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Autore: lalledy    01/05/2011    6 recensioni
(“Mi ami?” gli dissi masochista, vomitandole quasi quelle due parole. “…No…” fece lui in sussurro, senza smettere di guardarmi.) Come avevo promesso ecco a voi il seguito di "Blackout": cosa è successo a Bulma e Vegeta dopo quella famosa notte?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Blackout'
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Buio

E ci siamo mischiati

la pelle, le anime, le ossa
ed appena finito

ognuno ha ripreso le sue…

(Luciano Ligabue)



Ci scontrammo, ci cercammo, ci incontrammo, ma sopra ad ogni cosa ci baciammo.

Le sue labbra modellavano le mie con l'urgenza e la frenesia di una danza orientale, le nostre lingue si attorcigliavano come sorelle, mentre le mie mani grattavano sul suo corpo cercando di rapirlo, di rubarlo al mondo e alla sua natura che lentamente lo stava portando via.

Lo volevo, lo pretendevo, incondizionatamente, sempre di più, nonostante il dolore, la dignità, la vergogna, ancora, ancora, ancora...

“Vegeta...” sussurrai lievemente, i denti che mi solleticavano il collo.

“Non parlare” disse lui perentorio e senza sforzo mi sollevò sul tavolo dove mi coprì come velluto.

La sua forza non pesava su di me soffocante e tesa, ma al contrario mi sfiorava appena, leggera, calda e famigliare come un balsamo senza profumo, un'alba di primo mattino.

Pareva inaudito, a tratti addirittura spaventoso che un assassino di popoli e morali, uno che del sangue aveva fatto secondo vestito, fosse capace di tanta eleganza, tanta precisa lentezza, eppure quel principe senza pianeta, piccolo esule involontario del nulla, si muoveva su di me con la grazia sensuale di una pantera, con la diligenza di un'onda che, ambiziosa, tentava di portare a presso a sé tutto il mare.

Presa così da quell'euforia rovinosa, io lo divorai letteralmente, con la bocca, con le mani e preda di un masochismo indecente spensi deliberatamente i miei pensieri: non mi importava tornare indietro, non mi avrebbe distolta l'idea che per Vegeta questo, come tutto, fosse soltanto un gioco, né il fatto che ai suoi occhi, di certo, dovessi apparire ridicola.

Sapevo solo che lui era lì, con me, e domani sarebbe potuto non esserci, tra poche ore saremmo tornati due estranei.

Se era una sfida quella, se il nostro era un gioco al massacro, avrei perso, sì, volentieri, ma del mio nemico avrei preso più del necessario.

“Smettila” disse all'improvviso, le sue mani che mi spogliavano la pelle.

“Di fare cosa?” chiesi, confusa.

“Di amarmi così”

Non ebbi il tempo di sorprendermi, di rispondergli, di maledire i miei occhi traditori che nonostante l'impegno mi avevano sputtanato il cuore, d'un tratto così, senza preavviso, il principe mi prese fissando il suo sguardo nel mio che folle, tremebondo, si era già perso nell'abisso infinito racchiuso nel nulla dell'animo suo.

Ci amammo, quella notte, o almeno mi illusi che fu così.

Dondolando l'uno sull'altro su quel tavolo scarno ci conoscemmo dentro studiandoci come non mai, discorremmo con parole fatte di gemiti, ci respirammo all'infinito scambiandoci tutto ciò che ci apparteneva.

Venimmo, più volte, non in sincrono, ma in sintonia ed io quasi piansi ad ogni fine spaventata dal pensiero che quella volta potesse significare l'abbandono.

Ora era lì, era mio, legato suo malgrado dal sesso tra noi due, ma dopo, senza carne, senza corpo, cosa sarebbe stato di noi?

Quando crollammo sfiancati, Vegeta semplicemente mi scivolò sul corpo, mentre i miei occhi, come era prevedibile, cominciarono a lacrimare.

“Non lo so”

Un sussurro.

Un affanno.

La sua voce che si confondeva con la notte.

“Non lo so se ti amo, potrebbe anche darsi, sarebbe possibile, ma non lo so.

Per me sarebbe incredibilmente facile dirti di sì, prendere ciò che hai da darmi e ingannarti senza rimorso alcuno, ma...

Il mio popolo è morto, donna, sterminato da milioni, milioni di bugie.

Quelle di mio padre, di Freezer, addirittura le mie, tutte al loro modo hanno contribuito alla distruzione, al devasto e... io non posso, ora, non voglio più mentire, in nessun caso”

Tremavo.

Piangevo.

Morivo.

“Per questo ti ho detto no, quella volta, perchè non ho alcuna intenzione di dire bugie, neanche per cose simili, neanche per qualcosa che potrebbe andare a mio vantaggio.

E sempre per questo ti dico basta, smettila di amarmi in questo modo, perchè io l'amore non l'ho mai visto, né mai provato e qualunque cosa io possa sentire per te non lo riconoscerò mai come tale...”

Frantumi.

Sangue.

Il mio cuore.

“Mi stai abbandonando...”

“No, ti sto lasciando andare...”

Veloce, rapido più di un pugno nello stomaco, Vegeta sparì nel nulla, volatilizzandosi crudele come il sogno che era stato.

Io rimasi lì, ferma, immobile come il mondo che per me aveva perso ogni significato.

 

Quando riaprii gli occhi era l'alba di un nuovo giorno e il dolore mi aveva completamente annientata.

 

Eccomi di nuovo qui! L’attesa è stata tanta, lo so, ma le crisi da pagina bianca sono davvero difficili da superare. Tra gli impegni di un esame che sta arrivando, le varie gite e i test universitari che incombono lì, ghignando da lontano, capirete che l’ispirazione va a farsi benedire senza scrupolo alcuno.

Informo i cari lettori che questo sarà il penultimo capitolo di “Blackout_Intermezzo”, in quanto, essendo una serie, mi metterò a lavorare sui successivi (Blackout_Notturno sarà il prossimo) e in primis su gli altri lavori di Dragon Ball che attendono una fine!

Grazie infinite per la vostra pazienza, a chi ha ancora voglia di seguirmi e non mandarmi a quel paese e a chi si prende soprattutto la briga di lasciarmi un commentino! Le risposte alle vostre recensioni arriveranno a breve, non temete!

Saluti!!  

 

   
 
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