…” finse una risata “… molto divertente, Dottoressa Akagi. “

“Beh, fai attenzione, Ryochan potrebbe essere geloso, non credi?”

“NON MI PARLARE DI QUELLO SCEMO!!

Il grido fu così poderoso da riecheggiare tra le mura più volte.

Ritsuko ridacchiò intimamente.

“Te l’ho detto, Misato, guarda che se ti arrabbi così tanto parlando di Ryochan non fai altro che darmi ragione…”

“Ritsuko…” tagliò corto l’altra, palesemente piccata “ non stavamo parlando di quel rozzo individuo cascamorto e poco raccomandabile, stavamo parlando dell’Agente Iwanaka. Per la pace mia e dei miei nervi, se  proprio vuoi sapere perché stavo guardando la sua foto era per il semplice motivo che non mi torna il fatto di come possa avere un cognome Giapponese mentre i suoi tratti somatici di orientale non hanno praticamente nulla di rilevante.”

“E’ presto detto…” sospirò appena, la bionda, mettendo momentaneamente da parte il suo proposito di sfottò “…è franco nipponico. Suo padre è Sumio Iwanaka, Capitano del Reparto Servizi di Sicurezza della Sezione Francese. Per ovvi motivi, sembra abbia preso da sua madre.

“Adesso si spiega tutto.”

Indugiò ancora pigramente sulla foto, quindi chiuse il fascicolo  riponendolo con cura nel cassetto metallico della sua scrivania, come sempre ingombra di dispacci, rapporti, fogli appallottolati e penne sparse, insieme a quello del Fourth Children.

Quando dovrebbero arrivare?” riprese poi alzandosi dalla sua postazione per poter parlare più agevolmente.

“Il loro arrivo è previsto tra quattro giorni alle ore 9 e 15 del mattino. Per una volta, vedi di essere puntuale, mi raccomando. In fondo…” nuovamente un sorriso malizioso si distese sulle labbra della donna “…non vorrai fare una brutta figura con il tuo futuro diretto sottoposto fin dal primo giorno? Quindi, mi raccomando. ”

Senza concederle il tempo di replicare le battè un paio di colpi amichevoli sulla spalla per poi lasciare l’ufficio, evidentemente soddisfatta dell’espressione stupita e  a tratti attonita della sua ex compagna universitaria. Anche per quella giornata si era presa la soddisfazione di prendere bonariamente un po’ in giro il Capitano Katsuragi.

 

***

 

“…E invece sto per ricavarci l’ennesima figuraccia! Guarda lì…!”

Sconfortata gettò lo sguardo sull’orologio del cruscotto che segnava inesorabilmente le 9:35.

La Renault Alpine eseguì uno slalom disperato nel traffico. Qualcuno alzò minacciosamente un pugno verso la vettura, ma la donna non diede segno di accorgersene. Rapida guardò il navigatore satellitare attraverso gli occhiali da sole e la sua ansia si placò di colpo.

“Finalmente, ormai ci siamo!”

Con rinnovato entusiasmo premette più forte sull’acceleratore e l’auto rombò veemente nel sole alto del mattino.

 

Frattanto, nel parcheggio semivuoto, due figure attendevano in piedi l’una accanto all’altra affianco ad una piccola piramide di tre valigie.

“Signor Satoshi…”

“Si?”

Sei proprio sicuro che qualcuno sarebbe dovuto arrivare a prenderci?”

Gabriel sospirò portando la mano sinistra a schermarsi gli occhi dai raggi solari per scrutare il piazzale. I raggi del sole si riflettevano violentemente sull’asfalto e sulla carrozzeria delle ormai poche vetture presenti creando uno spettacolo abbagliante.

“Certo, se ci fossero stati problemi avevano il mio recapito sul cellulare.”

Ribattè l’uomo prendendo a  ispezionare il parcheggio a sua volta nella speranza di veder arrivare qualcuno.

“Accidenti, fa un caldo insopportabile…”

“Te lo avevo detto che non era il caso di mettere lo smoking e che qui la temperatura era molto più elevata che a Parigi.” Sospirò.

Si, lo so. Però a quanto mi è stato riferito la Nerv è un’organizzazione importante e mi sembrava opportuno presentarmi in modo adeguato.” Replicò pacatamente il ragazzo,  senza guardare il suo interlocutore, mentre con la mano libera aveva preso a tormentare il colletto della camicia nella speranza di allentarlo un po’.

Si, lo so, Gabriel...” Lasciò cadere il discorso. Quando si trattava di eventi formali quel ragazzo era dannatamente ostinato e qualunque obiezione, per quanto sensata, sarebbe caduta nel vuoto.

 

In fondo non si può fargliene una colpa. L’ambiente di un Conservatorio come il  Charles Debussy non è certo un discopub…

 

“Signor Satoshi?”

Distratto da i suoi pensieri, l’Agente si volse verso di lui.

“Dimmi.”

“Credi che incontrerò subito gli altri Children?”

Satoshi sorrise. Ormai si era affezionato a lui come ad un fratellino minore e per Gabriel doveva essere lo stesso. Il tono con cui l’aveva chiesto e l’espressione di aspettativa sul suo volto sembravano proprio quelli di un bambino impaziente. In fondo, pensò l’uomo, era giusto così.

Era comprensibile che un ragazzino costretto dagli eventi alla solitudine come lui, ora che si trovava in un’altra città, di un’altra nazione, fosse ansioso di ricominciare da capo.

“Non lo so,Gabriel, ma,credimi, non mancheranno di certo occasioni d’ora in poi.”

Il ragazzo si limitò a rispondere con un sorriso.

Satoshi tornò a guardare l’orizzonte.

 

Credo che non riuscirò mai a farci l’abitudine…la facilità con  cui passa dalla serietà estrema all’entusiasmo a seconda delle situazioni mi ha sempre lasciato  spiazzato. Beh, Gabriel, comunque vada qui, spero che nessuno ti faccia sentire il peso del tuo talento… Però intanto…

 

Ancora una volta passò in rassegna il piazzale. Una stilla di sudore colò lungo la sua tempia e scomparve nel colletto dell’uniforme.

 

…non sarà che ci hanno davvero piantati qui a scioglierci dal caldo?

 

In quel momento un rombo in progressivo avvicinamento spezzò i flebili rumori di sottofondo del luogo. Fu questione di un attimo. Un’auto dalla linea sportiva irruppe nel parcheggio e si posizionò in trasversale su una piazzola lasciando una spessa strisciata di gomma sull’asfalto accompagnata da un acuto stridio sotto gli occhi attoniti dei due.

“Bella manovra…” mormorò incredulo Gabriel

“Spericolata è il termine adatto…” replicò allo stesso modo Satoshi.

 La portiera finalmente si aprì e ne uscì una donna sulla trentina dai lunghi capelli viola, occhiali da sole ed un abito intero che ne metteva in risalto le curve. Senza perdere un solo secondo si avvicinò sorridendo solare ai due andando a porgere direttamente la mano destra coperta da un guanto rosso da guidatore all’uomo. Satoshi pensò che una donna così non l’aveva mai incontrata.

“Eccomi qui, scusate il ritardo! Satoshi Iwanaka e Gabriel Vancy, giusto? Misato Katsuragi, molto piacere!”

“Piacere di conoscerla, Capitano Katsuragi. Rispose sorridendo amichevole e ricambiando la stretta.

“Allora…” Misato spostò lo sguardo sul ragazzo senza perdere quel suo fare solare, chinandosi leggermente verso di lui “..sei tu il famoso Professor Vancy, dico bene?”

Gabriel sorrise appena, un po’ amaramente, con rassegnazione.

 

E così la mia ‘etichetta’  mi ha preceduto anche qui…

 

Sopirò impercettibilmente quindi ricambiò a sua volta la stretta di mano “La prego, Capitano Katsuragi, solo Gabriel.

“Va bene, allora, Gabriel.”

Il ragazzo sorrise rasserenato.

Dunque, dunque…” riprese subito la donna volgendo lo sguardo sulle valigie”…quelli sono i vostri bagagli?”

“Si…” Satoshi si fece avanti raccogliendo dalla sommità della piccola piramide una grossa custodia oblunga che poi mise a tracolla ”…il resto è già stato recapitato all’appartamento assegnatoci.

“Molto bene, vi do una mano a caricare!” Cominciò la donna aprendo il bagagliaio.

“No, non si preoccupi, la ringrazio, ci penso io. Gabriel, tu inizia pure a salire in macchina.

“Sei sicuro che non ti serva una mano, Signor Satoshi?”

“No, stai tranquillo.”

Senza aggiungere altro Gabriel annuì ed eseguì le disposizioni senza ulteriori indugi prendendo posto al sedile posteriore. Aveva appena messo piede in auto quando qualcosa che aveva pestato aveva rischiato di farlo scivolare.

 

Ma cosa diavolo…??

 

Perplesso si mise seduto osservando l’oggetto che aveva quasi rischiato di farlo cadere. Era dorato ed in origine doveva avere forma tubolare, ma in ogni caso era inconfondibile anche così ridotto.

 

Una lattina di birra?

 

Guardò fuori dal finestrino. Satoshi e il Capitano Katsuragi avevano ormai terminato di sistemare i bagagli.

E quella?” Chiese Misato osservando incuriosita la strana cassa oblunga che il giovane portava a tracolla.

“Ah, questa. Se non le spiace vorrei tenerla con me.”

“Sono troppo indiscreta se chiedo cosa contenga?”

 A quella domanda, Satoshi non potè non sorridere con orgoglio.

“Queste sono le mie spade, Capitano Katsuragi.

A quell’affermazione per poco non le cadde la mandibola dallo stupore.

“Spade??”

 

Ecco a cosa doveva riferirsi la nota sul curriculum!

 

“Si, è esatto. Katana, Wakizashi e Tanto.” Confermò l’uomo accarezzando amorevolmente la custodia.

Ripresasi dalla sorpresa, Misato tolse in fretta gli occhiali da sole appendendoli sul colletto dell’abito ed iniziò a girare iperattivamente attorno al contenitore.

“Posso vederle? Non ho mai visto delle spade da vicino!”

Di fronte all’entusiasmo mostrato dalla donna, non poteva non accontentarla. Con cura appoggiò la custodia sul cofano ed effettuò una pressione ai lati del contenitore. La cassa si aprì con un moto improvviso rivelando così il suo contenuto. Armi di splendida fattura. I foderi erano di un nero brillante e le impugnature erano costituite da una stoffa altrettanto  nera con sprazzi dorati, così come dorate erano le guardie.

“Ma… sono vere?” Domandò con sorpresa e una nota di ammirazione nella voce.

“Verissime, glielo assicuro.” Rispose l’altro sorridendo mentre richiudeva la custodia.

“Le servirà il porto d’armi per portarsele in giro così.

“Si, è obbligatorio con la tessera sportiva.

“Tessera sportiva?”

Satoshi sorrise mentre entrambi salivano in auto. Le portiere si chiusero con uno scatto.

“Non mi stupisco che lei non sappia nulla a riguardo. In effetti il Sankendo, la ‘Via delle Tre Spade’, non è un sport praticato su larga scala.”

La macchina partì con un moto improvviso che sballottolò il povero Gabriel a destra e a sinistra.

“Ouch!”

“Oh, scusami per la partenza brusca, Gabriel. Tutto bene?”

..Di nulla Capitano Katsuragi, tutto bene.” Rispose ancora stordito mettendosi comodo per dedicarsi al panorama.

“Agente Iwanaka…” riprese Misato “...perchè non mi parla un po’ di questo sport? Effettivamente non ne ho mai sentito parlare. Sul suo curriculum c’era una nota a riguardo ma non immaginavo si riferisse a questo.”

L’Agente strinse a se la custodia  sentendosi quasi lusingato da tale richiesta. La disciplina che praticava con così tanta passione non era molto popolare ed ogni volta che gli venivano chieste informazioni a riguardo era sempre felice di poterle fornire.

“ Come le ho detto prima, non è una disciplina molto popolare. Richiede assoluto impegno e dedizione e prima di arrivare a competizioni con armi vere ci vogliono anni di addestramento.”

“Armi vere durante le competizioni?? Ma allora è pericoloso!”

“In realtà no se viene praticato seguendo le regole. Deve sapere, Capitano Katsuragi, che in origine il Sankendo era un’arte di combattimento dalla potenza devastante e quando si è perso nel corso della storia il suo uso bellico, si è trasformata in una disciplina sportiva. Ai nostri giorni gli scontri consistono in una sorta di danza composta da tre assalti in cui lo scopo e quello di disarmare o bloccare l’avversario in una presa da cui sia impossibile svincolarsi. Questo perché se l’avversario accennasse ad un minimo movimento, se fosse un reale scontro bellico, bloccato in quella presa, verrebbe ucciso.”

Mentre guidava, la donna sembrava prestare molta attenzione alle parole dell’Agente. Non immaginava potesse esistere una disciplina del genere. Data l’enfasi che ci stava mettendo nella spiegazione, decise di non interromperlo.

“Ovviamente, trattandosi di una sorta di danza, sono severamente vietati tutti i colpi diretti alle parti vitali come il cuore, i polsi e il collo. Pena l’allontanamento con disonore dal dojo di provenienza, il ritiro dal porto d’armi e l’estromissione dalla disciplina.

“Mi sembra giusto.”

“Assolutamente. I colpi vanno diretti alle armi, mai a  quelle parti del corpo. Per questo riuscire ad effettuare una di quelle prese che le dicevo è un evento molto raro. Purtroppo gli incidenti capitano, ma i giudici sanno distinguerli dai falli intenzionali. L’ambiente è molto molto selettivo e fin’ora ci sono stati ben pochi casi di scorrettezza in tutta la storia della disciplina.”

“Ho notato che ne parla con molta passione. Misato sorrise fugace.

“Si, è vero. Ho iniziato a 6 anni, e prima di me lo ha fatto mio padre, praticamente è il mio mondo.” Ammise l’uomo con un sorriso a metà tra l’imbarazzato e il divertito. “probabilmente le avrò riempito la testa di chiacchiere, mi scusi.

“No, al contrario, mi sembrava molto interessante. Ha intenzione di continuare la sua disciplina anche in Giappone?”

“Sicuro. Appena avrò tempo mi informerò su quale dojo sia più vicino.”

“Ottimo, magari qualche volta potrò venire a darci un’occhiata.”

Se le può far piacere, quando vuole.”

Sorrisero.

“Ah…”  riprese Satoshi  lasciando vagare lo sguardo sull’abitacolo“i miei complimenti. Una Renault Alpine ultimo modello fine 2014, giusto?”

Misato sgranò gli occhi dalla sorpresa e l’auto sbandò pericolosamente. Per l’ennesima volta, Gabriel, che era rimasto soprappensiero a guardare il panorama per tutta la durata di quella conversazione che lui aveva già sentito, rischiò di essere catapultato dall’altro lato dell’auto.

 

Ma è un vizio!

 

Ma nonostante entrambi i suoi passeggeri avessero rischiato di dare un colpo contro il finestrino, la donna parve non dar peso a quelle manovre che per lei erano normale routine quotidiana e che tante volte avevano attentato allo stomaco di Shinji.

Era come se dal cielo fosse sceso un coro di Cherubini che suonavano l’Inno alla Gioia: qualcuno aveva riconosciuto l’identità della sua adorata vettura!

“Si, si, si! Non mi dica che si intende anche lei di auto!”

 

D’accordo, se gli piace anche la birra è proprio un segno del destino che sia un mio diretto sottoposto!

 

“Beh…” cominciò l’uomo togliendo gli occhiali da sole per meglio osservare la sua interlocutrice. Ancora una volta gli venne confermata la prima impressione: una gran bella donna.

”… discretamente mi interesso anche di motori, ma è mia madre quella con la passione per le automobili. Io mi interesso più di moto. Qui in Giappone ho fatto portare la mia Harley Davidson. “

Di nuovo l’auto disegnò una pericolosa  ‘S’ sulla strada, mettendo a dura prova la resistenza di Gabriel il cui colorito era passato dal rosso accaldato al pallido-sto-per-vomitare.

 

Se non la smette di fare tutti questi sbalzi, Capitano Katsuragi, mi spiace, ma la sua tappezzeria corre dei seri rischi…

 

“Una VERA Harley Davidson vecchio stampo?” Esclamò la donna in stupore guardando più l’Agente che la strada. Ciò preoccupò non poco l’uomo.

“Si, vera e originale. La tratto coi guanti bianchi da quando me l’hanno regalata per i Diciotto anni.”

“Fantastico!”

Finalmente riportò lo sguardo, ora entusiasta, sulla strada.

Satoshi sospirò di sollievo.

“E’ pieno di risorse, Agente Iwanaka! E, mi dica, di cos’altro si interessa?”

“Beh, a parte questo nulla. Solo un po’ di cucina di tanto in tanto.”

 

Ok, d’accordo. E’ decisamente un uomo da sposare. Ed è anche discretamente carino, lo riconosco.

 

Misato ridacchiò al pensiero lanciando all’uomo un’ultima occhiata superficiale. Lungi da lei dare a Ritsuko qualcos’altro su cui poterla tormentare! Come se non avesse già abbastanza noie con quello scemo di Kaji. Come sempre, si ripeté, meglio sole e con una lattina di Yebisu che accompagnate da un imbecille come Kaji.

“Davvero i miei complimenti, Agente Iwanaka, io purtroppo non ho mai tempo di cucinare, quindi uso solo cibi precotti accompagnati da una buona birra” sorrise, poi lanciò un’occhiata veloce a Gabriel dallo specchietto retrovisore.

“Allora Gabriel, come va?”

Il ragazzo, che aveva ormai rinunciato a guardare  dal finestrino nel timore di peggiorare le cose, dovette ricorre a tutta la sua forza di volontà per non provocare danni irreparabili alla tappezzeria.

“Tutto bene, Capitano Katsuragi…” si sforzò di non far trapelare il malessere.

“…quando arriveremo?”

“Ormai ci siamo, dieci minuti e siamo al Geo-Front. Intanto perché non mi parli un po’ di te, cosa facevi in Francia a parte studiare e lavorare al Conservatorio?”

“Non molto…frequentavo una scuola media privata ed ogni tanto andavo a nuotare in piscina.

“Ah, facevi nuoto. Anche ad Asuka, la Second Children, piace molto nuotare e fare immersioni, magari diventerete amici. A proposito,avevi molti amici lì?”

Sia Satoshi che Gabriel si rabbuiarono alla domanda. Quello era decisamente un tasto dolente.

“No…non molti…” Si costrinse a rispondere volgendo lo sguardo sulla lattina accartocciata di prima.

 

Avrò detto qualcosa di male?

 

Pensierosa rivolse uno sguardo all’Agente di fianco a lei che le fece segno, scuotendo il capo, di cambiare argomento.

 

“Beh...” riprese Misato “..vedrai che ti troverai bene con i Children. Hanno dei caratteri un po’ particolari, ma sono dei bravi ragazzi. Chissà, magari riuscirai a fare un miracolo convincendo Shinji ad imparare a nuotare… E poi capiterai proprio in classe con loro, e loro a loro volta hanno degli amici, quindi non dubito che sarai in buona compagnia!”

“Lo crede davvero?” Il ragazzo rialzò di colpo gli occhi osservando il Capitano attraverso lo specchietto. Neanche a Misato sfuggì il tono quasi speranzoso che aveva usato.

Ma certo, Gabriel! Anzi, sai cosa ti dico? Se volete oggi li andiamo a prendere a scuola, così te li faccio conoscere subito!”

Senza farselo ripete due volte, dimentico del malore che lo aveva scombussolato, Gabriel si attaccò allo schienale di Satoshi. Sembrava realmente un bambino in quel momento.

“Sarebbe fantastico! Possiamo andarci, vero, Signor Satoshi?”

 

 Spiazzante questo ragazzo…veramente spiazzante…oh beh, almeno non è come Asuka  per fortuna…

 

“Certo che possiamo andarci, Gabriel.” Rispose l’uomo con tono conciliante “grazie per la disponibilità, Capitano Katsuragi.

“Di nulla, così vi accompagniamo anche a casa, immagino non  conosciate la città. Ah, eccoci arrivati.”

 

Alle parole dell’Ufficiale, i due si voltarono. Delle porte meccaniche si spalancarono di fronte a loro e l’auto venne introdotta all’interno di un corridoio da un nastro trasportatore.

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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