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Autore: LaU_U    04/05/2011    13 recensioni
La piccola Alexis e il suo periodo di amore per le scimmie narrato da papà Rick.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis, Castle, Martha, Rodgers, Rick, Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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«Papà, cos’è un astaopiteco
Mia figlia. Due anni e mezzo. La sua prima parola è stata capitolo.
«Vuoi dire australopithecus?»
«Sì, astaopiteco!» conferma con decisione. Mi sta sgridando per aver dovuto inutilmente ripetere la sua domanda, come se avesse sbagliato a parlare. Lei è convinta di aver pronunciato tutto correttamente.
«Gli australopitechi sono uomini primitivi. Sono vissuti tantissimo tempo fa e sono come i nonni dei nonni dei nonni dei nostri nonni. Li abbiamo visti al museo settimana scorsa, ti ricordi?»
«Ah, già. Queo peoso.»
«Quello peloso, brava.»
«Ha i piedi gandi e le mani gandi e la bocca tutta uuu» aggiunge, portando in avanti le labbra, per imitare un’espressione scimmiesca.
«Sì, hanno le mani e piedi grandi, un po’ come le scimmie.»
«Sì» annuisce con forza. Poi si avvicina a me e mette una mano al mio orecchio per sussurrarmi un segreto.
«E sono nudi come e scimmie.»
Non riesco a trattenere un sorriso. Le rispondo bisbigliando alla stessa maniera.
«Hai ragione. Sono proprio nudi nudi.»
Ridacchia mettendosi la mano davanti alla bocca e stringendo le spalle. Ci sono dei momenti in cui è così adorabile, coi suoi capelli rossi e gli occhietti azzurri, che me la mangerei.
«Fai a scimmia, papà!»
Improvvisa un’imitazione una volta davanti ad un bambino e sei rovinato per il resto della sua infanzia.
«Vuoi che faccia la scimmia?»
Sfoggia tutti i suoi dentini bianchi in un sorriso.
«Se è questo che vuoi, allora…»
Mi metto a terra, poggiato sulle nocche delle mani a scimmiottare facendo dei versi. Alexis scoppia in una risata che diventa inarrestabile quando inizio a far finta di spulciarla e mangiarmi i suoi parassiti. Scappa e l’inseguo per l’appartamento mentre il trillo allegro della sua voce riempie tutta la casa.

 
 

*****

«A nonna è una scimmia?»
Mi strozzo col caffè. Inizio a tossire e cerco di recuperare il normale respiro, mentre gli occhi diventano lucidi.
«Cosa?»
Sembra molto dubbiosa, quasi preoccupata. Dopo la mia reazione ha un po’ di timore a ripetere la domanda e resta in silenzio.
«Mi hai chiesto se la nonna è una scimmia?» domando cercando di apparire dolce. Lei annuisce timidamente.
«No, non è una scimmia. Perché dici così?»
Sembra un po’ rasserenata, ma è evidente che alcuni interrogativi le frullano ancora nella testa.
«Tu hai detto!»
L’ho detto io? Quando è capitato? Provo ad immaginare le ultime volte in cui mi sono sfuggiti alcuni commenti acidi su mia madre di fronte a mia figlia per vedere se ho fatto riferimenti a qualche primate. Ricordo di aver detto che ciuccia come un cammello (senza che le riserve accumulate le impediscano di riabbeverarsi all’oasi di alcolici del suo minibar), che riesce a svanire di casa alla velocità di Batman - l’uomo pipistrello - coi suoi fumogeni,  che quando canta ha la gradevolezza di una iena ridens. Mammiferi vari, ma di scimmie neanche l’ombra.
«Che cosa ho detto, esattamente?»
«Hai detto che astaopiteco è a nonna.»
Sono abbastanza certo di non aver pronunciato una frase del genere. Tuttavia credo di intuire a cosa si stia riferendo Alexis.
«Ho detto che gli australopitechi sono come i nonni dei nonni dei nonni dei nostri nonni» spiego.
Credo che quella sequenza temporale sia un po’ complessa da identificare per una bambina di due anni. Fatico a focalizzarla io.
«Prima c’erano gli uomini-scimmia e ora ci sono gli esseri umani.»
Ci pensa qualche istante con le sopracciglia aggrottate per tutto il rimuginare, poi sgrana gli occhi, turbata.
«La nonna ea una scimmia quando è nata?»
Immagino mia madre in versione scimpanzé e lotto con tutto me stesso per non scoppiare a ridere in un momento di grande preoccupazione di mia figlia. Mi volto un secondo per ritornare padrone di me stesso.
«No, amore. L’australopiteco è vissuto tantiiiiiiissimo tempo fa, quando la nonna non era ancora nata. Poi gli uomini primitivi sono diventati come siamo noi adesso.»
«Tu ei una scimmia» dice, come se fosse la logica conclusione di quel che ho appena detto.
Come si spiega il progresso dell’umanità a qualcuno che dovrà aspettare almeno altri tre anni per riuscire ad allacciarsi le scarpe?
«Io sono una persona e quando sono nato ero già una persona, non si cambia.»
«E pecché le scimmie sono pesone adesso?»
Due anni e mezzo non è un po’ presto per farsi queste domande sulle cause ed effetti della storia della razza umana?
«Si chiama evoluzione: un giorno è nata una scimmia un po’ meno scimmia e ha fatto dei figli. Poi i suoi figli hanno avuto dei figli ancora meno scimmie e pian piano sono diventati persone.»
Mi guarda fisso negli occhi e arriccia il naso. Non dice nulla per alcuni secondi e io non so se dovrei proseguire per chiarire meglio la spiegazione. Poi lei si esprime.
«Giochi con me ai mii pony?»
Salvato da cavallini di plastica rosati.
 

 

*****

«When we get married, we’ll have a...»
«…Family…»
«…A boy for you, a girl for me…»
«…and a cuddly chimpanzee!»
Alexis fa un goffo saltello spalancando le braccia in aria mentre pronuncia l’ultima parola. Da una settimana non stiamo cantando altro che questo. Le parti sono state assegnate: lei ci tiene a nominare la famiglia e lo scimpanzé. Negli ultimi cinque giorni probabilmente ci siamo promessi l’un l’altra una sessantina di matrimoni quindi e altrettante scimmie domestiche. Dovrò iniziare a contattare lo Zoo del Bronx.
«Ancoa!»
Un’altra volta no, non ce la farei.
«Più tardi, amore, adesso papa deve lavorare un po’.»
Ha l’aria dispiaciuta, ma non fa storie. Io mi siedo alla mia scrivania e accendo il pc, mentre lei va a recuperare dei fogli e dei pastelli e poi si mette a terra accanto a me. Canticchia a bassa voce, rimarcando le due parole che più ama di quella filastrocca. Non è facile concentrarsi nella scrittura di un libro in queste condizioni. Continuo a rileggere le frasi senza prestare attenzione a quel che significano.
«Papà?»
«Sì, Alexis?»
«Quando sono gande, io ho un fidanciato e tu una fidanciata e stiamo inscieme» dice risoluta.
«Andiamo a vivere tutti nella stessa casa?»
«Sì. E io dommo nel lettone con te e la tua fidanciata.»
«E il tuo fidanzato, lo lasciamo da solo?»
«Oh.»
È come una rivelazione per lei, ha capito che la cosa non può funzionare.
«Alloa anche lui domme con noi nel lettone.»
«Stiamo tutti insieme abbracciati?»
«No, tu abbacci soo me!» esclama, impettita. Poi abbassa un attimo lo sguardo pensierosa.
«Puoi abbacciare anche a mamma.»
Ahia, tasto dolente.
«La mamma però non può dormire con noi se c’è anche la mia fidanzata» provo a spiegare lentamente.
Il suo sguardo si fa più cupo, non è una situazione facile quella che sta affrontando questa bambina. Quando andiamo al parco lei si accorge che tutti gli altri compagni di gioco vengono ai giardini con le madri, mentre lei è l’unica accompagnata dal papà. È una cosa con cui non si può fare altro che imparare a convivere, ma mi sento molto in colpa di chiedere uno sforzo simile a uno scricciolino del genere.
«Peò a puoi abbacciare in piedi?»
Ma Alexis è lo scricciolo più forte che abbia mai conosciuto.
«In piedi la posso abbracciare, va bene.»
Fa un sorriso, probabilmente sente che un abbraccio è già un qualcosa di grande rispetto all’indifferenza fra i suoi genitori.
Ora che nessuno sta cantando e l’unico rumore è quello di un pastello che scivola sulla carta, questi pensieri per la testa mi impediscono comunque di concentrarmi sul mio libro.
«Papà?»
«Che c’è?»
«Lo cimpanzé può dommire con noi?»
 
 

 

 *****

«E c’eano i eoni e e giaffe e i eefanti e e foche…»
«Anche gli elefanti?»
«Sì, tre eefanti gossi così.»
Le brillano gli occhi mentre racconta a sua nonna di aver visto tutti quegli animali. Gli elefanti in questione, secondo il suo gesto con le braccia, sono lunghi meno di un metro.
«Ma che bello! Che bravo, il tuo papà, che ti ha portato allo zoo.»
«La cosa ti stupisce? Io sono un ottimo padre! So cosa piace ai bambini.»
«No, tu sei un ottimo bambino, per questo sai cosa diverte i tuoi coetanei» dice sarcasticamente.
«E mi ha peso anche o zuccheo fiato. E  sembava una nuvoa osa.»
«Una nuvola rosa? Oh, ma che bella giornata che hai passato! Peccato che nessuno mi abbia invitata.»
Uno sguardo pungente arriva in mia direzione.
«Guadda, c’è i coccodilli e le faffalle!»
Trascina mia madre per un braccio e le mostra l’album da colorare che le ho appena comprato allo zoo, con tutti gli animali che ha visto. Si è divertita da matti oggi ed io non meno di lei. Abbiamo guardato tutto quello che c’era da vedere, le ho fatto i versi di tutti gli animali e lei ha provato ad imitarli. Le ho spiegato qualcosa per ognuno di essi e lei ha ascoltato tutto quanto piena d’interesse.
«C’ea l’osso bianco, che vive al Poo Nodd. Non al Poo Sud, nonna, non sbaiare!» afferma puntando l’indice in modo severo verso la sua interlocutrice.
«E le tighi mangiano la canne non l’ebba.»
Questa bambina è incredibilmente intelligente, capisce tutto quello che la gente le dice e non le sfugge nulla. Sono davvero orgoglioso di lei.
«E poi c’ea a scimmia ossa che ea seduta. E mangiava e foie.»
È un po’ che è ossessionata dalle scimmie, anche per questo ho deciso di portarla allo zoo, oggi.
«E è a tua mamma.»
Spero di aver capito male. Mia madre chiede spiegazioni.
«Cos’hai detto tesoro?»
«A scimmia ossa è a tua mamma.»
«La scimmia rossa è la mia mamma?»
Prevedo che il discorso prenderà una brutta piega. Per me.
«Sì, ha i pei ossi come i tuoi capei e tu ei ua scimmia da bambina, l’ha detto papà.»
Mia madre mi guarda furente.
«No… non… non ho mai detto questa cosa» cerco di giustificarmi.
«Se l’è inventata Alexis?»
«Esattamente. Ha fatto tutto da sé.»
«Come ha capito da sé che gli orsi bianchi non vivono al Polo Sud?»
Va bene, mi rimangio quel che stavo pensando: mia figlia capisce quasi tutto quello che la gente gli dice e non le sfugge quasi nulla.
Un’altra occhiata offesa e poi mia madre prende per mano la piccola e si incammina verso il piano di sopra. Mi gratto la nuca, consapevole che questa mi verrà perdonata fra molto tempo. E non è neanche colpa mia, oggi.
 
«Nonna, mi compi una scimmia?»
«No, Alexis, credo che tuo padre basti e avanzi.»



 

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Saaaaaaalve lettori!
Questa volta ci dedichiamo all'infanzia di Alexis, why not? Non fatico a credere che da bambina fosse super-sveglia ed intelligente. A me piace scrivere di bambini, dopotutto ho in programma di diventare insegnante alla scuola dell'infanzia. Certo, la vita coi bimbi non è sempre come descritta in questa fic, ma amo sentirli parlare orgogliosamente delle cose che hanno imparato.
La frase "
Improvvisa un’imitazione una volta davanti ad un bambino e sei rovinato per il resto della sua infanzia" viene dalla mia esperienza personale. Anni fa ho fatto vedere ad una bambina l'imitazione dell'ornitorinco e sistematicamente, tutte le settimane, quando la rivedevo, mi chiedeva di rifarla. Poi è cresciuta e ha smesso.
Spero si capisca tutto quello che dice Alexis.
Spero vi sia piaciuta questa breve storia. Grazie a lettori e commentatori!

   
 
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