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Autore: __BIGIA__    01/05/2011    13 recensioni
E se Harry Potter non fosse stato da solo nella battaglia contro Lord Voldemort? Se accanto a lui avesse avuto una sorella,che adora, con la sua stessa cicatrice e il suo stesso destino? *
Kim non sopporta Malfoy, e Draco non sopporta la Potter.
La Cacciatrice non sopporta il Mangiamorte,e il Principe delle Serpi non sopporta la Regina dei Grifoni.
Ma, in fondo, Cupido è un bastardo. Non risparmia nessuno.
Nemmeno loro 2.
Pairing principale: Kim/Draco
Tratto dal capitolo 4 "The Verdict":
<< Malfoy, ti rendi conto che stiamo articolando una conversazione civile? La prima in 7 anni e mezzo? >>
<< “Articolando una conversazione civile”? Potter, ma come parli? L’amicizia con la Mezzosangue ti fa male.. >>
<< 1^: Scusa se non ho detto “E’ la prima volta che non ci mandiamo a farci fottere in 7 anni e mezzo”
2^: Chiama così Hermione un’altra volta e ti Crucio. >>
<< Dovrei aver paura? >> sussurra con voce da stupro, e con la familiare e vecchia luce arrogante negli occhi.
<< Sinceramente? Si,dovresti tremare dal terrore, impallidire peggio che davanti ad un Infero, fuggire più veloce di una Firebolt, implorandomi di risparmiarti in ginocchio, se osi un’altra volta usare quell’aggettivo in mia presenza. >> sibilo io minacciosa.
<< Mmmh…lo sai che mi ecciti quando mi minacci? >>
Lo sai che mi ecciti quando mi dici che ti eccito?
I nostri visi sono talmente vicini che posso sentire il suo respiro fresco sulla mia pelle…dovrei allontanarlo ma i miei arti non rispondo ai comandi del cervello…e pian piano anche lui sta affogando nel grigio fitto dei suoi occhi.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Family Portrait.

Famiglia.

Voi, a cosa pensate, al pronunciare questa parola?

Vediamo se indovino.

Vostra madre, vostro padre, ed i vostri fratelli, o sorelle.

Non necessariamente in quest’ordine.

E poi, magari, ci aggiungete anche zii, nonni, cugini e parentela varia.

Io, invece, non ci metto poi molto ad inquadrare nella mia mente il concetto di famiglia.

Quando accosto quelle sillabe le une alle altre, l’unico viso che mi si va a formare tra i pensieri, è quello di Harry.

È Lui, la mia famiglia.

Di certo, nessuna meditazione mentale si riserva ai Dursley.

Ma poi, mi ricordo che il suddetto termine, è un nome collettivo.

Indica un insieme di persone, legate da legami di sangue e, teoricamente, da un profondo affetto reciproco.

Quindi, nella mente, mi si affacciano i Weasley al completo.

Quella si, che è esattamente il mio prototipo ideale di famiglia.

Dio, quante volte avrei tanto voluto che il mio cognome non fosse Potter, ma proprio quello del mio rosso migliore amico.

Ma, ho presto imparato che la vita è come una partita a poker: qualche stronzo distribuisce le carte, e, che siano fortunate o di merda, sta a te giocartela.

Accontentandoti delle carte che il suddetto stronzo ha scelto per te.

Quindi, ringraziando Dio, Buddha, Allah, Jah, Merlino, Morgana e Godric Grifondoro per avermi dato un fratello talmente perfetto nella sua imperfezione, stringo i denti davanti a questa giornata di merda.

Mi volto verso Harry, che sta segnando sulla lista l’arrivo di due genitori Babbani, spiegando loro, alla meglio, come meglio muoversi ad Hogwarts, e sorrido.

Si, ho davvero una bellissima famiglia.

Poi, la mia attenzione viene richiamata dall’arrivo di un’altra coppia di genitori, che si presentano come i signori Probisher.

Sorrido loro, spunto il loro nome sulla lista, e li do il benvenuto ad Hogwarts.

<< Che gran bel pezzo di… >> sento sussurrare mio fratello, non appena la madre ed il padre di Viky si sono allontanati.

Punto lo sguardo sulla stessa donna che sta guardando Lui, e capisco la sua frase d’apprezzamento.

Capisco che sia la madre di qualcuno, solamente perché si trova qui, ed in questo giorno particolare.

Non le do nemmeno 30 anni, per la cronaca.

Indossa un lungo mantello da viaggio color blu notte, ed ha tutta l’aria di essere seta.

Sotto, un vestito bianco molto pregiato, con una scollatura niente male, e di una lunghezza accettabile.

Scarpe blu con il tacco, e collana di perle dello stesso colore.

Lunghi capelli castano scuro, che danzano insieme al vento, occhi profondi dello stesso colore, labbra carnose e rosse, e pelle perfetta.

Davvero, una delle donne più belle che io abbia mai visto.

Mi chiedo sinceramente se abbia un difetto…

Si avvicina a me ed a mio fratello con passo elegante, quasi regale, guardandosi intorno con il naso all’insù, tipica espressione che assume chi si sente decisamente superiore a tutti coloro che lo circondano.

Mi ci gioco la mia reputazione da perfetta Grifondoro, questa donna è la madre di un Serpeverde.

<< Salve. Diana Zabini. >>

Non ci guarda nemmeno in faccia, a me e ad Harry, mentre si presenta, sbuffando leggermente impaziente, mentre è costretta ad attendere che mio fratello controlli la presenza del suo nome sulla lista, e la spunti con la piuma.

Tutto ciò, cercando di non guardarla troppo.

<< Lei è la madre di Blaise Zabini, no? >> le chiedo.

Al sentir nominare suo figlio, la sua espressione di raddolcisce un po’.

E, finalmente, mi investe con tutta la potenza del suo sguardo.

Piccola considerazione: Blaise ha gli occhi blu.

Sua madre marroni.

Sicuramente, quella peculiarità che fa impazzire così tante ragazze ad Hogwarts deve averla presa dal padre…

<< Si. Lo conosce? Siete amici? >>

Mi scappa un sorrisetto.

<< Una specie… >>

<< Signorina Potter, lei non è una Grifondoro?... >> mi chiede la signora Zabini.

Non mi stupisco affatto che sappia il mio nome.

Purtroppo, tutta la Gran Bretagna lo conosce.

Di nuovo, muovo la testa in un lento annuire.

<< …E allora come fa ad essere amica di mio figlio? Quando venivo in questa Scuola, l’amicizia tra le due Case era decisamente impossibile. >>

Sto per risponderle, quando uno sbuffo di risata sarcastica di Harry mi interrompe.

Resuscitato dall’ammasso di pergamene e nomi di genitori, si inserisce nel discorso.

<< Vede, il problema è che la mia cara sorellina, quest’anno ha avuto la brillante idea di diventare la ragazza di Draco Malfoy, il migliore amico di suo figlio. Ergo, ecco che, tutt’a un tratto, lei e i Serpeverde sono diventati grandi amiconi! Deve vedere come si comportano quando si incontrano per i corridoi! Si salutano! E si sorridono! È un verso scempio! >>

Ed ecco a voi, maghi e streghe, la bellissima e cristallina risata della madre di Blaise.

Non sembra il suono di una donna che palesa il suo divertimento.

Ma di Campane Divine che tintinnano a festa, nel giorno di Pasqua.

Adesso capisco.

La sua fama di donna bellissima, dinanzi alla quale ogni uomo perde la testa, è assolutamente giustificata.

Promemoria per me: non perdere di vista Draco nemmeno per un secondo.

Poi, tornata seria, torna a guardarmi, con molta più attenzione di prima.

Come se essere la Salvatrice del Mondo Magico, fossero un fattore decisamente subordinato all’essere la ragazza (se così possiamo definirmi) di Draco Malfoy.

<< Quindi Strega Moderna non dice solo fandonie. Tu e Lui state davvero insieme… >>

Bè, tecnicamente, non siamo una vera e propria coppia.

Certo, Io sono Sua – come mi ha più volte ricordato – ed Lui è senza dubbio Mio, nessun essere dell’altro sesso può avvicinarsi all’altro, ci baciamo, facciamo l’amore, litighiamo, ci mandiamo a quel paese, trascorriamo del tempo insieme isolandoci dal Mondo, cerchiamo sostegno l’uno nell’altro – anche se nessuno dei due lo ha mai chiesto ad alta voce, né tantomeno ammesso – ma, per quanto riguarda etichette e nomi ufficiali, non rientriamo ancora nella categoria dei “Fidanzati”.

Sto per spiegarglielo, quando, dall’alto della sua statura, abbondantemente aumentata dalle scarpe alte, abbassa il suo viso a pochi centimetri dal mio, ed inizia a studiarmi con molta attenzione.

Scambio uno sguardo di sottecchi con Harry, che alza le spalle, stupito quanto me.

Passano dei secondi davvero imbarazzanti, in questo modo, mentre la fila di genitori si allunga alle spalle della donna, in cui nessuno dei tre spiccica parola.

Poi, finalmente, la signora Zabini, si raddrizza su stessa.

Evidentemente, deve essere arrivata alla conclusione che stava cercando nel mio viso.

<< Sei una bella ragazza, Potter… >> commenta, aumentando il mio livello di stupore << …ma devi essere davvero fuori dal comune per aver fatto innamorare di te un Malfoy. Non è facile, questo è certo. Ma, d’altra parte, non dev’essere facile nemmeno sconfiggere il Signore Oscuro a 17 anni. Voi due… >> e sposta lo sguardo da me a mio fratello << …mi incuriosite parecchio. >>

Detto questo, ci scocca un’ultima occhiata carica di significati conosciuti solo da Lei e si allontana.

Bah.

Questi Serpeverde.

Sono tutti matti.

Loro, ed i loro sottotesti.

 

Quando sono arrivati i Weasley, la fila di genitori che aspettavano di essere accolti a Scuola, ha dovuto sopportare un’altra pausa.

Molly è saltata al collo mio e di Harry, quasi con le lacrime agli occhi, stritolandoci in uno dei suoi soliti abbracci mozza-respiro.

Ha cominciato a farfugliare per secoli, o, almeno, così è parso a me ed a mio fratello, sussurrando parole rabbiose e tristi allo stesso momento, nelle nostre orecchie.

Fortunatamente, è intervenuto Arthur a ridarci ossigeno, staccando sua moglie dalle nostre gole, e a spiegarci la situazione.

Lui e Molly erano fortemente risentiti con la Preside, perché non gli aveva permesso di presenziare a dei colloqui con i professori, anche per quanto riguarda il nostro Rendimento Scolastico.

Si erano offerti di farci da genitori per un giorno, insomma.

Mi sono venuti gli occhi lucidi, quando queste parole hanno lasciato le labbra di Arthur, pronunciate con così tanta naturalezza, da far apparire un enorme ed importante gesto, come un’ovvietà.

Né io, né Harry siamo riusciti a spiccicare parola, mentre la gratitudine per i genitori dei miei migliori amici mi ostruiva la gola e mi riempiva il petto di immenso affetto.

Tanto che, quando i signori Weasley ci hanno comunicato la risposta negativa della Preside, giustificata da un’Assoluta mancanza di titoli che glielo permettevano, non siamo riusciti, nessuno dei due, a far morire il sorriso che le nostre labbra avevano formato.

<< E’ vero, legalmente non abbiamo alcuna pretesa su di voi. Non siamo né i vostri genitori, né tutori, né parenti, nemmeno alla lontana. Ma, insomma, per me siete come dei figli! Questo doveva pur contare qualcosa! >>

Sono state queste le parole di Molly, prima che un grugnito indispettito arrivasse dalla coda di genitori, che aspettavano solamente che loro si togliessero dai piedi.

La Signora Weasley ci ha abbracciato un’altra volta, per poi avviarsi, con suo marito, verso l’imponente Scuola.

Dio.

Ginny e Ron sono davvero fortunati.

Ma non ho avuto molto tempo per perdermi nei miei pensieri, perché ecco che delle tossi impazienti mi hanno subito richiamata alla realtà.

E di nuovo, sorridi Kiki, presentati Kiki, fai l’educata Kiki, rassicura i genitori Kiki, prendi i loro nomi Kiki, comportati come tutto il Mondo Magico si aspetta dalla Salvatrice, Kiki.

Abbiamo conosciuto, fra gli altri genitori, quelli di Dean, davvero delle care persone, la madre di Seamus, per la quale non nutriamo molto simpatia io ed Harry, i signori Summers, madre e padre di David, ed anche i signori Greengrass.

Lei, era la fotocopia di Daphne, con qualche anno in più.

Lui, invece, aveva dei lineamenti che ricordavano molto Astoria, con la quale condivideva anche gli occhi color ghiaccio, ma, invece della chioma bionda tipica delle sue tre donne di famiglia, sfoggiava dei capelli castani, fissati all’indietro con il gel.

Persone eleganti, aristocratiche e, si, abbastanza snob, i coniugi Greengrass si sono limitati a porgere i loro saluti agli Eroi del Mondo Magico, a dare i loro nominativi, ed a proseguire la loro sfilata del Parco di Hogwarts.

<< Oh merda. >>

Alzo lo sguardo su Harry, che fissava un punto davanti a se, con espressione di puro terrore.

<< Oh merda. Cazzo. Merda. >> ripete, come un mantra.

Capendo al volo di cosa si tratti, scoppio a ridere sinceramente divertita, guadagnandomi la sua più sincera occhiataccia.

Che, però, non riesce a togliermi il sorriso, quando soluto i…

<< Signori Granger! È un piacere rivedervi! >>

Non ci sono state molte occasione per trascorrere un po’ di tempo con i genitori di Hermione, ma, da quelle poche volte ho potuto constatare quanto siano deliziosi i due coniugi.

Entrambi condividono il colore dei capelli, che hanno trasferito anche nella mia migliore amica, ma non quello degli occhi.

Alto e piuttosto magro, al limite dello sciupato, il signor Granger sfoggia degli ipnotici occhi neri, al contrario della madre, il cui sguardo è perfettamente identico a quello di Herm.

Ma, credo davvero che l’indomabilità della chioma, la Grifondoro l’abbia decisamente ereditata dal padre, con l’unica differenza che, il signor Granger, può semplicemente lasciar perdere i suoi ricci e ribelli si, ma corti capelli, mentre Hermione deve inventarsele tutte per tenerli in ordine.

Si è sempre lamentata di non aver preso la lucentezza e la morbidezza dei lisci capelli della madre.

A mio parere, senza quell’ammasso di ricci ribelli, però, non sarebbe la mia migliore amica.

Dicevo..

Le occasioni di incontro con i genitori Babbani di Herm, sono state davvero poche.

Oltre a quella volta, l’estate tra il primo ed il secondo anno, durante la quale ci presentammo a Diagon Alley, la prima volta che ho davvero parlato con i due coniugi, è stata quest’estate, quando siamo andati in Australi a ridare la memoria ai due genitori, ed a riconsegnarli la loro vecchia vita, e la loro amata figlia.

Inutile descrivervi quanto sia stata toccante la loro riconciliazione.

Dopo, sempre prima che iniziasse la Scuola, saremmo stati invitati a cena a casa loro milioni e milioni di volte, ma non sempre i nostri impegni da Cacciatori ce l’hanno permesso.

<< Kimberly! Harry!... >> ci saluta Jean, con calore << …il piacere è tutto nostro! >>

La donna si china ad abbracciarci.

Io ricambio con entusiasmo.

Harry, invece, sembra paralizzato.

Certo, posiziona anche Lui le braccia intorno al corpo della signora Granger, ma, al contrario mio, questo gesto non trasmette alcun sentimento.

Ma non perché ad Harry non piaccia Jean Granger, o il contrario.

No.

Anzi, si stanno molto simpatici a vicenda.

Non è la madre di Hermione, il problema.

Ma suo padre.

Il quale, semplicemente, non appena mio fratello è entrato nel suo campo visivo, non ha smesso un secondo di fissarlo, con aria terribilmente severa.

Adesso, non fatevi l’idea di Jonathan come il tipico padre-padrone, uomo austero e serioso.

Perché, per quel poco che ho potuto conoscerlo, posso assicurarvi che non è affatto così.

Hermione mi ha sempre detto che, suo padre, è un uomo meraviglioso, innamoratissimo di sua moglie e di sua figlia, premuroso, affettuoso e disponibile per ogni problema.

E geloso.

Tale sentimento, deriva, come detto sopra, da un’ infinito affetto che prova nei confronti della sua “bambina.”

Passano attimi di infinita tensione, immenso imbarazzo e profondo imbarazzo.

Durante i quali il signor Granger guarda Harry, Harry guarda il signor Granger, io guardo Harry, e la signora Granger guarda prima suo marito con disappunto, Harry in modo desolato, e me con esasperazione.

<< Harry Potter. >> sillaba Jonathan.

Mio fratello ingoia saliva, a vuoto.

Annuisce.

<< S-si si-signore. >>

<< E, a quanto pare, saresti anche il fidanzato della mia Hermione. >>

Inserisce in quel “Mia” tutta l’enfasi possibile ad un tono di voce umano.

Adesso, comunque, mio fratello sta sudando decisamente freddo.

<< E-esattamente, signore. >>

Incredibile.

Harry riesce a fare il vocione minacciosa dinanzi a Lord Voldemort, ma non riesce ad evitare di usare un flebile tono di voce tremante, con il pacifico Jonathan Granger.

Oddio, c’è da dire che, ora come ora, non so quanto l’aggettivo “pacifico” gli si addica.

Alza lentamente il braccio, in modo minaccioso, tanto che sia io, che Harry, che la signora Granger, per un attimo pensiamo stesse per sferrare un pugno sul naso al “fidanzato della Sua Hermione”.

Ma, con sollievo, riconosciamo in quel gesto l’indice ammonitore di sua figlia, puntato a pochi centimetri dal naso della povera vittima del suo disappunto.

In questo caso, mio fratello.

<< Bada bene giovanotto, non mi piace che la mia bambina abbia già un fidanzato a quest’età… >>

18 anni.

E non è nemmeno il primo…

<< …Anche perché, non vi conoscete nemmeno tanto bene… >>

No…

Sono solo migliori amici, quasi fratelli da quando avevano 11 anni.

Hanno condiviso più esperienze belle e terrificanti loro due, che la maggior parte delle coppie sposate da anni presenti oggi in questo Castello.

<< ...Ma Hermione mi ha detto che è una storia importante. Confermi? >>
Oh, bazzecole.

Sono solo anime gemelle, follemente innamorati l’uno dell’altra, destinati ad amarsi per sempre, a sposarsi, a vivere felici e contenti circondati da marmocchi, ed a morire innamorati, ricchi ed anziani nello stesso letto dove avevano concepito i loro pargoli, mano nella mano.

<< Certo, signore. Tengo…tengo molto ad...ad Hermione. >>

Anche più della sua vita, mi creda.

<< Sarai in grado di difenderla, in questo nuovo conflitto che è sorto? >>

<< Anche a costo di frappormi tra lei ed un Avada Kedavra. >>

Oh, che bello.

La prima frase senza parole balbettate che Harry rivolge al suo futuro suocero.

Futuro suocero, che, sentito ciò, alza un sopracciglio.

<< Tre lei ed un che cosa?! >>

Guarda la moglie in cerca di risposte, ma anche lei è all’oscuro del significato di quelle due parole.

Al che, intervengo io.

<< Avada. Kedavra. Sarebbe un Incantesimo. Che uccide. >>

Vedo i due impallidire visibilmente.

Wao, Kiki, complimenti per l’ottimo tatto.

Comunque, i genitori di Hermione non ribattono niente, limitandosi a scuotere la testa, scacciando i brutti pensieri.

Dopodichè, l’interrogatorio può riprendere.

<< Ricorda, signorino… >> ritorna il dito ammonitore, lo sguardo severo, ed il mantenere ben saldo il contatto visivo con Harry. << ….Se ti viene in mente di sposarla, dovrai prima chiedere il permesso a me. Non voglio sentire di fughe a Las Vegas, o dove diavolo vi sposate velocemente voi Maghi quando siete ubriachi. Altrimenti… >>

Di nuovo, Harry ingoia saliva a vuoto, e continua a sudare freddo.

Annuisce senza spiccicare parola.

<< Inoltre. Una volta sposati quando farete… >> chiude gli occhi.

Inspira.

Espira.

<< …Quella cosa lì… >>

Ah-ha.

Dopo il matrimonio.

Certo.

E, comunque…

Sesso.

Chiamasi Sesso.

<< …Deve passare almeno un anno, prima di poter pensare ai bambini. Non osare metterla in cinta prima di quando non sia pronta la mia bambina. Altrimenti… >>

Silenzio.

L’aria è carica di pesante, ed opprimente silenzio.

<< Dovrai sempre e comunque rispettarla come Donna, senza appioppare a Lei i servizi casalinghi e i bambini, per andarti a divertire con i tuoi amichetti al campi di Calcetto. Altrimenti… >>

Né io, né mio fratello, facciamo lo sforzo per ricordare che, in quanto Maghi, a nessun uomo della nostra razza penserebbe mai di andare a giocare a calcetto.

<< Non dovrai mai farla piangere, farla soffrire, farla arrabbiare, mancarle di rispetto, o darle torto. Altrimenti… >>

<< E soprattutto, non osare nemmeno pensare ad un’altra ragazza. Perché Hermione è il massimo che possa offrire la piazza, e se dovesse passarti anche solamente per l’anticamera del cervello una qualche, anche lieve forma di tradimento, saresti davvero un imbecille. Volle sempre bene, signorino, mi raccomando. Altrimenti… >>

Arrivati al punto in cui il povero Harry, trattenendo il respiro e la fifa per così tanto tempo, sta davvero per stramazzare al suolo, la madre di Hermione si decide ad intervenire.

Ed infatti, né io, né Harry sapremo mai che cosa intendesse il signor Granger con il suo “Altrimenti”, perché, dopo essersi già immaginato matrimonio, prole e futuro prossimo della dolce coppia dell’anno, viene, come già detto, interrotto da sua moglie.

<< Oh, avanti Jonathan! Sono solamente dei ragazzi! Come ti viene in mente di parlare già di figli e di matrimoni?! Stai solamente spaventando il povero Harry! >>

Finalmente, Jonathan Granger si decide a distogliere lo sguardo dal mio terrorizzato fratello, e rivolge la sua attenzione a sua moglie.

<< Non si sa mai, Jean. Meglio prevenire la carie, che estirparla poi alla radice. Molto meno dolore. >>

E con questa similitudine, il signor Granger mi ha appena ricordato la natura odontoiatrica del suo mestiere, e di quello della moglie.

Poiché Harry sembra aver terminato la sua fonte di saliva, a forza di ingoiare a vuoto, mi sento in dovere di intervenire.

<< Signor Granger, non si preoccupi. Harry ed Hermione sono la classica coppia storica che ti rovinano la serata, facendoti pensare a quando mai ti innamorerai anche tu in quel modo. Scommetterei la Bacchetta su loro due. E, per una Strega, è una Scommessa con la S maiuscola. >>

Adesso non mi accade più, dato che, grazie al Veritaserum la mia vita sentimentale non fa poi così schifo ma prima…

Prima.

Dio, quante volte avrei voluto rinchiudermi in camera per ore ed ore, con la testa infilata sotto il cuscino, alla sola vista di un semplicissimo bacio tra mio fratello e la mia migliore amica.

Soffrivo, soffrivo davvero tanto per il mio stupido ed inutile amore per Draco Malfoy, e vederli così fottutamente e perdutamente presi l’uno dall’altro, mi riempiva di invidia.

Sentimento che non si dovrebbe affatto provare verso il proprio fratello e la propria migliore amica.

Altro motivo in più per sentirmi da schifo.

Ma era più forte di me.

Perché quando Harry bacia Hermione, ed Hermione bacia Harry, entrambi si innamorano dell’altro come se fosse la prima volta.

Si toccano, si sfiorano, si cercano, si abbracciano, si sorridono e si guardano, come se dovessero separarsi per sempre l’attimo dopo.

Non riescono a stare l’uno troppo lontano dall’altro.

Se ci fate caso, Harry resta sempre e comunque nello spazio vitale di Hermione, e viceversa.

E non lo fanno di proposito.

Semplicemente, sono attratti l’uno dall’altro come cariche positive da quelle negative.

La mancanza dell’altro li disorienta.

<< Bene. >> è la risposta di Jonathan Granger.

 

Ho visto più Purosangue oggi, che in tutta la mia vita.

Credetemi.

E mi sono accorta che, per la maggior parte, sono tutti imparentati.

Sirius aveva ragione.

Prima o poi, arriveranno ad accoppiarsi anche con i propri fratelli, pur di mantenere il loro sangue magico puro.

Idioti.

Un’altra cosa di cui mi sono resa conto, a malincuore, è che la Guerra Magica non ha dilaniato solamente i miei affetti.

Di certo, non avevo la presunzione e quella buona dose di vittimismo da pensare di essere stata l’unica ad aver perso qualcuno per colpa dei Mangiamorte e di Lord Voldemort.

Sapevo che molte famiglie non erano più al completo per colpa di quei bastardi, ma solamente oggi ne ho acquistato la piena consapevolezza.

Non avete idea di quanti miei compagni di Scuola si lasceranno tirare le orecchie da un solo genitore, dagli zii, oppure dai propri nonni, anziché dalla madre e dal padre.

Ed è una cosa davvero triste, ed ingiusta.

Mentre i miei occhi assistevano alla prova evidente della malvagità di Lord Voldemort, sentivo il mio odio verso quell’essere infimo ribollirmi nelle vene, ostruendomi addirittura il respiro.

Ed altrettanto sentimento era riservato ai suoi fedeli Mangiamorte.

Cani bastardi.

Il risentimento verso di loro scorre nei cuori della Comunità Magica come un cancro, o come un veleno.

Ecco perché molti genitori hanno insistito per stringere la mano ai Salvatori del Mondo Magico, ad osservare le Bacchette che avevano ucciso Lord Voldemort, ed a complimentarsi con i Cacciatori.

Soprattutto per la formazione dell’Esercito di Silente.

Oddio, non proprio tutti ne sono stati felici.

Aud e Morgen Nott, per esempio, al sentir nominare quella Confederazione di Difesa da una coppia di genitori che li precedevano, si sono scambiati uno sguardo di puro disgusto, rivolgendo, poi, lo stesso sentimento verso di noi.

Nessuno, ovviamente, ha osato contraddirli.

I Nott sono una delle più potenti famiglie Magiche Purosangue del nostro Mondo, al livello dei Black e dei Malfoy.

O dei Greengrass.

No, non preoccupatevi.

Non mi sono trovata in presenza del padre di Theo.

Aud e Morgen Nott sono i suoi nonni.

I suoi anziani, altolocati, aristocratici, potenti, influenti e Purosangue nonni.

Si dice in giro che il loro Maniero sia anche più grande di Hogwarts.

Devo ricordarmi di chiedere delucidazioni a quell’invasato di un Serpeverde…

Comunque, adesso il mio primo problema non è quanto sia grande la cuccia della famiglia Nott.

Ma dove diavolo si sia cacciato quell’idiota di Draco Malfoy.

Abbiamo trascorso gran parte della mattinata a congelarci fuori dai Portoni di Hogwarts, per accogliere tutti i genitori dei miei compagni di Scuola.

Una volta entrati, sia io che Harry siamo stati chiamati dalla Preside, per andare a sistemare quell’aggeggio, per portare un bicchiere d’acqua a quella signora che non si è sentita bene, per andare a recuperare quel primino, oppure quel Grifondoro del quarto anno fuggito dai suoi genitori, o, ancora, per andare a cercare il signor Draco Malfoy che, a detta di Andromeda Black, in Tonks, non si trova da nessuna parte.

Ovviamente, quest’ultimo incarico Harry l’ha volentieri ceduto a me, che, quindi, mi ritrovo da circa un quarto d’ora a passare ai raggi-X l’intera Sala Grande, ed il Salone d’Ingresso, alla ricerca di quella testolina di cazzo bionda ed ossigenata.

Ma invano.

<< Signora Tonks, non riesco davvero a trovarlo. Lei è stata più fortunata? >>

Andromeda si volta verso di me, scuotendo la testa.

Dio, assomiglia davvero tanto a Bellatrix…

<< No, purtroppo. Mio nipote non deve essere molto entusiasta all’idea di vedermi. Oppure non è a conoscenza della mia presenza. >>

Dal tono che ha usato, si vede che opta più per la seconda opzione, per una semplice questione di vanità.

Andromeda Tonks potrà essere stata rinnegata dalla propria famiglia quanto volete, ed aver sposato un Nato Babbano, nonostante incarnasse tutto ciò che le è sempre stato insegnato ad odiare…ma resterà pur sempre una Serpeverde.

Ed ora più che mai, dato che, dalla morte di suo marito Ted, in tutti i documenti ufficiali, il suo cognome è tornato da “Tonks” a “Black”.

 

<< Ehm…qui deve esserci un errore… >> esclama Harry, ancora con gli occhi fissi sulla lista << …qualcuno deve aver sbagliato. C’è scritto “Andromeda Black” anzichè Tonks. Ecco perché non la trovavo… >>

Andromeda sorride mestamente, guardando Harry con un’espressione indecifrabile.

<< Nessun errore. Dalla morte di mio marito, sono tornata una Black. E dire che mia madre si è tanto prodigata per radiarmi dall’Albero Genealogico…La vita è piena di paradossi, non è vero? >>

Tutti e tre sorridiamo, ma, chissà come mai, ho davvero l’impressione che in nessuno dei nostri tre sorrisi, ci sia anche la minima traccia di divertimento.

 

<< …E, comunque…per la seconda volta. Mi chiameresti Andromeda, per favore? >>

Sorrido, ed annuisco.

<< Draco credeva che oggi non sarebbe venuto nessuno per Lui. Sarà da qualche parte in giro per il Castello con un bicchiere di Whiskey Incendiario, ed un libro a casaccio. >>

Dà un’ultima occhiata intorno a sé, mostrando notevole fastidio per tutto questo rumore, derivato dall’incessante chiacchiericcio di genitori e figli, per poi tornare a guardare me.

<< Dove credi che sia, a fare tutto ciò? >>

Il più lontano possibile dalla gente.

In un luogo comodo e silenzioso.

Quindi, ora come ora…

<< Penso sia nella Sala Comune dei Serpeverde. >>

Annuisce.

<< Andiamolo a prendere allora. >>

Senza aggiungere altro, inizia a camminare tra la folla.

Andromeda non mi ispira affatto arroganza, o prepotenza, però devo ammettere che riesce a farsi largo tra la gente con un incredibile facilità.

Non deve nemmeno chiedere “Permesso”, che la gente si scosta, anche senza pensarci, al suo passaggio.

E, nonostante abbia rinunciato molto tempo ad essere una Black, la sua camminata regale, la sua postura, i suoi modi, ed anche il suo linguaggio, rimandano ad un’origine nobile e Purosangue.

Per quanto una persona possa sforzarsi, non si possono rinnegare appieno le proprie origini….

Improvvisamente, però, Andromeda si ferma, e basta un suo solo sguardo ad evitare che, quella coppia che, a causa della sua frenata improvvisa, stavano per rovinargli addosso, la riprenda con parole poco cortesi.

Anzi, si scusano anche, prima di defilarsi.

<< Kimberly…tu conosci la Parola d’Ordine dei Serpeverde? >>

Scuoto la testa.

<< Però posso rimediare. Potrebbe aspettarmi all’ingresso della Sala Grande? Torno subito. >>

Annuisce, e continua ad incamminarsi lontano da tutta questa gente.

Io, invece, mi guardo intorno, e, individuato il mio obiettivo, mi dirigo dalla parte opposta.

Non avendo più la regale presenza di Andromeda a precedermi, raggiungo l’appartato angolo della Sala Grande, con notevole difficoltà.

Che palle.

<< Scusatemi… >>

Raggiunti Blaise e Theo che, lontani dalla marmaglia, stavano chiacchierando, insieme ai rispettivi parenti, interrompo educatamente la loro conversazione, inserendomi nel loro spazio vitale.

Diana Zabini, Aud e Morgen Nott mi guardano con curiosità, Blaise e Theo, si rivolgono a me con noncuranza.

<< Principessa. Cosa ti porta da queste parti? >>

Nota per Kiki: ricordare ai due amiconi, di smetterla di chiamarmi “Principessa”.

<< Avete per caso visto Draco da qualche parte? >>

Scuotono la testa, insieme.

<< Sarà in Sala Comune. Whiskey Incendiario… >> comincia Blaise.

<< …Ed uno dei miei libri. >> conclude per Lui Theo.

Avevo azzeccato.

Comunque, lascio che un sorriso mi si allarghi sul volto, mentre inizio a fissare i due Serpeverde con aria carina e coccolosa.

<< Ottimo. A questo punto mi ci dovreste accompagnare. >>
Alzano un sopracciglio, in perfetta sintonia.

Continuo a dedicare la mia attenzione ai due Serpeverde in questione, anche se sento perfettamente gli occhi dei signori Nott e della signora Zabini, studiarmi da capo a piedi, con quell’insistenza tipica delle Serpi.

<< E perché dovremmo? >> domanda Blaise, sinceramente confuso.

A questo punto, però, interviene finalmente sua madre.

Così, almeno la smette di fissarmi.

<< Blaise! Dov’è finita la galanteria? >>
Vi giuro, se tre genitori con la Bacchette a portata mano non mi stessero con il fiato sul collo, adesso riderei a crepapelle.

Vedere Zabini rimproverato, anche se solo vagamente, dalla madre, non ha prezzo.

Per questo, mi esibisco in un sorriso sornione.

E, stavolta, tocca a me alzare un sopracciglio.

<< Già, ragazzi. Non vorrete mica negare l’aiuto ad una fanciulla in difficoltà… >>

Mi guardando con palese irritazione per una buona manciata di tempo.

Fino a che, è il turno del signor Nott di inserirsi nella conversazione.

<< Forza Theodore. Offri il tuo aiuto alla signorina Potter… >> sussurra suo nonno, Aud << ….D’altronde, non vorremmo mai che si dicesse in giro che la nobile Casata dei Nott… >>

Mi guarda, con palese ostilità.

<< …O, almeno, ciò che ne resta… >>

E, questa, è una chiara allusione alla vita da fuggiasco che è costretto a vivere il padre di Theo, nonché figlio di Aud.

<< …Mancasse di rispetto, o che non porgesse i suoi servigi alla nostra illustre Salvatrice. >>

I suoi occhi profondi, e dello stesso intenso castano di Theo, mi squadrano dalla testa ai piedi.

Vi ricordate i famosi sottotesti dei Serpeverde?

Bè, qui ce n’era uno.

Tra le pompose e sibilate parole dell’anziano signor Nott, c’era un’esplicita esortazione al caro nipotino a leccare il culo alla nuova Perla del Mondo Magico.

Che poi sarei io.

Persone del genere mi fanno venire il voltastomaco.

Dopo queste affermazioni, un pesante silenzio cade su tutti noi.

Non mi curo poi molto delle espressioni degli altri, troppo concentrata a reggere il freddo sguardo di Aud Nott.

<< La ringrazio, signor Nott. Dalla morte di Lord Voldemort, voi Purosangue siete talmente premurosi nei miei confronti! Per Natale avrei dovuto mandarvi un cesto di frutta a tutti quanti… >>

Sento Blaise trattenere a stento una risatina, ma, poi nessun altro rumore.

Non mi giro, comunque, a guardarlo.

Perché devo ancora mantenere alto il nome dei Potter (ovvero, della nobile Casata di Harry e Kiki) e dei Grifondoro, non abbassando lo sguardo davanti ad uno sporco e ricchissimo leccaculo.

<< Come può una ragazzina di 18 anni… >> domanda, con stupita esitazione, dopo qualche secondo di rinnovato silenzio, Morgen Nott << …osare pronunciare il nome del Signore Oscuro? >>

Ma che palle!

Il prossimo che si mette a sottolineare per l’ennesima volta il fatto che io pronunci il nome di Voldemort, lo Crucio!

Ragazzi miei, vi prego, fatevene una ragione!

Lo pronuncio e basta!

Sospiro, esasperata, e sto per rispondere, quando vengo interrotta dallo stesso Theo, che si rivolge ai nonni leggermente stizzito.

<< Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cose stessa. No, Principessa? >>

Adesso…

Bè, adesso si che mi volto.

Incontro lo sguardo indecifrabile di Theo puntato sui suoi nonni, e gli sorrido.

<< Adesso, se volete scusarci… >> continua, abbassando leggermente la testa a mo’ di saluto << …abbiamo una Salvatrice a cui porgere i nostri servigi. >>

Senza aggiungere altro, e lasciando i tre adulti presenti allibiti ed a bocca aperta, Theo mi prende sottobraccio e, seguiti da Blaise ci allontaniamo da loro.

Muovendoci tra la folla, nessuno di noi commenta ciò che era appena successo, senza nemmeno un accenno all’incredibile ed alquanto inaspettato intervento di Nott.

Lo guardo per un momento, di sottecchi.

Vorrei tanto capire cosa gli frulla per la testa in questo momento, o più in generale da quando si è iscritto all’Esercito di Silente, o è tornato a Scuola.

Ma, come ci si dovrebbe sempre aspettare da un Serpeverde, dalla sua espressione non si evince nulla.

<< Signora To…ehm, Andromeda! Ho trovato ciò che faceva al caso nostro… >>

Finalmente, l’irritata attesa della cugina preferita di Sirius viene interrotta, quando io, Blaise e Theo, facciamo capolino tra la gente ammassata in Sala Grande, raggiungendola sulla soglia del grande portone.

<< Loro, sono Blaise Zabini e Theodore Nott. Ragazzi, lei è Andromeda Tonks. >>

I due Serpeverde salutano con un formale e molto antiquato baciamano la bella donna che li ho appena presentato, in un gesto che lascia un po’ interdetta me, ma impassibile la suddetta bella donna.

Bah.

Magari, tra i nobili Purosangue, si sono dimenticati che non siamo più nell’800, ed hanno ancora usanze come queste…

<< Andromeda è qui per presenziare ai colloqui di Draco. Che, tra parentesi, non si trova. Ragion per cui, entrate in ballo voi. >>

Dopo la prima frase, credo davvero di aver perso l’attenzione dei due ragazzi.

Che, in risposta, si sono immediatamente voltati verso Andromeda.

<< Ci spiace, signora, ma Draco non ci ha mai parlato di lei. >> commenta Nott.

Lei sorride mestamente.

<< Magari, se Kimberly mi avesse presentata come Andromeda Black, il mio nome vi avrebbe detto qualcosa in più, non è vero?... >>

In effetti, un lampo di comprensione attraversa lo sguardo di Blaise e Theo, che si scambiano uno sguardo eloquente di sottecchi.

<< ….Comunque sia, non mi stupisco che Draco non vi abbia mai parlato di me. Dubito che mi abbia persino mai vista in foto, dato che il mio nome è considerato un Taboo nella Nobile ed Antichissima Casata dei Black. >>

Oh, si.

Questo lo ricordo anche io.

Quando Sirius mostrò a me e ad Harry l’Albero Genealogico della sua famiglia,il nome di Andromeda era decisamente bruciacchiato, almeno quanto quello del mio adorato padrino.

Tutto, per aver scelto chi amare, indipendentemente dal conto alla Gringott o alla Condizione di Sangue.

Decisamente, Andromeda è una donna pienamente degna della mia stima.

Se somigliasse leggermente meno a Bellatrix, sarebbe perfetto, però…

Seguono attimi del solito ed odiato silenzio in cui i Serpeverde amano sguazzare, che mi sento in dovere di rompere.

<< Bene, adesso che abbiamo fatto le presentazioni, che ne dite di incamminarci? Andromeda, se vuole le faccio strada…. >>

Mi spiace, madame, ma la sua figura elegante ed imponente mi impedisce di darle del “Tu”.

È più forte di me, dannazione!

Ride, senza una vera e propria allegria.

<< Per favore, Kimberly. Ho vissuto in quei sotterranei per sette lunghi anni. La strada, la ricordo ancora. >>

L’aver scoperto che anche la signora Andromeda era una Serpeverde come loro, ha decisamente migliorato l’umore ai due spostati di fianco a me, leggermente messi in difficoltà dalla situazione di rinnegata della vedova Tonks.

Blaise in modo più espansivo, tanto che, allegro e pimpante, offre il proprio braccio in modo galante alla donna, e si offre di fargli da chaperon.

Nott, invece, dopo aver palesato il suo apprezzamento in un ghigno degno della sua Casa, se ne resta in silenzio, seguendo il suo migliore amico e Andromeda senza aggiungere alcunché.

Mi accosto alla sua camminata, anche io senza aprire bocca e, di nuovo, cerco di carpire qualche sentimento da quella faccia irritante che si ritrova.

E, di nuovo, fallisco nel tentativo.

Passo circa 10 minuti abbondanti, durante i quali raggiungiamo addirittura già i Sotterranei, cercando la cosa migliore da dirgli, ma, non trovandola, opto per la prima cosa che mi era passata per la testa, nell’istante esatto in cui aveva apostrofato i suoi nonni in mia difesa.

<< Quella frase. Quella che hai detto a tua nonna…. Come facevi a conoscerla? >>

Eravamo al Primo Anno, io ed Harry.

E, tanto per cambiare, eravamo in Infermeria dopo aver rischiato la morta per colpa di Voldemort.

Oh, bei tempi quelli!

Ero ancora alle prime volte in cui sfuggivo alla morte per un soffio!

Ancora piccola ed inesperta!

Comunque….quella volta, mi gettarono tra le grinfie di Madama Chips a causa del tentato furto della Pietra Filosofale da parte di Raptor.

Silente venne a trovare me e mio fratello, e le sue solite perle di saggezza si sprecarono.

Ricordo che fu la prima volta che mi resi pienamente conto del bene immenso che nutriva per noi nostra madre.

La bella Lily.

Morta, per salvare i suoi figli di appena un anno.

 

Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più.

 

In ogni caso, ecco che, tra le sue massime, Silente inserì proprio quella a riguardo del nome “Voldemort”.

“Bisogna sempre chiamare le cose con il proprio nome. La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.”

La prima cosa che mi sono domandata, non appena queste parole hanno lasciato le labbra di Nott, è proprio come diavolo facesse a conoscerle.

<< Sai, Potter, per essere amica della So-Tutto-Io di Hogwarts, leggi davvero pochissimi libri…. >> è il suo commento, con tanto di sarcasmo immancabile al seguito << …tu ed il tuo caro fratellino siete citati ormai in tutti i libri di Storia della Magia, nei tomi del Mondo della Magia contemporaneo, nelle enciclopedie degli Eroi armati di Bacchetta, e persino nella versione aggiornata di “Storia di Hogwarts”. E con voi anche il professor Silente. I vostri “Vai all’Inferno, Lurido figlio di puttana” e “Muori, fottuto bastardo.” sono evidenziate nell’albo delle vostre citazioni        , e con esse, non possono mancare le famosissime massime del vecchio Preside. Tra cui, la freddura di cui mi sono avvalso prima con la mia cara nonnina. >>

Resto scioccata, e sbigottita per un bel po’ di tempo.

Mi riscuoto solamente quando sento la voce di Blaise annunciare.

<< Eccoci qui…! >>

Così, assistendo al Ritratto del Serpente aprirsi, afferro Theo per un braccio e, con un sorriso sornione, commento.

<< Ehi Nott, se volevi un autografo potevi semplicemente dirmelo…. >>

 

<< Miseriaccia, che palle… >>

<< Ron! Finalmente ti ho trovato! Che fai, adesso parli anche da solo? >>

Il mio migliore amico alza lo sguardo dal pavimento, dove l’attenzione dei suoi occhi azzurri era canalizzata, spostando la testa dal perfetto incastro che le sue mani, ai lati del viso, avevano costruito.

<< Era una semplice imprecazione, detta ad alta voce…non può rientrare nella categoria “Parlare da soli”! >>

<< Io, invece, dico di si. >>

Ron si limita a scuotere il capo, e ad accennare un sorrisetto.

Di solito, avrebbe dato inizio ad una discussione lunga tutta la mattina, sulla questione “Non stavo parlando da solo”, appoggiato dalla mia tesi, esattamente contraria.

Avremmo iniziato a discuterne all’infinito, almeno fino a che Kiki, Hermione o Ginny non ci avessero interrotti, dandoci dei deficienti.

Invece, tra noi due cala il silenzio, durante il quale posso tranquillamente sistemarmi accanto a Lui, sullo scalino dove “The King” ha poggiato il suo famoso fondoschiena.

Era da un po’ che lo cercavo, per informarlo dell’arrivo di Bill, Fleur e Charlie, quando ecco che la sua chioma rossa entra nella mia visuale in questo corridoio deserto, appena fuori dall’affollata Sala Grande, seduto su uno degli scalini iniziali.

<< Allora… >> comincio, dopo un po’ << …vuoi dirmi che succede, oppure ricorro alla Legilimanzia? >>

Mi guarda, con un sopracciglio alzato, e con l’aria divertita.

<< Amico, nella Legilimanzia fai letteralmente schifo. >>

In effetti…

Non posso fare a meno di ridere.

Per la verità della frase, per il suo tono, perché l’ha detta Ron.

<< Touchè. Ma anche tu nell’Occlumanzia fai cagare… >>

Fa spallucce, nel tipico gesto che, insieme a “Miseriaccia!” contraddistingue il mio migliore amico.

<< Touchè per me. Ma, a mia discolpa, devo dire che non c’ho mai provato. A scacciare qualcuno dalla mia testa, intendo…Insomma, non avevo certo un pazzoide senza naso che mi veniva a trovare la notte, io! >>

E di nuovo, scoppio in una sincera risata divertita.

<< Comunque sia...che dici, la smetti di cambiare argomento, e rispondi alla mia domanda primaria? >>

<< Che dici, la smetti di parlare come Percy? >>

Alzo un sopracciglio.

<< Ron… >>

Pronuncio il suo nome come un monito.

Se il mio migliore amico, si allontana dalla gente per sedersi in solitudine lontano dal caos e dalle chiacchiere, sussurra tra se e se la parola “Miseriaccia”, e cerca in tutti i modi di non ricambiare il mio sguardo, sono certo che ci sia qualcosa che non va.

E, lo giuro sulla mia Firebolt, non tornerò di là finchè non avrà vuotato il Calderone.

Sospira esasperato, ed alza gli occhi al cielo.

<< E va bene! Miseriaccia che rompipalle! Prima stavo parlando con mia madre, no? E lei ha detto che Bill e Charlie avevano approfittato della giornata per venire a trovarci…. >>

Porto un dito sotto il mio occhio destro, facendo finta di asciugarmi una lacrima.

<< Che cosa toccante! >>

Mi dedica un’occhiataccia, alla quale rispondo con un sorriso.

<< …Poi ha aggiunto “Fred e George ci raggiungono più tardi.” >>

E BOOM!

Tristezza, gelo, tensione, disagio, respiro mozzato e malinconia si schiantano su noi due con la stessa pesantezza con la quale l’elegante e raffinato fratellino di Hagrid, Grop, si lasciava cadere seduto sulla terra della Foresta Proibita, facendo cadere alberi interi.

Avanti, da quando i gemelli Weasley sono nati, chi ha mai pronunciato i loro nomi staccati?

Fred e George, Fred e George, Fred e George.

George e Fred, George e Fred, George e Fred.

Al massimo, come amavano scherzarci su, si arrivava a chiamarli Gred e Feorge.

Ma mai, mai, nessuno aveva parlato di loro al singolare.

Un po’ come me e Kiki.

Una cosa sola.

<< Subito dopo… >> continua Ron, con un tono di voce sempre più basso << …Si è resa conto dell’errore e si è rabbuiata. Ed io ho sentito l’impellente bisogno di starmene in silenzio da qualche parte. >>

Dio.

Come ci ha ridotto la Guerra.

Ha fatto a brandelli tante famiglie, e tanti pezzi di cuore.

Ha mietuto vittime qua e là, tra fieri guerrieri, ed innocenti ignari di tutto.

Vittime delle quali, sebbene tutte le urla, le battaglie, i disagi, i pericoli e le paure della Grande Guerra siano cessate, nonostante il periodo che stiamo vivendo non sia propriamente pacifico, piangeremo la mancanza per sempre.

Il tempo guarisce le ferite.

I primi tempi, quelli più vicini alla morte di una persona, senti il cuore paralizzato, i polmoni affaticati, la pancia che duole, e tutto intorno a te ha un significato così infimo ed effimero, che ti chiedi seriamente perché cazzo quel tutto non si trasformi in nulla.

Ma poi il dolore diviene meno paralizzante, il respiro più regolare, i battiti del cuore ricominciano a farsi sentire, e ricominci anche a provare gioia per qualche gesto, compiuto dalle persone che ti restano.

Inizi a superare la morte del tuo caro.

Ma, per quanto sia possibile farsi forza, ci saranno sempre quei momenti in cui la nostalgia, perenne compagna delle nostra interiora, riaffiora con più forza e vigore del solito, bruciando come non mai.

Ed in questi momenti, devi solo stringere i denti, serrare le nocche, ritirarti in te, ed aspettare che passi.

Ed infatti, faccio un sospiro, l’ennesimo, e mi sistemo più comodo sui gradini, per quanto la freddezza e la durezza delle scale lo permettino.

<< Che stai facendo? >> mi domanda il mio migliore amico, in riferimento alla mia decisione di far Evanescere un cuscino, da posizionarlo sotto il mio preziosissimo fondoschiena.

Faccio spallucce, in modo molto “Ron”.

<< Ce ne stiamo in silenzio da qualche parte. >> è la mia risposta.

 

Andromeda entra in quella che è stata la sua Sala Comune per sette lunghi anni, con passo cadenzato, ed in religioso silenzio.

Trattiene il respiro, come se un solo soffio d’alito fuori posto possa far sparire il meraviglioso sogno che è sempre stato Hogwarts…

Cerco di immaginare come possa sentirsi una persona, che ritorna in questo Luogo impregnato di Magia e ricordi, dopo anni.

Ma non ci riesco.

Ed il solo tentativo di immedesimazione, mi provoca un brivido di malinconia, correlato al solo pensiero del distacco da questa Scuola.

<< Bentornata a Serpeverde, signora Black. >> sussurra Blaise.

Tonks!

Lei, si chiama Andromeda Tonks!

Evito, comunque di ribattere, dato che la diretta interessata non lo fa.

Piuttosto, tutti i suoi sensi sono concentrati nell’analisi della sua vecchia Comune.

Sembra che voglia immagazzinare dentro di se più dati possibili, per imprimerli a fuoco nella sua memoria, addizionandoli ai suoi già presenti e vividi ricordi.

Con estrema ed accurata lentezza, muove incerti passi in avanti, dirigendosi verso il camino scoppiettante, accarezzando il Blasone in oro che spicca, inciso sul legno, con i polpastrelli.

Il rumore dei suoi passi riecheggia in questo luogo pullulante di tutto quello che c’è di più opposto alla figura di Kimberly Potter, mentre Andromeda percorre con calma i pavimenti dove, da giovane, ha vissuto.

Sfiora la preziosa pelle di drago con cui sono rivestiti i divani, analizza con sguardo attento gli ornati lampadari, fa scorrere le dita sul puro legno di quercia dei delicati tavoli e delle correlate sedie, lascia che lo sguardo vaghi sugli antichi libri conservati nella libreria in fondo alla Comune, e permette anche ad un sorriso di incresparle le labbra, quando la sua attenzione si focalizza sulla Bacheca affissa a pochi passi dall’entrata dei Dormitori Maschili, dove vengono conservati ed affissi strascichi di vita da Serpe.

Posso anche notare la il disegno di un Grifone rampante, lì nell’angolo.

E sono certa che, quei buchi di cui pullula il foglio, non abbiano assolutamente nulla da spartire con una partita a freccette…

Andromeda continua per una consistente manciata di minuti a guardarsi intorno, troppo presa, quasi stregata, dalla valanga dei ricordi che questi luoghi rievocano in Lei, tornando con la mente agli anni in cui era ancora una studentessa di Hogwarts.

Noi tre, ce ne restiamo in silenzio, per rispetto alla nota nostalgica che deve aver preso la giornata per la donna.

Ecco perché intimo a Blaise e Theo di andare a chiamare Draco nella loro stanza, semplicemente con un cenno della testa.

Sono piuttosto contrariati: due favori alla sottoscritta nell’arco di 10 minuti.

Ma si limitano a palesarmi la loro irritazione con uno sguardo indignato, e a dirigersi verso la stanza numero 7 del Dormitorio Maschile delle Serpi con il naso all’insù.

Io, restata sola con Andromeda, opto per una attesa leggermente più comoda.

Così, mi sistemo seduta sul primo divano che mi capita a tiro, inveendo contro i tacchi e la versione elegante delle divise, e tenendo lo sguardo puntato sull’ex Serpeverde.

Tamburello le dita sul bracciolo del divano, aspettando che la signora Tonks si decida a tornare tra noi, ma quando il suo sguardo si perde tra le gialle sfumature del fuoco scoppiettante nel camino, decido che è ora di riportarla al presente da me.

<< Allora, Andromeda…come sta Teddy? Perché non l’hai portato con te? >>

Al solo pronunciare il nome del bambino di Remus e Dora, la strega si apre in un sorriso, tornando a dedicare a me le sue attenzione, ed i miei occhi prendono metaforicamente la forma di due cuoricini.

Teddy è il bambino più adorabile che possa esistere sulla faccia della terra.

Oddio, non che io ne abbia visti poi molti di bambini piccoli…

E sicuramente il fatto che io ed Harry ne siamo i padrini indiscussi, questo rende il mio giudizio leggermente poco oggettivo…

Ma sorvoliamo i dettaglia.

L’ultima volta che l’ho visto, quei pochi capelli che gli spuntavano sulla testa erano biondi, e sfoggiava degli enormi ed assolutamente adorabili occhi blu.

Sfoggia della guance paffute che qualsiasi persona normale vorrebbe sbaciucchiare fino a consumarle, delle manine grassocce che afferrano e tirano ogni cosa gli capiti a tiro (Ragion per cui vi conviene sempre avere dei capelli legati, quando lo prendete in braccio) ed un corpicino decisamente ben nutrito, che chiede solamente di essere abbracciato fino allo stritolamento.

Ma, a detta di Hermione, Ginny e la sua fantastica madrina Kimberly Potter, la cosa più cucciolosa di Teddy Lupin è decisamente il suo sorriso.

O la sua risata, come preferite.

Con quell’unico dente che spunta esattamente al centro della gengiva, è quanto di più adorabile esista in questa terra.

Per non parlare del suono del suo divertimento, che è praticamente un revocamento perfetto della risata della madre.

I tratti somatici del viso, invece, ricordano Remus.

Ma, per il momento, cambia colore dei capelli e degli occhi troppo spesso perché sia possibile decidere a quale genitore assomigli di più.

<< Oh, la piccola peste sta benissimo. Prima di venire qui abbiamo fatto un salto a Diagon Alley, perché avevo bisogno di sbrigare una commissione da Madama McClan, e siamo incappati in “Tiri Vispi Weasley”… è così che si chiama il negozio dei figli di Arthur, vero? >>
Annuisco, sorridendo.

<< …Bè, non voleva più andarsene. Rideva, rideva come un pazzo. Si è letteralmente innamorato di quel negozio! >>

<< Oh, bè, non lo credo affatto difficile! >> commento, ricordando quanto mi abbia affascinato il negozio di scherzi di George e…

George.

Il negozio di scherzi solo di George.

<< Comunque, si stava facendo tardi, e Teddy ha iniziato a piangere, mugugnando che non voleva andar via…Così, il figlio di Arthur… >>

<< George. >> specifico.

Annuisce.

<< Si, George. Molto gentile, tra parentesi… Comunque. George si è offerto di accompagnarlo a Scuola dopo pranzo. Tanto, anche lui aveva intenzione di venire a trovarvi ad Hogwarts. >>

Alla notizia, ovvero quella di rivedere sia George, il mio fratello di Ron e Ginny preferito, ed anche il mio piccolo figlioccio, mi apro in un sorriso a trentadue denti.

Mi esibisco in una esclamazione di gioia, che fa ridere di gusto l’aristocratica Andromeda.

<< Tu, invece? Tu come stai, Kimberly? >>

Mi accorgo di trovare qualche difficoltà nel formulare una risposta decente, a questa domanda.

Insomma, quest’anno la mia vita ha subito dei seri cambiamenti, ed è un tale casino, che non credo di poterla descrivere in una sola parola.

O un solo aggettivo.

I Mangiamorte ci sono ancora, sempre pronti ad uccidere gente e seminare il terrore e, sebbene il pericolo non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quello delle due precedenti Grandi Guerre, sono certamente preoccupata.

Oggi, mi ritrovo sbattuta dinanzi alla triste realtà di non aver nessuno, fuori dalle mura di Hogwarts, che io possa legalmente chiamare “Famiglia”, e questo mi rende immensamente triste.

Amo Draco, e Lui ama me, ma non possiamo considerarci né una coppia fissa, né solamente dei banali compagni di serate hot. Quindi…confusa.

Pochi giorni fa ho fatto un sogno terrificante, in cui perdevo tutte le persone che amavo, e nel quale Voldemort era vivo e vegeto.

Oh, questo si che mi ha terrorizzato.

Ma, poi, mi tornano in mente i battibecchi e le battute divertenti con Blaise e Theo, il fatto che quest’ultimo mi abbia in qualche modo difesa dinanzi ai suoi nonni, i sorrisi di Ron, i consigli di Hermione e Ginny, gli abbracci di Harry, ed i baci di Draco.

Quindi, posso rispondere.

<< Bene. Sto bene, Andromeda, grazie. >>

Sto per chiederle lei, lei che ha perso marito, genero e figlia in così poco tempo, come riesca a tirare avanti, che un rumore di passi mi impedisce di parlare.

Mi alzo dalla mia comoda postazione sul divano, ed entrambe voltiamo il capo verso l’entrata del Dormitorio Maschile, dalla quale appaiono finalmente Zabini, Nott e Malfoy.

Quest’ultimo indossa una semplice camicia bianca, ed i pantaloni della divisa giornaliera, ed ha tutta l’aria di chi è appena stato buttato giù dal letto.

<< Ciao Draco… >> lo saluta Andromeda, con un sorriso di circostanza.

<< …Vorrei poterti dire “Oh come sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto!”, ma la verità è che, alla tua nascita, il gufo indirizzato a me deve aver perso l’invito. >>

<< Lei, è Andromeda Black, in Tonks. Sorella di tua madre, ergo tua zia. >>

Malfoy non spiccica parola.

Si limita a spostare lo sguardo da me, alla nuova parente, con espressione neutra.

Zabini e Nott, invece, palesano disagio da tutti i pori, sentendosi decisamente fuori luogo, ora come ora.

Infatti.

<< Principessa, noi torniamo ai nostri casini familiari… >> mi sussurra Blaise, avvicinandosi, e gettando un’occhiata alla zia ed al nipote, intenti a fissarsi senza parlare.

<< …No, no…non ringraziarci… >> sillaba Theo, pieno di pungente sarcasmo << …è stato un piacere scendere nei Sotterranei, salire le scale del Dormitorio, e schivare le Maledizioni di un Draco incazzato nero per esser stato svegliato, solamente per fare un favore a te. >>

Li guardo in tralice.

<< Non lo farò. >> rispondo, con un sorriso.

Salutano formalmente il loro amico, e Andromeda, prima di defilarsi fuori dalla Sala Comune.

Lasciando me sola soletta, con due Serpeverde che, ovviamente, non hanno molta voglia di parlare.

E con un punto interrogativo enorme che mi preme sulla testa.

Devo restare, oppure andare via?

<< Ehm…ci…ci vogliamo sedere? >> inizio, titubante.

Draco e Andromeda mi guardano incuriositi per un momento, poi, semplicemente si limitano a raggiungermi nei pressi del divano sul quale ero seduta prima, ed accomodarsi, lei su una poltrona di fronte ad esso, Lui accanto a me.

Ma, di nuovo, si piomba nel silenzio.

Ma dico io!

Cosa ci troveranno nel silenzio questi Serpeverde da strapazzo?!
Cosa?!

<< Va bene, credo davvero di essere di troppo qui. Credo che tornerò a prendere in giro Harry, che suda freddo davanti al signor Granger… >>
Il fatto che Draco Malfoy, non abbia riso ad un’immagine del genere, pretesto perfetto per prendere in giro mio fratello, la dice lunga sulla pesantezza della situazione.

L’unica delle sorelle Black ad esser rimasta dalla parte del Bene, si limita a guardarmi mortificata, mentre mi accingo ad alzarmi dal divano, e a dirigermi verso l’uscita.

Draco, invece, mi afferra la mano, bloccando la mia camminata.

Mi giro a guardarlo, stupita.

Lo vedo ricambiare il mio sguardo, con quei soliti occhi grigi striati, made in Lucius, e con l’immancabile espressione neutra.

Ma quando scuote leggermente la testa, e lancia uno sguardo alla sua mano, chiusa intorno alla mia, capisco quanto tutto questo sia una muta supplica a restargli accanto.

Così, mi limito a sedermi di nuovo accanto a Lui.

Questi piccoli gesti, però, non sono sfuggiti all’austera donna qui di fronte a noi.

Che ci squadra con una profondità impressionante, prima di commentare:

<< Dunque, le chiacchiere che si narrano in giro non sono poi così infondate. Voi due state davvero insieme… >>

Rossore ed imbarazzo per Kiki, impassibilità per Draco.

Come al solito.

Ma perché diavolo quando qualcuno fa qualche allusione a noi, devo essere solo io l’unica ad imbarazzarmi?!

Perché cavolo Lui deve avere tutto questo autocontrollo?!
Ma, è quando Malfoy annuisce, che il colorito della mia pelle, sfiora davvero tonalità anche oltre quelle dei capelli Weasley.

Caro mio, io e te dobbiamo fare un discorsetto, quando siamo da soli….

Andromeda, sorride.

<< Anche tu hai voglia di essere cancellato dall’Albero Genealogico dei Black? >>

Finalmente, sul viso di Draco si affaccia un’espressione diversa dall’apatia.

Ghigna.

Okay, non è proprio una conquista, ma, come dico sempre…

Piccoli passi.

Piccoli passi.

<< Deve essere un difetto di famiglia… >> sussurra, pungente.

Idiota.

Ma, la sua battuta, non fa affatto spegnere il sorriso sul viso della donna qui di fronte a noi.

<< Allora, qualcosa di me la conosci. >>

Si esibisce in un lento annuire con il capo.

<< La prima volta che ho visto l’immagine dell’Albero Genealogico dei Black è stato quando avevo 5 anni, e giocherellavo nell’ufficio privato di mio padre. Lo trovai in un cassetto, e volevo tanto chiedere delucidazioni su quelle strane bruciature su alcuni nomi, ma teoricamente non ero stato lì, ergo non mi azzardai. >>

Un piccolo sorriso si affaccia sul viso dei tre presenti.

<< Poi, qualche settimana prima di andare ad Hogwarts per frequentare il mio primo anno, i miei genitori mi hanno mostrato l’intero Albero Genealogico dei Malfoy, e dei Black. Mi dissero che ero io l’ultimo erede rimasto in vita, l’ultimo a far scorrere dentro di se il sangue di queste due importanti famiglie… >>

Giusto per non metterlo sotto pressione, eh.

<< …E fu lì che mia madre mi parlò per la prima volta di te. Non erano molti i “Rinnegati”, tra tutti quegli intrugli di nomi e matrimoni, e mi stupii del fatto che, nei Black ce ne fossero addirittura due nella stessa generazione. Andromeda Black: Fuggita di casa non appena finita la Scuola, per sposare un Nato-Babbano. Sirius Black:fuggito di casa da adolescente per…? >>

Si volta verso di me, non sapendo continuare la frase.

Io, mi limito ad alzare le spalle.

<< Nessun motivo in particolare. Aveva sedici anni, e non sopportava le ideologie contorte della Famiglia Black. Così fuggì via. >>

Sirius

È sempre stato un fottuto genio.

Dopo questa piccola spiegazione, ripiombiamo nel silenzio.

Io riprendo a tamburellare le dita sul divano, guardandomi le scarpe.

Però, devo ammettere che non sono affatto male.

Credo davvero che tenterò di fregarmele…

Passo la manciata dei minuti silenziosi che segue, ad architettare piani malefici da mettere in atto nel caso in cui avessero scoperto il mio furto di scarpe, fino a che la voce di Draco attira la mia attenzione.

<< Le assomigli tantissimo. >> commenta.

Nessuna delle due ha bisogno di domandare a chi, Draco, si stesse riferendo.

Lo sanno tutti che Andromeda Tonks assomiglia in modo spaventoso a sua sorella Bellatrix Lestrange.

Per questo, ogni volta che la sua figura entra nel mio campo visivo, il primo impulso è quello di attaccarla.

Al pensiero di quella donna maledetta, un lampo di odio illumina i miei occhi, mentre stringo i pugni spasmodicamente sul divano.

Ma, la stessa reazione, avviene nello sguardo di Andromeda, che contrae anche pericolosamente la mascella.

<< Non ricordamelo, ti prego. >>

L’odio della signora Tonks verso quella che, credo davvero, non considera di certo più sua sorella, è perfettamente giustificato.

Ai miei occhi.

Ma Malfoy ne resta leggermente stupito.

Così, preso un respiro lungo e profondo, Andromeda spiega.

<< Mia sorella … >> pronuncia quella parola con sarcasmo pungente ed immenso odio << …ha ucciso mia figlia. >>

Mi chiedo come abbia fatto.

Insomma, certo Bellatrix è una donna malvagia, oltre ogni dire.

Ma come si fa ad uccidere qualcuno della propria famiglia?!

Come ha fatto a scagliare un Avada Kedavra a suo cugino Sirius, e alla figlia di sua sorella?

Sapeva il dolore che le avrebbe causato.

Ma non si è ugualmente fatta scrupoli.

Stronza.

Questo nuovo silenzio che piomba su di noi non mi crea affatto fastidio o disagio.

Anzi.

Arriva a pennello, per lasciarmi immaginare in pace i giusti Incantesimi Oscuri che scaglierei in pieno petto a quella Mangiamorte maledetta, se l’avessi sotto tiro.

O se fosse ancora viva.

<< Ho ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius Black! >>

Crucio.

<< Prendetemi se ci riuscite! >>

Crucio.

<< Oh, il piccolo Paciock! Come stanno mamma e papà? >>

Crucio.

<< Ti sto facendo male, piccola Sanguesporco? >>

Crucio.

<< Immagino che Cissy sia rimasta straziata dalla morte di Bellatrix. >>
Il commento di Andromeda mi riporta al presente.

Sono ad Hogwarts, nella Sala Comune Serpeverde, insieme a Draco Malfoy e Andromeda Tonks.

Bene.

Respira Kiki.

….Un Attimo…

Chi cazzo è Cissy?!

Sposto uno sguardo dubbioso verso Malfoy che, al contrario mio, sembra aver capito perfettamente la domanda.

Fa spallucce.

<< Era pur sempre sua sorella. Prima che ci arrestassero, quest’estate… >>

Oh, non c’è di che.

Non ringraziarmi per averti salvato, poi, in seguito, dalla Galera.

Di nuovo.

<< …Andava tutti i giorni al Cimitero. È stata sepolta nella Cappella… >>

<< La Cappella dei Black. Lo so. >> conclude per Lui, sua zia.

Quella non pazza e sadica.

E viva.

Malfoy, ed io, alziamo un sopracciglio.

<< Sono andata anche io a trovare Bella al Cimitero. Volevo vedere se riuscivo a piangere la morte di mia sorella. >>

Dopo questa confessione, sia io che il Serpeverde, mettiamo in pausa anche i respiri.

Non si ode alcun suono, al di fuori del ticchettio del grande orologio in oro bianco nell’angolo a sinistra.

<< Immagino che tu non ci sia riuscita. >> ipotizzo io.

Ed indovino anche, a giudicare dal mesto annuire della donna di fronte a me.

<< No, Kimberly, non ci sono riuscita. È l’assassina di mia figlia. E del mio cugino preferito…. >>

Sorrido.

Non credo debba aggiungere che anche per Sirius era la stessa cosa.

Credo davvero che lo sappia già.

<< …Ed è per persone come Lei che ho perso mio marito, e mio genero. E che tutto il Mondo Magico ha vissuto nel terrore e nella paura per anni. Non riesco più a vedere il lei nemmeno l’ombra, di mia sorella maggiore Bella. Adesso, in lei vedo solo una Mangiamorte folle e…morta. >>

<< Lo stesso sentimento, dunque, nutri per mia madre… >> constata Malfoy.

La voce, incrinata dalla rabbia.

Ma, Andromeda, non ci fa caso.

<< L’affetto che provavo per Cissy, con gli anni, si è sostituito al risentimento, questo è vero. Risentimento per non aver mai cercato sua sorella, non averle mai spedito una lettera, averle lasciato scoprire del suo matrimonio e della nascita del suo primogenito solamente grazie al Profeta. Risentimento per avermi cancellata dalla sua vita, solamente per rimanere fedele a quelle stupide convinzioni della Superiorità del Sangue Puro. Risentimento per essersi lasciata trascinare in questa Guerra da Lucius Malfoy, scegliendo la parte sbagliata. >>

<< Mio padre non ti è mai andato molto a genio, non è così? >> domanda Draco.

Adesso, però, al contrario di quando parlava di sua madre, nessun sentimento traspare dal suo tono di voce.

<< Per niente. L’ho sempre detestato. Anche ai tempi in cui frequentavamo Hogwarts. C’era qualcosa, in Lui, che mi impediva di fidarmi di quel Prefetto Serpeverde, bello quanto arrogante. Ma Cissy ne perse completamente la testa, e quasi supplicò nostro padre per darle il consenso per un fidanzamento ufficiale. Ovviamente, lui accettò. Anzi, si congratulò con lei per la scelta: un ricco Purosangue, figlio di una nobile e potente Casata… >>

Fa una risata, affatto divertita.

<< …Come se Narcissa avrebbe mai potuto innamorarsi di un Mago povero ed imbranato… >>

Non ce la vedo affatto Narcissa Malfoy, accanto ad un Tassorosso sgangherato, che cavalca una Scopalinda Sette, e vive in un minuscolo Monolocale.

<< E allora, perché hai accettato di venire qui, ad Hogwarts? Infondo, incarno tutto quello che non approvi di mia madre. >>

Per Andromeda non deve essere facile rispondere a questa domanda.

Credo che nemmeno Lei si sia data una risposta, prima di ritrovarsi faccia a faccia con suo nipote, seduta nella sua vecchia Sala Comune.

Ed infatti, si avvale di qualche secondo di silenzio per formulare bene una risposta, prima di iniziare a parlare con tono lento e cadenzato.

<< Perché…mi incuriosivi. Non credere che non sappia del tuo arruolamento nell’Esercito di Silente e della tua teatrale redenzione. E poi, resti comunque suo figlio. E Lei, resta comunque mia sorella. >>

Che casino.

E che tristezza.

<< Eravate molto legate? Tu e le tue sorelle, intendo. >> domando, dopo un po’.

Mi riesce difficile immaginare Bellatrix Lestrange che provi affetto per qualcuno ma, infondo, io l’ho conosciuta solamente quando il sentimento di adorazione per Lord Voldemort le aveva avvelenato anche l’ultima cellula del suo essere.

Magari, prima di conoscere quell’Essere Malvagio, era una persona normale.

Certamente snob, arrogante ed un pizzichino perfida (resta pur sempre una Black, una Purosangue, ed una Serpeverde) ma, magari, quello sguardo invasato che avrebbe fatto venire un Infarto persino al Basilisco se l’avesse incrociata di notte ed all’improvviso, non l’aveva ancora.

Andromeda sorride, triste e stanca, e si esibisce in un lento annuire.

Il suo sguardo si perde, mentre, con la mente, ritorna indietro di parecchi anni.

<< Oh, si che lo eravamo. Sapete che i Purosangue, ormai, diminuiscono ogni anno che passa. E così, per quelle famiglie, per le quali la purezza del Sangue era di vitale importanza, diventava sempre più difficile far trovare marito o moglie, ai proprio figli, che permettesse di mantenere il lustro della famiglia. Quindi, immaginate l’eccitazione di tutti quanti, quegli anni in cui l’importante e potente famiglia Black, diede alla luce non una, ma ben tre fanciulle. Tutte e tre perfettamente educate, composte, eleganti ed immensamente belle… >>

Evviva la modestia!

<< …Le famiglie più nobili del tempo, facevano a gara per accaparrarsi una promessa di matrimonio di una delle tre. Ma mio padre Cygnus, diceva sempre che eravamo ancora piccole per trovare marito. Ogni decisione, a suo tempo, ripeteva sempre. Intanto, le tre sorelle Black crescevano, inseparabili, e spensierate.

Ricordo che, allora, nulla mia sembrava più giusto e felice dell’essere ricchi e potenti come noi. Potevamo avere tutti i giochi che volevamo, tutti i vestiti migliori e i gioielli più preziosi. Io, Bella e Cissy ci sentivamo delle vere e proprie Regine. >>

Credimi, Andromeda, non vi sentivate delle Regine.

Voi, lo eravate.

<< La prima crepa nella mia fiducia, in quel mondo fatto di Sangue Puro e soldi, si formò il 4 Gennaio nel 1963. Avevo 10 anni e Druella Rosier, in Black, ovvero mia madre, perse la vita. A causa di una malattia, molto comune anche tra i Babbani, la tubercolosi. Mi avevano sempre detto che, in quanto Streghe Purosangue eravamo praticamente delle Dee. Che la Magia era ciò che di più potente esisteva al mondo. Che, con i soldi di mio padre, avremmo potuto esaudire ogni nostro desiderio. Certo, Druella non era certo Molly Weasley, che ti stringe in abbracci spezza-ossa quando ti vede, che piange la prima volta che vede il suo ennesimo figlio partire per Hogwarts, oppure che ti cuce un maglione personalizzato per Natale, ma l’amavo comunque.

E se davvero tutte quelle cose che lei stessa mi aveva insegnato erano vere, perché lei era morta? Perché aveva abbandonato le sue tre figlie in così tenera età? >>
Un fazzoletto.

Chi mi da un fazzoletto?

<< Comunque, quell’episodio servì a rendere me e le mie sorelle più unite. E, prendendo esempio da Bella, che non vidi mai versare anche una sola lacrima, sia io che Cissy ci facemmo forza e, lentamente superammo anche quello. Insieme.

Poi, arrivarono i tempi di Hogwarts. Anche lì, la gente ci trattava con riverenza e rispetto. Specialmente Bella. Davvero pochi erano quelli che l’avevano fatta arrabbiare, e poi avevano avuto anche la forza di raccontarlo in giro. Molti ammiratori ci giravano intorno, e non ne potevamo essere più lusingate. Specialmente Cissy. Adorava essere adorata. Ma si sa, quando le persone crescono, iniziano anche a cambiare. Specialmente io. Avevo sempre vissuto nell’ombra scura e sicura della famiglia Black. Non conoscevo altre verità, né altre realtà. Ma venendo a contatto con il Mondo Esterno, con Hogwarts, e con tutte le meravigliose persone che vi ho conosciuto, altre crepe iniziavano a formarsi nella mia fiducia nella scintillante bolla di vetro in cui ero vissuta fino ad allora. Se noi Purosangue eravamo davvero i migliori, perché anche Nati Babbani e Mezzosangue riuscivano a fare le nostre stesse magie? Perché incontravamo le stesse difficoltà negli Incantesimi? Perché a volte, loro prendevano un voto più alto di noi? >>

Scocco un’occhiata più che eloquente al biondastro accanto a me.

Con un sopracciglio alzato sembro urlargli:

“Visto idiota?! Siamo tutti maledettamente uguali!”.

Ma lui non mi presta attenzione.

È completamente rapito dal racconto di sua zia.

Con la mente, e con lo sguardo, sta viaggiando nel tempo insieme a Lei.

<< Condivisi i miei dubbi con le mie sorelle, le uniche in tutta Serpeverde a cui sapevo di poter dire tutto. Cissy si limitò a storcere il naso disgustata, mentre Bella si arrabbiò. Si arrabbiò davvero molto. Mi disse che, con quei soli pensieri, stavo sputando nel piatto d’argento dove avevo mangiato per anni, disonorando anche la nostra defunta madre. Non mi dimenticherò mai quello che mi disse.

“Sono feccia, Dromeda, solo feccia. Non meritano nemmeno di essere pensati, da una come te!” >>

Prendiamo Hermione, per esempio.

È solo una lurida Sanguesporco, no Bellatrix?

E allora perché non riesco a smettere di credere che sia Tu, quella indegna di affacciarsi anche minimamente nei suoi pensieri?

Devi semplicemente essere immensamente grata che il Signore ti abbia permesso di condividere la stessa epoca di una strega come Hermione Jane Granger.

<< Ho sempre saputo che Bella non fosse esattamente un pezzo di pane. Ma non l’avevo mai vista come una persona davvero cattiva. Nel senso pieno e pensate della parola. Mentre mi diceva quelle parole, però, per un istante mi sono ritrovata a pensare che fosse davvero malvagia. Ma fu solo per un istante. >>

Oh certo.

Non diventerà mica la Mangiamorte più fedele e pericolosa di Lord Voldemort!

Bazzecole!

<< E la nostra adolescenza proseguì così, tra i miei dubbi sempre più insistenti, e i tentativi di reprimerli sempre più ben riusciti. Almeno, fino a che non conobbi Ted. >>

E adesso, arriva la parte piena di cuoricini e lacrime.

Mettetevi comode romanticone.

Ci sarà da sospirare d’ora in poi.

<< Sapevo perfettamente che quel Tonks aveva una cotta per me da anni ma, da brava Purosangue Serpeverde quale mi avevano insegnato ad essere, mi ero sempre tenuta alla larga da un misero Nato Babbano. Alla fine del mio sesto anno, però, passammo un po’ di tempo insieme per un progetto di Erbologia. All’inizio, ne fui piuttosto contrariata, ed anche le mie sorelle. Anche se Bella aveva ormai lasciato Hogwarts, restammo comunque in contatto tramite lettere, e fu proprio su quei pezzi di carta che mi trasmise la sua indignazione. Comunque, questo non mi impedì di approfondire la conoscenza di Ted Tonks, superando i miei stupidi pregiudizi con i quali ero cresciuta, accorgendomi di quanto stessi a mio agio, con quel Tassorosso impacciato e divertente. Credo che iniziai ad innamorarmi di Lui proprio allora, ma me ne resi conto solamente al mio Settimo anno. Quello si che fu un anno scolastico difficile. Ero divisa, straziata, dilaniata dal mio affetto verso la mia famiglia, della quale, comunque, non condividevo più le contorte ideologie, e il mio amore per il Nato Babbano Ted Tonks. Alla fine, però, sapete quale fu la mia decisione. >>

Andromeda riposa le corde vocali.

Ecco a voi, signori e signore, la triste e tragica storia delle Sorelle Black.

Di cui, una è rimasta vedova, e senza figlia, una è morta, e l’altra è una Mangiamorte latitante, senza più soldi né casa.

Draco ritorna al presente, ora che il racconto di sua zia è finito, e si perde nelle sue personali riflessioni.

Io, dal canto mio, faccio lo stesso.

Più che altro, mi ritrovo a pensare all’immenso coraggio che ha avuto questa donna, ad abbandonare l’Oscura ombra della Famiglia Black, a fuggire di Casa, ad accogliere a braccia aperte la prospettiva di una vita modesta ed ignota, per amore.

Non tutti avrebbero le palle di fare una scelta del genere.

Lentamente, volto il capo verso Malfoy.

E, con una capriola dello stomaco ed un tuffo al cuore, mi rendo conto che, una scelta simile, l’ha fatta anche Lui.

<< Come hai fatto?... >> chiedo, in un momento di ispirazione << …come hai fatto a scegliere? >>

Vista da un punto di vista esterno, non deve essere stato molto difficile.

Se la tua famiglia è dalla parte del Male, e colui di cui sei innamorata è da quella del Bene, si fa due più due.

Ma, come mi ha più volte fatto notare Malfoy, dire “Quattro” non è affatto semplice, in questo caso.

Andromeda sorride, ed alza le spalle.

<< Ted non mi ha mai chiesto di scegliere. La mia famiglia si. Se mi avessero amato quanto Lui, non mi avrebbero mai imposto di rinunciare ad una parte di me, come ha sempre fatto mio marito. Il resto è venuto da se. >>

A questo punto, Draco si sente in dovere di intervenire.

<< Mia madre ti ha sempre voluto molto bene. E tu l’hai abbandonata. >>

Lo sguardo di Andromeda si punta sul nipote, rattristandosi.

Tira un sospiro mesto.

<< Immagino che sia questa la visione del mio gesto che hanno le mie sorelle. Ma io ho lasciato loro una lettera, con scritto la precisa ubicazione della villetta dove io e Ted andavamo a vivere. Avrebbero potuto raggiungermi con la Metropolvere quando volevano. O anche semplicemente scrivermi. Non l’hanno mai fatto. >>

Che cosa stupida.

Perdere la propria sorella, perché non ti va a genio la persona di cui è innamorata.

Certa gente dovrebbe davvero prendere esempio da Harry.

<< No, che non avrebbero potuto, e lo sai… >> commenta Draco << …Mettersi in contatto con te avrebbe significato farsi ripudiare dalla famiglia Black a loro volta. Perdere tutto quello che avevano costruito in quegli anni. E poi, voi Black siete molto orgogliosi. Mia madre si è sentita tremendamente tradita da sua sorella maggiore, ed è vissuta nella convinzione che dovessi essere tu a cercare lei. >>
Andromeda alza un sopracciglio.

<< Dopo la morte di nostro padre, dopo essersi formata una propria famiglia, dopo il matrimonio con Lucius Malfoy… Cissy è divenuta una donna completamente indipendente. Nessuno l’avrebbe ripudiata o diseredata, se mi fosse venuta a cercare, perché nessuno aveva più le facoltà di farlo. Ed invece… >>

2-1 per Andromeda, maghi e streghe.

Su chi puntate?

Il biondastro, o la donna dal tragico passato?

Su, non fate gli spilorci!

<< Non credo che la questione sia così facile, Andromeda… >> sussurra Draco, ancora una volta.

A questo punto, non sapendo decidere nemmeno io su chi scommettere i miei galeoni, decido che è il momento di intervenire.

Alzo gli occhi al cielo, sospirando.

<< Potremmo continuare questa discussione per ore e ore. Non ne verremo mai a capo! E sapete perché…? >>

Sposto lo sguardo, prima su Malfoy, e poi su sua zia.

<< …Perché voi Serpeverde siete dei gran testoni! >>

Una faccia stupita si affaccia sul viso della signora Tonks, mentre Draco, abituato ai miei insulti, si limita a ghignare.

<< Dovete assolutamente togliervi quel maledetto vizio che avete di starvene in silenzio! Dovete parlare! Aprire la bocca ed usare quella lingua biforcuta, per una volta senza il vostro amato sarcasmo ed esprimere quello che vi passa per la testa! Esprimere ciò che provate! E fanculo al vostro maledetto orgoglio Purosangue! >>

In un attacco di pura intelligenza, mi ricordo di non star parlando solamente con Draco, ma anche con una persona adulta, ed anche abbastanza di classe.

<< Ehm…scusate il termine. >>

Ma Andromeda non ci ha fatto caso, alla mia espressione poco gentile.

Anzi, sembra assolutamente persa nei suoi pensieri.

Malfoy, invece, opta per una delle sue solite rispostine acida.

<< Senti chi parla. Quanto tempo hai impiegato per ammettere di aver perso la testa per me?! Ammissione decisamente elementare, tra l’altro… >>

Lo fulmino con lo sguardo, l’egocentrico idiota alla mia destra.

Però Kiki, devi ammetterlo.

Colpita.

E affondata.

<< Che centra! La situazione era diversa! Non volevo farmi coinvolgere da te, di certo non per una questione di sangue e stronz…cavolate del genere! Ma perché mi sei antipatico, sei un’idiota e tuo padre vuole uccidermi!... >>

La mia frase gli  causa grasse risate, che si tramutano in un verso di esasperazione ed antipatia quando nomino mio fratello.

<< …Prendi invece Harry, per esempio. Sa tutto di me. Anche quando ho il ciclo… >>

Malfoy assume un’espressione scandalizzata.

<< Per l’amore di Salazar, ti prego dimmi che non ti segue anche in bagno! E poi questo che diavolo centra?! >>

Alzo le sopracciglia.

<< Se magari evitassi di interrompermi ogni tre nanosecondi, magari riuscirei a terminare la mia perfettamente logica arringa, per giungere alla definizione di voi Serpeverde come degli irrimediabili testoni. >>

Ghignando, mentre sento lo sguardo di Andromeda scorrere, adesso leggermente divertito, da me all’impiastro al mio fianco, Draco si esibisce in un lento annuire, come a significare:

“Parla, dunque!”.

<< L’esempio sopraccitato.. >> quello del mio ciclo mestruale, per intenderci << …era un modo per sottolineare quanto io parli e mi confidi con mio fratello. E quanto Lui mi conosca affondo. A Lui racconto tutto: dai piccoli episodi insignificanti della mia quotidianità, alle mie più grandi paura. Tra noi c’è un profondo e dettagliato dialogo, che, tra voi Serpeverde, molto spesso viene meno. Sappiamo tutti che tu ed Harry non vi andate per niente a genio. Eppure, io sono libera di stare con te, senza dover necessariamente perdere Lui… >>
Se, fino ad adesso, avevo parlato guardando Malfoy dritto negli occhi, adesso mi volto verso Andromeda.

<< …E questo non vuol dire che Harry e Draco abbiano superato i loro dissapori. Ma semplicemente che mio fratello mi ha parlato del suo problema ad accettare una storia tra me e il qui presente biondastro… >>

Sorrisini divertiti.

<< …ed io abbia spiegato Lui quanto per me… >>

Un momento.

Com’è che siamo arrivati a dover fare certe dichiarazione imbarazzanti?

Maledetta me!

<< …La suddetta storia fosse importante… >>

Non mi azzardo a guardare Malfoy.

E se avessi uno specchio dinanzi, non mi azzarderei nemmeno a guardare la pelle bordeaux del mio viso.

<< …E siamo arrivati ad un compromesso. O meglio, Harry si sta sforzando per arrivare ad un compromesso. Per me. Ed io avrei fatto la stessa cosa, se, in un Universo Parallelo, mio fratello si fosse innamorato…che so…di…della Parkinson! >>

All’immagine mentale, di Harry e Pansy mano nella mano, che irrimediabilmente si affaccia nella mente dei presenti, sia io che Malfoy ci esibiamo nelle nostre più riuscite espressioni disgustate.

Hermione…grazie d’esistere!

Come se non avessi appena detto nulla, come se le mie labbra si fossero aperte e richiuse senza che alcuno suono ne fuoriuscisse, ecco che si ripiomba nel silenzio.

Andromeda torna alle sue personali riflessioni, Malfoy punta i suoi occhi sul mio viso, e da lì non li muove.

Io?

Io continuo a tamburellare le mie dolci dita, dalle unghia mangiucchiate, sul bracciolo del divano.

Ottimo passatempo, davvero.

Se ti concentri sul fastidioso ticchettio che esse provocano sulla Pelle di Drago, per qualche secondo riesci a dimenticare di essere in imbarazzo, davvero.

<< Assomigli davvero tanto a tuo padre. >> commenta, dopo un po’, come se niente fosse, la signora Tonks.

Assomigli tutto a tuo padre.

Tranne gli occhi.

Gli occhi sono di Lily.

La tipica frase che, sia io che Harry ci sentiamo ripetere da ben 18 lunghi e faticosi anni, mi ritorna in mente, e ridacchio tra me e me.

Nel frattempo, Draco risponde:

<< Lo so. Non ricordarmelo ti prego. >>

Ha appena usato le stesse parole, con cui Andromeda aveva sottolineato la sua avversione alla sua stessa somiglianza con la sorella.

Mmh.

Non avete mai esageratamente amato le cenette familiari, voi due, vero?

Lei, dal suo canto, ghigna.

Si, maghi e streghe, avete capito bene.

Ghigna.

Da brava Serpeverde quale è stata.

Pausa pensiero idiota:

Se Draco assomiglia così tanto a suo padre…immagino che Lucius Malfoy sia stato un terribile gnocco da giovane.

Perché i Serpeverde devono essere così dannatamente affascinanti?!

<< Credo davvero che al caro Lucius verrà un colpo, sapendo che sono stata convocata ad Hogwarts, in qualità di formale tutrice di suo figlio. >>

Ah-ha.

Per non parlare dell’infarto che avrebbe, se scoprisse che, la relazione che ha con me, non è frutto di nessun machiavellico piano malvagio e subdolo.

Povero, povero Lucius…

Adesso il turno di ghignare, è di Draco e…

Si lo ammetto…

Anche mio.

<< Mia madre, invece, ne sarebbe segretamente felice. Di certo, meglio tu, che zia Bellatrix. >>

Dio.

Che impressione sentir chiamare Zia quella sporca assassina.

Mi esibisco in uno sbuffo sprezzante.

<< Tsk! Anche il Basilisco sarebbe più affabile e più accettabile come parente, di quella pazzoide. >> è il mio commento, carico di disprezzo.

Maledetta.

Maledetta.

Ridammi zio Sirius…

<< Non sono mai riuscita ad immaginare Bella approcciarsi a dei fanciulli. Che tipa era? >> domanda Andromeda, inclinando leggermente la testa, per la curiosità.

Draco si porta una mano dietro la nuca, mentre il suo sguardo si perde un momento rievocando i momenti trascorsi con la dolce zietta.

<< Sinceramente, non è che abbia passato chissà quanti momenti in sua compagnia. Per la maggior parte della mia vita, Lei è stata rinchiusa ad Azkaban, oppure latitante. Prima di iniziare il mio sesto anno… >>

Ricorda quel periodo con un sussurro.

E non specifica l’identificazione del suo stesso anno, con la missione affidatagli di Voldemort di uccidere Silente.

<< …Si esibì nel suo primo ed unico gesto affettuoso nei miei confronti. Mi abbracciò, dicendomi che, se anche lei avesse avuto un figlio, avrebbe voluto lo stesso destino che era stato deciso per me. >>

Godric.

Che schifo.

<< Ma non c’erano veri e propri sentimenti in quel gesto. Quando allontanò la mia testa dal suo petto, mi guardò come…come…con orgoglio. Ma il sguardo mi trasmise solo freddo. Mi sentii una succulenta vittima sacrificale. >>

Sto per vomitare la colazione.

<< Per il resto, cercavo di tenermi alla larga da Lei il più possibile, durante…durante la Guerra. >>

Ovvero, durante la tua prigionia nella tua stessa casa, mentre io e gli altri eravamo in giro per la Gran Bretagna, con i tuoi amichetti alle costole, alla ricerca degli Horcrux.

<< Aveva un modo di parlare e di guardare il Signore Oscuro che mi ha sempre dato il voltastomaco. A dir la verità, ho sempre segretamente pensato che ne fosse innamorata. >>

Che Lord Voldemort abbia perso la sua verginità con Bellatrix Lestrange?

L’immagine mentale che mi si va irrimediabilmente a formare in mente, è troppo disgustosa, che mi sento davvero in dovere di parlare, di inserirmi nel discorso.

Anche solo per non pensare certe cose.

<< Quella donna non può provare sentimenti come l’amore! >> paleso il mio disgusto.

<< Ci sono vari tipi di amore, Kim… >> spiega Andromeda << …c’è l’amore carnale, l’amore per un proprio amico, per un fratello, per un figlio o per i propri genitori.

Poi, c’è l’Amore, quello con la A maiuscola, quello che non muore mai, che ti lega ad una persona per sempre, che ti strappa dalle labbra un sussurrato “Ti amo” ed un tragico “Finchè morte non ci separi”… >>

Non so perché, ma, a queste parole, un magone mi si forma in gola.

<< …Questi, bene o male, sono tutte branche dell’amore positive, buone.

Secondo me, ciò che Bella provava per il Signore Oscuro era un amore malsano, un’oscura ossessione, una venerazione cattiva, nociva. Insomma, la cosa più vicino al nobile sentimento sopraccitato, che un’anima nera e dilaniata come quella di Bella poteva, ormai, provare. Perché, su una cosa sono d’accordo con te, Kim.

Da quando gli occhi di mia sorella maggiore si sono legati con quelli rosso sangue di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, qualcosa di maligno ha iniziato ad avvelenarla dall’interno. Sino ad impedirle di provare qualsiasi tipo di sentimento positivo. Sino a spingerla ad uccidere Sirius, la mia Dora, e tutte quelle altre persone. >>

 

<< Ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius Black! Fa male, piccoli? >>

 

Quella frase.

Quella maledetta frase.

E quella voce cantilenante.

E perfida.

Smetteranno mai di tormentarmi, un giorno?
Sia io, che Draco, restiamo ammutoliti dalle dura parole di Andromeda.

E nessuno dei due trova anche una sola pecca al suo ragionamento.

Ho sempre saputo che l’adorazione che Bellatrix aveva per Voldemort aveva qualcosa di Oscuro, che andava anche aldilà della semplice devozione che un servo ha per il suo padrone.

Ed i Cacciatori erano d’accordo con me.

Come lo erano nell’affermare che quella donna maledetta era un essere spietato senza cuore.

E, come tale, facevamo fatica a classificare il modo in cui guardava Voldemort sotto la categoria “Amore”.

Ma, messa nei termini di Andromeda…

La cosa ha decisamente più senso.

<< Bene… >> esclama Draco, dopo un po’ << …credo sia arrivato il momento di mischiarci tra la plebaglia comune… >>

Alzandosi, sposta lo sguardo ripetutamente da sua zia, a me.

<< …Vado ad indossare la divisa. Se la Mcgranitt mi vede senza, darà di matto. E Blaise ha ragione, quando dice che urlare come un’isterica non fa che aumentarle le rughe.. >>
Le due donne alla sua presenza, ovvero me e la signor Tonks, si lasciano andare ad un sorriso.

<< …Torno subito. >>

Detto questo, ci lascia da sole, in completo silenzio.

Sto appunto pensando a quando sia spettacolare il suo fondoschiena, proprio mentre lo vedo sparire oltre le scale del Dormitorio Maschile, quando un commento della zia di Malfoy, quasi mi uccide all’istante.

Peggio di un Avada Kedavra.

<< Però…devo ammettere che Kimberly Lilian Malfoy suona bene. >>

<< I'm here without you baby,

But you're still on my lonely mind.
I think about you baby, 
And I dream about you all the time…
>> 
<< Ho sempre adorato sentirti cantare, sorellina. >>

Sorriso.

Sorriso sincero.

<< …I'm here without you baby 
But you're still with me in my dreams
>>
Così come avevo iniziato, interrompo il mio canto mesto.

Sono tutti al Castello, in questo momento.

Tutti accanto ai loro genitori, nonni, zii o tutori, mentre tutte le varie malefatte ed i brutti voti vengono a galla.

Beati loro.

Così, ne ho approfittato per passare un po’ di tempo in tranquillità.

Ho prelevato Cazzilla, la chitarra mia e di Harry, dal Dormitorio di mio fratello e, in completa solitudine mi sono recata qui, sulle sponde del Lago Nero.

Il Parco di Hogwarts, di pomeriggio, è immensamente bello.

Specialmente se deserto.

Ed è esattamente questo lo scenario che ha accolto tutta la malinconia delle mie corde vocali che, insieme allo scorrere delle mie dita su altre corde, quelle della chitarra, andavano a formare la triste melodia.

Quasi non mi sono accorta dei passi che, dopo una manciata di minuti, sono giunti a farmi compagnia.

Come sempre.

<< Uno zellino per i tuoi pensieri. >> sussurra Harry, sedendosi accanto a me sulla soffice erba del Parco.

Lo guardo, con un sorriso borioso.

<< Credi davvero che i pensieri della Salvatrice del Mondo Magico valgano davvero solamente 1 zellino? Tira fuori almeno 5 galeoni, fratellino! >>

Lo faccio ridere, ed anche di gusto.

E la risata di Harry è talmente sincera e genuina, da trascinare anche me con Lui.

Ma è solo per un attimo.

Ritornati seri, mettendo le battutine da parte, gli rispondo.

<< Comunque sia, pensavo ai Malandrini. >>

Il sorriso, strascico della precedente risata, non abbandona le sue belle labbra, ma si riempie lo stesso di tristezza.

D’istinto, ci voltiamo entrambi verso il ciliegio alle nostre spalle.

Quello, è sempre stato il nostro angolo privato di Parco.

Dopo le lezioni, dopo gli esami, dopo un brutto voto, o una brutta discussione, o durante un’ora buca, quello è uno dei primi posti in cui qualcuno dovrebbe cercare i Cacciatori, ed i loro amici.

Ma non siamo i primi, ad aver scelto quei rami come rifugio.

Quello, era il ciliegio dei “Malandrini”.

<< Spero che, nei tuoi pensieri, trovino spazio solo tre di loro, e non tutti e quattro… >> commenta Harry, dopo un po’, con un’immensa rabbia repressa.

Capisco al volo ciò che intende, e scuoto la testa.

Ovvio.

È ovvio che quel vigliacco maledetto traditore senza spina dorsale di Minus non è assolutamente contemplato.

<< Li immagino lì, sotto quel ciliegio, in un pomeriggio come questi. Papà che ci prova apertamente con la mamma, lei che lo manda al diavolo, Sirius e Remus che, dopo il due di picche gli danno una pacca sulla spalla, e lui ritorna a giocherellare sconsolato con il suo Boccino. Poi, tutti tornano allo loro normale vita spensierata, fatta di compiti e tante, tante risate. Senza sapere che James Potter e Lily Evans si sarebbe addirittura sposati, e che sarebbero morti a soli 21 anni, che Sirius Black avrebbe trascorso 12 anni ad Azkaban, accusato per l’omicidio del suo migliore amico, ucciso poi dalla sua stessa cugina, e che Remus Lupin si sarebbe felicemente sposato e, appena divenuto padre, avrebbe perso la vita… >>

Mio fratello sospira, mesto, mentre tutti e due spostiamo lo sguardo da quel semplice ma speciale albero, puntandolo di nuovo dinanzi a noi, a perdersi tra le increspature delle onde del Lago Nero.

<< Come hanno trascorso qui i loro sette anni? Come si sono conosciuti tutti e quattro? Quale è stato il primo incontro di mamma e papà? Quali erano le migliori amiche di mamma? Come hanno fatto i Malandrini ad inventare la Mappa? E a diventare Animagi? Quando e come si sono innamorati e fidanzati mamma e papà? Quanto era bella la mamma da 1 a 10, al loro matrimonio? E quali nomi stupidi hanno tentato di affibbiarci i Malandrini, quando mamma era incinta? Cos’hanno provato Remus e Sirius, quando hanno scoperto della morte di mamma e papà? >>
A questo punto, tutti staranno mentalmente dando degli idioti ai fratelli Potter, per avere avuto a disposizione la presenza di due dei Malandrini per anni, e non aver mai colmato le loro numerose lacune a proposito della vita dei propri genitori.

Effettivamente, avremmo facilmente potuto porre le suddette domande a Sirius o Remus.

Ma, ehi, erano i loro migliori amici.

Uccisi alla sola età di 21 anni, poco tempo dopo essersi sposati ed esser diventati genitori.

Se qualcuno mi portasse via Hermione, Ginny o Ron così presto, l’idea di parlare di loro ai futuri figli, mentre fuori imperversa la stessa guerra che li ha uccisi, non mi alletterebbe poi molto.

Troppe volte ho visto lo sguardo di Remus e Sirius incontrarsi, e rabbuiarsi contemporaneamente a Grimmauld Palace, una di quelle rare volte in cui Harry, senza pensarci più di tanto, portava una mano a scompigliarsi i capelli, o quando parlava di Quidditch.

Troppe volte li ho visti rattristarsi terribilmente, quando mi vedevano ridere di gusto, o cantare.

In queste cose, mi hanno sempre ricordato con immensa nostalgia, sono esattamente identica a Lily.

Nella mia ingenua mente da ragazzina, quei due Malandrini non mi avrebbero mai e poi mai lasciata da sola.

Non sarebbero mai usciti improvvisamente dalla mia vita, per non favi più ritorno.

Ma poi, Sirius, è morto.

Ed io avevo solo 15 fottutissimi anni.

E non conoscevo ancora il preciso valore della vita, ed il preciso strazio della morte.

O almeno, non li conoscevo fino a quel maledettissimo giorno.

E Remus…

Bè lui è stato impegnato con l’infiltramento nel branco di Licantropi per ordine di Silente, poi ha iniziato la sua storia con Tonks, il loro matrimonio ed il loro bambino, e noi ci siamo dileguati nell’inquietante e tortuoso sentiero della ricerca degli Horcrux.

Il tempo per rivangare felici, ma lontani, lontanissimi ricordi, è stato praticamente nullo.

Ed oggi, dopo che tutto questo maledetto casino della guerra si è finalmente concluso, mietendo importantissimi pezzi della mia vita e lembi della mia esistenza, mi ritrovo qui, seduta sulla sponda del Lago, a rivangare sulle vite a me sconosciute dei miei genitori.

Insieme, però, al mio amato fratellino.

<< Non ti so rispondere, Kiki. E Godric solo sa quanto invece vorrei farlo. Abbiamo trascorso davvero troppo poco tempo con loro. Ed è una cosa schifosamente ingiusta. >>

Sospiro, a mia volta.

<< Non credo di aver visto poi così tante cose giuste nella nostra vita, comunque… >>

La risata di Harry mi raggiunge e percuote i timpani, ma non mi scatena la solita allegria, come invece accade di solito.

Semplicemente perché, di allegria, nella risata di mio fratello ce n’è ben poca.

Si volta verso di me, alla ricerca di qualcosa da dire per consolarmi.

Lo capisco dalla sua espressione concentrata, dal fatto che ogni tanto dischiuda la bocca per parlare, per poi finire sempre ed inesorabilmente a succhiare semplice aria, ed a richiuderla, dai suoi occhi velati di malinconia, e dalla rughetta formata dal cruccio delle sue sopracciglia.

Alla fine, però, nemmeno lui trova le parole di cui ho bisogno.

D’altronde, se Harry non sa come risollevarmi il morale, vuol dire che, al mio vuoto allo stomaco non c’è rimedio.

Sento la mancanza di persone che sono morte.

Quali parole si usano per confortare qualcuno in certi momenti?

Nessuna.

Il cuoi occhi verdi –verde speranza- si posano su di me per un lungo attimo.

Poi, allunga semplicemente il braccio, posizionandolo attorno alla mia vita, ed attirandomi a se dolcemente.

Sento i suoi arti circondarmi, e riscaldarmi dal gelido freddo che mi attanaglia gli organi vitali.

La mia schiena si poggia sul suo petto, la mia testa si ancora alla sua spalla, e le mie mani si ancorano al suo corpo.

Come sempre Harry è la mia salvezza, dall’inesorabile caduta nello sconforto.

Nascondo la testa nell’incavo della sua spalla, mentre mi accarezza teneramente i capelli, ed il suo fiato mi solletica la nuca.

<< Mancano tanto anche a me. >> sussurra.

Alzo gli occhi verso il cielo, che vo oscurandosi sempre più ed annuvolandosi.

Spero vivamente che non piova.

<< Harry? >>

<< Mh? >>

<< Secondo te sono orgogliosi di noi? >>

<< Oh bè, spero per loro! Non abbiamo sfacchinato anni ed anni per uccidere quel bastardo di Voldemort inutilmente! >>

….

……

<< Harry? >>

<< Mh? >>
<< Ti voglio bene. >>

<< Anche io, romanticona. Anche io. >>

 

Mpf.

Che noia.

Lo sapevo che questa giornata, oltre che triste, sarebbe stata anche terribilmente noiosa.

Sono tutti ancora ai vari colloqui con i Professori.

Passando dall’aula di Trasfigurazione ho notato come, nonostante questa fosse stata magicamente allargata, la fila dei vari quadretti familiari giungesse anche all’esterno.

Ho incrociato lo sguardo di Ron e Ginny, che hanno allegramente mimante di iniettarsi qualcosa nelle vene il primo, e di impiccarsi la seconda, esasperati dalla noia della lunga attesa.

Ho sorriso loro, mentre ho continuato a camminare annoiata per i corridoi di Hogwarts.

Non posso nemmeno godermi la compagnia di Harry, dato che il caro fratellino ha dato forfè, rifugiandosi in un bel sonnellino, nel suo amato letto a baldacchino.

Lui non avrebbe mai voluto lasciarmi sola ma, lì, sul Parco, ormai distesi sull’erba morbida del prato, cullato dal suono della mia voce, che cantava canzoni a casaccio, i suoi verdi occhi si sono irrimediabilmente chiusi, mentre il suo viso ed il suo corpo si abbandonavano al sonno.

Sono rimasta a guardare mio fratello dormire per un po’, solamente per poi scoppiare a ridere fragorosamente, e svegliarlo bruscamente.

<< Cos…? Dove sono i Mangiamorte? >> ha farfugliato, alzandosi bruscamente a sedere, aumentando le mie risa ulteriormente.

Mi ha poi spiegato di essere andato a dormire tardissimo, solamente alle 5.00, avendo trascorso tutta la notte con i ragazzi, nonché suoi compagni di stronzate infantili e tipicamente maschili, come li definisce Ginny, e di stanza, a giocar a non-ha-voluto-specificarmi-esattamente-cosa.

Probabilmente, data la giornata Scuola-Famiglia che pendeva su tutti noi come una spada di Damocle, hanno trascorso le ore notturne a ridere come pazzi davanti al mitico gioco “Quale madre dei tuoi amici vorresti farti?”.

Fatto sta che gli ho praticamente ordinato di andarsene a letto, approfittando delle ore di nullafacenza che ci attendevano, per recuperare il tempo di sonno che aveva candidamente buttato nel cesso questa notte.

Ho dovuto insistere, ma la minaccia di addormentarlo io stessa con una Fattura Orcovolante l’ha convinto.

E adesso, eccomi qui, sola soletta, a girovagare per la mia adorata Scuola.

E…ops!

Sono nei Sotterranei!

Ma che casualità!

<< Pretendo che tu prenda Eccezionale in Pozioni! Un Serpeverde che accetta un misero Oltre Ogni Previsione nella materia che tanto li caratterizza?! Inaudito… E dire che tuo nonno… >>

Lo stralcio di una conversazione altezzosa madre Purosangue- esasperato e mortificata ragazzino del terzo anno, arriva alle mie orecchie, facendomi alzare gli occhi al cielo.

Che palle questi discorsi.

 

Ma pagheresti tutti i Galeoni che hai alla Gringott perché tua madre potesse ancora farteli…

 

La fila di genitori al cospetto di Lumacorno è davvero infinita.

La gente aspetta persino nei corridoi, in compagnia dei proprio genitori, che sbuffano impazienti.

In effetti, avrei dovuto cambiarmi prima di scendere quaggiù.

Anche se la Mcgranitt mi avrebbe ucciso, presentarsi nei Sotterranei delle Serpi indossando gli sgargianti colori Rosso e Oro, non è esattamente classificabile sotto la dicitura del “Passare inosservati”.

Se in più aggiungete quella maledetta cicatrice sulla mia fronte, che mi renda conosciuta persino al più asociale dei Centauri, capirete da soli quanto mi senta osservata in questo momento.

<< Potter? Santo Salazar, ma una Sala Comune tua non ce l’hai? >>

Arresto la mia sfilata nel territorio nemico, solamente per lanciare un’occhiataccia a Pansy Parkinson che, come sempre bellissima nella sua nuova ed elegante divisa, mi scruta con lo stesso disprezzo.

Ma non faccio in tempo a risponderle a modo, che un’altra voce richiama la mia attenzione.

Ovviamente, la Parkinson è in compagnia dei suoi genitori.

Due persone distinte, non c’è che dire, decisamente eleganti, con la tipica puzza sotto il naso degli aristocratici, e la superbia che sprizza da ogni loro movimento.

Serpi, in pratica.

La signora Parkinson ha i capelli dello stesso color notte della figlia, e dei miei a dirla tutta, ma lunghi fino al sedere, e mossi.

Occhi intensamente blu, ha poco e niente dei lineamenti della figlia.

Pansy, piuttosto, ha i lineamenti del padre, alto ed austero, con una barba appena accennata, certamente frutto di una recente rasatura, basette da nobile, ed occhi e capelli castani.

<< Kimberly Potter… >>

E ci mancherebbe, che non conoscevano il mio nome…

<< ...Piacere di conoscerla. >>

Il signor Parkinson, credo si chiami Adrian, fa un educato cenno del capo, a mo’ di saluto.

Al quale ricambio nello stesso identico modo.

Mentre Pansy sembra molto irritata dalla situazione, suo padre continua.

<< Prima… >> e si riferisce al loro arrivo al Castello, quando io ed Harry abbiamo accolto loro, ed il resto dei genitori << …Non abbiamo avuto modo di presentarci a dovere. Adrian Parkinson. E questa è mia moglie Janette. >>

Stringo entrambi le mani che i due mi porgono, senza ancora pronunciare parola.

Se non fosse stato per la mia cicatrice, questa gente non solo non mi avrebbe nemmeno guardata in faccia, ma avrebbe controllato la mia discendenza sanguinea, prima di considerarmi al pari di uno Schiopodo Paracoda.

Sebbene i miei genitori avessero entrambi sangue magico nelle vene, il fattore Madre-Nata-Babbana, per certa gente, resta pur sempre un motivo di vergogna.

Puah.

Restiamo in silenzio, per un bel po’, fino a che Pansy non si decide ad intervenire.

<< Potter, se cerchi Draco credo sia già nello studio di Lumacorno, ma ancora in fila. L’importante è che ti togli dai piedi, con quei colori orrendi. Dio santo, voi Grifondoro sembrate delle Fatine dei Boschi oggi, con quei colori accecanti! >>

L’insulto di Pansy crea non poco scompiglio nei suoi genitori.

Suo padre assume un’espressione tremendamente accigliata, e sua madre la riprende sottovoce, sussurrando indignata il suo nome.

Abituatevi, miei cari Purosangue.

Ricordatevi di leccarmi il culo, d’ora in poi…

E, sebbene generalmente avrei risposto a tono alla cara Pansy, adesso mi limito a ridere della metafora Grifondoro-Fatine dei Boschi, e ad allontanarmi.

Vedere i genitori dei Serpeverde che riprendono i figli per avermi insultata, è decisamente esilarante già di suo, posso anche evitare di ribattere oggi.

Muahaha!

Continuo il mio percorso, tentando di ignorare tutti gli sguardi che seguono il mio passaggio, facendomi strada tra la gente, sempre più densa e numerosa, man mano che mi avvicino alla porta di Lumacorno.

Dopo un po’, all’ennesimo “Permesso. Scusate, permesso.” inizio persino ad innervosirmi da sola.

E sono certa che, tra non molto, il mio farmi largo in una folla di inferociti Purosangue, mi causerà un ottimo Schiantesimo nello stomaco.

Quindi, opto per interrompere questo tentato suicidio, proprio qui, vicino allo stupite della porta, dove mi appoggio, iniziando a guardarmi in giro, alla ricerca di una testa bionda.

Intercetto un chioma dello stesso colore, però appartenente a Daphne Greengrass, che sta tranquillamente parlando con sua madre, e lo sguardo di sua sorella Astoria, decisamente ostile.

Non ho mai capito cosa avesse quella ragazzina contro di me.

Inizialmente avrei anche potuto optare per una gelosia causata dalla mia relazione con Malfoy ma…insomma, a lei piace Theo!

Probabilmente, concludo, mi detesta per parcondicio alla sua amichetta Pansy.

Ed io, per parcondicio ad entrambe e al Grifondoro, detesto lei.

Quindi ricambio la sua occhiataccia, con una ancora più perfida.

E starei anche per completare il tutto con una assolutamente matura linguaccia, se la sensazione di essere osservata non mi avesse distolto da questa enorme figura di merda.

Il mio sesto senso, affinato nelle numerose Battaglie, vibra dentro la mia testa, mentre volto il capo a destra e a sinistra, alla ricerca della fonte di questo insistente sguardo.

Finalmente, incrocio dei divertiti occhi grigi, coronati dalla sopraccitata chioma bionda, ed un ghigno niente male.

L’ho trovato.

O meglio, Lui ha trovato me.

Incatenando il mio sguardo al suo, mi ritrovo a sorridergli.

Ma, in ciò, c’è qualcosa di strano.

Non sento il calore del mio sorriso diffondersi anche agli occhi, lungo il viso, e fin dentro le viscere.

Non sento alcun calore, e basta.

La consapevolezza del trionfo della malinconia sul mio viso, la ritrovo nello sguardo interrogativo che Draco mi rivolge.

Mi limito a restare immobile, sperando che capisca cosa mi ha spinta a venire fin qui, dall’alto del mio amato Settimo Piano.

E, davvero, credo che lo faccia.

Sussurrando qualcosa alla sua destra, richiama l’attenzione di sua zia Andromeda che, intercettata la mia presenza, dopo aver seguito la scia dello sguardo di suo nipote, gli risponde qualcosa tra le labbra.

Credo davvero che si stiano congedando, perché, non appena le parole della vedova Tonks sfiorano le orecchie di Malfoy, ecco che Lui inizia a camminare verso di me, con passo cadenzato ed elegante.

Con un guizzo, mi dileguo dalla stanza di Lumacorno, rituffandomi nuovamente in corridoio, allontanandomi dalla folla, e rifugiandomi in un angolo distante qualche metro dalla porta dell’Ufficio del Professore.

Attendo che anche il mio Principe delle Serpi riesca a districarsi da tutta questa gente, sicura di venire subito da Lui individuata.

Mi ritrovo sorridere grata ai miei colori accecanti.

Sembrare una Fatina dei Boschi non si è mai rivelato così utile.

Ma, di nuovo, non sento alcun gioia invadermi il corpo, a partire dal sorriso.

Mi sto giusto domandando cosa diavolo mi stia succedendo, che, di nuovo, nel mio campo visivo entra Draco Malfoy.

Decisamente stupendo nella versione elegante della nostra divisa, ci mette effettivamente pochissimo ad individuarmi.

Con passo, adesso, frettoloso, inizia ad annullare sempre maggiori porzioni di pavimento che ci dividono, mentre io, nuovamente, scompaio dalla sua visuale, addentrandomi nel buio di questi inquietanti Sotterranei, voltandolo l’angolo dinanzi al quale mi ero fermata.

Questo teatrino va avanti per un po’, con me che gioco a nascondino, aspettando che Lui mi raggiunga, solamente per sparire un’altra volta.

E non so nemmeno io cosa diavolo stia facendo.

So soltanto che il bisogno di stare con Lui diviene sempre più urgente, ma allo stesso tempo sto fuggendo dalla domanda che certamente mi rivolgerebbe.

Non ho voglia di rispondere a nessun “Che hai, bambolina? Perché così triste?”, ma, allo stesso tempo, la voglia di sentirlo il più vicino possibile mi sta logorando.

Però, in tutti questi miei contrastanti pensieri, non avevo messo in conto la pochissima pazienza del Serpeverde, e le sue gambe più lunghe, forti e veloci delle mie.

Mentre stavo nuovamente per nascondermi nel buio dell’ennesimo angolo, dell’ennesimo corridoio deserto, in uno slancio notevole, sento le sue mani stringersi intorno al mio polso, bloccando questo vizioso gioco.

Ci blocchiamo entrambi in un pesante silenzio, rotto solamente dallo sfruscio provocato dal mio mantello, quando Lui mi obbliga a voltarmi.

Fisso il mio sguardo nel suo.

Mi rendo conto di avere gli occhi lucidi solamente quando vedo i suoi spalancarsi.

Che diavolo mi succede?

Cerco di divincolarmi dalla sua stretta.

La mia avversione per le sopraccitate domande, adesso, si è amplificata a dismisura, sino a raggiungere livelli di terrore.

Ma nessuno suono esce dalle sue labbra.

Se non un sospiro.

Si, un sospiro.

Draco Malfoy sospira, prima di baciarmi.

Senza chiedermi niente, senza domandarmi come mai fossi venuta a cercarlo, e poi avessi iniziato a scappare, senza richiedere spiegazioni sui miei occhi lucidi e sulla mia evidente tristezza.

Niente.

Non richiede niente.

Solamente le mie labbra, e la mia lingua.

Gliele concedo volentieri, sentendo il mio stomaco che gridava a più non posso il mio bisogno di Lui, calmarsi.

I polmoni, affaticati dalla mancanza del suo respiro nella mia bocca, prima brucianti come fuoco, adesso si acquietano.

Ed il cuore…bè, lui, se prima batteva furiosamente, adesso lo fa ancora di più.

Ma non nello stesso disperato, ed angoscioso modo di prima.

Adesso, sembra volermi uscire dal petto, ma mai battito mi è sembrato più piacevole di questo.

Anche se dovesse arrivare a perforare la pelle e ricadere nelle Sue mani.

Mani che, in questo momento, percorrono la mia schiena con tutta la lascivia di questo mondo.

Ed è mentre arrivano a stringermi il sedere, che mi rendo conto di cosa ho davvero bisogno in questo momento.

Ho bisogno di non sentirmi più Kimberly Potter, l’orfana, ma qualcos’altro.

E questo, sarebbe possibile solo sentendomi una parte di Lui, di Draco.

Solo se diventassimo una cosa sola, solo se le sue mani scorressero inesorabili sul mio corpo, solo sotto le torture delle sue labbra, riuscirei a placare il dolore alla pancia che mi attanaglia da questa mattina.

Artiglio violentemente i suoi capelli, aggrappandomi a loro per spingermi sempre più all’interno nella sua bocca.

Appoggio la mia schiena contro il muro, trascinandolo nuovamente verso di me dalla cravatta.

Il cozzare delle nostre labbra mi provoca un piacere immenso, che non mi vergogno a palesare con un piccolo gemito.

Malfoy infila una gamba tra le mie, spingendo il suo corpo sempre più contro il mio.

Ogni fibra del suo petto sta praticamente facendo sesso con la mia pelle.

<< Draco… >>

So che quando sussurro il suo nome in preda all’eccitazione con capisce più niente.

Ed infatti mi prende praticamente in braccio, aiutato dalle mie gambe che si stringono contro la sua vita, allontanandosi da questa parte di muro, solamente per andare a sbattere contro quella di fronte.

Qualcosa che va, però, a sfiorare il mio fianco, mi suggerisce di essermi sbagliata su un particolare.

Non siamo poggiati contro un banale muro.

Ma contro una porta.

Con la mano, tasto a tentoni il legno alle mie spalle, alla ricerca della maniglia, mentre i nostri famelici baci mi rendono il tutto più difficile.

Poi, proprio quando una sua mano si è violentemente chiusa intorno ad un mio seno, dalle labbra è fuoriuscito un sospiro forte e chiaro, ecco che le mie dita si stringono intorno a qualcosa di duro e freddo che, prontamente, abbasso.

Ci catapultiamo entrambi nella classe, separando in modo straziante le nostre labbra, il tempo necessario affinchè la Bacchetta di Malfoy Sigilli la porta di quest’aula.

<< Adesso, sei completamente Mia. >> sussurra, con un tono di voce talmente basso e sensuale, che sento il desiderio di divenire una cosa sola con Lui, pulsare così tanto da far male.

Sua.

Sua.

Sua.

Sua.

<< Non chiedevo altro. >>

Queste due semplici frasi incrociate, ci hanno tenuti lontano già abbastanza.

Mi getto praticamente tra le sue braccia, facendo sbattere, adesso, Lui contro la parete dell’aula.

Le mie dita corrono al suo mantello che, insieme al mio, fa una pessima fine, gettato senza remore sul pavimento.

Poi, passano a scorrere lascive e maliziose lungo il suo petto, accompagnata dal sensuale fruscio della stoffa della camicia che sfrega contro la pelle.

 

<< Lily! Prendi i bambini e corri! È Lui, Lily! Scappa! Lo trattengo io! >>

 

No.

Non adesso.

Pensa a Draco, Kiki.

Pensa a Lui.

Lo bacio così violentemente, che sono certa si ritroverà un piccolo segno rosso sul labbro.

Ma Lui non mi dice niente.

Anzi, mi asseconda.

Senza fare domane.

Quando le mie mani scendono a sfiorare il cavallo dei pantaloni, ribalta le posizioni, afferrandomi per le spalle, e posizionandomi con forza con le spalle al muro.

Una sua mano prende ad accarezzarmi possessiva una coscia, giungendo sempre più vicino alla mia femminilità.

Mi alza il vestito, correndo con le dita al bordo delle mutandine.

Io, invece, mi prodigo a slacciargli la cintura, ed abbassargli la zip dei pantaloni.

 

<< No! Ti prego! Non Harry! Non Kiki! Prendi me, uccidi me! Ti prego, lascia stare i miei bambini! >>

Quella risata.

Quella risata fredda e sinistra.

L’urlo.

L’urlo di mia madre.

E poi…solo un lampo.

Un lampo di luce verde.

 

Le sue labbra sono impegnate a baciarmi il collo.

Quindi, con i denti, mordo la mia, di bocca, per impedire alle lacrime di scendere sul viso.

Scuoto la testa, cercando di scacciare i ricordi.

Spinta da un impeto e da una lussuria che non sapevo di avere, riesco nel mio intento, abbassandogli i pantaloni, e scoprendo con quanta ferocia il desiderio per me pulsi in Lui.

Un po’ come la mia passione nei suoi confronti, che scorre nel mio corpo come lava bollente.

Capita l’antifona, scalciando, lancia i pantaloni lontano dalle sue gambe toniche e forti, facendo fare la stessa fine ai suoi boxer.

 

<< Sapete cosa significa? Consegnare Minus? >>

<< Che tu sei libero. >>

<< Si…ma…non so se nessuno ve l’ha mai detto…io…io sono il vostro padrino. >>

<< Si, lo sapevamo. >>

<< Bè, i vostri genitori mi hanno nominato vostro tutore…Nel caso fosse successo qualcosa a loro. >>

<< … >>
<< Lo capisco, naturalmente, se volete restare con i vostri zii. Ma…bè rifletteteci. Una volta che avranno riconosciuto la mia innocenza…se voi voleste una…una casa diversa… >>

<< Cosa? Vivere con te? >>

<< Lasciare i Dursley? >>

<< Certo, lo sapevo non avreste voluto. Capisco…credevo solo che… >>

<< Sei matto? Ma certo che vogliamo lasciare i Dursley!  Tu hai una casa? Quando possiamo venire? >>

<< Fratello, io comincio a fare le valigie! >>

<< Lo desiderate davvero? >>

<< Oh, eccome! >>

<< Si, diamine, sul serio! >>

 

Lascio che un gemito, molto rassomigliante al suo nome, abbandoni le mie labbra, infrangendosi nei suoi timpani.

Con un ringhio gutturale, e con un deciso quanto famelico gesto, le sue dita abbassano le mie mutandine, che vengono prontamente scalciate dalla sottoscritta.

Con ancora le mani sul mio inguine, inizia a carezzare il mio frutto proibito, con la solita maestria che mi ha sempre fatto andare letteralmente fuori di testa.

Artiglio la sua schiena con le unghia, mentre gemo e sospiro senza controllo.

Le sento.

Sento le sue dita muoversi dentro di me, in modo frenetico, osceno ed altamente erotico.

Sento le gambe che stanno per cedere, tanto che mi devo aggrappare alle sue spalle per restare in piedi.

Sento il muro riscaldato dalla nostra passione sfregare contro la schiena, e graffiare.

Sento i miei occhi sempre più lucidi.

Sento i miei denti ledere la pelle della sua spalla, mentre gliela mordo, per impedirmi di alzare troppo la voce.

Sento piacere.

Sempre di più.

 

<< Oh mio Dio, Remus complimenti! >>

<< Come ci si sente ad essere padre? >>

<< Voi due…fatevi abbracciare. >>

<< Ascoltate un attimo. Vorrei che voi due foste i padrini di mio figlio. >>

Basta.

Basta Kiki.

Smettila di pensare a certe cose.

Interrompo la malvagia tortura della mia femminilità, afferrando le sue dita e, semplicemente, scostandole da me.

Restiamo occhi negli occhi per un po’, con il quale Lui tenta di studiarmi e di, come al solito, arrivare a spogliare anche il mio più recondito pensieroso nascosto.

Ma il desiderio di sentirmi Sua, completamente, è troppo forte.

Così, avvicino il mio bacino al suo, abbastanza da risvegliarlo dal torpore in cui era caduto, e stimolarlo a prendermi del tutto.

Costretta contro il muro, con le gambe attorcigliate alla sua vita, il collo in sua completa balia e le braccia ancorate alle sue spalle con le unghia, sento che, finalmente, Draco Malfoy si sta facendo strada in me.

Non è un gesto lento, quello con cui entra nel mio corpo, né attento e delicato.

È forte, secco, deciso, lascivo.

Che lascia entrambi completamente senza fiato.

Mi esibisco in un rantolo, aspirando quanta più aria posso, nel frammento di secondo in cui tutto intorno a noi si fa immobile e silenzioso.

Nel frammento di secondo necessario a farmi rendere conto di essere Sua.

 

<< Continuava a scompigliarsi i capelli! >>

Sirius e Remus ridono di gusto.

<< Me n’ero scordato di questa sua abitudine! >>

<< Giocava con il Boccino? >>

<< Si! …E continuava a guardare ragazze in riva al lago sperando di farsi notare! >>

<< Oh, James si comportava sempre da idiota quando Lily era nei paraggi… >>

 

Poi, il tempo per restare a contemplarsi finisce, ed iniziano le danze.

Draco inizia a muoversi dentro di me, in modo sempre più frenetico.

Da parte mia lo assecondo con il bacino, lasciandogli capire quanto disperato bisogno abbia di sentirlo, in questo momento.

Sussurro al suo orecchio di darmi di più, sempre di più, di lasciarsi andare ai suoi primari istinti senza pensare che possa farmi male, o altro.

In questo momento, un dolore fisico è esattamente ciò che servirebbe.

Ecco perché, i graffi che si sono formati sulla mia schiena, sotto i colpi del bacino del mio Serpeverde, non vengono affatto disdegnati.

Ecco perché chiedo al mio amante di aumentare la sua forza.

Sempre di più.

 

<< James? Era il migliore amico che si potesse desiderare… >>

 

Ma se c’è qualcosa che invade il mio corpo ancora più del dolore, quello è il piacere.

Oh, se lo sento.

Avete mai fatto sesso selvaggio con Draco Malfoy contro un muro?

Vi direi di provarlo, se non ne fossi estremamente gelosa.

Perché solo quando lo sentirete muoversi dentro di voi, quando vedrete il suo viso imperlato dal sudore e stravolto dalla lussuria, quando saggerete il sapore delle sue labbra che violentano la vostra bocca, quando percepirete i suoi affondi nei vostri corpi, in modo violento, animale, erotico, passionale e pieno di desiderio…allora si che potrete capire cosa, Kimberly Potter intende con la parola “Piacere”.

L’aria si satura dei nostri gemiti e dei nostri sospiri.

Continua a ripetere il soprannome “Bambolina” senza sosta, con quel tono estremamente eccitato che mi manda letteralmente in estasi.

Io, invece, mi limito a lasciare che versi di puro godimento abbandonino le mie labbra, pronunciati tutti in prossimità del suo orecchio.

Sento qualcosa di caldo invadermi il basso ventre, e, come una macchia d’olio lo sento allargarsi dentro di me.

Mentre Draco spinge.

Spinge.

 

<< Tua madre era una delle persone più Belle che abbia mai conosciuto. La rivedo, sai? La rivedo sempre nei tuoi occhi. >>

 

Dentro e fuori.

Fuori e dentro.

In modo sempre più disperato, più violento, più malinconico, più liberatorio.

Stringo le gambe intorno alla sua vita sempre più forte, per sancire in modo ancora più definitivo la mia appartenenza completa a Lui.

Lo stringo a me sempre di più, mentre abbandono la testa contro il muro, lasciando che i miei sospiri si dedichino alle candele fluttuanti che illuminano l’aula.

I suoi, invece, di gemiti, si infrangono direttamente sulla pelle della scollatura del mio vestito che, ancora indosso alla sottoscritta, inizia a stropicciarsi e slargarsi tutto.

Già.

Per la fretta che avevo di divenire con Lui una sola cosa non gli ho nemmeno dato il tempo di spogliarci completamente.

Non era mai successo.

 

<< Abbiamo trascorso davvero troppo poco tempo con loro. Ed è una cosa schifosamente ingiusta. >>

<< Non credo di aver visto poi così tante cose giuste nella nostra vita, comunque… >>

<< Mancano tanto anche a me. >>

<< Harry? >>

<< Mh? >>

<< Secondo te sono orgogliosi di noi? >>

 

Avanti e indietro.

Indietro e avanti.

Adesso, le sue spinte, oltre ad essere forti, divengono anche veloci.

Sento qualcosa di caldo iniziare ad invadermi tutto il corpo.

Non è più una sensazione confinata solo al basso ventre.

Mentre i miei gemiti divengono quasi urla, quel calore inizia a salire, ad aumentare, ad intensificarsi.

Direttamente proporzionale alla frenesia delle spinte del mio Principe delle Serpi, assecondate dal mio bacino.

Tutto intorno a me inizia a farsi confuso.

Tutto perde significato e forma.

Tutto perde colore.

L’unico colore che il mio occhio riesce a percepire in questo momento è il grigio argenteo degli occhi di Draco Malfoy.

Tutto, tutto, ciò che non è Lui, che non faccia parte di Lui o che non abbia nulla a che fare con Lui, perdono la loro importanza.

Non ho spiccicato parola da quando l’ho attirato fuori dall’aula di Lumacorno.

Ma, adesso, nel momento in cui l’orgasmo invade ogni fibra del mio essere, ogni mia più piccola cellula, adesso che tutte le mie più recondite funzioni sensoriali si concentrano sulla sensazione di Piacere Assoluto regalatami da Malfoy, cosa posso sospirare se non…

<< Draco! >>

 

Perché?

Perché loro?

Perché Lily e James Potter?!

 

La mia schiena scivola lentamente contro il muro, mentre mi accascio a terra.

E Draco insieme a me.

Abbiamo entrambi l’affanno, e delle gocce di sudore imperlano la nostra fronte.

Restiamo per un po’ così, immobili, seduti in modo scomposto sul pavimento, fronte contro fronte, a lasciare che i nostri respiri si calmino.

Io chiudo anche gli occhi, per permettere meglio al mio corpo di riprendermi da questo orgasmo sconvolgente, Lui, invece, sono certa non faccia lo stesso.

Perché sento il suo profondo sguardo sul mio viso.

Ma, di nuovo, non fa domande.

Semplicemente, passata una manciata di minuti per calmare i bollenti spiriti, afferra la Bacchetta dalla tasca dei pantaloni grigi gettati poco lontani da noi, la punta contro di me, lanciandomi contro un Incantesimo Anti Concezionale (Era appena venuto dentro di me, per la miseria! ) e Trasfigura un banco in un più comodo materasso.

Infila le sue toniche gambe nuovamente nei boxer e nei pantaloni, per poi porgermi il suo mantello, decisamente più lungo e largo del mio, per coprirmi.

In tutto ciò, sono rimasta immobile.

Con il vestito alzato fin sulla pancia, con l’intimità e le gambe completamente scoperte, il rossetto sbavato, le guance rosse, i capelli scompigliati, gli occhi ancora lucidi (solo di desiderio?) una spallina abbassata, ed un seno quasi completamente scoperto.

Se qualcuno entrasse in questo momento, solo guardando la mia faccia, capirebbe esattamente cosa è stato appena consumato segretamente tra me e Draco.

Ma la porta è ancora sigillata, quindi non rompessero le palle.

Malfoy mi porge la mano, aiutandomi ad alzarmi, per poi farmi sedere sul materasso da lui fatto Evanescere.

Mi raggiunge immediatamente, sdraiandosi comodamente, come se fossimo nella stanza numero 7 del Dormitorio Maschile di Serpeverde.

Ora come ora, però, non mi faccio troppi problemi né del luogo, né del momento inopportuno in cui abbiamo – o meglio Ho – deciso di imboscarci.

Mi limito solamente ad assecondare il Suo braccio che mi circonda le spalle, a poggiare mani e testa sul suo petto marmoreo, e a rannicchiarmi contro il suo fianco il più possibile.

Mi raggomitolo su me stessa, praticamente nascondendo il viso sulla sua pelle, ed aspirando il suo paradisiaco profumo, lasciandomi cullare dalla tranquillità che la sua presenza mi ha sempre regalato.

Sono tornata la bambina oppressa dalle angheria di Dudley, l’undicenne spaurita che stava per entrare in un Mondo al quale, fino a quel momento, non apparteneva affatto, la quattordicenne che si svegliava nel cuore della notte rivedendo il cadavere di Cedric Diggory e il volto tornato in vita di Voldemort nei sogni, la quindicenne intimorita che si trovava a fare i conti con una inquietante Profezia, la diciassettenne il cui cuore veniva fatto in piccoli pezzi dalla Guerra.

Sono tornata la Kiki che piangeva la morte di Sirius e Remus.

Coloro che, più di tutti, potevano rappresentare per Lei ciò che più si avvicinava all’idea di genitore.

Sono tornata la Kiki che, per non rompersi del tutto come un vaso di cristallo che rovina al suolo, si rifugiava tra le braccia del fratello Harry.

Ed il fatto che, adesso, ora, in questo momento, il corpo al quale mi ancori disperatamente mi consoli esattamente come un abbraccio del mio adorato fratellino, vuol dire solo una cosa.

 

<< Harry? >>

<< Mh? >>
<< Ti voglio bene. >>

<< Anche io, romanticona. Anche io. >>

 

<< Draco? >>

<< Mh? >>

<< Ti amo. >>

Sento le sue labbra distendersi in un sorriso, contro i miei capelli.

Sento la sua presa rafforzarsi maggiormente intorno ai miei fianchi.

E sento il suo corpo premere ancora di più contro il mio.

<< Anche io, bambolina. Anche io. >>

 

<< Signora Black! Dov’è Draco? >>

Inutile stare a specificare il fatto che, Andromeda, avesse rinunciato da tempo a quel nobile, oscuro ed importante cognome.

Ma, insomma, non pretenderete mica che un Serpeverde radicato nell’animo come Blaise Zabini o Theodore Nott, condividano la sua scelta?

Perché appellare un elegante e bellissima signora con un cognome da Babbano, (puah!) anzicchè con quello di una delle più nobili ed altolocate Casate del Mondo Magico?

Comunque, la signora in questione si volta verso color che gli sono stati presentati come i migliori amici di quello che gli è stato presentato come suo nipote.

E si esibisce in un malizioso sorriso.

<< Kimberly è passata casualmente di qui, poco fa, e mio nipote ha sentito casualmente l’urgente esigenza di prendere un po’ d’aria… >>
Anche lo sguardo che si scambiano i due ragazzi è attraversato da un lampo malizioso.

<< Blaise, mi devi cinque galeoni! >>

<< Porco Godric! Quell’infimo biondastro ossigenato mi sentirà, non appena riappare! >> si lamenta il suddetto Serpeverde, estraendo dalla tasca interna del Mantello la cifra che, quello strozzino di Theo, gli stava spillando a suon di ghigni e soddisfazione.

Si, avevano scommesso.

E il soggetto era stato proprio Draco.

Zabini diceva che, i due ninfomani, conosciuti meglio come la Principessa del Mondo Magico ed il loro migliore amico, non si sarebbero imboscati prima della fine dei colloqui.

Nott, invece, era più dell’idea che, il Serpeverde, fregandosene del fatto che tutto il resto degli studenti si stava facendo due palle grandi quanto la testa della Piovra Gigante a causa della costrizione di restare accanto ai proprio parenti per i colloqui con i professori, sarebbe sparito quanto prima.

Idea, che gli aveva appena fatto guadagnare cinque Galeoni.

Seguito lo scambio di battute tra i due giovani Serpeverde, Andromeda lascia che una risata scuota il suo volto.

 

Ridere…da quanto tempo non lo faceva?

 

<< Generalmente avrei imposto il supplizio di quest’attesa infinita anche a Lui, ma ho visto Kimberly troppo giù di morale, per privarla della compagnia del suo ragazzo… >>

E, di nuovo, Blaise e Theo si scambiano uno sguardo di sottecchi.

Ma, stavolta, non c’è traccia di maliziosità nei loro occhi.

Solo…

Oh bè, sono Serpeverde.

Chi riesce a capirli, o li conosce da quando sono nati, oppure è un Mago fottutamente bravo nella Legilimanzia.

<< Sinceramente, ce lo vedo davvero poco Draco che consola una donna. >>

<< Non sarebbe in grado di consolare nemmeno un Asticello! >>

<< Ma perché gli Asticelli sono dotati di una sfera emotiva? >>

<< Oh, bè, certamente è maggiore rispetto a quella di Draco! >>

<< Blaise, è inutile che lo insulti. Tanto i cinque galeoni che ti ha fatto perdere, non torneranno indietro. >>

<< Quel fedifrago! >>

 << Fedi…che? >>

<< Oh, insomma! È un giorno intero che cerco di non dire parolacce, ho esaurito i sinonimi! E quindi sono andato a prenderli in altre epoche.. >>

<< Si, e Fedi…qualcosa chi te l’ha suggerito, direttamente dall’anno 1000, Salazar Serpeverde in persona? >>

<< No, Lui sono certo che abbia sempre preferito la parola “Stronzo”… >>

<< Blaise! >>

 Ecco, lo sapeva.

Se c’era una cosa che sua madre disdegnava quanto i Babbani, i vestiti Kitsch e i brufoli (non che lei ne avesse mai mostrato uno, eh), quelle erano le parolacce.

Intaccano la tua eleganza e raffinatezza. Insozzano il tuo fascino. E tu sei un bellissimo Purosangue, Blaise, non dimenticarlo mai. E non fare mai in modo che siano gli altri, a dimenticarlo.

Quindi, ecco perché era tutti il giorno che aveva detto addio ai “Cazzo”, “Che palle”, “Fanculo”, e “Chi è quello stronzo che sta guardando il sedere a Daphne?!”.

E benvenuto ai “Santo Salazar”, “Che noia”, “Vai a farti un giro tra i Babbani”, “Chi acciderboli è quel celebroleso che osa posare il suo oltremodo fuoriluogo sguardo sul fondoschiena di Daphne?!”.

Capirete anche voi, dunque, che Blaise Zabini ha leggermente il cervello in fumo.

E, comprenderete anche che, essersi sforzato così tanto tutto il giorno, solamente per essere, poi, sgamato a pronunciare una, una sola, misera ed insignificante parolaccia quando sua madre era persino impegnata a chiacchierare con i Nott, gli faccia credere di aver ricevuto il Malocchio da qualcuno.

In effetti, quel tale Collins della sua stessa Casata, è sempre stato profondamente attratto da Daphne e, di conseguenza, è circa un annetto che lo odia altrettanto profondamente.

E, prima, giurerebbe di averlo scoperto ad Avadakedavrizzarlo con lo sguardo…

Comunque, durante queste sue più che meritevoli elucubrazioni mentali, ci pensa Theo a salvarlo da un’imbarazzante ramanzina di sua madre.

<< Signora Zabini, le presento Andromeda Black. Signora Black, lei è Diana Zabini, la madre di Blaise. >>

Le due donne si sorridono, false e diffidenti come è giusto che due Purosangue si presentino la prima volta, stringendosi la mano.

<< Signora Black. Spero che voglia scusare mio figlio per la volgarità di linguaggio appena dimostrata… >>

Occhiataccia al povero Blaise, improvvisamente interessato al bottone perennemente sul punto di esplodere del panciotto di Lumacorno.

<< Oh, non si preoccupi. Anzi, mentre i ragazzi battibeccavano, mi sono molto divertita. >>

In effetti.

Avevano praticamente scordato la zia di Draco, durante il loro alquanto idiota scambio di opinioni sulle parolacce preferite di Salazar.

Le due donne accennano una risata, mentre Blaise e Theo si guardano colpevoli.

Non è molto educato escludere qualcuno (che non sia un inetto indegno di respirare la tua aria come un Grifondoro) dalla propria conversazione.

<< Di cosa parlavate di così interessante, ragazzi? >> domanda loro Diana Zabini.

Leggermente minacciosa, in effetti.

<< Oh, di nulla. Solo di quel fedifrago … >> sguardo divertito con Theo << …di Draco che mi ha appena fatto perdere 5 Galeoni. >>

Diana non sembra capire molo cosa possa centrare il migliore amico di suo figlio con le sue finanze, così rivolge un’occhiata dubbiosa e un po’ incuriosita ad Andromeda Black.

La quale, sembra ancora più confusa di lei.

Ed infatti alza le spalle.

<< Ho capito solamente che Kimberly Potter ha qualcosa a che fare con questa faccenda… >>

E, di nuovo, la signora Zabini, una delle streghe più belle del loro tempo, si esibisce nelle sua cristallina risata.

Qualche padre si gira persino a guardarla, subito richiamati dalle loro stizzite mogli.

<< Ultimamente non riesco a sentir parlare di Draco, senza che spunti immediatamente fuori il nome di quella ragazza… >> constata Diana Zabini.

Quando, circa una volta al mese, suo figlio le faceva l’onore di mettersi in contatto con Lei con la Metropolvere, e mandava saluti ai suoi amici tramite Blaise stesso, ecco che la frase “Theo è con la sua nuova ragazza” e “Draco è con la Potter” fuoriusciva puntualmente dalle sue labbra.

Oppure quando, nella sala d’attesa del salone di Bellezza di Antoine, l’unico mago al mondo che spaziava nel campo di trucco e parrucco meglio di una donna stessa, si intratteneva nel leggere riviste come “Strega Moderna” o “Chi, Strega.”, le saltava puntualmente all’occhio il nome di quei due giovani, affiancati.

Suo figlio ed il suo migliore amico annuiscono, scambiandosi un sorrisetto divertito.

Andromeda, dal suo canto, non può che essere d’accordo.

<< Hanno creato un bello scandalo, eh? >>

La signora Zabini fa spallucce.

<< Oh, indubbiamente. I Potter hanno una naturale predisposizione per cacciarsi nei guai, e farsi notare. >>
<< Non sapevo conoscessi Harry e Kim… >> constata la signora, o meglio, vedova, Tonks.

Ha appena alzato un sopracciglio, palesando la sua curiosità, riflessa anche negli sguardi altrettanto stupiti di Blaise e Theodore.

<< Se assomigliano a James caratterialmente, almeno quanto gli somigliano fisicamente…allora si, li conosco molto bene. >>
<< Madre… >>

Blaise Zabini, è decisamente confuso.

<< …Chi è James?! >>
<< Signora Zabini… >>
Theodore Nott, un po’ meno.

<< Lei conosceva i genitori della Potter? >>

E, Diana Zabini, si limita ad annuire, mentre un mesto sorriso si apre sulle sue labbra perfette.

 

Sesso.

Quello, era decisamente sesso.

Non abbiamo fatto l’amore, no.

Abbiamo appena fatto sesso.

In modo selvaggio, spiaccicati contro il muro, senza nemmeno darci il tempo di svestirci e saggiarci completamente.

Generalmente, mi sarei sentita una vera puttana.

Ma, infondo, ero con Draco.

E, fondermi del tutto con il suo corpo, in qualsiasi modalità, luogo, e situazione, non potrà mai farmi sentire una puttana.

E poi, ne avevo decisamente bisogno.

<< Scusami. >>

Improvvisamente, il tipico silenzio in cui ci lasciamo avvolgere dopo un sanissimo rapporto, viene rotto dal mio tono sussurrato e desolato.

Le mie labbra si sono mosse contro il suo petto, sul quale sto ancora nascondendo il viso, ed il mio fiato è andato direttamente a stuzzicargli il capezzolo.

<< Per cosa? >>

Se avessi la forza di alzare il viso nel suo, sono certa che troverei quel suo irritante sopracciglio, alzato.

<< Per averti rapito senza alcun remore. >>

Sta ghignando, me lo sento.

Sia, perché lo conosco vecchio, ormai, e sia perché nel tono con cui mi risponde, il malizioso divertimento è palese.

<< Credimi, bambolina, se ogni tuo rapimento deve concludersi così…puoi farlo quando vuoi. >>
Mi ritrovo a sorridere, nonostante il mio stato d’animo non ne risenta poi molto.

Cos’è un sorriso, paragonato a quell’immenso magone che mi sta logorando le viscere?

<< Insomma, mi sarebbe piaciuto che tu avessi passato un po’ di tempo con Andromeda. È davvero una brava donna. E poi…è tua zia! Senza contare il fatto che…che… >>

Non so se è il caso di continuare.

Ma perché diavolo quando si finisce a parlare della sua famiglia non so mai fin dove possa arrivare a spingermi?

<< …Senza contare il fatto che Andromeda è il mio unico familiare che non cerchi disperatamente di ucciderti…? Che è praticamente il mio unico familiare che non sia un Mangiamorte…? Che è il mio unico familiare a non aver perso qualche rotella nella Magia Oscura…? >>

Per fortuna, mi trae in salvo Lui stesso.

Annuisco.

<< Si. Avrei decisamente dovuto lasciarvi un po’ da soli a conoscervi. Ma… ma… >>

Oh, avanti, Kiki!

Non credi sia leggermente tardi per sperimentare i vecchi incerti dubbi sul palesare i proprio sentimenti?

<< …Ma…avevo bisogno di te. >>

Sento distintamente un fremito scorrere lungo la pelle lattea del suo petto, e le sue dita intorno al mio fianco rafforzare ulteriormente la stretta.

Resta in silenzio.

Non ribatte nulla, né tantomeno fa qualche domanda.

Come prima, aspetta che sia io a farmi forza, e parli.

<< Come Volevasi Dimostrare, questa giornata mi ha immensamente depresso. Dannata Mcgranitt e le sue iniziative del cazzo!... >>

Risatina da parte sua.

<< …Come minimo, però, stamattina ho avuto qualcosa da fare, a pranzo ero totalmente circondata dai genitori dei miei amici che mi facevano domanda sulla “Leggendaria Vittoria”, oppure mi divertivo, insieme a Ron e Ginny, a prendere in giro Harry alle prese con il padre di Hermione… >>
Adesso, tocca al sorrisetto malefico.

<< …e poi nel primo pomeriggio, sono stata al Lago con Harry. Ma poi…bè Lui è praticamente crollato dal sonno, e voialtri eravate tutti alla prese con voti e genitori.

Ed io mi sono sentita fottutamente e disperatamente…sola. >>

Segue un pesante silenzio, in cui non riesco a capire se Draco non parli perché non ha la minima idea di cosa dire in una situazione come questa, oppure semplicemente perché aspetta che sia io a continuare a parlare.

Effettivamente, però, lasciare un Malfoy senza parole non è un impresa propriamente facile…

Comunque, anche da parte mia segue una manciata di minuti, privi di parole.

Con la mente, ripercorro la sensazione provata, non appena la porta della stanza di Dormitorio di mio fratello mi si è chiuso alle spalle.

Sono scesa in Sala Comune, e l’ho trovata completamente deserta.

Silenziosa, una delle mie ali preferite del Castello, invece di trasmettermi le tipiche sensazioni di gioia, agio e famiglia, ha avuto semplicemente il potere di rattristarmi.

In quel momento, ho sentito un peso sullo stomaco, come un mal di pancia, che mi ha abbandonato solo quando ho potuto rifugiarmi tra le braccia di Malfoy.

Ho iniziato a camminare, senza apparente meta, sentendo quel magone crescere sempre di più all’interno di me, mano a mano che percorrevo i corridoi vuoti di Hogwarts, generalmente sempre affollati di gente urlante.

Vi ho sempre detto che odio il silenzio, no?

Bè, mi sono ritrovata completamente avvolta da esso, in modo sconvolgente, triste, sbagliato e soffocante.

Il mio cervello aveva immediatamente trovato la causa di quel senso di malinconia che mi aveva colta, in modo più devastante di quanto rifosse mai accaduto.

Aveva maturato la consapevolezza di un qualcosa, un qualcosa di inesorabile, un qualcosa che nemmeno lui voleva accettare.

Credo sia stato lì che si sia scollegato completamente dal mio corpo, pur non arrivare a formulare quel qualcosa come un pensiero concreto, e che i miei arti mi abbiano lentamente condotto verso i Sotterranei.

E, dunque, da Draco.

Ma, adesso, sono con Lui.

E, se prima quel qualcosa ho cercato con tutta me stessa di reprimerlo, di lasciarlo negli angoli più reconditi della mia mente, adesso ho solo una gran voglia di farlo uscire dalla mia testa.

Concretizzandolo in parole.

Si, lo so.

È un atteggiamento completamente opposto a quello assunto fino a poco tempo fa.

Ma sono sempre stata una ragazza strana.

E contraddittoria.

<< Tutti quanti consideriamo Hogwarts come Casa nostra, e le persone che vi abbiamo conosciuto come una seconda famiglia. Ma il senso di appartenenza che lega me a questo luogo, e a coloro che vi hanno vissuto per sette anni, non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che sentono gli altri. Hogwarts, per me, è la mia unica casa, e la mia unica famiglia. Ron e Ginny, per esempio. Loro adorano letteralmente questo posto, esattamente come adorano me, Harry, Hermione e tutti gli altri. Ma, quando usciranno di qui, sapranno dove andare. Alla Tana troveranno Molly e la sua famosa zuppa di cipolle che, con le lacrime agli occhi, riaccoglie a casa i suoi bambini, ormai diventati un uomo ed una donna. E lo stesso vale per Hermione.

Io, invece, tornerò nella lugubre e fredda Grimmauld Palace, dove ad attendermi ci sarà solo il ritratto della madre psicopatica di Sirius…. >>

Non oso nemmeno immaginare la scena, altrimenti andrei direttamente ad affogarmi nel Lago Nero.

<< D’altronde, è sempre stato così. Ho sempre saputo di non avere assolutamente nessuno fuori dalle mura di Hogwarts, specialmente dopo la morte di Sirius e Remus, ma la presenza dei miei Grifondoro ha sempre fatto in modo che la cosa non mi pesasse più di tanto. Hogwarts, ha sempre fatto in modo che la cosa non mi pesasse più di tanto. Ma, camminare per i corridoi deserti, senza il rumore dei soliti schiamazzi eccitati degli studenti, mi ha fatto rendere conto che siamo ad Aprile. E che Hogwarts è agli sgoccioli. Quando questo piccolo sogno, che per sette lunghi anni è sempre stato tutto il mio mondo, avrà una fine, cosa ne sarà di me?

Ed è stato quando sono arrivata a formulare questa domanda, che un senso di oppressione e malinconia ha preso ad ostruirmi il petto.

Ho capito di non sapere assolutamente nulla del mio futuro, almeno quanto del mio passato. Ho capito che, per me, coloro che mi hanno donato la vita, e che hanno rinunciato alla loro perché la mia potesse continuare, sono dei completi estranei. E che, con la morte di Sirius e Remus, ho sprecato la mia ultima possibilità di conoscere mio padre e mia madre.

E poi…Mi mancano. Mi mancano tutti maledettamente. >>

Mi sento un’ipocrita.

Una schifosa ipocrita.

Solo qualche ora fa, prima che i genitori facessero irruzione a Hogwarts e nella nostra vita scolastica, prima che iniziassi a sentire l’effettivo peso di questa giornata, quando io ed Harry eravamo preda dei soffi di vento, attendendo l’apertura dei Portoni della Scuola, ero io quella che dispensava perle di saggezza e consolazioni.

Mio fratello, era attanagliato più o meno dalle mie stesse ansie e dai miei stessi dolori, e sono stata io quella che lo ha confortato, comportandosi in modo saggio e da vera dura.

Tsè.

E adesso?

Che idiota che sono.

<< Cosa si dice in queste situazioni, Potter? >> mi domanda improvvisamente Draco.

Alzo lo sguardo sul suo viso, solamente per incontrare i suoi occhi fissi su di me, e un sopracciglio inarcato.

Ma che razza di domanda è?!

<< Che cosa?! >>

Magari ho capito male.

Magari non mi sta chiedendo il modo migliore per consolarmi…

Sospira.

<< Chiedevo…cosa si vuole sentir dire una persona, dopo discorsi del genere? >>

Se fossi un cartone animato, mi spunterebbe una gocciolina dietro la testa.

Se fossi una strega, mi verrebbe una gran voglia di Affatturarlo.

Ma…ehi!

Io sono una strega.

Posizionando il peso del mio corpo sul braccio, alzo il busto per poterlo guardare meglio.

La mia ombra, nata dalla luce ondeggiante delle candele, si proietta sul suo petto ed su parte del viso, mentre i miei capelli scivolano come una cascata da un lato, inondando la mia spalla destra.

Fisso i miei occhi nei suoi.

<< Draco…ma che cazzo di domande fai?! >>

Incredibile.

Incredibile.

Incredibile.

Fa spallucce, inarcando ulteriormente il sopracciglio, ed assumendo un ghigno divertito.

<< Perché? Che c’è di male? Insomma…cosa vuoi che ne sappia io di come si consola una donna?! Specialmente una donna orgogliosa e permalosa come te, che mi viene a fare un discorso talmente profondo sulla perdita di persone care e sulla paura del futuro! Una parola sbagliata, e mi becco uno Schiantesimo in piene chiappe, no? >>
Draco Malfoy.

Un nome, una leggenda nel rovinare qualsiasi tipo di momento romantico, barra di profondità emotiva.

Lui, ha la sfera emotiva di un bradipo, non Ron!

Sto candidamente per fargli notare che, uno Schiantesimo in piene chiappe, sta per riceverlo comunque, che il biondastro decide di dare nuovamente aria a quella boccaccia.

<< Insomma, bambolina, sinceramente, cosa vuoi sentirti dire?... >>

Adesso ogni traccia di quel ghigno divertito è scomparso dal suo volto.

Solamente, il suo viso sfoggia un’espressione di innocente ovvietà, quella che gli uomini assumono mentre spiegano ai bambini quanto la mamma li voglia bene.

<< ….Che potrai andare a finire a lavorare con i Pinguini Oscuri in Antartide, ma dello Sfregiato non ti libererai mai? Che Fiammetta e la Mezzosangue non te le toglierai davanti alle palle per nessuna ragione al mondo? Che Weasel farà di tutto per comprarsi una villetta appiccicata alla tua, in modo da venire a controllare chi frequenti ogni sabato sera? E che anche il resto della tua combriccola di Grifondoro ti resteranno attaccati come delle cozze allo scoglio?! Bè, te lo dico. Perché dai, sinceramente, non capisco come tu abbia potuto lasciarti assalire dalla paura della solitudine! È vero, Hogwarts finirà presto, e mancherà da morire a tutti. Ma come potrebbe mai Kimberly Potter restare da sola?! Solamente per passare una serata da solo con te devo fare il permesso scritto a quegli idioti dei tuoi amici, o prendere il numeretto, figuriamoci se dopo Hogwarts potrai finalmente liberarti di loro! >>

Lo guardo attentamente, sbattendo le palpebre.

<< Per quanto riguarda l’altro discorso… Lo so che ti mancano tutte quelle persone che hai perso nella Battaglia, e che, dopo quasi 18 anni il dolore per il tuo essere orfana da praticamente tutta la vita a volte riaffiora e ti fa stare male. Lo capisco. E non posso dirti assolutamente nulla per farti stare meglio. Vorrei farlo, Bambolina, ma nemmeno noi maghi possiamo sconfiggere la morte. E non posso nemmeno prometterti che non succederà ancora. Sentirti soffocata dal senso di mancanza e nostalgia, intendo.

Però.. >>

E qui, sfoggia il suo più malizioso ghigno.

<< …Posso ricordarti del sottoscritto. Vederti nuda un’altra volta e così in preda alla lussuria non può che farmi immensamente piacere. >>
Cala il silenzio.

Lascio che le sue parole mi entrino in testa, permeandosi ad ogni più infima parte della mia mente, lasciando che il suo discorso si fondi con il mio cervello, lasciando che il suo discorso mi sommerga completamente.

Permetto alle sue considerazione di abbracciarmi, in tutta la totalità del mio corpo.

<< Anche dopo Hogwarts? >>

Già.

Ci sarai anche dopo Hogwarts, mio Principe delle Serpi?

Ci sarà ancora un noi, dopo che un Castello non ci terrà più uniti?

Una sua mano si avvicina con lentezza sul mio viso, per poi posarsi completamente su una mia guancia

Avvicina le mie labbra alle sue, sempre con esasperata calma.

<< Sei la prima donna che frequento costantemente per più di una settimana. Sei la prima donna che ha avuto la facoltà di eclissare tutte le altre. Sei la prima donna che ha l’odioso potere di condizionarmi in tutto quello che faccio. Sei la prima donna con cui fare l’amore non mi annoia mai. Sei la prima donna con la quale mi sono seriamente aperto. Credi che ti lascerei andare tanto facilmente? >>
A queste parole, spalanco gli occhi.

Inizio a tremare, nel vero senso del termine.

Come prima, mi ritrovo a sbattere ripetutamente gli occhi, ma, stavolta, per quel maledetto pizzicore al quale il mio sguardo è facilmente oggetto da quanto ho conosciuto davvero Draco Malfoy.

Sento un qualcosa di caldo, molto simile all’orgasmo appena raggiunto, invadermi il petto, mentre il cuore non la smette di pompare sangue con un’intensità inaudita.

Annullo improvvisamente la distanza tra le nostre labbra, baciandolo e praticamente saltandogli addosso con il tipico entusiasmo che ha una bambina quando corre in braccio al padre, appena rientrato da un viaggio di lavoro.

Lo bacio con tutto il trasporto che posso, sentendo ondate di felicità pura annullare quella bile di tristezza che mi attanagliava lo stomaco prepotentemente.

Lui risponde con la stessa intensità, mentre la mano che prima era posata sulla mia guancia scende ad accarezzarmi la schiena.

Avremmo sicuramente fatto di nuovo l’amore, se non fosse per un pensiero prepotente che mi si affaccia nella mente, all’improvviso.

Mi stacco da Lui, strappandogli un grugnito contrariato, del quale rido gioiosa.

Lasciandolo interdetto ed immensamente deluso, mi alzo dal materasso improvvisato sul quale eravamo stesi.

Mi posiziono in piedi di fronte a Lui, con le mani sui fianchi.

<< Non ha dimenticato qualcosa, signor Malfoy? >>
Con la tipica espressione di chi sta pensando “Santo Merlino, questa è tutta pazza!”, mi risponde con il più puramente confuso:

<< Eh?! >>

Nuovamente, mi lascio andare ad una risata.

<< A proposito di apertura e confessioni. >>

Continua a non capire.

<< Bambolina, adesso è il mio turno. Che cazzo di domande fai? >>
<< Mi sbaglio, o mi avevi promesso un giretto nei ricordi del Grande Draco Malfoy?! >>

A queste parole, perde un po’ di colorito sul suo bellissimo viso.

E spalanca gli occhi, ingoiando saliva a vuoto.

Si guarda intorno, cercando qualcosa che lo salvi in corner ma, dallo sguardo che mi lancia dopo una manciata di secondi, non credo che abbia trovato qualcosa di utile a salvarlo dalla situazione, in cui, diciamocelo, si è cacciato Lui stesso.

<< Adesso mi devi spiegare come fai. >> pronuncia.

<< A fare cosa?! >>

<< A passare dallo stato “Sono depressa, tagliatemi le vene” a quello “Rompiamo le palle al povero Draco”. >>

Rido.

E se ne ho ritrovato la voglia, è solamente grazie a Lui.

<< Eh no, mio caro. Ti impedisco di tornare sul solito discorso “Sei totalmente pazza”. Dovresti averlo capito, ormai. E poi lo so che lo faresti solamente per arginare il giretto nel tuo passato. Ti tocca, biondastro. Ti tocca! >>

Sbuffa, alzandosi anche Lui dal materasso improvvisato, e ritrasfigurandolo in una normalissima sedia, con tutta la lentezza che può donare a questo semplice gesto.

Poi, si limita a guardarmi, colpito da un’ispirazione improvvisa che lo rende stranamente euforico.

<< Sai, bambolina, sono costretto a darti una pessima notizia: oggi ho dimenticato il mio Pensatoio tascabile, sai… >> aggiunge con tanto, tanto, sarcasmo << …quelli che mi porto sempre dietro, perché sono un gran romanticone sentimentale che piange lacrime su lacrime rivivendo i momenti più belli della propria vita! >>

Idiota.

Alzo un sopracciglio, mentre vengo colta da un flashback.

Eravamo al primo anno, io, Harry, Ron ed Hermione.

Incastrati tra la morsa soffocante del Tranello del Diavolo, Hermione andava alla ricerca di legna per accendere un adorabile fuocherello con il quale liberarci da quella pianta infernale.

Pur avendo una Bacchetta a portata di mano.

 

<< Hermione, sei una STREGA o sbaglio?! >>

<< Imbecille. Sei un Mago, se non erro. >>

Tsè.

Come se dovessi ricordare ad un Purosangue come Draco Malfoy di avere un immenso potere magico che scorre nelle proprie vene.

Ma, evidentemente, pur di non ripercorrere le tappe che l’hanno portato ad essere lo stronzo più affascinante e sarcastico di Hogwarts, abbandonerebbe, anche se momentaneamente, ciò che Lui definisce un enorme e superdotato cervello.

<< E quindi? >>

Lo picchio.

Si.

È ufficiale, lo picchio.

E lo faccio sul serio.

Vabbè, mi limito a scoccargli uno scappellotto sulla testa, che lo fa semplicemente ridere divertito, ma lo sguardo che gli dedico…

Oh, il mio sguardo esprimeva pura irritazione.

Con un sopracciglio alzato ad altezza record, e sospirando come fa sempre Hermione quando, alla millesima supplica, cede e lascia che Ron ed Harry copino uno dei suoi temi, mi limito ad impugnare la Bacchetta, puntarla contro la porta, e scandire ad alta voce:

<< Accio Pensatoio di Draco. >>

Lo guardo, con la tipica espressione di chi, dandoti del completo ritardato, ti sta dicendo: “Visto? Non era difficile!”.

Ma, evidentemente, l’egocentrico rampollo di casa Malfoy non coglie la sottigliezza del mio insulto perché, sempre con quel suo adorabile sarcasmo, ribatte.

<< Ah, intendevi questo…. >>

Sto per picchiarlo di nuovo, e stavolta in modo serio, quando la sua testolina bacata viene colta da un’altra ispirazione.

Ma, stavolta, il suo ghigno divertito non c’è più, ed il suo viso è assolutamente serio.

<< Bambolina, io, fossi in te, mi farei quattro chiacchiere con la Kensington. >>

Un punto interrogativo mi si forma sul capo.

In modo metaforico, ovvio.

<< Non lo te lo scrocco un appuntamento con la Professoressa, se è questo che intendi! >>
Il mio tono avrebbe dovuto essere sarcastico, divertito e pungente.

E allora perché diavolo mi è uscito così immensamente…geloso?

Deve accorgersene, perché mi prende il mento tra le dita, alzando il viso in modo che i miei occhi siano completamente immersi nei suoi.

<< Sebbene vederti immensamente gelosa del sottoscritto sia decisamente eccitante…non era quello che intendevo. >>

Idiota.

<< Non era la nostra affascinante professoressa di Trasfigurazione, ad averci detto, all’inizio dell’anno, di essere stata insieme a tuo padre? Chi può conoscere i tuoi meglio di lei? >>

È ufficiale.

L’idiota, non è Lui.

Ma io.

 

Margareth Kensington decise di andarsi a prendere una boccata d’aria.

Accusando un calo di pressione, lasciò le sue pergamene con sopra trascritti tutti i voti dei suoi alunni Grifondoro nelle mani di Aberforth Silente, incaricato di darle il cambio, nei casi estremi.

Certo, permettere alle sue narici di respirare aria fresca non era certamente ciò che la Mcgranitt avrebbe catalogato sotto il nome di “Casi Estremi” ma ne andava seriamente della sua salute mentale.

Insomma, provate a sopportarli voi orde di genitori super protettivi, per ore ed ore di seguito.

Il suo collega di Difesa Contro le Arti Oscure aveva subito capito che, effettivamente, non c’era niente che non andava in Margareth, ma, con un sorriso, le suggerì di andarsi a fare un giro al Lago.

Precisando che, se lo avesse lasciato nelle mani di quei pazzoidi invasati che altri non erano se non i genitori dei suoi alunni, l’avrebbe denunciata alla Preside per fancazzismo.

Ovviamente, entrambi sapevano, che non l’avrebbe mai fatto.

Fu quindi con immensa soddisfazione che inspirò una profonda dose d’aria pulita, una volta giunta in prossimità del Lago Nero, dove la Piovra Gigante stava pigramente facendo galleggiare i suoi tentacoli.

Quasi sospinta da una Forza Superiore a lei estranea, sentì il suo busto ed il suo collo girarsi verso il ciliegio.

Un sospiro mesto le si aprì sul viso.

<< Siamo ancora nostalgiche, eh Maggie? >>

Sapeva chi era, e sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farci due chiacchiere.

Ma ciò non vuol dire che, l’esserselo aspettato, le impedì di alzare gli occhi al cielo, affatto contenta della visita.

Dannata Preside, e le sue iniziative del cazzo.

<< Diana. Che piacere vederti. >>
Quando andava a Scuola, non aveva mai sopportato Diana Zabini.

Sebbene appartenesse alla Casa di Corvonero, qualcosa in lei le ha sempre suggerito che, magari, il Cappello Parlante aveva decisamente errato allo Smistamento.

Qualcosa, nella bellissima e perfetta Diana Zabini, le ha sempre fatto pensare alla parola “Serpe”.

<< Non sei mai stata un granchè a dire bugie. >>

Fa un sorrisetto, non affannandosi affatto a negare.

<< Hai già finito il tuo colloquio con Horace? >>
Quasi quasi, sperava che le dicesse che no, non lo aveva ancora fatto il colloquio con il Direttore della Casa Serpeverde e che, proprio in quel momento doveva urgentemente tornare dentro.

Ma, Margareth lo sapeva, queste cose, non andavano mai come voleva Lei.

<< Si, non c’è stato molto da dire. Solamente che Blaise è un ragazzo molto…vivace… >>
Doveva dirglielo che, una sera, lo scoprì a fumare erba in un corridoio, mentre Malfoy e la Potter si stavano lanciando Incantesimi addosso?

<< …ma che, fortunatamente per Lui, è anche immensamente intelligente. E che non ha alcuna difficoltà. >>

Su questo, non aveva torto.

Blaise Zabini era davvero un ragazzo brillante.

Restano in silenzio per un po’.

Fino a che è sempre Diana a riprendere parola.

<< Allora…com’è stato tornare ad Hogwarts? Nei panni di una professoressa, poi… >>

Ancora, si lascia andare ad un sorriso.

<< Fantastico ed orrendo allo stesso tempo. Mi sono sentita immensamente vecchia quando Harry Potter mi ha dato del Lei, e chiamata “Professoressa”, o quando vedo lui, sua sorella e tutti i loro amici ridere e scherzare sotto il Ciliegio. Oppure quando sono costretta a punirli, quando li colgo in flagrante a combinare qualche… >>

Pausa.

Sorriso.

<< …Malandrinata. È come avere di fronte a sé James, ma essere troppo vecchi e troppo cambiati per passare ancora del tempo con loro. >>
<< Lo somiglianza è impressionante, su questo non ci sono dubbi. Non ti sei mai sbagliata? Con i loro nomi intendo. >>

Oh, sì che l’aveva fatto.

O, almeno, stava per farlo.

Ma, fortunatamente, Loro non se n’erano accorti, presi com’erano a lanciare palline di carta nella parte dell’aula occupata dai Serpeverde.

<< A volte. Specialmente con Harry. Ma mi sono salvata in tempo. >>

Sarebbe stato davvero imbarazzante se, nel bel mezzo della lezione si sarebbe messa ad urlare “James! Basta Incantare il libro di Bole perché sputi palline di carta da solo! O saranno 5 punti in meno a Grifondoro!”.

Soprattutto considerato il fatto che, Lei, dopo il primo giorno di Scuola in cui, non sa nemmeno il motivo, si era lasciata sfuggire di essere stata la ragazza del loro papà a sesto anno, non aveva consapevolmente mai toccato il discorso “Malandrini” con i due ragazzi.

E, piccola precisazione, non siamo stati insieme solamente al sesto anno.

Ma anche al settimo.

O, almeno, fino a quando è stato possibile.

Sebbene, un paio di volte, Aaron mi abbia suggerito che, magari, quattro chiacchiere sui due genitori che non conoscevano affatto, non avrebbe certo fatto male ai Salvatori del Mondo Magico.

Aaron, per la cronaca, è il mio ragazzo.

Ed anche se mi sento una ragazzina a definire l’uomo con cui condivido tutto, persino un appartamentino ad Hogsmeade, da circa quattro anni semplicemente “Il mio ragazzo”, non posso fare altrimenti.

Non siamo ancora sposati, anche se, ultimamente, ne stiamo parlando sempre più spesso.

Ovviamente, nessuno a Scuola, ad eccezion fatta dei suoi colleghi e delle Preside, sa niente del fatto che, la Professoressa di Trasfigurazione non fa uso dell’appartamento messo a sua disposizione nel suo Ufficio, se non nei giorni in cui le tocca pattugliare i corridoi, perché fa ritorno, nelle vacanze, nei week-end, ed ogni sera, nella Sua casa, appunto, ad Hogsmeade, dove l’attende il suo Aaron.

Non che ci sia alcun male, in ciò, ma preferisco che la mia vita privata rimanga tale.

<< Sei davvero così restia a far sapere ai gemelli Potter che conoscevi il loro paparino? >> sussurra, pungete.

La guardo, ed in Lei rivedo la stessa ragazza antipatica che, la sera stessa in cui io e James ci lasciammo, mi raggiunge su queste stesse sponde, per darmi della stupida bambina con le banane agli occhi, se davvero avevo creduto di poter arrivare al cuore del Cercatore Superfigo Potter.

<< Oh, ma io non lo conoscevo così bene come credevo, no Diana?... >>

La guardo intensamente, lasciando volutamente la frase in sospeso.

<< …Se avessi conosciuto davvero James Potter non ti saresti mai innamorata di Lui. Avresti capito dal suo primo sguardo che tutto, in Lui, apparteneva da tempo a Lily Evans. >>
E brava la signora Zabini.

Se la ricorda ancora.

La frase, intendo.

La stessa identica frase con la quale mi diede della stupida bambina con le banane agli occhi.

<< Oh, bè… >> ribatto, accennando un sorrisetto << …non tutti, al tempo, potevano certo vantare di essere la migliore amica dei Malandrini. >>
Anche lei, adesso, si lascia andare ad un ghigno.

<< Questo, me lo merito decisamente… >>
Ah, dimenticavo.

Un altro motivo per cui ho sempre pensato che Diana Zabini dovesse decisamente finire a Serpeverde, era per la sua completa e totale assenza della benché minima forma d’umiltà.

<< ….Ma anche tu hai i tuoi vanti. Ad esempio, sei stata la ragazza più duratura di James, dopo la Evans. Quella a cui ci ha tenuto di più. Dopo la Evans. Ed anche colei che ha permesso alla Evans di aprire quegli occhioni verdi ed offuscati dalla testardaggine, e cadere tra le braccia del nostro Cercatore Superfigo. >>
Wao.

Chi non ama il secondo posto?

Quando ero ad Hogwarts, solamente pensare a Lily Evans mi irritava enormemente.

Ed anche i primi anni che sono seguiti al diploma.

Questo, certamente, si accompagnava ad un forte sentimento o a strascichi di esso, che il mio povero cuore ha sopportato per anni, nei confronti di James Potter.

Grazie a Dio, Godric e Merlino poi, nella mia vita, è entrato a far parte Aaron.

Che mi ha fatto sentire, e che continua a farlo, la numero Uno.

Chissà se se lo ricorda Diana.

Infondo, erano della stessa Casa, e noi facevamo già il Quinto anno quando Lui si diplomò.

Ma, comunque, decido di chiedere, se mi ricorderò, stasera direttamente a lui.

Seguono lunghi attimi di silenzio in cui, per la seconda volta in pochissimo tempo, il mio volto si gira di propria volontà verso il Ciliegio, che, quasi ogni pomeriggio ospitava le risate e le chiacchiere dei Malandrini.

E lo fa tutt’ora, con i loro eredi.

Stavolta, però, anche Diana compie il mio stesso movimento.

<< L’avresti mai detto? Mentre giocavano e facevano i cazzoni proprio lì, sotto quel ciliegio? >>

Lascio che il sapore amaro dei ricordi mi invadi la mente per un po’.

Poi, chiedo:

<< Che cosa? >>

<< Che sarebbero finiti così. Morti. Tutti e quattro. Uno di loro, persino defunto come un sporco traditore. >>

A questo punto, sebbene la mia antipatia per questa donna non è affatto svanita, non posso che essere del tutto sincera.

<< No, Diana. Erano le classiche persone che ti immagini amici per sempre. Divertenti, forti, coraggiosi, intelligenti, potenti, amici. No, non lo avrei mai detto. >>

<< Dunque? >>

<< Dunque che? >>

<< Dunque ti decidi a darti una mossa? >>

<< Dunque, non posso nemmeno aggiustarmi i capelli? >>

<< Dunque…no. Non se quest’operazione richiede tre ore. Nemmeno dovessimo andare ad incontrare Merlino. >>

<< Dunque, dovresti sapere che un Malfoy deve sempre essere presentabile. >>

<< Dunque tra poco te li brucio, quei capelli ossigenati se non ti dai una mossa. >>

<< Dunque mi sento in dovere di sottolineare, per l’ennesima volta, che il mio delicato colore di capelli è quello naturale. E mi sento anche in dovere di chiederti…a quale pro ogni nostra frase inizia con “Dunque”? >>

<< Ascoltami, infimo figlio di papà che non sei altro, ti sto avvertendo per l’ultima volta. Porta le tue chiappe aristocratiche in questo cazzo di Pensatoio in questo istante, o giuro che la rabbia di tua zia Bellatrix alla notizia dell’omosessualità di Voldemort, ti sembrerà una barzelletta! >>

<< Perché, il Signore Oscuro era gay? >>

<< E che cavolo ne so io! È un’ipotesi, comunque. >>

<< In effetti. Non aver mai avuto una donna nella propria vita, ovviamente alimenta sempre certi dubbi su un uomo. >>
<< Oh, bè, magari non era gay. Erano le donne che non se lo filavano. >>

<< In effetti. Credo che il colore farinaceo del volto abbia influito parecchio. >>
<< O magari anche la completa assenza di un naso. >>

<< O anche la consapevolezza che, quel colore farinaceo, ce lo avesse anche altrove. >>

<< Malfoy! Che schifo! >>

<< Quale donna attingerebbe piacere da un pene bianchiccio e/o grigiastro? >>
<< Draco, mi stai facendo vomitare il pranzo. >>
<< Secondo te gli si alzava? >>
<< Sinceramente, non mi sono mai soffermata particolare tempo sulle prestazioni sessuali di Lord Voldemort. Spiacente, troppo presa dalla sua Bacchetta sguainata contro di me. >>
<< Credi sul serio che sia morto vergine? >>

<< E tu credi davvero che io sia talmente idiota da cascare nel tuo abile piano “Cambiamo abilmente discorso, così la povera Kiki dimentica il giretto nei ricordi dell’ossigenato più stronzo di Hogwarts”? In quel caso, sono spiacente di deluderti. >>

<< No, no che non lo sei. >>
Mi lascio andare ad una risata.

In effetti, la mia espressione era tutto fuorché dispiaciuta.

Mi dispiace caro mio, ti tocca.

La frase che ho appena pensato, mi si deve decisamente riflettere in faccia perché, finalmente, il biondastro si rassegna.

Non che nutrisse grandi speranze anche prima, eh.

Finalmente, si decide a trascinarsi lontano dallo specchio improvvisato che aveva Trasfigurato da una povera lavagna, vicino a me.

O meglio, non vicino a me, ma di fronte al banco sul quale ho poggiato il suo Pensatoio, non appena il prezioso oggetto aveva fatto irruzione nell’aula grazie al mio riuscitissimo Incantesimo di Appello.

Si porta la Bacchetta alla tempia, chiudendo gli occhi, per poi lasciar cadere i filamenti immacolati dei suoi ricordi, nel liquido vorticante ed affascinante del Pensatoio, nella stessa identica operazione che compii io nella sua stanza, quella sera.

Operazione, che compie una manciata di volte, prima di riaprire gli occhi, puntare lo sguardo su di me, e sospirare.

<< Sei pronta bambolina? >>

Annuisco.

<< Sono sempre stata curiosa di sapere se quel neo che hai sull’inguine, ce l’hai sempre avuto. >>

Accenna un sorrisetto, mentre punta uno sguardo, adesso neutro, sulle numerose immagini che ci confondo nel Pensatoio.

Mi avvicino a Lui lentamente, andando ad infilare le mie dita tra le sue.

Poggiata normalmente lungo il suo fianco, la sua mano mi era sembrata improvvisamente troppo sola.

Così, come Lui fece con me, gli prendo la mano, mentre entrambi tuffiamo il viso nella vita di Draco Malfoy.

 

Penso sia inutile starvi a descrivere, per l’ennesima volta, la sensazione che prende la vita, quando ci si tuffa in un ricordo.

Sappiate solamente che, puntuale come un’ispezione della Preside Mcgranitt nella classi, o come la morte, quel brutto senso di brusco rapimento è tornato a farsi sentire.

Dopo tutto quel vorticare di immagini intorno a me, devo sbattere ripetutamente gli occhi per rendermi conto, più o meno, di dove mi trovo.

Capisco di essere stata portata a Malfoy Manor, anche se non il castello estivo dove siamo stati noi quattro dopo Godric’s Hollow, solamente per logica.

Perché, per quanto ne so, potremmo anche essere in una minacciosa corte inglese dell’ottocento.

Oppure in una lugubre Cattedrale.

Comunque, spero di aver reso l’idea di “Inquietante”.

<< I Malfoy hanno sempre avuto questo gusto dell’allegro? >> commento con sarcasmo, strappando un ghigno a Draco.

<< E non hai visto le segrete… >>
Mi rifiuto di chiedergli se stava scherzando o meno.

Avrei sinceramente paura di una risposta piena di serietà da parte sua.

Quindi, decido di sorvolare, e di lasciarmi guidare dalla sua mano, verso uno dei sicuramente numerosi salotti di questo enorme Maniero.

Lucius Malfoy, decisamente più giovane di quanto io non l’abbia mai visto, è piacevolmente seduto, elegante ed arrogante come un re, su una poltrona di pelle di drago blu notte, di fronte al camino, con il bastone nel quale nasconde la Bacchetta pigramente poggiato sul bracciolo sinistro, ed un calice colmo di quello che mi sembra essere Cognac dei Folletti, nella mano destra.

Con la luce delle fiamme del caminetto accesso che illuminano il suo volto in modo sensuale, ed al tempo stesso perverso e malvagio, sta, con un ghigno maligno degno di suo figlio, osservando un Elfo Domestico, e più precisamente Dobby, picchiarsi la testa con un candelabro.

Probabilmente si stava punendo per qualcosa che, nella mente contorta e malata di certi maghi, va catalogata sotto la definizione di “Sbagliato”.

Tutto il mio corpo si agita per andare ad aiutare il mio caro Dobby, per togliergli quell’oggetto pesante dalle mani, e vedere i suoi enormi occhi farsi lucidi per la gratitudine, ma so perfettamente di essere in un mero ricordo.

Stringo la mascella, dunque, ed irrigidisco tutti i muscoli.

<< Le tue manie eroiche si fanno sentire anche nei confronti di un Elfo Domestico, in un ricordo? >> mi prende in giro Draco.

<< Sai com’è… >> sillabo << …le vecchie abitudini sono dure a morire. >>

E poi, sinceramente parlando, Lucius Malfoy mi è sempre stato sul cazzo.

Insomma, guardatelo!

Un essere vivente si sta provocando dolore e Lui che fa…?

Se la ride!

Voi che fareste ad un uomo del genere?

Cruciatus, o direttamente Avada Kedavra?

Finalmente, dopo quelle che mi sono sembrate ore, con un solo gesto della mano, quella libera dal calice pieno di Cognac dei Folletti, interrompe il calvario del povero Dobby, congedandolo con un semplice “Vattene”.

Okay, lo picchio.

Giuro che lo picchio.

Tutte le mie manie omicide però, muoiono all’istante, non appena una voce raggiunge i miei timpani.

<< Padre… >>

Mi volto verso l’enorme porta che, nel ricordo, abbiamo attraversato anche io e Draco, per notare un bambino minuscolo, piuttosto magro, con capelli biondissimi ed occhi grigi ed incuriositi.

Non ha un colorito molto accesso, e nemmeno quel sorriso innocente  perennemente gioioso che dovrebbero avere tutti i bambini a quell’età (che, approssimativamente, dovrebbe corrispondere ai cinque-sei anni).

Anzi, sul visetto appuntito alberga un’espressione quasi apatica.

Ma ciononostante, il piccolo Draco Malfoy non può che essere un bambino immensamente bello.

<< Draco. Non dovresti essere con Madame Lefevre a prendere lezioni di francese? >>

La versione in miniatura del ragazzo a cui sto stringendo la mano, si guarda momentaneamente le scarpe, prima di avviarsi a passi incerti verso suo padre.

<< Tu parli francese? >> chiedo a Draco, quello ormai uomo, con un sopracciglio alzato.

Ghigna, guardando se stesso da piccolo, mentre si posiziona di fronte a Lucius Malfoy, con la luce delle fiamme che crea ombre fiammeggianti sulla sua piccola schiena.

<< Oui madame. Une de mes nombreux talents.* >>

Rido, cercando di non mostrare quanto il francese sciolto e disinvolto di Draco mi affascini.

E di quanto poco abbia capito della sua frase…

Per evitare di saltargli addosso, mi concentro sempre su di lui, ma in versione sei anni.

<< E’ caduta dalla scopa questa mattina, e ha chiesto un giorno per rimettersi. >>

La cosa non sembra fare molto piacere a Lucius.

Beve un altro sorso di Cognac irrigidendo la mascella e, rivolgendosi al figlio come se fosse lui Madame Qualcosa, commenta inacidito:

<< Santo Merlino! Al giorno d’oggi trovare del personale efficiente è prettamente impossibile! >>

<< Come Dobby? >>

Malfoy senior alza un sopracciglio, lasciando che l’irritazione sul suo viso venga sostituita da un’espressione quasi divertita.

<< Immagino tu ti riferisca alla punizione di Dobby appena avvenuta. >>

Il piccolo Draco si volta momentaneamente a fissare il candelabro con il quale il suo Elfo Domestico aveva da poco finito di procurarsi dolore, per poi tornare a rivolgere il suo sguardo verso suo padre.

Annuisce.

<< Come mai Dobby si stava facendo male da solo? >>

Lucius Malfoy guarda il figlio come guardava me ed Harry quando affermavamo che i Mangiamorte non avrebbero mai trionfato.

Con la tipica espressione di chi sta pensando “Povero piccolo ingenuo”.

Ma non c’è traccia di affetto paterno, in quello sguardo.

<< Lo stava facendo per mio ordine. >>

Il piccolo Draco continua a non capire come mai un essere vivente debba procurarsi dolore, solo perché un tizio dai capelli bianchi e lunghi ed un’espressione arrogante stampata sul viso gliel’ha ordinato.

E, Lucius, sembra accorgersene.

Sospira, bevendo in un solo sorso quello che, del Cognac, era avanzato nel suo calice, e lasciando che il suddetto suppellettile ormai vuoto fluttui verso un tavolino lì accanto.

<< Vedi Draco, al Mondo non siamo tutti uguali. Ricordatelo, certe persone sono immensamente meglio di altre. Gli uomini, sono superiori agli animali e alle creature magiche, i maghi sono superiori ai Babbani… >>

Pronuncia quel termine con immenso disgusto.

<< …ed i Purosangue sono superiori ai Mezzosangue, e a quelle feccia che insozza il nostro Mondo dei Nati Babbani. >>

Si sofferma un attimo ad osservare l’espressione pensierosa sul volto del figlio.

<< Tu, Draco, hai la fortuna di essere, non solo un Mago, non solo un Purosangue, ma anche un Malfoy. Questo, ti fa rientrare nella classe di coloro che vengono guardati con ammirazione dalla plebaglia che li circonda, che non vorrebbe altro che avere il tuo titolo, ed un briciolo del tuo potere. >>

Oh mio Dio.

Ma che discorsi sono?!

Da fare ad un bambino di 5 anni poi!

<< Quindi, io sono meglio degli altri? >> chiede Draco, in versione mignon.

Lucius Malfoy annuisce, con un bel ghigno stampato sul volto.

<< Si che lo sei, Draco. La Casata dei Malfoy è una delle più potenti e ricche famiglie Purosangue del Mondo Magico. Un giorno, spetterà a te sposare una bella strega di nobile famiglia, e far sì che il prestigio e l’onore dei Malfoy si perpetui nel tempo.

Non dimenticarlo Draco. >>
Digrigno i denti, e le mie dita intrecciate a quelle del mio Principe Serpeverde si stringono spasmodicamente per la rabbia.

Draco se ne accorge, ma non dice niente.

Nel frattempo, ecco che i mobili, il rosso acceso del fuoco del camino, la stanza, pavimento e soffitto iniziano a confondersi, mentre tutto intorno a noi sfuma, sino a che ogni più piccolo contorno di ogni più piccolo oggetto si unisce con l’altro.

Il ricordo cambia.

Improvvisamente, torna tutto alla normalità, e mi rendo conto di trovarmi ancora a Malfoy Manor, solamente dallo stemma della famiglia, enorme ed imperioso come quello di una famiglia reale, che scintilla lussureggiante incoronando un altro camino, ma decisamente più grande e sontuoso di quello dinanzi al quale il piccolo Draco ha ricevuto i primi insegnamenti razzisti, che ogni Serpeverde dovrebbe impartire.

Dicevo, riconosco il Maniero a malapena, data la ricchezza e la pomposità degli addobbi, che rendono questa casa enorme sempre più simile ad un Castello reale.

Siamo in una sala enorme, delle stesse grandezze della Sala Grande, se non ancora più vasta, addobbata a festa, con candelabri d’ora, fiori e decorazione sparsi ovunque.

Tavolate imbandite ad arte, statue di ghiaccio, una musica dolce e leggera in sottofondo, ed un chiacchiericcio aristocratico diffuso.

Sinceramente parlando, mi sembra davvero una gran rottura di palle.

<< Benvenuto al Ballo del Debutto. >> mi sussurra Malfoy in un orecchio, notando il mio sguardo spalancato, dedito a cogliere quanti più dettagli possibili.

<< Ballo del Debutto? >>

O.c.

Questo termine mi ricorda molto il telefilm Babbano “The O.c.”.

Ah!

Che bei ricordi!

<< Quando un mago dell’alta società arriva a compiere 11 anni, età in cui riceve la sua prima Bacchetta, e la sua prima lettera d’ammissione in una vera e propria Scuola di Magia, ecco che i genitori gli propinano questa palla di festa, per presentarlo ufficialmente in società. >>

Alla sua spiegazione, i miei occhi ritornano a scorrere per la Sala sempre più velocemente, alla ricerca di un appuntito volto latteo, incorniciato da biondi capelli e occhi in tempesta.

Lo trovo, dopo un po’ di tempo, devo ammetterlo, in un angolo in fondo all’immenso salone.

L’undicenne Draco se ne sta in disparte da quella che dovrebbe essere la sua festa mangiando qualcosa che, una povera plebea come me, semper fidelis a patatine e hot dog, non riesce decisamente a classificare.

Sia io, sia la sua trasposizione ormai maggiorenne, ci avviciniamo.

Ma non siamo gli unici ad avere quest’idea.

Anche una ragazzina, dai lunghi capelli dello stesso colore dei Malfoy, solo meno chiari, e dei bellissimi quanto freddi occhi verde inverno, si avvicina al rampollo della Casata di Lucius.

<< Ciao. >> lo saluta.

Draco le fa un’analisi completa, dall’attaccatura dei capelli, al voluminoso vestito bianco angeli del paradiso, al capellino coordinato con un fiocco verde, alle tenere ballerine dello stesso colore.

Dal suo vestiario pregiato, dal suo aspetto curato, e dalla sua semplice presenza in una tale festa, la piccola peste di undici anni deve finalmente decidere che, la ragazzina, è degna di parlare ad un Malfoy.

<< Ciao. >>

<< Tu saresti Draco, vero? >>

Non si spreca in molte parole, il futuro Principe delle Serpi.

Annuisce e basta.

<< Piacere. Io sono Daphne. Daphne Greengrass. >>

Finalmente, l’apatia e il disinteresse palese dallo sguardo di Draco, svaniscono del tutto.

Ritorna a guardare la ragazzina con rinnovato interesse.

Per un bel po’, non dice assolutamente nulla.

Poi, commenta:

<< Almeno, sei bella. >>

Sinceramente, non capisco poi molto da dove sia uscito questo complimento.

Dalla bocca di Malfoy, poi.

Alzo lo sguardo, ad incontrare quello del Draco diciassettenne, che ghigna in risposta alla mia espressione poco contenta.

Per fare un complimento a me ha impiegato otto anni…alla Greengrass nemmeno cinque minuti?!

<< Prima, ho dimenticato di aggiungere che, è proprio in queste feste che si iniziano a stringere i primi accordi matrimoniali. Mio padre pensava che i Greengrass fossero un ottimo partito. Così, alla festa di debutto di Daphne, mi aveva gentilmente suggerito di vagliare Daphne o sua sorella Astoria come ipotesi di matrimonio. La prima volta che vidi la Principessa delle Serpi, notai che, almeno, anche se non l’avessi amata, come minimo sarebbe stata una bellissima moglie. >>

Resto ammutolita per un bel po’, cullata dal silenzio che coglie anche i due bambini, quasi promessi.

Sapevo che i Purosangue aveva una vera e propria fissazione per i matrimoni tra famiglie ricche, e dal sangue blu, ma non credevo che questi veri e proprio patti avvenissero già a quella tenera età.

Un matrimonio, dovrebbe essere costruito su una profonda conoscenza l’uno dell’altro, sull’amore, sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

Non sui soldi, sulla purezza del sangue, e sui cognomi.

Che schifo.

Dopo l’accensione del mio lato ribelle e lottatore delle ingiustizie, però, il cuore mi si stringe in una morsa mortale, ad un pensiero.

Un pensiero tragico.

<< T-tu...non...sei ancora promesso a Daphne, vero? >>

Resta in silenzio per un bel po’, prima di rispondermi.

Silenzio, ed attesa, che mi logorano e mi stanno letteralmente dilaniando lo stomaco.

E uccidendo.

<< Daphne adesso sta con Blaise, che, dal punto di vista dei suoi genitori, resta comunque un buon partito. Quindi, no. Non sono più promesso a Lei. >>

Tiro un forte sospiro di sollievo, talmente profondo da essere decisamente fuoriluogo.

Draco ride, come sempre divertito dalla mai gelosia.

Motivo in più per moderarla, almeno dinanzi a Lui.

È già un borioso, egocentrico narcisista di suo, se poi mi ci metto anche io che, in qualità di Grifondoro dovrei insultarlo ogni minuto della sua esistenza, la cosa potrebbe seriamente degenerare.

Dopo un po’, la mia attenzione torna a focalizzarsi sul borioso, egocentrico narcissa all’età di undici anni, e la maggiore delle sorelle-ho-i-capelli-color-grano sua coetanea.

Restano in silenzio per un’altra manciata di minuti, ad indicare che, la poca passione dei Serpeverde per il dialogo è decisamente innata, fino a che non è di nuovo Daphne a parlare.

<< Ovviamente, andremo entrambi ad Hogwarts. >> constata.

Come se l’ammissione ad una delle più prestigiose Scuole di Magia e Stregoneria dei dintorni fosse una banale ovvietà per gente come loro.

Di nuovo, il piccolo Draco annuisce.

<< Io, sarò un Serpeverde. >> dichiara il biondastro.

Stranamente, la Greengrass ride.

Strano come così poca allegria possa ritrovarvi nella risata di una bambina di undici anni.

<< Lo sarò anche io. >> dichiara, senza il minimo tentennamento.

Posso capirli.

Credere che il proprio destino è stato tracciato ancora prima che lo si possa solo lontanamente immaginare, è davvero orrendo.

Ho detto “credere”, però.

Perché, come mi ha insegnato Silente, siamo noi a decidere della nostra vita.

Passano ancora del tempo in silenzio, in cui valuto attentamente, nella mia testa, vitali questioni di vita o di morte, come la data della prossima depilazione, il colore del mio prossimo smalto, e del prossimo piano machiavellico da inventare con Harry e Ron per convincere Hermione a farci copiare il tema di Pozioni.

Finalmente, è ancora Daphne ad usare quella cara e piccola lingua per articolare una frase.

<< Draco? >>

<< Mh? >>

<< E se ce ne andassimo? >>
Il biondastro si volta a guardarla, ora con il suo fantastico ghigno, che diventerà un emblema del grande Draco Malfoy, stampato sul volto.

Fa velocemente scorrere lo sguardo su quella che dovrebbe essere la Sua festa ma che, in realtà, è un ricevimento per sfoggiare la maestosità di Malfoy Manor, e per aumentare il prestigio della famiglia.

Non risponde niente, a Daphne, ma le porge il braccio, da vero gentiluomo, ed insieme, i due ragazzini, si allontanano dalla noiosa festa.

Sto per seguirli, per accertarmi che niente sia successo tra loro due quella sera, ma il ricordo inizia a cambiare, e non ho nessuna intenzione di palesare la mia gelosia con Draco un’altra volta, volgendo la domanda a Lui.

Preferisco restare con il dubbio.

Quando tutti i contorni del prossimo ricordo si sono fatti nitidi, fermi e definiti, riconosco molto facilmente il luogo in cui, stavolta, la sua mente bacata ci ha condotti.

King’s Cross.

<< Uuuh! Ma quelli siamo io ed Harry! >> esclamo, con una vocina idiota, facendolo ridere.

In effetti, da lontano, smarriti e minuscoli, ci siamo proprio io e mio fratello, mentre ci guardiamo intorno confusi.

Ma, questo, non è più il ricordo del mio primo giorno di Scuola, ma quello di Malfoy.

Ed infatti, quando smette di ridere, mi trascina dentro l’Espresso per Hogwarts, fino ad uno scompartimento verso il fondo del treno.

Entriamo, e troviamo nuovamente Lui undicenne, in compagnia di quei gorilla imbecilli di Tiger e Goyle intraprendere una sorta di lotta tra di loro, mentre Daphne Greengrass li guarda con ribrezzo.

Chiama Draco, tirandolo per la preziosa camicia che indossa, sussurrandogli all’orecchio:

<< Giurami che se questi due idioti non finiscono a Serpeverde, li scaricherai in modo brutale e veloce. >>

Malfoy, sia quello in versione piccola, che quello in versione più adulta, ghigna.

<< I loro genitori sono amici di mio padre. Credimi, sono davvero senza cervello, ma saranno dei Serpeverde assicurati. E poi ci serve qualche tirapiedi inetto a cui impartire ordini senza alcun remore… >>

L’ultima frase sembra rassicurare Daphne in modo particolare, tanto che, dopo un po’, si concede anche una risata.

Risata che, però, viene interrotta dalla porta dello scompartimento che viene aperto.

L’espressione di divertimento sul viso di Draco e Daphne vanno a farsi un giro, sostituite da una decisamente più altezzosa e diffidente, e persino quei due cretini di Tiger e Goyle smettono di “giocare alla lotta”.

Un ragazzo piuttosto mingherlino, dai capelli neri e degli altrettanto superbi occhi blu scuro, entra nel vagone del treno, senza nemmeno chiedere il permesso.

Semplicemente, fa scorrere il suo sguardo su ognuno dei presenti, alza le spalle, e sillaba:

<< Tutti gli altri sono occupati. >>

La Greengrass alza un sopracciglio.

<< A meno che tu non sia cieco…Dovrai esserti accorto che lo è anche questo. >>

Ma il ragazzino non si fa certo intimidire.

Anzi, ghigna.

E BAM!

Ecco che scoccò l’amore tra i presenti!

<< Mi correggo. Sono occupati da persone troppo inette con cui mischiarmi, secondo le liste di Maghi inglesi compilatami da mia madre. >>

Ma la cosa non riesce ancora a convincere, né Draco, né Daphne.

Tiger e Goyle… bè, sono i soliti scimmioni, che guardano i due biondi in attesa di un qualche ordine di pestaggio.

E, il nuovo arrivato, ancora sorride.

<< Ehi,bionda, ti ho fatto un complimento. Puoi anche togliere quell’espressione inacidita dal tuo bel viso. >>

A quel punto, credo davvero di intravedere un accenno di rossore imporporare le guance della bella Principessa delle Serpi.

Draco si alza, probabilmente deciso a dare un’occasione allo sfacciato in questione, e gli porge la mano.

<< Io sono Malfoy. Draco Malfoy… >>

Quanta enfasi in un cognome…

<< …E lei è Dap.. >>

<< Sono Daphne Greengrass. >> sillaba la ragazza, probabilmente poco contenta del fatto che un altro debba presentarla.

Il ragazzo stringe la mano a Draco, dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla ragazza.

<< Piacere. Blaise Zabini. >>

<< Il tuo, è un cognome che non conosco… >>

Uguale:

Identificati. Purosangue, Mezzosangue o Nato Babbano?

<< I primi anni di Hogwarts andavi seriamente in giro a chiedere a tutti i tuoi nuovi amichetti il loro gruppo sanguigno? >> domando al Draco del presente, quello che mi tiene per mano.

Ride, ma non mi risponde.

Evidentemente, la sua risposta non mi farebbe affatto piacere.

Il che mi fa intendere di avere perfettamente ragione.

<< Comprensibile. Ma, se chiedi alla Comunità Magica Italiana, sono forniti di un’intera Enciclopedia sulla mia famiglia di maghi. >>

Chiarita la questione del sangue, in modo decisamente implicito e ben congegnato, Daphne e Draco devono decidere che il nuovo arrivato è degno di una possibilità, perché si scambiamo uno sguardo complice, mentre il biondo ritorna elegantemente a sedersi, seguito da Blaise.

Tanta diffidenza, per quello che sarebbe diventato il migliore amico di uno, ed il ragazzo dell’altra.

<< E voi due chi siete? >>

Oh, già.

Mi ero dimenticata persino io.

Tiger e Goyle tornano improvvisamente nell’attenzione dei presenti, mentre Daphne provvede a presentarli in modo molto disinteressato.

Ma non assisto a tutta la scena, perché il ricordo inizia a cambiare, e mi ritrovo catapultata in Sala Grande.

Draco ha ancora 11 anni, e, a giudicare da come la Mcgranitt si affretti a portare via lo Sgabello con il famoso Cappello Parlante, credo proprio che sia appena terminato lo Smistamento che ci vide protagonisti.

Uno sguardo mi cade al tavolo Grifondoro, dove io ed Harry ci guardiamo intorno a disagio, come delle barche in un bosco, messi i imbarazzo dai mille paia d’occhi che si stavano fissando.

Ma poi, torno a rivolgere l’attenzione al piccolo Draco che, al contrario mio e di mio fratello, sembra perfettamente a suo agio circondato dai Serpeverde, e da tutto questo Potere Magico.

Anzi, lo vedo già ghignare con aria di superiorità verso il Tavolo Grifondoro.

Poi, una voce lo distrae.

<< Draco… Quelli sono davvero i Gemelli Potter?! >>

Questa me la segno.

Stupore ed ammirazione nella futura Principessa delle Serpi, nel pronunciare i nostri nomi.

Wao.

Mostro la mia vanità in un grande sorriso sornione, al quale Draco “adulto” risponde scuotendo la testa divertito.

<< Si che sono loro, Daphne. Solamente loro potevano scatenare ammirazione e devozione nella gente, semplicemente indossando uno stupido Cappello. >>

Grazie.

Grazie mille.

Il sarcasmo ed il disprezzo nella Sua voce mi riempie di felicità.

<< Pronti a vedere tutta la Scuola che stende tappeti rossi al loro passaggio? >>

Un’altra voce si inserisce nel discorso dei due biondi ossigenati.

Entrambi si voltano verso la fonte dell’acido commento, per incontrare uno sguardo tagliente, una faccia da Carlino, ed un nero caschetto di capelli perfetti.

<< Pansy Parkinson. >> si presenta.

Draco e Daphne le rispondo con un cenno del capo.

E la prima a rompere il silenzio è proprio la bionda.

<< Stare a guardare come degli impacciati ragazzini superano per fama dei nobili Purosangue come noi, va contro tutto quello che ci hanno insegnato in questi anni, o sbaglio? >>

Avete presente l’ammirazione che c’era prima nella voce di Daphne?

Ecco.

Adesso, non ce n’è la minia traccia.

Sostituita dall’alterigia che le è sempre stata ficcata in testa.

La domanda, comunque, era implicitamente rivolta a Draco.

Ma è Pansy a rispondere, chiarendo in poche parole ai due interlocutori la sua appartenenza ad una nobile Casata.

Nel caso non se ne fossero già accorti dal cognome accuratamente sottolineato in precedenza.

<< Non sbagli. Personalmente, non resterò impalata, guardando che ciò accada. >>

Il piccolo Malfoy, istintivamente porta lo sguardo al tavolo di Grifondoro, precisamente dove siamo seduti io ed Harry, che con uno sguardo pieno di stupore stavamo parlando per la prima volta con un Fantasma, Nick-Quasi-Senza-Testa.

Probabilmente, in quel momento, mio fratello si sentì osservato, perché alzò anche lui istintivamente lo sguardo.

Ed Hogwarts, signori e signore, assistette al primo scambio di occhiatacce ostili tra Draco Malfoy ed Harry Potter.

Il primo, di una lunga serie, aggiungerei.

<< Nemmeno io, Parkinson. Nemmeno io. >> sussurra il biondastro.

Dopo questa frase ad effetto, il ricordo cambia di nuovo ambientazione.

Nei pochi istanti che precedono la formazione di un nuovo pezzo di memoria, mi volto verso il Draco del presente, con espressione inacidita.

<< Santo Godric, nemmeno ci conoscevate, e già ci odiavate?! Che cosa aveva la Parkinson contro di noi?! >>

Alza le spalle, portandomi una mano sulla guancia, dove mi lascia una leggera carezza, simile ad un buffetto.

<< Avevate delle facce antipatiche. >>

Gli scocco un’altra occhiata infastidita, decidendo di lasciar perdere, e di concentrarmi sugli spezzoni della sua vita passata.

Siamo fuori dalla sua stanza, il famoso numero 7.

E, a giudicare dall’incisione posta sopra la porta, ci troviamo al secondo anno.

Seguendo Draco, entriamo, trovando il Suo ricordo, e quello di Blaise e Theo in stanza, pigramente seduti il primo sul letto, il secondo altrettanto, e il terzo sulla sedia, mentre faceva pigramente scorrere gli occhi su un libro.

Strano.

Non mi ha mostrato il primo incontro con Theo…

Siamo nel pieno di una conversazione.

<< Vorrei davvero sapere chi diavolo sia questo fantomatico Erede Serpeverde. E chi è quel gran pezzo d’imbecille che ha messo in giro la voce che siano i Potter. >> sta dicendo Blaise.

<< Secondo me, il suddetto imbecille è un Tassorosso. Solo uno di quella Casa di falliti poteva essere talmente stupido da non notare il considerevole fatto che, i Potter, sono finiti a Grifondoro…. >>
Zabini ride, ed anche io con Lui.

In effetti, non ha poi tutti i torti.

<< … Fatto sta… >> continua Draco << …che i miei sono sollevati per il fatto che, finalmente, qualcuno si è deciso a ritentare una pulizia di questa Scuola. >>

Si riferisce al fatto che, come gli ha detto suo padre, cinquanta anni prima la Camera dei Segreti venne nuovamente aperta.

Che schifo.

Come fa la gente a pensarle semplicemente queste cose?

E poi, ci credo che il padre era contento del terrore che il Basilisco stava seminando a Scuola…

Ne fu la causa il fottuto bastardo.

<< Mia madre… >> ribatte Blaise << …non si è pronunciata. Ma non scalpita impaurita come altre madri. D’altronde, noi siamo al sicuro. >>
Il dodicenne Draco sta per intervenire nuovamente, ma viene interrotto da una risatina piena di sarcasmo, a stento trattenuta.

L’attenzione dei due Serpeverde si focalizza sul terzo padrone della stanza numero 7.

Theodore Nott.

<< Ne siete davvero sicuri? >>

Pronuncia la frase senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro, dunque non si accorge delle occhiate piene di curiosità che si scambiano Blaise e Draco.

<< Cosa vuoi dire? >> gli chiede il moro.

Un ghigno si apre sul volto di Nott, che continua a non alzare la testa.

<< Siete davvero convinti che quella… Cosa… che vive nella Camera dei Segreti, sia in grado di uccidere solo i Sanguesporco? >>

Altre occhiate curiose.

<< Non è per quello che Salazar Serpeverde la creò? >>

La domanda retorica l’ha appena posta Draco.

<< Certo.. >> riprende Nott << … Ma il fatto che abbia il compito di uccidere i Sanguesporco, non gli impedisce di uccidere qualsiasi altro essere umano. Andiamo, credete davvero che se si imbatte in qualche studente in giro di notte, gli stia a chiedere le genealogie? >>

<< Bè… >> risponde Blaise << … finora ha attaccato solamente Sanguesporco. Anche se non sono morti. >>

<< Avere una creatura omicida che gironzola per la nostra Scuola non è un fattore positivo per nessuno di noi… >> pronuncia Theo, alzandosi.

<< …Purosangue o Mezzosangue che sia. >>

E, con questa frase, il piccolo Nott posa il libro sulla scrivania a lui più vicina, ed esce in solitudine dalla loro camera.

Lasciando Draco e Blaise piuttosto interdetti.

E, sinceramente, anche me.

Malfoy non l’ha mai ammesso ad alta voce, ma per Lui Blaise e Theo sono come dei fratelli.

E, questo forte legame che li unisce, ad un occhio attento, quale ha imparato ad essere il mio, non è sfuggito.

Stesso forte legame, di cui, in questo pezzo di ricordo, non ho riscontrato la benché minima traccia.

Almeno, per quanto riguarda Theo.

Eppure, da che mi ricordo, Nott ha sempre condiviso le giornate con Malfoy, Zabini, Bole e compagnia bella.

Proprio mentre manifesto la mia perplessità all’attuale Draco Malfoy, i colori e le forme della Stanza numero 7 del Dormitorio Maschile Serpeverde iniziano a confondersi tra loro, mentre per l’ennesima volta il ricordo sta cambiando.

Quando tutto questo vorticare disordinato si ferma, così improvvisamente com’è iniziato, riconosco il posto quasi subito.

Siamo nella Residenza Estiva dei Malfoy.

Però, a differenza di quando ci siamo andati io, Draco, Harry ed Hermione, si capisce fin da subito quanto la Casa sia abitata.

Magari dalle fontane in funzione, con gli zampilli d’acqua che creano forme sempre diverse, dagli strani fiori, colorati e vivi che abbelliscono il giardino, dalla luce sinistra che illumina il prato dalle finestre.

Si, avete capito bene.

Siamo nel giardino di Malfoy Summer Manor.

Qualche secondo affinchè i nostri occhi si abituino nuovamente alla fermezza dell’ambiente intorno a noi, e finalmente Draco si degna di spiegarmi il comportamento di Theo.

<< I primi anni, io e Theo non eravamo esattamente… amici. >>
Alzo un sopracciglio, mentre, su sua indicazione, iniziamo ad incamminarci nei pressi di un’enorme quercia dove, effettivamente, noto una sagoma solitaria.

<< Ma che dici?! Io mi ricordo di avervi sempre visto insieme, a fare i Padroni del Mondo per i corridoi. Fin dal primo anno. >>
Si lascia scappare un ghigno.

<< Bè, se è per questo anche Lucian Bole, Flitt o la Davis passavano, e passano, del tempo in mia compagnia. Ma non sono mica miei amici. Con Theo era la stessa cosa. >>

E la povera Kiki, è sempre più perplessa..

<< Avanti, non vorrai dirmi che Nott faceva parte della schiera dei tuoi leccaculo, che obbedivano ad ogni tuo ordine, e che stendevano tappeti rossi al tuo cammino! >>

<< No, certo che no. Come ti ho detto, passavamo del tempo insieme, infastidivamo e duellavamo con voi Grifondoro, ma non eravamo amici. Theo era un tipo che, ciononostante, spesso preferiva starsene per conto suo, taciturno, quando non si trattava di schernire qualcuno, ed abbastanza misterioso. Non parlava mai dei fatti suoi, o cose del genere. >>

Oh, questa si che è bella.

Mi esibisco in uno sorriso sarcastico.

<< Oh certo. Chiacchierare e confidarsi. Esattamente ciò che voi Serpeverde amate fare. Era davvero diverso da voi. >>

Lui ride, per l’immensa dose di sarcasmo inserita nella mia frase, cogliendo l’ironia.

<< Hai ragione. Di certo al primo anno Blaise non veniva da me a piangere perché gli mancava la mammina, o l’Italia ma, per esempio, sapevo che non aveva mai conosciuto il padre. E che questo, è sempre stato motivo di scontro con sua madre. E lui sapeva dei miei complicati rapporti con mio padre. Di Theo, invece, sapevamo solo il cognome. Scoprii che suo padre era un Mangiamorte, esattamente come il mio, solo questa sera. >>

E, con questa frase, indica la sagoma che intravedevo prima e che, adesso, ha preso i nitidi contorni di un Draco, più piccolo di quello attuale solamente di qualche anno.

<< Siamo nell’estate tra il Quarto ed il Quinto anno… >> mi spiega.

Tutti e due inquadriamo immediatamente il periodo.

Voldemort.

Era da poco risorto Voldemort.

Il quasi quindicenne Serpeverde se ne sta poggiato contro la quercia, a fissare, senza davvero vederla davvero, la fontana davanti a se, i cui flussi d’acqua cristallina avevano appena preso la forma dello Stemma dei Malfoy.

Quando, un rumore di passi lo fa voltare di scatto.

Impossibile non notare come le dita gli si sono istintivamente strette intorno alla Bacchetta.

Ma è solo un falso allarme.

<< Nott… >> esclama sorpreso << …Che ci fai qui? >>

Theodore lo raggiunge, senza ricambiare il saluto.

Semplicemente, appoggia anche lui la schiena contro la quercia, e gli offre una sigaretta.

Draco si volta verso l’enorme portone del Maniero.

Ma Theo lo precede.

<< Tranquillo, tuo padre è impegnato con il mio a parlare di… “affari”. Non verranno mai in giardino. >>

Draco alza le spalle, e prende una sigaretta dal pacchetto che Nott gli porge.

Entrambi le accendono con le rispettive Bacchette, e restando in silenzio.

Dopo un po’, è il biondo a spezzarlo.

<< Non sapevo che mio padre e il tuo fossero in affari. >>

Theo non risponde subito, limitandosi semplicemente, all’inizio, a sorridere tra se e se con profonda amarezza.

Ma poi, una frase sussurrata tra le labbra, arriva ai timpani di Draco.

<< Adesso che il Signore Oscuro è tornato, immagino che lo siano. >>
Spalanca gli occhi, Malfoy, e per poco non gli cade la sigaretta.

Ma, come si conviene ad un nobile Serpeverde come Lui, tiene a freno il suo stupore, sopprimendolo in un tiro particolarmente lungo alla sigaretta.

<< Dunque, nemmeno tu credi alla Gazzetta del Profeta… >>
Maledetto.

Maledetto giornale.

Cosa non ci ha fatto passare, a me e ad Harry, durante il Quinto Anno.

Lui, e i suoi articoli diffamatori, per quanto ci riguarda, e rassicuranti sulla falsità del ritorno di Voldemort.

<< Per il figlio di un Mangiamorte, è un po’ difficile credere a quell’insulso giornaletto. Dovresti saperlo meglio di me, Malfoy. >>
A quel punto, credo davvero che Draco decida di smettere di far finta di nulla.

E mette fine alla farsa “No, ma che dici? Mio padre non ha mica il Marchio Nero!”.

Fa un tiro, alla sigaretta, ed espira il fumo sbuffando contemporaneamente.

<< Iniziano degli anni difficili. Come minimo, Caramell ci sta dando una mano a tutti quanti, nell’infamare i Potter. Almeno, a Scuola potremo tornarci. >>

Theo alza un sopracciglio, girandosi a guardare Draco.

<< Ci sta dando una mano…? Dunque, parli dei Mangiamorte già con un “Noi”? Fedele…  >>

Malfoy si esibisce in una risata sprezzante.

<< Non si tratta di fedeltà. Ma di realismo. Quanto tempo vuoi che trascorri, prima di essere costretti a seguire le orme dei nostri genitori? >>

Alza le spalle, Nott, continuando a fumare pensieroso per un po’.

Poi, si decide a rispondere.

<< Non credo che il Signore Oscuro sia così disperato da aver bisogno di due quindicenni tra le sue fila. Magari, tra qualche anno. Sicuramente, dovremo prima prendere i M.A.G.O… >>

La mancanza di risposta da parte di Draco, implica il suo essere d’accordo alle parole di Theo.

Che, però, non sembra aver terminato la sua arringa.

<< …Ma questo, significa che il Signore Oscuro salirà al potere, e ci resterà. >>
Malfoy alza lo sguardo, espirando il fumo verso l’alto, e fissando il proprio sguardo su Nott.

<< Non ne sei molto convinto. Non credi che il suo Dominio duri a lungo. >>

Non è una domanda.

Alza le spalle, Theo.

<< Mio padre mi ha detto che, quello al Torneo Tremaghi, non è stato il primo tentativo che ha dovuto fare il Signore Oscuro per tornare in vita. >>

Tira.

<< Lo so… >> conferma Malfoy << …Pietra Filosofale, e Camera dei Segreti. I Potter per poco non ci lasciavano la pelle. >>

Theo, si esibisce in un ghigno.

<< Ma l’hanno sempre scampata. Mentre i pieni dell’Oscuro Signore fallivano miseramente. E quanti anni avevano? Undici. O dodici. >>

Quando il filtro arancione lascia le labbra perfette di Draco Malfoy, palesa la sua confusione al suo compagno di Casa.

<< Cosa vorresti dire? >>

Anche questa volta, Theo non risponde subito.

Si prende un po’ di tempo per riordinare le idee,e per fumare in silenzio.

Malfoy, dal canto suo, fa lo stesso.

Fino a che Nott non decide che non ha più voglia di fumare, e getta la sigaretta, sebbene non del tutto consumata, e riprende a parlare.

<< Ho origliato una discussione tra tuo padre, e il mio, prima di venire a cercarti in giardino. Parlavano della fuga dei Potter, dal Cimitero, e di un certo Incantesimo.. il Prior Incantatio… formatosi tra le Bacchette dei Potter, e quella del Signore Oscuro. >>

Si blocca.

<< Continuo a non capire. >>

Anche Draco getta la sigaretta nell’erba, facendo Evanescere la sua cicca, e quella di Nott.

Sto per stupirmi del fatto che entrambi abbiano usato la Magia fuori dalla Scuola, sia per accendere le sigarette, sia per farse svanire.

Ma poi, mi ricordo di come Silente mi fece notare che il Ministero è semplicemente in grado di intercettare i luoghi in cui una Magia viene compiuta, non da quale mago o strega.

In un concentrato di Magia e Potere come Malfoy Manor, certamente Draco poteva permettersi di usare la Bacchetta a suo piacimento.

Nessuno al Ministero avrebbe sospettato nulla.

Esattamente come nel caso mio e di Harry, a Privet Drive.

E questo, era sarcasmo.

<< Gli sono sfuggiti di nuovo, capisci? I Potter stavano duellando con il Signore Oscuro in persona, e sono riusciti comunque a scappare. L’hanno affrontato e vinto, quando erano solamente dei mocciosi di undici, o dodici anni. E, al Torneo Tremaghi, sono fuggiti. In più, si vocifera che abbiamo dalla loro una certa Organizzazione Segreta. Non resteranno di certo con le mani in mano, mentre i Mangiamorte seminano distruzione e morte. >>

<< Per non parlare dell’appoggio di Silente… >> sussurra Draco.

A queste parole, Nott annuisce.

<< Già. Gli hanno dato del filo da torcere, a Tu-Sai-Chi, quei due ragazzini, fino ad adesso. Non vedo perché le cose debbano cambiare proprio adesso. >>

Ed ecco, che Malfoy tira fuori quello sguardo.

Quello di quando sta analizzando persino l’anima di una persona, quello che smaschera qualunque tua bugia.

Quello che usa, quando non capisce qualcosa che, invece, vorrebbe comprendere.

<< Sembra quasi che tu ti stia augurando una vittoria dei Potter sul Signore Oscuro, e sui Mangiamorte. >>

Alza lo sguardo verso il cielo privo di stelle, per poi puntarlo nuovamente sull’erba.

<< Diciamo che ho le mie ragioni, perché il Marchio Nero, e tutto ciò che rappresenta, non mi vadano molto a genio. Anche se il benessere del mio stile di vita, e la mia reputazione dinanzi all’intero Mondo Magico, necessitano una vittoria dei Mangiamorte. >>

Piombano nel silenzio.

Così, ne approfitto per porgere delle domande al Draco che mi sta ancora stringendo la mano.

<< Vi ha mai detto perché era contro quel Mondo in cui suo padre sguazzava felicemente? >>

Annuisce.

<< Si, al Quinto Anno. >>

Ma non aggiunge altro.

Capisco che lo fa per rispettare la privacy del suo, da quel momento, amico, dunque non chiedo altro.

Piuttosto, torno a concentrarmi sui due quindicenni che, ancora con la schiena appoggiata alla quercia, sembrano ognuno in un suo mondo a parte.

Il primo a tornare sulla Terra, però, è Draco.

<< Ti va ti fare due tiri di Pluffa? >>

Nott lo guarda, e all’inizio sembra davvero che stia per rifiutare.

Ma poi, annuisce.

<< Sappi che userò la tua Nimbus 2001. Non tentare di rifilarmi una vecchia Tornado. >>

Ma, all’idea, Malfoy se la ride.

<< Secondo te abbiamo una Tornado a Malfoy Manor? Ho due o tre Nimbus di riserva, caro mio. >>

Ed è con l’eco delle loro risate, che il ricordo inizia a cambiare nuovamente.

<< Due o Tre Nimbus di riserva?! … >> esclamo, interdetta << …Ma si può sapere quanti cazzo di soldi avete, voi Malfoy? >>

Come ha fatto poco fa il suo ricordo quindicenne, l’attuale biondastro quasi diciottenne, si esibisce in una risata, amara e divertita allo stesso mondo.

<< Prima, erano davvero tanti. Più di quanti tu possa immaginare. Adesso… bè, dovrei decisamente trovarmi un lavoro, una volta uscito da Hogwarts. >>

Stavolta, è il mio turno di ridere.

Quando il mio divertimento si placa, mi accorgo di essere nuovamente nella stanza numero 7 del Dormitorio Maschile Serpeverde, e, gettando un’occhiata al Calendario Magico posto sulla parete di Blaise, mi rendo conto di sta assistendo ad un ricordo risalente al Quinto Anno.

Precisamente, visto come sono indaffarati Draco, Theo e Blaise a fare i bagagli, questo, è l’ultimo giorno di Scuola.

Nott lancia una copia della Gazzetta del Profeta nel cestino, con aria irritata.

Dandovi un’occhiata veloce, posso notare come, in copertina, spiccasse il volto mio e di mio fratello, ed una scritta a caratteri cubitali “I Prescelti?”.

<< Quante stronzate! Nel numero scorso non facevano altro che deridere i Potter e le loro storiella appassionanti sul Signore Oscuro, e adesso? Fate largo ai nuovi Messia, ai Salvatori, agli Eroi, ai Prescelti! >>

Zabini si mette a ridere, sinceramente divertito, mentre Malfoy lancia un’occhiata omicida al suddetto giornale.

Come se fosse stata colpa sua l’incarcerazione del padre.

<< Prepariamoci ragazzi, d’ora in poi sarà sempre così. Ora che tutto il Mondo Magico sa del ritorno del Signore Oscuro, saranno tutti troppo spaventati per non leccare il culo ai Potter. >>

È il commento del biondastro.

Blaise e Theo si voltano a guardarlo, perso com’è nella contemplazione del suo Baule ermeticamente già chiuso, e pronto alla partenza.

<< Draco.. >> lo chiama Nott.

Lui, alza lo sguardo.

<< …Cosa farai quest’estate? >>

Sarà Marchiato, ecco cosa accadrà.

Maledetto.

Maledetto Voldemort.

Ma, nella sua beata ignoranza, Malfoy fa spallucce.

<< Non ne ho idea. Ora che, grazie ai Potter… >> e, in quelle parole, c’era tanto, tanto, odio .. << …mio padre è rinchiuso ad Azkaban, dovrò stare con mia madre. Voi? >>

Theo è il primo a rispondere, mentre il suo sguardo si rabbuia.

<< Dovrò sorbirmi i piani machiavellici e diabolici di mio padre, sperando solamente di non ritrovarmi il Signore Oscuro di fronte agli occhi, mentre esco dal bagno.. >>

Nonostante tutto, sia Draco che Blaise, ridono dell’immagine.

<< …Seriamente Draco, farei volentieri cambio situazione con la tua. Magari quel bastardo fosse ad Azkaban. >>

Spalanco gli occhi, nell’udire queste parole.

Quando i Serpeverde si sono arruolati nell’Esercito di Silente, Nott ha giustificato il suo eclatante gesto con un semplice “Mio padre mi è sempre stato sul cazzo.”

Ma non credevo dicesse sul serio, nel senso profondo del termine.

Non credevo lo odiasse.

Zabini e Malfoy, nel frattempo, a questa frase, si limitano a scambiarsi uno dei loro soliti sguardi, che capiscono solo loro, e non aggiungono altro.

Poi, è Blaise a rompere il silenzio.

<< Bè, se proprio volete prendervi una vacanza dalla Guerra, o dalle Arti Oscure, mia madre sarebbe ben felice di accogliervi a casa. Magari, sarà la volta buona che verrete a venire la mia amata Italia. >>

Non saprò mai se Theo e Draco abbiano seriamente visto l’Italia, perché la porta della loro stanza si apre improvvisamente, permettendo a Daphne Greengrass e Pansy Parkinson di entrare nel loro campo visivo.

<< Santo Salazar, ma quanto vi ci vuole per scendere una decina di scale?! >> domanda esasperata la Greengrass.

<< Seriamente, a volte ci mettete molto più tempo voi a prepararvi, che io e Daphne! >>

Ancora una volta, le forme ed i colori si mischiano tra loro ma, in questo caso, è davvero per pochissimo tempo.

Infatti, il ricordo successivo è postero a quello precedente solamente di qualche minuto.

Infatti, i Serpeverde stanno superbamente camminando per i Giardini di Hogwarts, mentre Tiger e Goyle fissano minacciosi tutti coloro che puntavano il loro sguardo un po’ troppo a lungo su quei due “Figli di Mangiamorte” che sono Draco e Theo, dirigendosi verso le Carrozze che poi porteranno gli studenti sull’Hogwarts Express.

Hanno tutti uno sguardo assolutamente disinteressato a ciò che li circonda.

Specialmente Draco.

Il suo corpo era lì, era palese.

Ma la sua testa ed i suoi pensieri… fluttuavano Lui solo sa dove.

Improvvisamente, però, qualcosa attira la loro attenzione.

Una risata.

Una risata familiare.

Appartenente a Seamus Finnigan.

<< Dean, ti prego, smettila di dire puttanate! >>

<< Te lo giuro, amico! Gazza ha seriamente una foto di Madama Pince nel casset… >>
Dean, però, non finisce la frase.

Perché, nel momento stesso in cui il suo sguardo si posa sulla banda dei Serpeverde in arrivo, il sorriso gli muore sulle labbra.

E così a tutti i Grifondoro.

Non ci metto molto ad individuare me ed Harry, nel ricordo.

Siamo pochi passi avanti a Seamus e Dean, affiancati dai nostri inseparabili Ron, Hermione e Ginny.

Poco più in là, Neville e Luna discutevano animatamente con Lavanda e Calì di chissà cosa.

L’interrompersi brusco dei passi alle nostre spalle, ci porta a voltarci.

Me lo ricordo, quel momento.

Ci fu uno scontro epico di sguardi, in quel momento, che azzittì quasi del tutto gli studenti che erano intorno a noi.

Non ci dicemmo niente.

Nessuno di noi sprecò una sola parola.

I Gemelli Potter, Hermione Granger, Ron e Ginny Weasley.

Ancora una volta, contro Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodore Nott, Daphne Greengrass e Pansy Parkinson.

E, quel giorno, i nostri sguardi dicevano tutto.

“E’ guerra aperta, bastardi.”

Nel ricordo, la me quindicenne squadra tutti i Serpeverde con astio, soffermandomi particolarmente su Malfoy.

E Lui, fece lo stesso con me.

Non credo che un nostro scambio di sguardi abbia mai trasmesso più profondo odio, come in quel momento.

Suo padre, sua zia e tutto ciò che lui rappresenta, erano stati la causa che mi avevano strappata via dal mio amato Sirius.

Io, mio fratello, i miei amici e tutto quello che io rappresento, eravamo stati la causa che avevano portato suo padre ad essere rinchiuso ad Azkaban.

<< RAGAZZI! RAGAZZI, SULLE CAROZZE, VELOCE! SPICCIATEVI UN PO’! >>

La voce di Hagrid è l’ultimo suono di quel lontano ricordo.

Si perde con il sibilo del vento che scompigliava i nostri capelli.

Mentre il ricordo cambia, abbasso lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.

Se qualcuno vedesse questo pezzo delle nostre vite, l’ultima cosa a cui penserebbe, è una storia tra noi due.

Ancora adesso, ci sono momenti in cui stento a chiedere come mi sia potuta innamorare di Draco Malfoy.

E di come sia possibile che Lui ricambi.

La sua stretta intorno alle mie dita si fa più forte, ed io non posso che ricambiare.

Alzo lo sguardo nel suo, grigio in tempesta.

Uno sguardo così diverso da quello che si rivolgemmo quel giorno al Quinto Anno.

Ma non meno profondo, né meno sincero.

“Te lo giuro Malfoy. Consumerò fino alla più piccola goccia magica che scorre dentro di me, per spedire ad Azkaban i tuoi amici Mangiamorte”.

“Non ti permetterò di rovinare tutto ciò per cui noi Purosangue abbiamo sempre lottato fino ad oggi, stupida ragazzina”.

Te lo giuro Malfoy. Consumerò fino alla più piccola goccia magica che scorre dentro di me, per impedire a quei figli di puttana dei Mangiamorte di portarti via da me un’altra volta.”

“Non gli permetterò di rovinare ciò per cui io e te abbiamo lottato fino ad oggi, bambolina. Non gli permetterò di farti del male”.

Pensieri.

Pensieri così diversi, eppure appartenenti alle stesse due persone.

Può un anno sconvolgere in tal modo lo status quo delle cose?

La risposta, sta nelle nostre mani.

<< Fatti avanti Draco. >>

La voce di Voldemort, mi fa sobbalzare, e mi riporta al presente.

O meglio, al passato.

Mi riscuoto dalle mie considerazione, per mettere a fuoco la scena che mi si para dinanzi.

Mangiamorte.

Questo luogo, buio, Oscuro e a me completamente sconosciuto, è pieno di Mangiamorte.

Non li riconosco, perché hanno tutti la maschera.

Tranne tre di loro.

Narcissa e Lucius Malfoy, e Bellatrix Lestrange posizionati rispettivamente al lato sinistro e destro di Voldemort.

Che, a sua volta, si torva ritto in piedi, con uno sguardo invasato ed un sorriso malvagio stampato sul volto, mentre osserva un sedicenne Draco Malfoy che, decisamente riluttante, si sta avvicinando a quello che sarà il suo Padrone.

<< Conosci il tuo compito, ragazzo. Fa in modo di non deludermi, altrimenti sai quali saranno le conseguenze. >>
Lancia uno sguardo ai suoi genitori, Draco.

Sa che, le “conseguenze” di cui parla Voldemort, è proprio la loro perdita.

Suo padre lo guarda dall’alto della sua superbia, in modo impassibile.

Sembra che stia indossando una seconda Maschera, oltre a quella da Mangiamorte che stringe con forza nella mano destra.

Un essere umano non può avere un volto così immobile.

Narcissa invece, si regge a Lucius per non cadere.

Tutto in lei, trema.

Trema violentemente.

Persino le labbra, e gli occhi.

Dai quali, si vede, si sta sforzando con tutta se stessa per non far cadere nemmeno una lacrima.

<< Porgimi il braccio. >>
La mano bianca e quasi scheletrica di Voldemort, con la Bacchetta ben stretta tra le sue dita, si fa più avanti, puntata verso Draco.

Ma Lui, non obbedisce subito.

Anzi.

Esita parecchio tempo.

Punto lo sguardo sul suo braccio sinistro.

È palese come le sue articolazioni si stiano sforzando per fare in modo che Draco lo porga al suo nuovo Padrone.

Ma, ciononostante, Lui, non riesce a muoverlo.

Poi, alzo lo sguardo sul sorriso malefico del Signore Oscuro, e sull’espressione disperata di Narcissa Malfoy.

Ed un’enorme rabbia si impossessa del mio corpo.

Tanto che devo sforzarmi parecchio, per tenere bene a mente che questo è un ricordo, e che non posso nuovamente uccidere Lord Voldemort.

Altrimenti, vi giuro che avrei afferrato la Bacchetta, e avrei scagliato un Avada Kedavra ben assestato in pieno petto, a quel bastardo.

In pieno petto, dove dovrebbe battere il cuore che Lui non ha mai avuto.

Di riflesso, stringo spasmodicamente le dita intorno a quelle di Draco diciottenne, il cui sguardo, come posso notare con una stretta fittissima allo stomaco, si è decisamente rabbuiato.

<< Avanti Draco… >> sussurra una voce malefica.

Il Principe delle Serpi, sia quello che stava per essere Marchiato a soli sedici anni, sia quello che porta una fascia verde sull’avambraccio sinistro a diciotto anni, che io, alziamo lo sguardo sulla fonte di quel suono sibilante.

Per incontrare lo sguardo fuori di sé per la malsana emozione di Bellatrix Lestrange.

In questo ricordo, quella stronza aveva giù ucciso zio Sirius.

<< …Non fare aspettare il tuo Signore. >>
Che schifo.

Il tono con cui Bellatrix ha sempre parlato di Voldemort mi ha sempre fatto venire il mal di stomaco.

Il sedicenne Draco, guarda un’ultima volta sua madre e suo padre.

Narcissa, più a lungo.

E si decide a compiere quel gesto che lo segnerà per sempre.

Sia letteralmente che metaforicamente.

Porge il braccio a Lord Voldemort, che vi stringe intorno le lunghe dita.

Per un momento, vedo cinque serpenti avvolgersi intorno al braccio di Draco, e riesco persino a sentirne il sibilo, e schifarmi per la loro lingua strisciante e piena di veleno.

Ma, è solo un attimo.

Sbatto le palpebre, e i cinque serpenti, sono tornati cinque dita.

Ma ugualmente disgustose.

<< Morsmordre. >>

L’ha detto.

Lord Voldemort ha pronunciato l’Incantesimo per evocare o imprimere per sempre sulla pelle il Marchio Nero.

La punta della sua Bacchetta, gemella di quella mia e di Harry, è ben impressa sulla pelle dell’avambraccio sinistro di Malfoy, in modo forte e deciso.

Sembra quasi voler perforare la sua bianca e perfetta pelle.

Una luce nera è scaturita dalla Bacchetta di quel gran bastardo, che adesso sta avvolgendo l’avambraccio del Principe delle Serpi.

Nel ricordo, Draco cerca con tutte le sue forze di non urlare.

Lord Voldemort sembra divertirsi un mondo.

Bellatrix Lestrange guarda orgogliosa suo nipote.

Lucius Malfoy sembra una statua.

Narcissa Malfoy, cercando con tutte le sue forze di non piangere, sussurra tra le labbra un disperato “No..”.

Per quanto mi riguarda, non riesco a far altro che stringermi al petto di Malfoy junior, quello che mi stringe ancora la mano, talmente forte che, se non fossi del tutto concentrata su quello che sta accadendo in questo terribile ricordo, quasi urlerei di dolore.

Deve aver avuto un grande coraggio, Draco, a decidere di assistere di nuovo a questa scena.

Personalmente, la trovo immensamente dolorosa e straziante.

Immagino debba essere così anche per Lui.

Fatto che, è con immenso sollievo, che entrambi accogliamo l’ennesimo cambiamento del ricordo.

Quando finalmente la faccia malefica di Lord Voldemort è andata a confondersi con tutto il resto, inglobato nel profondo nero dei mantelli dei suoi Mangiamorte, posso finalmente tornare a respirare in modo normale.

Adesso, siamo ad Hogwarts.

Precisamente, in uno dei tanti passaggi segreti che questa Scuola offre a disposizione dei fuorilegge che ospita come studenti.

Theodore Nott e Blaise Zabini, si scambiano uno sguardo preoccupato, per poi tornare a rivolgere l’attenzione al loro amico Draco Malfoy che, apparentemente calmo sta fumando poggiato contro una parete.

Ma le immagini del precedente ricordo sono dure da manda via dalla mente.

È per questo che, approfittando del silenzio calato sui tre, nel ricordo, mi rivolgo al Draco diciottenne.

<< Ti…ti sei fatto… male? >>

Abbassa lo sguardo nel mio, il biondastro.

Inizia a studiarmi fin dentro l’anima, alla ricerca di non so che cosa.

Alza una mano, quella libera dalla mia, portandola lentamente al mio viso.

È esitante, però.

E parecchio.

Arriva a sfiorarmi la pelle della guancia, ma poi, preso da chissà quale pensiero, la lascia ricadere contro il fianco.

La mano, intendo.

<< Abbastanza. Bruciava. >>

Poi, distoglie gli occhi dai miei, privandoli del calore che solo poche persone possono attingere da quello sguardo, generalmente sempre gelido.

Rimango un altro po’, dubbiosa, a guardarlo.

Ma poi, finalmente qualcuno, nel ricordo, si decide a parlare, e presto attenzione a questo altro pezzo di vita di Draco.

Per la cronaca, è stato Blaise a spezzare il silenzio.

<< Draco, per favore. Smettila di fare l’idiota. E dicci cosa diavolo stai combinando. >>

Dai tratti dei loro visi, e con un po’ di logica, deduco si essere al Sesto Anno.

Durante il quale il compito di uccidere Silente, schiacciava le spalle di Draco Malfoy.

Soffocandolo.

Nel ricordo, il suddetto, continua a fumare come se nessuno intorno a Lui stesse parlando, mantenendo lo sguardo sulle sue scarpe.

<< Lo sappiamo che ha qualcosa a che fare con il Signore Oscuro… >> continua Theo << …ma nemmeno mio padre ha voluto dirmi niente. Ti stai cacciando nei guai, Draco, questo lo sai, vero? >>

Ma niente.

Nessuna risposta.

Blaise alza gli occhi al cielo, esasperato.

<< Santo Salazar, amico, non puoi anche lontanamente pensare di compiere qualche stronzata per conto del Signore Oscuro, sotto il naso di Silente! Se magari ti decidessi ad aprire quella boccaccia, potremmo anche aiutarti, maledizione! >>

<< Blaise ha ragione. Pansy e Daphne stanno andando fuori di testa, e un po’ tutta Serpeverde ha notato il tuo cambiamento, ultimamente. Ma nessuno pretende che tu metta i manifesti, su quello che combini. Ma, almeno a noi, puoi dirlo. >>

Ancora nulla.

Malfoy continua semplicemente a far finta di niente.

Nott e Zabini su guardano, per attingere alla famosa pazienza e al famigerato self-control dei Serpeverde.

Ed è ancora Theo a parlare.

<< Ti stai facendo aiutare da Tiger e Goyle, Porco Godric! Nemmeno loro sanno nulla, di questo ne siamo consapevoli, ma perché chiedere aiuto a loro, e non a noi?! >>

<< Immagina un po’, persino quei due idioti iniziano a spazientirsi di questa situazione.. >> continua Blaise, alzando un sopracciglio << …e se due inetti leccaculo come Tiger e Goyle stanno acquistando la facoltà di ribellarsi a degli ordini, vuol dire che la situazione è davvero grave. >>
Silenzio.

Ancora silenzio.

Silenzio che schiaccia, che soffoca, che assorda.

Che spazientisce anche chi, nel silenzio, ci sguazza felicemente.

<< Draco! >>

Finalmente, il soggetto di questo urlo esasperato, si decide ad alzare lo sguardo sui suoi migliori amici.

<< E’ tutto apposto. E smettetela di farvi queste seghe mentali da Tassorosso. Sto bene. >>

Oh certo.

Non avrebbe convinto nemmeno un cieco, o un sordo, con quello sguardo che urlava “Qualcuno mi aiuti.”

Ma questo è troppo, sia per Blaise, che per Theo.

Entrambi stringono spasmodicamente le mani a pugno, ed una certa brezza fredda arriva a manifestare la rabbia dei due maghi nel passaggio segreto in questione.

<< Non è tutto apposto, Draco, e tu  non stai bene. Basta prenderci per il culo. >>

Blaise.

<< L’ha capito anche Mrs Purr che hai bisogno d’aiuto, caro mio. >>

Theo.

A questo punto, però, se i primi a perdere la pazienza sono stati Zabini e Nott, adesso tocca a Malfoy.

Si stacca dalla parete, ed irrigidisce lo sguardo, puntandolo con fermezza contro i suoi migliori amici.

<< Che cazzo ne sapete voi, di cosa ho bisogno in questo momento? Non voglio nessuno fottutissimo aiuto, per Merlino! Smettetela di chiedervi come sto, e di cervellarvi dalla mattina alla sera su quello che combino. E ditelo anche a Daphne e Pansy. Vivete la vostra vita, esattamente come io sto facendo con la mia. Non sono cazzi vostri, se intavolo affari loschi con il Signore Oscuro, con i Mangiamorte, o con i Centauri della Foresta Proibita. Non ho bisogno di nessuno. Ce la faccio da solo. >>
Dopo questa sfuriata, getta violentemente la sigaretta sul freddo pavimento di pietra, sigaretta che, tra l’altro, era stata piuttosto dimenticata durante la discussione, ed esce dal corridoio buio in cui Blaise e Theo l’avevano intercettato a grandi falcate.

Lo sguardo rassegnato che si scambiano i due Serpeverde è l’ultima immagine di questo ricordo che riesco a cogliere, prima che esso inizi a mutare di nuovo.

<< Sei stato davvero duro con Zabini e Nott. Infondo volevano solamente aiutarti.. >> commento, con voce flebile.

Fa un sorriso sghembo, del tutto privo di divertimento.

E mi guarda.

<< Non potevo dirgli cosa stavo facendo, né tantomeno farmi aiutare. Non potevo trascinare anche loro, a fondo con me. C’era già in ballo la vita dei miei genitori. >>

Sbatto le palpebre, accennando anche io un piccolo sorrisetto.

Lo sapevo.

Lo sapevo che quei tre idioti pervertiti, sotto lo strato di sarcasmo, bastardaggine e veleno, avevano un cuore!

Dopo questa ottima considerazione, che mi rende piuttosto soddisfatta, torno a concentrarmi sui ricordi di Draco.

Inizialmente, non vedo granchè.

Anzi, non vedo assolutamente niente.

Mi trovo in una stanza, o qualsiasi altra cosa, completamente immersa nel buio.

Tanto che, a momenti, mi aspetto che la solita sensazione brusca mi prenda per la vita, per ritornare nel presente.

Ma, prestando più attenzione, dopo un po’ riesco a sentire un respiro.

Non è un respiro regolare, o profondo.

Il che mi fa capire che, chi ne causa il suono, presumibilmente Draco, dato che sono i suoi ricordi, non sta dormendo.

Si è semplicemente rifugiato tra le tenebre.

La situazione inizia ad annoiarmi, dopo qualche minuto, ma, fortunatamente, qualcosa accade.

Uno spiraglio di luce arriva scacciare leggermente l’oscurità di quella che, avevo ragione, è una stanza.

Qualcuno sta lentamente aprendo la porta, lasciando che un po’ di bagliore penetri all’interno.

Bagliore che, quasi subito, arriva a rischiarare un paio di gambe, fasciate da un pantalone grigio, e delle scarpe di pelle.

Oh si.

Questo, è decisamente Draco.

Sento il fruscio dell’aria, spostata dal movimento di un Bacchetta, che, magicamente, va ad accendere il candelabro che, finalmente, riporta un po’ di luce in questa camera.

Strizzo gli occhi, mettendo bene a fuoco la scena.

Un Draco Malfoy diciassettenne, affatto diverso da quello che mi stringe la mano in questo momento, si trova stravaccato sul letto, con le gambe penzoloni, e la schiena poggiata al muro.

Presumo che questa sia la sua stanza, solamente perché c’è un solo letto a baldacchino ad una piazza, e perché il ricordo me la presenta con Draco dentro.

Altrimenti, niente nel maestoso candelabro, nel comodino in quercia, nello specchio enorme in fondo alla stanza, nell’armadio gigantesco di mogano, o nella scrivania con una sola pergamena poggiata sopra, mi farebbe pensare a Lui.

A completare lo scenario, Narcissa Malfoy, vestita elegantemente come al solito, sta sulla soglia, con lo sguardo fisso sul suo unico figlio, in una muta richiesta di accoglienza.

Passa un po’ di tempo prima che Draco annuisca impercettibilmente, così ne approfitto per chiedere, a quello del presente, una questione che mi turba.

<< Perché non ci sono foto, nella tua stanza? >>

Mi guarda dubbioso, ed io alzo le spalle.

<< Che so… foto di Hogwarts, poster della tua squadra di Quidditch, drappeggi Serpeverde…cose del genere. Qualcosa che dica: “Questa è la mia stanza, gente”. >>

Sinceramente, mi sarei aspettata da Lui una risata, o, come minimo, un ghigno.

E non un altro sorriso triste, o l’ennesimo sguardo rabbuiato.

<< Dopo aver lasciato Hogwarts, al Sesto anno.. >> dopo la morte di Silente << …ho tolto tutto. >>
E, con questo, mi zittisco.

La voce di Narcissa, comunque, mi riscuote dai miei pensieri.

<< Perché non vieni a mangiare qualcosa? >>

Lentamente, l’ombra della donna fiera e snob che conobbi prima del ritorno di Voldemort, si avvicina alla figura spenta e vuota nella quale il Marchio Nero aveva ridotto suo figlio, sedendosi accanto a Lui sul suo letto.

Draco punta lo sguardo sulle sue costose scarpe, e resta per un po’ in silenzio.

Poi, si decide.

<< No, grazie. Chiederò a qualche Elfo Domestico di portarmi qualcosa da mangiare qui in camera. >>

Mangiare con Lord Voldemort che ti fissa, con quegli occhi rossi ed inquietanti.

Oppure con Nagini, che vorrebbe tanto mangiare te.

No.

Non credo sia ciò che si definisce “Piacevole”.

<< Draco.. >> sussurra Narcissa, con dolcezza << …sono giorni che non esci dalla tua stanza. >>

Anche questa volta, il Serpeverde impiega un po’ a rispondere.

<< Non ho trovato altra occupazione che sia di mio interesse. >>

Gelido.

Glaciale.

Sua madre sembra davvero mortificata.

Guarda il pavimento, e poi, per una manciata di secondi, il volto spento di suo figlio.

Prende fiato, e si decide a parlare.

<< Magari potresti fare almeno un giro in giardino. Guardati, tesoro, sei davvero pallido.. >>

Stavolta, Draco decide di non rispondere affatto.

La cosa, intristisce sua madre ancora di più, ma non la persuade a demordere.

<< Che ne dici di prendere la scopa, e fare una bella volata? Codaliscia sarebbe più che lieto di fingersi un giocatore di Quidditch vagamente accettabile. >>

Lui, sorride in modo piuttosto sarcastico.

<< Oh certo. Non posso andare più in là di quanti metri? Due, o tre? >>

Ancora, gli occhi di Narcissa si rabbuiano.

<< Lo so, Draco, questa situazione non piace nemmeno a me. Ma tuo padre dice che non durerà a lungo. Solo il tempo che il Signore Oscuro vinca i Potter. E poi, Lui avrà il Mondo Magico in pugno. >>

Non so cosa precisamente, nelle parole di Narcissa, abbia fatto incazzare di più Draco.

Non so se, abbia preso male il fatto che sua madre abbia nominato Lucius, o qualcos’ altro.

Fatto sta che, non appena le parole di sua madre raggiungono le sue orecchie, si alza di scatto dal quale era seduto, e tutta l’ostilità accumulata in quei giorni si riversa nei suoi occhi, rendendoli più gelidi di quanto io li abbia mai visti.

Ed io, sono stata la sua nemica numero 1, insieme ad Harry, per anni e anni.

<< Sapete, madre, ho smesso di credere alle parole di mio padre, quando un suo clamoroso fallimento con cinque o sei ragazzini mi ha procurato questo.. >>
Si alza la manica della camicia, per mostrare a sua madre, in tutta la sua perversa e malefica appariscenza, il Marchio Nero, ben impresso sulla sua pelle, probabilmente per il resto della sua vita.

Narcissa non riesce a guardare più a lungo di una manciata di secondi, quel simbolo di appartenenza, che lei stessa non ha mai avuto.

Prima di riprendere a parlare, si stampa sul viso un sorriso apparentemente divertito, ma che nasconde enormi quantità di amarezza.

<< …Qui dentro siete tutti convinti che presto il Signore Oscuro sconfiggerà i Harry e Kimberly Potter. Ma aveva ragione Theo, anni fa. Se non li ha sconfitti quando avevano 11 anni, cosa vi fa credere che ci riuscirà stavolta?! Tutti i Mangiamorte mobilitati per cercare quei due, insieme ad una Sanguesporco ed un Babbanofilo traditore del suo sangue, li abbiamo anche avuti ospiti in questa casa, pochi giorni fa…e cosa hanno ottenuto?! Niente! >>

Oh mio Dio.

Me la ricordo, la visita a Malfoy Manor, durante la ricerca degli Horcrux.

La tortura di Hermione, la morte di Dobby.

E la fuga, per un soffio.

<< Draco, per favore.. >> cerca di calmarlo sua madre.

Ma invano.

È un fiume in piena, e ormai non lo ferma più nessuno.

<< Ma ammettiamo che ce la faccia. Diamo per scontato che riesca a sconfiggerli. Cosa succederà dopo? Ogni casa avrà impressa sulla porta un simpatico Marchio Nero, ad Hogwarts ci insegneranno l’Avada Kedavra e la Maledizione Cruciatus, e tutti dovremo baciare la terra su cui cammina il Signore Oscuro. >>

<< Vivremo in un mondo in cui Sanguesporco e Babbani saranno messi al loro posto, in cui noi Purosangue finalmente avremo i posti di comando che ci spettano, e dove la Magia dominerà l’Inghilterra, l’Europa, il Mondo. >>

<< La Magia Oscura, madre. La Magia Oscura. >>

Pausa.

Silenzio.

Scambio di sguardi.

<< Si, Draco. La Magia Oscura. La stessa che ci potrà dare Poteri Inimmaginabili. >>
<< La stessa con la quale potremo torturare diciassettenni Disarmate. >>

Narcissa, piega leggermente la testa, un po’ confusa.

Guarda suo figlio per un po’, poi, un lampo di comprensione le illumina lo sguardo.

<< Ti riferisci alla Sanguesporco che era con i Potter? >>

Annuisce, senza ricambiare lo sguardo di sua madre.

<< Non hai mai potuto sopportarla. Né lei, né i suoi amichetti. >>

<< Zia Bellatrix poteva usare la Legilimanzia. Abbiamo anche il Veritaserum, nelle nostre credenze. La Cruciatus non era necessaria. Era Disarmata. >>

Di nuovo, cala il silenzio tra i due.

Ho sempre pensato che la vista della tortura di Hermione, non avesse minimamente turbato Draco, e gliel’ho anche urlato, quella famosa sera che causò la nostra punizione.

Adesso, assistendo a questa scena, ho solamente voglia di saltargli addosso, e stringerlo a me talmente forte da togliere il respiro ad entrambi.

Ma mi trattengo.

<< Adesso, provi pietà per una Sanguesporco? >>

Stronza.

Cuore di ghiaccio.

<< Io…io…non… >> farfuglia Draco, nel ricordo.

Fissa il suo sguardo in un punto indefinito del pavimento, prima di alzare lo sguardo su sua madre, adesso completamente deciso.

<< Non provo piacere nel vedere una mia compagna di Scuola torturata, anche se una Sanguesporco. E sono perfettamente consapevole che se mio padre, zia Bellatrix, o il Signore Oscuro dovrebbero captare questo mio pensiero, mi darebbero del debole. E che lo stai pensando anche tu. >>

Sua madre, ci mette un po’ per rispondergli.

Poi, molto lentamente, si alza dal letto di suo figlio, posizionandosi di fronte a Lui, in modo da guardarlo direttamente nel grigio argenteo dei Suoi occhi.

Poggia delicatamente una mano sulla sua guancia, in una leggera ed appena accennata carezza.

<< Non sei un debole, Draco. Hai solo quell’umanità, che qui dentro, manca un po’ a tutti. >>

Detto questo, semplicemente esce dalla sua stanza, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

E, con il rumore del legno dell’uscio a contatto con lo stipite, si chiude anche questo ricordo.

Una sensazione a me particolarmente nota mi prende per la vita, e, tra una vertigine di colori, visi, luoghi e suoni, ritorniamo nell’aula dei Sotterranei nella quale ci eravamo imboscati.

Nel presente.

 

Quando i rumori lontani, gli odori e la sensazione di essere a Casa, tipici di Hogwarts, tornano ad avvolgerci, restiamo un altro po’ in silenzio, per riordinare i pensieri e le idee.

Prendendo un bel respiro, mi rendo conto di come, inconsciamente, fossi agitata all’idea di assistere all’intera vita di Draco Malfoy.

Oh certo, era solo una sensazione del mio stomaco, che nemmeno si era tramutata in pensiero vero e proprio, tanto da portarmi ad insistere in prima persona perché Draco mi facesse fare un giro nei suoi ricordi, ma c’era.

Non so, quest’agitazione, barra angoscia, a cosa fosse legata.

Forse ero solo spaventata dal fatto che, improvvisamente, il ripercorrere le tappe più importanti della sua vita, talmente distante dalla mia da risultare quasi impossibile che esse si siano intrecciate, mi avrebbe messa dinanzi alla brutale consapevolezza di essere troppo diversi l’uno dall’altro.

Forse, avevo paura di prendere coscienza di aver percorso, fino ad adesso, strade troppo diverse, e che il loro incrocio di quest’ ultimo anno, sia stato forzato, e momentaneo.

Invece, mi rendo conto in un momento idilliaco, di essermi, si , accorta ulteriormente di quanto siamo diversi, di quanto siano state diverse le nostre vite fino ad adesso, di quanto non mi piacciano particolari aspetti del suo aspetto.

Ma, che, in realtà, dinanzi al suo sguardo profondo, alle sue labbra stupende, al suo petto marmoreo, al suo ghigno seducente, alle sue mani che scorrono su di me e alla sua voce che mi sussurra “Ti amo, bambolina”, tutti quei fattori che potrebbero allontanarci, perdono importanza.

Siamo completamente diversi, ne sono consapevole.

A partire dalle nostre fattezze fisiche, passando per le Case di appartenenza, finendo ai nostri cognomi.

E non mi interessa.

Per niente.

<< Bambolina, la mia vita ti fa sorridere? >> mi domanda.

La sua paradisiaca voce, mi riscuote dai miei pensieri, e mi riporta al presente.

Alzo lo sguardo nel Suo, accorgendomi solo in quel momento, di star sorridendo come un’idiota.

E, in risposta, allargo il sorriso.

Mi avvicino alle sue labbra lentamente, alzandomi in punta di piedi, e posizionando una mano sulla sua guancia.

In una delicata carezza, come quella a cui ho appena assistito, nel suo ultimo ricordo.

<< Bè, caro mio, l’hai detto anche tu. Soffro di scambi di personalità. Sorridere da sola, penso sia il minimo. >>

Sicuramente, una battutina acida non me l’avrebbe tolta nessuno, se non lo avessi baciato prima di fargliela anche solo pensare.

Mi insinuo lentamente nella sua bocca, tormentandolo e seducendolo come so che lo fa impazzire letteralmente.

<< Non credevo che consolare una donna, sarebbe stato così gratificante. Devo farlo più spesso.. >>

Dopo questa frase sussurrata a fior di labbra, mi stacco per incenerirlo con lo sguardo.

Fintamente intimidito, aggiunge:

<< Ovviamente, mi riferivo solo a te. >>

<< Certo, certo.. >>

Ridiamo, entrambi, prima di ricominciare il nostro bellissimo tango di labbra e sospiri.

 

Salve a tutti gente.

Sempre che vi ricordiate ancora di me.

Si, sono quella che, ogni aggiornamento vi chiede scusa per il ritardo, vi promette che posterà prima ma che, puntualmente, riappare dopo mesi.

Davvero, mi dispiace.

Ma non ho aggiornato il prima possibile, districandomi il più velocemente che ho potuto tra i miei impegni.

Voglio ringraziarvi di cuore perché, nonostante tutto, continuate a seguirmi.

Davvero, vi adoro *_*

Vorrei tanto dirvi “Ci vediamo la settimana prossima con il nuovo capitolo”, ma sarei costretta a deludervi.

Quindi, diciamo che ci vediamo l’anno prossimo, così, almeno, non verrò meno ad una promessa xDxD

Ovviamente, non mi ci vorrà così tanto per aggiornare…!

Al prossimo capitolo.

Un bacione!

 

P.S. Nello scorso capitolo, quando Kiki descrive Hogwarts tirata a lucido per i genitori dei suoi alunni, ho inserito l’immagine delle divise formali delle quattro Case.

Se per caso interessasse a qualcuno..

 

P.P.S. Magari qualcuno avrà letto questo capitolo con il titolo “Fucking Perfect”.

Ho deciso di cambiarlo, perché il nuovo mi sembrava più adatta, ma ciò non vuol dire che non lo ritroverete.

Magari con la canzone al seguito!

BIGIA

  
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