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Autore: artemide88    01/05/2011    17 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 1
BUONA LETTURA


CAPITOLO 1 – PRIMO GIORNO


Il primo giorno di lavoro è sempre particolare.

È il primo giorno in cui ti presenti a delle persone con cui poi dovrai lavorare per un determinato periodo di tempo. e si spera, che sia un lungo periodo soddisfacente sul piano professionale e senza eccessivi scossoni interpersonali.

Per questo il primo giorno di lavoro è bene fare una bella impressione.

Isabella Marie Swan sapeva quanto fosse importante il primo giorno.

Sarebbe arrivata, magari con qualche minuto d’anticipo, al grattacielo che ospitava gli uffici della multinazionale per cui avrebbe lavorato, avrebbe preso l’ascensore fino al trentesimo piano, si sarebbe presentata a quel capo di cui tutti parlavano, ma che lei non aveva mai visto, il colloquio d’assunzione lo aveva svolto con solo con il responsabile dell’ufficio del personale.

Si, la sua prima giornata lavorativa sarebbe andata così, se Isabella Swan non fosse stata una ritardataria cronica e se al primo suono della sveglia, lei si fosse alzata bella pimpante e piena di energie per la nuova avventura, si fosse fatta una doccia rilassante, si fosse vestita con il tailleur elegante ma comodo che aveva nell’armadio e si fosse truccata leggermente. Poi avrebbe dovuto prendere un taxi, guardato con preoccupazione l’orologio ogni tre secondi per la paura di fare tardi per il troppo traffico, ma sarebbe arrivata tranquillamente all’appuntamento fissato per le nove in punto nell’ufficio del capo. Certo, sarebbe arrivata con una leggera ansia, ma sarebbe arrivata.

E invece Isabella, dopo una notte insonne a causa della tensione, aveva ignorato la sveglia, per poi svegliarsi all’ultimo minuto e con panico constatare quanto fosse in ritardo.

Era scesa come un fulmine dal letto, inciampando ovviamente nelle lenzuola tutte disfatte, aveva afferrato un paio di jeans abbastanza eleganti, una camicia e poi via, di corsa, non senza aver preso giubbino e borsa.

L’estate era nell’aria newyorkese da qualche giorno e la giovane Isabella avrebbe voluto godersela appieno quella mattina. Invece il buon profumo di estate e di fiori freschi era coperto dalla pesante cappa di smog che contraddistingue sempre le strade della città.

Fatto sta che Isabella imprecò contro il traffico e contro il malcapitato tassista, e imprecò il doppio quando vide la lancetta dei minuti spostarsi pericolosamente verso il numero sei. Le nove e mezza...pensò al limite della disperazione.

Era in ritardo, fottutamente in ritardo. Come un razzo entrò nell’edificio, la borsa di traverso e il giubbino mezzo giù. Aveva furiosamente schiacciato l’innocente bottone della chiamata dell’ascensore, come se fosse quel tastino rosso la causa di tutti i suoi problemi e se continuando a schiacciarlo, l’ascensore fosse arrivato prima.
In un ascensore pieno di gente dava segni di irrequietezza, battendo furiosamente il piede per terra. Ogni volta che l’ascensore si apriva per far scendere o salire qualcuno, Isabella guardava l’ora.

“devo mettermi l’anima in pace.” si disse, ormai la lancetta delle ora si era spostata verso le dieci. Il suo ritardo era mostruoso, come presentazione il primo giorno era...non c’erano parole per definirla. Si sarebbe stupita se non fosse stata licenziata non appena avesse messo piede nell’ufficio del capo. Avrebbe stabilito un nuovo record, licenziata dopo solo pochi secondi di lavoro.

Trafelata arrivò al piano, deserto. Era scesa solo lei dall’ascensore, beccandosi occhiatacce perplesse e timorose da tutti gli altri occupanti. L’atmosfera era un pelo lugubre, tanto che pensò di aver sbagliato o che fosse uno scherzo di pessimo gusto, orchestrato da qualche mente malata.

Percorse quasi con timore il lungo corridoio...vuoto. alle pareti solo qualche quadretto, di poca importanza. Nell’angolo una pianta rinsecchita. In fondo c’era una scrivania e poco oltre una porta di vetro smerigliato.

Un altro passo, con lo sguardi fisso alla porta, come se da lì dovesse uscire un mostro.

TOC

Dalla scrivania provenne un colpo secco, il contenuto del portapenne sussultò e una voce maschile diede libero sfogo al proprio dolore. Con sollievo Isabella pensò che quanto meno non era stata mandata in un posto completamente deserto, che un’anima pia a cui chiedere informazioni c’era.

“scusa, sto cercando l’ufficio di E. Cullen.” disse leggendo il post-it giallo incollato sulle dita.

L’uomo che riemerse da sotto la scrivania la osservò decisamente contrariato, massaggiandosi la testa dolorante. Pessima giornata, anche per lui.

“e di grazia chi lo cerca?”

“io.” Rispose lei sicura e un po’ spavalda, trattenendo una risata. Chi si credeva di essere quel ragazzino davvero carino? Se lei chiedeva di Cullen, evidentemente era lei a cercarlo. Isabella sentiva il suo sorriso diventare sempre più tirato, quel ragazzo dai capelli bronzei le stava facendo perdere tempo, e lei era già in ritardo. In ritardo per essere licenziata, si ricordò mentalmente.

“mmm, capisco. tu devi essere la mia sostituta.”

“la tua sostituta? Non mi hanno assunto né per fare la segretaria né per fare la balia ai bambini. Quindi, di grazia, dove posso trovare E. Cullen?”

“forse ti hanno assunta per essere in ritardo e per rispondere male al tuo capo. Io, Edward Cullen, mi sono dovuto abbassare a fare il lavoro di segretaria, solo perché Miss Universo qui presente è in ritardo di un’ora...”

“merda...” Isabella si lasciò sfuggire un’imprecazione, poi riprese il suo migliore sorriso e tese la mano. “è stato un piacere conoscerla signor Cullen. A mai più rivederci, mi licenzio da sola, senza doverla scomodare più del dovuto.”

Edward Cullen non le strinse la mano, ma si alzò dalla poltroncina girevole e andò verso il suo ufficio.

“mi piacerebbe licenziarla signorina Swan, ma purtroppo ho troppo bisogno di lei, anche se è scortese e forse incapace. Quindi, di grazia, mi faccia l’onore di accomodarsi nel mio ufficio.”



p. s. dell'autrice: ecco a voi il primo capitolo =) lascio a voi commenti e considerazioni.
grazie a tutti!! a presto!!
   
 
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