Harry Potter, 'Infine ad una guerra, nell'angolo sotto i sorrisi.' di Idiopatica (Cap 1) su EFP Fanfiction

Note.
Se state cercando la dolcissima ed ardente storia di due adolescenti in preda agli impulsi dell'amore, con una dose di romanticismo da farci vomitare, beh avete davvero sbagliato storia.
Mi ero davvero stancata della solita Mary Mcdonalds, che mi è sempre sembrata soltanto un'oca. Allora ho trovato lei, Marlene, una donna che combatteva con l'Ordine. E mi son detta, perchè non provare?
Non vi prometto puro angst e sofferenze, ma la guerra colpisce anche i legami più forte, come non potrebbe rompersi lo spago sottile di un'amore? E poi se proprio lo volete sapere sì, innamorati sono (?) quindi se trovate qualcosa di "dolce", ehi, dopotutto la gente si voleva bene lo stesso. u.u
Lo so che fa shcifo ma insomma, capitemi ç_ç
Spero vi piaccia e buona lettura :D
Vals.

Prologo:
Promesse infrante, certezze coperte al cadere della neve.

Era un'agglomerato di respiri, quella nuvola densa nel giardino. Erano lettere incomprensibili che si addensavano una sull'altra, non trasparivano sgnificato ma soltanto la voglia di urlare, di infrangere il silenzio dei loro sguardi.
Sirius profumava soltanto di miele, nient'altro che briciole di torta sulle labbra e occhi sgranati e nervosi, posati con sorpresa ed esasperazione su chi gli stava di fronte. Forse la rabbia, forse seguire quelle sue labbra tremolanti sotto la neve che chiedevano pietà.
Marlene era cambiata soltanto di un punto e virgola, quei suoi capelli lunghi che crescevan sempre di più e due lacrime sulle guance mormoravano una fine.
"Perchè sei venuta? Non credi che ci siano già abbastanza persone qui?"
Distogliendo lo sguardo dalla figura fragile della ragazza, sputò velenoso due domande che non volevano una risposta ma soltanto vederla andar via, lì dove ormai i suoi passi eran stati cancellati dal vento. Forse si sarebbe persa e mai nessuno l'avrebbe ritrovata, mentre inciampava come al solito al primo ramo caduto.
Marlene non rispose, non c'era niente da dire. Si limitò ad annuire impercettibilmente e ad abbassare lo sguardo. Si strinse poi nelle spalle, goffamente. Cercava inutilmente di abbozzare un sorriso.
"Mi sentivo sola."
Mormorò infine. Ed era quell'infine nel quale aveva scavato tante volte un piccolo posto per sè. Infine alle fiabe, infine alle amicizie, infine alle storie gettate in un camino, infine alle lacrime e alle morti, infine ai propri pensieri, nei quali non c'era posto per un "basta" bisbigliato.
"Mi avevi promesso che non saresti mai più tornata."
"Tutti tornano, prima o poi."

"Sirius, ti prometto sulla mai stessa famiglia che non ritornerò mai più da te, mai."
Erano parole sussurrate con l'amichevole cortesia con la quale il camino scopiettava. Erano parole che sapevano di capelli biondi e profumi al caffè, erano parole insensate. Era un bisbiglio, un mormorio.
A quel tempo avevi poche certezze ma di una cosa eri sicuro. Merlene Mckinnon era di parole e non avrebbe mai infranto una promessa.