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Autore: Alexander0777    03/05/2011    2 recensioni
Ed eccoci qui, alla mia prima storiella, o meglio dire, una one-shot.
L'ho realizzata in un noioso giorno di scuola, e allora mi sono messo a produre questo racconto.
Narra di una scena di combattimento ambientato in un edificio abbandonato tra un uomo arruolato nell'esercito intergalattico e un alieno di una razza simile a quella umana ma più forte e potente, e di un grado militare elevato.
Buona lettura
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fabbrica si manteneva a malapena a piedi, era tutto arruginito di color rossastro. Il metallo si scrostava facilmente e le pareti crollavano al scoppiare di qualche granata o dinamite. I vetri erano quasi tutti mezzi spaccati e pieni di fori, formando una specie di ragnatela impressa sul materiale fragile. Animaletti non ce n'erano, essendo in un pianeta del tutto privo di vita prima della conquista terrestre, ma ciò non vietava che dei brutti mostri potessero sbarcare da un momento all'altro e scatenare battaglie infuriate piene di sangue, e difficilmente esce un vincitore, perché nonostante gli umani avessero stabilimenti militari lì, gli alieni potevano contare in un vasto numero di arsenale esplosivo e in esseri temibili, sia delle belve giganti, sia di alcuni altamente addestrati per missioni di spionaggio e di infiltrazioni. Ed inoltre loro erano ben più numerosi, dato che si riproducevano molto più velocemente. Mentre gli umani erano ben attrezzati di roba tecnologicamente avanzata e sapevano come combattere (e non sparando al primo uccellino che s'imbatte) utilizzando delle ottime strategie. Ma al massimo riuscivano a cacciarli via. Altrimenti quei maledetti riuscivano persino a stabilirsi lì, di nascosto. E Jack lo sapeva benissimo. Quello era il motivo per cui si trovava faccia a faccia contro uno corazzato di un armatura leggera ma molto resistente, con una grande agilità nel combattimento.
Il vetro che collegava le due grandi stanze situato a qualche metro dal pavimento si spaccò al grande tuffo dell'umano e dell'alieno insieme catapultarsi per terra. I frammenti si cosparsero attorno ai due lottatori che da un po' si stavano dando a pugni.
Il soldato rimase fermo per pochi secondi dal brusco salto, poi riprese l'arma che gli era caduta per terra, si gettò in avanti facendo una capriola, poi puntò l'arma e iniziò a sparare. Anche l'alieno si alzò, e si diresse verso il suo nemico camminando con la schiena mezza piegata e una falce attaccata al suo braccio in avanti. I proiettili sobbalzavano da tutte le parti, avendo un'armatura ben compatta e molto più resistente di quella umana, di un color nero-argento, fabbricato con un materiale sconosciuto. Giunto a lui, con un colpo secco gli tagliò via l'arma. Jack, senza perdere un attimo di tempo, approfittò di quella mossa per avanzare, tirando dapprima un gancio destro sulla faccia, poi uno sinistro. Si preparò a tirare un altro pugno dritto in faccia di nuovo con la destra, quando l'alieno lo bloccò con la sua sinistra e contrattaccò sferrandogli un gancio destro, scaraventandolo a terra (certo, il suo pugno era ben più forte, nonostante lui indossasse il casco). Il soldato si rialzò di nuovo, ma non fece in tempo neppure a drizzare la testa che si sentì sollevare appoggiato alle spalle e buttare davanti ad un pilastro. Un po' stordito, cercò di rialzarsi, ma due coltelli spuntare fuori dai polsi dell'alieno piombarono verso di lui, conficcandosi nel pilastro a pochi centimetri dalla sua testa. A Jack gli venne un colpo.
-"Santa madre di Dio!"
Il brutto mostro, senza un attimo di tregua, si gettò verso di lui come un toro canadese infuriato con tanto di corna appuntite. Il soldato lo schivò buttandosi in avanti, ma appena fù in piedi gli stessi coltelli volarono di nuovo contro di lui, che riuscì a schivare girandosi a 90° gradi. Ma quando si rivoltò contro, si beccò un pugno dritto in faccia, facendolo retrocedere. L'alieno, sempre più arrabbiato, staccò dal soffitto una catena arruginita ma abbastanza resistente per quello che gli serviva. La fece girare come una trottola, e lo colpì altre 2-3 volte sulla faccia. Poi, facendolo girare dalla parte opposta attorno a sè, gli attorcigliò la catena sull'avambraccio, lo spinse davanti ad una specie di tavolo all'altezza delle sue gambe, e lo bloccò, posizionandogli il busto sul supporto con una gamba e con l'altra bloccandogli le sue. E col braccio che manteneva la catena, insieme all'altro, tirò.
Per Jack i veri guai erano incominciati.
Tirò un grande urlo lacinante invocando il nome di chi sta lassù in cielo. L'alieno era intenzionato a spaccargli l'osso del braccio. Sentiva il dolore spargersi come se si stesse gonfiando, cercando di uscire da quella pellaccia. Cercò di trattenerlo e di fare forza.
-"Hahaha, come ci si sente ad essere una preda pronta a diventare carne macinata?". Il mostro aveva una voce rauca, come se fosse arruginita.
-"Non è meglio un budino di cioccolato?" disse Jack con la testa soppiantata sul tavolo e il tono di voce sforzato, come se gli mancasse l'aria.
-"Voi umani siete così vigliacchi e deboli, vi insegnano solamente a premere il grilletto della vostra arma e a fare qualche stupida mossa per difendervi"
-"Ah, davvero? Io pensavo che insegnassero come conquistare una gnocca in pieno calore"
Continuò a tirare. Jack emise un altro urlo, stavolta ancora più forte, rimbombando nel suo casco con lo specchietto anti-proiettili color blu. Il dolore era lacinante, peggio di un proiettile al braccio. Gli alieni amavano le morti lente e dolorose.
-"Dì addio alla tua vita, essere umano".
Jack non aveva altra scelta. Tutto il suo corpo era bloccato, non poteva muovere gambe nè braccio, e l'altro era completamente inutile, poiché non c'era nessun oggetto attorno se non un coltello che aveva evitato prima ma infilzato sul muro e irragiungibile seppur fosse vicinissimo al tavolo. Oramai era la sua fine. Anni di lunga carriere finire in un colpo. Non avrebbe potuto più rivedere la sua amata, se non in paradiso, se ci sarà. Poteva dire finalmente addio e trovare una lunga pace... Ma no. No, non poteva, che diamine stava pensando? C'era ancora bisogno di lui. Si stava arrendendo come uno stupido, una soluzione pur sempre ci deve stare. E allora sfruttò le sue ultime risorse nel più breve tempo possibile, prima che lo facesse fuori.
Frugò nella mente a riguardo le sue conoscenze sugli alieni e la loro psiche. Sapeva che il loro QI dipendeva dal rango militare. Quello che aveva attorno era uno delle Forze Speciali d'Elitè, e quindi con un cervello più grosso del suo, ma la sua intelligenza brillava solo in battaglie per tecniche di combattimento ed era basata principalmente su professionalità ed esperienza e non su furbizia, controllo o ragione. Già era una cosa.
Sapeva inoltre che erano molto sensibili alle parole referite con presunzione e arroganza con un accenno di sfida e di offesa da un essere inferiore. Come risposta, si danno da fare per arrecare immediatamente danno fisico, a seconda della reazione a quei termini avvenuta nel loro cervello. In questo caso, dopo che si sono avvenute una serie di balli e romanzine, l'alieno era già impaziente e metà cervello fuori posto, e non avrebbe assorbito una benedizione morale negativa, da mandarlo così in tutte le furie e fargli un danno maggiore mettendo in evidenza la qualità che gli è stata disprezzata. Un po' come succede tra gli essere umani, insomma.
E così formulò nella sua mente la frase magica che sarebbe stato il comando vocale per il suo piano sfruttando la reazione nel nemico, e la pronunciò:
-"Sai una cosa? Sei una grande testa di c****"
A quelle parole, l'alieno perse tutta la sua pazienza, e con un verso di rabbia, si preparò per assestare una bella testata.
-"Muori!"
Jack aveva 10 in psicologia. E si vedeva.
Il mostro si precipitò contro di lui. Jack non esitò nemmeno: con tutte le sue forze, tirò un colpo all'indietro con il casco attaccato alla testa. L'impatto sfondò l'occhio destro color blu nemico.
D'istinto, con una mano l'alieno l'appoggiò all'occhio, e allentò la presa della catena. Finalmente sbloccato, allungò in fretta l'altro braccio per prendere il coltello conficcato al muro. Poi, tenendo sempre la catena, girò attorno insieme a lui, e lo sbattè davanti al pilastro di prima. Con un scatto, prima che l'alieno riprendesse di nuovo controllo dei sensi, gli ficcò il coltello extraterreste sulla gola, che era scoperto. Poi, con le mani, gli girò la testa. Era morto.
Si liberò dalla catena e si toccò il braccio, ancora dolente ma per fortuna intatto. Si tolse il casco, facendo scendere i suoi capelli lunghi verdi sul viso sporco di sangue e di fango. Era tutto sudato ed esausto. Respirava.
-"E per tua informazione, me la sono fatta persino sotto per toglierti di mezzo" disse, indicandolo col dito. Restò fermo per qualche secondo, poi si girò e se ne andò via dal suo team. Fissò per un secondo le sue parti basse.
-"Ma tu guarda, ora mi devo anche cambiare"
  
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