Seduta su
una poltrona della sala comune, lo fissava mentre faceva il cretino con le
ragazzine del terzo anno. Teneva banco come sempre e loro pendevano dalle sue
labbra, contente di avere la sua attenzione. Sapeva già come sarebbe andata a
finire quella sceneggiata e non approvava. Lui avrebbe chiesto a una di loro di
uscire, lei avrebbe accettato, immaginandosi già con un bell’abito bianco a
percorrere la navata di una chiesa accompagnata dalla marcia nuziale, e poi il
tutto sarebbe terminato nel nulla. E la cosa peggiore era che, tutte quelle che
uscivano con lui e che venivano mollate un paio di settimane dopo, se ne
andavano in giro tutte felici, consolandosi col fatto che “almeno erano state a
letto con James Potter!”.
Aveva solo
un aggettivo per descrivere tutta la situazione: squallido. Spostò lo sguardo
da quella scena vista e rivista e si mise a guardare fuori dalla finestra. La
sera prima aveva iniziato a nevicare e continuava ancora. Le piaceva la neve
perché era come lei. Fredda, bianca. Bellissima. Ecco come la vedevano gli
atri, un essere gelido e bellissimo, inavvicinabile, come se non appartenesse
al loro stesso mondo. E infondo era così, almeno in parte, grazie alla famiglia
della madre. In lei c’era davvero pochissimo sangue di Veela,
ma quel poco bastava a distinguerla dagli altri, come se nei suoi capelli così
biondi da sembrare bianchi e nei suoi occhi incredibilmente azzurri ci fosse
scritto “guardatemi bene, e sappiate che non sono come voi!”.
Le ragazze la
invidiavano, lo capiva dagli sguardi che le rivolgevano. E cosa assurda, lei
invidiava loro. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché la sua bellezza fosse stata
ordinaria, per avere i capelli rossi delle sue cugine, gli occhi scuri e la
carnagione un po’ meno diafana. Per
essere un po’ più bassa e cicciottella. E invece sembrava una bambola di
porcellana, talmente bella che anche Venere sarebbe impallidita di fronte a
lei, alta e statuaria com’era.
Un
chiacchiericcio deluso la distolse dai suoi pensieri: James aveva fatto la sua
scelta. Lo individuò subito in un angolo della sala, appartato con una ragazza
bruna che non vedeva in faccia. Scosse la testa, vedendo lei alarsi sulle punte
per dargli un bacio a fior di labbra per poi allontanarsi contenta, probabilmente
impaziente di andare ad annunciare alle sue amiche che lei sarebbe stata la
prossima inquilina del letto di James. Che oca!
Lui dal
canto suo sfoggiava il suo sorriso affascinante, tutto orgoglioso della sua
conquista. A volte non poteva fare a meno di chiedersi se l’unica cosa che gli
importava era portarsi a letto più ragazze possibile. La cosa la infastidiva da
matti, ma stava zitta. Era convinta che chi si fa i fatti suoi campa cent’anni,
quindi avrebbe espresso il suo parere solo e se lui glie l’avesse chiesto. Ed era improbabile che succedesse. Tornò a
guardare fuori dalla finestra, cercando di lasciare da parte quello che aveva
appena visto.
-Questo
Natale sarà davvero pieno di neve eh?-
-Così
sembra.-
James le si
era avvicinato. Non capitava spesso che loro due si rivolgessero la parola, se
non per un motivo ben preciso. La cosa la stupì ma, come al solito, mantenne il
suo atteggiamento composto e disinteressato.
-Che fai per
le vacanze? Stai a villa Conchiglia?-
-No. Mia
sorella e Teddy vanno a sciare e i miei vanno con
tutti gli altri da Charlie, in Romania. Io starò alla Tana.-
-Ma anche
nonna va in Romania!-
-Lo so. Mi
ha chiesto di restare a dare un’occhiata alla casa.-
-Ma pensa!
Lo ha chiesto anche a me!-
-Prego?-
-Si! Non mi
aveva detto che c’eri anche tu però!-
-Non l’aveva
detto nemmeno a me, ma non ti preoccupare. Mi organizzo e resto qui.-
-Perché?-
-Avrai fatto
i tuoi piani per queste vacanze. Non voglio certo scombinarteli standoti tra i
piedi!-
-Non mi stai
tra i piedi! E poi quali piani scusa?-
-Non lo so.
Magari volevi passare le vacanze con qualche amica…-
-Oh! No, i
miei programmi in quel senso sono proiettati al dopo le vacanze!-
-Comunque
vedrò di organizzarmi diversamente lo stesso.-
-Non vuoi
passare le vacanze con me? Dai, sarà come ai vecchi tempi!-
I vecchi
tempi. Decrepiti sarebbe stato l’aggettivo adatto. Da quando lui aveva iniziato
la scuola, un anno prima di lei, era cambiato tutto. Ricordava quanto aveva
pianto il giorno in cui era partito, terrorizzata all’idea che lui si
dimenticasse di lei. Le aveva promesso che non lo avrebbe fatto, che era
impossibile. Inutile dire che non aveva mantenuto quella promessa: aveva smesso
di scriverle dopo un paio di mesi , non era tornato per le vacanze natalizie e
anche per quelle estive era stato uccel di bosco.
Lei ci aveva
sperato fino a quando era toccato a lei andare a scuola. Poi aveva capito che
lui era troppo preso dai suoi nuovi amici per prendere in considerazione la
ragazzina che era cresciuta con lui e ci aveva rinunciato. Lui era andato
avanti e l’aveva lasciata indietro. Affannarsi a rincorrerlo per raggiungerlo
era inutile, aveva un anno di vantaggio, e così anche lei aveva fatto lo
stesso. E ormai si parlavano solo quando era indispensabile e solo lo stretto
necessario.
Eppure le
riusciva difficile negargli qualcosa ora che lo aveva davanti a sé e sfoderava
i suoi occhi da cucciolo supplicante e il suo sorriso ammaliante. Senza rendersene conto si ritrovò
a sorridere a sua volta. Era uno spettacolo raro vedere Dominique Weasly sorridere sinceramente, come vedere un arcobaleno di
fuoco. Durò una manciata di secondi, il tempo necessario a mostrare le fossette
sulle guance e ad abbagliare James. E finì con l’accettare di passare il Natale
con lui. Infondo non poteva certo essere peggiore degli ultimi sei anni passati
a comportarsi come se si conoscessero appena!
҉҉҉҉҉
-Mi raccomando ragazzi. Anzi, mi
raccomando James! Voglio che la casa sia ancora in piedi quando torno e
soprattutto voglio che sia uguale a come la sto lasciando!-
Era la millesima volta che la nonna
ripeteva le sue raccomandazioni ed era chiaro che James aveva smesso di
ascoltarla già a metà della prima. Era tutto contento di passare del tempo
senza nessuno che gli imponesse delle regole, libero di fare casino e di
combinare guai restando impunito.
Alla fine anche l’anziana signora capì
che era inutile continuare e si decise a partire, lasciandoli soli. Dominique
non si sentiva a suo agio con lui. Non sapeva cosa dirgli né tantomeno come
comportarsi. Le sembrava di stare in compagnia di un estraneo e le sembrava
stupido. Proprio lì, in quel giardino, avevano giocato mille volte, avevano
litigato e fatto pace, avevano riso e pianto insieme. Sul grande albero del
campo vicino c’era ancora la casetta che si erano fatti costruire dagli zii, il
loro posto personale, dove nessuno poteva salire senza essere stato invitato.
Era tutto come sempre, ricordava bene ogni momento passato lì, ma era come
ricordare qualcosa che aveva solo visto e non vissuto in prima persona. A volte
le capitava di chiedersi se davvero era successo tutto o se in realtà quei
ricordi non facessero parte di un sogno particolarmente vivido.
Nessuno dei due accennava a parlare e alla fine per lei
quel silenzio imbarazzato divenne insopportabile.
-Io vado in camera mia…-
Lui la fissò un attimo, senza dire
niente. Al che lei fece per incamminarsi verso la casa, un po’ delusa dal fatto
che lui non le dicesse niente e un po’ arrabbiata con se stessa per essersi
aspettata che lui lo facesse.
-Aspetta Nicky!-
Si bloccò di colpo. Solo lui la
chiamava così, non era permesso a nessun altro, ed era passato tantissimo tempo
da quando si era sentita chiamare in quel modo l’ultima volta. Lentamente si
girò a guardarlo.
-C’è ancora la casetta sull’albero! Ci
andiamo? È passato un secolo dall’ultima volta!-
Con un misto di felicità ed ansia lo
seguì su per la scaletta traballante. Era evidente che nessuno era più salito
li dopo loro due. C’erano ancora tutte le loro cose, tutto ciò che con
l’ingenuità dell’infanzia avevano considerato come veri e propri tesori. In una
scatola stavano ancora tutti i Tiri Vispi che erano riusciti a rubacchiare allo
zio e che poi utilizzavano per fare scherzi ai loro famigliari.
-Guarda! Ti ricordi quando abbiamo
messo queste nel caffè dello zio Ron?-
-Si! Gli è cresciuto pelo azzurro
ovunque!-
-E quando la zia è riuscita a farlo
andare via la sua pelle è rimasta azzurra per una settimana, non c’era verso di
farlo tornare del suo colore normale!-
-E qui c’è il nostro telescopio!-
-Non siamo mai riusciti ad individuare
nemmeno mezza costellazione!-
-In compenso abbiamo spiato chiunque
andasse in soffitta! Quando mia sorella l’ha scoperto non era molto contenta!-
-Ti credo, si appartava lassù con Teddy! Ma infondo li abbiamo visti sbaciucchiarsi solo un
paio di volte…-
-Per fortuna! Ci mancava solo di
vedere altro!-
-Già è stata una sorpresa scoprire che
anche l’iceberg Vic prova dei sentimenti!-
-Non dire così!-
-Dai Nicky, tua sorella non è certo la
persona più affettuosa che esista sulla faccia della terra… fa venir freddo
solo a guardarla!-
-È solo perché non la conosci. La
giudichi solo dall’apparenza. È solo che non da confidenza agli sconosciuti. Io
la capisco, ci somigliamo molto, sia fisicamente che caratterialmente!-
-Non è vero! Tu non sei come lei!-
-Ma dai James! A scuola sono per tutti
l’iceberg Dominique. È questo che vede la gente quando mi guarda!-
-Tu non sei un iceberg, sei come
l’Islanda! Il ghiaccio è solo in superficie.-
-Ma sono poche le persone che fanno lo
sforzo di vedere oltre quella. Tu non lo fai con Vic.
Ti fermi ai suoi capelli biondi, ai suoi occhi azzurri, alla sua pelle
bianchissima. È irritante, perché c’è molto altro.-
-Tu hai i suoi stessi occhi, i suoi
stessi capelli e lo stessa carnagione, eppure io in te ho visto tante altre
cose!-
-James, ti ricordi l’ultima volta che
siamo saliti quassù?-
-Certo, era fine agosto! Avevamo
scavato una buca per catturare gli gnomi. L’avevamo riempita di fango e
l’avevamo coperta così bene che solo noi sapevamo che c’era! Alla fine a
caderci dentro è stata la nonna!-
-Il giorno dopo sei partito per andare
a scuola.-
-Già! Sono passati sei anni da
allora!-
-Esattamente. Il tempo passa e le cose
cambiano.-
-Che vuol dire?-
-Niente. Si sta facendo buio e ho
freddo, rientro in casa e mi faccio un bagno caldo.-
Le scocciava da morire quello che lui
aveva detto di sua sorella. Era vero che lei non dimostrava molto il suo
affetto ma da qui a definirla un essere privo di sentimenti! La verità era che
si sentiva toccata in prima persona perché lei si rivedeva molto in sua
sorella. E poi quella frase! “Io in te ho visto tante altre cose!” Tanta roba
davvero! Negli ultimi sei anni si erano parlati a malapena! E probabilmente la
gente a scuola aveva ragione, non c’era poi così tanto da vedere in lei. Solo
un bel corpo. Le persone che si erano sforzate di conoscerla davvero erano ben
poche, ed ancora meno quelle che c’erano riuscite. Per tutti gli altri era
l’iceberg, la principessa di ghiaccio.
Si immerse nell’acqua calda e lasciò
che il calore l’avvolgesse, rilassandosi completamente. Doveva smetterla. La
verità era che non le importava niente di quello che pensava la gente, ma solo
di quello che pensava lui. E aveva una dannatissima paura che lui non la
vedesse per quello che era davvero. Per anni non aveva fatto altro che
osservarlo da lontano. Si era costruita la sua vita, pensando che
l’infatuazione infantile che provava nei suoi confronti sarebbe svanita
crescendo. E invece eccola lì. Era bastata un’ora con lui per far riemergere
quella cotta che con tanto impegno si era sforzata di soffocare. Si era vista
con altri ragazzi, con uno di loro aveva anche avuto una relazione stabile e
duratura. Ma James era James. E lei non poteva
fare a meno di pensare che il loro allontanamento fosse dovuto al fatto che lei
non era stata in grado di dargli abbastanza a livello emotivo.
Dopo il bagno caldo si sentiva meglio.
Scese in cucina e ci trovò James, che pasticciava tra pentole e tegami.
-Cosa fai?-
-Cerco di preparare una cioccolata, ma
non credo di essere molto portato…-
-Lascia stare, faccio io.-
In quattro e quattr’otto fece la
cioccolata. Lo raggiunse in salotto e si accomodò vicino a lui sul divano.
-Senti Nicky, mi dispiace. Avevi
ragione tu. Vic è molto più grande di me e non
abbiamo mai passato molto tempo assieme. Non la conosco abbastanza per dire
quelle cose di lei.-
-Non ti preoccupare, ho esagerato
anche io. Non parliamone più!-
-D’accordo. Senti, prima di andare a
dormire c’è da chiudere tutto quanto. Stanotte ci sarà un temporale.-
Finirono la cioccolata in silenzio.
Lei era tesa, aveva sempre odiato i temporali. Già sapeva che non avrebbe
dormito quella notte. Il fatto di essere in una casa che non era la sua,
vecchia e piena di strani rumori per giunta, la metteva a disagio.
Iniziò a piovere proprio appena entrò
nella sua stanza. All’inizio fu solo una pioggerellina leggera che però ben
presto divenne scrosciante. Nel giro di un ora si trasformò in una vera e
propria tempesta. Ad ogni tuono sobbalzava, terrorizzata. Quando capì che era inutile starsene a letto
al buio decise di scendere. Si rese conto della pessimo idea quando si ritrovò
sola, sulle scale ancora più buie. Aveva il cuore in gola e tendeva l’orecchio
per cogliere il minimo rumore. Ad un tratto le sembrò di sentire uno
scricchiolio provenire dalla rampa di scale più in basso rispetto alla sua. Si
fermò e trattenne il respiro. Il rumore continuava, ritmico e costante:
qualcuno stava salendo. Vide distintamente un’ombra muoversi e strinse più forte
che poteva il corrimano. Si maledì per aver lasciato
in camera la sua bacchetta.
-Nicky! Cosa ci fai in piedi?-
-James!-
Fu un soffio. Si lasciò cadere sul
gradino, stringendo ancora saldamente il corrimano. Sentiva ancora il sangue
pulsarle nelle orecchie e tremava. James accese le luci e le corse incontro.
-Stai male?-
-Mi sono spaventata a morte! Non
riuscivo a dormire, lo sai, i temporali mi innervosiscono, di solito dormo con Vic o con Louis quando sono a casa, così ho pensato di
scendere. Poi ti ho visto e ho pensato… ho pensato che… oddio James, ho davvero creduto che qualcuno fosse
entrato in casa! Perché sei sceso?-
-Mi sono ricordato che avevo lasciato
le ante del soggiorno socchiuse, senza fissarle e avrebbero sbattuto. Non ho
acceso le luci per non svegliarti! Non volevo spaventarti!-
-Sono contenta che sia tu! Sarebbe
stato decisamente peggio se fosse stato un estraneo che si era intrufolato in
casa!-
-Nicky, siamo in mezzo al niente!-
-Appunto. Pensa quanto tempo ci
avrebbero messo a trovare i nostri cadaveri!-
-Vieni, andiamo a dormire.-
-Io non voglio…-
-Non ti lascio sola!-
La prese per mano e la aiutò a
rialzarsi, poi la portò fino alla sua camera.
-Anche questo come ai vecchi tempi. Ti
ricordi? Ad ogni temporale dormivamo assieme…-
Lei rimase zitta. Si stese vicino a
lui, consapevolissima della sua presenza accanto a sé. Era più sicura che mai
che non avrebbe dormito. Il suo cuore aveva ripreso a batterle, come impazzito, e
sentiva una sensazione di vuoto costante alla bocca dello stomaco. Un altro
tuono la fece sobbalzare e lei sentì le braccia di James stringerla. Era tesa
come una corda di violino e lui se ne accorse subito.
-Nicky va tutto bene, ci sono qui io…-
Aveva parlato a bassa voce, soffiando
le parole nel suo orecchio. Lei si girò per guardarlo. Le ci vollero una
manciata di secondi per riuscire a distinguere il suo profilo nel buio. Anche
lui la stava fissando. Avrebbe voluto avere almeno un po’ di luce per riuscire
a leggere qualcosa nei suoi occhi. Un altro tuono e lei, senza accorgersene, lo
strinse a sua volta. Non ricordava di averlo mai avuto così vicino. Non riuscì
a resistere alla tentazione e gli sfiorò la guancia con la mano. Lo sentì
trattenere il respiro per un secondo. Forse lo stava mettendo a disagio, eppure
non accennava ad allontanarla. Poi lui le sfiorò il braccio con una carezza
lenta, appena accennata. Lei si rilassò un attimo. Mosse appena la testa.
Adesso le punte dei loro nasi quasi si sfioravano. Sentiva il leggero odore di
menta del respiro di James sul viso. Sarebbe davvero bastato pochissimo… Si
stava giusto dando dell’idiota per averlo pensato quando lui si avvicinò e le
posò un bacio sulle labbra. Durò una frazione di secondo, tanto che lei pensò
di esserselo immaginata. Lui continuava ad accarezzarle il braccio, con una
lentezza esasperante. Non riuscì a trattenersi e ricambiò il bacio. Questa
volta lui la trattenne con l’altra mano. Lei pensava davvero che il cuore le
sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Sentiva i brividi correrle lungo la
schiena.
Il bacio si faceva sempre più
profondo, le carezze più insistenti. Improvvisamente James si spostò sopra di
lei, senza però pesarle addosso. Un ondata di panico la travolse. Appoggiò le
mani sul suo petto e lo allontanò con dolcezza.
-James aspetta! Io non…non ho mai…-
Lui si fermò all’istante. Era evidente
che non se lo aspettava.
-Non lo sapevo…Credevo che…voglio
dire, tu ed Ian siete stati insieme per…-
-Otto mesi… Io però non mi sentivo
pronta e lui si è stufato di aspettare.-
-Ti ha lasciato per questo?-
-No. L’ho lasciato io. C’erano stati
dei tentativi e l’ultima volta lui ha cercato di forzarmi, mi ha urlato
addosso… Mi ha chiesto scusa ma per me non è più stato lo stesso così l’ho
lasciato.-
James non parlava. Non aveva mai
raccontato a nessuno di quell’episodio, la metteva a disagio. Il suo silenzio
la innervosiva.
-James…-
-Ho sempre pensato che fosse un
coglione!-
Lei riprese a respirare. Non la stava
giudicando. Per mesi, dopo l’episodio, era stata convinta del fatto che in un
qualche modo lei dovesse aver fatto qualcosa di sbagliato per portare Ian ad avere quella reazione. Lui le aveva detto delle cose
orribili. In quel momento si sentì felice di non aver vissuto quell’esperienza
con il suo ex ragazzo. Si sentì arrossire, ma con la complicità del buio riuscì
a sussurrare a James:
-Pensavo che fosse giusto che tu lo
sapessi. Ma non voglio che ti fermi…-
-Sicura?-
-Si!-
Riprese a baciarla, se possibile con
più dolcezza di prima. Lei si abbandonò completamente alle sue carezze,
ricambiandole. Quando lo sentì entrare in lei affondò le unghie nella sua
schiena e nascose il viso nell’incavo del suo collo. Fu doloroso, ma niente
nella sua vita le era mai sembrato così bello. Avrebbe voluto che quel momento
potesse non finire mai.
҉҉҉҉҉
-Nicky… ti devo dire una cosa…-
Erano abbracciati e lui le accarezzava
i capelli. Una volta ogni tanto le baciava la fronte. Quella frase la spiazzò e
la paralizzò per un momento. Non avrebbe voluto lasciarlo parlare perché le
parole più sensate non avrebbe voluto sentirsele dire. Ma sapeva che era
inevitabile, così rimase zitta, lasciando che continuasse.
-Quando sono partito per la scuola ti
avevo promesso che non mi sarei dimenticato di te. Lo so che dal mio
comportamento ho lasciato intendere tutto il contrario, che non ti ho più
scritto e tutto il resto, però volevo che tu sapessi che ho mantenuto quella
promessa. Non ho mai voluto bene a nessuno come ne ho voluto a te e sapevo che
questa cosa era un po’ anomala, che tutti gli altri non avrebbero mai capito.
Ero ancora troppo piccolo per capire che cos’era che mi legava a te così. Poi
ho scoperto il mondo degli appuntamenti e ho capito. Nessuna era come te e
adesso, dopo quello che c’è stato, me ne rendo conto più che mai. Ma non potevo
avvicinarmi a te, faceva male capisci? E per il mondo sarebbe stato scandaloso
e sbagliato. Però te lo giuro Nicky, sei sempre stata qui-
Le prese la mano e la posò sulla parte
sinistra del suo petto. Lei sentiva il suo cuore battere ad una velocità
leggermente superiore alla norma. Anche il suo cuore batteva fortissimo. Aveva
aspettato per sei anni una spiegazione e si disse che ne era davvero valsa la
pena. Lo baciò di nuovo, felice come non mai.
-Ti amo Nicky-
-Ti amo anche io James, da sempre!-
Lo abbracciò ancora più forte. Non
pensava che avrebbe mai detto quelle parole, pensava che avrebbe dovuto
sentirle dire da lui ed accettarle in silenzio, eppure dopo che lui le aveva
detto di amarla si sentiva in grado di sopportare qualsiasi cosa.
-James… lo sai che sarà difficile e
che tutti penseranno ancora che è sbagliato e forse non lo accetteranno?-
-Se ci sei tu con me, lo posso
affrontare.-
Lo sentì sorridere e sorrise a sua
volta. Se fossero stati assieme, avrebbero davvero potuto affrontare qualsiasi
cosa!