Family Portrait.
Famiglia.
Voi, a
cosa pensate, al pronunciare questa parola?
Vediamo
se indovino.
Vostra
madre, vostro padre, ed i vostri fratelli, o sorelle.
Non
necessariamente in quest’ordine.
E poi,
magari, ci aggiungete anche zii, nonni, cugini e parentela varia.
Io,
invece, non ci metto poi molto ad inquadrare nella mia mente il
concetto di
famiglia.
Quando
accosto quelle sillabe le une alle altre, l’unico viso che mi
si va a formare
tra i pensieri, è quello di Harry.
È Lui, la mia famiglia.
Di certo,
nessuna meditazione mentale si riserva ai Dursley.
Ma poi,
mi ricordo che il suddetto termine, è un nome collettivo.
Indica un
insieme di persone, legate da legami
di sangue e, teoricamente, da un profondo affetto reciproco.
Quindi,
nella mente, mi si affacciano i Weasley al completo.
Quella si, che è esattamente il mio
prototipo
ideale di famiglia.
Dio,
quante volte avrei tanto voluto che il mio cognome non fosse Potter, ma
proprio
quello del mio rosso migliore amico.
Ma, ho
presto imparato che la vita è come una partita a poker:
qualche stronzo
distribuisce le carte, e, che siano fortunate o di merda, sta a te
giocartela.
Accontentandoti
delle carte che il suddetto stronzo ha scelto per te.
Quindi,
ringraziando Dio, Buddha, Allah, Jah, Merlino, Morgana e Godric
Grifondoro per
avermi dato un fratello talmente perfetto nella sua imperfezione,
stringo i
denti davanti a questa giornata di merda.
Mi volto
verso Harry, che sta segnando sulla lista l’arrivo di due
genitori Babbani,
spiegando loro, alla meglio, come meglio muoversi ad Hogwarts, e
sorrido.
Si, ho davvero
una bellissima famiglia.
Poi, la
mia attenzione viene richiamata dall’arrivo di
un’altra coppia di genitori, che
si presentano come i signori Probisher.
Sorrido
loro, spunto il loro nome sulla lista, e li do il benvenuto ad Hogwarts.
<<
Che gran bel pezzo di… >> sento sussurrare mio
fratello, non appena la
madre ed il padre di Viky si sono allontanati.
Punto lo
sguardo sulla stessa donna che sta guardando Lui, e capisco la sua
frase
d’apprezzamento.
Capisco
che sia la madre di qualcuno, solamente perché si trova qui,
ed in questo
giorno particolare.
Non le do
nemmeno 30 anni, per la cronaca.
Indossa
un lungo mantello da viaggio color blu notte, ed ha tutta
l’aria di essere
seta.
Sotto, un
vestito bianco molto pregiato, con una scollatura niente male, e di una
lunghezza accettabile.
Scarpe
blu con il tacco, e collana di perle dello stesso colore.
Lunghi
capelli castano scuro, che danzano insieme al vento, occhi profondi
dello
stesso colore, labbra carnose e rosse, e pelle perfetta.
Davvero,
una delle donne più belle che io abbia mai visto.
Mi chiedo
sinceramente se abbia un difetto…
Si
avvicina a me ed a mio fratello con passo elegante, quasi regale,
guardandosi
intorno con il naso all’insù, tipica espressione
che assume chi si sente
decisamente superiore a tutti coloro che lo circondano.
Mi ci
gioco la mia reputazione da perfetta Grifondoro, questa donna
è la madre di un
Serpeverde.
<<
Salve. Diana Zabini. >>
Non ci
guarda nemmeno in faccia, a me e ad Harry, mentre si presenta,
sbuffando
leggermente impaziente, mentre è costretta ad attendere che
mio fratello
controlli la presenza del suo nome sulla lista, e la spunti con la
piuma.
Tutto
ciò, cercando di non guardarla troppo.
<<
Lei è la madre di Blaise
Zabini, no?
>> le chiedo.
Al sentir
nominare suo figlio, la sua espressione di raddolcisce un po’.
E,
finalmente, mi investe con tutta la potenza del suo sguardo.
Piccola
considerazione: Blaise ha gli occhi blu.
Sua madre
marroni.
Sicuramente,
quella peculiarità che fa impazzire così tante
ragazze ad Hogwarts deve averla
presa dal padre…
<<
Si. Lo conosce? Siete amici? >>
Mi scappa
un sorrisetto.
<<
Una specie… >>
<<
Signorina Potter, lei non è una Grifondoro?...
>> mi chiede la signora
Zabini.
Non mi
stupisco affatto che sappia il mio nome.
Purtroppo,
tutta
Di nuovo,
muovo la testa in un lento annuire.
<<
…E allora come fa ad essere amica di mio figlio? Quando
venivo in questa
Scuola, l’amicizia tra le due Case era decisamente
impossibile. >>
Sto per
risponderle, quando uno sbuffo di risata sarcastica di Harry mi
interrompe.
Resuscitato
dall’ammasso di pergamene e nomi di genitori, si inserisce
nel discorso.
<<
Vede, il problema è che la mia cara sorellina,
quest’anno ha avuto la brillante
idea di diventare la ragazza di Draco Malfoy, il migliore amico di suo
figlio.
Ergo, ecco che, tutt’a un tratto, lei e i Serpeverde sono
diventati grandi
amiconi! Deve vedere come si comportano quando si incontrano per i
corridoi! Si
salutano! E si sorridono!
È un verso scempio!
>>
Ed ecco a
voi, maghi e streghe, la bellissima e cristallina risata della madre di
Blaise.
Non
sembra il suono di una donna che palesa il suo divertimento.
Ma di
Campane Divine che tintinnano a festa, nel giorno di Pasqua.
Adesso
capisco.
La sua
fama di donna bellissima, dinanzi alla quale ogni uomo perde la testa,
è
assolutamente giustificata.
Promemoria per
me: non perdere di vista Draco
nemmeno per un secondo.
Poi,
tornata seria, torna a guardarmi, con molta più attenzione
di prima.
Come se essere
<<
Quindi Strega Moderna non dice solo fandonie. Tu e Lui state davvero
insieme…
>>
Bè,
tecnicamente, non siamo una vera e propria coppia.
Certo, Io
sono Sua – come mi ha più volte ricordato
– ed Lui è senza dubbio Mio, nessun
essere dell’altro sesso può avvicinarsi
all’altro, ci baciamo, facciamo
l’amore, litighiamo, ci mandiamo a quel paese, trascorriamo
del tempo insieme
isolandoci dal Mondo, cerchiamo sostegno l’uno
nell’altro – anche se nessuno
dei due lo ha mai chiesto ad alta voce, né tantomeno ammesso
– ma, per quanto
riguarda etichette e nomi ufficiali, non rientriamo ancora nella
categoria dei
“Fidanzati”.
Sto per
spiegarglielo, quando, dall’alto della sua statura,
abbondantemente aumentata
dalle scarpe alte, abbassa il suo viso a pochi centimetri dal mio, ed
inizia a
studiarmi con molta attenzione.
Scambio
uno sguardo di sottecchi con Harry, che alza le spalle, stupito quanto
me.
Passano
dei secondi davvero imbarazzanti, in questo modo, mentre la fila di
genitori si
allunga alle spalle della donna, in cui nessuno dei tre spiccica parola.
Poi,
finalmente, la signora Zabini, si raddrizza su stessa.
Evidentemente,
deve essere arrivata alla conclusione che stava cercando nel mio viso.
<<
Sei una bella ragazza, Potter… >> commenta,
aumentando il mio livello di
stupore << …ma devi essere davvero fuori dal
comune per aver fatto
innamorare di te un Malfoy. Non è facile, questo
è certo. Ma, d’altra parte,
non dev’essere facile nemmeno sconfiggere il Signore Oscuro a
17 anni. Voi due…
>> e sposta lo sguardo da me a mio fratello
<< …mi incuriosite
parecchio. >>
Detto
questo, ci scocca un’ultima occhiata carica di significati
conosciuti solo da
Lei e si allontana.
Bah.
Questi
Serpeverde.
Sono
tutti matti.
Loro, ed
i loro sottotesti.
Quando
sono arrivati i Weasley, la fila di genitori che aspettavano di essere
accolti
a Scuola, ha dovuto sopportare un’altra pausa.
Molly
è
saltata al collo mio e di Harry, quasi con le lacrime agli occhi,
stritolandoci
in uno dei suoi soliti abbracci mozza-respiro.
Ha
cominciato a farfugliare per secoli, o, almeno, così
è parso a me ed a mio
fratello, sussurrando parole rabbiose e tristi allo stesso momento,
nelle
nostre orecchie.
Fortunatamente,
è intervenuto Arthur a ridarci ossigeno, staccando sua
moglie dalle nostre
gole, e a spiegarci la situazione.
Lui e
Molly erano fortemente risentiti con
Si erano
offerti di farci da genitori per un giorno, insomma.
Mi sono
venuti gli occhi lucidi, quando queste parole hanno lasciato le labbra
di Arthur,
pronunciate con così tanta naturalezza, da far apparire un
enorme ed importante
gesto, come un’ovvietà.
Né
io, né
Harry siamo riusciti a spiccicare parola, mentre la gratitudine per i
genitori
dei miei migliori amici mi ostruiva la gola e mi riempiva il petto di
immenso
affetto.
Tanto
che, quando i signori Weasley ci hanno comunicato la risposta negativa
della
Preside, giustificata da un’Assoluta mancanza di titoli che
glielo
permettevano, non siamo riusciti, nessuno dei due, a far morire il
sorriso che le
nostre labbra avevano formato.
<<
E’ vero, legalmente non abbiamo alcuna pretesa su di voi. Non
siamo né i vostri
genitori, né tutori, né parenti, nemmeno alla
lontana. Ma, insomma, per me siete
come dei figli! Questo doveva
pur contare qualcosa! >>
Sono
state queste le parole di Molly, prima che un grugnito indispettito
arrivasse
dalla coda di genitori, che aspettavano solamente che loro si
togliessero dai
piedi.
Dio.
Ginny e Ron
sono davvero fortunati.
Ma non ho
avuto molto tempo per perdermi nei miei pensieri, perché
ecco che delle tossi
impazienti mi hanno subito richiamata alla realtà.
E di
nuovo, sorridi Kiki, presentati Kiki, fai l’educata Kiki,
rassicura i genitori
Kiki, prendi i loro nomi Kiki, comportati
come tutto il Mondo Magico si aspetta dalla Salvatrice, Kiki.
Abbiamo
conosciuto, fra gli altri genitori, quelli di Dean, davvero delle care
persone,
la madre di Seamus, per la quale non nutriamo molto simpatia io ed
Harry, i
signori Summers, madre e padre di David, ed anche i signori Greengrass.
Lei, era
la fotocopia di Daphne, con qualche anno in più.
Lui,
invece, aveva dei lineamenti che ricordavano molto Astoria, con la
quale condivideva
anche gli occhi color ghiaccio, ma, invece della chioma bionda tipica
delle sue
tre donne di famiglia, sfoggiava dei capelli castani, fissati
all’indietro con
il gel.
Persone
eleganti, aristocratiche e, si, abbastanza snob, i coniugi Greengrass
si sono
limitati a porgere i loro saluti agli Eroi del Mondo Magico, a dare i
loro
nominativi, ed a proseguire la loro sfilata del Parco di Hogwarts.
<<
Oh merda. >>
Alzo lo
sguardo su Harry, che fissava un punto davanti a se, con espressione di
puro
terrore.
<<
Oh merda. Cazzo. Merda. >> ripete, come un mantra.
Capendo
al volo di cosa si tratti, scoppio a ridere sinceramente divertita,
guadagnandomi la sua più sincera occhiataccia.
Che,
però, non riesce a togliermi il sorriso, quando soluto
i…
<<
Signori Granger! È un piacere rivedervi! >>
Non ci
sono state molte occasione per trascorrere un po’ di tempo
con i genitori di
Hermione, ma, da quelle poche volte ho potuto constatare quanto siano
deliziosi
i due coniugi.
Entrambi
condividono il colore dei capelli, che hanno trasferito anche nella mia
migliore amica, ma non quello degli occhi.
Alto e
piuttosto magro, al limite dello sciupato, il signor Granger sfoggia
degli
ipnotici occhi neri, al contrario della madre, il cui sguardo
è perfettamente
identico a quello di Herm.
Ma, credo
davvero che l’indomabilità della chioma,
Si è
sempre lamentata di non aver preso la lucentezza e la morbidezza dei
lisci
capelli della madre.
A mio
parere, senza quell’ammasso di ricci ribelli,
però, non sarebbe la mia migliore
amica.
Dicevo..
Le occasioni
di incontro con i genitori Babbani di Herm, sono state davvero poche.
Oltre a
quella volta, l’estate tra il primo ed il secondo anno,
durante la quale ci
presentammo a Diagon Alley, la prima volta che ho davvero parlato con i
due
coniugi, è stata quest’estate, quando siamo andati
in Australi a ridare la
memoria ai due genitori, ed a riconsegnarli la loro vecchia vita, e la
loro
amata figlia.
Inutile
descrivervi quanto sia stata toccante la loro riconciliazione.
Dopo,
sempre prima che iniziasse
<<
Kimberly! Harry!... >>
ci saluta Jean, con calore << …il piacere
è tutto nostro! >>
La donna
si china ad abbracciarci.
Io
ricambio con entusiasmo.
Harry,
invece, sembra paralizzato.
Certo,
posiziona anche Lui le braccia intorno al corpo della signora Granger,
ma, al
contrario mio, questo gesto non trasmette alcun sentimento.
Ma non
perché ad Harry non piaccia Jean Granger, o il contrario.
No.
Anzi, si
stanno molto simpatici a vicenda.
Non
è la madre di Hermione,
il problema.
Ma suo padre.
Il quale,
semplicemente, non appena mio fratello è entrato nel suo
campo visivo, non ha
smesso un secondo di fissarlo, con aria terribilmente severa.
Adesso,
non fatevi l’idea di Jonathan come il tipico padre-padrone,
uomo austero e
serioso.
Perché,
per quel poco che ho potuto conoscerlo, posso assicurarvi che non
è affatto
così.
Hermione
mi ha sempre detto che, suo padre, è un uomo meraviglioso,
innamoratissimo di
sua moglie e di sua figlia, premuroso, affettuoso e disponibile per
ogni
problema.
E geloso.
Tale
sentimento, deriva, come detto sopra, da un’ infinito affetto
che prova nei
confronti della sua “bambina.”
Passano
attimi di infinita tensione, immenso imbarazzo e profondo imbarazzo.
Durante i
quali il signor Granger guarda Harry, Harry guarda il signor Granger,
io guardo
Harry, e la signora Granger guarda prima suo marito con disappunto,
Harry in
modo desolato, e me con esasperazione.
<<
Harry Potter. >> sillaba Jonathan.
Mio
fratello ingoia saliva, a vuoto.
Annuisce.
<<
S-si si-signore. >>
<<
E, a quanto pare, saresti anche il fidanzato della mia
Hermione.
>>
Inserisce
in quel “Mia” tutta l’enfasi possibile ad
un tono di voce umano.
Adesso,
comunque, mio fratello sta sudando decisamente freddo.
<<
E-esattamente, signore. >>
Incredibile.
Harry
riesce a fare il vocione minacciosa dinanzi a Lord Voldemort, ma non
riesce ad
evitare di usare un flebile tono di voce tremante, con il pacifico
Jonathan
Granger.
Oddio,
c’è da dire che, ora come ora, non so quanto
l’aggettivo “pacifico” gli si
addica.
Alza
lentamente il braccio, in modo minaccioso, tanto che sia io, che Harry,
che la
signora Granger, per un attimo pensiamo stesse per sferrare un pugno
sul naso
al “fidanzato della Sua Hermione”.
Ma, con
sollievo, riconosciamo in quel gesto l’indice ammonitore di
sua figlia, puntato
a pochi centimetri dal naso della povera vittima del suo disappunto.
In questo
caso, mio fratello.
<<
Bada bene giovanotto, non mi piace che la mia bambina abbia già un fidanzato a
quest’età… >>
18 anni.
E non
è
nemmeno il primo…
<<
…Anche perché, non vi conoscete nemmeno tanto
bene… >>
No…
Sono solo
migliori amici, quasi fratelli da quando avevano 11 anni.
Hanno condiviso
più esperienze belle e terrificanti loro due, che la maggior
parte delle coppie
sposate da anni presenti oggi in questo Castello.
<<
...Ma Hermione mi ha detto che è una storia importante.
Confermi? >>
Oh, bazzecole.
Sono solo
anime gemelle, follemente innamorati l’uno
dell’altra, destinati ad amarsi per
sempre, a sposarsi, a vivere felici e contenti circondati da marmocchi,
ed a
morire innamorati, ricchi ed anziani nello stesso letto dove avevano
concepito
i loro pargoli, mano nella mano.
<<
Certo, signore. Tengo…tengo molto ad...ad Hermione.
>>
Anche
più della sua vita, mi creda.
<<
Sarai in grado di difenderla, in questo nuovo conflitto che
è sorto? >>
<<
Anche a costo di frappormi tra lei ed un Avada Kedavra.
>>
Oh, che
bello.
La prima
frase senza parole balbettate che Harry rivolge al suo futuro suocero.
Futuro
suocero, che, sentito ciò, alza un sopracciglio.
<<
Tre lei ed un che cosa?!
>>
Guarda la
moglie in cerca di risposte, ma anche lei è
all’oscuro del significato di
quelle due parole.
Al che,
intervengo io.
<<
Avada. Kedavra. Sarebbe un Incantesimo. Che uccide. >>
Vedo i
due impallidire visibilmente.
Wao, Kiki,
complimenti per l’ottimo tatto.
Comunque,
i genitori di Hermione non ribattono niente, limitandosi a scuotere la
testa,
scacciando i brutti pensieri.
Dopodichè,
l’interrogatorio può riprendere.
<<
Ricorda, signorino… >> ritorna il dito
ammonitore, lo sguardo severo, ed
il mantenere ben saldo il contatto visivo con Harry. <<
….Se ti viene in
mente di sposarla, dovrai prima chiedere il permesso a me. Non voglio
sentire
di fughe a Las Vegas, o dove diavolo vi sposate velocemente voi Maghi
quando
siete ubriachi. Altrimenti…
>>
Di nuovo,
Harry ingoia saliva a vuoto, e continua a sudare freddo.
Annuisce
senza spiccicare parola.
<<
Inoltre. Una volta sposati quando farete… >>
chiude gli occhi.
Inspira.
Espira.
<<
…Quella cosa
lì… >>
Ah-ha.
Dopo il matrimonio.
Certo.
E,
comunque…
Sesso.
Chiamasi Sesso.
<<
…Deve passare almeno un anno, prima di poter pensare ai
bambini. Non osare
metterla in cinta prima di quando non sia pronta la mia bambina. Altrimenti… >>
Silenzio.
L’aria
è
carica di pesante, ed opprimente silenzio.
<<
Dovrai sempre e comunque rispettarla come Donna, senza appioppare a Lei
i
servizi casalinghi e i bambini, per andarti a divertire con i tuoi
amichetti al
campi di Calcetto. Altrimenti…
>>
Né
io, né
mio fratello, facciamo lo sforzo per ricordare che, in quanto Maghi, a
nessun
uomo della nostra razza penserebbe mai di andare a giocare a calcetto.
<<
Non dovrai mai farla piangere, farla soffrire, farla arrabbiare,
mancarle di
rispetto, o darle torto. Altrimenti…
>>
<<
E soprattutto, non osare nemmeno pensare ad un’altra ragazza.
Perché Hermione è
il massimo che possa offrire la piazza, e se dovesse passarti anche
solamente
per l’anticamera del cervello una qualche, anche lieve forma
di tradimento,
saresti davvero un imbecille. Volle sempre bene, signorino, mi
raccomando. Altrimenti…
>>
Arrivati
al punto in cui il povero Harry, trattenendo il respiro e la fifa per
così
tanto tempo, sta davvero per stramazzare al suolo, la madre di Hermione
si
decide ad intervenire.
Ed
infatti, né io, né Harry sapremo mai che cosa
intendesse il signor Granger con
il suo “Altrimenti”, perché, dopo
essersi già immaginato matrimonio, prole e
futuro prossimo della dolce coppia dell’anno, viene, come
già detto, interrotto
da sua moglie.
<<
Oh, avanti Jonathan! Sono solamente dei ragazzi! Come ti viene in mente
di
parlare già di figli e di matrimoni?! Stai solamente
spaventando il povero
Harry! >>
Finalmente,
Jonathan Granger si decide a distogliere lo sguardo dal mio
terrorizzato
fratello, e rivolge la sua attenzione a sua moglie.
<<
Non si sa mai, Jean. Meglio prevenire la carie, che estirparla poi alla
radice.
Molto meno dolore. >>
E con
questa similitudine, il signor Granger mi ha appena ricordato la natura
odontoiatrica del suo mestiere, e di quello della moglie.
Poiché
Harry sembra aver terminato la sua fonte di saliva, a forza di ingoiare
a
vuoto, mi sento in dovere di intervenire.
<<
Signor Granger, non si preoccupi. Harry ed Hermione sono la classica
coppia
storica che ti rovinano la serata, facendoti pensare a quando mai ti
innamorerai anche tu in quel modo. Scommetterei
Adesso
non mi accade più, dato che, grazie al Veritaserum la mia
vita sentimentale non
fa poi così schifo ma prima…
Prima.
Dio,
quante volte avrei voluto rinchiudermi in camera per ore ed ore, con la
testa
infilata sotto il cuscino, alla sola vista di un semplicissimo bacio
tra mio
fratello e la mia migliore amica.
Soffrivo,
soffrivo davvero tanto per il mio stupido ed inutile amore per Draco
Malfoy, e
vederli così fottutamente e perdutamente presi
l’uno dall’altro, mi riempiva di
invidia.
Sentimento
che non si dovrebbe affatto provare verso il proprio fratello e la
propria
migliore amica.
Altro
motivo in più per sentirmi da schifo.
Ma era
più forte di me.
Perché
quando Harry bacia Hermione, ed Hermione bacia Harry, entrambi si
innamorano
dell’altro come se fosse la prima volta.
Si
toccano, si sfiorano, si cercano, si abbracciano, si sorridono e si
guardano,
come se dovessero separarsi per sempre l’attimo dopo.
Non
riescono a stare l’uno troppo lontano dall’altro.
Se ci
fate caso, Harry resta sempre e comunque nello spazio vitale di
Hermione, e
viceversa.
E non lo
fanno di proposito.
Semplicemente,
sono attratti l’uno dall’altro come cariche
positive da quelle negative.
La
mancanza dell’altro li disorienta.
<<
Bene. >> è la risposta di Jonathan Granger.
Ho visto
più Purosangue oggi, che in tutta la mia vita.
Credetemi.
E mi sono
accorta che, per la maggior parte, sono tutti imparentati.
Sirius
aveva ragione.
Prima o
poi, arriveranno ad accoppiarsi anche con i propri fratelli, pur di
mantenere
il loro sangue magico puro.
Idioti.
Un’altra
cosa di cui mi sono resa conto, a malincuore, è che
Di certo,
non avevo la presunzione e quella buona dose di vittimismo da pensare
di essere
stata l’unica ad aver perso qualcuno per colpa dei
Mangiamorte e di Lord
Voldemort.
Sapevo che molte
famiglie non erano più al completo per
colpa di quei bastardi, ma solamente oggi ne ho acquistato la piena consapevolezza.
Non avete
idea di quanti miei compagni di Scuola si lasceranno tirare le orecchie
da un
solo genitore, dagli zii, oppure dai propri nonni, anziché
dalla madre e dal
padre.
Ed è
una
cosa davvero triste, ed ingiusta.
Mentre i
miei occhi assistevano alla prova evidente della malvagità
di Lord Voldemort,
sentivo il mio odio verso quell’essere infimo ribollirmi
nelle vene,
ostruendomi addirittura il respiro.
Ed
altrettanto sentimento era riservato ai suoi fedeli Mangiamorte.
Cani bastardi.
Il
risentimento verso di loro scorre nei cuori della Comunità
Magica come un
cancro, o come un veleno.
Ecco
perché molti genitori hanno insistito per stringere la mano
ai Salvatori del
Mondo Magico, ad osservare le Bacchette che avevano ucciso Lord
Voldemort, ed a
complimentarsi con i Cacciatori.
Soprattutto
per la formazione dell’Esercito di Silente.
Oddio,
non proprio tutti ne sono stati felici.
Aud e
Morgen Nott, per esempio, al sentir nominare quella Confederazione di
Difesa da
una coppia di genitori che li precedevano, si sono scambiati uno
sguardo di
puro disgusto, rivolgendo, poi, lo stesso sentimento verso di noi.
Nessuno,
ovviamente, ha osato contraddirli.
I Nott
sono una delle più potenti famiglie Magiche Purosangue del
nostro Mondo, al
livello dei Black e dei Malfoy.
O dei
Greengrass.
No, non
preoccupatevi.
Non mi
sono trovata in presenza del padre di Theo.
Aud e
Morgen Nott sono i suoi nonni.
I suoi
anziani, altolocati, aristocratici, potenti, influenti e Purosangue
nonni.
Si dice
in giro che il loro Maniero sia anche più grande di Hogwarts.
Devo
ricordarmi di chiedere delucidazioni a quell’invasato di un
Serpeverde…
Comunque,
adesso il mio primo problema non è quanto sia grande la
cuccia della famiglia
Nott.
Ma dove diavolo
si sia cacciato quell’idiota di
Draco Malfoy.
Abbiamo
trascorso gran parte della mattinata a congelarci fuori dai Portoni di
Hogwarts, per accogliere tutti i genitori dei miei compagni di Scuola.
Una volta
entrati, sia io che Harry siamo stati chiamati dalla Preside, per
andare a
sistemare quell’aggeggio, per portare un bicchiere
d’acqua a quella signora che
non si è sentita bene, per andare a recuperare quel primino,
oppure quel
Grifondoro del quarto anno fuggito dai suoi genitori, o, ancora, per
andare a
cercare il signor Draco Malfoy che, a detta di Andromeda Black, in
Tonks, non
si trova da nessuna parte.
Ovviamente,
quest’ultimo incarico Harry l’ha volentieri ceduto
a me, che, quindi, mi ritrovo
da circa un quarto d’ora a passare ai raggi-X
l’intera Sala Grande, ed il
Salone d’Ingresso, alla ricerca di quella testolina di cazzo
bionda ed
ossigenata.
Ma
invano.
<<
Signora Tonks, non riesco davvero a trovarlo. Lei è stata
più fortunata?
>>
Andromeda
si volta verso di me, scuotendo la testa.
Dio,
assomiglia davvero tanto a Bellatrix…
<<
No, purtroppo. Mio nipote non deve essere molto entusiasta
all’idea di vedermi.
Oppure non è a conoscenza della mia presenza.
>>
Dal tono
che ha usato, si vede che opta più per la seconda opzione,
per una semplice
questione di vanità.
Andromeda
Tonks potrà essere stata rinnegata dalla propria famiglia
quanto volete, ed aver
sposato un Nato Babbano, nonostante incarnasse tutto ciò che
le è sempre stato
insegnato ad odiare…ma resterà pur sempre una
Serpeverde.
Ed ora
più che mai, dato che, dalla morte di suo marito Ted, in
tutti i documenti
ufficiali, il suo cognome è tornato da
“Tonks” a “Black”.
<<
Ehm…qui deve esserci un errore… >>
esclama Harry, ancora con gli occhi fissi sulla lista <<
…qualcuno deve
aver sbagliato. C’è scritto “Andromeda
Black” anzichè Tonks. Ecco perché non
la
trovavo… >>
Andromeda
sorride mestamente, guardando Harry con
un’espressione indecifrabile.
<<
Nessun errore. Dalla morte di mio marito,
sono tornata una Black. E dire che mia madre si è tanto
prodigata per radiarmi
dall’Albero Genealogico…La vita è piena
di paradossi, non è vero? >>
Tutti e tre
sorridiamo, ma, chissà come mai, ho
davvero l’impressione che in nessuno dei nostri tre sorrisi,
ci sia anche la
minima traccia di divertimento.
<<
…E, comunque…per la seconda volta. Mi chiameresti
Andromeda, per favore?
>>
Sorrido,
ed annuisco.
<<
Draco credeva che oggi non sarebbe venuto nessuno per Lui.
Sarà da qualche
parte in giro per il Castello con un bicchiere di Whiskey Incendiario,
ed un
libro a casaccio. >>
Dà
un’ultima occhiata intorno a sé, mostrando
notevole fastidio per tutto questo
rumore, derivato dall’incessante chiacchiericcio di genitori
e figli, per poi
tornare a guardare me.
<<
Dove credi che sia, a fare tutto ciò? >>
Il
più
lontano possibile dalla gente.
In un
luogo comodo e silenzioso.
Quindi,
ora come ora…
<<
Penso sia nella Sala Comune dei Serpeverde. >>
Annuisce.
<<
Andiamolo a prendere allora. >>
Senza
aggiungere altro, inizia a camminare tra la folla.
Andromeda
non mi ispira affatto arroganza, o prepotenza, però devo
ammettere che riesce a
farsi largo tra la gente con un incredibile facilità.
Non deve
nemmeno chiedere “Permesso”, che la gente si
scosta, anche senza pensarci, al
suo passaggio.
E,
nonostante abbia rinunciato molto tempo ad essere una Black, la sua
camminata
regale, la sua postura, i suoi modi, ed anche il suo linguaggio,
rimandano ad
un’origine nobile e Purosangue.
Per quanto una
persona possa sforzarsi, non si
possono rinnegare appieno le proprie origini….
Improvvisamente,
però, Andromeda si ferma, e basta un suo solo sguardo ad
evitare che, quella
coppia che, a causa della sua frenata improvvisa, stavano per
rovinargli
addosso, la riprenda con parole poco cortesi.
Anzi, si
scusano anche, prima di defilarsi.
<<
Kimberly…tu conosci
Scuoto la
testa.
<<
Però posso rimediare. Potrebbe aspettarmi
all’ingresso della Sala Grande? Torno
subito. >>
Annuisce,
e continua ad incamminarsi lontano da tutta questa gente.
Io,
invece, mi guardo intorno, e, individuato il mio obiettivo, mi dirigo
dalla
parte opposta.
Non
avendo più la regale presenza di Andromeda a precedermi,
raggiungo l’appartato
angolo della Sala Grande, con notevole difficoltà.
Che
palle.
<<
Scusatemi… >>
Raggiunti
Blaise e Theo che, lontani dalla marmaglia, stavano chiacchierando,
insieme ai
rispettivi parenti, interrompo educatamente la loro conversazione,
inserendomi
nel loro spazio vitale.
Diana
Zabini, Aud e Morgen Nott mi guardano con curiosità, Blaise
e Theo, si
rivolgono a me con noncuranza.
<<
Principessa. Cosa ti porta da queste parti? >>
Nota per
Kiki: ricordare ai due amiconi, di smetterla di chiamarmi
“Principessa”.
<<
Avete per caso visto Draco da qualche parte? >>
Scuotono
la testa, insieme.
<<
Sarà in Sala Comune. Whiskey Incendiario…
>> comincia Blaise.
<<
…Ed uno dei miei libri. >> conclude per Lui
Theo.
Avevo azzeccato.
Comunque,
lascio che un sorriso mi si allarghi sul volto, mentre inizio a fissare
i due
Serpeverde con aria carina e coccolosa.
<<
Ottimo. A questo punto mi ci dovreste accompagnare. >>
Alzano un sopracciglio, in perfetta sintonia.
Continuo
a dedicare la mia attenzione ai due Serpeverde in questione, anche se
sento
perfettamente gli occhi dei signori Nott e della signora Zabini,
studiarmi da
capo a piedi, con quell’insistenza tipica delle Serpi.
<<
E perché dovremmo? >> domanda Blaise,
sinceramente confuso.
A questo
punto, però, interviene finalmente sua madre.
Così,
almeno la smette di fissarmi.
<<
Blaise! Dov’è finita la galanteria?
>>
Vi giuro, se tre genitori con
Vedere
Zabini rimproverato, anche se solo vagamente, dalla madre, non ha
prezzo.
Per
questo, mi esibisco in un sorriso sornione.
E,
stavolta, tocca a me alzare un sopracciglio.
<<
Già, ragazzi. Non vorrete mica negare l’aiuto ad
una fanciulla in difficoltà…
>>
Mi
guardando con palese irritazione per una buona manciata di tempo.
Fino a
che, è il turno del signor Nott di inserirsi nella
conversazione.
<<
Forza Theodore. Offri il tuo aiuto alla signorina Potter…
>> sussurra suo
nonno, Aud << ….D’altronde, non
vorremmo mai che si dicesse in giro che
la nobile Casata dei Nott… >>
Mi
guarda, con palese ostilità.
<<
…O, almeno, ciò che ne resta…
>>
E,
questa, è una chiara allusione alla vita da fuggiasco che
è costretto a vivere
il padre di Theo, nonché figlio di Aud.
<<
…Mancasse di rispetto, o che non porgesse i suoi servigi
alla nostra illustre Salvatrice.
>>
I suoi
occhi profondi, e dello stesso intenso castano di Theo, mi squadrano
dalla
testa ai piedi.
Vi
ricordate i famosi sottotesti dei Serpeverde?
Bè,
qui
ce n’era uno.
Tra le
pompose e sibilate parole dell’anziano signor Nott,
c’era un’esplicita
esortazione al caro nipotino a leccare il culo alla nuova Perla del
Mondo
Magico.
Che poi
sarei io.
Persone
del genere mi fanno venire il voltastomaco.
Dopo
queste affermazioni, un pesante silenzio cade su tutti noi.
Non mi
curo poi molto delle espressioni degli altri, troppo concentrata a
reggere il
freddo sguardo di Aud Nott.
<<
La ringrazio, signor Nott. Dalla morte di Lord Voldemort, voi
Purosangue siete
talmente premurosi nei miei confronti! Per Natale avrei dovuto mandarvi
un
cesto di frutta a tutti quanti… >>
Sento
Blaise trattenere a stento una risatina, ma, poi nessun altro rumore.
Non mi
giro, comunque, a guardarlo.
Perché
devo ancora mantenere alto il nome dei Potter (ovvero, della nobile
Casata di
Harry e Kiki) e dei Grifondoro, non abbassando lo sguardo davanti ad
uno sporco
e ricchissimo leccaculo.
<<
Come può una ragazzina di 18 anni…
>> domanda, con stupita esitazione,
dopo qualche secondo di rinnovato silenzio, Morgen Nott
<< …osare
pronunciare il nome del Signore Oscuro? >>
Ma che
palle!
Il
prossimo che si mette a sottolineare per l’ennesima volta il
fatto che io
pronunci il nome di Voldemort, lo Crucio!
Ragazzi
miei, vi prego, fatevene una ragione!
Lo
pronuncio e basta!
Sospiro,
esasperata, e sto per rispondere, quando vengo interrotta dallo stesso
Theo,
che si rivolge ai nonni leggermente stizzito.
<<
Bisogna sempre chiamare le cose con il loro
nome. La paura di un nome non fa
che
incrementare la paura della cose stessa. No, Principessa?
>>
Adesso…
Bè,
adesso si che mi volto.
Incontro
lo sguardo indecifrabile di Theo puntato sui suoi nonni, e gli sorrido.
<<
Adesso, se volete scusarci… >> continua,
abbassando leggermente la testa
a mo’ di saluto << …abbiamo una
Salvatrice a cui porgere i nostri
servigi. >>
Senza
aggiungere altro, e lasciando i tre adulti presenti allibiti ed a bocca
aperta,
Theo mi prende sottobraccio e, seguiti da Blaise ci allontaniamo da
loro.
Muovendoci
tra la folla, nessuno di noi commenta ciò che era appena
successo, senza
nemmeno un accenno all’incredibile ed alquanto inaspettato
intervento di Nott.
Lo guardo
per un momento, di sottecchi.
Vorrei
tanto capire cosa gli frulla per la testa in questo momento, o
più in generale
da quando si è iscritto all’Esercito di Silente, o
è tornato a Scuola.
Ma, come
ci si dovrebbe sempre aspettare da un Serpeverde, dalla sua espressione
non si
evince nulla.
<<
Signora To…ehm, Andromeda! Ho trovato ciò che
faceva al caso nostro… >>
Finalmente,
l’irritata attesa della cugina preferita di Sirius viene
interrotta, quando io,
Blaise e Theo, facciamo capolino tra la gente ammassata in Sala Grande,
raggiungendola sulla soglia del grande portone.
<<
Loro, sono Blaise Zabini e Theodore Nott. Ragazzi, lei è
Andromeda Tonks.
>>
I due
Serpeverde salutano con un formale e molto antiquato baciamano la bella
donna
che li ho appena presentato, in un gesto che lascia un po’
interdetta me, ma
impassibile la suddetta bella donna.
Bah.
Magari,
tra i nobili Purosangue, si sono dimenticati che non siamo
più nell’800, ed
hanno ancora usanze come queste…
<<
Andromeda è qui per presenziare ai colloqui di Draco. Che,
tra parentesi, non
si trova. Ragion per cui, entrate in ballo voi. >>
Dopo la
prima frase, credo davvero di aver perso l’attenzione dei due
ragazzi.
Che, in
risposta, si sono immediatamente voltati verso Andromeda.
<<
Ci spiace, signora, ma Draco non ci ha mai parlato di lei.
>> commenta
Nott.
Lei
sorride mestamente.
<<
Magari, se Kimberly mi avesse presentata come Andromeda Black, il mio
nome vi
avrebbe detto qualcosa in più, non è vero?...
>>
In
effetti, un lampo di comprensione attraversa lo sguardo di Blaise e
Theo, che
si scambiano uno sguardo eloquente di sottecchi.
<<
….Comunque sia, non mi stupisco che Draco non vi abbia mai
parlato di me.
Dubito che mi abbia persino mai vista in foto, dato che il mio nome
è
considerato un Taboo nella Nobile
ed
Antichissima Casata dei Black. >>
Oh, si.
Questo lo
ricordo anche io.
Quando
Sirius mostrò a me e ad Harry l’Albero Genealogico
della sua famiglia,il nome
di Andromeda era decisamente bruciacchiato, almeno quanto quello del
mio
adorato padrino.
Tutto,
per aver scelto chi amare, indipendentemente dal conto alla Gringott o
alla
Condizione di Sangue.
Decisamente,
Andromeda è una donna pienamente degna della mia stima.
Se
somigliasse leggermente meno a Bellatrix, sarebbe perfetto,
però…
Seguono
attimi del solito ed odiato silenzio in cui i Serpeverde amano
sguazzare, che
mi sento in dovere di rompere.
<<
Bene, adesso che abbiamo fatto le presentazioni, che ne dite di
incamminarci?
Andromeda, se vuole le faccio strada…. >>
Mi
spiace, madame, ma la sua figura elegante ed imponente mi impedisce di
darle
del “Tu”.
È
più
forte di me, dannazione!
Ride,
senza una vera e propria allegria.
<<
Per favore, Kimberly. Ho vissuto in quei sotterranei per sette lunghi
anni. La
strada, la ricordo ancora. >>
L’aver
scoperto che anche la signora Andromeda era una Serpeverde come loro,
ha
decisamente migliorato l’umore ai due spostati di fianco a
me, leggermente
messi in difficoltà dalla situazione di rinnegata della
vedova Tonks.
Blaise in
modo più espansivo, tanto che, allegro e pimpante, offre il
proprio braccio in
modo galante alla donna, e si offre di fargli da chaperon.
Nott, invece,
dopo aver palesato il suo apprezzamento in un ghigno degno della sua
Casa, se
ne resta in silenzio, seguendo il suo migliore amico e Andromeda senza
aggiungere alcunché.
Mi
accosto alla sua camminata, anche io senza aprire bocca e, di nuovo,
cerco di
carpire qualche sentimento da quella faccia irritante che si ritrova.
E, di nuovo, fallisco nel tentativo.
Passo
circa 10 minuti abbondanti, durante i quali raggiungiamo addirittura
già i
Sotterranei, cercando la cosa migliore da dirgli, ma, non trovandola,
opto per
la prima cosa che mi era passata per la testa, nell’istante
esatto in cui aveva
apostrofato i suoi nonni in mia difesa.
<<
Quella frase. Quella che hai detto a tua nonna…. Come facevi
a conoscerla?
>>
Eravamo
al Primo Anno, io ed Harry.
E, tanto
per cambiare, eravamo in Infermeria dopo aver rischiato la morta per
colpa di
Voldemort.
Oh, bei
tempi quelli!
Ero
ancora alle prime volte in cui sfuggivo alla morte per un soffio!
Ancora
piccola ed inesperta!
Comunque….quella
volta, mi gettarono tra le grinfie di Madama Chips a causa del tentato
furto
della Pietra Filosofale da parte di Raptor.
Silente
venne a trovare me e mio fratello, e le sue solite perle di saggezza si
sprecarono.
Ricordo
che fu la prima volta che mi resi pienamente conto del bene immenso che
nutriva
per noi nostra madre.
La bella
Lily.
Morta,
per salvare i suoi figli di appena un anno.
Essere
stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre,
anche quando la persona che ci ha amato non c’è
più.
In ogni
caso, ecco che, tra le sue massime, Silente inserì proprio
quella a riguardo
del nome “Voldemort”.
“Bisogna
sempre chiamare le cose con il proprio nome. La paura di un nome non fa
che
incrementare la paura della cosa stessa.”
La prima
cosa che mi sono domandata, non appena queste parole hanno lasciato le
labbra
di Nott, è proprio come diavolo facesse a conoscerle.
<<
Sai, Potter, per essere amica della So-Tutto-Io di Hogwarts, leggi
davvero
pochissimi libri…. >> è il suo
commento, con tanto di sarcasmo
immancabile al seguito << …tu ed il tuo caro
fratellino siete citati
ormai in tutti i libri di Storia della Magia, nei tomi del Mondo della
Magia
contemporaneo, nelle enciclopedie degli Eroi armati di Bacchetta, e
persino
nella versione aggiornata di “Storia di Hogwarts”.
E con voi anche il professor
Silente. I vostri “Vai all’Inferno, Lurido figlio
di puttana” e “Muori, fottuto
bastardo.” sono evidenziate nell’albo delle vostre
citazioni
, e con esse, non possono mancare le
famosissime massime del vecchio Preside. Tra cui, la freddura di cui mi
sono
avvalso prima con la mia cara nonnina. >>
Resto
scioccata, e sbigottita per un bel po’ di tempo.
Mi
riscuoto solamente quando sento la voce di Blaise annunciare.
<<
Eccoci qui…! >>
Così,
assistendo al Ritratto del Serpente aprirsi, afferro Theo per un
braccio e, con
un sorriso sornione, commento.
<<
Ehi Nott, se volevi un autografo potevi semplicemente
dirmelo…. >>
<<
Miseriaccia, che palle… >>
<<
Ron! Finalmente ti ho trovato! Che fai, adesso parli anche da solo?
>>
Il mio
migliore amico alza lo sguardo dal pavimento, dove
l’attenzione dei suoi occhi
azzurri era canalizzata, spostando la testa dal perfetto incastro che
le sue
mani, ai lati del viso, avevano costruito.
<<
Era una semplice imprecazione, detta ad alta voce…non
può rientrare nella
categoria “Parlare da soli”! >>
<<
Io, invece, dico di si. >>
Ron si
limita a scuotere il capo, e ad accennare un sorrisetto.
Di
solito, avrebbe dato inizio ad una discussione lunga tutta la mattina,
sulla
questione “Non stavo parlando da solo”, appoggiato
dalla mia tesi, esattamente
contraria.
Avremmo
iniziato a discuterne all’infinito, almeno fino a che Kiki,
Hermione o Ginny
non ci avessero interrotti, dandoci dei deficienti.
Invece,
tra noi due cala il silenzio, durante il quale posso tranquillamente
sistemarmi
accanto a Lui, sullo scalino dove “The King” ha
poggiato il suo famoso
fondoschiena.
Era da un
po’ che lo cercavo, per informarlo dell’arrivo di
Bill, Fleur e Charlie, quando
ecco che la sua chioma rossa entra nella mia visuale in questo
corridoio
deserto, appena fuori dall’affollata Sala Grande, seduto su
uno degli scalini
iniziali.
<<
Allora… >> comincio, dopo un po’
<< …vuoi dirmi che succede, oppure
ricorro alla Legilimanzia? >>
Mi
guarda, con un sopracciglio alzato, e con l’aria divertita.
<<
Amico, nella Legilimanzia fai letteralmente schifo. >>
In
effetti…
Non posso
fare a meno di ridere.
Per la
verità della frase, per il suo tono, perché
l’ha detta Ron.
<<
Touchè. Ma anche tu nell’Occlumanzia fai
cagare… >>
Fa
spallucce, nel tipico gesto che, insieme a
“Miseriaccia!” contraddistingue il
mio migliore amico.
<<
Touchè per me. Ma, a mia discolpa, devo dire che non
c’ho mai provato. A
scacciare qualcuno dalla mia testa, intendo…Insomma, non
avevo certo un
pazzoide senza naso che mi veniva a trovare la notte, io!
>>
E di
nuovo, scoppio in una sincera risata divertita.
<<
Comunque
sia...che dici, la smetti di cambiare argomento, e rispondi alla mia
domanda
primaria? >>
<<
Che dici, la smetti di parlare come Percy? >>
Alzo un
sopracciglio.
<<
Ron… >>
Pronuncio
il suo nome come un monito.
Se il mio
migliore amico, si allontana dalla gente per sedersi in solitudine
lontano dal
caos e dalle chiacchiere, sussurra tra se e se la parola
“Miseriaccia”, e cerca
in tutti i modi di non ricambiare il mio sguardo, sono certo che ci sia
qualcosa che non va.
E, lo
giuro sulla mia Firebolt, non tornerò di là
finchè non avrà vuotato il
Calderone.
Sospira
esasperato, ed alza gli occhi al cielo.
<<
E va bene! Miseriaccia che rompipalle! Prima stavo parlando con mia
madre, no?
E lei ha detto che Bill e Charlie avevano approfittato della giornata
per
venire a trovarci…. >>
Porto un
dito sotto il mio occhio destro, facendo finta di asciugarmi una
lacrima.
<<
Che cosa toccante! >>
Mi dedica
un’occhiataccia, alla quale rispondo con un sorriso.
<<
…Poi ha aggiunto “Fred
e George ci
raggiungono più tardi.” >>
E BOOM!
Tristezza,
gelo, tensione, disagio, respiro mozzato e malinconia si schiantano su
noi due
con la stessa pesantezza con la quale l’elegante e raffinato
fratellino di
Hagrid, Grop, si lasciava cadere seduto sulla terra della Foresta
Proibita,
facendo cadere alberi interi.
Avanti,
da quando i gemelli Weasley sono nati, chi ha mai pronunciato i loro
nomi
staccati?
Fred e
George, Fred e George, Fred e George.
George e
Fred, George e Fred, George e Fred.
Al
massimo, come amavano scherzarci su, si arrivava a chiamarli Gred e Feorge.
Ma mai, mai, nessuno aveva parlato di loro al
singolare.
Un
po’
come me e Kiki.
Una cosa
sola.
<<
Subito dopo… >> continua Ron, con un tono di
voce sempre più basso
<< …Si è resa conto
dell’errore e si è rabbuiata. Ed io ho sentito
l’impellente bisogno di starmene in silenzio da qualche
parte. >>
Dio.
Come ci
ha ridotto
Ha fatto
a brandelli tante famiglie, e tanti pezzi di cuore.
Ha
mietuto vittime qua e là, tra fieri guerrieri, ed innocenti
ignari di tutto.
Vittime
delle quali, sebbene tutte le urla, le battaglie, i disagi, i pericoli
e le
paure della Grande Guerra siano cessate, nonostante il periodo che
stiamo
vivendo non sia propriamente pacifico, piangeremo la mancanza per
sempre.
Il tempo
guarisce le ferite.
I primi
tempi, quelli più vicini alla morte di una persona, senti il
cuore paralizzato,
i polmoni affaticati, la pancia che duole, e tutto intorno a te ha un
significato così infimo ed effimero, che ti chiedi
seriamente perché cazzo quel
tutto non si trasformi in nulla.
Ma poi il
dolore diviene meno paralizzante, il respiro più regolare, i
battiti del cuore
ricominciano a farsi sentire, e ricominci anche a provare gioia per
qualche
gesto, compiuto dalle persone che ti restano.
Inizi a
superare la morte del tuo caro.
Ma, per
quanto sia possibile farsi forza, ci saranno sempre quei momenti in cui
la
nostalgia, perenne compagna delle nostra interiora, riaffiora con
più forza e vigore
del solito, bruciando come non mai.
Ed in
questi momenti, devi solo stringere i denti, serrare le nocche,
ritirarti in
te, ed aspettare che passi.
Ed
infatti, faccio un sospiro, l’ennesimo, e mi sistemo
più comodo sui gradini,
per quanto la freddezza e la durezza delle scale lo permettino.
<<
Che stai facendo? >> mi domanda il mio migliore amico, in
riferimento
alla mia decisione di far Evanescere un cuscino, da posizionarlo sotto
il mio
preziosissimo fondoschiena.
Faccio
spallucce, in modo molto “Ron”.
<<
Ce ne stiamo in silenzio da qualche parte.
>> è la mia risposta.
Andromeda
entra in quella che è stata la sua Sala Comune per sette
lunghi anni, con passo
cadenzato, ed in religioso silenzio.
Trattiene
il respiro, come se un solo soffio d’alito fuori posto possa
far sparire il
meraviglioso sogno che è sempre stato Hogwarts…
Cerco di
immaginare come possa sentirsi una persona, che ritorna in questo Luogo
impregnato di Magia e ricordi, dopo anni.
Ma non ci
riesco.
Ed il
solo tentativo di immedesimazione, mi provoca un brivido di malinconia,
correlato al solo pensiero del distacco da questa Scuola.
<<
Bentornata a Serpeverde, signora Black. >> sussurra
Blaise.
Tonks!
Lei, si
chiama Andromeda Tonks!
Evito,
comunque di ribattere, dato che la diretta interessata non lo fa.
Piuttosto,
tutti i suoi sensi sono concentrati nell’analisi della sua
vecchia Comune.
Sembra
che voglia immagazzinare dentro di se più dati possibili,
per imprimerli a
fuoco nella sua memoria, addizionandoli ai suoi già presenti
e vividi ricordi.
Con
estrema ed accurata lentezza, muove incerti passi in avanti,
dirigendosi verso
il camino scoppiettante, accarezzando il Blasone in oro che spicca,
inciso sul
legno, con i polpastrelli.
Il rumore
dei suoi passi riecheggia in questo luogo pullulante di tutto quello
che c’è di
più opposto alla figura di Kimberly Potter, mentre Andromeda
percorre con calma
i pavimenti dove, da giovane, ha vissuto.
Sfiora la
preziosa pelle di drago con cui sono rivestiti i divani, analizza con
sguardo
attento gli ornati lampadari, fa scorrere le dita sul puro legno di
quercia dei
delicati tavoli e delle correlate sedie, lascia che lo sguardo vaghi
sugli
antichi libri conservati nella libreria in fondo alla Comune, e
permette anche
ad un sorriso di incresparle le labbra, quando la sua attenzione si
focalizza
sulla Bacheca affissa a pochi passi dall’entrata dei
Dormitori Maschili, dove
vengono conservati ed affissi strascichi di vita da Serpe.
Posso
anche notare la il disegno di un Grifone rampante, lì
nell’angolo.
E sono
certa che, quei buchi di cui pullula il foglio, non abbiano
assolutamente nulla da spartire con
una partita a
freccette…
Andromeda
continua per una consistente manciata di minuti a guardarsi intorno,
troppo
presa, quasi stregata, dalla valanga dei ricordi che questi luoghi
rievocano in
Lei, tornando con la mente agli anni in cui era ancora una studentessa
di
Hogwarts.
Noi tre,
ce ne restiamo in silenzio, per rispetto alla nota nostalgica che deve
aver
preso la giornata per la donna.
Ecco
perché intimo a Blaise e Theo di andare a chiamare Draco
nella loro stanza,
semplicemente con un cenno della testa.
Sono
piuttosto contrariati: due favori alla sottoscritta nell’arco
di 10 minuti.
Ma si
limitano a palesarmi la loro irritazione con uno sguardo indignato, e a
dirigersi verso la stanza numero 7 del Dormitorio Maschile delle Serpi
con il
naso all’insù.
Io,
restata sola con Andromeda, opto per una attesa leggermente
più comoda.
Così,
mi
sistemo seduta sul primo divano che mi capita a tiro, inveendo contro i
tacchi
e la versione elegante delle divise, e tenendo lo sguardo puntato
sull’ex
Serpeverde.
Tamburello
le dita sul bracciolo del divano, aspettando che la signora Tonks si
decida a
tornare tra noi, ma quando il suo sguardo si perde tra le gialle
sfumature del
fuoco scoppiettante nel camino, decido che è ora di
riportarla al presente da
me.
<<
Allora, Andromeda…come sta Teddy? Perché non
l’hai portato con te? >>
Al solo
pronunciare il nome del bambino di Remus e Dora, la strega si apre in
un
sorriso, tornando a dedicare a me le sue attenzione, ed i miei occhi
prendono
metaforicamente la forma di due cuoricini.
Teddy
è
il bambino più adorabile che possa esistere sulla faccia
della terra.
Oddio,
non che io ne abbia visti poi molti di bambini piccoli…
E
sicuramente il fatto che io ed Harry ne siamo i padrini indiscussi,
questo
rende il mio giudizio leggermente poco oggettivo…
Ma
sorvoliamo i dettaglia.
L’ultima
volta che l’ho visto, quei pochi capelli che gli spuntavano
sulla testa erano
biondi, e sfoggiava degli enormi ed assolutamente adorabili occhi blu.
Sfoggia
della guance paffute che qualsiasi persona normale vorrebbe
sbaciucchiare fino
a consumarle, delle manine grassocce che afferrano e tirano ogni cosa
gli
capiti a tiro (Ragion per cui vi conviene sempre avere dei capelli
legati,
quando lo prendete in braccio) ed un corpicino decisamente ben nutrito,
che
chiede solamente di essere abbracciato fino allo stritolamento.
Ma, a
detta di Hermione, Ginny e la sua fantastica madrina Kimberly Potter,
la cosa
più cucciolosa di Teddy
Lupin è
decisamente il suo sorriso.
O la sua
risata, come preferite.
Con
quell’unico dente che spunta esattamente al centro della
gengiva, è quanto di
più adorabile esista in questa terra.
Per non
parlare del suono del suo divertimento, che è praticamente
un revocamento
perfetto della risata della madre.
I tratti
somatici del viso, invece, ricordano Remus.
Ma, per
il momento, cambia colore dei capelli e degli occhi troppo spesso
perché sia
possibile decidere a quale genitore assomigli di più.
<<
Oh, la piccola peste sta benissimo. Prima di venire qui abbiamo fatto
un salto
a Diagon Alley, perché avevo bisogno di sbrigare una
commissione da Madama
McClan, e siamo incappati in “Tiri Vispi
Weasley”… è così che si
chiama il
negozio dei figli di Arthur, vero? >>
Annuisco, sorridendo.
<<
…Bè, non voleva più andarsene. Rideva,
rideva come un pazzo. Si è letteralmente
innamorato di quel negozio! >>
<<
Oh, bè, non lo credo affatto difficile! >>
commento, ricordando quanto mi
abbia affascinato il negozio di scherzi di George e…
George.
Il
negozio di scherzi solo di George.
<<
Comunque, si stava facendo tardi, e Teddy ha iniziato a piangere,
mugugnando
che non voleva andar via…Così, il figlio di
Arthur… >>
<<
George. >> specifico.
Annuisce.
<<
Si, George. Molto gentile, tra parentesi… Comunque. George
si è offerto di
accompagnarlo a Scuola dopo pranzo. Tanto, anche lui aveva intenzione
di venire
a trovarvi ad Hogwarts. >>
Alla
notizia, ovvero quella di rivedere sia George, il mio fratello di Ron e
Ginny preferito,
ed anche il mio piccolo figlioccio, mi apro in un sorriso a trentadue
denti.
Mi
esibisco in una esclamazione di gioia, che fa ridere di gusto
l’aristocratica
Andromeda.
<<
Tu, invece? Tu come stai, Kimberly? >>
Mi
accorgo di trovare qualche difficoltà nel formulare una
risposta decente, a
questa domanda.
Insomma,
quest’anno la mia vita ha subito dei seri cambiamenti, ed
è un tale casino, che
non credo di poterla descrivere in una sola parola.
O un solo
aggettivo.
I
Mangiamorte ci sono ancora, sempre pronti ad uccidere gente e seminare
il
terrore e, sebbene il pericolo non sia nemmeno lontanamente
paragonabile a
quello delle due precedenti Grandi Guerre, sono certamente preoccupata.
Oggi, mi
ritrovo sbattuta dinanzi alla triste realtà di non aver
nessuno, fuori dalle
mura di Hogwarts, che io possa legalmente chiamare
“Famiglia”, e questo mi
rende immensamente triste.
Amo
Draco, e Lui ama me, ma non possiamo considerarci né una
coppia fissa, né
solamente dei banali compagni di serate hot. Quindi…confusa.
Pochi
giorni fa ho fatto un sogno terrificante, in cui perdevo tutte le
persone che
amavo, e nel quale Voldemort era vivo e vegeto.
Oh,
questo si che mi ha terrorizzato.
Ma, poi,
mi tornano in mente i battibecchi e le battute divertenti con Blaise e
Theo, il
fatto che quest’ultimo mi abbia in qualche modo difesa
dinanzi ai suoi nonni, i
sorrisi di Ron, i consigli di Hermione e Ginny, gli abbracci di Harry,
ed i
baci di Draco.
Quindi,
posso rispondere.
<<
Bene. Sto bene, Andromeda, grazie. >>
Sto per
chiederle lei, lei che ha perso marito, genero e figlia in
così poco tempo,
come riesca a tirare avanti, che un rumore di passi mi impedisce di
parlare.
Mi alzo
dalla mia comoda postazione sul divano, ed entrambe voltiamo il capo
verso
l’entrata del Dormitorio Maschile, dalla quale appaiono
finalmente Zabini, Nott
e Malfoy.
Quest’ultimo
indossa una semplice camicia bianca, ed i pantaloni della divisa
giornaliera,
ed ha tutta l’aria di chi è appena stato buttato
giù dal letto.
<<
Ciao Draco… >> lo saluta Andromeda, con un
sorriso di circostanza.
<<
…Vorrei poterti dire “Oh
come sei
cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto!”,
ma la verità è che, alla tua
nascita, il gufo indirizzato a me deve aver perso l’invito.
>>
<<
Lei, è Andromeda Black, in Tonks. Sorella di tua madre, ergo
tua zia. >>
Malfoy
non spiccica parola.
Si limita
a spostare lo sguardo da me, alla nuova parente, con espressione neutra.
Zabini e
Nott, invece, palesano disagio da tutti i pori, sentendosi decisamente
fuori
luogo, ora come ora.
Infatti.
<<
Principessa, noi torniamo ai nostri
casini familiari… >> mi sussurra Blaise,
avvicinandosi, e gettando
un’occhiata alla zia ed al nipote, intenti a fissarsi senza
parlare.
<<
…No, no…non ringraziarci…
>> sillaba Theo, pieno di pungente sarcasmo
<< …è stato un piacere scendere nei
Sotterranei, salire le scale del
Dormitorio, e schivare le Maledizioni di un Draco incazzato nero per
esser
stato svegliato, solamente per fare un favore a te. >>
Li guardo
in tralice.
<<
Non lo farò. >> rispondo, con un sorriso.
Salutano
formalmente il loro amico, e Andromeda, prima di defilarsi fuori dalla
Sala
Comune.
Lasciando
me sola soletta, con due Serpeverde che, ovviamente, non hanno molta
voglia di
parlare.
E con un
punto interrogativo enorme che mi preme sulla testa.
Devo
restare, oppure andare via?
<<
Ehm…ci…ci vogliamo sedere? >>
inizio, titubante.
Draco e
Andromeda mi guardano incuriositi per un momento, poi, semplicemente si
limitano a raggiungermi nei pressi del divano sul quale ero seduta
prima, ed
accomodarsi, lei su una poltrona di fronte ad esso, Lui accanto a me.
Ma, di
nuovo, si piomba nel silenzio.
Ma dico
io!
Cosa ci
troveranno nel silenzio questi Serpeverde da strapazzo?!
Cosa?!
<<
Va bene, credo davvero di essere di troppo qui. Credo che
tornerò a prendere in
giro Harry, che suda freddo davanti al signor Granger…
>>
Il fatto che Draco Malfoy, non abbia riso ad un’immagine del
genere, pretesto
perfetto per prendere in giro mio fratello, la dice lunga sulla
pesantezza
della situazione.
L’unica
delle sorelle Black ad esser rimasta dalla parte del Bene, si limita a
guardarmi mortificata, mentre mi accingo ad alzarmi dal divano, e a
dirigermi
verso l’uscita.
Draco,
invece, mi afferra la mano, bloccando la mia camminata.
Mi giro a
guardarlo, stupita.
Lo vedo
ricambiare il mio sguardo, con quei soliti occhi grigi striati, made in
Lucius,
e con l’immancabile espressione neutra.
Ma quando
scuote leggermente la testa, e lancia uno sguardo alla sua mano, chiusa
intorno
alla mia, capisco quanto tutto questo sia una muta supplica a restargli
accanto.
Così,
mi
limito a sedermi di nuovo accanto a Lui.
Questi
piccoli gesti, però, non sono sfuggiti all’austera
donna qui di fronte a noi.
Che ci
squadra con una profondità impressionante, prima di
commentare:
<<
Dunque, le chiacchiere che si narrano in giro non sono poi
così infondate. Voi
due state davvero insieme… >>
Rossore
ed imbarazzo per Kiki, impassibilità per Draco.
Come al
solito.
Ma
perché
diavolo quando qualcuno fa qualche allusione a noi, devo essere solo io
l’unica
ad imbarazzarmi?!
Perché
cavolo Lui deve avere tutto questo autocontrollo?!
Ma, è quando Malfoy annuisce,
che il
colorito della mia pelle, sfiora davvero tonalità anche oltre quelle dei capelli Weasley.
Caro mio,
io e te dobbiamo fare un discorsetto, quando siamo da soli….
Andromeda,
sorride.
<<
Anche tu hai voglia di essere cancellato dall’Albero
Genealogico dei Black?
>>
Finalmente,
sul viso di Draco si affaccia un’espressione diversa
dall’apatia.
Ghigna.
Okay, non
è proprio una conquista, ma, come dico sempre…
Piccoli
passi.
Piccoli passi.
<<
Deve essere un difetto di famiglia… >>
sussurra, pungente.
Idiota.
Ma, la
sua battuta, non fa affatto spegnere il sorriso sul viso della donna
qui di
fronte a noi.
<<
Allora, qualcosa di me la conosci. >>
Si
esibisce in un lento annuire con il capo.
<<
La prima volta che ho visto l’immagine dell’Albero
Genealogico dei Black è
stato quando avevo 5 anni, e giocherellavo nell’ufficio
privato di mio padre.
Lo trovai in un cassetto, e volevo tanto chiedere delucidazioni su
quelle
strane bruciature su alcuni nomi, ma teoricamente non ero stato
lì, ergo non mi
azzardai. >>
Un
piccolo sorriso si affaccia sul viso dei tre presenti.
<<
Poi, qualche settimana prima di andare ad Hogwarts per frequentare il
mio primo
anno, i miei genitori mi hanno mostrato l’intero Albero
Genealogico dei Malfoy,
e dei Black. Mi dissero che ero io l’ultimo erede rimasto in
vita, l’ultimo a
far scorrere dentro di se il sangue di queste due importanti
famiglie… >>
Giusto per non
metterlo sotto pressione, eh.
<<
…E fu lì che mia madre mi parlò per la
prima volta di te. Non erano molti i
“Rinnegati”, tra tutti quegli intrugli di nomi e
matrimoni, e mi stupii del
fatto che, nei Black ce ne fossero addirittura due nella stessa
generazione. Andromeda
Black: Fuggita di casa non appena finita
Si volta
verso di me, non sapendo continuare la frase.
Io, mi
limito ad alzare le spalle.
<<
Nessun motivo in particolare. Aveva sedici anni, e non sopportava le
ideologie
contorte della Famiglia Black. Così fuggì via.
>>
Sirius…
È
sempre
stato un fottuto genio.
Dopo
questa piccola spiegazione, ripiombiamo nel silenzio.
Io
riprendo a tamburellare le dita sul divano, guardandomi le scarpe.
Però,
devo ammettere che non sono affatto male.
Credo
davvero che tenterò di fregarmele…
Passo la
manciata dei minuti silenziosi che
segue, ad architettare piani malefici da mettere in atto nel caso in
cui
avessero scoperto il mio furto di scarpe, fino a che la voce di Draco
attira la
mia attenzione.
<<
Le assomigli tantissimo. >> commenta.
Nessuna
delle due ha bisogno di domandare a chi, Draco, si stesse riferendo.
Lo sanno
tutti che Andromeda Tonks assomiglia in modo spaventoso a sua sorella
Bellatrix
Lestrange.
Per
questo, ogni volta che la sua figura entra nel mio campo visivo, il
primo
impulso è quello di attaccarla.
Al
pensiero di quella donna maledetta, un lampo di odio illumina i miei
occhi,
mentre stringo i pugni spasmodicamente sul divano.
Ma, la
stessa reazione, avviene nello sguardo di Andromeda, che contrae anche
pericolosamente la mascella.
<<
Non ricordamelo, ti prego. >>
L’odio
della signora Tonks verso quella che, credo davvero, non considera di
certo più
sua sorella, è perfettamente giustificato.
Ai miei
occhi.
Ma Malfoy
ne resta leggermente stupito.
Così,
preso un respiro lungo e profondo, Andromeda spiega.
<<
Mia sorella …
>> pronuncia
quella parola con sarcasmo pungente ed immenso odio <<
…ha ucciso mia
figlia. >>
Mi chiedo
come abbia fatto.
Insomma,
certo Bellatrix è una donna malvagia, oltre ogni dire.
Ma come
si fa ad uccidere qualcuno della propria famiglia?!
Come ha
fatto a scagliare un Avada Kedavra a suo cugino Sirius, e alla figlia
di sua
sorella?
Sapeva il
dolore che le avrebbe causato.
Ma non si
è ugualmente fatta scrupoli.
Stronza.
Questo
nuovo silenzio che piomba su di noi non mi crea affatto fastidio o
disagio.
Anzi.
Arriva a
pennello, per lasciarmi immaginare in pace i giusti Incantesimi Oscuri
che
scaglierei in pieno petto a quella Mangiamorte maledetta, se
l’avessi sotto
tiro.
O se
fosse ancora viva.
<<
Ho ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius
Black! >>
Crucio.
<<
Prendetemi se ci riuscite! >>
Crucio.
<<
Oh, il piccolo Paciock! Come stanno mamma
e papà? >>
Crucio.
<<
Ti sto facendo male, piccola Sanguesporco?
>>
Crucio.
<<
Immagino che Cissy sia rimasta straziata dalla morte di Bellatrix.
>>
Il commento di Andromeda mi riporta al presente.
Sono ad
Hogwarts, nella Sala Comune Serpeverde, insieme a Draco Malfoy e
Andromeda
Tonks.
Bene.
Respira
Kiki.
….Un
Attimo…
Chi cazzo
è Cissy?!
Sposto
uno sguardo dubbioso verso Malfoy che, al contrario mio, sembra aver
capito
perfettamente la domanda.
Fa
spallucce.
<<
Era pur sempre sua sorella. Prima che ci arrestassero,
quest’estate… >>
Oh, non
c’è di che.
Non
ringraziarmi per averti salvato, poi, in seguito, dalla Galera.
Di nuovo.
<<
…Andava tutti i giorni al Cimitero. È stata
sepolta nella Cappella… >>
<<
Quella non pazza e sadica.
E viva.
Malfoy,
ed io, alziamo un sopracciglio.
<<
Sono andata anche io a trovare Bella al Cimitero. Volevo vedere se
riuscivo a
piangere la morte di mia sorella. >>
Dopo
questa confessione, sia io che il Serpeverde, mettiamo in pausa anche i
respiri.
Non si
ode alcun suono, al di fuori del ticchettio del grande orologio in oro
bianco
nell’angolo a sinistra.
<<
Immagino che tu non ci sia riuscita. >> ipotizzo io.
Ed
indovino anche, a giudicare dal mesto annuire della donna di fronte a
me.
<<
No, Kimberly, non ci sono riuscita. È l’assassina
di mia figlia. E del mio
cugino preferito…. >>
Sorrido.
Non credo
debba aggiungere che anche per Sirius era la stessa cosa.
Credo
davvero che lo sappia già.
<<
…Ed è per persone come Lei che ho perso mio
marito, e mio genero. E che tutto
il Mondo Magico ha vissuto nel terrore e nella paura per anni. Non
riesco più a
vedere il lei nemmeno l’ombra, di mia sorella maggiore Bella.
Adesso, in lei
vedo solo una Mangiamorte folle
e…morta. >>
<<
Lo stesso sentimento, dunque, nutri per mia madre…
>> constata Malfoy.
La voce,
incrinata dalla rabbia.
Ma,
Andromeda, non ci fa caso.
<<
L’affetto che provavo per Cissy, con gli anni, si
è sostituito al risentimento,
questo è vero. Risentimento per non aver mai cercato sua
sorella, non averle
mai spedito una lettera, averle lasciato scoprire del suo matrimonio e
della
nascita del suo primogenito solamente grazie al Profeta. Risentimento
per
avermi cancellata dalla sua vita, solamente per rimanere fedele a
quelle
stupide convinzioni della Superiorità del Sangue Puro.
Risentimento per essersi
lasciata trascinare in questa Guerra da Lucius Malfoy, scegliendo la
parte
sbagliata. >>
<<
Mio padre non ti è mai andato molto a genio, non
è così? >> domanda
Draco.
Adesso,
però, al contrario di quando parlava di sua madre, nessun
sentimento traspare
dal suo tono di voce.
<<
Per niente. L’ho sempre detestato. Anche ai tempi in cui
frequentavamo
Hogwarts. C’era qualcosa, in Lui, che mi impediva di fidarmi
di quel Prefetto
Serpeverde, bello quanto arrogante. Ma Cissy ne perse completamente la
testa, e
quasi supplicò nostro padre per darle il consenso per un
fidanzamento
ufficiale. Ovviamente, lui accettò. Anzi, si
congratulò con lei per la scelta:
un ricco Purosangue, figlio di una nobile e potente Casata…
>>
Fa una
risata, affatto divertita.
<<
…Come se Narcissa avrebbe mai potuto innamorarsi di un Mago
povero ed
imbranato… >>
Non ce la
vedo affatto Narcissa Malfoy, accanto ad un Tassorosso sgangherato, che
cavalca
una Scopalinda Sette, e vive in un minuscolo Monolocale.
<<
E allora, perché hai accettato di venire qui, ad Hogwarts?
Infondo, incarno
tutto quello che non approvi di mia madre. >>
Per
Andromeda non deve essere facile rispondere a questa domanda.
Credo che
nemmeno Lei si sia data una risposta, prima di ritrovarsi faccia a
faccia con
suo nipote, seduta nella sua vecchia Sala Comune.
Ed
infatti, si avvale di qualche secondo di silenzio per formulare bene
una
risposta, prima di iniziare a parlare con tono lento e cadenzato.
<<
Perché…mi incuriosivi. Non credere che non sappia
del tuo arruolamento
nell’Esercito di Silente e della tua teatrale redenzione. E
poi, resti comunque
suo figlio. E Lei,
resta comunque mia sorella.
>>
Che
casino.
E che
tristezza.
<<
Eravate molto legate? Tu e le tue sorelle, intendo. >>
domando, dopo un
po’.
Mi riesce
difficile immaginare Bellatrix Lestrange che provi affetto per qualcuno
ma,
infondo, io l’ho conosciuta solamente quando il sentimento di
adorazione per
Lord Voldemort le aveva avvelenato anche l’ultima cellula del
suo essere.
Magari,
prima di conoscere quell’Essere Malvagio, era una persona
normale.
Certamente
snob, arrogante ed un pizzichino perfida (resta pur sempre una Black,
una
Purosangue, ed una Serpeverde) ma, magari, quello sguardo invasato che
avrebbe
fatto venire un Infarto persino al Basilisco se l’avesse
incrociata di notte ed
all’improvviso, non l’aveva ancora.
Andromeda
sorride, triste e stanca, e si esibisce in un lento annuire.
Il suo
sguardo si perde, mentre, con la mente, ritorna indietro di parecchi
anni.
<<
Oh, si che lo eravamo. Sapete che i Purosangue, ormai, diminuiscono
ogni anno
che passa. E così, per quelle famiglie, per le quali la
purezza del Sangue era
di vitale importanza, diventava sempre più difficile far
trovare marito o moglie,
ai proprio figli, che permettesse di mantenere il lustro della
famiglia.
Quindi, immaginate l’eccitazione di tutti quanti, quegli anni
in cui
l’importante e potente famiglia Black, diede alla luce non
una, ma ben tre fanciulle. Tutte e
tre perfettamente
educate, composte, eleganti ed immensamente belle…
>>
Evviva la
modestia!
<<
…Le famiglie più nobili del tempo, facevano a
gara per accaparrarsi una
promessa di matrimonio di una delle tre. Ma mio padre Cygnus, diceva
sempre che
eravamo ancora piccole per trovare marito. Ogni
decisione, a suo tempo, ripeteva sempre. Intanto, le tre
sorelle Black
crescevano, inseparabili, e spensierate.
Ricordo
che, allora, nulla mia sembrava più giusto e felice
dell’essere ricchi e
potenti come noi. Potevamo avere tutti i giochi che volevamo, tutti i
vestiti
migliori e i gioielli più preziosi. Io, Bella e Cissy ci
sentivamo delle vere e
proprie Regine. >>
Credimi,
Andromeda, non vi sentivate delle
Regine.
Voi, lo eravate.
<<
La prima crepa nella mia fiducia, in quel mondo fatto di Sangue Puro e
soldi,
si formò il 4 Gennaio nel 1963. Avevo 10 anni e Druella
Rosier, in Black,
ovvero mia madre, perse la vita. A causa di una malattia, molto comune
anche
tra i Babbani, la tubercolosi. Mi avevano sempre detto che, in quanto
Streghe
Purosangue eravamo praticamente delle Dee. Che
E se
davvero tutte quelle cose che lei stessa mi aveva insegnato erano vere,
perché
lei era morta? Perché aveva abbandonato le sue tre figlie in
così tenera età?
>>
Un fazzoletto.
Chi mi da
un fazzoletto?
<<
Comunque, quell’episodio servì a rendere me e le
mie sorelle più unite. E,
prendendo esempio da Bella, che non vidi mai versare anche una sola
lacrima,
sia io che Cissy ci facemmo forza e, lentamente superammo anche quello.
Insieme.
Poi,
arrivarono i tempi di Hogwarts. Anche lì, la gente ci
trattava con riverenza e
rispetto. Specialmente Bella. Davvero pochi erano quelli che
l’avevano fatta
arrabbiare, e poi avevano avuto anche la forza di raccontarlo in giro.
Molti
ammiratori ci giravano intorno, e non ne potevamo essere più
lusingate.
Specialmente Cissy. Adorava essere adorata. Ma si sa, quando le persone
crescono, iniziano anche a cambiare. Specialmente io. Avevo sempre
vissuto
nell’ombra scura e sicura della famiglia Black. Non conoscevo
altre verità, né
altre realtà. Ma venendo a contatto con il Mondo Esterno,
con Hogwarts, e con
tutte le meravigliose persone che vi ho conosciuto, altre crepe
iniziavano a
formarsi nella mia fiducia nella scintillante bolla di vetro in cui ero
vissuta
fino ad allora. Se noi Purosangue eravamo davvero i migliori,
perché anche Nati
Babbani e Mezzosangue riuscivano a fare le nostre stesse magie?
Perché
incontravamo le stesse difficoltà negli Incantesimi?
Perché a volte, loro
prendevano un voto più alto di noi?
>>
Scocco
un’occhiata più che eloquente al biondastro
accanto a me.
Con un
sopracciglio alzato sembro urlargli:
“Visto
idiota?! Siamo tutti maledettamente uguali!”.
Ma lui
non mi presta attenzione.
È
completamente rapito dal racconto di sua zia.
Con la
mente, e con lo sguardo, sta viaggiando nel tempo insieme a Lei.
<<
Condivisi i miei dubbi con le mie sorelle, le uniche in tutta
Serpeverde a cui
sapevo di poter dire tutto. Cissy si limitò a storcere il
naso disgustata,
mentre Bella si arrabbiò. Si arrabbiò davvero
molto. Mi disse che, con quei
soli pensieri, stavo sputando nel piatto d’argento dove avevo
mangiato per
anni, disonorando anche la nostra defunta madre. Non mi
dimenticherò mai quello
che mi disse.
“Sono
feccia, Dromeda, solo feccia. Non meritano
nemmeno di essere pensati, da una come te!” >>
Prendiamo
Hermione, per esempio.
È
solo
una lurida Sanguesporco, no Bellatrix?
E allora
perché non riesco a smettere di credere che sia Tu, quella indegna di affacciarsi anche
minimamente nei suoi
pensieri?
Devi
semplicemente essere immensamente grata che il Signore ti abbia
permesso di
condividere la stessa epoca di una strega come Hermione Jane Granger.
<<
Ho sempre saputo che Bella non fosse esattamente un pezzo di pane. Ma
non
l’avevo mai vista come una persona davvero cattiva.
Nel senso pieno e pensate della parola. Mentre mi diceva quelle parole,
però,
per un istante mi sono ritrovata a pensare che fosse davvero
malvagia. Ma fu solo per un istante. >>
Oh certo.
Non
diventerà mica
Bazzecole!
<<
E la nostra adolescenza proseguì così, tra i miei
dubbi sempre più insistenti,
e i tentativi di reprimerli sempre più ben riusciti. Almeno,
fino a che non
conobbi Ted. >>
E adesso,
arriva la parte piena di cuoricini e lacrime.
Mettetevi
comode romanticone.
Ci
sarà
da sospirare d’ora in poi.
<<
Sapevo perfettamente che quel Tonks aveva una cotta per me da anni ma,
da brava
Purosangue Serpeverde quale mi avevano insegnato ad essere, mi ero
sempre
tenuta alla larga da un misero Nato Babbano. Alla fine del mio sesto
anno,
però, passammo un po’ di tempo insieme per un
progetto di Erbologia. All’inizio,
ne fui piuttosto contrariata, ed anche le mie sorelle. Anche se Bella
aveva
ormai lasciato Hogwarts, restammo comunque in contatto tramite lettere,
e fu
proprio su quei pezzi di carta che mi trasmise la sua indignazione.
Comunque,
questo non mi impedì di approfondire la conoscenza di Ted
Tonks, superando i
miei stupidi pregiudizi con i quali ero cresciuta, accorgendomi di
quanto
stessi a mio agio, con quel Tassorosso impacciato e divertente. Credo
che
iniziai ad innamorarmi di Lui proprio allora, ma me ne resi conto
solamente al
mio Settimo anno. Quello si che fu un anno scolastico difficile. Ero
divisa,
straziata, dilaniata dal mio affetto verso la mia famiglia, della
quale,
comunque, non condividevo più le contorte ideologie, e il
mio amore per il Nato
Babbano Ted Tonks. Alla fine, però, sapete quale fu la mia
decisione. >>
Andromeda
riposa le corde vocali.
Ecco a
voi, signori e signore, la triste e tragica storia delle Sorelle Black.
Di cui,
una è rimasta vedova, e senza figlia, una è
morta, e l’altra è una Mangiamorte
latitante, senza più soldi né casa.
Draco
ritorna al presente, ora che il racconto di sua zia è
finito, e si perde nelle
sue personali riflessioni.
Io, dal
canto mio, faccio lo stesso.
Più
che
altro, mi ritrovo a pensare all’immenso coraggio che ha avuto
questa donna, ad
abbandonare l’Oscura ombra della Famiglia Black, a fuggire di
Casa, ad
accogliere a braccia aperte la prospettiva di una vita modesta ed
ignota, per
amore.
Non tutti
avrebbero le palle di fare una scelta del genere.
Lentamente,
volto il capo verso Malfoy.
E, con
una capriola dello stomaco ed un tuffo al cuore, mi rendo conto che,
una scelta
simile, l’ha fatta anche Lui.
<<
Come hai fatto?... >> chiedo, in un momento di
ispirazione << …come
hai fatto a scegliere? >>
Vista da
un punto di vista esterno, non deve essere stato molto difficile.
Se la tua
famiglia è dalla parte del Male, e colui di cui sei
innamorata è da quella del
Bene, si fa due più due.
Ma, come
mi ha più volte fatto notare Malfoy, dire
“Quattro” non è affatto semplice, in
questo caso.
Andromeda
sorride, ed alza le spalle.
<<
Ted non mi ha mai chiesto di scegliere. La mia famiglia si. Se mi
avessero
amato quanto Lui, non mi avrebbero mai imposto di rinunciare ad una
parte di
me, come ha sempre fatto mio marito. Il resto è venuto da
se. >>
A questo
punto, Draco si sente in dovere di intervenire.
<<
Mia madre ti ha sempre voluto molto
bene. E tu l’hai abbandonata. >>
Lo
sguardo di Andromeda si punta sul nipote, rattristandosi.
Tira un
sospiro mesto.
<<
Immagino che sia questa la visione del mio gesto che hanno le mie
sorelle. Ma
io ho lasciato loro una lettera, con scritto la precisa ubicazione
della
villetta dove io e Ted andavamo a vivere. Avrebbero potuto raggiungermi
con
Che cosa
stupida.
Perdere
la propria sorella, perché non ti va a genio la persona di
cui è innamorata.
Certa
gente dovrebbe davvero prendere esempio da Harry.
<<
No, che non avrebbero potuto, e lo sai… >>
commenta Draco << …Mettersi
in contatto con te avrebbe significato farsi ripudiare dalla famiglia
Black a
loro volta. Perdere tutto quello che avevano costruito in quegli anni.
E poi,
voi Black siete molto orgogliosi. Mia madre si è sentita
tremendamente tradita
da sua sorella maggiore, ed è vissuta nella convinzione che
dovessi essere tu a
cercare lei. >>
Andromeda alza un sopracciglio.
<<
Dopo la morte di nostro padre, dopo essersi formata una propria
famiglia, dopo
il matrimonio con Lucius Malfoy… Cissy è divenuta
una donna completamente
indipendente. Nessuno l’avrebbe ripudiata o diseredata, se mi
fosse venuta a
cercare, perché nessuno aveva più le
facoltà di farlo. Ed invece… >>
2-1 per
Andromeda, maghi e streghe.
Su chi
puntate?
Il
biondastro, o la donna dal tragico passato?
Su, non
fate gli spilorci!
<<
Non credo che la questione sia così facile,
Andromeda… >> sussurra Draco,
ancora una volta.
A questo
punto, non sapendo decidere nemmeno io su chi scommettere i miei
galeoni,
decido che è il momento di intervenire.
Alzo gli
occhi al cielo, sospirando.
<<
Potremmo continuare questa discussione per ore e ore. Non ne verremo
mai a
capo! E sapete perché…? >>
Sposto lo
sguardo, prima su Malfoy, e poi su sua zia.
<<
…Perché voi Serpeverde siete dei gran testoni!
>>
Una
faccia stupita si affaccia sul viso della signora Tonks, mentre Draco,
abituato
ai miei insulti, si limita a ghignare.
<<
Dovete assolutamente togliervi quel maledetto vizio che avete di
starvene in silenzio! Dovete parlare! Aprire la bocca ed usare quella
lingua biforcuta, per una
volta senza il vostro amato sarcasmo ed esprimere quello che vi passa
per la
testa! Esprimere ciò che provate!
E
fanculo al vostro maledetto orgoglio Purosangue! >>
In un
attacco di pura intelligenza, mi ricordo di non star parlando solamente
con
Draco, ma anche con una persona adulta, ed anche abbastanza di classe.
<<
Ehm…scusate il termine. >>
Ma
Andromeda non ci ha fatto caso, alla mia espressione poco gentile.
Anzi,
sembra assolutamente persa nei suoi pensieri.
Malfoy,
invece, opta per una delle sue solite rispostine acida.
<<
Senti chi parla. Quanto tempo hai impiegato per ammettere di aver perso
la
testa per me?! Ammissione decisamente elementare, tra
l’altro… >>
Lo
fulmino con lo sguardo, l’egocentrico idiota alla mia destra.
Però
Kiki, devi ammetterlo.
Colpita.
E
affondata.
<<
Che centra! La situazione era diversa! Non volevo farmi coinvolgere da
te, di
certo non per una questione di sangue e stronz…cavolate del
genere! Ma perché
mi sei antipatico, sei un’idiota e tuo padre vuole
uccidermi!... >>
La mia
frase gli causa
grasse risate, che si
tramutano in un verso di esasperazione ed antipatia quando nomino mio
fratello.
<<
…Prendi invece Harry, per esempio. Sa tutto di me. Anche
quando ho il ciclo…
>>
Malfoy assume
un’espressione scandalizzata.
<<
Per l’amore di Salazar, ti prego dimmi che non ti segue anche
in bagno! E poi
questo che diavolo centra?!
>>
Alzo le
sopracciglia.
<<
Se magari evitassi di interrompermi ogni tre nanosecondi, magari
riuscirei a
terminare la mia perfettamente logica arringa, per giungere alla
definizione di
voi Serpeverde come degli irrimediabili testoni.
>>
Ghignando,
mentre sento lo sguardo di Andromeda scorrere, adesso leggermente
divertito, da
me all’impiastro al mio fianco, Draco si esibisce in un lento
annuire, come a
significare:
“Parla,
dunque!”.
<<
L’esempio sopraccitato.. >> quello del mio
ciclo mestruale, per
intenderci << …era un modo per sottolineare
quanto io parli e mi confidi
con mio fratello. E quanto Lui mi conosca affondo. A Lui racconto
tutto: dai
piccoli episodi insignificanti della mia quotidianità, alle
mie più grandi
paura. Tra noi c’è un profondo e dettagliato
dialogo, che, tra voi Serpeverde,
molto spesso viene meno. Sappiamo tutti che tu ed Harry non vi andate
per
niente a genio. Eppure, io sono libera di stare con te, senza dover
necessariamente perdere Lui… >>
Se, fino ad adesso, avevo parlato guardando Malfoy dritto negli occhi,
adesso
mi volto verso Andromeda.
<<
…E questo non vuol dire che Harry e Draco abbiano superato i
loro dissapori. Ma
semplicemente che mio fratello mi ha parlato
del suo problema ad accettare una storia tra me e il qui presente
biondastro…
>>
Sorrisini
divertiti.
<<
…ed io abbia spiegato
Lui quanto per
me… >>
Un
momento.
Com’è
che
siamo arrivati a dover fare certe dichiarazione imbarazzanti?
Maledetta
me!
<<
…La suddetta storia fosse importante…
>>
Non mi
azzardo a guardare Malfoy.
E se
avessi uno specchio dinanzi, non mi azzarderei nemmeno a guardare la
pelle
bordeaux del mio viso.
<<
…E siamo arrivati ad un compromesso. O meglio, Harry si sta sforzando per arrivare ad un
compromesso. Per me. Ed io avrei
fatto la stessa cosa,
se, in un Universo Parallelo, mio fratello si fosse
innamorato…che so…di…della
Parkinson! >>
All’immagine
mentale, di Harry e Pansy mano nella mano, che irrimediabilmente si
affaccia
nella mente dei presenti, sia io che Malfoy ci esibiamo nelle nostre
più
riuscite espressioni disgustate.
Hermione…grazie
d’esistere!
Come se
non avessi appena detto nulla, come se le mie labbra si fossero aperte
e
richiuse senza che alcuno suono ne fuoriuscisse, ecco che si ripiomba
nel
silenzio.
Andromeda
torna alle sue personali riflessioni, Malfoy punta i suoi occhi sul mio
viso, e
da lì non li muove.
Io?
Io
continuo a tamburellare le mie dolci dita, dalle unghia mangiucchiate,
sul
bracciolo del divano.
Ottimo
passatempo, davvero.
Se ti
concentri sul fastidioso ticchettio che esse provocano sulla Pelle di
Drago,
per qualche secondo riesci a dimenticare di essere in imbarazzo,
davvero.
<<
Assomigli davvero tanto a tuo padre. >> commenta, dopo un
po’, come se
niente fosse, la signora Tonks.
Assomigli tutto
a tuo padre.
Tranne gli
occhi.
Gli occhi sono
di Lily.
La tipica
frase che, sia io che Harry ci sentiamo ripetere da ben 18 lunghi e
faticosi
anni, mi ritorna in mente, e ridacchio tra me e me.
Nel
frattempo, Draco risponde:
<<
Lo so. Non ricordarmelo ti prego.
>>
Ha appena
usato le stesse parole, con cui Andromeda aveva sottolineato la sua
avversione
alla sua stessa somiglianza con la sorella.
Mmh.
Non avete
mai esageratamente amato le cenette familiari, voi due, vero?
Lei, dal
suo canto, ghigna.
Si, maghi
e streghe, avete capito bene.
Ghigna.
Da brava
Serpeverde quale è stata.
Pausa
pensiero idiota:
Se Draco
assomiglia così tanto a suo padre…immagino che
Lucius Malfoy sia stato un
terribile gnocco da giovane.
Perché
i
Serpeverde devono essere così dannatamente affascinanti?!
<<
Credo davvero che al caro Lucius verrà un colpo, sapendo che
sono stata
convocata ad Hogwarts, in qualità di formale tutrice di suo
figlio. >>
Ah-ha.
Per non
parlare dell’infarto che avrebbe, se scoprisse che, la
relazione che ha con me,
non è frutto di nessun machiavellico piano malvagio e
subdolo.
Povero, povero Lucius…
Adesso il
turno di ghignare, è di Draco e…
Si lo
ammetto…
Anche
mio.
<<
Mia madre, invece, ne sarebbe segretamente felice. Di certo, meglio tu,
che zia
Bellatrix. >>
Dio.
Che
impressione sentir chiamare Zia
quella sporca assassina.
Mi
esibisco in uno sbuffo sprezzante.
<<
Tsk! Anche il Basilisco sarebbe più affabile e
più accettabile come parente, di
quella pazzoide. >> è il mio commento, carico
di disprezzo.
Maledetta.
Maledetta.
Ridammi zio
Sirius…
<<
Non sono mai riuscita ad immaginare Bella approcciarsi a dei fanciulli.
Che
tipa era? >> domanda Andromeda, inclinando leggermente la
testa, per la
curiosità.
Draco si
porta una mano dietro la nuca, mentre il suo sguardo si perde un
momento
rievocando i momenti trascorsi con la dolce zietta.
<<
Sinceramente, non è che abbia passato chissà
quanti momenti in sua compagnia.
Per la maggior parte della mia vita, Lei è stata rinchiusa
ad Azkaban, oppure
latitante. Prima di iniziare il mio sesto anno…
>>
Ricorda
quel periodo con un sussurro.
E non
specifica l’identificazione del suo stesso anno, con la
missione affidatagli di
Voldemort di uccidere Silente.
<<
…Si esibì nel suo primo ed unico gesto affettuoso
nei miei confronti. Mi
abbracciò, dicendomi che, se anche lei avesse avuto un
figlio, avrebbe voluto
lo stesso destino che era stato deciso per me. >>
Godric.
Che
schifo.
<<
Ma non c’erano veri e propri sentimenti in quel gesto. Quando
allontanò la mia
testa dal suo petto, mi guardò
come…come…con orgoglio.
Ma il sguardo mi trasmise solo freddo.
Mi sentii una succulenta vittima sacrificale.
>>
Sto per
vomitare la colazione.
<<
Per il resto, cercavo di tenermi alla larga da Lei il più
possibile,
durante…durante
Ovvero,
durante la tua prigionia nella tua stessa casa, mentre io e gli altri
eravamo
in giro per
<<
Aveva un modo di parlare e di guardare il Signore Oscuro che mi ha
sempre dato il voltastomaco. A dir
la
verità, ho sempre segretamente pensato che ne fosse
innamorata. >>
Che Lord
Voldemort abbia perso la sua verginità con Bellatrix
Lestrange?
L’immagine
mentale che mi si va irrimediabilmente a formare in mente, è
troppo disgustosa,
che mi sento davvero in dovere di parlare, di inserirmi nel discorso.
Anche
solo per non pensare certe cose.
<<
Quella donna non può provare sentimenti come l’amore!
>> paleso il mio disgusto.
<<
Ci sono vari tipi di amore, Kim… >> spiega
Andromeda << …c’è
l’amore carnale, l’amore per un proprio amico, per
un fratello, per un figlio o
per i propri genitori.
Poi,
c’è
l’Amore, quello con
Non so
perché, ma, a queste parole, un magone mi si forma in gola.
<<
…Questi, bene o male, sono tutte branche
dell’amore positive, buone.
Secondo
me, ciò che Bella provava per il Signore Oscuro era un amore
malsano, un’oscura
ossessione, una venerazione cattiva, nociva.
Insomma, la cosa più vicino al nobile sentimento
sopraccitato, che un’anima nera e dilaniata come quella di
Bella poteva, ormai,
provare. Perché, su una cosa sono d’accordo con
te, Kim.
Da quando
gli occhi di mia sorella maggiore si sono legati con quelli rosso
sangue di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, qualcosa di maligno ha iniziato ad
avvelenarla dall’interno. Sino ad impedirle di provare
qualsiasi tipo di
sentimento positivo. Sino a spingerla ad uccidere Sirius, la mia Dora,
e tutte
quelle altre persone. >>
<<
Ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius
Black! Fa male, piccoli? >>
Quella
frase.
Quella
maledetta frase.
E quella
voce cantilenante.
E
perfida.
Smetteranno
mai di tormentarmi, un giorno?
Sia io, che Draco, restiamo ammutoliti dalle dura parole di Andromeda.
E nessuno
dei due trova anche una sola pecca al suo ragionamento.
Ho sempre
saputo che l’adorazione che Bellatrix aveva per Voldemort
aveva qualcosa di
Oscuro, che andava anche aldilà della semplice devozione che
un servo ha per il
suo padrone.
Ed i
Cacciatori erano d’accordo con me.
Come lo
erano nell’affermare che quella donna maledetta era un essere
spietato senza
cuore.
E, come
tale, facevamo fatica a classificare il modo in cui guardava Voldemort
sotto la
categoria “Amore”.
Ma, messa
nei termini di Andromeda…
La cosa
ha decisamente più senso.
<<
Bene… >> esclama Draco, dopo un po’
<< …credo sia arrivato il
momento di mischiarci tra la plebaglia comune…
>>
Alzandosi,
sposta lo sguardo ripetutamente da sua zia, a me.
<<
…Vado ad indossare la divisa. Se
Le due donne alla sua presenza, ovvero me e la signor Tonks, si
lasciano andare
ad un sorriso.
<<
…Torno subito. >>
Detto
questo, ci lascia da sole, in completo silenzio.
Sto
appunto pensando a quando sia spettacolare il suo fondoschiena, proprio
mentre
lo vedo sparire oltre le scale del Dormitorio Maschile, quando un
commento
della zia di Malfoy, quasi mi uccide all’istante.
Peggio di
un Avada Kedavra.
<<
Però…devo ammettere che
Kimberly Lilian
Malfoy suona bene. >>
<<
I'm here without you baby,
But
you're still on my lonely mind.
I think about you baby,
And I dream about you all
the time… >>
<< Ho sempre
adorato sentirti cantare, sorellina. >>
Sorriso.
Sorriso sincero.
<<
…I'm here without you baby
But you're still with me in
my dreams… >>
Così
come avevo iniziato, interrompo il mio canto mesto.
Sono
tutti al Castello,
in questo momento.
Tutti
accanto ai loro
genitori, nonni, zii o tutori, mentre tutte le varie malefatte ed i
brutti voti
vengono a galla.
Beati
loro.
Così,
ne ho approfittato
per passare un po’ di tempo in tranquillità.
Ho
prelevato Cazzilla,
la chitarra mia e di Harry, dal Dormitorio di mio fratello e, in
completa
solitudine mi sono recata qui, sulle sponde del Lago Nero.
Il
Parco di Hogwarts, di
pomeriggio, è immensamente bello.
Specialmente
se deserto.
Ed
è esattamente questo
lo scenario che ha accolto tutta la malinconia delle mie corde vocali
che,
insieme allo scorrere delle mie dita su altre corde, quelle della
chitarra,
andavano a formare la triste melodia.
Quasi
non mi sono
accorta dei passi che, dopo una manciata di minuti, sono giunti a farmi
compagnia.
Come
sempre.
<<
Uno zellino per
i tuoi pensieri. >> sussurra Harry, sedendosi accanto a
me sulla soffice
erba del Parco.
Lo
guardo, con un
sorriso borioso.
<<
Credi davvero
che i pensieri della Salvatrice del Mondo Magico valgano davvero
solamente 1
zellino? Tira fuori almeno 5 galeoni, fratellino! >>
Lo
faccio ridere, ed
anche di gusto.
E
la risata di Harry è
talmente sincera e genuina, da trascinare anche me con Lui.
Ma
è solo per un attimo.
Ritornati
seri, mettendo
le battutine da parte, gli rispondo.
<<
Comunque sia,
pensavo ai Malandrini. >>
Il
sorriso, strascico
della precedente risata, non abbandona le sue belle labbra, ma si
riempie lo
stesso di tristezza.
D’istinto,
ci voltiamo
entrambi verso il ciliegio alle nostre spalle.
Quello,
è sempre stato
il nostro angolo privato di Parco.
Dopo
le lezioni, dopo
gli esami, dopo un brutto voto, o una brutta discussione, o durante
un’ora
buca, quello è uno dei primi posti in cui qualcuno dovrebbe
cercare i
Cacciatori, ed i loro amici.
Ma
non siamo i primi, ad
aver scelto quei rami come rifugio.
Quello,
era il ciliegio
dei “Malandrini”.
<<
Spero che, nei
tuoi pensieri, trovino spazio solo tre di loro, e non tutti e
quattro… >>
commenta Harry, dopo un po’, con un’immensa rabbia
repressa.
Capisco
al volo ciò che
intende, e scuoto la testa.
Ovvio.
È
ovvio che quel vigliacco maledetto
traditore senza spina dorsale di
Minus non è assolutamente
contemplato.
<<
Li immagino lì,
sotto quel ciliegio, in un pomeriggio come questi. Papà che
ci prova
apertamente con la mamma, lei che lo manda al diavolo, Sirius e Remus
che, dopo
il due di picche gli danno una pacca sulla spalla, e lui ritorna a
giocherellare sconsolato con il suo Boccino. Poi, tutti tornano allo
loro
normale vita spensierata, fatta di compiti e tante, tante risate. Senza
sapere
che James Potter e Lily Evans si sarebbe addirittura sposati, e che
sarebbero
morti a soli 21 anni, che Sirius Black avrebbe trascorso 12 anni ad
Azkaban,
accusato per l’omicidio del suo migliore amico, ucciso poi
dalla sua stessa
cugina, e che Remus Lupin si sarebbe felicemente sposato e, appena
divenuto
padre, avrebbe perso la vita… >>
Mio
fratello sospira,
mesto, mentre tutti e due spostiamo lo sguardo da quel semplice ma
speciale
albero, puntandolo di nuovo dinanzi a noi, a perdersi tra le
increspature delle
onde del Lago Nero.
<<
Come hanno
trascorso qui i loro sette anni? Come si sono conosciuti tutti e
quattro? Quale
è stato il primo incontro di mamma e papà? Quali
erano le migliori amiche di
mamma? Come hanno fatto i Malandrini ad inventare
A questo punto, tutti staranno mentalmente dando degli idioti ai
fratelli
Potter, per avere avuto a disposizione la presenza di due dei
Malandrini per
anni, e non aver mai colmato le loro numerose lacune a proposito della
vita dei
propri genitori.
Effettivamente,
avremmo
facilmente potuto porre le suddette domande a Sirius o Remus.
Ma,
ehi, erano i loro
migliori amici.
Uccisi
alla sola età di
21 anni, poco tempo dopo essersi sposati ed esser diventati genitori.
Se
qualcuno mi portasse
via Hermione, Ginny o Ron così presto, l’idea di
parlare di loro ai futuri
figli, mentre fuori imperversa la stessa guerra che li ha uccisi, non
mi
alletterebbe poi molto.
Troppe
volte ho visto lo
sguardo di Remus e Sirius incontrarsi, e rabbuiarsi contemporaneamente
a
Grimmauld Palace, una di quelle rare volte in cui Harry, senza pensarci
più di
tanto, portava una mano a scompigliarsi i capelli, o quando parlava di
Quidditch.
Troppe
volte li ho visti
rattristarsi terribilmente, quando mi vedevano ridere di gusto, o
cantare.
In
queste cose, mi hanno
sempre ricordato con immensa nostalgia, sono esattamente identica a
Lily.
Nella
mia ingenua mente
da ragazzina, quei due Malandrini non mi avrebbero mai e poi mai
lasciata da
sola.
Non
sarebbero mai usciti
improvvisamente dalla mia vita, per non favi più ritorno.
Ma
poi, Sirius, è morto.
Ed
io avevo solo 15
fottutissimi anni.
E
non conoscevo ancora
il preciso valore della vita, ed il preciso strazio della morte.
O
almeno, non li
conoscevo fino a quel maledettissimo giorno.
E
Remus…
Bè
lui è stato impegnato
con l’infiltramento nel branco di Licantropi per ordine di
Silente, poi ha
iniziato la sua storia con Tonks, il loro matrimonio ed il loro
bambino, e noi
ci siamo dileguati nell’inquietante e tortuoso sentiero della
ricerca degli
Horcrux.
Il
tempo per rivangare
felici, ma lontani, lontanissimi ricordi, è stato
praticamente nullo.
Ed
oggi, dopo che tutto
questo maledetto casino della guerra si è finalmente
concluso, mietendo
importantissimi pezzi della mia vita e lembi della mia esistenza, mi
ritrovo
qui, seduta sulla sponda del Lago, a rivangare sulle vite a me
sconosciute dei
miei genitori.
Insieme,
però, al mio
amato fratellino.
<<
Non ti so
rispondere, Kiki. E Godric solo sa quanto invece vorrei farlo. Abbiamo
trascorso davvero troppo poco tempo con loro. Ed è una cosa
schifosamente
ingiusta. >>
Sospiro,
a mia volta.
<<
Non credo di
aver visto poi così tante cose giuste nella nostra vita,
comunque… >>
La
risata di Harry mi
raggiunge e percuote i timpani, ma non mi scatena la solita allegria,
come
invece accade di solito.
Semplicemente
perché, di
allegria, nella risata di mio fratello ce n’è ben
poca.
Si
volta verso di me,
alla ricerca di qualcosa da dire per consolarmi.
Lo
capisco dalla sua
espressione concentrata, dal fatto che ogni tanto dischiuda la bocca
per
parlare, per poi finire sempre ed inesorabilmente a succhiare semplice
aria, ed
a richiuderla, dai suoi occhi velati di malinconia, e dalla rughetta
formata
dal cruccio delle sue sopracciglia.
Alla
fine, però, nemmeno
lui trova le parole di cui ho bisogno.
D’altronde,
se Harry non
sa come risollevarmi il morale, vuol dire che, al mio vuoto allo
stomaco non
c’è rimedio.
Sento
la mancanza di
persone che sono morte.
Quali
parole si usano
per confortare qualcuno in certi momenti?
Nessuna.
Il
cuoi occhi verdi –verde speranza-
si posano su di me per
un lungo attimo.
Poi,
allunga
semplicemente il braccio, posizionandolo attorno alla mia vita, ed
attirandomi
a se dolcemente.
Sento
i suoi arti
circondarmi, e riscaldarmi dal gelido freddo che mi attanaglia gli
organi
vitali.
La
mia schiena si poggia
sul suo petto, la mia testa si ancora alla sua spalla, e le mie mani si
ancorano al suo corpo.
Come
sempre Harry è la
mia salvezza, dall’inesorabile caduta nello sconforto.
Nascondo
la testa
nell’incavo della sua spalla, mentre mi accarezza teneramente
i capelli, ed il
suo fiato mi solletica la nuca.
<<
Mancano tanto
anche a me. >> sussurra.
Alzo
gli occhi verso il
cielo, che vo oscurandosi sempre più ed annuvolandosi.
Spero
vivamente che non
piova.
<<
Harry? >>
<<
Mh? >>
<<
Secondo te sono
orgogliosi di noi? >>
<<
Oh bè, spero
per loro! Non abbiamo sfacchinato anni ed anni per uccidere quel
bastardo di
Voldemort inutilmente! >>
…
….
……
<<
Harry? >>
<<
Mh? >>
<< Ti voglio bene. >>
<<
Anche io,
romanticona. Anche io. >>
Mpf.
Che
noia.
Lo
sapevo che questa
giornata, oltre che triste, sarebbe stata anche terribilmente noiosa.
Sono
tutti ancora ai
vari colloqui con i Professori.
Passando
dall’aula di
Trasfigurazione ho notato come, nonostante questa fosse stata
magicamente
allargata, la fila dei vari quadretti familiari giungesse anche
all’esterno.
Ho
incrociato lo sguardo
di Ron e Ginny, che hanno allegramente mimante di iniettarsi qualcosa
nelle
vene il primo, e di impiccarsi la seconda, esasperati dalla noia della
lunga
attesa.
Ho
sorriso loro, mentre
ho continuato a camminare annoiata per i corridoi di Hogwarts.
Non
posso nemmeno
godermi la compagnia di Harry, dato che il caro fratellino ha dato
forfè,
rifugiandosi in un bel sonnellino, nel suo amato letto a baldacchino.
Lui
non avrebbe mai
voluto lasciarmi sola ma, lì, sul Parco, ormai distesi
sull’erba morbida del
prato, cullato dal suono della mia voce, che cantava canzoni a
casaccio, i suoi
verdi occhi si sono irrimediabilmente chiusi, mentre il suo viso ed il
suo
corpo si abbandonavano al sonno.
Sono
rimasta a guardare
mio fratello dormire per un po’, solamente per poi scoppiare
a ridere
fragorosamente, e svegliarlo bruscamente.
<<
Cos…? Dove sono
i Mangiamorte? >> ha farfugliato, alzandosi bruscamente a
sedere,
aumentando le mie risa ulteriormente.
Mi
ha poi spiegato di
essere andato a dormire tardissimo, solamente alle 5.00, avendo
trascorso tutta
la notte con i ragazzi, nonché suoi compagni di stronzate infantili e tipicamente maschili,
come li definisce
Ginny, e di stanza, a giocar a
non-ha-voluto-specificarmi-esattamente-cosa.
Probabilmente,
data la
giornata Scuola-Famiglia che pendeva su tutti noi come una spada di
Damocle,
hanno trascorso le ore notturne a ridere come pazzi davanti al mitico
gioco “Quale
madre dei tuoi amici vorresti farti?”.
Fatto
sta che gli ho
praticamente ordinato di andarsene a letto, approfittando delle ore di
nullafacenza che ci attendevano, per recuperare il tempo di sonno che
aveva
candidamente buttato nel cesso questa notte.
Ho
dovuto insistere, ma
la minaccia di addormentarlo io stessa con una Fattura Orcovolante
l’ha
convinto.
E
adesso, eccomi qui,
sola soletta, a girovagare per la mia adorata Scuola.
E…ops!
Sono
nei Sotterranei!
Ma
che casualità!
<<
Pretendo che tu
prenda Eccezionale in Pozioni! Un Serpeverde che accetta un misero
Oltre Ogni
Previsione nella materia che tanto li caratterizza?!
Inaudito… E dire che tuo
nonno… >>
Lo
stralcio di una
conversazione altezzosa madre Purosangue- esasperato e mortificata
ragazzino del
terzo anno, arriva alle mie orecchie, facendomi alzare gli occhi al
cielo.
Che
palle questi
discorsi.
Ma
pagheresti tutti i Galeoni che hai alla Gringott perché tua
madre potesse ancora farteli…
La
fila di genitori al
cospetto di Lumacorno è davvero infinita.
La
gente aspetta persino
nei corridoi, in compagnia dei proprio genitori, che sbuffano
impazienti.
In
effetti, avrei dovuto
cambiarmi prima di scendere quaggiù.
Anche
se
Se
in più aggiungete
quella maledetta cicatrice sulla mia fronte, che mi renda conosciuta
persino al
più asociale dei Centauri, capirete da soli quanto mi senta
osservata in questo
momento.
<<
Potter? Santo
Salazar, ma una Sala Comune tua non ce l’hai? >>
Arresto
la mia sfilata
nel territorio nemico, solamente per lanciare un’occhiataccia
a Pansy Parkinson
che, come sempre bellissima nella sua nuova ed elegante divisa, mi
scruta con
lo stesso disprezzo.
Ma
non faccio in tempo a
risponderle a modo, che un’altra voce richiama la mia
attenzione.
Ovviamente,
Due
persone distinte,
non c’è che dire, decisamente eleganti, con la
tipica puzza sotto il naso degli
aristocratici, e la superbia che sprizza da ogni loro movimento.
Serpi,
in pratica.
La
signora Parkinson ha
i capelli dello stesso color notte della figlia, e dei miei a dirla
tutta, ma
lunghi fino al sedere, e mossi.
Occhi
intensamente blu,
ha poco e niente dei lineamenti della figlia.
Pansy,
piuttosto, ha i
lineamenti del padre, alto ed austero, con una barba appena accennata,
certamente frutto di una recente rasatura, basette da nobile, ed occhi
e
capelli castani.
<<
Kimberly
Potter… >>
E
ci mancherebbe, che
non conoscevano il mio nome…
<<
...Piacere di
conoscerla. >>
Il
signor Parkinson,
credo si chiami Adrian, fa un educato cenno del capo, a mo’
di saluto.
Al
quale ricambio nello
stesso identico modo.
Mentre
Pansy sembra
molto irritata dalla situazione, suo padre continua.
<<
Prima… >>
e si riferisce al loro arrivo al Castello, quando io ed Harry abbiamo
accolto
loro, ed il resto dei genitori << …Non abbiamo
avuto modo di presentarci
a dovere. Adrian Parkinson. E questa è mia moglie Janette.
>>
Stringo
entrambi le mani
che i due mi porgono, senza ancora pronunciare parola.
Se
non fosse stato per
la mia cicatrice, questa gente non solo non mi avrebbe nemmeno guardata
in
faccia, ma avrebbe controllato la mia discendenza sanguinea, prima di
considerarmi al pari di uno Schiopodo Paracoda.
Sebbene
i miei genitori
avessero entrambi sangue magico nelle vene, il fattore
Madre-Nata-Babbana, per
certa gente, resta pur sempre un motivo di vergogna.
Puah.
Restiamo
in silenzio,
per un bel po’, fino a che Pansy non si decide ad intervenire.
<<
Potter, se
cerchi Draco credo sia già nello studio di Lumacorno, ma
ancora in fila.
L’importante è che ti togli dai piedi, con quei
colori orrendi. Dio santo, voi
Grifondoro sembrate delle Fatine dei Boschi oggi, con quei colori
accecanti!
>>
L’insulto
di Pansy crea
non poco scompiglio nei suoi genitori.
Suo
padre assume
un’espressione tremendamente accigliata, e sua madre la
riprende sottovoce,
sussurrando indignata il suo nome.
Abituatevi,
miei cari
Purosangue.
Ricordatevi
di leccarmi
il culo, d’ora in poi…
E,
sebbene generalmente
avrei risposto a tono alla cara Pansy, adesso mi limito a ridere della
metafora
Grifondoro-Fatine dei Boschi, e ad allontanarmi.
Vedere
i genitori dei
Serpeverde che riprendono i figli per avermi insultata, è
decisamente
esilarante già di suo, posso anche evitare di ribattere oggi.
Muahaha!
Continuo
il mio
percorso, tentando di ignorare tutti gli sguardi che seguono il mio
passaggio,
facendomi strada tra la gente, sempre più densa e numerosa,
man mano che mi
avvicino alla porta di Lumacorno.
Dopo
un po’,
all’ennesimo “Permesso. Scusate,
permesso.” inizio persino ad innervosirmi da
sola.
E
sono certa che, tra
non molto, il mio farmi largo in una folla di inferociti Purosangue, mi
causerà
un ottimo Schiantesimo nello stomaco.
Quindi,
opto per
interrompere questo tentato suicidio, proprio qui, vicino allo stupite
della
porta, dove mi appoggio, iniziando a guardarmi in giro, alla ricerca di
una
testa bionda.
Intercetto
un chioma
dello stesso colore, però appartenente a Daphne Greengrass,
che sta
tranquillamente parlando con sua madre, e lo sguardo di sua sorella
Astoria,
decisamente ostile.
Non
ho mai capito cosa
avesse quella ragazzina contro di me.
Inizialmente
avrei anche
potuto optare per una gelosia causata dalla mia relazione con Malfoy
ma…insomma, a lei piace Theo!
Probabilmente,
concludo,
mi detesta per parcondicio alla sua amichetta Pansy.
Ed
io, per parcondicio
ad entrambe e al Grifondoro, detesto lei.
Quindi
ricambio la sua
occhiataccia, con una ancora più perfida.
E
starei anche per
completare il tutto con una assolutamente matura
linguaccia, se la sensazione di essere osservata non mi avesse distolto
da
questa enorme figura di merda.
Il
mio sesto senso,
affinato nelle numerose Battaglie, vibra dentro la mia testa, mentre
volto il
capo a destra e a sinistra, alla ricerca della fonte di questo
insistente
sguardo.
Finalmente,
incrocio dei
divertiti occhi grigi, coronati dalla sopraccitata chioma bionda, ed un
ghigno
niente male.
L’ho
trovato.
O
meglio, Lui ha trovato me.
Incatenando
il mio
sguardo al suo, mi ritrovo a sorridergli.
Ma,
in ciò, c’è qualcosa
di strano.
Non
sento il calore del
mio sorriso diffondersi anche agli occhi, lungo il viso, e fin dentro
le
viscere.
Non
sento alcun calore,
e basta.
La
consapevolezza del
trionfo della malinconia sul mio viso, la ritrovo nello sguardo
interrogativo
che Draco mi rivolge.
Mi
limito a restare
immobile, sperando che capisca cosa mi ha spinta a venire fin qui,
dall’alto
del mio amato Settimo Piano.
E,
davvero, credo che lo
faccia.
Sussurrando
qualcosa
alla sua destra, richiama l’attenzione di sua zia Andromeda
che, intercettata
la mia presenza, dopo aver seguito la scia dello sguardo di suo nipote,
gli
risponde qualcosa tra le labbra.
Credo
davvero che si
stiano congedando, perché, non appena le parole della vedova
Tonks sfiorano le
orecchie di Malfoy, ecco che Lui inizia a camminare verso di me, con
passo
cadenzato ed elegante.
Con
un guizzo, mi dileguo
dalla stanza di Lumacorno, rituffandomi nuovamente in corridoio,
allontanandomi
dalla folla, e rifugiandomi in un angolo distante qualche metro dalla
porta
dell’Ufficio del Professore.
Attendo
che anche il mio
Principe delle Serpi riesca a districarsi da tutta questa gente, sicura
di
venire subito da Lui individuata.
Mi
ritrovo sorridere
grata ai miei colori accecanti.
Sembrare
una Fatina dei
Boschi non si è mai rivelato così utile.
Ma,
di nuovo, non sento
alcun gioia invadermi il corpo, a partire dal sorriso.
Mi
sto giusto domandando
cosa diavolo mi stia succedendo, che, di nuovo, nel mio campo visivo
entra
Draco Malfoy.
Decisamente
stupendo
nella versione elegante della nostra divisa, ci mette effettivamente
pochissimo
ad individuarmi.
Con
passo, adesso,
frettoloso, inizia ad annullare sempre maggiori porzioni di pavimento
che ci
dividono, mentre io, nuovamente, scompaio dalla sua visuale,
addentrandomi nel
buio di questi inquietanti Sotterranei, voltandolo l’angolo
dinanzi al quale mi
ero fermata.
Questo
teatrino va
avanti per un po’, con me che gioco a nascondino, aspettando
che Lui mi
raggiunga, solamente per sparire un’altra volta.
E
non so nemmeno io cosa
diavolo stia facendo.
So
soltanto che il
bisogno di stare con Lui diviene sempre più urgente, ma allo
stesso tempo sto
fuggendo dalla domanda che certamente mi rivolgerebbe.
Non
ho voglia di
rispondere a nessun “Che hai, bambolina? Perché
così triste?”, ma, allo stesso
tempo, la voglia di sentirlo il più vicino possibile mi sta
logorando.
Però,
in tutti questi
miei contrastanti pensieri, non avevo messo in conto la pochissima
pazienza del
Serpeverde, e le sue gambe più lunghe, forti e veloci delle
mie.
Mentre
stavo nuovamente
per nascondermi nel buio dell’ennesimo angolo,
dell’ennesimo corridoio deserto,
in uno slancio notevole, sento le sue mani stringersi intorno al mio
polso,
bloccando questo vizioso gioco.
Ci
blocchiamo entrambi
in un pesante silenzio, rotto solamente dallo sfruscio provocato dal
mio
mantello, quando Lui mi obbliga a voltarmi.
Fisso
il mio sguardo nel
suo.
Mi
rendo conto di avere
gli occhi lucidi solamente quando vedo i suoi spalancarsi.
Che
diavolo mi succede?
Cerco
di divincolarmi
dalla sua stretta.
La
mia avversione per le
sopraccitate domande, adesso, si è amplificata a dismisura,
sino a raggiungere
livelli di terrore.
Ma
nessuno suono esce
dalle sue labbra.
Se
non un sospiro.
Si,
un sospiro.
Draco
Malfoy sospira,
prima di baciarmi.
Senza
chiedermi niente,
senza domandarmi come mai fossi venuta a cercarlo, e poi avessi
iniziato a
scappare, senza richiedere spiegazioni sui miei occhi lucidi e sulla
mia
evidente tristezza.
Niente.
Non
richiede niente.
Solamente
le mie labbra,
e la mia lingua.
Gliele
concedo
volentieri, sentendo il mio stomaco che gridava a più non
posso il mio bisogno
di Lui, calmarsi.
I
polmoni, affaticati
dalla mancanza del suo respiro nella mia bocca, prima brucianti come
fuoco,
adesso si acquietano.
Ed
il cuore…bè, lui, se
prima batteva furiosamente, adesso lo fa ancora di più.
Ma
non nello stesso
disperato, ed angoscioso modo di prima.
Adesso,
sembra volermi
uscire dal petto, ma mai battito mi è sembrato
più piacevole di questo.
Anche
se dovesse
arrivare a perforare la pelle e ricadere nelle Sue
mani.
Mani
che, in questo
momento, percorrono la mia schiena con tutta la lascivia di questo
mondo.
Ed
è mentre arrivano a
stringermi il sedere, che mi rendo conto di cosa ho davvero
bisogno in questo momento.
Ho
bisogno di non
sentirmi più Kimberly Potter, l’orfana,
ma qualcos’altro.
E
questo, sarebbe
possibile solo sentendomi una parte
di Lui, di Draco.
Solo
se diventassimo una
cosa sola, solo se le sue mani scorressero inesorabili sul mio corpo,
solo
sotto le torture delle sue labbra, riuscirei a placare il dolore alla
pancia
che mi attanaglia da questa mattina.
Artiglio
violentemente i
suoi capelli, aggrappandomi a loro per spingermi sempre più
all’interno nella
sua bocca.
Appoggio
la mia schiena
contro il muro, trascinandolo nuovamente verso di me dalla cravatta.
Il
cozzare delle nostre
labbra mi provoca un piacere immenso, che non mi vergogno a palesare
con un
piccolo gemito.
Malfoy
infila una gamba
tra le mie, spingendo il suo corpo sempre più contro il mio.
Ogni
fibra del suo petto
sta praticamente facendo sesso con la mia pelle.
<<
Draco… >>
So
che quando sussurro il
suo nome in preda all’eccitazione con capisce più
niente.
Ed
infatti mi prende
praticamente in braccio, aiutato dalle mie gambe che si stringono
contro la sua
vita, allontanandosi da questa parte di muro, solamente per andare a
sbattere
contro quella di fronte.
Qualcosa
che va, però, a
sfiorare il mio fianco, mi suggerisce di essermi sbagliata su un
particolare.
Non
siamo poggiati
contro un banale muro.
Ma
contro una porta.
Con
la mano, tasto a
tentoni il legno alle mie spalle, alla ricerca della maniglia, mentre i
nostri famelici baci mi rendono il
tutto più
difficile.
Poi,
proprio quando una
sua mano si è violentemente chiusa intorno ad un mio seno,
dalle labbra è
fuoriuscito un sospiro forte e chiaro, ecco che le mie dita si
stringono
intorno a qualcosa di duro e freddo che, prontamente, abbasso.
Ci
catapultiamo entrambi
nella classe, separando in modo straziante le nostre labbra, il tempo
necessario affinchè
<<
Adesso, sei
completamente Mia. >> sussurra, con un tono di voce
talmente basso e
sensuale, che sento il desiderio di divenire una cosa sola con Lui,
pulsare
così tanto da far male.
Sua.
Sua.
Sua.
Sua.
<<
Non chiedevo
altro. >>
Queste
due semplici
frasi incrociate, ci hanno tenuti lontano già abbastanza.
Mi
getto praticamente
tra le sue braccia, facendo sbattere, adesso, Lui
contro la parete dell’aula.
Le
mie dita corrono al
suo mantello che, insieme al mio, fa una pessima fine, gettato senza
remore sul
pavimento.
Poi,
passano a scorrere
lascive e maliziose lungo il suo petto, accompagnata dal sensuale
fruscio della
stoffa della camicia che sfrega contro la pelle.
<<
Lily! Prendi i bambini e corri! È Lui, Lily! Scappa! Lo
trattengo io! >>
No.
Non
adesso.
Pensa
a Draco, Kiki.
Pensa
a Lui.
Lo
bacio così
violentemente, che sono certa si ritroverà un piccolo segno
rosso sul labbro.
Ma
Lui non mi dice
niente.
Anzi,
mi asseconda.
Senza
fare domane.
Quando
le mie mani
scendono a sfiorare il cavallo dei pantaloni, ribalta le posizioni,
afferrandomi per le spalle, e posizionandomi con forza con le spalle al
muro.
Una
sua mano prende ad
accarezzarmi possessiva una coscia, giungendo sempre più
vicino alla mia
femminilità.
Mi
alza il vestito,
correndo con le dita al bordo delle mutandine.
Io,
invece, mi prodigo a
slacciargli la cintura, ed abbassargli la zip dei pantaloni.
<<
No! Ti prego! Non Harry! Non Kiki! Prendi me, uccidi me!
Ti prego, lascia stare i miei bambini! >>
Quella
risata.
Quella
risata fredda e sinistra.
L’urlo.
L’urlo
di mia madre.
E
poi…solo un lampo.
Un
lampo di luce verde.
Le
sue labbra sono
impegnate a baciarmi il collo.
Quindi,
con i denti,
mordo la mia, di bocca, per impedire alle lacrime di scendere sul viso.
Scuoto
la testa,
cercando di scacciare i ricordi.
Spinta
da un impeto e da
una lussuria che non sapevo di avere, riesco nel mio intento,
abbassandogli i
pantaloni, e scoprendo con quanta ferocia il desiderio per me pulsi in
Lui.
Un
po’ come la mia
passione nei suoi confronti, che scorre nel mio corpo come lava
bollente.
Capita
l’antifona, scalciando,
lancia i pantaloni lontano dalle sue gambe toniche e forti, facendo
fare la
stessa fine ai suoi boxer.
<<
Sapete cosa significa? Consegnare Minus? >>
<<
Che tu sei libero. >>
<<
Si…ma…non so se nessuno ve l’ha mai
detto…io…io sono il vostro
padrino. >>
<<
Si, lo sapevamo. >>
<<
Bè, i vostri genitori mi hanno nominato vostro
tutore…Nel
caso fosse successo qualcosa a loro. >>
<<
… >>
<< Lo capisco, naturalmente, se volete restare con i
vostri zii. Ma…bè
rifletteteci. Una volta che avranno riconosciuto la mia
innocenza…se voi
voleste una…una casa diversa… >>
<<
Cosa? Vivere con te? >>
<<
Lasciare i Dursley? >>
<<
Certo, lo sapevo non avreste voluto. Capisco…credevo solo
che… >>
<<
Sei matto? Ma certo che vogliamo lasciare i Dursley!
Tu hai una casa? Quando possiamo venire?
>>
<<
Fratello, io comincio a fare le valigie! >>
<<
Lo desiderate davvero? >>
<<
Oh, eccome! >>
<<
Si, diamine, sul serio! >>
Lascio
che un gemito,
molto rassomigliante al suo nome, abbandoni le mie labbra,
infrangendosi nei
suoi timpani.
Con
un ringhio
gutturale, e con un deciso quanto famelico gesto, le sue dita abbassano
le mie
mutandine, che vengono prontamente scalciate dalla sottoscritta.
Con
ancora le mani sul
mio inguine, inizia a carezzare il mio frutto proibito, con la solita
maestria
che mi ha sempre fatto andare letteralmente fuori di testa.
Artiglio
la sua schiena
con le unghia, mentre gemo e sospiro senza controllo.
Le
sento.
Sento
le sue dita
muoversi dentro di me, in modo frenetico, osceno ed altamente erotico.
Sento
le gambe che
stanno per cedere, tanto che mi devo aggrappare alle sue spalle per
restare in
piedi.
Sento
il muro riscaldato
dalla nostra passione sfregare contro la schiena, e graffiare.
Sento
i miei occhi
sempre più lucidi.
Sento
i miei denti
ledere la pelle della sua spalla, mentre gliela mordo, per impedirmi di
alzare
troppo la voce.
Sento
piacere.
Sempre
di più.
<<
Oh mio Dio, Remus complimenti! >>
<<
Come ci si sente ad essere padre? >>
<<
Voi due…fatevi abbracciare. >>
<<
Ascoltate un attimo. Vorrei che voi due foste i padrini
di mio figlio. >>
Basta.
Basta
Kiki.
Smettila
di pensare a
certe cose.
Interrompo
la malvagia
tortura della mia femminilità, afferrando le sue dita e,
semplicemente,
scostandole da me.
Restiamo
occhi negli
occhi per un po’, con il quale Lui tenta di studiarmi e di,
come al solito,
arrivare a spogliare anche il mio più recondito pensieroso
nascosto.
Ma
il desiderio di
sentirmi Sua, completamente, è troppo forte.
Così,
avvicino il mio
bacino al suo, abbastanza da risvegliarlo dal torpore in cui era
caduto, e
stimolarlo a prendermi del tutto.
Costretta
contro il
muro, con le gambe attorcigliate alla sua vita, il collo in sua
completa balia
e le braccia ancorate alle sue spalle con le unghia, sento che,
finalmente,
Draco Malfoy si sta facendo strada in me.
Non
è un gesto lento,
quello con cui entra nel mio corpo, né attento e delicato.
È
forte, secco, deciso,
lascivo.
Che
lascia entrambi
completamente senza fiato.
Mi
esibisco in un
rantolo, aspirando quanta più aria posso, nel frammento di
secondo in cui tutto
intorno a noi si fa immobile e silenzioso.
Nel
frammento di secondo
necessario a farmi rendere conto di essere Sua.
<<
Continuava a scompigliarsi i capelli! >>
Sirius
e Remus ridono di gusto.
<<
Me n’ero scordato di questa sua abitudine! >>
<<
Giocava con il Boccino? >>
<<
Si! …E continuava a guardare ragazze in riva al lago
sperando di farsi notare! >>
<<
Oh, James si comportava sempre da idiota quando Lily era
nei paraggi… >>
Poi,
il tempo per
restare a contemplarsi finisce, ed iniziano le danze.
Draco
inizia a muoversi
dentro di me, in modo sempre più frenetico.
Da
parte mia lo
assecondo con il bacino, lasciandogli capire quanto disperato bisogno
abbia di sentirlo, in questo
momento.
Sussurro
al suo orecchio
di darmi di più, sempre di più, di lasciarsi
andare ai suoi primari istinti
senza pensare che possa farmi male, o altro.
In
questo momento, un
dolore fisico è esattamente ciò che servirebbe.
Ecco
perché, i graffi
che si sono formati sulla mia schiena, sotto i colpi del bacino del mio
Serpeverde, non vengono affatto disdegnati.
Ecco
perché chiedo al
mio amante di aumentare la sua forza.
Sempre
di più.
<<
James? Era il migliore amico che si potesse desiderare…
>>
Ma
se c’è qualcosa che
invade il mio corpo ancora più del dolore, quello
è il piacere.
Oh,
se lo sento.
Avete
mai fatto sesso
selvaggio con Draco Malfoy contro un muro?
Vi
direi di provarlo, se
non ne fossi estremamente gelosa.
Perché
solo quando lo
sentirete muoversi dentro di voi, quando vedrete il suo viso imperlato
dal
sudore e stravolto dalla lussuria, quando saggerete il sapore delle sue
labbra
che violentano la vostra bocca, quando percepirete i suoi affondi nei
vostri
corpi, in modo violento, animale, erotico, passionale e pieno di
desiderio…allora
si che potrete capire cosa, Kimberly Potter intende con la parola
“Piacere”.
L’aria
si satura dei
nostri gemiti e dei nostri sospiri.
Continua
a ripetere il
soprannome “Bambolina” senza sosta, con quel tono
estremamente eccitato che mi
manda letteralmente in estasi.
Io,
invece, mi limito a
lasciare che versi di puro godimento abbandonino le mie labbra,
pronunciati
tutti in prossimità del suo orecchio.
Sento
qualcosa di caldo
invadermi il basso ventre, e, come una macchia d’olio lo
sento allargarsi
dentro di me.
Mentre
Draco spinge.
Spinge.
<<
Tua madre era una delle persone più Belle che abbia mai
conosciuto. La rivedo, sai? La rivedo sempre nei tuoi occhi.
>>
Dentro
e fuori.
Fuori
e dentro.
In
modo sempre più
disperato, più violento, più malinconico,
più liberatorio.
Stringo
le gambe intorno
alla sua vita sempre più forte, per sancire in modo ancora
più definitivo la
mia appartenenza completa a Lui.
Lo
stringo a me sempre
di più, mentre abbandono la testa contro il muro, lasciando
che i miei sospiri
si dedichino alle candele fluttuanti che illuminano l’aula.
I
suoi, invece, di
gemiti, si infrangono direttamente sulla pelle della scollatura del mio
vestito
che, ancora indosso alla sottoscritta, inizia a stropicciarsi e
slargarsi
tutto.
Già.
Per
la fretta che avevo
di divenire con Lui una sola cosa non gli ho nemmeno dato il tempo di
spogliarci completamente.
Non
era mai successo.
<<
Abbiamo trascorso davvero troppo poco tempo con loro. Ed
è una cosa schifosamente ingiusta. >>
<<
Non credo di aver visto poi così tante cose giuste nella
nostra vita, comunque… >>
<<
Mancano tanto
anche a me. >>
<<
Harry? >>
<<
Mh? >>
<<
Secondo te sono orgogliosi di noi? >>
Avanti
e indietro.
Indietro
e avanti.
Adesso,
le sue spinte,
oltre ad essere forti, divengono anche veloci.
Sento
qualcosa di caldo
iniziare ad invadermi tutto il corpo.
Non
è più una sensazione
confinata solo al basso ventre.
Mentre
i miei gemiti
divengono quasi urla, quel calore inizia a salire, ad aumentare, ad
intensificarsi.
Direttamente
proporzionale alla frenesia delle spinte del mio Principe delle Serpi,
assecondate dal mio bacino.
Tutto
intorno a me
inizia a farsi confuso.
Tutto
perde significato
e forma.
Tutto
perde colore.
L’unico
colore che il
mio occhio riesce a percepire in questo momento è il grigio
argenteo degli
occhi di Draco Malfoy.
Tutto,
tutto, ciò che
non è Lui, che non faccia parte di Lui o che non abbia nulla
a che fare con
Lui, perdono la loro importanza.
Non
ho spiccicato parola
da quando l’ho attirato fuori dall’aula di
Lumacorno.
Ma,
adesso, nel momento
in cui l’orgasmo invade ogni fibra del mio essere, ogni mia
più piccola
cellula, adesso che tutte le mie più recondite funzioni
sensoriali si
concentrano sulla sensazione di Piacere Assoluto regalatami da Malfoy,
cosa
posso sospirare se non…
<<
Draco! >>
Perché?
Perché
loro?
Perché
Lily e James Potter?!
La
mia schiena scivola
lentamente contro il muro, mentre mi accascio a terra.
E
Draco insieme a me.
Abbiamo
entrambi
l’affanno, e delle gocce di sudore imperlano la nostra fronte.
Restiamo
per un po’
così, immobili, seduti in modo scomposto sul pavimento,
fronte contro fronte, a
lasciare che i nostri respiri si calmino.
Io
chiudo anche gli
occhi, per permettere meglio al mio corpo di riprendermi da questo
orgasmo
sconvolgente, Lui, invece, sono certa non faccia lo stesso.
Perché
sento il suo
profondo sguardo sul mio viso.
Ma,
di nuovo, non fa
domande.
Semplicemente,
passata
una manciata di minuti per calmare i bollenti spiriti, afferra
Infila
le sue toniche
gambe nuovamente nei boxer e nei pantaloni, per poi porgermi il suo
mantello,
decisamente più lungo e largo del mio, per coprirmi.
In
tutto ciò, sono
rimasta immobile.
Con
il vestito alzato
fin sulla pancia, con l’intimità e le gambe
completamente scoperte, il rossetto
sbavato, le guance rosse, i capelli scompigliati, gli occhi ancora
lucidi (solo
di desiderio?) una spallina abbassata, ed un seno quasi completamente
scoperto.
Se
qualcuno entrasse in
questo momento, solo guardando la mia faccia, capirebbe esattamente
cosa è
stato appena consumato segretamente tra me e Draco.
Ma
la porta è ancora
sigillata, quindi non rompessero le palle.
Malfoy
mi porge la mano,
aiutandomi ad alzarmi, per poi farmi sedere sul materasso da lui fatto
Evanescere.
Mi
raggiunge
immediatamente, sdraiandosi comodamente, come se fossimo nella stanza
numero 7
del Dormitorio Maschile di Serpeverde.
Ora
come ora, però, non
mi faccio troppi problemi né del luogo, né del
momento inopportuno in cui
abbiamo – o meglio Ho
– deciso di
imboscarci.
Mi
limito solamente ad
assecondare il Suo braccio che mi circonda le spalle, a poggiare mani e
testa
sul suo petto marmoreo, e a rannicchiarmi contro il suo fianco il
più
possibile.
Mi
raggomitolo su me
stessa, praticamente nascondendo il viso sulla sua pelle, ed aspirando
il suo
paradisiaco profumo, lasciandomi cullare dalla tranquillità
che la sua presenza
mi ha sempre regalato.
Sono
tornata la bambina
oppressa dalle angheria di Dudley, l’undicenne spaurita che
stava per entrare
in un Mondo al quale, fino a quel momento, non apparteneva affatto, la
quattordicenne che si svegliava nel cuore della notte rivedendo il
cadavere di
Cedric Diggory e il volto tornato in vita di Voldemort nei sogni, la
quindicenne intimorita che si trovava a fare i conti con una
inquietante
Profezia, la diciassettenne il cui cuore veniva fatto in piccoli pezzi
dalla
Guerra.
Sono
tornata
Coloro
che, più di
tutti, potevano rappresentare per Lei ciò che più
si avvicinava all’idea di
genitore.
Sono
tornata
Ed
il fatto che, adesso,
ora, in questo momento, il corpo al quale mi ancori disperatamente mi
consoli
esattamente come un abbraccio del mio adorato fratellino, vuol dire
solo una
cosa.
<<
Harry? >>
<<
Mh? >>
<< Ti voglio bene. >>
<<
Anche io, romanticona. Anche io. >>
<<
Draco? >>
<<
Mh? >>
<<
Ti amo.
>>
Sento
le sue labbra
distendersi in un sorriso, contro i miei capelli.
Sento
la sua presa
rafforzarsi maggiormente intorno ai miei fianchi.
E
sento il suo corpo
premere ancora di più contro il mio.
<<
Anche io,
bambolina. Anche io. >>
<<
Signora Black!
Dov’è Draco? >>
Inutile
stare a
specificare il fatto che, Andromeda, avesse rinunciato da tempo a quel
nobile,
oscuro ed importante cognome.
Ma,
insomma, non
pretenderete mica che un Serpeverde radicato nell’animo come
Blaise Zabini o
Theodore Nott, condividano la sua scelta?
Perché
appellare un
elegante e bellissima signora con un cognome da Babbano,
(puah!) anzicchè con quello di una delle più
nobili ed
altolocate Casate del Mondo Magico?
Comunque,
la signora in
questione si volta verso color che gli sono stati presentati come i
migliori
amici di quello che gli è stato presentato come suo nipote.
E
si esibisce in un
malizioso sorriso.
<<
Kimberly è
passata casualmente di qui, poco
fa,
e mio nipote ha sentito casualmente
l’urgente esigenza di prendere un po’
d’aria… >>
Anche lo sguardo che si scambiano i due ragazzi è
attraversato da un lampo
malizioso.
<<
Blaise, mi devi
cinque galeoni! >>
<<
Porco Godric!
Quell’infimo biondastro ossigenato mi sentirà, non
appena riappare! >> si
lamenta il suddetto Serpeverde, estraendo dalla tasca interna del
Mantello la
cifra che, quello strozzino di Theo, gli stava spillando a suon di
ghigni e
soddisfazione.
Si,
avevano scommesso.
E
il soggetto era stato
proprio Draco.
Zabini
diceva che, i due
ninfomani, conosciuti meglio come
Nott,
invece, era più
dell’idea che, il Serpeverde, fregandosene del fatto che
tutto il resto degli
studenti si stava facendo due palle grandi quanto la testa della Piovra
Gigante
a causa della costrizione di restare accanto ai proprio parenti per i
colloqui
con i professori, sarebbe sparito quanto prima.
Idea,
che gli aveva
appena fatto guadagnare cinque Galeoni.
Seguito
lo scambio di
battute tra i due giovani Serpeverde, Andromeda lascia che una risata
scuota il
suo volto.
Ridere…da
quanto tempo non lo faceva?
<<
Generalmente
avrei imposto il supplizio di quest’attesa infinita anche a
Lui, ma ho visto
Kimberly troppo giù di morale, per privarla della compagnia
del suo ragazzo…
>>
E,
di nuovo, Blaise e
Theo si scambiano uno sguardo di sottecchi.
Ma,
stavolta, non c’è
traccia di maliziosità nei loro occhi.
Solo…
Oh
bè, sono Serpeverde.
Chi
riesce a capirli, o
li conosce da quando sono nati, oppure è un Mago
fottutamente bravo nella
Legilimanzia.
<<
Sinceramente,
ce lo vedo davvero poco Draco che consola una donna. >>
<<
Non sarebbe in
grado di consolare nemmeno un Asticello! >>
<<
Ma perché gli
Asticelli sono dotati di una sfera emotiva? >>
<<
Oh, bè,
certamente è maggiore rispetto a quella di Draco!
>>
<<
Blaise, è
inutile che lo insulti. Tanto i cinque galeoni che ti ha fatto perdere,
non
torneranno indietro. >>
<<
Quel fedifrago!
>>
<<
Fedi…che? >>
<<
Oh, insomma! È
un giorno intero che cerco di non dire parolacce, ho esaurito i
sinonimi! E
quindi sono andato a prenderli in altre epoche.. >>
<<
Si, e Fedi…qualcosa chi
te l’ha suggerito, direttamente
dall’anno 1000, Salazar Serpeverde in persona?
>>
<<
No, Lui sono
certo che abbia sempre preferito la parola
“Stronzo”… >>
<<
Blaise! >>
Ecco, lo sapeva.
Se
c’era una cosa che
sua madre disdegnava quanto i Babbani, i vestiti Kitsch e i brufoli
(non che
lei ne avesse mai mostrato uno, eh), quelle erano le parolacce.
Intaccano
la tua eleganza e raffinatezza. Insozzano il tuo
fascino. E tu sei un bellissimo Purosangue, Blaise, non dimenticarlo
mai. E non
fare mai in modo che siano gli altri, a dimenticarlo.
Quindi,
ecco perché era
tutti il giorno che aveva detto addio ai “Cazzo”,
“Che palle”, “Fanculo”, e
“Chi è quello stronzo che sta guardando il sedere
a Daphne?!”.
E
benvenuto ai “Santo
Salazar”, “Che noia”, “Vai a
farti un giro tra i Babbani”, “Chi acciderboli
è
quel celebroleso che osa posare il suo oltremodo fuoriluogo sguardo sul
fondoschiena di Daphne?!”.
Capirete
anche voi,
dunque, che Blaise Zabini ha leggermente il cervello in fumo.
E,
comprenderete anche
che, essersi sforzato così tanto tutto il giorno, solamente
per essere, poi,
sgamato a pronunciare una, una sola,
misera ed insignificante parolaccia quando sua madre era persino
impegnata a
chiacchierare con i Nott, gli faccia credere di aver ricevuto il
Malocchio da
qualcuno.
In
effetti, quel tale
Collins della sua stessa Casata, è sempre stato
profondamente attratto da
Daphne e, di conseguenza, è circa un annetto che lo odia
altrettanto profondamente.
E,
prima, giurerebbe di
averlo scoperto ad Avadakedavrizzarlo con lo sguardo…
Comunque,
durante queste
sue più che meritevoli elucubrazioni mentali, ci pensa Theo
a salvarlo da
un’imbarazzante ramanzina di sua madre.
<<
Signora Zabini,
le presento Andromeda Black. Signora Black, lei è Diana
Zabini, la madre di
Blaise. >>
Le
due donne si
sorridono, false e diffidenti come è giusto che due
Purosangue si presentino la
prima volta, stringendosi la mano.
<<
Signora Black.
Spero che voglia scusare mio figlio per la volgarità di
linguaggio appena
dimostrata… >>
Occhiataccia
al povero
Blaise, improvvisamente interessato al bottone perennemente sul punto
di
esplodere del panciotto di Lumacorno.
<<
Oh, non si
preoccupi. Anzi, mentre i ragazzi battibeccavano, mi sono molto
divertita.
>>
In
effetti.
Avevano
praticamente
scordato la zia di Draco, durante il loro alquanto idiota scambio di
opinioni
sulle parolacce preferite di Salazar.
Le
due donne accennano
una risata, mentre Blaise e Theo si guardano colpevoli.
Non
è molto educato
escludere qualcuno (che non sia un inetto indegno di respirare la tua
aria come
un Grifondoro) dalla propria conversazione.
<<
Di cosa
parlavate di così interessante, ragazzi? >>
domanda loro Diana Zabini.
Leggermente
minacciosa,
in effetti.
<<
Oh, di nulla.
Solo di quel fedifrago …
>>
sguardo divertito con Theo << …di Draco che mi
ha appena fatto perdere 5
Galeoni. >>
Diana
non sembra capire
molo cosa possa centrare il migliore amico di suo figlio con le sue
finanze,
così rivolge un’occhiata dubbiosa e un
po’ incuriosita ad Andromeda Black.
La
quale, sembra ancora
più confusa di lei.
Ed
infatti alza le
spalle.
<<
Ho capito
solamente che Kimberly Potter ha qualcosa a che fare con questa
faccenda…
>>
E,
di nuovo, la signora
Zabini, una delle streghe più belle del loro tempo, si
esibisce nelle sua
cristallina risata.
Qualche
padre si gira
persino a guardarla, subito richiamati dalle loro stizzite mogli.
<<
Ultimamente non
riesco a sentir parlare di Draco, senza che spunti immediatamente fuori
il nome
di quella ragazza… >> constata Diana Zabini.
Quando,
circa una volta
al mese, suo figlio le faceva l’onore di mettersi in contatto
con Lei con
Oppure
quando, nella
sala d’attesa del salone di Bellezza di Antoine,
l’unico mago al mondo che
spaziava nel campo di trucco e parrucco meglio di una donna stessa, si
intratteneva nel leggere riviste come “Strega
Moderna” o “Chi, Strega.”, le
saltava puntualmente all’occhio il nome di quei due giovani,
affiancati.
Suo
figlio ed il suo
migliore amico annuiscono, scambiandosi un sorrisetto divertito.
Andromeda,
dal suo
canto, non può che essere d’accordo.
<<
Hanno creato un
bello scandalo, eh? >>
La
signora Zabini fa
spallucce.
<<
Oh,
indubbiamente. I Potter hanno una naturale predisposizione per
cacciarsi nei
guai, e farsi notare. >>
<< Non sapevo conoscessi Harry e Kim…
>> constata la signora, o
meglio, vedova, Tonks.
Ha
appena alzato un
sopracciglio, palesando la sua curiosità, riflessa anche
negli sguardi
altrettanto stupiti di Blaise e Theodore.
<<
Se assomigliano
a James caratterialmente, almeno quanto gli somigliano
fisicamente…allora si,
li conosco molto bene.
>>
<< Madre… >>
Blaise
Zabini, è
decisamente confuso.
<<
…Chi è James?!
>>
<< Signora Zabini… >>
Theodore Nott, un po’ meno.
<<
Lei conosceva i
genitori della Potter? >>
E,
Diana Zabini, si
limita ad annuire, mentre un mesto sorriso si apre sulle sue labbra
perfette.
Sesso.
Quello,
era decisamente
sesso.
Non
abbiamo fatto
l’amore, no.
Abbiamo
appena fatto sesso.
In
modo selvaggio,
spiaccicati contro il muro, senza nemmeno darci il tempo di svestirci e
saggiarci completamente.
Generalmente,
mi sarei
sentita una vera puttana.
Ma,
infondo, ero con Draco.
E,
fondermi del tutto
con il suo corpo, in qualsiasi modalità, luogo, e
situazione, non potrà mai
farmi sentire una puttana.
E
poi, ne avevo
decisamente bisogno.
<<
Scusami.
>>
Improvvisamente,
il
tipico silenzio in cui ci lasciamo avvolgere dopo un sanissimo
rapporto, viene
rotto dal mio tono sussurrato e desolato.
Le
mie labbra si sono
mosse contro il suo petto, sul quale sto ancora nascondendo il viso, ed
il mio
fiato è andato direttamente a stuzzicargli il capezzolo.
<<
Per cosa?
>>
Se
avessi la forza di
alzare il viso nel suo, sono certa che troverei quel suo irritante
sopracciglio, alzato.
<<
Per averti
rapito senza alcun remore. >>
Sta
ghignando, me lo
sento.
Sia,
perché lo conosco
vecchio, ormai, e sia perché nel tono con cui mi risponde,
il malizioso
divertimento è palese.
<<
Credimi,
bambolina, se ogni tuo rapimento deve concludersi così…puoi
farlo quando vuoi. >>
Mi ritrovo a sorridere, nonostante il mio stato d’animo non
ne risenta poi
molto.
Cos’è
un sorriso, paragonato a quell’immenso magone che mi sta
logorando le viscere?
<<
Insomma, mi
sarebbe piaciuto che tu avessi passato un po’ di tempo con
Andromeda. È davvero
una brava donna. E poi…è tua zia! Senza contare
il fatto che…che… >>
Non
so se è il caso di
continuare.
Ma
perché diavolo quando si
finisce a parlare
della sua famiglia non so mai fin dove possa arrivare a spingermi?
<<
…Senza contare
il fatto che Andromeda è il mio unico familiare che non
cerchi disperatamente di
ucciderti…? Che è praticamente il mio unico
familiare che non sia un
Mangiamorte…? Che è il mio unico familiare a non
aver perso qualche rotella
nella Magia Oscura…? >>
Per
fortuna, mi trae in
salvo Lui stesso.
Annuisco.
<<
Si. Avrei
decisamente dovuto lasciarvi un po’ da soli a conoscervi.
Ma… ma… >>
Oh,
avanti, Kiki!
Non
credi sia
leggermente tardi per sperimentare i vecchi incerti dubbi sul palesare
i
proprio sentimenti?
<<
…Ma…avevo bisogno di te.
>>
Sento
distintamente un
fremito scorrere lungo la pelle lattea del suo petto, e le sue dita
intorno al
mio fianco rafforzare ulteriormente la stretta.
Resta
in silenzio.
Non
ribatte nulla, né
tantomeno fa qualche domanda.
Come
prima, aspetta che
sia io a farmi forza, e parli.
<<
Come Volevasi
Dimostrare, questa giornata mi ha immensamente depresso. Dannata
Mcgranitt e le
sue iniziative del cazzo!... >>
Risatina
da parte sua.
<<
…Come minimo,
però, stamattina ho avuto qualcosa da fare, a pranzo ero
totalmente circondata
dai genitori dei miei amici che mi facevano domanda sulla
“Leggendaria
Vittoria”, oppure mi divertivo, insieme a Ron e Ginny, a
prendere in giro Harry
alle prese con il padre di Hermione… >>
Adesso, tocca al sorrisetto malefico.
<<
…e poi nel
primo pomeriggio, sono stata al Lago con Harry. Ma
poi…bè Lui è praticamente
crollato dal sonno, e voialtri eravate tutti alla prese con voti e
genitori.
Ed
io mi sono sentita
fottutamente e disperatamente…sola.
>>
Segue
un pesante
silenzio, in cui non riesco a capire se Draco non parli
perché non ha la minima
idea di cosa dire in una situazione come questa, oppure semplicemente
perché
aspetta che sia io a continuare a parlare.
Effettivamente,
però,
lasciare un Malfoy senza parole non è un impresa
propriamente facile…
Comunque,
anche da parte
mia segue una manciata di minuti, privi di parole.
Con
la mente, ripercorro
la sensazione provata, non appena la porta della stanza di Dormitorio
di mio
fratello mi si è chiuso alle spalle.
Sono
scesa in Sala
Comune, e l’ho trovata completamente deserta.
Silenziosa,
una delle
mie ali preferite del Castello, invece di trasmettermi le tipiche
sensazioni di
gioia, agio e famiglia, ha avuto
semplicemente il potere di rattristarmi.
In
quel momento, ho
sentito un peso sullo stomaco, come un mal di pancia, che mi ha
abbandonato
solo quando ho potuto rifugiarmi tra le braccia di Malfoy.
Ho
iniziato a camminare,
senza apparente meta, sentendo quel magone crescere sempre di
più all’interno
di me, mano a mano che percorrevo i corridoi vuoti di Hogwarts,
generalmente
sempre affollati di gente urlante.
Vi
ho sempre detto che
odio il silenzio, no?
Bè,
mi sono ritrovata
completamente avvolta da esso, in modo sconvolgente, triste, sbagliato
e soffocante.
Il
mio cervello aveva
immediatamente trovato la causa di quel senso di malinconia che mi
aveva colta,
in modo più devastante di quanto rifosse mai accaduto.
Aveva
maturato la
consapevolezza di un qualcosa, un
qualcosa di inesorabile, un qualcosa che nemmeno lui voleva accettare.
Credo
sia stato lì che
si sia scollegato completamente dal mio corpo, pur non arrivare a
formulare
quel qualcosa come un pensiero
concreto, e che i miei arti mi abbiano lentamente condotto verso i
Sotterranei.
E,
dunque, da Draco.
Ma,
adesso, sono con
Lui.
E,
se prima quel
qualcosa ho cercato con tutta me stessa di reprimerlo, di lasciarlo
negli
angoli più reconditi della mia mente, adesso ho solo una
gran voglia di farlo uscire dalla
mia testa.
Concretizzandolo
in
parole.
Si,
lo so.
È
un atteggiamento
completamente opposto a quello assunto fino a poco tempo fa.
Ma
sono sempre stata una
ragazza strana.
E
contraddittoria.
<<
Tutti quanti
consideriamo Hogwarts come Casa nostra, e le persone che vi abbiamo
conosciuto
come una seconda famiglia. Ma il senso di appartenenza che lega me a questo luogo, e a coloro che vi
hanno vissuto per sette anni, non è nemmeno lontanamente
paragonabile a ciò che
sentono gli altri. Hogwarts, per
me,
è la mia unica casa, e
la mia unica famiglia. Ron e Ginny,
per
esempio. Loro adorano letteralmente
questo posto, esattamente come adorano me, Harry, Hermione e tutti gli
altri.
Ma, quando usciranno di qui, sapranno dove andare. Alla Tana troveranno
Molly e
la sua famosa zuppa di cipolle che, con le lacrime agli occhi,
riaccoglie a
casa i suoi bambini, ormai diventati un uomo ed una donna. E lo stesso
vale per
Hermione.
Io,
invece, tornerò
nella lugubre e fredda Grimmauld Palace, dove ad attendermi ci
sarà solo il
ritratto della madre psicopatica di Sirius…. >>
Non
oso nemmeno
immaginare la scena, altrimenti andrei direttamente ad affogarmi nel
Lago Nero.
<<
D’altronde, è
sempre stato così. Ho sempre saputo di non avere
assolutamente nessuno fuori dalle
mura di Hogwarts,
specialmente dopo la morte di Sirius e Remus, ma la presenza dei miei
Grifondoro ha sempre fatto in modo che la cosa non mi pesasse
più di tanto. Hogwarts,
ha sempre fatto in modo che la
cosa non mi pesasse più di tanto. Ma, camminare per i
corridoi deserti, senza
il rumore dei soliti schiamazzi eccitati degli studenti, mi ha fatto
rendere
conto che siamo ad Aprile. E che Hogwarts è agli sgoccioli.
Quando questo
piccolo sogno, che per sette lunghi anni è sempre stato
tutto il mio mondo,
avrà una fine, cosa ne sarà di me?
Ed
è stato quando sono
arrivata a formulare questa domanda, che un senso di oppressione e
malinconia
ha preso ad ostruirmi il petto.
Ho
capito di non sapere
assolutamente nulla del mio futuro, almeno quanto del mio passato. Ho
capito
che, per me, coloro che mi hanno donato la vita, e che hanno rinunciato
alla
loro perché la mia potesse continuare, sono dei completi
estranei. E che, con
la morte di Sirius e Remus, ho sprecato la mia ultima
possibilità di conoscere
mio padre e mia madre.
E
poi…Mi mancano. Mi
mancano tutti maledettamente. >>
Mi
sento un’ipocrita.
Una
schifosa ipocrita.
Solo
qualche ora fa,
prima che i genitori facessero irruzione a Hogwarts e nella nostra vita
scolastica, prima che iniziassi a sentire l’effettivo peso di
questa giornata,
quando io ed Harry eravamo preda dei soffi di vento, attendendo
l’apertura dei
Portoni della Scuola, ero io quella che dispensava perle di saggezza e
consolazioni.
Mio
fratello, era
attanagliato più o meno dalle mie stesse ansie e dai miei
stessi dolori, e sono
stata io quella che lo ha confortato, comportandosi in modo saggio e da
vera dura.
Tsè.
E
adesso?
Che
idiota che sono.
<<
Cosa si dice in
queste situazioni, Potter? >> mi domanda improvvisamente
Draco.
Alzo
lo sguardo sul suo
viso, solamente per incontrare i suoi occhi fissi su di me, e un
sopracciglio
inarcato.
Ma
che razza di domanda è?!
<<
Che cosa?!
>>
Magari
ho capito male.
Magari
non mi sta
chiedendo il modo migliore per consolarmi…
Sospira.
<<
Chiedevo…cosa
si vuole sentir dire una persona, dopo discorsi del genere?
>>
Se
fossi un cartone
animato, mi spunterebbe una gocciolina dietro la testa.
Se
fossi una strega, mi
verrebbe una gran voglia di Affatturarlo.
Ma…ehi!
Io
sono una strega.
Posizionando
il peso del
mio corpo sul braccio, alzo il busto per poterlo guardare meglio.
La
mia ombra, nata dalla
luce ondeggiante delle candele, si proietta sul suo petto ed su parte
del viso,
mentre i miei capelli scivolano come una cascata da un lato, inondando
la mia
spalla destra.
Fisso
i miei occhi nei
suoi.
<<
Draco…ma che cazzo di
domande fai?! >>
Incredibile.
Incredibile.
Incredibile.
Fa
spallucce, inarcando
ulteriormente il sopracciglio, ed assumendo un ghigno divertito.
<<
Perché? Che c’è
di male? Insomma…cosa vuoi che ne sappia io di come si
consola una donna?!
Specialmente una donna orgogliosa e permalosa come te, che mi viene a
fare un
discorso talmente profondo sulla perdita di persone care e sulla paura
del
futuro! Una parola sbagliata, e mi becco uno Schiantesimo in piene
chiappe, no?
>>
Draco Malfoy.
Un
nome, una leggenda
nel rovinare qualsiasi tipo di momento romantico, barra di
profondità emotiva.
Lui,
ha la sfera emotiva di un bradipo, non Ron!
Sto
candidamente per
fargli notare che, uno Schiantesimo in piene chiappe, sta per riceverlo
comunque, che il biondastro decide di dare nuovamente aria a quella
boccaccia.
<<
Insomma,
bambolina, sinceramente, cosa vuoi sentirti dire?... >>
Adesso
ogni traccia di
quel ghigno divertito è scomparso dal suo volto.
Solamente,
il suo viso
sfoggia un’espressione di innocente ovvietà,
quella che gli uomini assumono
mentre spiegano ai bambini quanto la mamma li voglia bene.
<<
….Che potrai
andare a finire a lavorare con i Pinguini Oscuri in Antartide, ma dello
Sfregiato non ti libererai mai? Che Fiammetta e
Lo
guardo attentamente,
sbattendo le palpebre.
<<
Per quanto
riguarda l’altro
discorso… Lo so che
ti mancano tutte quelle persone che hai perso nella Battaglia, e che,
dopo
quasi 18 anni il dolore per il tuo essere orfana da praticamente tutta
la vita
a volte riaffiora e ti fa stare male. Lo capisco. E non posso dirti
assolutamente nulla per farti stare meglio. Vorrei farlo, Bambolina, ma
nemmeno
noi maghi possiamo sconfiggere la morte. E non posso nemmeno
prometterti che
non succederà ancora. Sentirti soffocata dal senso di
mancanza e nostalgia,
intendo.
Però..
>>
E
qui, sfoggia il suo
più malizioso ghigno.
<<
…Posso ricordarti
del sottoscritto. Vederti nuda un’altra volta e
così in preda alla lussuria non
può che farmi immensamente piacere. >>
Cala il silenzio.
Lascio
che le sue parole
mi entrino in testa, permeandosi ad ogni più infima parte
della mia mente,
lasciando che il suo discorso si fondi con il mio cervello, lasciando
che il
suo discorso mi sommerga
completamente.
Permetto
alle sue
considerazione di abbracciarmi, in tutta la totalità del mio
corpo.
<<
Anche dopo
Hogwarts? >>
Già.
Ci
sarai anche dopo Hogwarts, mio Principe delle Serpi?
Ci
sarà ancora un noi, dopo
che un Castello non ci terrà
più uniti?
Una
sua mano si avvicina
con lentezza sul mio viso, per poi posarsi completamente su una mia
guancia
Avvicina
le mie labbra
alle sue, sempre con esasperata calma.
<<
Sei la prima
donna che frequento costantemente per più di una settimana.
Sei la prima donna
che ha avuto la facoltà di eclissare tutte le altre. Sei la
prima donna che ha
l’odioso potere di condizionarmi in tutto quello che faccio.
Sei la prima donna
con cui fare l’amore non mi annoia mai. Sei la prima donna
con la quale mi sono
seriamente aperto. Credi che ti
lascerei andare tanto facilmente? >>
A queste parole, spalanco gli occhi.
Inizio
a tremare, nel vero senso del
termine.
Come
prima, mi ritrovo a
sbattere ripetutamente gli occhi, ma, stavolta, per quel maledetto
pizzicore al
quale il mio sguardo è facilmente oggetto da quanto ho
conosciuto davvero Draco
Malfoy.
Sento
un qualcosa di
caldo, molto simile all’orgasmo appena raggiunto, invadermi
il petto, mentre il
cuore non la smette di pompare sangue con
un’intensità inaudita.
Annullo
improvvisamente
la distanza tra le nostre labbra, baciandolo e praticamente saltandogli
addosso
con il tipico entusiasmo che ha una bambina quando corre in braccio al
padre,
appena rientrato da un viaggio di lavoro.
Lo
bacio con tutto il
trasporto che posso, sentendo ondate di felicità pura
annullare quella bile di
tristezza che mi attanagliava lo stomaco prepotentemente.
Lui
risponde con la
stessa intensità, mentre la mano che prima era posata sulla
mia guancia scende
ad accarezzarmi la schiena.
Avremmo
sicuramente
fatto di nuovo l’amore, se non fosse per un pensiero
prepotente che mi si
affaccia nella mente, all’improvviso.
Mi
stacco da Lui,
strappandogli un grugnito contrariato, del quale rido gioiosa.
Lasciandolo
interdetto
ed immensamente deluso, mi alzo dal materasso improvvisato sul quale
eravamo
stesi.
Mi
posiziono in piedi di
fronte a Lui, con le mani sui fianchi.
<<
Non ha
dimenticato qualcosa, signor Malfoy? >>
Con la tipica espressione di chi sta pensando “Santo Merlino,
questa è tutta
pazza!”, mi risponde con il più puramente confuso:
<<
Eh?! >>
Nuovamente,
mi lascio
andare ad una risata.
<<
A proposito di
apertura e confessioni. >>
Continua
a non capire.
<<
Bambolina,
adesso è il mio turno. Che cazzo
di
domande fai? >>
<< Mi sbaglio, o mi avevi promesso un giretto nei ricordi
del Grande
Draco Malfoy?! >>
A
queste parole, perde
un po’ di colorito sul suo bellissimo viso.
E
spalanca gli occhi,
ingoiando saliva a vuoto.
Si
guarda intorno,
cercando qualcosa che lo salvi in corner ma, dallo sguardo che mi
lancia dopo
una manciata di secondi, non credo che abbia trovato qualcosa di utile
a
salvarlo dalla situazione, in cui, diciamocelo, si è
cacciato Lui stesso.
<<
Adesso mi devi
spiegare come fai. >> pronuncia.
<<
A fare cosa?!
>>
<<
A passare dallo
stato “Sono depressa, tagliatemi le vene” a quello
“Rompiamo le palle al povero
Draco”. >>
Rido.
E
se ne ho ritrovato la
voglia, è solamente grazie a Lui.
<<
Eh no, mio caro.
Ti impedisco di tornare sul solito discorso “Sei totalmente
pazza”. Dovresti
averlo capito, ormai. E poi lo so che lo faresti solamente per arginare
il
giretto nel tuo passato. Ti tocca, biondastro. Ti tocca!
>>
Sbuffa,
alzandosi anche
Lui dal materasso improvvisato, e ritrasfigurandolo in una normalissima
sedia,
con tutta la lentezza che può donare a questo semplice gesto.
Poi,
si limita a
guardarmi, colpito da un’ispirazione improvvisa che lo rende
stranamente
euforico.
<<
Sai, bambolina,
sono costretto a darti una pessima notizia: oggi ho dimenticato il mio
Pensatoio tascabile, sai… >> aggiunge con
tanto, tanto, sarcasmo
<< …quelli che mi porto sempre dietro,
perché
sono un gran romanticone
sentimentale
che piange lacrime su lacrime rivivendo i momenti
più belli
della propria vita! >>
Idiota.
Alzo
un sopracciglio,
mentre vengo colta da un flashback.
Eravamo
al primo anno,
io, Harry, Ron ed Hermione.
Incastrati
tra la morsa
soffocante del Tranello del Diavolo, Hermione andava alla ricerca di
legna per
accendere un adorabile fuocherello con il quale liberarci da quella
pianta
infernale.
Pur
avendo una Bacchetta a portata di mano.
<<
Hermione, sei una STREGA o sbaglio?! >>
<<
Imbecille. Sei
un Mago, se non erro. >>
Tsè.
Come
se dovessi
ricordare ad un Purosangue come Draco Malfoy di avere un immenso potere
magico
che scorre nelle proprie vene.
Ma,
evidentemente, pur
di non ripercorrere le tappe che l’hanno portato ad essere lo
stronzo più
affascinante e sarcastico di Hogwarts, abbandonerebbe, anche se
momentaneamente,
ciò che Lui definisce un
enorme e
superdotato cervello.
<<
E quindi?
>>
Lo
picchio.
Si.
È
ufficiale, lo picchio.
E
lo faccio sul serio.
Vabbè,
mi limito a
scoccargli uno scappellotto sulla testa, che lo fa semplicemente ridere
divertito, ma lo sguardo che gli dedico…
Oh,
il mio sguardo
esprimeva pura irritazione.
Con
un sopracciglio
alzato ad altezza record, e sospirando come fa sempre Hermione quando,
alla
millesima supplica, cede e lascia che Ron ed Harry copino uno dei suoi
temi, mi
limito ad impugnare
<<
Accio Pensatoio di Draco.
>>
Lo
guardo, con la tipica
espressione di chi, dandoti del completo ritardato, ti sta dicendo:
“Visto? Non
era difficile!”.
Ma,
evidentemente, l’egocentrico
rampollo di casa Malfoy non coglie la sottigliezza del mio insulto
perché,
sempre con quel suo adorabile sarcasmo, ribatte.
<<
Ah, intendevi questo….
>>
Sto
per picchiarlo di
nuovo, e stavolta in modo serio, quando la sua testolina bacata viene
colta da
un’altra ispirazione.
Ma,
stavolta, il suo
ghigno divertito non c’è più, ed il suo
viso è assolutamente serio.
<<
Bambolina, io,
fossi in te, mi farei quattro chiacchiere con
Un
punto interrogativo
mi si forma sul capo.
In
modo metaforico,
ovvio.
<<
Non lo te lo
scrocco un appuntamento con
Il mio tono avrebbe dovuto essere sarcastico, divertito e pungente.
E
allora perché diavolo
mi è uscito così immensamente…geloso?
Deve
accorgersene, perché
mi prende il mento tra le dita, alzando il viso in modo che i miei
occhi siano
completamente immersi nei suoi.
<<
Sebbene vederti
immensamente gelosa del sottoscritto sia decisamente
eccitante…non era quello
che intendevo. >>
Idiota.
<<
Non era la nostra
affascinante professoressa di Trasfigurazione, ad averci detto,
all’inizio
dell’anno, di essere stata insieme a tuo padre? Chi
può conoscere i tuoi meglio
di lei? >>
È
ufficiale.
L’idiota,
non è Lui.
Ma
io.
Margareth
Kensington decise
di andarsi a prendere una boccata d’aria.
Accusando
un calo di
pressione, lasciò le sue pergamene con sopra trascritti
tutti i voti dei suoi
alunni Grifondoro nelle mani di Aberforth Silente, incaricato di darle
il
cambio, nei casi estremi.
Certo,
permettere alle
sue narici di respirare aria fresca non era certamente ciò
che
Insomma,
provate a
sopportarli voi orde di genitori super protettivi, per ore ed ore di
seguito.
Il
suo collega di Difesa
Contro le Arti Oscure aveva subito capito che, effettivamente, non
c’era niente
che non andava in Margareth, ma, con un sorriso, le suggerì
di andarsi a fare
un giro al Lago.
Precisando
che, se lo
avesse lasciato nelle mani di quei pazzoidi invasati che altri non
erano se non
i genitori dei suoi alunni, l’avrebbe denunciata alla Preside
per fancazzismo.
Ovviamente,
entrambi
sapevano, che non l’avrebbe mai fatto.
Fu
quindi con immensa
soddisfazione che inspirò una profonda dose d’aria
pulita, una volta giunta in
prossimità del Lago Nero, dove
Quasi
sospinta da una
Forza Superiore a lei estranea, sentì il suo busto ed il suo
collo girarsi
verso il ciliegio.
Un
sospiro mesto le si
aprì sul viso.
<<
Siamo ancora
nostalgiche, eh Maggie? >>
Sapeva
chi era, e sapeva
che prima o poi avrebbe dovuto farci due chiacchiere.
Ma
ciò non vuol dire
che, l’esserselo aspettato, le impedì di alzare
gli occhi al cielo, affatto
contenta della visita.
Dannata
Preside, e le
sue iniziative del cazzo.
<<
Diana. Che piacere vederti.
>>
Quando andava a Scuola, non aveva mai sopportato Diana Zabini.
Sebbene
appartenesse
alla Casa di Corvonero, qualcosa in lei le ha sempre suggerito che,
magari, il
Cappello Parlante aveva decisamente errato allo Smistamento.
Qualcosa,
nella
bellissima e perfetta Diana Zabini, le ha sempre fatto pensare alla
parola “Serpe”.
<<
Non sei mai
stata un granchè a dire bugie. >>
Fa
un sorrisetto, non
affannandosi affatto a negare.
<<
Hai già finito
il tuo colloquio con Horace? >>
Quasi quasi, sperava che le dicesse che no, non lo aveva ancora fatto
il
colloquio con il Direttore della Casa Serpeverde e che, proprio in quel
momento
doveva urgentemente tornare dentro.
Ma,
Margareth lo sapeva,
queste cose, non andavano mai come voleva Lei.
<<
Si, non c’è
stato molto da dire. Solamente che Blaise è un ragazzo
molto…vivace…
>>
Doveva dirglielo che, una sera, lo scoprì a fumare erba in
un corridoio, mentre
Malfoy e
<<
…ma che,
fortunatamente per Lui, è anche immensamente intelligente. E
che non ha alcuna
difficoltà. >>
Su
questo, non aveva
torto.
Blaise
Zabini era
davvero un ragazzo brillante.
Restano
in silenzio per
un po’.
Fino
a che è sempre
Diana a riprendere parola.
<<
Allora…com’è
stato tornare ad Hogwarts? Nei panni di una professoressa,
poi… >>
Ancora,
si lascia andare
ad un sorriso.
<<
Fantastico ed
orrendo allo stesso tempo. Mi sono sentita immensamente vecchia quando
Harry
Potter mi ha dato del Lei, e chiamata “Professoressa”,
o quando vedo lui, sua sorella e tutti i loro amici ridere e scherzare
sotto il Ciliegio. Oppure quando
sono
costretta a punirli, quando li colgo in flagrante a combinare
qualche… >>
Pausa.
Sorriso.
<<
…Malandrinata.
È come avere di fronte a
sé James, ma essere troppo vecchi e troppo cambiati per
passare ancora del
tempo con loro. >>
<< Lo somiglianza è impressionante, su questo
non ci sono dubbi. Non ti
sei mai sbagliata? Con i loro nomi intendo. >>
Oh,
sì che l’aveva
fatto.
O,
almeno, stava per farlo.
Ma,
fortunatamente, Loro non se
n’erano accorti, presi
com’erano a lanciare palline di carta nella parte
dell’aula occupata dai
Serpeverde.
<<
A volte.
Specialmente con Harry. Ma mi sono salvata in tempo. >>
Sarebbe
stato davvero
imbarazzante se, nel bel mezzo della lezione si sarebbe messa ad urlare
“James!
Basta Incantare il libro di Bole perché sputi palline di
carta da solo! O
saranno 5 punti in meno a Grifondoro!”.
Soprattutto
considerato
il fatto che, Lei, dopo il primo giorno di Scuola in cui, non sa
nemmeno il
motivo, si era lasciata sfuggire di essere stata la ragazza del loro
papà a
sesto anno, non aveva consapevolmente mai toccato il discorso
“Malandrini” con
i due ragazzi.
E,
piccola precisazione,
non siamo stati insieme solamente al sesto
anno.
Ma
anche al settimo.
O,
almeno, fino a quando
è stato possibile.
Sebbene,
un paio di
volte, Aaron mi abbia suggerito che, magari, quattro chiacchiere sui
due
genitori che non conoscevano affatto, non avrebbe certo fatto male ai
Salvatori
del Mondo Magico.
Aaron,
per la cronaca, è
il mio ragazzo.
Ed
anche se mi sento una
ragazzina a definire l’uomo con cui condivido tutto, persino
un appartamentino
ad Hogsmeade, da circa quattro anni semplicemente “Il mio
ragazzo”, non posso
fare altrimenti.
Non
siamo ancora
sposati, anche se, ultimamente, ne stiamo parlando sempre
più spesso.
Ovviamente,
nessuno a
Scuola, ad eccezion fatta dei suoi colleghi e delle Preside, sa niente
del
fatto che,
Non
che ci sia alcun
male, in ciò, ma preferisco che la mia vita privata
rimanga tale.
<<
Sei davvero
così restia a far sapere ai gemelli Potter che conoscevi il
loro paparino?
>> sussurra, pungete.
La
guardo, ed in Lei rivedo
la stessa ragazza antipatica che, la sera stessa in cui io e James ci
lasciammo, mi raggiunge su queste stesse sponde, per darmi della
stupida
bambina con le banane agli occhi, se davvero avevo creduto di poter
arrivare al
cuore del Cercatore Superfigo Potter.
<<
Oh, ma io non
lo conoscevo così bene come credevo, no Diana?...
>>
La
guardo intensamente,
lasciando volutamente la frase in sospeso.
<<
…Se avessi conosciuto davvero James
Potter
non ti saresti mai innamorata di Lui. Avresti capito dal suo primo
sguardo che tutto, in Lui,
apparteneva da tempo a
Lily Evans. >>
E brava la signora Zabini.
Se
la ricorda ancora.
La
frase, intendo.
La
stessa identica frase
con la quale mi diede della stupida
bambina con le banane agli occhi.
<<
Oh, bè…
>> ribatto, accennando un sorrisetto <<
…non tutti, al tempo,
potevano certo vantare di essere la migliore amica dei Malandrini.
>>
Anche lei, adesso, si lascia andare ad un ghigno.
<<
Questo, me lo
merito decisamente… >>
Ah, dimenticavo.
Un
altro motivo per cui
ho sempre pensato che Diana Zabini dovesse decisamente finire a
Serpeverde, era
per la sua completa e totale assenza della benché minima
forma d’umiltà.
<<
….Ma anche tu
hai i tuoi vanti. Ad esempio, sei stata la ragazza più
duratura di James, dopo
Wao.
Chi
non ama il secondo
posto?
Quando
ero ad Hogwarts,
solamente pensare a Lily Evans mi irritava enormemente.
Ed
anche i primi anni
che sono seguiti al diploma.
Questo,
certamente, si
accompagnava ad un forte sentimento o a strascichi di esso, che il mio
povero
cuore ha sopportato per anni, nei confronti di James Potter.
Grazie
a Dio, Godric e
Merlino poi, nella mia vita, è entrato a far parte Aaron.
Che
mi ha fatto sentire,
e che continua a farlo, la numero Uno.
Chissà
se se lo ricorda
Diana.
Infondo,
erano della
stessa Casa, e noi facevamo già il Quinto anno quando Lui si
diplomò.
Ma,
comunque, decido di
chiedere, se mi ricorderò, stasera direttamente a lui.
Seguono
lunghi attimi di
silenzio in cui, per la seconda volta in pochissimo tempo, il mio volto
si gira
di propria volontà verso il Ciliegio, che, quasi ogni
pomeriggio ospitava le
risate e le chiacchiere dei Malandrini.
E
lo fa tutt’ora, con i
loro eredi.
Stavolta,
però, anche
Diana compie il mio stesso movimento.
<<
L’avresti mai
detto? Mentre giocavano e facevano i cazzoni proprio lì,
sotto quel ciliegio?
>>
Lascio
che il sapore
amaro dei ricordi mi invadi la mente per un po’.
Poi,
chiedo:
<<
Che cosa?
>>
<<
Che sarebbero
finiti così. Morti. Tutti e quattro. Uno di loro, persino
defunto come un
sporco traditore. >>
A
questo punto, sebbene
la mia antipatia per questa donna non è affatto svanita, non
posso che essere
del tutto sincera.
<<
No, Diana.
Erano le classiche persone che ti immagini amici per sempre.
Divertenti, forti,
coraggiosi, intelligenti, potenti, amici.
No, non lo avrei mai detto. >>
<<
Dunque?
>>
<<
Dunque che? >>
<<
Dunque ti
decidi a darti una mossa? >>
<<
Dunque, non
posso nemmeno aggiustarmi i capelli? >>
<<
Dunque…no. Non
se quest’operazione richiede tre ore. Nemmeno dovessimo
andare ad incontrare
Merlino. >>
<<
Dunque,
dovresti sapere che un Malfoy deve sempre
essere presentabile. >>
<<
Dunque tra poco
te li brucio, quei capelli ossigenati se non ti dai una mossa.
>>
<<
Dunque mi sento
in dovere di sottolineare, per l’ennesima volta, che il mio
delicato colore di
capelli è quello naturale.
E mi sento
anche in dovere di chiederti…a quale pro ogni nostra frase
inizia con “Dunque”?
>>
<<
Ascoltami,
infimo figlio di papà che non sei altro, ti sto avvertendo
per l’ultima volta.
Porta le tue chiappe aristocratiche in questo cazzo di Pensatoio in
questo
istante, o giuro che la rabbia di tua zia Bellatrix alla notizia
dell’omosessualità di Voldemort, ti
sembrerà una barzelletta! >>
<<
Perché, il
Signore Oscuro era gay? >>
<<
E che cavolo ne
so io! È un’ipotesi, comunque. >>
<<
In effetti. Non
aver mai avuto una donna nella propria vita, ovviamente alimenta sempre
certi
dubbi su un uomo. >>
<< Oh, bè, magari non era gay. Erano le donne
che non se lo filavano.
>>
<<
In effetti.
Credo che il colore farinaceo del volto abbia influito parecchio.
>>
<< O magari anche la completa assenza di un naso.
>>
<<
O anche la
consapevolezza che, quel colore farinaceo, ce lo avesse anche altrove. >>
<<
Malfoy! Che
schifo! >>
<<
Quale donna
attingerebbe piacere da un pene bianchiccio e/o grigiastro?
>>
<< Draco, mi stai facendo vomitare il pranzo.
>>
<< Secondo te gli si alzava? >>
<< Sinceramente, non mi sono mai soffermata particolare
tempo sulle
prestazioni sessuali di Lord Voldemort. Spiacente, troppo presa dalla
sua
Bacchetta sguainata contro di me. >>
<< Credi sul serio che sia morto vergine? >>
<<
E tu credi
davvero che io sia talmente idiota da cascare nel tuo abile piano
“Cambiamo abilmente discorso,
così la povera
Kiki dimentica il giretto nei ricordi dell’ossigenato
più stronzo di Hogwarts”?
In quel caso, sono spiacente di deluderti. >>
<<
No, no che non
lo sei. >>
Mi lascio andare ad una risata.
In
effetti, la mia
espressione era tutto fuorché dispiaciuta.
Mi
dispiace caro mio, ti tocca.
La
frase che ho appena
pensato, mi si deve decisamente riflettere in faccia perché,
finalmente, il
biondastro si rassegna.
Non
che nutrisse grandi
speranze anche prima, eh.
Finalmente,
si decide a
trascinarsi lontano dallo specchio improvvisato che aveva Trasfigurato
da una
povera lavagna, vicino a me.
O
meglio, non vicino a
me, ma di fronte al banco sul quale ho poggiato il suo Pensatoio, non
appena il
prezioso oggetto aveva fatto irruzione nell’aula grazie al
mio riuscitissimo
Incantesimo di Appello.
Si
porta
Operazione,
che compie
una manciata di volte, prima di riaprire gli occhi, puntare lo sguardo
su di
me, e sospirare.
<<
Sei pronta
bambolina? >>
Annuisco.
<<
Sono sempre
stata curiosa di sapere se quel neo che hai sull’inguine, ce
l’hai sempre
avuto. >>
Accenna
un sorrisetto,
mentre punta uno sguardo, adesso neutro, sulle numerose immagini che ci
confondo nel Pensatoio.
Mi
avvicino a Lui
lentamente, andando ad infilare le mie dita tra le sue.
Poggiata
normalmente
lungo il suo fianco, la sua mano mi era sembrata improvvisamente troppo
sola.
Così,
come Lui fece con
me, gli prendo la mano, mentre entrambi tuffiamo il viso nella vita di
Draco
Malfoy.
Penso
sia inutile starvi a descrivere, per l’ennesima volta, la
sensazione che prende la vita, quando ci si tuffa in un ricordo.
Sappiate
solamente che, puntuale come un’ispezione della Preside
Mcgranitt nella classi, o come la morte, quel brutto senso di brusco
rapimento
è tornato a farsi sentire.
Dopo
tutto quel vorticare di immagini intorno a me, devo sbattere
ripetutamente gli occhi per rendermi conto, più o meno, di
dove mi trovo.
Capisco
di essere stata portata a Malfoy Manor, anche se non il
castello estivo dove siamo stati noi quattro dopo Godric’s
Hollow, solamente
per logica.
Perché,
per quanto ne so, potremmo anche essere in una minacciosa
corte inglese dell’ottocento.
Oppure
in una lugubre Cattedrale.
Comunque,
spero di aver reso l’idea di
“Inquietante”.
<<
I Malfoy hanno sempre avuto questo gusto dell’allegro?
>> commento con sarcasmo, strappando un ghigno a Draco.
<<
E non hai visto le segrete… >>
Mi rifiuto di chiedergli se stava scherzando o meno.
Avrei
sinceramente paura di una risposta piena di serietà da parte
sua.
Quindi,
decido di sorvolare, e di lasciarmi guidare dalla sua
mano, verso uno dei sicuramente numerosi salotti di questo enorme
Maniero.
Lucius
Malfoy, decisamente più giovane di quanto io non
l’abbia
mai visto, è piacevolmente seduto, elegante ed arrogante
come un re, su una
poltrona di pelle di drago blu notte, di fronte al camino, con il
bastone nel
quale nasconde
Con
la luce delle fiamme del caminetto accesso che illuminano il
suo volto in modo sensuale, ed al tempo stesso perverso e malvagio,
sta, con un
ghigno maligno degno di suo figlio, osservando un Elfo Domestico, e
più
precisamente Dobby, picchiarsi la testa con un candelabro.
Probabilmente
si stava punendo per qualcosa che, nella mente
contorta e malata di certi maghi, va catalogata sotto la definizione di
“Sbagliato”.
Tutto
il mio corpo si agita per andare ad aiutare il mio caro
Dobby, per togliergli quell’oggetto pesante dalle mani, e
vedere i suoi enormi
occhi farsi lucidi per la gratitudine, ma so perfettamente di essere in
un mero
ricordo.
Stringo
la mascella, dunque, ed irrigidisco tutti i muscoli.
<<
Le tue manie eroiche si fanno sentire anche nei confronti
di un Elfo Domestico, in un ricordo? >> mi prende in giro
Draco.
<<
Sai com’è… >> sillabo
<< …le vecchie
abitudini sono dure a morire. >>
E
poi, sinceramente parlando, Lucius Malfoy mi è sempre stato
sul
cazzo.
Insomma,
guardatelo!
Un
essere vivente si sta provocando dolore e Lui che fa…?
Se
la ride!
Voi
che fareste ad un uomo del genere?
Cruciatus,
o direttamente Avada Kedavra?
Finalmente,
dopo quelle che mi sono sembrate ore, con un solo
gesto della mano, quella libera dal calice pieno di Cognac dei
Folletti,
interrompe il calvario del povero Dobby, congedandolo con un semplice
“Vattene”.
Okay,
lo picchio.
Giuro
che lo picchio.
Tutte
le mie manie omicide però, muoiono all’istante,
non appena
una voce raggiunge i miei timpani.
<<
Padre… >>
Mi
volto verso l’enorme porta che, nel ricordo, abbiamo
attraversato anche io e Draco, per notare un bambino minuscolo,
piuttosto
magro, con capelli biondissimi ed occhi grigi ed incuriositi.
Non
ha un colorito molto accesso, e nemmeno quel sorriso
innocente perennemente
gioioso che
dovrebbero avere tutti i bambini a quell’età (che,
approssimativamente,
dovrebbe corrispondere ai cinque-sei anni).
Anzi,
sul visetto appuntito alberga un’espressione quasi apatica.
Ma
ciononostante, il piccolo Draco Malfoy non può che essere un
bambino immensamente bello.
<<
Draco. Non dovresti essere con Madame Lefevre a prendere
lezioni di francese? >>
La
versione in miniatura del ragazzo a cui sto stringendo la mano,
si guarda momentaneamente le scarpe, prima di avviarsi a passi incerti
verso
suo padre.
<<
Tu parli francese? >> chiedo a Draco, quello ormai
uomo, con un sopracciglio alzato.
Ghigna,
guardando se stesso da piccolo, mentre si posiziona di
fronte a Lucius Malfoy, con la luce delle fiamme che crea ombre
fiammeggianti
sulla sua piccola schiena.
<<
Oui madame.
Une de mes nombreux talents.*
>>
Rido,
cercando di non mostrare quanto il francese sciolto e
disinvolto di Draco mi affascini.
E
di quanto poco abbia capito della sua frase…
Per
evitare di saltargli addosso, mi concentro sempre su di lui,
ma in versione sei anni.
<<
E’ caduta dalla scopa questa mattina, e ha chiesto un
giorno per rimettersi. >>
La
cosa non sembra fare molto piacere a Lucius.
Beve
un altro sorso di Cognac irrigidendo la mascella e,
rivolgendosi al figlio come se fosse lui Madame Qualcosa, commenta
inacidito:
<<
Santo Merlino! Al giorno d’oggi trovare del personale
efficiente è prettamente impossibile! >>
<<
Come Dobby? >>
Malfoy
senior alza un sopracciglio, lasciando che l’irritazione
sul suo viso venga sostituita da un’espressione quasi
divertita.
<<
Immagino tu ti riferisca alla punizione di Dobby appena
avvenuta. >>
Il
piccolo Draco si volta momentaneamente a fissare il candelabro
con il quale il suo Elfo Domestico aveva da poco finito di procurarsi
dolore,
per poi tornare a rivolgere il suo sguardo verso suo padre.
Annuisce.
<<
Come
Lucius
Malfoy guarda il figlio come guardava me ed Harry quando
affermavamo che i Mangiamorte non avrebbero mai trionfato.
Con
la tipica espressione di chi sta pensando “Povero piccolo
ingenuo”.
Ma
non c’è traccia di affetto paterno, in quello
sguardo.
<<
Lo stava facendo per mio ordine. >>
Il
piccolo Draco continua a non capire come mai un essere vivente
debba procurarsi dolore, solo perché un tizio dai capelli
bianchi e lunghi ed
un’espressione arrogante stampata sul viso gliel’ha
ordinato.
E,
Lucius, sembra accorgersene.
Sospira,
bevendo in un solo sorso quello che, del Cognac, era
avanzato nel suo calice, e lasciando che il suddetto suppellettile
ormai vuoto
fluttui verso un tavolino lì accanto.
<<
Vedi Draco, al Mondo non siamo tutti uguali. Ricordatelo,
certe persone sono immensamente meglio di altre. Gli uomini, sono
superiori
agli animali e alle creature magiche, i maghi sono superiori ai
Babbani…
>>
Pronuncia
quel termine con immenso disgusto.
<<
…ed i Purosangue sono superiori ai Mezzosangue, e a
quelle feccia che insozza il nostro Mondo dei Nati Babbani.
>>
Si
sofferma un attimo ad osservare l’espressione pensierosa sul
volto del figlio.
<<
Tu, Draco, hai la fortuna di essere, non solo un Mago,
non solo un Purosangue, ma anche un Malfoy. Questo, ti fa rientrare
nella classe
di coloro che vengono guardati con ammirazione dalla plebaglia che li
circonda,
che non vorrebbe altro che avere il tuo titolo, ed un briciolo del tuo
potere.
>>
Oh
mio Dio.
Ma
che discorsi sono?!
Da
fare ad un bambino di 5 anni poi!
<<
Quindi, io sono meglio degli altri? >> chiede
Draco, in versione mignon.
Lucius
Malfoy annuisce, con un bel ghigno stampato sul volto.
<<
Si che lo sei, Draco.
Non
dimenticarlo Draco. >>
Digrigno i denti, e le mie dita intrecciate a quelle del mio Principe
Serpeverde si stringono spasmodicamente per la rabbia.
Draco
se ne accorge, ma non dice niente.
Nel
frattempo, ecco che i mobili, il rosso acceso del fuoco del
camino, la stanza, pavimento e soffitto iniziano a confondersi, mentre
tutto
intorno a noi sfuma, sino a che ogni più piccolo contorno di
ogni più piccolo
oggetto si unisce con l’altro.
Il
ricordo cambia.
Improvvisamente,
torna tutto alla normalità, e mi rendo conto di
trovarmi ancora a Malfoy Manor, solamente dallo stemma della famiglia,
enorme
ed imperioso come quello di una famiglia reale, che scintilla
lussureggiante
incoronando un altro camino, ma decisamente più grande e
sontuoso di quello
dinanzi al quale il piccolo Draco ha ricevuto i primi insegnamenti
razzisti,
che ogni Serpeverde dovrebbe impartire.
Dicevo,
riconosco il Maniero a malapena, data la ricchezza e la
pomposità degli addobbi, che rendono questa casa enorme
sempre più simile ad un
Castello reale.
Siamo
in una sala enorme, delle stesse grandezze della Sala
Grande, se non ancora più vasta, addobbata a festa, con
candelabri d’ora, fiori
e decorazione sparsi ovunque.
Tavolate
imbandite ad arte, statue di ghiaccio, una musica dolce e
leggera in sottofondo, ed un chiacchiericcio aristocratico diffuso.
Sinceramente
parlando, mi sembra davvero una gran rottura di
palle.
<<
Benvenuto al Ballo del Debutto. >> mi sussurra
Malfoy in un orecchio, notando il mio sguardo spalancato, dedito a
cogliere
quanti più dettagli possibili.
<<
Ballo del Debutto? >>
O.c.
Questo
termine mi ricorda molto il telefilm Babbano “The
O.c.”.
Ah!
Che
bei ricordi!
<<
Quando un mago dell’alta società arriva a compiere
11
anni, età in cui riceve la sua prima Bacchetta, e la sua
prima lettera
d’ammissione in una vera e propria Scuola di Magia, ecco che
i genitori gli
propinano questa palla di festa, per presentarlo ufficialmente in
società.
>>
Alla
sua spiegazione, i miei occhi ritornano a scorrere per
Lo
trovo, dopo un po’ di tempo, devo ammetterlo, in un angolo in
fondo all’immenso salone.
L’undicenne
Draco se ne sta in disparte da quella che dovrebbe
essere la sua festa mangiando
qualcosa che, una povera plebea come me, semper fidelis a patatine e
hot dog,
non riesce decisamente a classificare.
Sia
io, sia la sua trasposizione ormai maggiorenne, ci
avviciniamo.
Ma
non siamo gli unici ad avere quest’idea.
Anche
una ragazzina, dai lunghi capelli dello stesso colore dei
Malfoy, solo meno chiari, e dei bellissimi quanto freddi occhi verde
inverno,
si avvicina al rampollo della Casata di Lucius.
<<
Ciao. >> lo saluta.
Draco
le fa un’analisi completa, dall’attaccatura dei
capelli, al
voluminoso vestito bianco angeli del paradiso, al capellino coordinato
con un
fiocco verde, alle tenere ballerine dello stesso colore.
Dal
suo vestiario pregiato, dal suo aspetto curato, e dalla sua
semplice presenza in una tale festa, la piccola peste di undici anni
deve
finalmente decidere che, la ragazzina, è degna di parlare ad
un Malfoy.
<<
Ciao. >>
<<
Tu saresti Draco, vero? >>
Non
si spreca in molte parole, il futuro Principe delle Serpi.
Annuisce
e basta.
<<
Piacere. Io sono Daphne. Daphne Greengrass. >>
Finalmente,
l’apatia e il disinteresse palese dallo sguardo di
Draco, svaniscono del tutto.
Ritorna
a guardare la ragazzina con rinnovato interesse.
Per
un bel po’, non dice assolutamente nulla.
Poi,
commenta:
<<
Almeno, sei bella. >>
Sinceramente,
non capisco poi molto da dove sia uscito questo
complimento.
Dalla
bocca di Malfoy, poi.
Alzo
lo sguardo, ad incontrare quello del Draco diciassettenne,
che ghigna in risposta alla mia espressione poco contenta.
Per
fare un complimento a me ha impiegato otto anni…alla
Greengrass nemmeno cinque minuti?!
<<
Prima, ho dimenticato di aggiungere che, è proprio in queste
feste che si iniziano a stringere i primi accordi matrimoniali. Mio
padre
pensava che i Greengrass fossero un ottimo partito. Così,
alla festa di debutto
di Daphne, mi aveva gentilmente suggerito di vagliare Daphne o sua
sorella Astoria come ipotesi di matrimonio. La prima volta che vidi
Resto
ammutolita per un bel po’, cullata dal silenzio che coglie
anche i due bambini, quasi promessi.
Sapevo
che i Purosangue aveva una vera e propria fissazione per i
matrimoni tra famiglie ricche, e dal sangue blu, ma non credevo che
questi veri
e proprio patti avvenissero già a quella tenera
età.
Un
matrimonio, dovrebbe essere costruito su una profonda
conoscenza l’uno dell’altro, sull’amore,
sulla fiducia e sul rispetto
reciproco.
Non
sui soldi, sulla purezza del sangue, e sui cognomi.
Che
schifo.
Dopo
l’accensione del mio lato ribelle e lottatore delle
ingiustizie, però, il cuore mi si stringe in una morsa
mortale, ad un pensiero.
Un
pensiero tragico.
<<
T-tu...non...sei ancora promesso a Daphne, vero? >>
Resta
in silenzio per un bel po’, prima di rispondermi.
Silenzio,
ed attesa, che mi logorano e mi stanno letteralmente
dilaniando lo stomaco.
E
uccidendo.
<<
Daphne adesso sta con Blaise, che, dal punto di vista dei
suoi genitori, resta comunque un buon partito. Quindi, no. Non sono
più
promesso a Lei. >>
Tiro
un forte sospiro di sollievo, talmente profondo da essere
decisamente fuoriluogo.
Draco
ride, come sempre divertito dalla mai gelosia.
Motivo
in più per moderarla, almeno dinanzi a Lui.
È
già un borioso, egocentrico narcisista di suo, se poi mi ci
metto anche io che, in qualità di Grifondoro dovrei
insultarlo ogni minuto
della sua esistenza, la cosa potrebbe seriamente degenerare.
Dopo
un po’, la mia attenzione torna a focalizzarsi sul borioso,
egocentrico narcissa all’età di undici anni, e la
maggiore delle
sorelle-ho-i-capelli-color-grano sua coetanea.
Restano
in silenzio per un’altra manciata di minuti, ad indicare
che, la poca passione dei Serpeverde per il dialogo è
decisamente innata, fino
a che non è di nuovo Daphne a parlare.
<<
Ovviamente, andremo entrambi ad Hogwarts. >>
constata.
Come
se l’ammissione ad una delle più prestigiose
Scuole di Magia
e Stregoneria dei dintorni fosse una banale ovvietà per
gente come loro.
Di
nuovo, il piccolo Draco annuisce.
<<
Io, sarò un Serpeverde. >> dichiara il
biondastro.
Stranamente,
Strano
come così poca allegria possa ritrovarvi nella risata di
una bambina di undici anni.
<<
Lo sarò anche io. >> dichiara, senza il minimo
tentennamento.
Posso
capirli.
Credere
che il proprio destino è stato tracciato ancora prima che
lo si possa solo lontanamente immaginare, è davvero orrendo.
Ho
detto “credere”, però.
Perché,
come mi ha insegnato Silente, siamo noi a decidere della
nostra vita.
Passano
ancora del tempo in silenzio, in cui valuto attentamente,
nella mia testa, vitali questioni di vita o di morte, come la data
della
prossima depilazione, il colore del mio prossimo smalto, e del prossimo
piano
machiavellico da inventare con Harry e Ron per convincere Hermione a
farci
copiare il tema di Pozioni.
Finalmente,
è ancora Daphne ad usare quella cara e piccola lingua
per articolare una frase.
<<
Draco? >>
<<
Mh? >>
<<
E se ce ne andassimo? >>
Il biondastro si volta a guardarla, ora con il suo fantastico ghigno,
che
diventerà un emblema del grande Draco Malfoy, stampato sul
volto.
Fa
velocemente scorrere lo sguardo su quella che dovrebbe essere
Non
risponde niente, a Daphne, ma le porge il braccio, da vero
gentiluomo, ed insieme, i due ragazzini, si allontanano dalla noiosa
festa.
Sto
per seguirli, per accertarmi che niente sia successo tra loro
due quella sera, ma il ricordo inizia a cambiare, e non ho nessuna
intenzione
di palesare la mia gelosia con Draco un’altra volta, volgendo
la domanda a Lui.
Preferisco
restare con il dubbio.
Quando
tutti i contorni del prossimo ricordo si sono fatti nitidi,
fermi e definiti, riconosco molto facilmente il luogo in cui, stavolta,
la sua
mente bacata ci ha condotti.
King’s
Cross.
<<
Uuuh! Ma quelli siamo io ed Harry! >> esclamo, con
una vocina idiota, facendolo ridere.
In
effetti, da lontano, smarriti e minuscoli, ci siamo proprio io
e mio fratello, mentre ci guardiamo intorno confusi.
Ma,
questo, non è più il ricordo del mio primo giorno
di Scuola,
ma quello di Malfoy.
Ed
infatti, quando smette di ridere, mi trascina dentro
l’Espresso
per Hogwarts, fino ad uno scompartimento verso il fondo del treno.
Entriamo,
e troviamo nuovamente Lui undicenne, in compagnia di
quei gorilla imbecilli di Tiger e Goyle intraprendere una sorta di
lotta tra di
loro, mentre Daphne Greengrass li guarda con ribrezzo.
Chiama
Draco, tirandolo per la preziosa camicia che indossa,
sussurrandogli all’orecchio:
<<
Giurami che se questi due idioti non finiscono a
Serpeverde, li scaricherai in modo brutale e veloce. >>
Malfoy,
sia quello in versione piccola, che quello in versione più
adulta, ghigna.
<<
I loro genitori sono amici di mio padre. Credimi, sono
davvero senza cervello, ma saranno dei Serpeverde assicurati. E poi ci
serve qualche
tirapiedi inetto a cui impartire ordini senza alcun remore…
>>
L’ultima
frase sembra rassicurare Daphne in modo particolare,
tanto che, dopo un po’, si concede anche una risata.
Risata
che, però, viene interrotta dalla porta dello
scompartimento che viene aperto.
L’espressione
di divertimento sul viso di Draco e Daphne vanno a
farsi un giro, sostituite da una decisamente più altezzosa e
diffidente, e
persino quei due cretini di Tiger e Goyle smettono di
“giocare alla lotta”.
Un
ragazzo piuttosto mingherlino, dai capelli neri e degli
altrettanto superbi occhi blu scuro, entra nel vagone del treno, senza
nemmeno
chiedere il permesso.
Semplicemente,
fa scorrere il suo sguardo su ognuno dei presenti,
alza le spalle, e sillaba:
<<
Tutti gli altri sono occupati. >>
<<
A meno che tu non sia cieco…Dovrai esserti accorto che lo
è anche questo. >>
Ma
il ragazzino non si fa certo intimidire.
Anzi,
ghigna.
E
BAM!
Ecco
che scoccò l’amore tra i presenti!
<<
Mi correggo. Sono occupati da persone troppo inette con
cui mischiarmi, secondo le liste di Maghi inglesi compilatami da mia
madre. >>
Ma
la cosa non riesce ancora a convincere, né Draco,
né Daphne.
Tiger
e Goyle… bè, sono i soliti scimmioni, che
guardano i due
biondi in attesa di un qualche ordine di pestaggio.
E,
il nuovo arrivato, ancora sorride.
<<
Ehi,bionda, ti ho fatto un complimento. Puoi anche
togliere quell’espressione inacidita dal tuo bel viso.
>>
A
quel punto, credo davvero di intravedere un accenno di rossore
imporporare le guance della bella Principessa delle Serpi.
Draco
si alza, probabilmente deciso a dare un’occasione allo
sfacciato in questione, e gli porge la mano.
<<
Io sono Malfoy. Draco Malfoy… >>
Quanta
enfasi in un cognome…
<<
…E lei è Dap.. >>
<<
Sono Daphne Greengrass. >> sillaba la ragazza,
probabilmente poco contenta del fatto che un altro debba presentarla.
Il
ragazzo stringe la mano a Draco, dopo aver lanciato un’ultima
occhiata alla ragazza.
<<
Piacere. Blaise Zabini. >>
<<
Il tuo, è un cognome che non conosco…
>>
Uguale:
Identificati.
Purosangue, Mezzosangue o Nato Babbano?
<<
I primi anni di Hogwarts andavi seriamente in giro a
chiedere a tutti i tuoi nuovi amichetti il loro gruppo sanguigno?
>>
domando al Draco del presente, quello che mi tiene per mano.
Ride,
ma non mi risponde.
Evidentemente,
la sua risposta non mi farebbe affatto piacere.
Il
che mi fa intendere di avere perfettamente ragione.
<<
Comprensibile. Ma, se chiedi alla Comunità Magica
Italiana, sono forniti di un’intera Enciclopedia sulla mia
famiglia di maghi. >>
Chiarita
la questione del sangue, in modo decisamente implicito e
ben congegnato, Daphne e Draco devono decidere che il nuovo arrivato
è degno di
una possibilità, perché si scambiamo uno sguardo
complice, mentre il biondo
ritorna elegantemente a sedersi, seguito da Blaise.
Tanta
diffidenza, per quello che sarebbe diventato il migliore
amico di uno, ed il ragazzo dell’altra.
<<
E voi due chi siete? >>
Oh,
già.
Mi
ero dimenticata persino io.
Tiger
e Goyle tornano improvvisamente nell’attenzione dei
presenti, mentre Daphne provvede a presentarli in modo molto
disinteressato.
Ma
non assisto a tutta la scena, perché il ricordo inizia a
cambiare, e mi ritrovo catapultata in Sala Grande.
Draco
ha ancora 11 anni, e, a giudicare da come
Uno
sguardo mi cade al tavolo Grifondoro, dove io ed Harry ci
guardiamo intorno a disagio, come delle barche in un bosco, messi i
imbarazzo
dai mille paia d’occhi che si stavano fissando.
Ma
poi, torno a rivolgere l’attenzione al piccolo Draco che, al
contrario mio e di mio fratello, sembra perfettamente a suo agio
circondato dai
Serpeverde, e da tutto questo Potere Magico.
Anzi,
lo vedo già ghignare con aria di superiorità
verso il Tavolo
Grifondoro.
Poi,
una voce lo distrae.
<<
Draco… Quelli sono davvero i Gemelli Potter?!
>>
Questa
me la segno.
Stupore
ed ammirazione nella futura Principessa delle Serpi, nel pronunciare
i nostri nomi.
Wao.
Mostro
la mia vanità in un grande sorriso sornione, al quale Draco
“adulto” risponde scuotendo la testa divertito.
<<
Si che sono loro, Daphne. Solamente loro potevano
scatenare ammirazione e devozione nella gente, semplicemente indossando
uno
stupido Cappello. >>
Grazie.
Grazie
mille.
Il
sarcasmo ed il disprezzo nella Sua voce mi riempie di
felicità.
<<
Pronti a vedere tutta
Un’altra
voce si inserisce nel discorso dei due biondi ossigenati.
Entrambi
si voltano verso la fonte dell’acido commento, per
incontrare uno sguardo tagliente, una faccia da Carlino, ed un nero
caschetto
di capelli perfetti.
<<
Pansy Parkinson. >> si presenta.
Draco
e Daphne le rispondo con un cenno del capo.
E
la prima a rompere il silenzio è proprio la bionda.
<<
Stare a guardare come degli impacciati ragazzini superano
per fama dei nobili Purosangue come noi, va contro tutto quello che ci
hanno
insegnato in questi anni, o sbaglio? >>
Avete
presente l’ammirazione che c’era prima nella voce
di Daphne?
Ecco.
Adesso,
non ce n’è la minia traccia.
Sostituita
dall’alterigia che le è sempre stata ficcata in
testa.
La
domanda, comunque, era implicitamente rivolta a Draco.
Ma
è Pansy a rispondere, chiarendo in poche parole ai due
interlocutori la sua appartenenza ad una nobile Casata.
Nel
caso non se ne fossero già accorti dal cognome accuratamente
sottolineato in precedenza.
<<
Non sbagli. Personalmente, non resterò impalata,
guardando che ciò accada. >>
Il
piccolo Malfoy, istintivamente porta lo sguardo al tavolo di
Grifondoro, precisamente dove siamo seduti io ed Harry, che con uno
sguardo
pieno di stupore stavamo parlando per la prima volta con un Fantasma,
Nick-Quasi-Senza-Testa.
Probabilmente,
in quel momento, mio fratello si sentì osservato,
perché alzò anche lui istintivamente lo sguardo.
Ed
Hogwarts, signori e signore, assistette al primo scambio di
occhiatacce ostili tra Draco Malfoy ed Harry Potter.
Il
primo, di una lunga serie, aggiungerei.
<<
Nemmeno io, Parkinson. Nemmeno io. >> sussurra il
biondastro.
Dopo
questa frase ad effetto, il ricordo cambia di nuovo
ambientazione.
Nei
pochi istanti che precedono la formazione di un nuovo pezzo di
memoria, mi volto verso il Draco del presente, con espressione
inacidita.
<<
Santo Godric, nemmeno ci conoscevate, e già ci odiavate?!
Che cosa aveva
Alza
le spalle, portandomi una mano sulla guancia, dove mi lascia
una leggera carezza, simile ad un buffetto.
<<
Avevate delle facce antipatiche. >>
Gli
scocco un’altra occhiata infastidita, decidendo di lasciar
perdere, e di concentrarmi sugli spezzoni della sua vita passata.
Siamo
fuori dalla sua stanza, il famoso numero 7.
E,
a giudicare dall’incisione posta sopra la porta, ci troviamo
al
secondo anno.
Seguendo
Draco, entriamo, trovando il Suo ricordo, e quello di
Blaise e Theo in stanza, pigramente seduti il primo sul letto, il
secondo
altrettanto, e il terzo sulla sedia, mentre faceva pigramente scorrere
gli
occhi su un libro.
Strano.
Non
mi ha mostrato il primo incontro con Theo…
Siamo
nel pieno di una conversazione.
<<
Vorrei davvero sapere chi diavolo sia questo fantomatico
Erede Serpeverde. E chi è quel gran pezzo
d’imbecille che ha messo in giro la
voce che siano i Potter. >> sta dicendo Blaise.
<<
Secondo me, il suddetto imbecille è un Tassorosso. Solo
uno di quella Casa di falliti poteva essere talmente stupido da non
notare il
considerevole fatto che, i Potter, sono finiti a Grifondoro….
>>
Zabini ride, ed anche io con Lui.
In
effetti, non ha poi tutti i torti.
<<
… Fatto sta… >> continua Draco
<< …che i miei
sono sollevati per il fatto che, finalmente, qualcuno si è
deciso a ritentare
una pulizia di questa Scuola. >>
Si
riferisce al fatto che, come gli ha detto suo padre, cinquanta
anni prima
Che
schifo.
Come
fa la gente a pensarle semplicemente queste cose?
E
poi, ci credo che il padre era contento del terrore che il
Basilisco stava seminando a Scuola…
Ne
fu la causa il fottuto bastardo.
<<
Mia madre… >> ribatte Blaise <<
…non si è
pronunciata. Ma non scalpita impaurita come altre madri.
D’altronde, noi siamo
al sicuro. >>
Il dodicenne Draco sta per intervenire nuovamente, ma viene interrotto
da una
risatina piena di sarcasmo, a stento trattenuta.
L’attenzione
dei due Serpeverde si focalizza sul terzo padrone
della stanza numero 7.
Theodore
Nott.
<<
Ne siete davvero sicuri? >>
Pronuncia
la frase senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro,
dunque non si accorge delle occhiate piene di curiosità che
si scambiano Blaise
e Draco.
<<
Cosa vuoi dire? >> gli chiede il moro.
Un
ghigno si apre sul volto di Nott, che continua a non alzare la
testa.
<<
Siete davvero convinti che quella… Cosa…
che vive nella Camera dei Segreti, sia in grado di uccidere solo i Sanguesporco? >>
Altre
occhiate curiose.
<<
Non è per quello che Salazar Serpeverde la creò?
>>
La
domanda retorica l’ha appena posta Draco.
<<
Certo.. >> riprende Nott << … Ma
il fatto che
abbia il compito di uccidere i
Sanguesporco, non gli impedisce di uccidere qualsiasi altro essere
umano.
Andiamo, credete davvero che se si imbatte in qualche studente in giro
di
notte, gli stia a chiedere le genealogie? >>
<<
Bè… >> risponde Blaise
<< … finora ha
attaccato solamente Sanguesporco. Anche se non sono morti.
>>
<<
Avere una creatura omicida che gironzola per la nostra
Scuola non è un fattore positivo per nessuno di
noi… >> pronuncia Theo,
alzandosi.
<<
…Purosangue o Mezzosangue che sia. >>
E,
con questa frase, il piccolo Nott posa il libro sulla scrivania
a lui più vicina, ed esce in solitudine dalla loro camera.
Lasciando
Draco e Blaise piuttosto interdetti.
E,
sinceramente, anche me.
Malfoy
non l’ha mai ammesso ad alta voce, ma per Lui Blaise e Theo
sono come dei fratelli.
E,
questo forte legame che li unisce, ad un occhio attento, quale
ha imparato ad essere il mio, non è sfuggito.
Stesso
forte legame, di cui, in questo pezzo di ricordo, non ho
riscontrato la benché minima traccia.
Almeno,
per quanto riguarda Theo.
Eppure,
da che mi ricordo, Nott ha sempre condiviso le giornate
con Malfoy, Zabini, Bole e compagnia bella.
Proprio
mentre manifesto la mia perplessità all’attuale
Draco
Malfoy, i colori e le forme della Stanza numero 7 del Dormitorio
Maschile
Serpeverde iniziano a confondersi tra loro, mentre per
l’ennesima volta il
ricordo sta cambiando.
Quando
tutto questo vorticare disordinato si ferma, così
improvvisamente com’è iniziato, riconosco il posto
quasi subito.
Siamo
nella Residenza Estiva dei Malfoy.
Però,
a differenza di quando ci siamo andati io, Draco, Harry ed
Hermione, si capisce fin da subito quanto
Magari
dalle fontane in funzione, con gli zampilli d’acqua che
creano forme sempre diverse, dagli strani fiori, colorati e vivi che
abbelliscono il giardino, dalla luce sinistra che illumina il prato
dalle
finestre.
Si,
avete capito bene.
Siamo
nel giardino di Malfoy Summer Manor.
Qualche
secondo affinchè i nostri occhi si abituino nuovamente
alla fermezza dell’ambiente intorno a noi, e finalmente Draco
si degna di spiegarmi
il comportamento di Theo.
<<
I primi anni, io e Theo non eravamo esattamente… amici. >>
Alzo un sopracciglio, mentre, su sua indicazione, iniziamo ad
incamminarci nei
pressi di un’enorme quercia dove, effettivamente, noto una
sagoma solitaria.
<<
Ma che dici?! Io mi ricordo di avervi sempre visto
insieme, a fare i Padroni del Mondo per i corridoi. Fin dal primo anno.
>>
Si lascia scappare un ghigno.
<<
Bè, se è per questo anche Lucian Bole, Flitt o
E
la povera Kiki, è sempre più perplessa..
<<
Avanti, non vorrai dirmi che Nott faceva parte della
schiera dei tuoi leccaculo, che obbedivano ad ogni tuo ordine, e che
stendevano
tappeti rossi al tuo cammino! >>
<<
No, certo che no. Come ti ho detto, passavamo del tempo
insieme, infastidivamo e duellavamo con voi Grifondoro, ma non eravamo
amici.
Theo era un tipo che, ciononostante, spesso preferiva starsene per
conto suo,
taciturno, quando non si trattava di schernire qualcuno, ed abbastanza
misterioso. Non parlava mai dei fatti suoi, o cose del genere.
>>
Oh,
questa si che è bella.
Mi
esibisco in uno sorriso sarcastico.
<<
Oh certo. Chiacchierare e confidarsi. Esattamente ciò che
voi Serpeverde amate fare. Era davvero diverso
da voi. >>
Lui
ride, per l’immensa dose di sarcasmo inserita nella mia
frase,
cogliendo l’ironia.
<<
Hai ragione. Di certo al primo anno Blaise non veniva da
me a piangere perché gli mancava la mammina, o
l’Italia ma, per esempio, sapevo
che non aveva mai conosciuto il padre. E che questo, è
sempre stato motivo di
scontro con sua madre. E lui sapeva dei miei complicati rapporti con
mio padre.
Di Theo, invece, sapevamo solo il cognome. Scoprii che suo padre era un
Mangiamorte,
esattamente come il mio, solo questa sera. >>
E,
con questa frase, indica la sagoma che intravedevo prima e che,
adesso, ha preso i nitidi contorni di un Draco, più piccolo
di quello attuale
solamente di qualche anno.
<<
Siamo nell’estate tra il Quarto ed il Quinto anno…
>> mi spiega.
Tutti
e due inquadriamo immediatamente il periodo.
Voldemort.
Era
da poco risorto Voldemort.
Il
quasi quindicenne Serpeverde se ne sta poggiato contro la
quercia, a fissare, senza davvero vederla davvero, la fontana davanti a
se, i
cui flussi d’acqua cristallina avevano appena preso la forma
dello Stemma dei
Malfoy.
Quando,
un rumore di passi lo fa voltare di scatto.
Impossibile
non notare come le dita gli si sono istintivamente
strette intorno alla Bacchetta.
Ma
è solo un falso allarme.
<<
Nott… >> esclama sorpreso <<
…Che ci fai qui?
>>
Theodore
lo raggiunge, senza ricambiare il saluto.
Semplicemente,
appoggia anche lui la schiena contro la quercia, e
gli offre una sigaretta.
Draco
si volta verso l’enorme portone del Maniero.
Ma
Theo lo precede.
<<
Tranquillo, tuo padre è impegnato con il mio a parlare
di… “affari”. Non verranno mai in
giardino. >>
Draco
alza le spalle, e prende una sigaretta dal pacchetto che
Nott gli porge.
Entrambi
le accendono con le rispettive Bacchette, e restando in
silenzio.
Dopo
un po’, è il biondo a spezzarlo.
<<
Non sapevo che mio padre e il tuo fossero in affari.
>>
Theo
non risponde subito, limitandosi semplicemente, all’inizio, a
sorridere tra se e se con profonda amarezza.
Ma
poi, una frase sussurrata tra le labbra, arriva ai timpani di
Draco.
<<
Adesso che il Signore Oscuro è tornato, immagino che lo
siano. >>
Spalanca gli occhi, Malfoy, e per poco non gli cade la sigaretta.
Ma,
come si conviene ad un nobile Serpeverde come Lui, tiene a freno
il suo stupore, sopprimendolo in un tiro particolarmente lungo alla
sigaretta.
<<
Dunque, nemmeno tu credi alla Gazzetta del Profeta…
>>
Maledetto.
Maledetto
giornale.
Cosa
non ci ha fatto passare, a me e ad Harry, durante il Quinto
Anno.
Lui,
e i suoi articoli diffamatori, per quanto ci riguarda, e
rassicuranti sulla falsità del ritorno di Voldemort.
<<
Per il figlio di un Mangiamorte, è un po’
difficile
credere a quell’insulso giornaletto. Dovresti saperlo meglio
di me, Malfoy.
>>
A quel punto, credo davvero che Draco decida di smettere di far finta
di nulla.
E
mette fine alla farsa “No, ma che dici? Mio padre non ha mica
il
Marchio Nero!”.
Fa
un tiro, alla sigaretta, ed espira il fumo sbuffando
contemporaneamente.
<<
Iniziano degli anni difficili. Come minimo, Caramell ci
sta dando una mano a tutti quanti, nell’infamare i Potter.
Almeno, a Scuola
potremo tornarci. >>
Theo
alza un sopracciglio, girandosi a guardare Draco.
<<
Ci sta
dando una mano…? Dunque, parli dei Mangiamorte
già con un “Noi”?
Fedele… >>
Malfoy
si esibisce in una risata sprezzante.
<<
Non si tratta di fedeltà. Ma di realismo. Quanto tempo
vuoi che trascorri, prima di essere costretti a seguire le orme dei
nostri
genitori? >>
Alza
le spalle, Nott, continuando a fumare pensieroso per un po’.
Poi,
si decide a rispondere.
<<
Non credo che il Signore Oscuro sia così disperato da
aver bisogno di due quindicenni tra le sue fila. Magari, tra qualche
anno.
Sicuramente, dovremo prima prendere i M.A.G.O…
>>
La
mancanza di risposta da parte di Draco, implica il suo essere
d’accordo alle parole di Theo.
Che,
però, non sembra aver terminato la sua arringa.
<<
…Ma questo, significa che il Signore Oscuro
salirà al
potere, e ci resterà.
>>
Malfoy alza lo sguardo, espirando il fumo verso l’alto, e
fissando il proprio
sguardo su Nott.
<<
Non ne sei molto convinto. Non credi che il suo Dominio
duri a lungo. >>
Non
è una domanda.
Alza
le spalle, Theo.
<<
Mio padre mi ha detto che, quello al Torneo Tremaghi, non
è stato il primo tentativo che ha dovuto fare il Signore
Oscuro per tornare in
vita. >>
Tira.
<<
Lo so… >> conferma Malfoy <<
…Pietra
Filosofale, e Camera dei Segreti. I Potter per poco non ci lasciavano
la pelle.
>>
Theo,
si esibisce in un ghigno.
<<
Ma l’hanno sempre scampata. Mentre i pieni
dell’Oscuro
Signore fallivano miseramente. E quanti anni avevano? Undici. O dodici.
>>
Quando
il filtro arancione lascia le labbra perfette di Draco
Malfoy, palesa la sua confusione al suo compagno di Casa.
<<
Cosa vorresti dire? >>
Anche
questa volta, Theo non risponde subito.
Si
prende un po’ di tempo per riordinare le idee,e per fumare in
silenzio.
Malfoy,
dal canto suo, fa lo stesso.
Fino
a che Nott non decide che non ha più voglia di fumare, e
getta la sigaretta, sebbene non del tutto consumata, e riprende a
parlare.
<<
Ho origliato una discussione tra tuo padre, e il mio,
prima di venire a cercarti in giardino. Parlavano della fuga dei
Potter, dal
Cimitero, e di un certo Incantesimo.. il Prior Incantatio…
formatosi tra le
Bacchette dei Potter, e quella del Signore Oscuro. >>
Si
blocca.
<<
Continuo a non capire. >>
Anche
Draco getta la sigaretta nell’erba, facendo Evanescere la
sua cicca, e quella di Nott.
Sto
per stupirmi del fatto che entrambi abbiano usato
Ma
poi, mi ricordo di come Silente mi fece notare che il Ministero
è semplicemente in grado di intercettare i luoghi
in cui una Magia viene compiuta, non da quale mago
o strega.
In
un concentrato di Magia e Potere come Malfoy Manor, certamente
Draco poteva permettersi di usare
Nessuno
al Ministero avrebbe sospettato nulla.
Esattamente
come nel caso mio e di Harry, a Privet Drive.
E
questo, era sarcasmo.
<<
Gli sono sfuggiti di nuovo, capisci? I Potter stavano
duellando con il Signore Oscuro in persona, e sono riusciti comunque a
scappare. L’hanno affrontato e vinto, quando erano solamente
dei mocciosi di
undici, o dodici anni. E, al Torneo Tremaghi, sono fuggiti.
In più, si
vocifera che abbiamo dalla loro una certa Organizzazione Segreta. Non
resteranno di certo con le mani in mano, mentre i Mangiamorte seminano
distruzione e morte. >>
<<
Per non parlare dell’appoggio di Silente…
>>
sussurra Draco.
A
queste parole, Nott annuisce.
<<
Già. Gli hanno dato del filo da torcere, a Tu-Sai-Chi,
quei due ragazzini, fino ad adesso. Non vedo perché le cose
debbano cambiare
proprio adesso. >>
Ed
ecco, che Malfoy tira fuori quello
sguardo.
Quello
di quando sta analizzando persino l’anima di una persona,
quello che smaschera qualunque tua bugia.
Quello
che usa, quando non capisce qualcosa che, invece, vorrebbe
comprendere.
<<
Sembra quasi che tu ti stia augurando una vittoria dei
Potter sul Signore Oscuro, e sui Mangiamorte. >>
Alza
lo sguardo verso il cielo privo di stelle, per poi puntarlo
nuovamente sull’erba.
<<
Diciamo che ho le mie ragioni, perché il Marchio Nero, e
tutto ciò che rappresenta, non mi vadano molto a genio.
Anche se il benessere
del mio stile di vita, e la mia reputazione dinanzi
all’intero Mondo Magico,
necessitano una vittoria dei Mangiamorte. >>
Piombano
nel silenzio.
Così,
ne approfitto per porgere delle domande al Draco che mi sta
ancora stringendo la mano.
<<
Vi ha mai detto perché era contro quel Mondo in cui suo
padre sguazzava felicemente? >>
Annuisce.
<<
Si, al Quinto Anno. >>
Ma
non aggiunge altro.
Capisco
che lo fa per rispettare la privacy del suo, da quel
momento, amico, dunque non chiedo
altro.
Piuttosto,
torno a concentrarmi sui due quindicenni che, ancora
con la schiena appoggiata alla quercia, sembrano ognuno in un suo mondo
a
parte.
Il
primo a tornare sulla Terra, però, è Draco.
<<
Ti va ti fare due tiri di Pluffa? >>
Nott
lo guarda, e all’inizio sembra davvero che stia per
rifiutare.
Ma
poi, annuisce.
<<
Sappi che userò la tua Nimbus 2001. Non tentare di
rifilarmi una vecchia Tornado. >>
Ma,
all’idea, Malfoy se la ride.
<<
Secondo te abbiamo una Tornado a
Malfoy Manor? Ho due o tre Nimbus di riserva, caro mio.
>>
Ed
è con l’eco delle loro risate, che il ricordo
inizia a cambiare
nuovamente.
<<
Due o Tre Nimbus di riserva?! … >> esclamo,
interdetta << …Ma si può sapere
quanti cazzo di soldi avete, voi Malfoy?
>>
Come
ha fatto poco fa il suo ricordo quindicenne, l’attuale
biondastro quasi diciottenne, si esibisce in una risata, amara e
divertita allo
stesso mondo.
<<
Prima, erano davvero tanti. Più di quanti tu possa
immaginare. Adesso… bè, dovrei decisamente
trovarmi un lavoro, una volta uscito
da Hogwarts. >>
Stavolta,
è il mio turno di ridere.
Quando
il mio divertimento si placa, mi accorgo di essere
nuovamente nella stanza numero 7 del Dormitorio Maschile Serpeverde, e,
gettando un’occhiata al Calendario Magico posto sulla parete
di Blaise, mi
rendo conto di sta assistendo ad un ricordo risalente al Quinto Anno.
Precisamente,
visto come sono indaffarati Draco, Theo e Blaise a
fare i bagagli, questo, è l’ultimo giorno di
Scuola.
Nott
lancia una copia della Gazzetta del Profeta nel cestino, con
aria irritata.
Dandovi
un’occhiata veloce, posso notare come, in copertina,
spiccasse il volto mio e di mio fratello, ed una scritta a caratteri
cubitali
“I Prescelti?”.
<<
Quante stronzate! Nel numero scorso non facevano altro
che deridere i Potter e le loro storiella appassionanti sul Signore
Oscuro, e
adesso? Fate largo ai nuovi Messia, ai Salvatori, agli Eroi, ai
Prescelti!
>>
Zabini
si mette a ridere, sinceramente divertito, mentre Malfoy
lancia un’occhiata omicida al suddetto giornale.
Come
se fosse stata colpa sua l’incarcerazione del padre.
<<
Prepariamoci ragazzi, d’ora in poi sarà sempre
così. Ora
che tutto il Mondo Magico sa del ritorno del Signore Oscuro, saranno
tutti
troppo spaventati per non leccare il culo ai Potter. >>
È
il commento del biondastro.
Blaise
e Theo si voltano a guardarlo, perso com’è nella
contemplazione del suo Baule ermeticamente già chiuso, e
pronto alla partenza.
<<
Draco.. >> lo chiama Nott.
Lui,
alza lo sguardo.
<<
…Cosa farai quest’estate? >>
Sarà
Marchiato, ecco cosa accadrà.
Maledetto.
Maledetto
Voldemort.
Ma,
nella sua beata ignoranza, Malfoy fa spallucce.
<<
Non ne ho idea. Ora che, grazie ai Potter… >>
e, in
quelle parole, c’era tanto, tanto, odio .. <<
…mio padre è rinchiuso ad
Azkaban, dovrò stare con mia madre. Voi? >>
Theo
è il primo a rispondere, mentre il suo sguardo si rabbuia.
<<
Dovrò sorbirmi i piani machiavellici e diabolici di mio
padre, sperando solamente di non ritrovarmi il Signore Oscuro di fronte
agli
occhi, mentre esco dal bagno.. >>
Nonostante
tutto, sia Draco che Blaise, ridono dell’immagine.
<<
…Seriamente Draco, farei volentieri cambio situazione con
la tua. Magari quel bastardo fosse ad Azkaban. >>
Spalanco
gli occhi, nell’udire queste parole.
Quando
i Serpeverde si sono arruolati nell’Esercito di Silente,
Nott ha giustificato il suo eclatante gesto con un semplice
“Mio padre mi è sempre
stato sul cazzo.”
Ma
non credevo dicesse sul serio, nel senso profondo del termine.
Non
credevo lo odiasse.
Zabini
e Malfoy, nel frattempo, a questa frase, si limitano a
scambiarsi uno dei loro soliti sguardi, che capiscono solo loro, e non
aggiungono altro.
Poi,
è Blaise a rompere il silenzio.
<<
Bè, se proprio volete prendervi una vacanza dalla Guerra,
o dalle Arti Oscure, mia madre sarebbe ben felice di accogliervi a
casa.
Magari, sarà la volta buona che verrete a venire la mia
amata Italia. >>
Non
saprò mai se Theo e Draco abbiano seriamente visto
l’Italia,
perché la porta della loro stanza si apre improvvisamente,
permettendo a Daphne
Greengrass e Pansy Parkinson di entrare nel loro campo visivo.
<<
Santo Salazar, ma quanto vi ci vuole per scendere una
decina di scale?! >> domanda esasperata
<<
Seriamente, a volte ci mettete molto più tempo voi a
prepararvi, che io e Daphne! >>
Ancora
una volta, le forme ed i colori si mischiano tra loro ma,
in questo caso, è davvero per pochissimo tempo.
Infatti,
il ricordo successivo è postero a quello precedente
solamente di qualche minuto.
Infatti,
i Serpeverde stanno superbamente camminando per i
Giardini di Hogwarts, mentre Tiger e Goyle fissano minacciosi tutti
coloro che
puntavano il loro sguardo un po’ troppo a lungo su quei due
“Figli di
Mangiamorte” che sono Draco e Theo, dirigendosi verso le
Carrozze che poi
porteranno gli studenti sull’Hogwarts Express.
Hanno
tutti uno sguardo assolutamente disinteressato a ciò che li
circonda.
Specialmente
Draco.
Il
suo corpo era lì, era palese.
Ma
la sua testa ed i suoi pensieri… fluttuavano Lui solo sa
dove.
Improvvisamente,
però, qualcosa attira la loro attenzione.
Una
risata.
Una
risata familiare.
Appartenente
a Seamus Finnigan.
<<
Dean, ti prego, smettila di dire puttanate! >>
<<
Te lo giuro, amico! Gazza ha seriamente una foto di
Madama Pince nel casset… >>
Dean, però, non finisce la frase.
Perché,
nel momento stesso in cui il suo sguardo si posa sulla
banda dei Serpeverde in arrivo, il sorriso gli muore sulle labbra.
E
così a tutti i Grifondoro.
Non
ci metto molto ad individuare me ed Harry, nel ricordo.
Siamo
pochi passi avanti a Seamus e Dean, affiancati dai nostri
inseparabili Ron, Hermione e Ginny.
Poco
più in là, Neville e Luna discutevano
animatamente con
Lavanda e Calì di chissà cosa.
L’interrompersi
brusco dei passi alle nostre spalle, ci porta a
voltarci.
Me
lo ricordo, quel momento.
Ci
fu uno scontro epico di sguardi, in quel momento, che
azzittì
quasi del tutto gli studenti che erano intorno a noi.
Non
ci dicemmo niente.
Nessuno
di noi sprecò una sola parola.
I
Gemelli Potter, Hermione Granger, Ron e Ginny Weasley.
Ancora
una volta, contro Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodore
Nott, Daphne Greengrass e Pansy Parkinson.
E,
quel giorno, i nostri sguardi dicevano tutto.
“E’
guerra aperta, bastardi.”
Nel
ricordo, la me quindicenne squadra tutti i Serpeverde con
astio, soffermandomi particolarmente su Malfoy.
E
Lui, fece lo stesso con me.
Non
credo che un nostro scambio di sguardi abbia mai trasmesso
più
profondo odio, come in quel momento.
Suo
padre, sua zia e tutto ciò che lui rappresenta, erano stati
la
causa che mi avevano strappata via dal mio amato Sirius.
Io,
mio fratello, i miei amici e tutto quello che io rappresento,
eravamo stati la causa che avevano portato suo padre ad essere
rinchiuso ad
Azkaban.
<<
RAGAZZI! RAGAZZI, SULLE CAROZZE, VELOCE! SPICCIATEVI UN
PO’! >>
La
voce di Hagrid è l’ultimo suono di quel lontano
ricordo.
Si
perde con il sibilo del vento che scompigliava i nostri
capelli.
Mentre
il ricordo cambia, abbasso lo sguardo sulle nostre mani
intrecciate.
Se
qualcuno vedesse questo pezzo delle nostre vite, l’ultima
cosa
a cui penserebbe, è una storia tra noi due.
Ancora
adesso, ci sono momenti in cui stento a chiedere come mi
sia potuta innamorare di Draco Malfoy.
E
di come sia possibile che Lui ricambi.
La
sua stretta intorno alle mie dita si fa più forte, ed io non
posso che ricambiare.
Alzo
lo sguardo nel suo, grigio in tempesta.
Uno
sguardo così diverso da quello che si rivolgemmo quel giorno
al Quinto Anno.
Ma
non meno profondo, né meno sincero.
“Te
lo giuro Malfoy. Consumerò fino alla più piccola
goccia magica
che scorre dentro di me, per spedire ad Azkaban i tuoi amici
Mangiamorte”.
“Non
ti permetterò di rovinare tutto ciò per cui noi
Purosangue
abbiamo sempre lottato fino ad oggi, stupida ragazzina”.
“Te lo giuro Malfoy. Consumerò fino alla
più piccola goccia magica che
scorre dentro di me, per impedire a quei figli di puttana dei
Mangiamorte di
portarti via da me un’altra volta.”
“Non
gli permetterò di rovinare ciò per cui io e te
abbiamo
lottato fino ad oggi, bambolina. Non gli permetterò di farti
del male”.
Pensieri.
Pensieri
così diversi, eppure appartenenti alle stesse due
persone.
Può
un anno sconvolgere in tal modo lo status quo delle cose?
La
risposta, sta nelle nostre mani.
<<
Fatti avanti Draco. >>
La
voce di Voldemort, mi fa sobbalzare, e mi riporta al presente.
O
meglio, al passato.
Mi
riscuoto dalle mie considerazione, per mettere a fuoco la scena
che mi si para dinanzi.
Mangiamorte.
Questo
luogo, buio, Oscuro e a me completamente sconosciuto, è
pieno di Mangiamorte.
Non
li riconosco, perché hanno tutti la maschera.
Tranne
tre di loro.
Narcissa
e Lucius Malfoy, e Bellatrix Lestrange posizionati
rispettivamente al lato sinistro e destro di Voldemort.
Che,
a sua volta, si torva ritto in piedi, con uno sguardo
invasato ed un sorriso malvagio stampato sul volto, mentre osserva un
sedicenne
Draco Malfoy che, decisamente riluttante, si sta avvicinando a quello
che sarà
il suo Padrone.
<<
Conosci il tuo compito, ragazzo. Fa in modo di non
deludermi, altrimenti sai quali saranno le conseguenze. >>
Lancia uno sguardo ai suoi genitori, Draco.
Sa
che, le “conseguenze” di cui parla Voldemort,
è proprio la loro
perdita.
Suo
padre lo guarda dall’alto della sua superbia, in modo
impassibile.
Sembra
che stia indossando una seconda Maschera, oltre a quella da
Mangiamorte che stringe con forza nella mano destra.
Un
essere umano non può avere un volto così immobile.
Narcissa
invece, si regge a Lucius per non cadere.
Tutto
in lei, trema.
Trema
violentemente.
Persino
le labbra, e gli occhi.
Dai
quali, si vede, si sta sforzando con tutta se stessa per non
far cadere nemmeno una lacrima.
<<
Porgimi il braccio. >>
La mano bianca e quasi scheletrica di Voldemort, con
Ma
Lui, non obbedisce subito.
Anzi.
Esita
parecchio tempo.
Punto
lo sguardo sul suo braccio sinistro.
È
palese come le sue articolazioni si stiano sforzando per fare in
modo che Draco lo porga al suo nuovo Padrone.
Ma,
ciononostante, Lui,
non riesce a muoverlo.
Poi,
alzo lo sguardo sul sorriso malefico del Signore Oscuro, e
sull’espressione disperata di Narcissa Malfoy.
Ed
un’enorme rabbia si impossessa del mio corpo.
Tanto
che devo sforzarmi parecchio, per tenere bene a mente che
questo è un ricordo, e che non posso nuovamente uccidere
Lord Voldemort.
Altrimenti,
vi giuro che avrei afferrato
In
pieno petto, dove dovrebbe battere il cuore che Lui non ha mai
avuto.
Di
riflesso, stringo spasmodicamente le dita intorno a quelle di
Draco diciottenne, il cui sguardo, come posso notare con una stretta
fittissima
allo stomaco, si è decisamente rabbuiato.
<<
Avanti Draco… >> sussurra una voce malefica.
Il
Principe delle Serpi, sia quello che stava per essere Marchiato
a soli sedici anni, sia quello che porta una fascia verde
sull’avambraccio
sinistro a diciotto anni, che io, alziamo lo sguardo sulla fonte di
quel suono
sibilante.
Per
incontrare lo sguardo fuori di sé per la malsana emozione di
Bellatrix Lestrange.
In
questo ricordo,
quella stronza aveva giù ucciso zio Sirius.
<<
…Non fare aspettare il tuo Signore. >>
Che schifo.
Il
tono con cui Bellatrix ha sempre parlato di Voldemort mi ha
sempre fatto venire il mal di stomaco.
Il
sedicenne Draco, guarda un’ultima volta sua madre e suo padre.
Narcissa,
più a lungo.
E
si decide a compiere quel gesto che lo segnerà per sempre.
Sia
letteralmente che metaforicamente.
Porge
il braccio a Lord Voldemort, che vi stringe intorno le
lunghe dita.
Per
un momento, vedo cinque serpenti avvolgersi intorno al braccio
di Draco, e riesco persino a sentirne il sibilo, e schifarmi per la
loro lingua
strisciante e piena di veleno.
Ma,
è solo un attimo.
Sbatto
le palpebre, e i cinque serpenti, sono tornati cinque dita.
Ma
ugualmente disgustose.
<<
Morsmordre. >>
L’ha
detto.
Lord
Voldemort ha pronunciato l’Incantesimo per evocare o
imprimere per sempre sulla pelle il Marchio Nero.
La
punta della sua Bacchetta, gemella di quella mia e di Harry,
è
ben impressa sulla pelle dell’avambraccio sinistro di Malfoy,
in modo forte e
deciso.
Sembra
quasi voler perforare la sua bianca e perfetta pelle.
Una
luce nera è scaturita dalla Bacchetta di quel gran bastardo,
che adesso sta avvolgendo l’avambraccio del Principe delle
Serpi.
Nel
ricordo, Draco cerca con tutte le sue forze di non urlare.
Lord
Voldemort sembra divertirsi un mondo.
Bellatrix
Lestrange guarda orgogliosa suo nipote.
Lucius
Malfoy sembra una statua.
Narcissa
Malfoy, cercando con tutte le sue forze di non piangere,
sussurra tra le labbra un disperato “No..”.
Per
quanto mi riguarda, non riesco a far altro che stringermi al
petto di Malfoy junior, quello che mi stringe ancora la mano, talmente
forte
che, se non fossi del tutto concentrata su quello che sta accadendo in
questo
terribile ricordo, quasi urlerei di dolore.
Deve
aver avuto un grande coraggio, Draco, a decidere di assistere
di nuovo a questa scena.
Personalmente,
la trovo immensamente dolorosa e straziante.
Immagino
debba essere così anche per Lui.
Fatto
che, è con immenso sollievo, che entrambi accogliamo
l’ennesimo cambiamento del ricordo.
Quando
finalmente la faccia malefica di Lord Voldemort è andata a
confondersi con tutto il resto, inglobato nel profondo nero dei
mantelli dei
suoi Mangiamorte, posso finalmente tornare a respirare in modo normale.
Adesso,
siamo ad Hogwarts.
Precisamente,
in uno dei tanti passaggi segreti che questa Scuola
offre a disposizione dei fuorilegge che ospita come studenti.
Theodore
Nott e Blaise Zabini, si scambiano uno sguardo
preoccupato, per poi tornare a rivolgere l’attenzione al loro
amico Draco
Malfoy che, apparentemente calmo sta fumando poggiato contro una parete.
Ma
le immagini del precedente ricordo sono dure da manda via dalla
mente.
È
per questo che, approfittando del silenzio calato sui tre, nel
ricordo, mi rivolgo al Draco diciottenne.
<<
Ti…ti sei fatto… male? >>
Abbassa
lo sguardo nel mio, il biondastro.
Inizia
a studiarmi fin dentro l’anima, alla ricerca di non so che
cosa.
Alza
una mano, quella libera dalla mia, portandola lentamente al
mio viso.
È
esitante, però.
E
parecchio.
Arriva
a sfiorarmi la pelle della guancia, ma poi, preso da chissà
quale pensiero, la lascia ricadere contro il fianco.
La
mano, intendo.
<<
Abbastanza. Bruciava. >>
Poi,
distoglie gli occhi dai miei, privandoli del calore che solo
poche persone possono attingere da quello sguardo, generalmente sempre
gelido.
Rimango
un altro po’, dubbiosa, a guardarlo.
Ma
poi, finalmente qualcuno, nel ricordo, si decide a parlare, e
presto attenzione a questo altro pezzo di vita di Draco.
Per
la cronaca, è stato Blaise a spezzare il silenzio.
<<
Draco, per favore. Smettila di fare l’idiota. E dicci
cosa diavolo stai combinando. >>
Dai
tratti dei loro visi, e con un po’ di logica, deduco si
essere
al Sesto Anno.
Durante
il quale il compito di uccidere Silente, schiacciava le
spalle di Draco Malfoy.
Soffocandolo.
Nel
ricordo, il suddetto, continua a fumare come se nessuno
intorno a Lui stesse parlando, mantenendo lo sguardo sulle sue scarpe.
<<
Lo sappiamo che ha qualcosa a che fare con il Signore
Oscuro… >> continua Theo <<
…ma nemmeno mio padre ha voluto dirmi
niente. Ti stai cacciando nei guai, Draco, questo lo sai, vero?
>>
Ma
niente.
Nessuna
risposta.
Blaise
alza gli occhi al cielo, esasperato.
<<
Santo Salazar, amico, non puoi anche lontanamente pensare
di compiere qualche stronzata per conto del Signore Oscuro, sotto il
naso di Silente! Se magari ti decidessi ad aprire quella
boccaccia, potremmo anche aiutarti, maledizione! >>
<<
Blaise ha ragione. Pansy e Daphne stanno andando fuori di
testa, e un po’ tutta Serpeverde ha notato il tuo
cambiamento, ultimamente. Ma
nessuno pretende che tu metta i manifesti, su quello che combini. Ma,
almeno a
noi, puoi dirlo. >>
Ancora
nulla.
Malfoy
continua semplicemente a far finta di niente.
Nott
e Zabini su guardano, per attingere alla famosa pazienza e al
famigerato self-control dei Serpeverde.
Ed
è ancora Theo a parlare.
<<
Ti stai facendo aiutare da Tiger e Goyle, Porco Godric!
Nemmeno loro sanno nulla, di questo ne siamo consapevoli, ma
perché chiedere
aiuto a loro, e non a noi?! >>
<<
Immagina un po’, persino quei due idioti iniziano a
spazientirsi di questa situazione.. >> continua Blaise,
alzando un
sopracciglio << …e se due inetti leccaculo
come Tiger e Goyle stanno
acquistando la facoltà di ribellarsi a degli ordini, vuol
dire che la
situazione è davvero grave. >>
Silenzio.
Ancora
silenzio.
Silenzio
che schiaccia, che soffoca, che assorda.
Che
spazientisce anche chi, nel silenzio, ci sguazza felicemente.
<<
Draco! >>
Finalmente,
il soggetto di questo urlo esasperato, si decide ad
alzare lo sguardo sui suoi migliori amici.
<<
E’ tutto apposto. E smettetela di farvi queste seghe
mentali da Tassorosso. Sto bene. >>
Oh
certo.
Non
avrebbe convinto nemmeno un cieco, o un sordo, con quello
sguardo che urlava “Qualcuno mi aiuti.”
Ma
questo è troppo, sia per Blaise, che per Theo.
Entrambi
stringono spasmodicamente le mani a pugno, ed una certa
brezza fredda arriva a manifestare la rabbia dei due maghi nel
passaggio
segreto in questione.
<<
Non
è tutto apposto, Draco, e tu
non
stai bene. Basta prenderci per il culo. >>
Blaise.
<<
L’ha capito anche Mrs Purr che hai bisogno d’aiuto,
caro
mio. >>
Theo.
A
questo punto, però, se i primi a perdere la pazienza sono
stati
Zabini e Nott, adesso tocca a Malfoy.
Si
stacca dalla parete, ed irrigidisce lo sguardo, puntandolo con
fermezza contro i suoi migliori amici.
<<
Che cazzo ne sapete voi, di cosa ho bisogno in questo
momento? Non voglio nessuno fottutissimo aiuto, per Merlino! Smettetela
di
chiedervi come sto, e di cervellarvi dalla mattina alla sera su quello
che
combino. E ditelo anche a Daphne e Pansy. Vivete la vostra vita,
esattamente
come io sto facendo con la mia. Non sono cazzi vostri, se intavolo
affari
loschi con il Signore Oscuro, con i Mangiamorte, o con i Centauri della
Foresta
Proibita. Non ho bisogno di nessuno. Ce la faccio
da solo. >>
Dopo questa sfuriata, getta violentemente la sigaretta sul freddo
pavimento di
pietra, sigaretta che, tra l’altro, era stata piuttosto
dimenticata durante la
discussione, ed esce dal corridoio buio in cui Blaise e Theo
l’avevano
intercettato a grandi falcate.
Lo
sguardo rassegnato che si scambiano i due Serpeverde è
l’ultima
immagine di questo ricordo che riesco a cogliere, prima che esso inizi
a mutare
di nuovo.
<<
Sei stato davvero duro con Zabini e Nott. Infondo
volevano solamente aiutarti.. >> commento, con voce
flebile.
Fa
un sorriso sghembo, del tutto privo di divertimento.
E
mi guarda.
<<
Non potevo dirgli cosa stavo facendo, né tantomeno farmi
aiutare. Non potevo trascinare anche loro, a fondo con me.
C’era già in ballo
la vita dei miei genitori. >>
Sbatto
le palpebre, accennando anche io un piccolo sorrisetto.
Lo
sapevo.
Lo
sapevo che quei tre idioti pervertiti, sotto lo strato di
sarcasmo, bastardaggine e veleno, avevano un cuore!
Dopo
questa ottima considerazione, che mi rende piuttosto
soddisfatta, torno a concentrarmi sui ricordi di Draco.
Inizialmente,
non vedo granchè.
Anzi,
non vedo assolutamente niente.
Mi
trovo in una stanza, o qualsiasi altra cosa, completamente
immersa nel buio.
Tanto
che, a momenti, mi aspetto che la solita sensazione brusca
mi prenda per la vita, per ritornare nel presente.
Ma,
prestando più attenzione, dopo un po’ riesco a
sentire un
respiro.
Non
è un respiro regolare, o profondo.
Il
che mi fa capire che, chi ne causa il suono, presumibilmente
Draco, dato che sono i suoi ricordi, non sta dormendo.
Si
è semplicemente rifugiato tra le tenebre.
La
situazione inizia ad annoiarmi, dopo qualche minuto, ma,
fortunatamente, qualcosa accade.
Uno
spiraglio di luce arriva scacciare leggermente
l’oscurità di
quella che, avevo ragione, è una stanza.
Qualcuno
sta lentamente aprendo la porta, lasciando che un po’ di
bagliore penetri all’interno.
Bagliore
che, quasi subito, arriva a rischiarare un paio di gambe,
fasciate da un pantalone grigio, e delle scarpe di pelle.
Oh
si.
Questo,
è decisamente Draco.
Sento
il fruscio dell’aria, spostata dal movimento di un
Bacchetta, che, magicamente, va ad accendere il candelabro che,
finalmente,
riporta un po’ di luce in questa camera.
Strizzo
gli occhi, mettendo bene a fuoco la scena.
Un
Draco Malfoy diciassettenne, affatto diverso da quello che mi
stringe la mano in questo momento, si trova stravaccato sul letto, con
le gambe
penzoloni, e la schiena poggiata al muro.
Presumo
che questa sia la sua stanza, solamente perché
c’è un solo
letto a baldacchino ad una piazza, e perché il ricordo me la
presenta con Draco
dentro.
Altrimenti,
niente nel maestoso candelabro, nel comodino in
quercia, nello specchio enorme in fondo alla stanza,
nell’armadio gigantesco di
mogano, o nella scrivania con una sola pergamena poggiata sopra, mi
farebbe
pensare a Lui.
A
completare lo scenario, Narcissa Malfoy, vestita elegantemente
come al solito, sta sulla soglia, con lo sguardo fisso sul suo unico
figlio, in
una muta richiesta di accoglienza.
Passa
un po’ di tempo prima che Draco annuisca impercettibilmente,
così ne approfitto per chiedere, a quello del presente, una
questione che mi
turba.
<<
Perché non ci sono foto, nella tua stanza? >>
Mi
guarda dubbioso, ed io alzo le spalle.
<<
Che so… foto di Hogwarts, poster della tua squadra di
Quidditch, drappeggi Serpeverde…cose del genere. Qualcosa
che dica: “Questa è
la mia stanza, gente”. >>
Sinceramente,
mi sarei aspettata da Lui una risata, o, come
minimo, un ghigno.
E
non un altro sorriso triste, o l’ennesimo sguardo rabbuiato.
<<
Dopo aver lasciato Hogwarts, al Sesto anno.. >> dopo
la morte di Silente <<
…ho tolto tutto. >>
E, con questo, mi zittisco.
La
voce di Narcissa, comunque, mi riscuote dai miei pensieri.
<<
Perché non vieni a mangiare qualcosa? >>
Lentamente,
l’ombra della donna fiera e snob che conobbi prima del
ritorno di Voldemort, si avvicina alla figura spenta e vuota nella
quale il
Marchio Nero aveva ridotto suo figlio, sedendosi accanto a Lui sul suo
letto.
Draco
punta lo sguardo sulle sue costose scarpe, e resta per un
po’ in silenzio.
Poi,
si decide.
<<
No, grazie. Chiederò a qualche Elfo Domestico di portarmi
qualcosa da mangiare qui in camera. >>
Mangiare
con Lord Voldemort che ti fissa, con quegli occhi rossi
ed inquietanti.
Oppure
con Nagini, che vorrebbe tanto mangiare te.
No.
Non
credo sia ciò che si definisce
“Piacevole”.
<<
Draco.. >> sussurra Narcissa, con dolcezza
<<
…sono giorni che non esci dalla tua stanza. >>
Anche
questa volta, il Serpeverde impiega un po’ a rispondere.
<<
Non ho trovato altra occupazione che sia di mio
interesse. >>
Gelido.
Glaciale.
Sua
madre sembra davvero mortificata.
Guarda
il pavimento, e poi, per una manciata di secondi, il volto
spento di suo figlio.
Prende
fiato, e si decide a parlare.
<<
Magari potresti fare almeno un giro in giardino. Guardati,
tesoro, sei davvero pallido.. >>
Stavolta,
Draco decide di non rispondere affatto.
La
cosa, intristisce sua madre ancora di più, ma non la
persuade a
demordere.
<<
Che ne dici di prendere la scopa, e fare una bella
volata? Codaliscia sarebbe più che lieto di fingersi un
giocatore di Quidditch
vagamente accettabile. >>
Lui,
sorride in modo piuttosto sarcastico.
<<
Oh certo. Non posso andare più in là di quanti
metri?
Due, o tre? >>
Ancora,
gli occhi di Narcissa si rabbuiano.
<<
Lo so, Draco, questa situazione non piace nemmeno a me.
Ma tuo padre dice che non durerà a lungo. Solo il tempo che
il Signore Oscuro
vinca i Potter. E poi, Lui avrà il
Mondo Magico in pugno. >>
Non
so cosa precisamente, nelle parole di Narcissa, abbia fatto
incazzare di più Draco.
Non
so se, abbia preso male il fatto che sua madre abbia nominato
Lucius, o qualcos’ altro.
Fatto
sta che, non appena le parole di sua madre raggiungono le
sue orecchie, si alza di scatto dal quale era seduto, e tutta
l’ostilità
accumulata in quei giorni si riversa nei suoi occhi, rendendoli
più gelidi di
quanto io li abbia mai visti.
Ed
io, sono stata la sua nemica numero 1, insieme ad Harry, per
anni e anni.
<<
Sapete, madre, ho smesso di credere alle parole di mio
padre, quando un suo clamoroso fallimento con cinque o sei ragazzini mi
ha
procurato questo.. >>
Si alza la manica della camicia, per mostrare a sua madre, in tutta la
sua
perversa e malefica appariscenza, il Marchio Nero, ben impresso sulla
sua
pelle, probabilmente per il resto della sua vita.
Narcissa
non riesce a guardare più a lungo di una manciata di
secondi, quel simbolo di appartenenza, che lei stessa non ha mai avuto.
Prima
di riprendere a parlare, si stampa sul viso un sorriso
apparentemente divertito, ma che nasconde enormi quantità di
amarezza.
<<
…Qui dentro siete tutti convinti che presto il Signore
Oscuro sconfiggerà i Harry e Kimberly Potter. Ma aveva
ragione Theo, anni fa.
Se non li ha sconfitti quando avevano 11 anni, cosa vi fa credere che
ci
riuscirà stavolta?! Tutti i Mangiamorte mobilitati per
cercare quei due,
insieme ad una Sanguesporco ed un Babbanofilo traditore del suo sangue,
li
abbiamo anche avuti ospiti in questa casa, pochi giorni fa…e
cosa hanno ottenuto?!
Niente! >>
Oh
mio Dio.
Me
la ricordo, la visita a Malfoy Manor, durante la ricerca degli
Horcrux.
La
tortura di Hermione, la morte di Dobby.
E
la fuga, per un soffio.
<<
Draco, per favore.. >> cerca di calmarlo sua madre.
Ma
invano.
È
un fiume in piena, e ormai non lo ferma più nessuno.
<<
Ma ammettiamo che ce la faccia. Diamo per scontato che
riesca a sconfiggerli. Cosa succederà dopo? Ogni casa
avrà impressa sulla porta
un simpatico Marchio Nero, ad Hogwarts ci insegneranno
l’Avada Kedavra e
<<
Vivremo in un mondo in cui Sanguesporco e Babbani saranno
messi al loro posto, in cui noi Purosangue finalmente avremo i posti di
comando
che ci spettano, e dove
<<
Pausa.
Silenzio.
Scambio
di sguardi.
<<
Si, Draco.
<< La stessa con la quale potremo torturare
diciassettenni Disarmate.
>>
Narcissa,
piega leggermente la testa, un po’ confusa.
Guarda
suo figlio per un po’, poi, un lampo di comprensione le
illumina lo sguardo.
<<
Ti riferisci alla Sanguesporco che era con i Potter?
>>
Annuisce,
senza ricambiare lo sguardo di sua madre.
<<
Non hai mai potuto sopportarla. Né lei, né i suoi
amichetti. >>
<<
Zia Bellatrix poteva usare
Di
nuovo, cala il silenzio tra i due.
Ho
sempre pensato che la vista della tortura di Hermione, non
avesse minimamente turbato Draco, e gliel’ho anche urlato,
quella famosa sera
che causò la nostra punizione.
Adesso,
assistendo a questa scena, ho solamente voglia di
saltargli addosso, e stringerlo a me talmente forte da togliere il
respiro ad
entrambi.
Ma
mi trattengo.
<<
Adesso, provi pietà per una Sanguesporco? >>
Stronza.
Cuore
di ghiaccio.
<<
Io…io…non… >> farfuglia
Draco, nel ricordo.
Fissa
il suo sguardo in un punto indefinito del pavimento, prima
di alzare lo sguardo su sua madre, adesso completamente deciso.
<<
Non
provo piacere nel vedere una mia compagna di Scuola torturata,
anche se una Sanguesporco. E sono
perfettamente consapevole che se mio padre, zia Bellatrix, o il Signore
Oscuro
dovrebbero captare questo mio pensiero, mi darebbero del debole. E che
lo stai
pensando anche tu. >>
Sua
madre, ci mette un po’ per rispondergli.
Poi,
molto lentamente, si alza dal letto di suo figlio,
posizionandosi di fronte a Lui, in modo da guardarlo direttamente nel
grigio
argenteo dei Suoi occhi.
Poggia
delicatamente una mano sulla sua guancia, in una leggera ed
appena accennata carezza.
<<
Non sei un debole, Draco. Hai solo quell’umanità, che qui dentro, manca un po’ a tutti.
>>
Detto
questo, semplicemente esce dalla sua stanza, chiudendosi
delicatamente la porta alle spalle.
E,
con il rumore del legno dell’uscio a contatto con lo stipite,
si chiude anche questo ricordo.
Una
sensazione a me particolarmente nota mi prende per la vita, e,
tra una vertigine di colori, visi, luoghi e suoni, ritorniamo
nell’aula dei
Sotterranei nella quale ci eravamo imboscati.
Nel
presente.
Quando
i rumori lontani,
gli odori e la sensazione di essere a Casa, tipici di Hogwarts, tornano
ad
avvolgerci, restiamo un altro po’ in silenzio, per riordinare
i pensieri e le
idee.
Prendendo
un bel respiro,
mi rendo conto di come, inconsciamente, fossi agitata
all’idea di assistere
all’intera vita di Draco Malfoy.
Oh
certo, era solo una
sensazione del mio stomaco, che nemmeno si era tramutata in pensiero
vero e proprio,
tanto da portarmi ad insistere in prima persona perché Draco
mi facesse fare un
giro nei suoi ricordi, ma c’era.
Non
so,
quest’agitazione, barra angoscia, a cosa fosse legata.
Forse
ero solo
spaventata dal fatto che, improvvisamente, il ripercorrere le tappe
più
importanti della sua vita, talmente distante dalla mia da risultare
quasi
impossibile che esse si siano intrecciate, mi avrebbe messa dinanzi
alla
brutale consapevolezza di essere troppo diversi l’uno
dall’altro.
Forse,
avevo paura di
prendere coscienza di aver percorso, fino ad adesso, strade troppo
diverse, e
che il loro incrocio di quest’ ultimo anno, sia stato
forzato, e momentaneo.
Invece,
mi rendo conto
in un momento idilliaco, di essermi, si ,
accorta ulteriormente di quanto siamo diversi, di quanto siano state
diverse le
nostre vite fino ad adesso, di quanto non mi piacciano particolari
aspetti del
suo aspetto.
Ma,
che, in realtà,
dinanzi al suo sguardo profondo, alle sue labbra stupende, al suo petto
marmoreo, al suo ghigno seducente, alle sue mani che scorrono su di me
e alla
sua voce che mi sussurra “Ti amo, bambolina”, tutti
quei fattori che potrebbero
allontanarci, perdono importanza.
Siamo
completamente
diversi, ne sono consapevole.
A
partire dalle nostre
fattezze fisiche, passando per le Case di appartenenza, finendo ai
nostri
cognomi.
E
non mi interessa.
Per
niente.
<<
Bambolina, la
mia vita ti fa sorridere? >> mi domanda.
La
sua paradisiaca voce,
mi riscuote dai miei pensieri, e mi riporta al presente.
Alzo
lo sguardo nel Suo,
accorgendomi solo in quel momento, di star sorridendo come
un’idiota.
E,
in risposta, allargo
il sorriso.
Mi
avvicino alle sue
labbra lentamente, alzandomi in punta di piedi, e posizionando una mano
sulla
sua guancia.
In
una delicata carezza,
come quella a cui ho appena assistito, nel suo ultimo ricordo.
<<
Bè, caro mio,
l’hai detto anche tu. Soffro di scambi di
personalità. Sorridere da sola, penso
sia il minimo. >>
Sicuramente,
una
battutina acida non me l’avrebbe tolta nessuno, se non lo
avessi baciato prima
di fargliela anche solo pensare.
Mi
insinuo lentamente
nella sua bocca, tormentandolo e seducendolo come so che lo fa
impazzire
letteralmente.
<<
Non credevo che
consolare una donna, sarebbe stato così gratificante. Devo
farlo più spesso..
>>
Dopo
questa frase
sussurrata a fior di labbra, mi stacco per incenerirlo con lo sguardo.
Fintamente
intimidito,
aggiunge:
<<
Ovviamente, mi riferivo solo a te. >>
<<
Certo, certo..
>>
Ridiamo,
entrambi, prima
di ricominciare il nostro bellissimo tango di labbra e sospiri.
Salve a
tutti
gente.
Sempre che
vi
ricordiate ancora di me.
Si, sono
quella
che, ogni aggiornamento vi chiede scusa per il ritardo, vi promette che
posterà
prima ma che, puntualmente, riappare dopo mesi.
Davvero,
mi
dispiace.
Ma non ho
aggiornato il prima possibile, districandomi il più
velocemente che ho potuto
tra i miei impegni.
Voglio
ringraziarvi
di cuore perché, nonostante tutto, continuate a seguirmi.
Davvero,
vi adoro
*_*
Vorrei
tanto dirvi
“Ci vediamo la settimana prossima con il nuovo
capitolo”, ma sarei costretta a
deludervi.
Quindi,
diciamo
che ci vediamo l’anno prossimo, così, almeno, non
verrò meno ad una promessa
xDxD
Ovviamente,
non mi
ci vorrà così tanto per aggiornare…!
Al
prossimo
capitolo.
Un bacione!
P.S. Nello
scorso
capitolo, quando Kiki descrive Hogwarts tirata a lucido per i genitori
dei suoi
alunni, ho inserito l’immagine delle divise formali delle
quattro Case.
Se per
caso
interessasse a qualcuno..
P.P.S.
Magari qualcuno
avrà letto questo capitolo con il titolo “Fucking
Perfect”.
Ho deciso
di
cambiarlo, perché il nuovo mi sembrava più
adatta, ma ciò non vuol dire che non
lo ritroverete.
Magari con la canzone al seguito!
BIGIA