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Autore: Lolli1    01/05/2011    1 recensioni
"I vecchi tempi. Decrepiti sarebbe stato l’aggettivo adatto. Da quando lui aveva iniziato la scuola, un anno prima di lei, era cambiato tutto. Ricordava quanto aveva pianto il giorno in cui era partito, terrorizzata all’idea che lui si dimenticasse di lei. Le aveva promesso che non lo avrebbe fatto, che era impossibile. Inutile dire che non aveva mantenuto quella promessa"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Seduta su una poltrona della sala comune, lo fissava mentre faceva il cretino con le ragazzine del terzo anno. Teneva banco come sempre e loro pendevano dalle sue labbra, contente di avere la sua attenzione. Sapeva già come sarebbe andata a finire quella sceneggiata e non approvava. Lui avrebbe chiesto a una di loro di uscire, lei avrebbe accettato, immaginandosi già con un bell’abito bianco a percorrere la navata di una chiesa accompagnata dalla marcia nuziale, e poi il tutto sarebbe terminato nel nulla. E la cosa peggiore era che, tutte quelle che uscivano con lui e che venivano mollate un paio di settimane dopo, se ne andavano in giro tutte felici, consolandosi col fatto che “almeno erano state a letto con James Potter!”.

Aveva solo un aggettivo per descrivere tutta la situazione: squallido. Spostò lo sguardo da quella scena vista e rivista e si mise a guardare fuori dalla finestra. La sera prima aveva iniziato a nevicare e continuava ancora. Le piaceva la neve perché era come lei. Fredda, bianca. Bellissima. Ecco come la vedevano gli atri, un essere gelido e bellissimo, inavvicinabile, come se non appartenesse al loro stesso mondo. E infondo era così, almeno in parte, grazie alla famiglia della madre. In lei c’era davvero pochissimo sangue di Veela, ma quel poco bastava a distinguerla dagli altri, come se nei suoi capelli così biondi da sembrare bianchi e nei suoi occhi incredibilmente azzurri ci fosse scritto “guardatemi bene, e sappiate che non sono come voi!”.

Le ragazze la invidiavano, lo capiva dagli sguardi che le rivolgevano. E cosa assurda, lei invidiava loro. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché la sua bellezza fosse stata ordinaria, per avere i capelli rossi delle sue cugine, gli occhi scuri e la carnagione un po’ meno diafana. Per essere un po’ più bassa e cicciottella. E invece sembrava una bambola di porcellana, talmente bella che anche Venere sarebbe impallidita di fronte a lei, alta e statuaria com’era.

Un chiacchiericcio deluso la distolse dai suoi pensieri: James aveva fatto la sua scelta. Lo individuò subito in un angolo della sala, appartato con una ragazza bruna che non vedeva in faccia. Scosse la testa, vedendo lei alarsi sulle punte per dargli un bacio a fior di labbra per poi allontanarsi contenta, probabilmente impaziente di andare ad annunciare alle sue amiche che lei sarebbe stata la prossima inquilina del letto di James. Che oca!

Lui dal canto suo sfoggiava il suo sorriso affascinante, tutto orgoglioso della sua conquista. A volte non poteva fare a meno di chiedersi se l’unica cosa che gli importava era portarsi a letto più ragazze possibile. La cosa la infastidiva da matti, ma stava zitta. Era convinta che chi si fa i fatti suoi campa cent’anni, quindi avrebbe espresso il suo parere solo e se lui glie l’avesse chiesto. Ed era improbabile che succedesse. Tornò a guardare fuori dalla finestra, cercando di lasciare da parte quello che aveva appena visto.

-Questo Natale sarà davvero pieno di neve eh?-

-Così sembra.-

James le si era avvicinato. Non capitava spesso che loro due si rivolgessero la parola, se non per un motivo ben preciso. La cosa la stupì ma, come al solito, mantenne il suo atteggiamento composto e disinteressato.

-Che fai per le vacanze? Stai a villa Conchiglia?-

-No. Mia sorella e Teddy vanno a sciare e i miei vanno con tutti gli altri da Charlie, in Romania. Io starò alla Tana.-

-Ma anche nonna va in Romania!-

-Lo so. Mi ha chiesto di restare a dare un’occhiata alla casa.-

-Ma pensa! Lo ha chiesto anche a me!-

-Prego?-

-Si! Non mi aveva detto che c’eri anche tu però!-

-Non l’aveva detto nemmeno a me, ma non ti preoccupare. Mi organizzo e resto qui.-

-Perché?-

-Avrai fatto i tuoi piani per queste vacanze. Non voglio certo scombinarteli standoti tra i piedi!-

-Non mi stai tra i piedi! E poi quali piani scusa?-

-Non lo so. Magari volevi passare le vacanze con qualche amica…-

-Oh! No, i miei programmi in quel senso sono proiettati al dopo le vacanze!-

-Comunque vedrò di organizzarmi diversamente lo stesso.-

-Non vuoi passare le vacanze con me? Dai, sarà come ai vecchi tempi!-

I vecchi tempi. Decrepiti sarebbe stato l’aggettivo adatto. Da quando lui aveva iniziato la scuola, un anno prima di lei, era cambiato tutto. Ricordava quanto aveva pianto il giorno in cui era partito, terrorizzata all’idea che lui si dimenticasse di lei. Le aveva promesso che non lo avrebbe fatto, che era impossibile. Inutile dire che non aveva mantenuto quella promessa: aveva smesso di scriverle dopo un paio di mesi , non era tornato per le vacanze natalizie e anche per quelle estive era stato uccel di bosco.

Lei ci aveva sperato fino a quando era toccato a lei andare a scuola. Poi aveva capito che lui era troppo preso dai suoi nuovi amici per prendere in considerazione la ragazzina che era cresciuta con lui e ci aveva rinunciato. Lui era andato avanti e l’aveva lasciata indietro. Affannarsi a rincorrerlo per raggiungerlo era inutile, aveva un anno di vantaggio, e così anche lei aveva fatto lo stesso. E ormai si parlavano solo quando era indispensabile e solo lo stretto necessario.

Eppure le riusciva difficile negargli qualcosa ora che lo aveva davanti a sé e sfoderava i suoi occhi da cucciolo supplicante e il suo sorriso ammaliante. Senza rendersene conto si ritrovò a sorridere a sua volta. Era uno spettacolo raro vedere Dominique Weasly sorridere sinceramente, come vedere un arcobaleno di fuoco. Durò una manciata di secondi, il tempo necessario a mostrare le fossette sulle guance e ad abbagliare James. E finì con l’accettare di passare il Natale con lui. Infondo non poteva certo essere peggiore degli ultimi sei anni passati a comportarsi come se si conoscessero appena!

 

҉҉҉҉҉

 

-Mi raccomando ragazzi. Anzi, mi raccomando James! Voglio che la casa sia ancora in piedi quando torno e soprattutto voglio che sia uguale a come la sto lasciando!-

Era la millesima volta che la nonna ripeteva le sue raccomandazioni ed era chiaro che James aveva smesso di ascoltarla già a metà della prima. Era tutto contento di passare del tempo senza nessuno che gli imponesse delle regole, libero di fare casino e di combinare guai restando impunito.

Alla fine anche l’anziana signora capì che era inutile continuare e si decise a partire, lasciandoli soli. Dominique non si sentiva a suo agio con lui. Non sapeva cosa dirgli né tantomeno come comportarsi. Le sembrava di stare in compagnia di un estraneo e le sembrava stupido. Proprio lì, in quel giardino, avevano giocato mille volte, avevano litigato e fatto pace, avevano riso e pianto insieme. Sul grande albero del campo vicino c’era ancora la casetta che si erano fatti costruire dagli zii, il loro posto personale, dove nessuno poteva salire senza essere stato invitato. Era tutto come sempre, ricordava bene ogni momento passato lì, ma era come ricordare qualcosa che aveva solo visto e non vissuto in prima persona. A volte le capitava di chiedersi se davvero era successo tutto o se in realtà quei ricordi non facessero parte di un sogno particolarmente vivido.

Nessuno dei due accennava a parlare e alla fine per lei quel silenzio imbarazzato divenne insopportabile.

-Io vado in camera mia…-

Lui la fissò un attimo, senza dire niente. Al che lei fece per incamminarsi verso la casa, un po’ delusa dal fatto che lui non le dicesse niente e un po’ arrabbiata con se stessa per essersi aspettata che lui lo facesse.

-Aspetta Nicky!-

Si bloccò di colpo. Solo lui la chiamava così, non era permesso a nessun altro, ed era passato tantissimo tempo da quando si era sentita chiamare in quel modo l’ultima volta. Lentamente si girò a guardarlo.

-C’è ancora la casetta sull’albero! Ci andiamo? È passato un secolo dall’ultima volta!-

Con un misto di felicità ed ansia lo seguì su per la scaletta traballante. Era evidente che nessuno era più salito li dopo loro due. C’erano ancora tutte le loro cose, tutto ciò che con l’ingenuità dell’infanzia avevano considerato come veri e propri tesori. In una scatola stavano ancora tutti i Tiri Vispi che erano riusciti a rubacchiare allo zio e che poi utilizzavano per fare scherzi ai loro famigliari.

-Guarda! Ti ricordi quando abbiamo messo queste nel caffè dello zio Ron?-

-Si! Gli è cresciuto pelo azzurro ovunque!-

-E quando la zia è riuscita a farlo andare via la sua pelle è rimasta azzurra per una settimana, non c’era verso di farlo tornare del suo colore normale!-

-E qui c’è il nostro telescopio!-

-Non siamo mai riusciti ad individuare nemmeno mezza costellazione!-

-In compenso abbiamo spiato chiunque andasse in soffitta! Quando mia sorella l’ha scoperto non era molto contenta!-

-Ti credo, si appartava lassù con Teddy! Ma infondo li abbiamo visti sbaciucchiarsi solo un paio di volte…-

-Per fortuna! Ci mancava solo di vedere altro!-

-Già è stata una sorpresa scoprire che anche l’iceberg Vic prova dei sentimenti!-

-Non dire così!-

-Dai Nicky, tua sorella non è certo la persona più affettuosa che esista sulla faccia della terra… fa venir freddo solo a guardarla!-

-È solo perché non la conosci. La giudichi solo dall’apparenza. È solo che non da confidenza agli sconosciuti. Io la capisco, ci somigliamo molto, sia fisicamente che caratterialmente!-

-Non è vero! Tu non sei come lei!-

-Ma dai James! A scuola sono per tutti l’iceberg Dominique. È questo che vede la gente quando mi guarda!-

-Tu non sei un iceberg, sei come l’Islanda! Il ghiaccio è solo in superficie.-

-Ma sono poche le persone che fanno lo sforzo di vedere oltre quella. Tu non lo fai con Vic. Ti fermi ai suoi capelli biondi, ai suoi occhi azzurri, alla sua pelle bianchissima. È irritante, perché c’è molto altro.-

-Tu hai i suoi stessi occhi, i suoi stessi capelli e lo stessa carnagione, eppure io in te ho visto tante altre cose!-

-James, ti ricordi l’ultima volta che siamo saliti quassù?-

-Certo, era fine agosto! Avevamo scavato una buca per catturare gli gnomi. L’avevamo riempita di fango e l’avevamo coperta così bene che solo noi sapevamo che c’era! Alla fine a caderci dentro è stata la nonna!-

-Il giorno dopo sei partito per andare a scuola.-

-Già! Sono passati sei anni da allora!-

-Esattamente. Il tempo passa e le cose cambiano.-

-Che vuol dire?-

-Niente. Si sta facendo buio e ho freddo, rientro in casa e mi faccio un bagno caldo.-

Le scocciava da morire quello che lui aveva detto di sua sorella. Era vero che lei non dimostrava molto il suo affetto ma da qui a definirla un essere privo di sentimenti! La verità era che si sentiva toccata in prima persona perché lei si rivedeva molto in sua sorella. E poi quella frase! “Io in te ho visto tante altre cose!” Tanta roba davvero! Negli ultimi sei anni si erano parlati a malapena! E probabilmente la gente a scuola aveva ragione, non c’era poi così tanto da vedere in lei. Solo un bel corpo. Le persone che si erano sforzate di conoscerla davvero erano ben poche, ed ancora meno quelle che c’erano riuscite. Per tutti gli altri era l’iceberg, la principessa di ghiaccio.

Si immerse nell’acqua calda e lasciò che il calore l’avvolgesse, rilassandosi completamente. Doveva smetterla. La verità era che non le importava niente di quello che pensava la gente, ma solo di quello che pensava lui. E aveva una dannatissima paura che lui non la vedesse per quello che era davvero. Per anni non aveva fatto altro che osservarlo da lontano. Si era costruita la sua vita, pensando che l’infatuazione infantile che provava nei suoi confronti sarebbe svanita crescendo. E invece eccola lì. Era bastata un’ora con lui per far riemergere quella cotta che con tanto impegno si era sforzata di soffocare. Si era vista con altri ragazzi, con uno di loro aveva anche avuto una relazione stabile e duratura. Ma James era James. E lei non poteva fare a meno di pensare che il loro allontanamento fosse dovuto al fatto che lei non era stata in grado di dargli abbastanza a livello emotivo.

Dopo il bagno caldo si sentiva meglio. Scese in cucina e ci trovò James, che pasticciava tra pentole e tegami.

-Cosa fai?-

-Cerco di preparare una cioccolata, ma non credo di essere molto portato…-

-Lascia stare, faccio io.-

In quattro e quattr’otto fece la cioccolata. Lo raggiunse in salotto e si accomodò vicino a lui sul divano.

-Senti Nicky, mi dispiace. Avevi ragione tu. Vic è molto più grande di me e non abbiamo mai passato molto tempo assieme. Non la conosco abbastanza per dire quelle cose di lei.-

-Non ti preoccupare, ho esagerato anche io. Non parliamone più!-

-D’accordo. Senti, prima di andare a dormire c’è da chiudere tutto quanto. Stanotte ci sarà un temporale.-

Finirono la cioccolata in silenzio. Lei era tesa, aveva sempre odiato i temporali. Già sapeva che non avrebbe dormito quella notte. Il fatto di essere in una casa che non era la sua, vecchia e piena di strani rumori per giunta, la metteva a disagio.

Iniziò a piovere proprio appena entrò nella sua stanza. All’inizio fu solo una pioggerellina leggera che però ben presto divenne scrosciante. Nel giro di un ora si trasformò in una vera e propria tempesta. Ad ogni tuono sobbalzava, terrorizzata. Quando capì che era inutile starsene a letto al buio decise di scendere. Si rese conto della pessimo idea quando si ritrovò sola, sulle scale ancora più buie. Aveva il cuore in gola e tendeva l’orecchio per cogliere il minimo rumore. Ad un tratto le sembrò di sentire uno scricchiolio provenire dalla rampa di scale più in basso rispetto alla sua. Si fermò e trattenne il respiro. Il rumore continuava, ritmico e costante: qualcuno stava salendo. Vide distintamente un’ombra muoversi e strinse più forte che poteva il corrimano. Si maledì per aver lasciato in camera la sua bacchetta.

-Nicky! Cosa ci fai in piedi?-

-James!-

Fu un soffio. Si lasciò cadere sul gradino, stringendo ancora saldamente il corrimano. Sentiva ancora il sangue pulsarle nelle orecchie e tremava. James accese le luci e le corse incontro.

-Stai male?-

-Mi sono spaventata a morte! Non riuscivo a dormire, lo sai, i temporali mi innervosiscono, di solito dormo con Vic o con Louis quando sono a casa, così ho pensato di scendere. Poi ti ho visto e ho pensato… ho pensato che… oddio James, ho davvero creduto che qualcuno fosse entrato in casa! Perché sei sceso?-

-Mi sono ricordato che avevo lasciato le ante del soggiorno socchiuse, senza fissarle e avrebbero sbattuto. Non ho acceso le luci per non svegliarti! Non volevo spaventarti!-

-Sono contenta che sia tu! Sarebbe stato decisamente peggio se fosse stato un estraneo che si era intrufolato in casa!-

-Nicky, siamo in mezzo al niente!-

-Appunto. Pensa quanto tempo ci avrebbero messo a trovare i nostri cadaveri!-

-Vieni, andiamo a dormire.-

-Io non voglio…-

-Non ti lascio sola!-

La prese per mano e la aiutò a rialzarsi, poi la portò fino alla sua camera.

-Anche questo come ai vecchi tempi. Ti ricordi? Ad ogni temporale dormivamo assieme…-

Lei rimase zitta. Si stese vicino a lui, consapevolissima della sua presenza accanto a sé. Era più sicura che mai che non avrebbe dormito. Il suo cuore aveva ripreso a batterle, come impazzito, e sentiva una sensazione di vuoto costante alla bocca dello stomaco. Un altro tuono la fece sobbalzare e lei sentì le braccia di James stringerla. Era tesa come una corda di violino e lui se ne accorse subito.

-Nicky va tutto bene, ci sono qui io…-

Aveva parlato a bassa voce, soffiando le parole nel suo orecchio. Lei si girò per guardarlo. Le ci vollero una manciata di secondi per riuscire a distinguere il suo profilo nel buio. Anche lui la stava fissando. Avrebbe voluto avere almeno un po’ di luce per riuscire a leggere qualcosa nei suoi occhi. Un altro tuono e lei, senza accorgersene, lo strinse a sua volta. Non ricordava di averlo mai avuto così vicino. Non riuscì a resistere alla tentazione e gli sfiorò la guancia con la mano. Lo sentì trattenere il respiro per un secondo. Forse lo stava mettendo a disagio, eppure non accennava ad allontanarla. Poi lui le sfiorò il braccio con una carezza lenta, appena accennata. Lei si rilassò un attimo. Mosse appena la testa. Adesso le punte dei loro nasi quasi si sfioravano. Sentiva il leggero odore di menta del respiro di James sul viso. Sarebbe davvero bastato pochissimo… Si stava giusto dando dell’idiota per averlo pensato quando lui si avvicinò e le posò un bacio sulle labbra. Durò una frazione di secondo, tanto che lei pensò di esserselo immaginata. Lui continuava ad accarezzarle il braccio, con una lentezza esasperante. Non riuscì a trattenersi e ricambiò il bacio. Questa volta lui la trattenne con l’altra mano. Lei pensava davvero che il cuore le sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Sentiva i brividi correrle lungo la schiena.

Il bacio si faceva sempre più profondo, le carezze più insistenti. Improvvisamente James si spostò sopra di lei, senza però pesarle addosso. Un ondata di panico la travolse. Appoggiò le mani sul suo petto e lo allontanò con dolcezza.

-James aspetta! Io non…non ho mai…-

Lui si fermò all’istante. Era evidente che non se lo aspettava.

-Non lo sapevo…Credevo che…voglio dire, tu ed Ian siete stati insieme per…-

-Otto mesi… Io però non mi sentivo pronta e lui si è stufato di aspettare.-

-Ti ha lasciato per questo?-

-No. L’ho lasciato io. C’erano stati dei tentativi e l’ultima volta lui ha cercato di forzarmi, mi ha urlato addosso… Mi ha chiesto scusa ma per me non è più stato lo stesso così l’ho lasciato.-

James non parlava. Non aveva mai raccontato a nessuno di quell’episodio, la metteva a disagio. Il suo silenzio la innervosiva.

-James…-

-Ho sempre pensato che fosse un coglione!-

Lei riprese a respirare. Non la stava giudicando. Per mesi, dopo l’episodio, era stata convinta del fatto che in un qualche modo lei dovesse aver fatto qualcosa di sbagliato per portare Ian ad avere quella reazione. Lui le aveva detto delle cose orribili. In quel momento si sentì felice di non aver vissuto quell’esperienza con il suo ex ragazzo. Si sentì arrossire, ma con la complicità del buio riuscì a sussurrare a James:

-Pensavo che fosse giusto che tu lo sapessi. Ma non voglio che ti fermi…-

-Sicura?-

-Si!-

Riprese a baciarla, se possibile con più dolcezza di prima. Lei si abbandonò completamente alle sue carezze, ricambiandole. Quando lo sentì entrare in lei affondò le unghie nella sua schiena e nascose il viso nell’incavo del suo collo. Fu doloroso, ma niente nella sua vita le era mai sembrato così bello. Avrebbe voluto che quel momento potesse non finire mai.

 

҉҉҉҉҉

 

-Nicky… ti devo dire una cosa…-

Erano abbracciati e lui le accarezzava i capelli. Una volta ogni tanto le baciava la fronte. Quella frase la spiazzò e la paralizzò per un momento. Non avrebbe voluto lasciarlo parlare perché le parole più sensate non avrebbe voluto sentirsele dire. Ma sapeva che era inevitabile, così rimase zitta, lasciando che continuasse.

-Quando sono partito per la scuola ti avevo promesso che non mi sarei dimenticato di te. Lo so che dal mio comportamento ho lasciato intendere tutto il contrario, che non ti ho più scritto e tutto il resto, però volevo che tu sapessi che ho mantenuto quella promessa. Non ho mai voluto bene a nessuno come ne ho voluto a te e sapevo che questa cosa era un po’ anomala, che tutti gli altri non avrebbero mai capito. Ero ancora troppo piccolo per capire che cos’era che mi legava a te così. Poi ho scoperto il mondo degli appuntamenti e ho capito. Nessuna era come te e adesso, dopo quello che c’è stato, me ne rendo conto più che mai. Ma non potevo avvicinarmi a te, faceva male capisci? E per il mondo sarebbe stato scandaloso e sbagliato. Però te lo giuro Nicky, sei sempre stata qui-

Le prese la mano e la posò sulla parte sinistra del suo petto. Lei sentiva il suo cuore battere ad una velocità leggermente superiore alla norma. Anche il suo cuore batteva fortissimo. Aveva aspettato per sei anni una spiegazione e si disse che ne era davvero valsa la pena. Lo baciò di nuovo, felice come non mai.

-Ti amo Nicky-

-Ti amo anche io James, da sempre!-

Lo abbracciò ancora più forte. Non pensava che avrebbe mai detto quelle parole, pensava che avrebbe dovuto sentirle dire da lui ed accettarle in silenzio, eppure dopo che lui le aveva detto di amarla si sentiva in grado di sopportare qualsiasi cosa.

-James… lo sai che sarà difficile e che tutti penseranno ancora che è sbagliato e forse non lo accetteranno?-

-Se ci sei tu con me, lo posso affrontare.-

Lo sentì sorridere e sorrise a sua volta. Se fossero stati assieme, avrebbero davvero potuto affrontare qualsiasi cosa!

 

  
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