No. Avrei voluto urlare con tutte le mie forze.
Avrei voluto vincere la paura, e la nostalgia, e l'afflizione.
Avrei voluto urlare contro il male che sfregiava le membra del mio corpo.
Eppure non lo feci. 
Continuai a precipitare giù, inerme, consapevole di ciò che mi stava accadendo;
o forse, no.

Cadevo e ad ogni attimo il respiro si affollava nei polmoni, impedendo la circolazione dell'aria.
Un masso mi spingeva sempre più in basso, come se non avessi alcuna scelta.
I brividi di terrore scandivano ogni secondo.
Negli occhi colmi di lacrime non baluginava più la lucentezza di prima.

Passavano mesi, e precipitavo lentamente, soffrendo, non potendo fare nulla per cambiare la sorte che,
crudele, oramai aveva investito la mia vita.
E nell'attesa della morte vivevo gli ultimi istanti della mia vita.

Così disinteressata.. Non avevo mai pensato alla morte.
Mai.
Ed ora, ora che mi inseguiva con ferocia, che attendeva che esalassi l'ultimo respiro,
capivo che essa rappresentava la fine di ogni cosa; 
la fine di ogni sensazione, di ogni sentimento, dei rancori e dei rimorsi.
Semplicemente la fine.
Un vicolo cieco, senza via d'uscita, né soccorsi.

Non avevo mai pensato alla morte;
né, tantomeno, avevo ma tentato di attribuire ad essa un volto, un' identità.
La morte è ciò che è.
Buio.
Fine.

Attendeva, crudele, che io mi arrendessi all'evidenza.
Non faceva alcuno sforzo per aggrapparsi a me.
Stava lì dietro, attendendo la mia resa;
attendendeva me.
Alla fine sarei stata io a voltarmi e ad andarle incontro.
Così voleva. Mi aveva costretta. 
In quel tunnel senza via d'uscita.
Avrei ben presto desiderato correre via da quel buco nero;
aspettava solo questo, la morte:
che io le andassi incontro.

~

Grazie a tutti coloro che hanno letto quassù. Non so cosa mi ha ispirato. Non so perché sia così malinconica, questa poesia. Sper vi sia piaciuta, ad ogni modo. E' il mio primo scritto.
Un bacio.


Pasifae.