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Autore: Lue    01/05/2011    12 recensioni
C’era una volta una mappa.
Gialla e ruvida era passata di mano in mano, da uno dei quattro creatori a suo figlio.
Ma quando fu il momento di tramandare la pergamena, il proprietario decise di non donarla a suo figlio, bensì a colui che ne era possessore per diritto.
Fu così che presto Teddy Lupin scoprì gli angoli più remoti del castello.
Fu così che scoprì che sul corridoio del terzo piano le persone sparivano inghiottite nel muro.
E fu così che, trovandosi lì, fece una richiesta alla Stanza.
“Mostrami il luogo dove riposano i miei cari”.
E lei rispose.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Come fumo

 
C’era una volta una mappa.
Gialla e ruvida era passata di mano in mano, da uno dei quattro creatori a suo figlio.
Ma quando fu il momento di tramandare la pergamena, il proprietario decise di non donarla a suo figlio, bensì a colui che ne era possessore per diritto.
Fu così che presto Teddy Lupin scoprì gli angoli più remoti del castello.
Fu così che scoprì che sul corridoio del terzo piano le persone sparivano inghiottite nel muro.
E fu così che, trovandosi lì, fece una richiesta alla Stanza.
Mostrami il luogo dove riposano i miei cari”.
E lei rispose.
 
La porta si spalancò.
Apparve una radura, circondata da alberi altissimi.
Al centro era poggiato qualcosa di alto e imponente, coperto da un drappo rosso fuoco; il vento cominciò a turbinare sollevandolo di qualche centimetro.
Teddy si avvicinò lentamente e poggiò la mano sul tessuto.
Lo gettò di lato con uno strattone.
Un grande specchio si ergeva davanti al giovane Lupin, antico e maestoso.
Teddy alzò gli occhi.
Un ragazzino dalla chioma blu notte gli restituì lo sguardo e si batté la mano sulla tasca dei jeans.
Anche Teddy infilò la mano in tasca.
Ne estrasse una pietra nera scheggiata.
 
Mamma, papà, mamma, papà”.
Il vento turbinò nelle orecchie di Teddy; la foresta scomparve, l’oscurità si impossessò della Stanza.
Lo specchio rimase integro e splendente al centro del nulla, riflettendo solo il buio, e non il bambino che mormorava parole stringendo tra le mani la Pietra della Resurrezione.
E quando Loro apparvero, tutta l’oscurità si diradò, lasciando posto a una luce accecante.
Luisorrideva, in modo così genuino che pareva non avesse fatto altro durante la sua intera vita.
I capelli di Lei erano identici a quelli di Teddy: blu notte, le incorniciavano il bel viso.
“Mi siete tanto mancati”.
 
Lui e Lei si avvicinarono. Profumavano di un odore buono, che Teddy non aveva mai sentito.
“Anche tu”, sussurrò Lui senza perdere il sorriso.
“Ora resterete per sempre con me?”, implorò il ragazzino.
“Noi siamo sempre con te, amore”, la voce di Lei era la cosa più bella che Teddy avesse mai sentito.
“Ma così, in questo modo... Resterete con me in questo modo?”.
Lui piegò gli angoli della bocca, tristemente, e a Teddy si spezzò il cuore vedendolo senza sorriso.
“Per favore, non andatevene”, pianse, cercando disperatamente di afferrare le loro mani.
Ma fu come toccare il fumo.
Impossibile.
 
“Mi hai promesso che sarebbero tornati da me!”, gridò Teddy piangendo forte, rivolto allo Specchio.
“Lo Specchio non promette, lo Specchio mostra, amore mio”, sussurrò Lei, cercando di consolarlo.
“Ma io voglio stare con voi...”, mormorò il bambino, guardandola con gli occhi grandi.
“Anche noi”, intervenne Lui con voce dolce.
Teddy fissò la pietra nera che stringeva ancora tra le mani, e decise.
“Allora staremo assieme” sussurrò, mettendosi la pietra in tasca. “Mi bastate così, anche se non posso toccarvi”.
E non sapeva, Teddy, che il Secondo Fratello aveva fatto il suo stesso errore e ne aveva pagate amare conseguenze.
 
I giorni si susseguivano calmi e felici per il giovane Lupin; la presenza dei genitori accanto a sé, invisibili a tutti gli altri, donava al ragazzino un senso di pienezza dell’anima che non aveva mai provato prima.
“Questo è il mio letto”, sussurrò rivolto alle due figure, entrando guardingo nella stanza.
“È... comodo?”, domandò un po’ goffamente il padre.
Tonks alzò gli occhi al cielo.
“Certo che è comodo, Remus! Dormivi anche tu in letti così, ricordi?”.
Teddy li osservava affascinato; erano così belli, mamma e papà.
“Ehi, Ted!” Lorcan entrò nella stanza tutto trafelato “Vieni a giocare con noi?”.
 
Ma Teddy non giocò quel giorno, assieme agli amici. Non si unì a loro nemmeno nei giorni successivi.
La sola presenza che il ragazzino anelava era quella dei genitori, ed egli soffriva immensamente, vedendo i loro colori sbiadirsi sempre più, poiché sentivano la mancanza del luogo da cui erano venuti.
“Amore, facci tornare indietro”, mormorava Lei con voce roca sporgendosi verso il figlio.
Ma lui girava lo sguardo.
“Siete la mia mamma e il mio papà. Non vi piace stare con me?”.
Tonks e Remus sospiravano, non riuscendo a spiegare la debolezza interiore che li abitava.
“Ci piace, tesoro, naturalmente”.
 
“Teddy! Vieni ad aprire i regali!”, gridò Harry al di là della porta.
Il ragazzino lo ignorò, tenendo gli occhi fissi sui genitori.
“Cosa avete? Perché non siete felici?”, piangeva, rivolto ai due.
“Dobbiamo tornare a casa Ted, ti prego”, lo implorò Lui.
La porta si aprì cigolando prima che lui potesse ribattere.
“Ehi” sorrise Harry richiudendosi la porta alle spalle “C’è qualcosa che non va?”.
“No”, disse lui brusco, nascondendo la pietra nera in tasca.
Harry assottigliò lo sguardo dietro agli occhiali.
“Che cos’hai lì?”.
“Nulla”, sussurrò lui agitato.
“Fammi vedere”, la voce ferma di Harry tradì un tremolio.
 
E mentre l’uomo dagli occhi verdi rabbrividiva accarezzando la pietra che gli era appartenuta, il bambino colorato gli raccontava tutto con voce bassa e fremente.
Quando ebbe finito, alzò gli occhi sullo zio.
“Loro non vogliono stare con me, se ne vogliono andare di nuovo”.
Harry gli passò una mano tra i capelli con amarezza.
“Siamo tanto simili io e te, Teddy. Anche io non avrei mai voluto stare lontano da mia madre e mio padre, ma nessuno di loro appartiene più a questo mondo”.
“Che cosa devo fare, allora?”, soffiò lui tra le lacrime, rivolto al padrino.
“Lasciarli andare”.
 
Teddy stava in piedi sulla riva del Lago Nero, la Pietra pesante nel pugno chiuso.
“Sei pronto?”, sussurrò Harry stringendogli la spalla.
Lui scosse lentamente la testa, alzando lo sguardo verso le figure trasparenti dei suoi genitori.
“Grazie” mormorarono i due all’unisono, poi Lui tacque e Lei disse “Ti staremo sempre accanto”.
“Non è vero”, sibilò lui testardo, a denti stretti. Alzò il braccio e lanciò con forza la pietra nel centro del lago. Quella affondò con un lacrimoso tonfo.
Remus e Tonks gettarono un ultimo sguardo a Teddy, e scomparvero definitivamente.
“Non ti lasceranno mai davvero, lo sai?”, Harry sorrise lievemente.
“Sì, lo so” concesse il ragazzino con voce mesta “Ma mi mancheranno tanto”.
Rimasero stretti a fissare la superficie del lago increspata dal vento, e si addormentarono così, vicini, sull’erba.







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Spero che apprezziate :)
Sempre vostra,
Lu.
   
 
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