Dedicata alla mia personale America. 

Inghilterra dorme.
Si è addormentato - anzi, è crollato – senza dare nemmeno il tempo al cattivo di turno di fare la sua entrata in scena. Si è addormentato nonostante il volume della tv sia così alto da far sembrare lo scalpiccio dei cavalli provenire direttamente dal corridoio lì dietro.

Inghilterra dorme, un sonno profondo e senza sogni, i lineamenti del viso per una volta rilassati, i tre metri di sopracciglia distesi pacifici, la bocca appena socchiusa.

Cercando di muoversi il meno possibile, America afferra il telecomando; piano piano la voce del cowboy si affievolisce, fin quasi a diventare un lontano brusio. Forse però ha abbassato troppo il volume, perché non riesce più a distinguere una parola dall'altra, ma poco male, tanto quel western lo conosce a memoria.
Posa il telecomando sul bracciolo, a portata di mano, e allunga la gamba libera sul basso tavolino di fronte al divano, con cautela e senza bruschi movimenti.

Inghilterra dorme, la testa poggiata mollemente sulla gamba della Superpotenza, il respiro appena udibile, il corpo disteso quieto lungo tutto il divano, un piede che penzola oltre il bordo.
Lo sceriffo corrotto fa la sua muta comparsa in scena. America, senza staccare gli occhi dal video, sfiora in punta di dita la fronte della Nazione dormiente.

Inghilterra dorme – e ne avrà ancora per molto, a giudicare da come puzza d'alcol.
Inghilterra dorme, ed in fondo forse è meglio così. America distende la mano e si azzarda a passargliela fra i capelli, in una lenta carezza. Stacca un attimo gli occhi dal video, per puntarli fugacemente sulla figura a fianco a sé. Per un fallace istante, gli pare di avvertire il sapore di tempi lontani, lontanissimi, che credeva quasi dimenticati – e che invece ogni tanto scappano da quella vecchia soffitta in cui sono stati rinchiusi. E quando questo succede, quelle rare, rarissime volte che succede, America ha come l'impressione che vorrebbe... qualcosa, da quel tempo remoto, recuperarlo dalla soffitta ed esporlo sul caminetto come un vecchio quadro riscoperto. Cosa sia questo qualcosa, però, non lo sa ancora.

Inghilterra dorme, e se non fosse per l'agitarsi forsennato di quelle figurine nello schermo, America ha come l'impressione che sarebbe soffocato da quella immobilità schiacciante, da quell'attesa snervante di qualcosa che non può cercare perché non sa cosa sia. E lui odia sia aspettare che essere nel dubbio.

Come a scacciare il pensiero, si passa la mano libera sul viso, comprimendolo e stropicciandolo, quasi a lavare via quel sapore di vecchio.

America si alza, questa volta senza metterci particolare attenzione nell'evitare, una volta sfilato il suo appoggio, che la testa di Inghilterra non capitomboli sul divano troppo rudemente – perché, fra i due, almeno è sempre stato chiaro chi doveva prendersi cura dell'altro.  
 
Inghilterra dorme – continua a dormire, beato di quel sonno incosciente che non fa fare incubi, ma nemmeno sogni.
America, in piedi, guarda un cowboy freddare un paio di pellerossa nel muto teleschermo.
Poi decide che ha fame, e quella senza dubbio è la migliore idea che gli sia venuta durante tutto il film. Gira i tacchi con tutta l'intenzione di fare un'accurata ispezione del frigo.