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Autore: RosaBuo    03/05/2011    7 recensioni
Essere innamorati di una rock star? Non è possibile secondo Melissa che fa un gesto insolito per dimostrare a se stessa che quell'amore non è vero, ma solo un'illusione; e invece...
Una One Shot ispirata da una nota di una pagina di Facebook!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I 30 Seconds To Mars non mi appartengono.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.


Questa One Shot potrebbe sembrare banale alla maggior parte delle persone che la leggeranno. Credetemi, sembra banale anche a me. L'ispirazione per scriverla mi è arrivata da un link letto sulla pagina di Mony:
Lei, che si è innamorata di Shannon Leto;
Se non siete fan di questa pagina vi consiglio vivamente di farci un salto perchè è davvero meravigliosa e io mi commuovo ad ogni link. Detto questo, spero vi piaccia quello che ho scritto anche se a me non convince molto!

 



 ...sai cosa mi piacerebbe fare? 

  “E che hai intenzione di fare allora?”
“Riguardo a cosa?”
“Riguardo a domani”
“Ah, guarda non ne ho idea”
“A che ora vai a metterti in fila?”
“Grazie a te non dovrò fare la fila. Il biglietto che tu e tua moglie mi avete regalato mi permette di entrare nel backstage e di guardare il concerto dal palco”
“Ma veramente?”
“Ma sei scemo o cosa?”
“E che ne so io…”, era il giorno prima del concerto che non mi aspettavo. In tutta la mia vita non ero mai stata in vacanza con mio fratello. Ormai era un uomo sposato con due figli e la sua vacanza sarebbe iniziata quattro giorni dopo il mio ventinovesimo compleanno e credo che queste cose lo abbiano portato a decidere di portarmi a Parigi con lui, sua moglie e i suoi due mostriciattoli. Robert e Shannon. Io e mio fratello ci eravamo promessi di chiamare uno dei nostri figli con i nostri rispettivi nomi, però non era arrivata una femminuccia e il nome del suo secondo figlio l'avevo scelto io. Shannon.
“Zia, domani a Euro Disney tu stai con me”
“No, sta con me, Robby!”, il più piccolino, Shannon, era geloso di qualsiasi cosa o persona si avvicinasse a sua zia, io.
“No, zia domani non c’è, va al concerto e ora a dormire tutti e due”, i miei mostriciattoli preferiti mi hanno salutata augurandomi una buonanotte con un velo di tristezza negli occhi; il che la dice lunga in quanto eravamo in un bellissimo albergo di Parigi e l’indomani sarebbero andati a Euro Disney con mamma e papà. Io sarei andata al concerto dei 30 Seconds To Mars. Li avevo già visti meno di 7 giorni prima a Londra; nella mia città e li avevo anche incontrati, se di incontro si poteva parlare. Mi era già capitato di incontrarli alla fine dei concerti, ma quella volta era diverso. Stavo andando a lavoro e li ho incrociati all’entrata dell’hotel, ma, tutta messa in tiro com'ero, mi sono limitata a fargli qualche foto senza avvicinarmi. Erano per lo più ragazzine a circondarli ed io mi sentivo fuori luogo nel mio bel completo bianco da assistente legale. Con la mia figura da trentenne in carriera non potevo mettermi a fare la fila per una foto con una rock star e in più ero sempre sembrata più grande di quello che realmente ero, forse perché dopo la perdita di mamma mi ero fatta carico tutte le responsabilità prendendomi cura di mio padre e di mio fratello pur essendo più piccola di lui. A 21 anni sembravo già una donna.
Mio fratello e sua moglie mi hanno regalato un Golden Ticket per il mio ventinovesimo compleanno e mi hanno portata in vacanza con loro.
-Forse dovresti viverti un attimo l’adolescenza che hai lasciato fuori per troppo tempo- , c'era scritto sul biglietto d'auguri
Era luglio, ma a Parigi il clima non era molto caldo, anzi, verso sera avere una felpa calda era più che d’obbligo.  
L’indomani ho salutato la famigliola felice diretta nel mondo Disney e verso le 9.30 sono uscita. D'altronde ero a Parigi e qualsiasi cosa sarebbe stata bella da vedere.
Nel primo pomeriggio ho preso la metro che mi avrebbe portata nel luogo del concerto, sono arrivata lì e la folla aumentava sempre di più.
Il concerto sarebbe cominciato alle 21.00 e l’incontro era previsto per le 19.30; non che la cosa mi entusiasmasse poco anzi, ma non mi erano mai piaciuti quei Golden Ticket. Mi sentivo da sola e i francesi non erano molto socievoli, attaccai bottone con qualche inglese e qualche tedesco e, per mia fortuna, l’età media di quella folla si avvicinava anche alla mia e non solo a quella dei miei nipoti.
Quando ci hanno fatti entrare nel luogo dove si sarebbe svolto l’incontro con la band, io ero distratta e quasi scocciata. Le solite cose: Non urlate, non vi avvicinate a loro a meno che non ve lo chiedano, non fate domande e non vi fate prendere dal panico. Non abbracciateli. Non baciateli.
Io avevo uno sguardo di insufficienza e qualcuno mi ha anche invitata a metter su un’espressione più compiaciuta mentre mi sedevo e tutti gli altri prendevano posto. Quando poi la band è entrata in quella stanza qualcuno ha applaudito e non c’era più calma piatta, era tutto più caotico. Io guardavo Tomo, pensavo di guardare Shannon, mio fratello credeva che io fossi innamorata di quella rock star e forse aveva ragione. Il punto stava nel fatto che io ne ero pienamente cosciente, ma non lo ammettevo. Ero innamorata di una rock star e la cosa andava avanti da anni e ogni volta che avevo la possibilità di toccare quella persona o di incrociare il suo sguardo mi tiravo indietro; ma quello che volevo era dimostrare a me stessa che quello che provavo non era vero. Dovevo dimostrare a me stessa che quella era una sorta di -sindrome di Peter Pan- con le dovute modifiche. Era un’infatuazione da dodicenne per una rock star; e dovevo dimostrarlo a me stessa facendo qualcosa. Dovevo toccarlo, parlargli o semplicemente guardarlo negli occhi; avrei capito che quello che credevo di provare non era altro che un’illusione. Non potevo amare un musicista che non aveva intenzione neanche di conoscere il mio nome. Ero incantata a guardare Tomo mentre mi perdevo nei miei pensieri.
“Credi che ci firmino l’autografo?”, la ragazza al mio fianco, Corinne, era di Manchester e aveva 24 anni.
“Certo. Credo che basti chiedere”
“Cosa confabulate voi due? Un’imboscata verso di noi?”
“No!”, avevo risposto a Jared Leto senza neanche degnarlo di uno sguardo e pentendomene subito dopo, “Cioè, non confabulavamo niente, la mia amica si chiedeva se si potesse avere un autografo e le dicevo che magari doveva solo chiedere”
“L’hai chiesto tu al suo posto”
“Si, ecco”
“Comunque non credo ci sia il tempo per farlo a tutti, magari solo a quelli che ci incontrano per la prima volta, d'altronde vi sarà dato un poster firmato da noi tre”, ha preso della carta e ha cominciato a scrivere qualcosa “Allora, tu come ti chiami?”, ce l’aveva con me
“Io vi ho incontrati altre volte”, Jared ha guardato gli altri due sbalordito, cosa avevo detto?!
“Viva la sincerità; eh fratello?”
“L’hai guardata?”, il batterista aveva lo sguardo su di me e poi l’ha spostato su suo fratello, “Non è una ragazzina, non me ne vogliate voi altri…”, si riferiva alle ragazze presenti più piccole di me col suo solito sorriso, “…è normale che si comporti in modo corretto e maturo, riesce a pensare di più, comunque mi ricordo di te a Londra la settimana scorsa", stava usando la sua arma. Mi stava puntando con dito, "Eri all’hotel vestita da avvocato...”
“Si, passavo di lì”
“Eri tu!”, intanto Jared aveva firmato autografi a chi li chiedeva e così si era apprestato a fare anche Tomo, e Shannon lo aveva seguito a ruota.
Ho poi notato che Shannon e Tomo ridevano complici mentre Jared parlava con un ragazzo.
“Se poi qualcuno di voi ha voglia di qualche bacio o qualche chiacchierata ci aspetti dopo lo show, la security non dovrebbe ammonirvi in quel caso”, non so quanta verità ci fosse nelle parole di Tomo, ma ad ogni concerto a cui ero stata li avevo aspettati all’uscita e il più delle volte ero riuscita a vedere, o addirittura toccare, Jared o Braxton. Era il massimo che riuscivo ad ottenere. Una volta scattai anche una foto con Tim.
Ci hanno poi fatti accomodare sul palco per assistere allo show mentre la band si ritirava nei camerini,
“Ci vediamo dopo, sarà la serata più bella della vostra vita, ve lo prometto”, Jared Leto era immensamente teatrale mentre diceva queste parole.
Mentre la band di supporto scaldava il pubblico, io guardavo la batteria di Shannon che si trovava a poco più di due metri da dove ero seduta. All’improvviso ho sentito una mano sulla mia spalla
“Augurami buona fortuna, donna inglese!”
“Melissa. Buona fortuna…”
“Grazie Melissa”, Jared Leto ha pronunciato il mio nome e poi è entrato insieme a Tomo che ha raggiunto il suo posto al lato opposto del palco. Shannon è rimasto lì, ha seguito i movimenti del fratello e poi mi ha guardata.
 
Forse avrei dovuto cantare di più o vivermelo al meglio quel concerto, ma credo che stare seduti con calma e cercare di catturare ogni minimo dettaglio di quello show sia stato meglio. D'altronde quando mi sarebbe ricapitato? Ci sarebbero state altre occasioni per ballare, saltare e cantare tra la folla. Ero incantata da Jared e dal modo in cui riusciva a tener testa alla folla immensa che, vista da quella prospettiva, metteva quasi paura. Riuscire a guardare gli occhi di tutte quelle persone nel modo in cui li vedevano loro ogni sera dal palco mi faceva capire meglio come ci si sentiva. Il mio sguardo si è incontrato con quello di Shannon più di una volta, ma non credo mi stesse guardando realmente. Alla fine Jared ha invitato qualcuno a salire sul palco, “…who wants to come on stage and sing Kings & Queens with us?”, io sarei dovuta avviarmi, ma sono rimasta immobile e così ha fatto anche Corinne che era rimasta con me per tutto il tempo.
What about you two?”, Jared si riferiva a me e Corinne. Lei ha subito accolto quell’invito raggiungendolo e avviandosi con lui al centro del palco per cantare Kings & Queens. Io preferivo avere altro nel mio raggio ottico e così mi sono accontentata di stare dietro senza farmi notare troppo. Ho cantato e mi sono commossa nascosta tra ragazzi e ragazze impazziti.
Alla fine Tomo ha lanciato qualche plettro e Shannon ha raggiunto suo fratello per regalare un po’ di bacchette ai presenti. Qualcuno cercava di entrare nel backstage, ma la sicurezza era impenetrabile. Si sono dileguati in meno di 10 secondi e la folla ha cominciato a muoversi verso le uscite. Alcuni diretti alle loro macchine, alcuni dai genitori che aspettavano fuori, altri verso i bagni, i bar o a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Molti, compresa me, hanno cercato le porte da cui sarebbero usciti di lì a poco Jared, Shannon e Tomo. Qualcuno l’ha trovata, ma Corinne mi ha suggerito di cercare il Tour Bus. Bhe, non ci avevo mai pensato, ma la sua idea era migliore della mia.
Aspettarli per l’ennesima volta  in fila all’uscita di un palazzetto non avrebbe portato a nulla di buono.
Ci siamo incamminate insieme verso il Tour Bus fermandoci a prendere qualcosa da bere al bar lì vicino.
“Tu sei tremendamente calma, Melissa”
“Si, hai ragione. Sono razionale in tutto quello che faccio”
“Non dovresti cioè, Jared ti ha parlato prima di salire sul palco e tu eri calmissima come lo eri anche durante il meet”
“Si…hai ragione”
“Dai, mettiamoci qui. C’è credo che arrivino dal lato opposto quindi passeranno di qui per salire sul bus e troveranno me e te. Dopo arriverà la folla correndo sicuramente, succede sempre”
“Tu li aspetti sempre al Tour Bus?”
“Quando è possibile si, altre volte vado direttamente via, li avevi già visti prima di stasera?”
“Sono stata a molti concerti, si”
“Intendevo da vicino”
“Ah, no, cioè li ho intravisti qualche giorno fa a Londra all’uscita di un hotel e qualche altra volta alla fine di vari concerti, ma per lo più Braxton e due o tre volte Jared”
“Quindi non avevi davvero i loro autografi”
“Guardami. Ho quasi trent’anni e non sembro proprio una ragazzina, non saprei cosa farmene dei loro autografi, l’ho superata quella fase, forse non l’ho mai avuta”
“Ma come fai? Io ne ho tantissimi e ne vorrei sempre di più”
“Credo sia questione di carattere, Corinne. A me basta la loro musica; calcola che mi hanno regalato il Golden Ticket per il mio compleanno e, anche se ero al settimo cielo, l’avrei venduto volentieri”
“Tu sei pazza, donna”
“Forse…”
“No, dico, sei troppo razionale. Cioè, se il tuo preferito è Tomo ad esempio cerca di abbracciarlo, di avere un contatto con lui…che ne so”
“Ti pare che non ci ho mai pensato? Tu non immagini cosa mi piacerebbe fare”
“Qualsiasi cosa sia, falla. Cosa hai da perdere?”
“Credo nulla”
“Ecco, allora questo è il tuo momento, ci siamo solo io e te e la sicurezza non ci allontanerà, non abbiamo 15 anni e non stiamo urlando come due matte. Stanno arrivando. Fissa il tuo preferito e fai quello che vuoi fare…”, lei non sapeva che cosa volevo fare. Dovevo dimostrare a me stessa di non essere innamorata di Shannon e che il fatto che il mio ex fidanzato si chiamasse nello stesso modo era solo un caso.
“Melissa”
“Ciao Jared…”
“Mi hai portato fortuna…visto?”
“Gran bello show”
“Grazie”.
Corinne mi ha poi guardata strizzandomi l’occhio e si è avviata verso Jared. Lo seguiva in ogni suo movimento. Ero appoggiata al Tour Bus e intorno a me c’erano persone dello staff che parlavano con Jared Leto con grande calma il quale, con mio grande stupore, teneva un braccio intorno alle spalle di Corinne, mi guardavo intorno in cerca di Tomo e Shannon.
“Non so come siate riuscite tu e la tua amica ad arrivare qui, ma vi facciamo restare solo perché siete calme e non li state aggredendo”
“Ma ce l’hai con me?”
“Si, carina, ce l’ho con te…”
“Bene. Dicevi?”
“Dicevo che vi facciamo restare solo e se state calme”
“Non vedo perché dovrei avere un attacco epilettico proprio ora”
“Ma mi stai prendendo in giro?”
“No, perché dovrei?”, il tipo con maglietta, pass e scartoffie che non facevano per niente pensare che facesse parte dello staff della band cercava di provocarmi per farmi impazzire e così allontanarmi da lì. Nella maggior parte dei casi credo che la colpa sia della sicurezza e dello staff degli artisti se persone calme e tranquille non riescono ad avvicinarsi ai loro artisti preferiti.
Si stavano avvicinando Braxton e Tim e io mi continuavo a guardare intorno cercando di non abbandonare la mia postazione privilegiata di fianco al bus.
“Chi stai cercando? Jared Leto è dietro di te!”
“In realtà cercavo suo fratello”
“Sei di qualche giornale o cosa?”
“Chi?”
“Tu…non sembri una in cerca di una foto”
“Ma cos’ho di sbagliato?”, mi guardavo sconvolta alzando le mani al cielo
“L’aspetto di donna in carriera, credo”
“Bhe, Braxton, ora sono solo una persona che vuole incontrare una rock star, è permesso?”
“Certo! Quanti anni hai?”
“Ventinove…”
“Comunque Shannon è dall’altra parte del bus, era a telefono con qualcuno se ti interessava saperlo…”
“Davvero?”, guardavo Braxton con insufficienza e cercavo consensi negli occhi di Tim che ha fatto qualche passo all’indietro guardando dietro al bus.
“Si, è ancora lì”
“Grazie…se permetti passerei di qui senza schiacciarti la chitarra”
“Certo. Prego”, Braxton ha spostato la sua chitarra per farmi passare regalandomi un sorriso. Forse non mi stavo rendendo conto di ciò che stavo vivendo e non stavo realmente pensando a quello che avevo intenzione di fare; non sapevo esattamente cosa avrei fatto. Ho fatto il giro del bus e il batterista era lì, indossava una maglietta di cotone azzurra e un jeans chiaro. Era a telefono e camminava tenendo bustine e regalini in mano cercando di non far cadere nulla e di parlare al telefono. Quando mi ha vista si è soffermato un attimo su di me e poi ha spostato lo sguardo su qualcun'altra. C’erano alcune ragazze dietro di me che lo aspettavano e lo salutavano con la manina. Mi guardavo intorno come una ladra, anche se in fin dei conti non stavo facendo nulla di sbagliato o cattivo. Guardavo un uomo mentre parlava al telefono, un uomo del quale credevo di essere innamorata, ma che ovviamente stava per andare via con quelle tre ragazze bionde che lo aspettavano sorridenti.
Finalmente ha finito di parlare a telefono e dando buste e regali a qualcuno dello staff si è incamminato verso le tre ragazze, c’ero anche io lì.

“Scusatemi se vi ho fatto aspettare, era una cosa importante. Dicevamo?”, guardava quelle tre ragazze con un’espressione maliziosa, non riuscivo a credere ai miei occhi e al fatto che quello che volevo dimostrare a me stessa era tremendamente falso, ero innamorata di una rock star e volevo nasconderlo a me stessa, ma in quel momento ero gelosa. Senza pensarci più di una volta ho allungato la mano verso Shannon tirandolo per la maglietta; si è girato interdetto.
Con un’espressione infastidita mi ha scrutata e poi ha guardato la mia mano che ancora era lì a tirare la sua maglietta. Continuando a guardarmi ha mosso una mano indicando alle sue spalle.
“Andate dall’altro lato voi, c’è mio fratello…”, le tre bionde sono andate via senza proferire parola. Il batterista doveva salire sul quel bus e io stavo solo ritardando la cosa. Occhi negli occhi, era il momento che aspettavo. Mandando a puttane ogni razionalità e ogni barriera, di cui Corinne mi aveva parlato poco prima, ho tirato di più la sua maglietta e gli ho rubato un bacio. Non potevo credere di averlo fatto; avevo rubato un bacio a Shannon Leto, un bacio a labbra serrate, un bacio non corrisposto, forse il bacio più insignificante della storia, ma io ero innamorata di Shannon Leto.
Subito dopo l’ho guardato lasciando di colpo la presa sulla sua maglietta e facendo un passo all’indietro, mi ero resa conto della stupidaggine appena fatta, lui era lì, mi guardava con la bocca socchiusa e respirava profondamente. I suoi occhi erano immensamente belli, ma mi turbavano al punto da farmi abbassare lo sguardo. Aveva le braccia a mezz’aria e le mani aperte, era rimasto immobile nella posizione in cui si trovava quando l’avevo tirato a me per baciarlo.
“Io…non so cosa mi sia passato per la mente. Scusami…”, ha fatto un passo verso di me e ha portato le sue mani sul mio viso facendomi rialzare lo sguardo verso di lui. La sua presa era così forte che sentivo quasi dolore; credevo potesse…non so cosa credevo stesse per fare.
Si è avvicinato stringendo ancora di più la presa e ha fatto quasi aderire il suo petto al mio, ho sentito un brivido scendermi giù lungo tutta la schiena e in quel preciso istante mi ha baciata. Non un bacio insignificante come quello che gli avevo dato io poco prima; un bacio. Aveva il mio viso fra le mani e mi baciava; è successo tutto così velocemente che credo non sia poi così vero.
“Me-li-ssa”, mai nessuno aveva pronunciato così bene il mio nome scandendone addirittura le sillabe.
“Posso rivederti, Shannon?”
“Devo rivederti…”
 
Shannon”, una voce urlava il suo nome e qualcuno ha fatto capolino comparendo a pochi metri da noi. Il batterista ha lasciato immediatamente la presa rimanendo, però, con le mani all’altezza del mio viso; spostando i miei capelli ha sorriso,
“Arrivo fratello, stavo firmando un autografo… Dove ti trovo?”
“Sono al Garden Elisée per altri due giorni; fino a domenica…”
“Noi restiamo all’Henri IV sulla Rive Gauche per due giorni prima di ripartire verso altri concerti”
“Vuoi che…?”
“Se non hai altro da fare…”, il suo sorriso era un qualcosa di insolito; mi ha dato un bacio sulla guancia ed è andato via così, ho visto Corinne correre verso di me e guardare con aria curiosa Shannon.
“Ma dove eri finita?”
“Non indovinerai mai cosa ho fatto…”

Non ho idea di quanto e se possa piacervi. Non è niente di speciale, il link da cui ho avuto l'ispirazione è questo
 

Prima che tu salga sul tourbus, mi piacerebbe tirarti a me prendendoti per la maglia...e rubarti un bacio.
 
Grazie a Mony per l'ispirazione. Ti voglio bene, donna!
Rosa.

  
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