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Autore: Kopa    01/05/2011    3 recensioni
Ciò che accadde il giorno in cui Masamune se ne andò da Tsubaki. Questa storia è stata scritta da una mia amica qualche mese fa e mi ha chiesto di pubblicarla. Fatemi sapere cosa ne pensate, buona lettura!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tsubaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Sarò io colei che ti fermerà!

 

 

Sta piovendo da molto tempo ormai. Vedo gli animali correre alla ricerca di un riparo. Chi si nasconde sotto le fronde degli alberi, chi in alcune tane, chi sotto il tetto della nostra abitazione; è proprio grazie a un coniglio che si intrufola disperato tra il terriccio e le scale che conducono all'uscio di casa che ti vedo. Sei lì, immobile sul porticato, ad osservare il cielo.
Sono un pò di giorni che ti vedo strano, assorto nei tuoi pensieri; hai smesso addirittura di parlarmi, come se la mia voce, anzi, la mia sola presenza ti provocasse un dolore e uno strazio inimmaginabile, come se provassi solo odio nei miei confronti; ma è sicuramente una mia impressione.
Sei il mio adorato fratello, come potresti odiarmi?
Mi alzo e ti raggiungo fuori. Ti chiamo, ma tu non ti giri; rimango sull'uscio, non trovo i miei sandali e non ho voglia di uscire sul portico scalza, fa molto freddo.
- Masamune, coraggio rientra- gli dico sorridendo, ma ancora non risponde. Fissa ancora il cielo, ignorandomi.
-A cosa pensi?Per caso è successo qualcosa?-finalmente trovo il coraggio di porre quella domanda che preme da giorni di uscire, e aspetto pazientemente la sua risposta.
Dopo qualche secondo si gira, il suo sguardo fisso su di me, uno sguardo glaciale, pieno di odio e di rancore. Sento un brivido attraversarmi l'intero corpo, e non è dovuto a freddo.
-Fratello...-dico con voce flebile, ma lui mi interrompe muovendo la mano con fare stizzito. Lo vedo tremare di collera.
-Non guardarmi così, Tsubaki, odio il tuo sguardo pietoso. Provi compassione per me, non è vero?-mi ringhia contro. Indietreggio, spaventata.
-M-ma cosa dici!Che ti prende?-
-Sono stanco, tutto qua. Stanco di questa vita insignificante. Stanco della mia debolezza. Stanco di tutte le attenzioni e le premure che gli altri mi rivolgono solo perchè mi considerano un inetto. Sono stanco di te,Tsubaki-
L'odio dei suoi occhi si accende sempre più, come un fuoco in cui viene gettato del carbone. Lo osservo senza dire nulla, tremando. Deve trattarsi di un incubo, si, DEVE essere così. Mio fratello è sempre stato buono con me, siamo cresciuti soli, prendendoci cura l'uno dell'altra. Tra di noi non ci sono mai stati litigi, insulti, problemi di alcun genere. Per me lui era tutto.
Il mio punto di riferimento.
La persona più importante di tutta la mia vita.
La mia casa.
La mia famiglia.
E io per lui sono sempre stata la stessa cosa.
-Se ho fatto qualcosa che non dovevo, ti chiedo scusa Masamune non lo farò più te lo giuro, mi dispiace!-sussurro, gli occhi iniziano a pizzicarmi e la voce ad incrinarsi a causa delle lacrime che sento vogliono scendere.
Lui continua a guardarmi con odio sempre più grande. Non so cosa dire, nè cosa fare; aspetto che sia lui a dire qualcosa e, dopo un interminabile minuto che passiamo a fissarci, decide di parlare.
-Tsubaki, rispondi a questa domanda. Perché io, il primogenito della nostra insulsa famiglia, non ho ereditato le tecniche di trasformazione che ci passiamo di generazione in generezione?Perché sono passate a te?A una piccola, insulsa, invisibile camelia?Perché l'unica arma in cui riesco a trasformarmi è una katana? Allora?!Rispondimi!-
Rimango immobile. Di nuovo no so cosa dire. Ho un dolore al cuore talmente forte che mi impedisce di respirare. Le gambe si fanno improvvisamente pesanti e sono costretta ad aggrapparmi allo stipite della porta. Le sue parole rimbombano nella mia testa e mi trafiggono come chiodi; è questo che ha sempre pensato di me?è per questo che negli ultimi giorni era sempre così schivo e taciturno?
Mi continua a guardare gelido, aspetta una mia risposta.
-Fratello, ti scongiuro, non odiarmi per questo. Non so rispondere alla tua domanda, non so perchè ho ereditato queste tecniche al tuo posto. Sappi che ,se potessi rinunciarci per renderti felice, lo farei subito e volentieri. Io ti voglio bene, Masamune, sei mio fratello, farei di tutto per te.
-Sei sempre così gentile e premurosa, ma con me tutto questo non attacca!Tu provi solo pietà per me, ed io sono stanco. Dimostrerò al mondo intero che anche una semplice katana è in grado di diventare l'arma più forte di tutte, e quando quel giorno arriverà-alzò lo sguardo, e i nostri occhi si incrociarono un'ultima volta, nero contro azzurro, ghiaccio contro fuoco-io e te ci sfideremo, e vedremo chi di noi è il più forte. Addio, sorella!-
Si voltò bruscamente, dirigendosi verso l'uscita. Rimasi sul portico ad osservare il suo mantello ondeggiare sotto la pioggia, la sua figura farsi sempre più piccola.
-Masamune..-dissi, uscendo di casa, bagnando i calzini bianchi-...torna indietro ti prego, non lasciarmi, Masamune!-
Urlai il suo nome sotto la pioggia ed iniziai ad inseguirlo. Si era alzata la nebbia, non vedevo niente, ma continuavo a correre e a chiamarlo, le mie lacrime che si confondevano con le gocce di pioggia che mi sferzavano il viso. Non poteva essersene andato davvero, non poteva avermi lasciata sola, non poteva odiarmi così tanto!
Inciampai su una radice, cadendo vicino ad un cespuglio. Cercai di alzarmi, ma la caviglia mi faceva male, e avevo freddo, tanto freddo, sia nel corpo che nell'anima.
Quel giorno, sotto una pioggia scrosiante, persi mio fratello, per sempre.
Mentre piangevo, dal cespuglio vicino a dove ero inciampata, una piccola camelia scarlatta cadeva silenziosamente a terra, travolta dalla pioggia che scendeva impietosa dal cielo plumbeo.
                                   
                                                                                                                        ***
Passarono due anni da quella sera. La fama di Masamune raggiunse anche il luogo in cui, ormai, vivevo sola insieme a qualche servitore. Aveva iniziato ad impossessarsi di corpi di persone innocenti sfruttando la paura che esse provavano e, infine, ne divorava l'anima. Ora aveva un nuovo nome.
Masamune, la Lama Incantata.
Solo allora, quando sentii tutto ciò che aveva fatto e quanto forte e temuto era diventato, capii che il momento era arrivato. 
"Io e te ci sfideremo, e vedremo chi di noi è il più forte" 
Avevo sofferto in quegli anni. Mi ero sentita inutile, incapace di fare nulla, persino di non far andare via mio fratello. Non ero nemmeno riuscita a salvarlo dal baratro di follia in cui era precipitato.
Ma ora basta.
Era giunto il momento di uscire allo scoperto e far vedere a tutti le mie capacità.
Partii quel giorno stesso, diretta alla Shibusen.Era giunto il momento di accettare la proposta che il Sommo Shinigami mi aveva fatto sei anni prima ed iscrivermi alla sua scuola.
Sarei diventata forte, e avrei trovato un maestro capace di farmi arrivare fino a Masamune.
Il mio obiettivo, da quel giorno, sarebbe stato fermare mio fratello, e lo avrei fatto anche a costo della mia stessa vita.
Gli dimostrerò che non sono una persona debole e inutile come crede.
Gli dimostrerò che anche un'invisibile camelia può profumare.
Lo giuro su me stessa, Masamune...
                                                                                                                                                       ...io ti fermerò!
  
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